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Autore: YomiCrazy    19/12/2015    2 recensioni
E se Harry Potter fosse stato una ragazza?
Cosa sarebbe accaduto?
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Harriet è una bambina con un'infanzia molto triste alle spalle.
Costretta ai continui soprusi dagli zii e del prepotente cugino, desidera una vita normale, come ogni bambina della sua età dovrebbe avere.
Ma qualcosa cambierà il giorno del suo undicesimo compleanno.
Qualcosa che non avrebbe mai immaginato potesse essere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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L’abbaiare di Thor fece allontanare repentinamente Malfoy, lasciando Harriet sola e senza sostegno. La voce di Hermione le fece capire che il cane aveva cercato aiuto e che il biondino non poteva dar segni di debolezza.
“Harriet!”
La bambina girò il viso verso la riccia, che sembrava preoccupata sul serio, con accanto Ron che fissava prima lei e poi Malfoy, con lo sguardo corrugato. Il guardiacaccia sistemò l’arma che aveva portato sul grembo e sospirò di tranquillità.
“Salve Fiorenzo. Vedo che hai conosciuto la nostra Harriet Potter. Tutto bene piccola?”
Harriet annuì un po’ colpita, cercando la figura di Draco dietro di lei, distante kilometri.
“Harriet Potter…” la bambina si girò verso il centauro, scoprendolo a pochi passi da lei “Io qui ti lascio… Sei al sicuro, ora. Buona fortuna.”
Il rumore degli zoccoli di Fiorenzo fece da sottofondo alla scena che avevano tutti ormai dimenticato.
L’unicorno morto a terra.
 
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“Vuoi dire che tu-sai-chi in questo momento è la fuori nella foresta?”
Harriet fissò Hermione sconcertata, seduta nella sala comune dei grifondoro davanti al caminetto. Ron aveva preso delle cioccorane e fissava loro due senza però entrare nella discussione.
“Si, ma è debole! Deve bere il sangue degli unicorni… Non capite? Ci eravamo sbagliati! Piton non vuole la pietra per se… Vuole rubarla per Voldemort! Con l’elisir di lunga vita, Voldemort tornerà forte e… e tornerà.”
Finito il monologo, Harriet si mise seduta, accorgendosi in quel momento di aver camminato ininterrottamente avanti ed indietro sullo stesso pezzo di pavimento. Ron aveva lasciato i dolci e si era catapultato su una cioccolata calda. Aveva lo sguardo preoccupato.
“Ma… Se torna, tu non credi che cercherà di… - Esitò un po’ Ron, ingoiando saliva – ucciderti… vero?”
“Se avesse potuto, avrebbe cercato di uccidermi stanotte.”
“E pensare che ero tutto preoccupato per l’esame di Pozioni…”
Ad Harriet scappò un sorriso e si strinse nelle spalle saltando poi quando Hermione riprese a parlare urlando.
“Ci siamo dimenticati una cosa! Chi è l’unico mago che Voldemort ha sempre temuto?”
Ron si girò verso la bambina che rispose con un sguardo perso.
“Silente! – sospirò Hermione – Finché Silente sarà qui, Harriet, tu sei salva,  finché sarà pronto ad aiutarti, tu non puoi essere toccata.”
Harriet annuì sospirando. La riccia aveva ragione.
“Si ma… - Riprese Ron subito, lasciando la cioccolata – nella foresta non c’era Silente. Harriet era sola con Malfoy. Che per dirla tutta, è già una cosa buona che non sia scappato come un codardo.”
La piccola arricciò le labbra e fissò Ron.
“Malfoy ha tentato di salvarmi, non è cattivo come sembra!”
“Ed in che modo? Hai detto che se non era per Fiorenzo, sarebbe successo qualcosa di brutto!”
“Già, ma… Ma lui ha tentato di tirarmi via. Sono stata io a metterlo in pericolo.”
Hermione schioccò la lingua contro il palato e si alzò per avvicinarsi ad Harriet.
“La cosa positiva, ora, è che sei qui, Harriet. Grazie o meno a Malfoy.”
La corvina annuì, ma lo sguardo del rosso era strano.
Sospettava qualcosa.
 
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“Ho sempre sentito dire che gli esami di fine anno ad Hogwarts erano difficili, ma io li ho trovati piacevoli!”
“Parla per te per favore…”
Il giorno degli esami era arrivato e con esso il quasi fine anno scolastico.
Le giornate erano avanzate repentine e Malfoy non si era più avvicinato di molto. La guardava distante, come a farle capire che era presente. Ad Harriet piaceva e la distraeva dal continuo dolore che la cicatrice gli dava.
Anche quel dì aveva ripreso a dolere e la testa sembrava esplodere. Entrambi i suoi amici se n’erano accorti e quel giorno Ron glielo chiese.
“Tutto bene Harriet?”
“La cicatrice… - commentò con fiato pesante – non fa altro che bruciarmi…”
Hermione sorpassò il rosso e le si avvicinò sospettosa.
“Non è la prima volta…”
“Ma non così!”
“Forse dovresti farti vedere…” balbettò Ron.
“No… Secondo me è un avvertimento. Significa pericolo in vista. Ahia!”
Il trio si fermò verso l’uscita della scuola, sotto un arco. Hermione e Ron guardarono Harriet che alzò il viso rapita dal suono di un flauto. Quello di Hagrid.
“Ma certo! – urlò ricominciando a camminare, rincorsa dagli amici – Non vi sembra curioso che quello che Hagrid desidera di più sia un drago e che si presenti uno sconosciuto che per caso ne ha uno?!
Quante persone vanno in giro con un uovo di drago in tasca, perché non ci ho pensato prima!”
Il camminare diventò correre e tutti e tre si diressero verso il guardiacaccia, cercando di trovare la verità nascosta.
“Hagrid, chi ti ha dato l’uovo di drago!”
L’omone smise di suonare quando i tre bambini gli si fermarono davanti e li fissò con fare interrogativo.
“Com’era fatto?” chiese ancora Harriet.
“Non lo so – rispose Hagrid – non l’ho mai visto in faccia, teneva il cappuccio.”
“Ma con quello straniero, ci dovrai aver parlato!” provò ancora la corvina, sicura che la chiave fosse in quello scontro.
“Beh… Voleva sapere di che genere di creature mi occupavo. Gliel’ho detto!
Dopo Fuffy, un drago non sarebbe stato un problema!”
Harriet impallidì.
“Sembrava interessato a Fuffy?”
“Ma certo che era interessato a Fuffy! Non ti capita spesso di incrociare un cane a tre teste anche se sei del mestiere. Ma gliel’ho detto!
Gliel’ho detto sì!
Il trucco, con ogni bestia, è sapere come calmarla!
Prendi Fuffy per esempio – Harriet ingoiò saliva, ascoltando ciò che voleva sapere fin dall’inizio – basta un po’ di musica e si addormenta come un ghiro!”
I tre bambini si guardarono impauriti ed Hagrid si accigliò, capendo di aver appena detto qualcosa di sbagliato. Harriet tornò sui suoi passi correndo e Ron ed Hermione la seguirono, ascoltando in sottofondo gli urli del guardiacaccia che li chiamava.
 
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La corsa per tutto il castello era stata sfrenata. Avevano cercato il preside in lungo ed in largo, accorgendosi poi di non sapere il luogo in cui si trovava il suo ufficio. Hermione acchiappò Harriet per una mano, dicendole che probabilmente la McGranitt lo sapeva e la corsa ricominciò, questa volta verso l’aula di trasfigurazione.
Quando entrarono all’interno di essa, la professoressa era seduta al banco e scarabocchiava qualcosa su un vecchio tomo. Arrivati davanti al bancone si fermarono tutti ansanti ed Harriet si arpionò al legno della cattedra senza respiro.
“Dobbiamo vedere il professor Silente, immediatamente!”
La McGranitt li guardò un po’ accigliata e poi lasciò la penna, passando gli occhi su ognuno.
“Temo che il professor Silente non sia qui.
Ha ricevuto un gufo urgente dal ministero della magia ed è dovuto partire subito.”
Harriet sbuffò e si scrollò la testa, facendo scivolare le ciocche di capelli in avanti.
“Partire, ma adesso? E’ una cosa importante! Si tratta della pietra filosofale!”
La McGranitt sgranò gli occhi ed alzò il viso come se avessero appena ucciso qualcuno.
“Come sapete-”
“Qualcuno tenterà di rubarla.” La bloccò subito la corvina, guardandola con sincerità.
La professoressa chiuse il tomo e li guardò ancora tutti quanti.
“Non so come voi tre sappiate della pietra, ma vi assicuro che è protetta benissimo!
Ora tornate nei vostri dormitori… In silenzio.”
Harriet fissò gli amici e sospirò affranta, girando i tacchi ed uscendo dall’aula. Com’era possibile che la professoressa prendeva un avvertimento così alla leggera? Doveva fare qualcosa.
“Non è uno straniero quello che Hagrid ha incontrato – disse subito Harriet appena fuori dall’aula – Era Piton e voleva sapere da lui il modo per quietare Fuffy!”
“E con Silente che è partito…” Hermione si bloccò appena prima di continuare.
Una voce strascicata e melodrammatica aveva salutato i tre ragazzi apaticamente. Harriet si girò verso il professore, cercando di scorgere in lui ciò che davvero cercava.
“Allora, tre giovani grifondoro come voi, cosa ci fanno al chiuso… in una giornata bella come questa?”
Harriet fissò Ron che subito si girò verso Hermione. La riccia alzò lo sguardo verso Piton e tentò di dire qualcosa, senza però riuscirci davvero.
“Dovete fare attenzione… Si potrebbe pensare che tramiate qualcosa…”
Durante la risposta, il professore si girò verso Harriet e quella lo guardò con sospetto, facendo alzare un sopracciglio di stupore all’uomo. Gli sguardi si sostennero per un po’ e poi il professore girò i tacchi, scomparendo nei corridoi.
“Harriet… - la riccia la chiamò, tirandogli la cappa – ora che facciamo?”
“Scendiamo nella botola – commentò tranquilla – stanotte.”
 
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La luna era sorta puntuale ed il sole era morto nelle acque del lago come tutte le sere. Il castello era avvolto da una fredda nottata stellata e gli unici a sapere che il mondo era in pericolo, erano gli unici svegli in quel momento, vestiti e pronti per la missione.
Harriet, Hermione e Ron scesero le scale del dormitorio, mantello dell’invisibilità in spalla, passo felpato e cuori pesanti.
La corvina aveva salutato Malfoy quel pomeriggio, senza però dirgli niente. Aveva solamente alzato la mano, conscia che sarebbe potuta morire quello stesso giorno.
L’unica cosa che la svegliò dai suoi pensieri, mentre attraversava la sala comune, fu il verso di Oscar, il rospo di Neville.
Ron cominciò subito a scacciarlo, ma la voce del loro compagno di stanza li rizzò tutti sull’attenti.
“Voi non dovreste essere qui.” Commentò Neville, alzandosi dal divanetto su cui era rimasto seduto tutta la sera.
“Uscite di nuovo di nascosto, vero? – cominciò mettendosi fra loro e la signora grassa – Non ve lo permetto! Metterete grifondoro nei guai e… e vi prendo a pugni!”
Harriet fissò il bambino panciuto alzare le mani, ma una luce grigia attraversò la stanza prima che potesse rispondere.
Hermione aveva lanciato un Pietrificus Totalus ed aveva steso il bambino senza troppa fatica. Il silenzio piombò nella stanza e Ron ingoiò saliva.
“Alcune volte sai essere terrificante – le disse impacciato – lo sai, sì?
Bravissima… ma terrificante.”
Harriet guardò ancora un po’ i suoi amici e poi si strinse la coda alta che si era fatta, passando accanto al corpo di Neville.
“Scusa.”
“Scusa…”
“Scusa amico – tentò Ron, pensandolo davvero – ma è per il tuo bene…”
 
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Il corridoio era proprio come lo ricordavano. Tetro, oscuro e per niente pulito. Durante il tragitto sotto il mantello, Ron aveva più volte schiacciato il piede di Hermione ed aveva quasi sfasciato gli occhiali ad Harriet, ma la cosa più difficile era sicuramente affrontare il cane a tre teste. Come lo avrebbero addormentato?
Hermione aprì la porta che lo rinchiudeva con un Alohomora e quando il legno si mosse, una musica soave uscì dalla stanza. I tre entrarono curiosi e quando la porta si chiuse alle loro spalle, scoprirono la dura realtà.
Fuffy stava russando. Accanto a lui, una magnifica Arpa suonava delle melodie dolci e sognanti ed Harriet ipotizzò che il professore era già stato lì.
Il trio si avvicinò al cane e subito Ron cominciò a lamentarsi.
“Ha un alito spaventoso…”
“Lascia stare – commentò Harriet, avvicinandosi ancora – dobbiamo spostare la zampa.”
“Cosa?”
Gli urlò subito Ron, già battendo i denti dalla fifa. La corvina si girò verso di lui, guardandolo male.
“Muoviamoci.”
Hermione sospirò e si avvicinò per prima all’animale, acchiappando un pezzo della zampa. Harriet e Ron si unirono subito dopo e, dopo essersi saldati bene con i piedi a terra, spinsero tutti all’unisono, spostando la zampa del cane da sopra la botola.
Harriet si tolse della polvere dalla gonna e fissò Ron cercare di non annusare ancora l’alito dell’animale.
Sia lei che Hermione aveva optato per un abbigliamento più o meno comodo, con delle calze pesanti che le coprivano le gambe ed un maglione per il freddo. Ron aveva messo dei pantaloni larghi ed una camicia, che si stringeva saldamente ogni volta che aveva paura.
La riccia si avvicinò ancora alla botola e la aprì con decisione, rivelando un buco nero senza fondo. Harriet li guardò tutti e sospirò.
“Vado prima io, non seguitemi finché non vi do il segnale, se succede qualcosa di brutto, datevela subito a gambe.”
“No Harriet – si intromise Ron, fissandola con coraggio – non posso lasciarti-”
“Aspetta – lo fermò subito lei – non vi sembra troppo... Silenzioso?”
Ron alzò un sopracciglio ed Hermione girò il viso.
“L’arpa. Ha smesso di suonare.”
Tutti e tre guardarono verso il magico strumento e soltanto quando Ron cominciò a lamentarsi che capirono il guaio in cui si erano cacciati.
Fuffy si era svegliato e li guardava ringhiando con tutte e tre le teste.
“Saltate! –urlò subito Harriet –Forza!”
La corvina si buttò nella botola per prima, seguita da Hermione e successivamente da Ron che scampò ai denti di una delle teste per un soffio.
Caddero su qualcosa di stranamente morbido e viscido, illuminato soltanto dalla luce che usciva dalla botola e la prima cosa che riuscirono a pensare fu wow.
Si guardarono intorno spaesati e Ron sorrise.
“Fortuna che c’è questa specie di pianta…”
Harriet si ritrovò grossomodo d’accordo con l’amico, ma quando la pianta cominciò a muoversi, la paura prese il sopravvento.
“Fortuna hai detto?!” urlò cercando di fuggire da quel groviglio di rami che cercava di bloccarla.
Hermione era stranamente tranquilla, non aveva detto nulla come al suo solito ed Harriet pensò che probabilmente, era spaesata quanto lei. La pianta continuò a circondarli e più si muovevano più ella li legava stretti. La corvina immaginò che prima o poi l’avrebbe strangolata, ma Hermione ricominciò a parlare consolandola.
“State fermi tutti e due. Questo è il tranello del diavolo, dovete stare calmi, altrimenti vi ucciderà più in fretta.”
Harriet sbarrò gli occhi e fissò la riccia spalancando la bocca.
Ucciderli più in fretta?!
“Ora si che posso stare calmo!”
Urlò Ron, dando voce ai suoi pensieri, ma quando la riccia scomparve fra i rami, i due si sentirono persi per davvero.
“Hermione!” urlarono in coro spaventati, cercando di liberarsi dalla pianta, ma la voce di Hermione calmò l’animo di Harriet ancora una volta.
“State calmi!”
“Hermione dove sei?” chiese Harriet con le palpitazioni in gola.
“Fate come vi dico, fidatevi!”
La corvina decise di seguire i consigli della riccia e chiuse gli occhi, cercando di rimanere calma. Dopo un lasso di tempo minimo, i rami sotto di lei si districarono e cadde nel vuoto, abbracciando il pavimento subito dopo.
“Stai bene?”
Le chiese subito Hermione, avvicinandosi ed aiutandola ad alzarsi.
“Si – rispose Harriet, tornando in piedi e sistemandosi le vesti – sto bene.”
Ron dall’alto continuava ad urlare ed a divincolarsi e la riccia alzò lo sguardo sospirando.
“Non sta calmo o sbaglio?”
“No, non sta calmo…”
“Devo fare qualcosa!”
Harriet si sentiva impotente e guardava Hermione rimuginare fra sé e sé.
“Ricordo di aver letto una formula ad Erbologia – cominciò, cercando di sovrastare le urla di Ron che chiamavano aiuto – Tranello del diavolo, tranello del diavolo… Ma il sole gli fa male!
Ma certo, il tranello del diavolo odia la luce del sole!”
Harriet annuì furiosamente e alzò il viso nello stesso momento in cui la riccia alzò la bacchetta, corrugando le ciglia.
Lumus solem!”
Una luce si sprigionò dalla bacchetta della ragazza e dopo qualche secondo, i rami si dirasparono ed un urlo strozzato si fece largo nella stanza. Ron cadde a terra subito dopo, abbracciando il pavimento come poco prima aveva fatto Harriet.
“Ron! – urlò Hermione – Ron, stai bene?!”
“Si… - rispose subito il rosso, alzandosi a fatica – uuh! Fortuna che eravamo calmi.”
Harriet lo guardò accigliandosi ed Hermione fece la stessa cosa.
“Per fortuna che Hermione si è applicata ad Erbologia.”
Ron le guardò sorridendo e la corvina sospirò.
L’unico ragazzo del gruppo… L’unico che aveva urlato come una femminuccia.
 
 
 
 
Note: Non ci credo… Sono riuscita a finire il capitolo in tempo!
Sono stata in ospedale fino sta mattina e credevo di mandarvi in bianco… Spero almeno di riuscire a passare le feste in famiglia!
Ed ecco qui, comunque, il nuovo capitolo, con Ron che urlicchia come pochi facendo poi il vago con le ragazze… Eh, Ron Ron…
Grazie a chiunque mi segue ancora e che commenta ogni volta!
  
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