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Autore: Lyssie Parker    19/12/2015    0 recensioni
Quante volte ci si domanda se è possibile ricominciare, quante volte si soffre, quante volte ci si chiede cosa ne sarà del nostro futuro. Lo fa un uomo quando perde il proprio lavoro, una moglie che scopre il tradimento del marito, un genitore che viene pugnalato moralmente da un figlio. Oltre tutto, oltre ogni cosa esiste sempre un domani, forse peggiore, o forse pieno di luce, chi lo sa! L'importante è rendersene conto, capire che oltre la tragedia resta ancora la vita.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver lasciato il porto di Queenstown, il RMS Titanic proseguì il suo viaggio alla volta di New York. La velocità era alquanto sostenuta, dopotutto erano partiti solo da poche ore, ma Joseph Ismay, amministratore della White star line, compagnia britannica a cui l'imponente nave apparteneva, aveva altre idee in mente...
<< Comandante Wilde, Capitano Smith!>> Disse Ismay, salutando orgoglioso i due ufficiali.
Il capitano lesse nello sguardo dell'uomo il desiderio di conferire privatamente con lui e allontanò con una banale scusa il comandante in seconda.
<< Wilde, non sarebbe ora di andare in cabina di comando a dare una buona occhiata?>>
L'ufficiale comprese perfettamente di essere di troppo e chinando velocemente e in modo deciso il capo, andò via, lasciando Smith e Ismay da soli.
L'amministratore della White star si avvicinò al capitano e sorrise furbescamente.
<< Mio caro Edward...>> Lo sguardo perplesso del capitano bloccò l'uomo che smise così di parlare per un attimo, ma poi continuò: << Mi scusi, so che non dovrei rivolgermi a lei in modo così formale ma... Insomma, ormai siamo sulla stessa barca.>> Fece una risatina.
<< Mio caro Joseph>> Ribattè il capitano<< Può rivolgersi a me in questo modo tranquillamente, l'importante è che lei vada al sodo. Non ho tutto il pomeriggio da spendere sul ponte ad oziare.>>
Ismay trovò le parole dell'uomo un po' aspre, ma parlò ugualmente come se avesse finto di non capire:
<< Una bella nave la nostra, vero? Con il Titanic tra i suoi gioiellini, la white star potrà finalmente strappare alla Cunard line il titolo di compagnia più efficiente nei collegamenti transoceanici. >>
<< Le voglio far notare, signor Ismay, che il Titanic non può superare la velocità di ventuno nodi, quindi a livello di lusso non posso metter lingua, ma a livello di velocità non siamo poi così competitivi.>> Smith fu deciso e schietto.
Una smorfia insofferente comparve sul viso di Ismay.
<< Era proprio di questo che volevo parlare. Credo che se provassimo a mettere in funzione altre caldaie potremo sfruttare tutte le capacità della nave, portando la velocità a ben ventitré nodi...o giù di lì. >>
<< Lei è completamente pazzo! Si rende conto dell'assurdità delle sue idee?>>
La frase del capitano non fermò il desiderio dell'uomo.
<< Voglio arrivare in America con un giorno d'anticipo, voglio vedere la foto del Titanic sbattuta in prima pagina sui giornali. Mi dica che abbiamo un accordo. Questo è il viaggio inaugurale di questa nave ed è l'ultimo per lei, rappresenta la sua gloriosa uscita di scena. Non sarebbe contento di ritirarsi dalla vita di mare con gli onori che merita? Questo viaggio potrebbe essere ricordato per molto, molto...molto tempo!>>
Smith era un uomo maturo ed un comandante esperto, ma quel giorno cadde vittima di una debolezza a cui non avrebbe mai dovuto lasciarsi andare...
Strinse la mano all'amministratore della compagnia navale e annuì.
<< Non arriverò ad una tale velocità, ma può stare certo che stupiremo tutti arrivando in anticipo. Tutti parleranno del Titanic. >>
Mentre venivano prese queste importanti ed erronee decisioni, un giovane si mordeva ripetutamente le mani, preda del più totale imbarazzo, attendendo l'arrivo di qualcuno.
Era Robert, il giovane tennista della seconda classe, che di colpo si era ritrovato nella prima in attesa di veder comparire l'uomo che lo aveva fatto chiamare...
<< Robert Stewart, è questo il suo nome, vero?>>
Il ragazzo vide Clifton Webb comparirgli davanti e deglutì forte senza sapere cosa dire. Webb era un signore distinto sulla cinquantina, vestito in modo impeccabile, come la classe sociale a cui apparteneva gli imponeva.
L'uomo capì l'imbarazzo del giovane e disse:
<< Senti...ragazzo, il campo di squash non è stato messo per restare inutilizzato.>>
<< Il campo di squash, signore?>>
Il giovane era perplesso, non avrebbe mai immaginato che la nave possedesse un campo da poter usare per giocare a tennis.
Webb rise.
<< Mio giovane amico, questa nave è adatta a soddisfare le esigenze dei suoi passeggeri ed io posso soddisfare le tue. Mia figlia vuole imparare a tenere in mano una racchetta e tu sai farlo, quindi glielo puoi insegnare...fortunatamente per te, Audrey è testarda ed io sono un padre accondiscendente. >>
<< Io dovrei fare da maestro a sua figlia?>> Gli chiese.
Webb annuì.
<< Sì, naturalmente riceverà un'adeguata ricompensa se accetterà questo impegno. Sono molto ricco, ma credo che non sia necessario che io le spieghi quanto.>>
Robert si sentì pervadere da un senso di smisurata eccitazione. Aveva fatto di tutto per potersi imbarcare sul Titanic nella seconda classe, aveva messo da parte i soldi con fatica per non trovarsi mescolato a quelli di terza, perché si sentiva superiore. Era bello e affascinante, e il suo talento sportivo sperava lo avrebbe portato in alto, fino a raggiungere le stelle e ora, che gli si stava presentando quell'occasione, sentiva che la porta del successo gli si stava spalancando sfacciatamente davanti e il mondo gli stava sorridendo con ciò che di più bello aveva a disposizione per farlo: il denaro.
Accettare la proposta era ciò che avrebbe voluto fare, ma cercò di farsi pregare un tantino, in modo da ricevere un pagamento adeguato al suo lavoro. Ma Clifton Webb era un uomo d'affari e non era stupido, quindi rispose alla sua fasulla titubanza girando le spalle divertito. Fece qualche passo fingendo di volersi allontanare ritirando l'offerta, così Robert gli si accostò immediatamente dicendo:
<< Accetto!>>
Nella cabina dei Webb, Barbara, la moglie di Clifton, spazzolava i capelli di sua figlia Audrey, mentre la loro domestica faceva indossare il pigiama ad Andrew, il piccolo di casa Webb.
<< Tuo padre mi ha detto che hai intenzione di imparare a giocare a tennis. Dovresti imparare a trovare marito, figlia mia!>>
La ragazza sbuffo.
<< Perché non posso andare a letto presto come fa Andrew? Mi annoio in mezzo ai vostri antipatici e nobilissimi amici>>
<< La cena è il momento di ritrovo più importante per gente del nostro ceto sociale>> Puntualizzò Barbara<< Mia cara figlia, non puoi non partecipare. Fatti aiutare e vestiti. Ti voglio pronta per quando rientrerà tuo padre. E dovrai suonare...anche stasera. Il mio è un ordine!>>
<< Non mi serve mostrare le mie capacità per attirare gli uomini >> Osservò la ragazza<< A loro basta il denaro di papà come esca...quello è più che sufficiente.>>
Audrey suonò, come le era stato imposto di fare e poi sbadiglio velatamente per tutta la durata della cena, esattamente come aveva previsto. Salutò i suoi genitori pronta a raggiungere suo fratello nella loro cabina, ma ebbe il desiderio di gironzolare un po' prima di andare a letto. Nei corridoi non c'era quasi più nessuno, così procedette spedita verso il campo di squash. Aveva saputo da suo padre che l'indomani avrebbe iniziato le lezioni, così ebbe voglia di andare a visitare il posto in cui lo avrebbe fatto.
Rimase stupita: Il campo non era vuoto. 
Un giovane, alto e moro, si allenava colpendo con la racchetta una pallina facendola rimbalzare contro il muro.
Per attirare l'attenzione del ragazzo, fece un colpo di tosse. 
Quando si voltò, vide che si trattava proprio del suo futuro maestro. Non aveva il berretto sopra la testa e poteva notare così i suoi bruni capelli scompigliati.
Era bello, ma a lei non importava. Lei era viziata e abituata ad avere tutto e lui rappresentava solo il suo ennesimo capriccio, quello di poter imparare un nuovo gioco.
Erano simili Audrey e Robert, eppure così diversi. Mille cose li univano ma altrettante li dividevano. Il loro incontro avrebbe segnato il loro futuro in modo forte e radicale, ma in quel momento nessuno dei due avrebbe potuto immaginarlo.
<< Sono la tua allieva>> Disse lei, presentandosi.
Il sorriso di Robert brillò intrigante.
<< Sono il tuo maestro. Cosa ne dici...incominciamo?>>
 
   
 
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