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Autore: justanothermuggle    19/12/2015    9 recensioni
STORIA INTERATTIVA
Iscrizioni chiuse.
 
Riuscirà Albus ad affrontare la sua più grande paura? Rose riuscirà finalmente a rendere i suoi genitori fieri di lei?
E Scorpius lo capirà che l'amore ce l'aveva sempre avuto sotto al naso? 
Fred sarà abbastanza coraggioso da opporsi a tutti per l'unica cosa che davvero vuole?
Cosa succederà ai gemelli Scamander e Louis riuscirà a vincere la Coppa del Quidditch?
Troppe domande? Ma si sa, la vita ad Hogwarts non è mai troppo semplice.
 
Abbiamo amato Harry Potter e tutto il magico mondo della Rowling, perché fermarci al settimo libro?
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy, Lily Luna/Lysander, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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OUR NEW GENERATION

 

 

 

 


Un Lungo Viaggio

capitolo I

 

 

 

 

 

 

 

King's Cross, Londra

 

 

 

 

 

 


 

 

Andrew aveva contato almeno cinque volte da quando erano partiti di casa in cui si era trattenuto dallo schiantare il fratello, principalemente per due motivi: erano già abbastanza in ritardo e non voleva rovinare il primo giorno di scuola di Dalila con una litigata. Ci teneva che per la sorellina quel giorno fosse indimenticabile, e non perché i suoi fratelli si erano scannati.

Un altro motivo da non sottovalutare per cui Andrew aveva deciso di non schiantare Tylor era per il semplice fatto che questo era alla guida dell'auto, e con il conducente schiantato sarebbe stato piuttosto difficile uscire incolumi dall'auto: avrebbero sicuramente rischiato di finire in frittata contro il primo guard-reil che avessero incontrato.

Quindi per quanto Andrew tollerasse poco il fratello, reputava la sua vita più importante.

Arrivarono al parcheggio babbano della stazione in un quarto d'ora, recuperando tutti i minuti di ritardo con la guida molto poco prudente di Tylor.

"Noi andiamo" disse Andrew, con l'intenzione di liberarsi del fratello il prima possibile. "Ci vediamo al binario." O direttamente a scuola, pensò.

Tylor annuì e, tirando bruscamente il freno a mano, aspettò che i due scendessero. Andrew, dopo aver aiutato la sorellina ad uscire dal'auto, andò ad aprire il portabagagli e ne tirò fuori due enormi bauli: il padre aveva fatto un incantesimo alla macchina per fare in modo che ci fosse abbastanza spazio per tutti.

Dalila prese la gabbia con il suo gufetto bianco in mano, beccandosi un'occhiata incerta da parte di una signora che passava di lì: andare in stazione con un gufo in effetti non era proprio una cosa comune, ma probabilmente quel giorno la signora ne avrebbe visto più di uno.

"Andrew" disse la bambina, trotterelando di fianco al fratello che, nonostante i due bauli fossero piuttosto pesanti, non sembrava fare troppa fatica.

"Dimmi" le rispose, abbassando lo sguardo su di lei, che lo stava fissando con i suoi grandi occhioni azzurri.

"Ma se mi boccino come hanno fatto con Tylor?" la bambina aveva un tono di voce così preoccupato che Andrew decise di non ridere.

Appoggiò i bauli per terra e si abbassò alla sua altezza, cercò di assumere il tono più tranquillizzante possibile, prendendo la manina della sorella nella sua: "Non succederà Dali. Lo sappiamo tutti che tu sei la più intelligente della famiglia." La bambina sorrise e Andrew aggiunse, ora sorridendo: "E poi Tylor è un testone, penso che sia l'unica persona che sia mai stata bocciata in tutta Hogwarts." Dalila scoppiò in una risatina e, quando arrivarono al binario, pareva molto più sollevata.

Un ragazzino con i capelli biondi, che avrà avuto un'età compresa tra i setti e i nove anni, trotterellò verso di loro e si mise a parlare con Dalila, chiedendole informazioni sul suo gufo e sul motivo per cui se lo portava in giro in pieno giorno.

Andrew aspettò qualche minuto, guardando sorridente i due bambini discutere di animali selvatici, per poi ricordare a sua sorella che avevano un treno che stava per partire. La bambina salutò il nuovo amichetto, che guardò il gufo finchè non ebbe raggiunto la madre, con la quale continuò a parlottare indicando nella loro direzione.

Il ragazzo scosse la testa e, ancora più sorridente, indicando il pilastro che divideva i binari nove e dieci, si rivolse a Dalila: "Sei pronta?".

Lei annuì entusiasta e, nonostante si vedesse che era spaventata, era evidente che non risciva più a trattenere l'emozione: "Vado prima io" disse e, dopo essersi voltata a guardare il fratello, che le aveva fatto l'occhiolino, corse verso il pilastro e scomparì.

Andrew, in procinto di seguire la sorella, si fermò, sentendosi chiamare. Si voltò e vide una ragazza con dei lunghi boccoli biondi correre verso di lui: "Andrew!".

Il ragazzo appoggiò per terra i bauli e aprì le braccia, accogliendo la ragazza: "Ciao Janessa!" Andrew si lasciò baciare su una guancia, prevedendo che gli sarebbe rimasto il segno del rossetto dell'amica. Si guardò intorno e le chiese perché non ci fosse nessuno insieme a lei.

La ragazza si spostò i capelli dietro alle spalle e rise: "Mi sono svegliata qualcosa come venti minuti fa e tutti se n'erano andati." Andrew si chiedeva sempre come facesse ad essere così pimpante anche da appena sveglia. "Non c'era nemmeno il mio baule quindi penso che mio padre me l'abbia già portate al binario" continuò lei, per niente preoccupata dal fatto che non avesse niente con sè. "Visto che non ho da portare il mio posso aiutarti con quello, sembra piuttosto faticoso portarsene dietro due" conlcuse, indicando i due bauli che il ragazzo aveva trascinato dal parcheggio fino a lì.

Andrew la ringraziò ma le rispose che poteva farcela, piegando il braccio per mostrare il suo bicipite, cosa che fece molto ridere l'amica. "Muoviamoci a passare, Dalila si starà preoccupando e non ho intenzione di vedere Tylor prima di questa sera".

I due aspettarono che passasse un ragazzo del quinto anno insieme a tutta la sua famiglia per poi scomparire a loro volta dentro al pilastro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La stazione di King's Cross era come sempre affollatissima: persone di fretta ad ogni angolo che correvano nella speranza di non perdere il treno, bambini che si guardavano intorno affascinati, signore anziane che chiedevano aiuto ai controllori per trasportare valigie pesantissime, donne in carriera in bilico su tacchi a spillo vertigginosi ma mai nessuno, tra tutta quella gente, che si accoregesse di loro.

Daniel si chiedeva come facessero: come potevano non sentire quell'elettricità nell'aria? Era quasi soffocante, per lui. Ogni volta che inspirava, da quando si era avvicinato ai binari nove e dieci, gli pareva di sentire un formicolio su per la schiena, come se qualcosa gli stesse risalendo la spina dorsale.

Quanto gli era mancato.

Sollevò la manica della sua felpa e controllò l'orologio, cinque minuti e il suo treno sarebbe partito. Avrebbe fatto bene a muoversi.

Lanciò uno sguardo intorno e non potè fare a meno di notare un gruppo di quattro o cinque persone munite di carrello porta bagagli piuttosto carico, scomparire da un momento all'altro dentro al pilastro di mattoni rossi che divideva i due binari. Qualcuno doveva averli visti: avevano anche due gufi!

Ma, visto che nessuno lì intorno sembrava minimente scandalizzato o terrorizzato o avesse l'espressione di qualcuno che ha appena visto degli strambi individui lanciarsi contro ad una parete e scomparire, arrivò alla conclusione che il gruppo di maghi era passato inosservato. Scosse la testa.

Il fatto che un incantesimo rendesse impossibile vedere chiunque attraversasse la 'porta magica', per così dire, per raggiungere il binario nove e tre quarti, non accontentava il ragazzo: Daniel era convinto che fosse tutta una questione di attenzione. A quel bambino, per esempio, sarebbe bastato stringere un po' gli occhi per vedere un'altra donna attraversare a passo svelto il pilastro ma erano tutti così indifferenti e poco attenti... pensò che avrebbe potuto rubare la valigia di quella donna con i capelli biondi, palesementi tinti, senza che lei se ne accorgesse oppure avrebbe potuto sfilare dalla tasca di quel signore il portafoglio enza destare il minimo sospetto o... basta.

Era ora di andare.

Si sitemò la sacca sulla spalla e ricoprì i pochi passi che lo separavano dalla barriera.

Non vedeva l'ora di tornare nel suo mondo.

Non vedeva l'ora di vedere Albus.

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"Smettila Scorpius" la voce dell'amica lo risvegliò dal suo stato di trance momentaneo, durante il quale si era fermato a fissare il binario ormai vuoto attraverso al finestrino con una domanda che gli rimbombava in testa: dov'è Albus?

Juliet doveva averlo copito perché lo guardava con un sorrisetto malizioso, accompagnato dalle sopracciglia inarcate. "Ascolta il tuo Potter sarà andato nello scompartimento dei prefetti, arriverà dopo" proseguì lei, accavallando le gambe sottili.

Scorpius annuì, nonostante odiasse che Juliet chiamasse il suo amico 'il tuo Potter' la ragazza aveva ragione: perché preoccuparsi? Doveva sicuramente essere andato insieme a Joseph allo scompartimento dei prefetti e saerbbero entrambi tornati in una mezz'ora.

Rimasero entrambi in silenzio, Juliet ad osservare le nuvole di vapore che il treno stava sputando nell'aria; era strano, pensò la ragazza, che con tutta la tecnologia babbana di cui tanto sentiva parlare e con tutte le magie che potevano fare, fossero ancora costretti ad arrivare a scuola dopo un infinito viaggio in treno che per Juliet era l'inizio della fine: andare a scuola significa dover stare con altre persone, superficiali, ipocrite, false... Juliet stava ancora pensando a tanti aggettivi che stessero bene ai suoi coetanei che Scorpius si alzò.

La ragazza puntò i suoi occhi castani in quelli azzurri dell'amico, una delle poche persone che si salvava da quella mandria di zoticoni che fra poche ore avrebbe dovuto vedere ventiquattro ore su ventiquattro. "Cosa fai?" gli domandò, la voce come sempre tagliente.

Scorpius si passò una mano tra i capelli biondissimmi e annunciò, piuttosto convinto, che sarebbe andato a cercare Albus, o almeno, lo avrebbe detto se un ragazzo dalla pelle color cappuccino e i capelli castani non si fosse fiondato, aprendo poco educatamente la porta, all'interno dello scompartimento.

Juliet assunse l'espressione di un babbano che avesse appena visto un fantasma, le labbra semichiuse e gli occhi spalancati, subito dopo parve che la ragazza volesse uccidere violentemente l'individuo che era appena arrivato. "Cosa ci fai qui?" domandò, gli occhi che ora lanciavano fiamme.

"Ciao anche a te Juliet" rispose Fred, con il suo sorriso sbarazzino, per niente impressionato dalla voce tagliente della ragazza. "e Scorp".

Il biondo sorrise al giovane Weasley in maniera un po' troppo tirata: "Ciao Fred" guardò i due, lei era infuriata mentre lui sembrava divertirsi. "spero che non vi ucciderete, ma io devo fare una cosa".

"Scorp..." Juliet, abbassando la testa sul petto, chiamò il nome dell'amico esasperata. Non voleva rimanere sola con Fred, il capo degli zoticoni sopracitati.

La figlia di Theodore Nott era sempre stata come il padre: pacata, forse un po' altezzosa ma comunque non troppo presontuosa, sentirla alzare la voce era praticamente impossibile come anche sentirla sprecare parole ma con Fred cambiava tutto.

"Ascolta sottospecie di umano" disse la ragazza, un dito puntato verso di lui, fermandolo ancora prima che iniziasse a parlare. "non pensare di rimanere qui ancora per molto, potrei uccider-

La porta dello scompartimento si aprì di nuovo.

Juliet si interruppe, piuttosto seccata da tutto quel via vai: prima Weasley poi Zabini.

Di bene in meglio.

"Oh eccoti Fred, non riesco a trovare un buco" disse James Potter, conosciuto anche come zotico-secondo o pallone-gonfiato. "ci mettiamo qui?".

Juliet alzò la mano, come se fosse a lezione, come per far capire che lei era lì, e che non li voleva.

Zabini parve accorgersi di lei: "Oh ma non vorrei disturbare la Principessa" continuò, appoggiando il baule ed esibendosi in un inchino sbilenco.

Juliet chiuse gli occhi, imponendo di calmarsi.

"Vorrei ricordarvi che nessuno vi ha chiesto di occupare questo scompartimento e vi serei grata se-

Fred non la ascoltava nemmeno e buttò, per quanto un baule gigante possa essere 'buttato', il suo baule sopra alla retina.

Il viaggio era inziato da soli cinque minuti, avevano appena lasciato la stazione: non ce l'avrebbe fatta, pensò la ragazza.

"Sto parlando, se vi interessa" aggiunse, il tono di voce piuttosto alterato.

Fred e Alexander si guardarono, mentre anche il secondo stava posizionando il suo baule accanto a quello di Juliet. Scoppiarono a ridere: "In effetti non ci interessa".

La ragazza diventò paonazza.

Accavallò di nuovo le gambe e decise che avrebbe fissato il paesaggio finché non fossero arrivati alla stazione di Hogsmeade: non avrebbe lasciato il suo posto neanche se l'avessero pagata.

I due ragazzi si misero a ridere, parlando di quanto fosse brutta una certa Ludmilla di Tassorosso: "Se riesci a baciarla senza vomitare ti offro del fumo babbano, lo giuro!" disse Fred rivolto all'amico, il quale fece segno di no con la testa: "Penso che anche un cieco capirebbe quanto fa schifo. Baciarla sarebbe impossibile".

Juliet era decisa ad ignorarli, non sarebbe stato difficile.

"Cosa ne pensi Miss Antartico? Dovrebbero essere tutte come te" sentenziò Fred, avvicinandosi alla ragazza, la quale continuava imperterrita a fissare il verde che si susseguiva dietro al finestrino.

Come se due di loro non bastassero la porta di quello scompartimento, e Juliet si chiese cosa mai avesse fatto di male per meritarsi ciò, si aprì.

James Potter.

Non ci poteva credere.

Tutti i Grifondoro più odiosi della scuola sembravano essersi messi d'accordo per rovinarle la vita in una singola giornata.

"Finalmente!" esclamò Fred, alzandosi per andare ad abbracciare l'amico. Alexander sorrise e fece l'occhiolino.

Juliet si chiese dove fosse Scorpius e si disse che magari avrebbe fatto bene a seguirlo, ma allo stesso tempo sapeva che quei tre erano lì apposta per infastidirla e sicurmente lei non glil'avrebbe data vinta.

Sarebbe stato il viaggio per Hogwarts più lungo di sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti, belli e brutti

troppo simpatica aiuto.

Lo so che mi odiate, se c'è ancora qualcuno disposto a leggere questa storia, mi scuso solennemente: le mie intenzioni erano davvero quelle di postare il capitolo venerdì scorso ma è altrettanto vero che fino a ieri non sono riuscita a scrivere qualcosa di decente quindi vi prego: forgive me.

Spero davvero che non ce l'abbiate con me e che il capitolo vi piaccia, non credo ci sia da dire molto e penso che sia tutto chiaro: se non è così chiedete pure.

Come avrete letto ho cercato di presentare più personaggi possibili e al tempo stesso ho provato a non far sembrare tutto un semplice elenco di nomi.

 

VVB e vi prometto che aggiornerò al più presto, blocco dello scrittore permettendo.

 

Se vi fa schifo il capitolo ditemelo.

Se vi piace ditemelo.

Se ho descritto male i personaggi ditemlo.

Se non ho descritto abbastanza gli ambienti o qualsiasi cosa ditmelo.

Se questo capitolo è stato copletamente inutile ditemelo.

Se ho fatto troppi errori ditemelo.

Insomma, fatemi sapre qualcosa.

 

 

 

 

Me ne vado, lo giuro, ma prima devo chiedervi una cosa: avevo pensato di inserire Dominique nella storia, magari come tutor, ditemi voi se è un'idea decente o meno.

Poi, davvero un'ultima thing: vi andrebbe bene se Teddy Lupin insegnasse Cura Delle Creature Magiche oppure Difesa Contro le Arti Oscure? Ditemi voi.

 

 

Troppi 'ditemi voi'. Lo so.

Buon week-end, sballatevi e statemi bene.

 

 

Bacetti, Verii.

 

 

   
 
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