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Autore: katyjolinar    19/12/2015    2 recensioni
Seguito di "Il veleno del Pungolo Orrendo". Moccicoso ha 5 anni, ora, e vive una vita normale, esattamente come i suoi coetanei. Questa è la storia di come crescerà e diventerà un uomo, seguito e amato dai suoi vecchi amici e dalla sua famiglia, senza mai dimenticare le tradizioni vichinghe.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Moccicoso, Testa Bruta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il veleno del Pungolo Orrendo'
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L'estate passò veloce.
Testa Bruta partorì il giorno della prima neve, dando alla luce due bambine, a cui vennero dati i nomi di Sif e Freya. I tre più grandi sembrarono contenti di avere compagnia, tanto che, nei limiti delle loro possibilità, aiutarono i genitori nella cura delle neonate. 
Piano piano, Hiccup imparò a gestire la sua protesi, riuscendo a camminare e, finalmente, correre come tutti i suoi coetanei, e una volta imparato non si riusciva più a farlo stare fermo. Durante le ore di luce lo si poteva vedere correre per il paese assieme a Astrid e Sjöfn, arrampicandosi ovunque potesse e giocando con i draghi di casa, mentre quando faceva buio restava in casa, osservando il padre che leggeva delle pergamene o dei pesanti libri al lume di una candela, o aiutando Testa Bruta ad apparecchiare la tavola, oppure ancora giocando alla lotta con il nonno, che si lasciava picchiare dai tre piccoli, ridendo come se fosse tornato bambino pure lui.
E, mentre loro giocavano, le gemelline li osservavano dalla loro posizione nella cuccia di Sdentato, il posto più caldo e sicuro della casa, guardate a vista dal Furia Buia che, nonostante le sette tonnellate di peso, si stava rivelando un ottimo baby setter.
Le piccole erano entrambe brune, come il padre, e con i suoi stessi occhi color ghiaccio, ma Sif era più piccola di Freya, seppur apparentemente più dispettosa. Testa di Tufo le coccolava ogni volta che poteva, come faceva anche con gli altri tre nipoti, e loro non rifiutavano mai una sua carezza, un bacetto sulla fronte o qualunque altra sua attenzione. Inoltre sembravano gradire particolarmente di vederlo soccombere sotto i tre maggiori, durante i giochi di lotta: a quel punto si sbelicavano dalle risate ad ogni lamento del biondo quasi cinquantenne alle botte dei tre piccoli.
L'inverno era quasi finito, il disgelo era alle porte.
Moccicoso e Testa Bruta dormivano ancora, abbracciati stretti come due sposini nella loro prima notte di nozze.
Nonostante i numerosi figli, i due riuscivano ancora a concedersi una certa intimità, per potersi dimostrare reciprocamente l'amore che li legava; e anche quando erano impegnati nelle faccende quotidiane o nella cura dei loro bambini si potevano vedere scambiarsi sguardi complici, o baci fugaci, o qualunque altro gesto dolce potessero concedersi in quell'attimo di pausa.
L'uomo aprì lentamente gli occhi, mettendo a fuoco il volto vicinissimo della compagna, che era ancora addormentata tra le sue braccia. Sorrise, vedendola rilassata, ancora immersa nel mondo dei sogni, e si avvicinò ancora, posandole un bacio sulle labbra.
La bionda aprì gli occhi, svegliata da quel gesto, e sorrise, ricambiando il bacio.
"Ciao..." lo salutò, con la voce ancora impastata dal sonno "Già sveglio? I bambini..."
"I bambini dormono ancora." la rassicurò il moro, posandole altri baci lungo tutto il viso "È ancora presto."
"E allora perché mi hai svegliato?" si lamentò la donna, accettando quelle attenzioni e stringendosi maggiormente al marito "Volevo dormire un po' di più..."
"Non volevo svegliarti." si scusò Moccicoso, guardandola poi allusivo "Però, ora che sei sveglia, si potrebbe occupare il tempo, approfittando del fatto che le pesti dormono ancora..."
"Sei un porco!" esclamò la bionda, pur senza allontanarlo.
"Mi conosci, sai come sono." ammise il giovane, spostandosi sopra di lei e continuando a baciarla "Però non mi sembra che ti dispiaccia."
"No, affatto." rispose Bruta, passando le mani sul petto del compagno, sensuale "Ma hai fatto di nuovo centro al primo colpo... devi darti una regolata, non posso sfornare bambini in continuazione..."
Moccicoso si bloccò sul posto, fissando la moglie. Ma la sorpresa durò poco, e sul suo volto si dipinse un sorriso felice.
La baciò di nuovo, unendosi a lei; i sospiri della donna riempirono l'aria della stanza, mentre lui si dedicava a lei in quell'intenso momento di passione, fino alla fine, quando la strinse a sé in quell'ultimo istante, prolungando il contatto con un dolce bacio che le confermava quanto la amasse.
Ripresero fiato, sorridendosi, poi Testa Bruta si mise seduta, guardando seria il marito.
"Dovremo allargare la casa." suggerì "I bambini cresceranno, e non possono dormire tutti insieme, avranno bisogno dei loro spazi."
"Ci stavo già pensando." rispose il moro, alzandosi e infilandosi i pantaloni "Anche solo per Hiccup, così non deve dormire con le sorelle..." posò una mano sulla pancia della moglie "E se sarà un maschio, anche per lui..."
"Vai a prendere i bambini." disse Bruta, posandogli un ultimo bacio sulle labbra "Le gemelle devono mangiare, e lo sai che agli altri tre piace stare un po' sul lettone a farsi coccolare."
"Soprattutto Hiccup con te." commentò il moro "Si è davvero affezionato molto, non pensavo..."
"Forse è perché prima era cresciuto senza madre." commentò la giovane donna "E ora ha paura di perdere anche me. Ma ora vai a prenderli, o si fa tardi"
Moccicoso annuì, andando alla camera dei figli, guardandoli uno per uno.
Trovò il figlio già sveglio, seduto sul suo lettino, con i capelli sparsi e spettinati in una cresta laterale; aveva l'aria assonnata, ma stava cercando, con scarsi risultati, di allacciarsi la protesi alla gambina.
"Già sveglio, figliolo?" chiese il moro, avvicinandosi al piccolo.
Il bambino gli porse la protesi, sporgendo la gambina.
"Papà, iuti..." disse Hiccup, in attesa.
L'uomo acconsentì, paziente, e quando gli ebbe messo la protesi lo prese in braccio e lo mise a terra, prima di andare a svegliare Sjöfn e Astrid e prendere le gemelline, di ormai quattro mesi. Poi, tutti insieme, andarono nella stanza coniugale, dove li attendeva Testa Bruta, che prese subito le due piccole per dar loro il latte.
Hiccup, Astrid e Sjöfn salirono sul letto, per ammirare il pasto delle due, e per poi ricevere la loro dose di coccole prima che i genitori iniziassero i loro lavori giornalieri.
La mattina passò veloce, tra le varie mansioni degli adulti e i giochi dei bambini, e al pomeriggio si trovarono tutti a casa.
I bambini più grandi vennero coinvolti in un gioco di lotta con il nonno, tra le risate delle gemelline, che osservavano dalla loro posizione privilegiata nella cuccia di Sdentato, mentre i genitori erano seduti al tavolo, presi dalla lettura e discussione di alcuni documenti importanti per la gestione del villaggio.
Dopo un po', Hiccup si stancò di giocare e si avvicinò ai due adulti, arrampicandosi sulle gambe del padre e osservando il suo lavoro. Moccicoso si fermò, capendo che era giunto il momento di fare una pausa, e lo prese meglio, mentre il piccolo trascinava verso di lui uno dei tomi poggiati sul tavolo e lo aprì, sfogliandolo interessato.
"Questo è il Libro dei Draghi, campione." spiegò il moro, rivolto al figlio "Sai cos'è?"
"Daghi!" esclamò Hiccup, indicando le illustrazioni sulla prima pergamena, per poi girare pagina e osservare attentamente il disegno successivo "Chino!" continuò, riconoscendo un Terribile Terrore, e indicando l'animaletto che viveva in casa con loro e che, saltuariamente, veniva usato per mandare messaggi in giro "Tacuvva! Tosa! Tato!" continuò, su un Incubo Orrendo, un Uncinato Mortale e, infine, un ritratto di Sdentato fatto anni prima da lui stesso, prima di tornare bambino.
Sfogliò ancora le pagine del libro, nominando tutti gli animali che riusciva a riconoscere, fermandosi a una delle ultime pagine. A quel punto sembrò bloccato, ipnotizzato da quel vecchio disegno; Moccicoso lo guardò attento, notando che era terrorizzato da quell'illustrazione: un Pungolo Orrendo.
Lentamente chiuse il libro, facendo girare il bambino e guardandolo negli occhi.
"Tranquillo, Hiccup, sei al sicuro, ora." lo rassicurò "Siamo tutti al sicuro: nessuno può più avvicinarsi a quelle isole, non ci saranno più altre vittime, a parte noi."
Il castano tirò su col naso, un po' rincuorato, e si strinse alll'uomo che lo aveva adottato.
Moccicoso sapeva perfettamente cosa stava provando: da piccolo era stato terrorizzato da quel disegno anche lui, probabilmente a causa del ricordo dell'aggressione, nascosto nella sua mente, e ci era voluto tempo perché riuscisse a superarlo.
Ma sapeva che ce l'avrebbe fatta, perché lui era un Haddock, e gli Haddock riescono sempre a superare anche le prove più difficili.
   
 
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