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Autore: Amantea    19/12/2015    17 recensioni
"[...] ma egli ebbe quello che il suo cuore bramava, e tardò molto ad averlo, e forse non c'è felicità più grande". (Jorge Luis Borges, L'Aleph)
Il mio modo di celebrare l'amore eterno di Oscar e André, attraverso la voce di chi ne fu l'unico complice e testimone.
[...]L'uomo guarda la scacchiera d'ombre e luci che danza dinanzi ai suoi occhi, e la trova quasi bella.
Una brezza leggera risveglia le fronde, l'oceano non è lontano da lì. In certe giornate limpide e schiette si può quasi spingere lo sguardo fino all'orizzonte e credere di vederci il bianco spumeggiante delle onde. Vere però sono le vele che, lente, si stagliano in quel biancore, il punto in cui il mare svapora nel cielo.[...]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Madame Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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LA  FELICITA'  PIU'  GRANDE
"[...] ma egli ebbe quello che il suo cuore bramava, e tardò molto ad averlo, e forse non c'è felicità più grande".
(Jorge Luis Borges, L'Aleph)



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«Contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta - e sfuggono a qualunque censura. Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento: su di esso non abbiamo alcun potere».

(Milan Kundera, “L'identità”)





- State bene? -, gli chiede, porgendogli le redini, gli occhi raggrumati da un velo di preoccupazione.
Alain raccoglie i finimenti, indugiando nel passaggio, uno scambio rapido ma non troppo. Che fretta c'è, in fondo?
Non sa cos'abbia visto nei tratti marcati del suo viso, cosa nei suoi occhi scuri, così spesso irriverenti e forse adesso solo un poco più reticenti a spostarsi dall'azzurro che ha davanti.
- Dev'essere stato difficile parlare con mia nonna, mi spiace -, conclude la ragazza, lasciando le redini all'uomo. Ha ancora indosso gli abiti di Oscar, e li veste con disinvoltura, mentre accarezza in gesti lenti la criniera del cavallo, che ricade lunga e nera proprio da quel lato del collo.
- Per Madame lo è stato di più -, soggiunge lui, la mano sul muso del cavallo, che gli va incontro con uno sbuffo.
Camille lo ha osservato, non vista, mentre attraversava il piazzale, le spalle dritte, il busto fiero.
- Non ho mai pensato che foste un contadino, lasciate che ve lo dica -. La ragazza muove un passo verso il cancello aperto. - Nemmeno la prima volta che vi ho incontrato, lungo il campo. Si vede lontano un miglio, che siete un soldato -.

- Sì, mi piaceva, e la paga era buona -, le risponde mentre ormai hanno lasciato il cancello, e si stanno incamminando lungo il viottolo che gira intorno alla villa, per poi tagliare per una macchia di cespugli bassi e fitti, prima di perdersi nella campagna. Camille lo accompagna, alla sua destra, il cavallo che avanza al passo, scuotendo ogni tanto la testa, le redini nell'altra mano. Si sono sfiorati per sbaglio, e la ragazza ha allargato di un poco la distanza tra i loro fianchi, lambendo quasi il ciglio del sentiero, dove la terra polverosa si infrange nell'erba incolta.
- Ma un soldato deve saper sparare, e uccidere all'occorrenza. E rischia la propria vita. Anche quello, vi piaceva? -. Nemmeno risuonano i suoi stivali sulla strada, tanto lieve è la sua figura, quanto invece si sentono quelli di Alain. E' senza dubbio la sua mole massiccia, che calca il passo, e tintinna negli anelli di metallo dei finimenti e nel cuoio dei gambali. Più alto di lei, e muscoloso quel corpo, che tira la stoffa delle maniche, e nelle cosce riempie il profilo dei pantaloni.
Lo guarda di sfuggita, il sole che si avvicina al penultimo tratto del suo arco, quello che tingerà la tela del cielo di colori caldi, senza sapere ancora se saranno sbavati come un acquerello troppo diluito, o densi e corposi come una pennellata ricolma di tempera.
- Uccidere o morire non è mai stato un problema -, ribatte. - Lo metti in conto. E finché non accade davvero, non ci pensi -. Tace qualche istante, prima di continuare: - Ci sono lavori che ti uccidono di fatica, o di fame. Non era male fare il soldato, almeno finché c'era vostra zia a comandare. Ma non avrei mai potuto prendere ordini da qualcun' altro -.
- E' per questo che non siete tornato più a Parigi? Che non vi siete arruolato per Lafayette, o per Bonaparte? -.
- Voi fate molte domande, madamigella, ma non raccontate nulla di voi... -. Sorride beffardo, allo stupore che la coglie, e allo sguardo colpevole che sosta nei suoi occhi per un breve battito di ciglia.
- La mia vita ha poco di interessante, monsieur. La cosa più avventurosa che ho fatto è stata imbarcarmi su quella nave con mia nonna e qualche domestico al seguito. E per come il mio stomaco... ne ha... risentito, direi che è stata sufficientemente ardita -.
Una risata sgangherata irrompe l'aria placida, seguita da un riso sommesso e trattenuto.
- Vostra zia si tuffava nei pericoli come fossero state vasche piene di cioccolata, invece. Non ho mai conosciuto una donna più testarda e indomita di lei -.
- Per esempio? Vi prego, raccontatemi qualcosa, Alain -, supplica la ragazza, l'espressione improvvisamente fanciullesca sul bel volto arrossato dall'impegno di quella lunga passeggiata.
- Beh -, inizia a dire, grattandosi la testa con la mano libera, un mugolìo nella gola, e lo sguardo che vaga intorno, quasi a raccogliere le idee, o piuttosto a cercare le parole giuste da dire. - Una volta ci chiamarono a scortare un tizio spagnolo, in visita a Parigi. Non vi dico la gioia dei miei compagni -, sogghigna ironico, - i nobili a quel tempo erano invisi a tutti, e, per farvela breve, l'idea di dover salvare la buccia a un principe, per di più, e straniero, fece storcere la bocca a tutti... il Comandante però ci promise paga doppia per quel mese, e qualche giorno di licenza come premio. Direi che sapeva come convincerci... e scommetto anche che i soldi in più intendeva tirarli fuori dalle sue tasche -.
- Una missione pericolosa, quindi? -, chiede la ragazza, l'espressione interessata, le sopracciglia alzate nell'attesa della conferma.
- Non lo sapevamo ancora, quanto lo sarebbe stata. C'era un gruppo di ribelli, di rivoluzionari, che era sulle tracce del principe spagnolo, e anche sulle tracce del Comandante -.
- E come finì la faccenda? -
- Finì con Oscar che ci sfrecciò davanti come una furia, e io e André dietro, a inseguire quelli che aveva cercato di uccidere lo spagnolo e la sua famiglia, finché una grossa esplosione ci mandò tutti e tre a gambe all'aria in un fosso -.
La ragazza si è fermata. Lo guarda, gli occhi attenti, più grandi, come un bimbo che ascolta una favola, e ne attende la conclusione.
- Quando riaprì gli occhi, era l'alba del giorno seguente. Ho sempre avuto la testa dura, per fortuna -, chiosa, strizzandole un occhio in segno d'intesa, - ma ricordo anche che risi come un matto a vedere quei due... Nella caduta André doveva essere riuscito in qualche modo a buttarsi su Oscar, per proteggerla, e poi erano ricaduti vicini. Lui la teneva per un polso, entrambi bocconi sul prato. Lui c'era sempre, per lei. E anche se vostra zia cercava di fare la dura, sapeva benissimo quello che André provava. Era solo questione di aspettare il momento giusto, o l'occasione propizia, e avrebbe ceduto, come neve al sole -.
Ride di nuovo.
- E fu quella, l'occasione propizia? -, incalza Camille.
- Non lo so, perché quando mi accorsi che si stavano risvegliando e André si chinava su di lei, ho voltato le spalle. Sapevo già come si bacia una donna...  -.
La ragazza si è fermata, di nuovo. Sorride, a occhi bassi, senza guardarlo. Il suo sguardo è fuggito verso il cielo un poco rosato, e l'erba che ondeggia al vento, come un mare d'alghe senz'acqua.
- Vi ho mancato di rispetto, Camille? -, chiede, tralasciando ogni formalità. - Vi chiedo scusa. Lo avete detto voi, sono un soldato, e i soldati non sono avvezzi a parlare con le giovani della buona società, non fateci caso -. C'è un che di derisorio nel modo in cui lo dice, e Camille se ne accorge. E' giovane, senza dubbio, ma non sciocca.
- Non è successo nulla -, si schernisce, - probabilmente è solo da troppo tempo che non parlate a una signora, non ve ne faccio una colpa -.
L'azzurro dei suoi occhi si è assottigliato quanto il filo di una lama. Gli tiene testa, e la cosa lo diverte molto.
- Voi piuttosto non portate nessun anello al dito... Il vostro fidanzato non ci tiene a far sapere che siete impegnata? O non volete farlo sapere voi?-.
- Sulla nave ci hanno consigliato di togliere gli ori... sapete, per evitare le attenzioni di eventuali malintenzionati -.
Alain annuisce con fare deciso, e pensa che tutto sommato quelle due donne sole hanno affrontato un viaggio potenzialmente pericoloso, e sono state o coraggiose o molto avventate.
- Ma siete sbarcata da un pezzo, madamigella... -, incalza.
Camille si tocca il dito dove di solito tiene l'anello che le è stato regalato come impegno di fidanzamento, e la sua voce si fa più bassa: - E' complicato-.

E' complicato. Quante volte ha sentito quella parola da André. All'inizio, con poca sensibilità forse, ma mosso da una sorta di solidarietà tutta maschile, aveva cercato di farlo ragionare, di dissuaderlo. Che Oscar non fosse una donna da amare, che per un uomo del popolo non c'erano scorciatoie per il paradiso, che avrebbe potuto avere tutte le donne che voleva, se solo avesse provato a togliersela dalla testa. E si era sentito rispondere che non era quello il punto. Che la sua vita era lei, semplicemente. Che l'avrebbe amata comunque, anche senza volerlo. E allora non avevano toccato più quell'argomento.
C'era qualcosa di sacro e inviolabile nel modo in cui André sentiva di appartenere ad Oscar. Tutto in lui parlava di lei. Anche quel suo unico occhio rimasto.
E di fronte ad un tale sentimento, ad una tale maestosità, Alain poteva soltanto tacere.

- Non mi dovete alcuna spiegazione -, si affretta a rassicurarla, vedendo con quale imbarazzo la ragazza continua a tormentarsi la base del dito dove l'anello le ha lasciato un segno invisibile ma, a quanto pare, piuttosto scomodo.
- Credo che come Oscar e André ci siano solo Oscar e André. Tutti gli altri, noi tutti, intendo, siamo comuni mortali, e come tali imperfetti -. Avanza verso di lei, porgendole le redini.
- Tornate a casa, Camille. Non manca molto al tramonto, non voglio che vi ritroviate per queste strade da sola al buio -.
La mano tesa verso di lei, che insiste.
- Ma voi ... -.
- Ho il passo svelto. Sono un soldato, ricordate? E poi la luna è quasi piena, tornerò a casa senza problemi. Prendete il mio cavallo -.
Una coltre di nuvole si è depositata lungo l'orizzonte, il bordo che diventa sempre più dorato, per il sole che da dietro discende lentamente, e vi risplende.
Camille non può che accettare, si sono allontanati troppo dalla villa, Alain ha ragione.
Monta in sella con disinvoltura, mentre lui le tiene fermo il cavallo, solo uno scrupolo. E' un animale pacifico, non gliel'avrebbe prestato, altrimenti.
Si guardano senza dire nulla. Appena un cenno, prima di spronare al galoppo.
La osserva allontanarsi, fermo ancora, la luce che si è fatta calda e rasente, e allunga la sua ombra, in mezzo al sentiero.

Pochi pensieri nella testa, che vagano e si appuntano, per poi scivolare via, senza peso.
Ha amato molto, senza amare mai. E forse anche per Camille è un po' così. Un amore, magari il primo, che amore non è.
Il troppo, il molto, il niente... quale la misura giusta dell'amore, se misura esiste...
Fischietta una canzone mentre accelera il passo lungo la via, le mani buttate nelle tasche. E la certezza che la rivedrà ancora.

Madame Marguerite l'ha chiamata nel salottino, dove ancora ricama, alla poca luce che ancora filtra dalla grande finestra che dà sul piazzale.
La cameriera sta facendo il giro delle stanze per accendere i doppieri, quando Camille sosta sull'uscio, e si annuncia: - Avete chiesto di me, nonna? -.
Madame alza lo sguardo, le sorride.
- Non sei rientrata con il tuo cavallo -, è una constatazione. Dalla poltrona in cui è seduta deve averla sentita rientrare, e deve aver notato il diverso destriero consegnato alle premure di Arnaud.
- No, me lo ha prestato il signor Alain. Ci eravamo allontanati troppo perché rientrassi a piedi. E' stato molto gentile -. Si è avvicinata intanto, per guardare a sua volta dalla finestra. Il tramonto trionfa con i toni del rosso e del rosa, al di sotto di una coltre di nuvole, soffice e spessa.
- E' un brav'uomo -, aggiunge Madame. - Puoi invitarlo a pranzo, se lo desideri. Ha l'aria di essere molto solo, qui. E lo siamo anche noi, dopo tutto -.
Camille lascia che la tenda, sollevata dalle sue dita, ricada sui vetri, e si inginocchia ai piedi dell'anziana donna, il viso posato sulle sue gambe.
Una carezza tra i capelli, il suo nome sussurrato con dolcezza.
- Non devi sposarlo se non vuoi. Tuo padre strepiterà un po', ma poi si rassegnerà. E un po' di lontananza ti farà bene -.
- Sì, nonna... grazie -. Un sospiro, impercettibile, mentre resta ancora un po' lì, cullata, e nei suoi occhi chiusi, quelli di Alain.





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Carissime tutte, ultimo aggiornamento prima di Natale.
(Sto preparando una sorpresa per le mie sorelle PECCATRICI, spero che sia gradita).
Grazie a chi legge, segue, e lascia la sua traccia in questa storia o legge semplicemente in silenzio.
Un abbraccio e un augurio di cuore per feste serene e colme d'amore!
Amantea



   
 
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