Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: shaka    07/03/2009    1 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa è successo nei 10 anni in cui Sophie e Tom sono rimasti separati? Io si, perciò, ho deciso di avviare questa raccolta di one-shots. Si tratta di episodi di vita (in pratica dei missing moments) di vari personaggi, ambientati tra l'ultimo capitolo ed il prologo della mia prima fanfiction: "Imparando a volare".
Postata la nuova shot: Natale!! In ritardo, vero, ma se vi va di vedere che fanno Sophie ed il piccolo Alex (che ormai ha 6 anni)date un'occhio, magari ci sarà anche una sorpresa... Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Desclaimers: I Tokio Hotel non mi appartengono; Sophie e gli altri personaggi invece si. Questa storia è scritta senza alcuno scopo di lucro ed i fatti narrati sono di pura fantasia. Ogni riferimento a persone realmente esistenti o fatti relamente accaduti è da ritenrsi puramente casuale.

Sophie's Flight
Our Christmas Carol



“Alexander per favore rallenta o giuro che ti riporto a casa!”

Una figurina leggera, avvolta in un lungo cappotto cammello e con il volto semi nascosto da una sciarpa bianca di lana grossa, scese rapidamente dal taxi nero che l'aveva condotta in centro insieme al suo bambino.
Alex, dal canto suo, era decisamente elettrizzato quel giorno e Sophie non riusciva a capire perchè.
Aveva insistito affinchè andassero a Piccadilly per fare gli acquisti di Natale, nonostante una fitta nevicata stesse affliggendo Londra da quasi due giorni.
La madre aveva provato a convincerlo a desistere, ma qualsiasi parola si era rivelata vana e così aveva infine chiamato un taxi, visto che di muovere la macchina non se ne parlava, e che raggiungere la metro con quel tempo sarebbe stato poco indicato, se volevano arrivare a Natale con tutti gli arti integri.
Così quella mattina, un freddo sabato 22 dicembre, Sophie Catherine Grossvenor era uscita di casa seguendo il suo pestifero primogenito, e per fortuna anche ultimo, di 6 anni, cercando invano di infilargli un cappellino.
Forse, se avesse avuto meno fretta, avrebbe notato il sorrisetto che aleggiava sulle labbra di un'infebbrata Julia e le avrebbe chiesto spiegazioni, ma così non fu.

Il taxi nero lasciò madre e figlio in Piccadilly, all'incrocio con Regent Street, ed il piccolino non diede nemmeno il tempo alla madre di aspettare il resto.
“Tenga il resto, grazie!” gridò rivolta al tassista chiudendo rapidamente le portiera.
“Mamma ti sbrighi?!”
“Alexander vieni subito qui e non farmi gridare per favore, altrimenti giuro che Babbo Natale riceverà chiarissime istruzioni su cosa fare dei tuoi regali.”
Il bambino si fermò, sbuffando, ed infilando le mani nelle tasche del cappotto blu; Sophie approfittò della distrazione per infilargli finalmente il cappellino.
Era così dolce con quel visetto ancora paffuto ed i capelli biondi che gli uscivano a ciuffetti disordinati dal cappello, e lei faceva fatica a stare seria quando era il caso di sgridarlo.
“Ora capiamo dove è finita zia Liz e decidiamo che giro fare. Mano!”
Ubbidiente il bambino allungò la manina che la madre strinse, mentre con l'altra prendeva il cellulare per chiamare Elizabeth Harris.
“Siamo in zona, dove sei?”
“Windmill, al Trocadero, mi raggiungete? Sto comprando i regali per Paul e mamma!”
“Ci provo, spero che mio figlio non faccia il testone, ti raggiungiamo, coordinate?”
“Negozio di casalinghi che adora tua madre.”
“Ok, arriviamo.” disse Sophie chiudendo la telefonata e girandosi per parlare con Alex.
“Tesoro dobbiamo andare dall'altra parte.”
“Ma uffa! Ma perchè? Io non ci voglio venire di là, voglio andare al Pavillion!”
Erano davvero strani tanti capricci da parte di Alexander e, considerato lo strato di neve che ricopriva i marciapiedi, Sophie ebbe il suo bel da fare a gestire il bambino e a cercare di stare in piedi, mentre lui la trascinava altrove.
“Oggi non capisco che cosa ti succede sai? Chiamo Liz, ma sappi che la tua lista da Babbo Natale sarà notevolmente decurtata per colpa di questi capricci. E non dire un altro uffa perchè mi arrabbio. Andiamo.”
Si infilò con il bambino dentro al primo bar aperto che incontrò sulla piazza e si accaparrarono un tavolino accanto alla vetrata.
“Liz, scusa, ma mio figlio oggi ha deciso che deve farmi arrabbiare, vuole andare al Pavillion. Ti aspettiamo al bar Loson.”
“Va bene, datemi dieci minuti, e ordinatemi un te bollente, fa un freddo!”
Sophie rise e ripose il cellulare nella borsa che aveva buttato su una delle poltroncine che stavano attorno al tavolo.
Alex era già corso a sbirciare la vetrina con i dolci e Sophie stava cercando di capire come fare a dirgli di no...quel giorno era una cosa impossibile.
Raccolse i capelli in un nodo alla base della nuca e sistemò la collana di pietre dure che portava sopra la dolcevita marrone.
Ordinò te per tutti, e qualche biscotto per fare contento Alex, anche se probabilmente il bambino avrebbe preferito di gran lunga una fetta di cheese cake; ed in effetti, al suo ritorno al tavolo, non perse occasione per farlo presente alla madre.
“Guarda Alex non so esattamente cosa mi trattenga dal chiamare un taxi e riportarti a casa ora. Nevica, si fa fatica a stare in piedi per strada e tu fai i capricci. Mi spieghi cosa ti succede oggi?”
“Niente!”
La risposta breve del bambino non convinse minimamente Sophie, ma qualsiasi domanda non avrebbe ottenuto alcuna risposta percui la donna si arrese; presto o tardi Alex avrebbe abbassato le difese ed avrebbe confessato tutto alla madre.

Un'ora dopo il gruppo, che ora annoverava anche Elizabeth tra i suoi componenti, si diresse con non poche difficoltà, verso il Pavillion.
Non c'era molta gente in giro; in compenso i fiocchi di neve erano persino aumentati ed erano enormi.
Un fiocco si posò sulla punta del naso di Alex che, fermo al semaforo pedonale, guardò in alto, verso la madre, facendola scoppiare a ridere.
“Cavolo guarda là che coda!” esclamò Sophie, mentre si avvicinavano all'edificio.
“Cavoli, ma cosa succede?” aggiunse Liz.
“Ci sarà qualcuno di famoso, no?” propose il bambino, con assoluta limpidezza.
Arrivarono dall'altra parte della strada e Sophie si fermò, abbassandosi per parlare al suo adorato bambino.
“Alexander c'è qualcosa che mi devi dire?”
“No mamma, niente, perchè?”
“Non ci posso credere!” esclamò Elizabeth guardando oltre Alex e Phe “Nick Stallberg! Che ci fai qua?”
Sophie si girò, restando accovaciatta davanti ad Alex, e vide un bel ragazzo camminare verso di loro.
Le scarpe di vernice ed i pantaloni grigi dal taglio elegante contrastavano notevolmente con il giaccone sportivo che portava.
“Liz Harris! Ma come, ora Vogue manda i pezzi grossi per le interviste?”
Sophie si alzò in piedi, sussurrando al suo piccolo “Dopo facciamo i conti io e te.”
Elizabeth salutò il ragazzo e rispose alla sua domanda con tono decisamente sarcastico “E tu invece? Da quando la tua agenzia ti manda ad organizzare i saldi invernali al Pavillion?”
“È sempre un piacere parlare con te Liz.”
“Sono d'accordo. Sophie, lui è Nick Stallberg, della Morris&Philsmore, una delle agenzia di pubbliche relazioni più importanti di Londra. Nick, loro sono...”
“Sophie Catherine Grosvenor e suo figlio Alexander Thomas. Liz, non vorrai davvero credere che io non sappia riconoscere delle persone così importanti per il nostro Regno!”
“E ti pareva! Sempre il solito modesto.”
Sophie allungò la mano e lui la baciò con deferenza “Molto piacere.” disse la ragazza cercando di nascondere il rossore dietro la sciarpa.
“Il piacere è mio, hai idea di quante volte avrei voluto mettere le mani sull'organizzazione di uno di party dei Grosvenor?”
“Mi spiace, ma mia madre è dell'opinione che deve fare tutto da sola.”
“La capisco: Lady Grosvenor è una leggenda! E tu invece devi essere Alex,  molto piacere.” disse porgendo la mano al bambino che la strinse allegro, esclamando a sua volta “Piacere!”
“Allora Lizzie, che ci fai qua?” chiese scortando il gruppetto verso il Pavillion.
“Accompagno Sophie...”
“E tu Sophie, che ci fai qui?”
“Accompagno Alex!”
“Ah ecco, allora è più chiaro! Sei anche tu un loro fan, Alex?”
“Si, ovvio!! Ho tutti i loro cd e mi piacciono un sacco, solo che siamo arrivati tardi e mi sa che non riuscirò a conoscerli...”
“Non c'è problema, vedrò di farvi passare avanti, stai tranquillo.”
“Scusate, ma io e Sophie non ci stiamo capendo un accidente...di chi state parlando?”
“Ma come? Non vi ha detto Alex che oggi ci sono i Tokio Hotel a firmare gli autografi?”

In quel momento Sophie sentì decisamente la terra mancarle sotto i piedi.
Non poteva essere, non doveva essere, lei era assolutamente impreparata e..forse si era sognata tutto. Era l'unica possibilità, si, doveva aver capito male.
“Phe, tutto bene?” chiese Liz passandole una mando davanti al volto, mentre Alex camminava poco più avanti insieme a Nick.
“Ha-ha appena detto quello che penso?”
“Tokio Hotel?”
Sophie annuì, continuando a fissare un punto indefinito sulla schiena di suo figlio.
“Temo proprio che l'abbia detto...”
“Io non posso, non ci riesco...”
“Non devi fare nulla, se non te la senti posso stare io con Alex, sta tranquilla, ti prego Phe, non voglio vederti così.”
Non si era aspettata di poter vedere di nuovo Tom, era del tutto impreparata, ma la cosa più spaventosa, in realtà, era che non sapeva nemmeno lei se voleva o non voleva vedere il padre di suo figlio.
Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò davanti all' entrata.
Vedere tutte quelle ragazze, in coda per incontrare la loro band preferita, fece scontrare Sophie con la triste realtà che Tom, di donne, ne aveva a disposizione di ogni tipo ed età, e difficilmente si sarebbe ricordato di lei.
Più questa idea si radicava in lei, più cresceva la perversa voglia di vedere di nuovo Tom, per l'ultima volta, solo per verificare se era come se lo ricordava lei.
“Ok, potete passare, vieni Alex!”
Il piccolo, allegro e trotterellante, aveva già oltrepassato la porta facendo sorridere le imponenti guardie che controllavano la sicurezza; Sophie, invece, rimase indietro.
“Sophie resta fuori, te ne prego, penso io ad Alex.” fu l'appello accorato di Elizabeth.
“Mamma sbrigati, devi davvero conoscerli sono bravissimi!” fu invece la richiesta del suo bambino.

Scelse di ascoltare il suo bambino e lo raggiunse, varcando infine la soglia.
Nick li scortò fino alla sala dove avrebbero dovuto aspettare l'arrivo delle quattro star che, ovviamente, si stavano facendo attendere dalla folla in delirio.
Alex non stava più nella pelle, finalmente avrebbe incontrato i Tokio Hotel...zia Julia sarebbe stata orgogliosa di lui, e forse lo avrebbe anche invidiato un po', visto che sarebbe riuscito a tornare con i cd autografati, mentre lei era stata atterrata dal raffreddore.
Tolse il cappotto ed estrasse dalle tasche i cd che si era portato appresso quella mattina.
“E questi da dove spuntano?” chiese Sophie prendendo le custodie dalle mani del figlio.
“Me li ha regalati zia Julia. Dice che se mi piacciono posso ascoltarli, e che anche se tu dici di no, io devo seguire le mie preferenze.”
“Ricordami che devo parlare con Julia. E comunque Alex perchè non mi hai detto che volevi venire qua?”
“Io...dovevo venirci con zia Julia, ma poi lei si è ammalata e io non potevo perdermeli. So che a te non piacciono, perciò non ti ho detto niente per non farti arrabbiare, mamma.”
Sophie pensò alla scatola che teneva nell'ultimo ripiano dell'armadio in camera sua, piena zeppa di cd e singoli dei Tokio Hotel
Pensò al file di “Angel”, sempre ben in vista sul desktop del suo portatile, e alle migliaia di volte che, in ufficio, aveva infilato gli auricolari per ascoltare i Tokio Hotel senza disturbare i suoi colleghi.
“Non mi piacciono, però ti voglio bene, e sai che ti avrei accompagnato lo stesso.”
“Anche con la neve?”
“Si.”
“Grazie mamma!” urlò il piccolino lanciandosi tra le braccia di Sophie, sotto lo sgurdo commosso di Liz.
“Il mio angioletto, ma lo sai che ti adoro e farei di tutto per te.” come aveva pronosticato, alla fine, Alex aveva ceduto, e le aveva raccontato tutto. Scostò i ciuffetti biondi dalla fronte del bambino e vi posò un bacio dolce.
In quell'istante capì che qualcosa non andava: Alex era bollente.
Preoccupata posò la mano sulla propria fronte, poi nuovamente su quella del bambino: non c'erano dubbi.
“Alex ma tu scotti, hai la febbre!”
“Dici sul serio Phe?” chiese Elizabeth avvicinandosi ai due.
“Ma no mamma, io sto benissimo.” replicò il bambino, abbassando gli occhi, resi lucidi dalla febbre.
Sophie si buttò a sedere sul divanetto e fece sdraiare Alex accanto a sè, coprendolo con il suo cappotto, mentre Elizabeth andò a cercare Nick.

“Eccomi, scusate, ma avevano bisogno di me. Sophie ti ho trovato questo e un'aspirina.” esordì Nick entrando nel piccolo salottino qualche minuto dopo il ritorno di Liz e porgendo l'aspirina ed il termometro a Sophie.
Alex si era addormentato nel frattempo, ed ora giaceva beato con la testa posata sul grembo della madre.
“99, non è altissima, ma credo che si alzerà.” spiegò un'apprensiva Sophie, porgendo il termometro al ragazzo; poi proseguì “ti ringrazio per tutto Nick, ma credo che ora sia meglio portarlo a casa.”
“Già...i ragazzi stanno per arrivare, hanno avuto problemi con l'atterraggio vista la neve. Però è un peccato, sembrava così felice di conoscerli.”
“Almeno lui, lo era.” replicò laconica Sophie alzandosi con cautela per evitare di far svegliare il bambino.
“Aspetta, lasciami i cd, te li farò avere in tempo per Natale, così potrai fargli una sorpresa.”
“Bella idea Nick, Sophie, dagli i cd.”
Sophie rimase in silenzio per qualche minuto, poi alzò il braccio in cui teneva le custodie e le passò a Nick, spiegando “Va bene, ma per favore, loro non devono sapere come si chiama; per loro è solo Alex, va bene?”
Nick non comprese la richiesta della ragazza, ma per fortuna Elizabeth si dimostrò più perspicace “Phe facciamo così: tu torni a casa con Alex, mentre io resto qui con i cd e poi te li riporto a casa, almeno Nick può continuare a preoccuparsi per l'organizzazione e non rischia di dimenticare gli autografi, va bene?”
“O-ok, grazie Liz, a proposito un cd è doppio, credo che una sia la copia di Julia, immagino quella con il libretto dei testi consumato, visto che Alex ancora non sa leggere...”
“Capito, ci vediamo più tardi.” rispose Liz, facendole l'occhiolino.
Sophie annuì e si piegò sul suo bambino, preoccupandosi di coprirlo con il suo cappottino blu e rivestendosi anche lei, pronta per affrontare di nuovo la neve, e le paranoie di una nonna isterica.
“Sophie, lui è Hans, fa parte della scorta dei ragazzi, ti accompagnerà all'uscita secondaria. C'è già una macchina che vi aspetta.” spiegò Nick indicando l'uomo che era appena entrato dalla porta.
“Grazie mille Nick, non so davvero come ringraziarti per tutto.”
“Bhe, spero che avrai voglia di farmi organizzare qualcosa per voi prima o poi...a proposito Hans parla solo tedesco, spero abbia capito cosa deve fare.” rispose il ragazzo stringendo la mano che Sophie gli porgeva.
“Hans, danke fur deine Hilfe, das ist meiner Kinder.” disse Sophie all'omone che annuì e si sposto verso il divano, sollevando senza fatica il bambino.
“Bene, mi sa che gli spiegherai tutto tu meglio di quanto potrei fare io, allora...” commentò Nick.
“Il mio tedesco è notevolmente arrugginito, ma ci proverò. Graize ancora. Liz, ci sentiamo dopo e grazie anche a te.”
Elizabeth fece un passo verso l'amica e l'abbracciò, cogliendo al volo l'occasione per chiederle “c'è qualcosa che posso fare per te?”.
Sophie ci pensò su per qualche minuto, ma alla fine la sua unica preoccupazione era il piccolo influenzato che ora giaceva tra le braccia della montagna umana dietro di lei: non aveva tempo per perdersi in altre questioni, perciò rispose semplicemente “No, è a posto così, grazie.”

Si avviarono fuori lei ed Hans, con Alex stretto saldamente tra le braccia della guardia del corpo; Sophie si ritrovò a pensare che, con quelle stesse mani, quell'uomo poteva avere respinto chissà quante fan in delirio...
Camminarono velocemente lungo un corridoio laterale, incontrando pochissima gente, per la maggior parte commessi annoiati dei negozi del Pavillion, deserti a causa dell'invasione dei Tokio Hotel, e qualche componente della squadra che gravitava attorno alla band.
Fu proprio la frase che un'altra montagna umana rivolse ad Hans che fece aumentare l'ansia in Sophie.
“Hans, Sie sind hier!”
“Gut, 5 Minuten, bitte.”

Sophie tenne lo sguardo puntato verso la porta davanti a sè, era la sua salvezza, e non vedeva l'ora di varcarla per sedersi in macchina e riportare a casa il suo bambino.
Percepiva chiaramente le gocce di sudore colarle lungo la schiena, ma cercò di non farci caso e represse i brividi.
Erano a pochi metri dalla porta quando questa si spalancò facendo entrare urla lontante, una folata di vento gelido e un gruppetto di persone.
Sophie distinse chiaramente il cappellino di Gustav, che spuntava dietro il braccio di una guardia del corpo, e la chioma corvina di Bill che si intravedeva dallo spazio tra due guardie.
A quel puntò non potè far altro che abbassare lo sguardo, nella speranza di non vedere altro, ma quelle scarpe bienche e quei pantaloni extralarge li notò al volo.
Si ritrovò a pregare affinchè Alex non si svegliasse: se lo avesse fatto probabilmente a lei sarebbe preso un infarto e non doveva essere una cosa piacevole...
Udì una voce femminile impartire ordini secchi e precisi alle guarrdie ed ai ragazzi stessi, poi una voce maschile implorare “Bitte, Hanna...” era chiaramente Gustav e quell'Hanna aveva come l'impressione di conoscerla da una vita.
Continuò a mettere un piede davanti all'altro, sprofondando il viso nella sciarpa, e tenendosi il più possibile vicina ad Hans che con la sua imponenza la nascondeva agli sguardi altrui.
Una delle body guard chiese ad Hans cosa stesse facendo, e lui spiegò che stava aiutando una donna a portare in macchina un bambino con la febbre e che li avrebbe raggiunti al volo.
Hanna disse che lo avrebbero aspettato lì, e si rivolse a lei dicendo, in un perfetto inglese, “Spero che suo figlio si rimetta.”
Sophie continuò a mantenere lo sguardo puntato a terra, con i capelli che le coprivano il volto insieme alla sciarpa, l'amica avrebbe potuto riconoscerla dalla voce?
Si limitò a sussurrare un “Grazie” stentato, cercando di alterare il più possibile il suo tono acuto, ed ebbe l'impressione di non aver destato sospetti in Hanna.
Hans varcò la soglia e posò Alex sul sedile posteriore della Mercedes nera con i vetri oscurati che Nick aveva fatto preparare per riportare a casa lei e il suo piccolino.
Sophie ringraziò l'uomo mettendogli nella mano una banconota da cinquanta sterline e si affrettò a raggiungere a sua volta il veicolo.
Stava per infilarsi in macchina quando pensò che forse poteva concedersi una sbirciatina.
Alzò piano gli occhi e li rivide tutti, fortunatamente girati di schiena, intenti a guardare verso Hanna che stava ancora parlando.
La capigliatura di Bill aveva raggiunto un'estensione quasi pericolosa; le spalle di Georg erano ancora più ampie ed i capelli erano legati in una coda bassa; Gustav invece, di tre quarti, esibiva uno dei suoi consueti dolcissimi sorrisi; ed infine c'era lui...Il solito cappellino che tratteneva i rasta ribelli e la solita felpa extra large, nonostante il tempo gelido.
Sophie sorrise ed una lacrima le solcò il volto, andando a morire sulla neve accanto ai suoi piedi.
Ad un tratto percepì chiaramente il bisogno di sedersi e di chiudere la portiera e, proprio mentre si stava abbassando, vide Tom girarsi verso di lei.
Fu un attimo, ed i loro occhi non si incorciarono solo per miracolo, ma da dietro il finestrino oscurato Sophie rivide il ragazzo della chitarra che le aveva rubato il cuore e che le aveva donato il piccolo angioletto che continuava imperterrito a dormire accanto a lei.

Chiuse gli occhi e diede all'autista l'indirizzo di casa sua.
E mentre si allontanavano il suo cuore traditore perse il solito battito.
Abbracciò forte il suo bambino e sorrise: ora aveva cose più importanti a cui pensare, ma quell'attimo in cui aveva potuto rivedere di nuovo dal vivo il suo chitarrista le sarebbe rimasto marchiato a fuoco nella memoria, per sempre.

N.d.A.

Una mezza vita che non aggiorno questa raccolta, vero?
In effetti i motivi sono tanti, ma credo che non vi interessino, perciò, vi dico solo che questa shot natalizia è decisamente in ritardo, ma spero che vi sia piaciuta, almeno un pochino.
Che dite me lo fate sapere, magari tramite una bella recensione? Grazie per essere passate di qua!!

Ringrazio God Father e  simmyListing per le recensioni all'ultimo capitolo (scusate se non rispondo, ma sappiate che siete sempre nei miei pensieri!).
E grazie anche alla Bru's girl che mi ha dato una mano con le frasi in tedesco, visto che io sono lievemente arrugginita.
Per le traduzioni abbiamo nell'ordine:
"Hans, grazie per l'aiuto, questo è mio figlio."
"Hans, loro sono qui!"
"Bene, 5 minuti, per favore."

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: shaka