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Autore: Taiyou_no_shita    20/12/2015    5 recensioni
[University!AU] [NaLu]
L'ereditiera Lucy Heartfilia, abituata a una vita solitaria e principesca, contro tutte le aspettative del severo padre si trasferisce a Tokyo per studiare Lettere all'università, ma la sua vita nel dormitorio Fairy Tail sarà ancora più movimentata di quello che si aspettava.
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«Eri NUDO nel mio bagno!»
«Tu ti fai per caso la doccia vestita?» replicò serafico il ragazzo, passandosi una mano tra le umide ciocche rosa dritte sulla testa.
«Io mi faccio la doccia nel MIO bagno, a differenza tua» lo rimbeccai acida, incrociando le braccia sotto il seno.
«Beh, l'acqua è ancora calda, se vuoi entrare». Il sorriso malizioso che mi rivolse mi fece tremare le gambe e considerare per un millisecondo di accettare la sua proposta.

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Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I legami della colazione 

 
 
Quando mi svegliai la mattina seguente, capii subito che non ero sola nella stanza: c'era un altro respiro ritmico e profondo di una persona addormentata che si alternava al mio. Alla flebile luce del mattino che filtrava dalle tapparelle non perfettamente chiuse, mi tirai a sedere sul letto, per verificare di quale delle due compagne di stanza si trattasse.
Scoprii che era Juvia la ragazza addormentata nella stanza, mentre Erza non c'era; doveva aveva dormito magari da uno dei suoi fidanzati/amici/amici con benefici. Non che mi interessasse.
Fui contenta che non mi avesse svegliata rientrando quella notte: sarebbe stato difficile poi riaddormentarmi con la sensazione della presenza di qualcun altro che ti respira vicino. Qualcuno di cui non mi potevo ancora fidare, tra l'altro. E se fossero state delle maniache intenzionate a fotografarmi nel sonno e distribuire poi le foto di me addormentata con la bavetta alla bocca su tutte le bacheche del campus? O diffondere su Facebook dei video di me che parlavo nel sonno? Non che avessi mai parlato nel sonno, per quanto ne sapessi, ma c'è sempre una prima volta e la sfiga ci vede benissimo.
Mi alzai in punta di piedi e sgattaiolai in bagno per darmi una rinfrescata.
Nonostante l'ansia avevo riposato bene, per cui il piccolo specchio mi restituì l'immagine di un viso fresco e privo di occhiaie, impreziosito da vispi occhi nocciola e contornato da una cascata di capelli dorati nemmeno troppo in disordine.
Compiaciuta, mi vestii con un maglioncino morbido color panna e dei pantaloni marroni semplici ma che mettevano in risalto le mie gambe piuttosto lunghe. Degli stivaletti di camoscio e un bel paio di orecchini d'oro completarono il look per il primo giorno di università. Sapevo che sarebbe probabilmente stata l'unica mattina in cui avrei avuto il tempo di curarmi così - poi tra lezioni, compiti, studio e impegni serali sarebbe stata già un'impresa trascinarsi giù dal letto a un'ora decente - perciò ci misi un impegno particolare nell'apparire carina.
Uscii dalla stanza, facendo attenzione a non svegliare una Juvia ancora addormentata.
Nella cucina comune del piano c'era un gruppetto di persone che facevano colazione: dalla porta socchiusa proveniva un invitante profumino di caffè e dolci, unito ad allegre risate e rumore di cucchiaini che venivano rigirati nelle tazze. Mi sarebbe piaciuto unirmi a loro, ma purtroppo non avevo portato con me altro cibo a parte la barretta energetica con cui avevo cenato, e la mia parte della dispensa era ancora vuota; pensai allora di uscire dal dormitorio e andare alla disperata ricerca della mensa, maledicendomi per non aver avuto voglia di esplorare il campus la sera prima.
Continuando a percorrere il corridoio, oltrepassai poi la porta semiaperta del salottino adiacente alla cucina e provai a entrare, sperando di trovarci qualcuno che avrebbe potuto indicarmi la strada più veloce per arrivare alla mensa.
Tuttavia, l'unica persona che trovai fu una ragazza mora dai capelli lunghi e ondulati spaparanzata su un divanetto, con una bottiglia di birra miracolosamente ancora in piedi abbandonata in terra vicino alla mano ciondolante che penzolava dal bracciolo. Incuriosita, mi avvicinai per guardarla bene; anche in quelle condizioni piuttosto pietose, aveva un'aria molto più adulta della mia, chissà se per via del trucco pesante, con la matita che le era colata un po' dagli occhi cerchiandoli di scuro, oppure per via dell'abbigliamento maturo e provocante.
In quel momento la ragazza - che non riuscivo a decidere se fosse semisvenuta o semplicemente addormentata - emise un gemito forte e prolungato.
«Ehi! Stai bene?». Mi avvicinai a lei improvvisamente preoccupata e cercai di scuoterla per le spalle. Ci fu un altro gemito sofferente in risposta.
«Svegliati!» la pregai, ora in allarme.
La ragazza più grande strizzò le palpebre e le sue mani si mossero incoscientemente come quelle di uno zombie, in avanti e alla cieca... atterrando sulle mie tette.
«Kyaaaa!» urlai, cercando di spostarmi all'indietro, ma lei era più forte di quanto mi aspettassi da un'ubriacona mezza sveglia e mezza no.
«... morbide...» mugugnò in modo poco comprensibile la ragazza, rafforzando la presa sul mio generoso davanzale, con così tanta irruenza che si sbilanciò dal divanetto e cadde in avanti, travolgendomi e facendomi finire a chiappe per terra.
Udii del trambusto alle mie spalle e poi una voce preoccupata. «Cana! Tutto bene, Cana?!».
Mi voltai e vidi che un gruppetto di ragazzi era comparso sulla soglia, evidentemente richiamato dal mio urletto. Quando si accorsero della situazione, tutti e tre scoppiarono a ridere a crepapelle. Certo, non doveva essere una scena di tutti i giorni vedere una matricola molestata sessualmente da una sua senpai in trance etilica, ma io sono sempre stata poco autoironica e in quel momento le loro risate mi mandarono più in bestia che mai.
«Che avete da guardare? Toglietemela di dosso!» sbraitai acida.
Tra le risate generali, si fece avanti un ragazzo dai capelli corvini spettinati con indosso dei jeans e una camicia completamente sbottonata.
«Scusa, scusa» iniziò, asciugandosi una lacrima dall'angolo dell'occhio. Si avvicinò alla ragazza chiamata Cana e la sollevò di peso per le ascelle, piazzandola di nuovo semisdraiata sul divanetto. Poi tornò a rivolgersi a me. « Sei nuova, giusto? Ti ci abituerai, lei fa sempre così. Soprattutto quando di fronte a un bel paio di...» alluse, ammiccando alle mie grazie femminili ingiustamente maltrattate.
Ci fu un altro coro di risate, e mentre mi sollevavo in piedi, aggiustandomi i pantaloni spiegazzati nella caduta, ebbi modo di osservare meglio i tre senpai che erano accorsi.
Era probabilmente il gruppetto che avevo sentito fare colazione in cucina, perché la ragazza albina dagli occhi azzurri aveva ancora in mano una tazza fumante e il ragazzo più indietro si stava pulendo la bocca sulla sua... sciarpa?
Era quello di ieri! Ci avevo messo un po' a riconoscere il ragazzo dai capelli rosa che mi aveva accolto nella stanza, ma ora, facendo due più due, quello di fronte a me che aveva aiutato Cana a rialzarsi corrispondeva perfettamente alla descrizione di Juvia: doveva essere per forza...
«Gray... sama?» balbettai, instupidita.
L'espressione sul volto di Gray parve congelarsi.
«No! No! Anche tu! Via dalla mia vita!» gridò, allontanandosi da me con uno scatto degno di un centometrista. Si nascose dietro il ragazzo dai capelli rosa, continuando a lamentarsi disperato: «Ma cosa è preso a quelle del primo anno? Non bastava la matricola di ieri a chiamarmi con quello stupido suffisso onorifico e a pedinarmi come un'ombra, adesso ci si mette un'altra!».
Rendendomi conto dell'equivoco, mi feci avanti. «No, aspetta! Stai parlando di Juvia? Io sono la sua compagna di stanza. Ho sentito parlare di te da lei e...».
L'atmosfera si tranquillizzò, Gray sospirò di sollievo e il ragazzo dai capelli rosa parlò in mia difesa. «È vero! Ci siamo conosciuti ieri. È Luigi, la seconda compagna di stanza di Erza. Non è pericolosa».
«Mi chiamo Lucy, in realtà» lo corressi per l'ennesima volta. «E non credo di sapere il tuo nome».
«Giusto, scusami. Sono Natsu».
Mi si parò davanti per stringermi la mano e, quando la presi, un calore anormale si diradò dalla mia mano fino a raggiungere ogni fibra del mio corpo. Quel ragazzo sembrava una stufa umana, ma la sensazione era senza dubbio piacevole. Quando ritirò le sue dita dalle mie, ebbi l'istinto di riafferrarle per provarla ancora, ma dovetti contenermi e lo lasciai andare con disappunto.
«E io sono Mirajane» si presentò l'albina.
I miei occhi si posarono su di lei e dovetti riconoscere che era bellissima. Aveva gli occhi azzurri più splendenti che avessi mai visto, molto più chiari e dolci di quelli di Juvia, e i capelli bianchi, fermati sulla fronte in un grazioso ciuffetto, le ricadevano fino al bacino in onde perfette. Anche il corpo era proporzionato come quello di una modella e, quando mi sorrise, ne rimasi affascinata.
«Molto piacere...» le sorrisi di rimando, agitando la mano imbarazzata.
«Non hai ancora fatto colazione? Vieni a mangiare con noi!» propose Natsu.
«Ma... Non ho nulla nella dispensa... Volevo andare alla mensa in realtà...» mi schermii.
Mirajane sorrise dolcemente. «Non devi preoccuparti di questo. Qui al dormitorio Fairy Tail siamo come una famiglia. Quello che è mio, è tuo, e viceversa. Quando potrai, ricambierai il favore».
«Ben detto, Mira!» saltò su Natsu. «Andiamo!» mi afferrò per mano con entusiasmo e mi trascinò fuori dal salottino, verso la cucina. Non posso negare che lo seguii quasi solo per poter avvertire più a lungo il tepore irradiato da quella mano forte che racchiudeva la mia.
 
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Mentre Natsu divorava il terzo cornetto alla crema e Gray sorseggiava il suo caffè freddo, la bella Mirajane mi serviva biscotti e mi riempiva di domande, anche piuttosto invadenti a dire la verità. Il fatto era che ogni volta che esitavo a rispondere, nei suoi occhi color del cielo balenava una scintilla pericolosa che mi faceva scattare in testa un campanello d'allarme, quindi mi ritrovai a spiattellare a lei, Natsu e Gray più cose su di me di quanto sapesse la maggior parte della gente.
Durante la chiacchierata, però, avevo anche scoperto delle informazioni sugli altri inquilini del Fairy Tail. Gray e Natsu, entrambi del secondo anno, frequentavano il corso di Scienze motorie e sportive: erano molto portati per l'attività fisica ed eccellevano in un sacco di discipline. Mirajane era del terzo anno, così come Erza, ma mentre la prima stava per laurearsi in Psicologia, venni a sapere che la mia compagna di stanza era iscritta a Giurisprudenza, e sognava di diventare avvocato o giudice: pensai che da quel poco che avevo visto di lei, questa aspirazione le si addiceva particolarmente.
«E così sei iscritta a Lettere! Anche Levy-chan del primo piano. È una matricola anche lei, l'abbiamo conosciuta ieri in cortile. Quando scendiamo le andiamo a bussare, così potreste andare a lezione insieme oggi» propose Mirajane.
«Volentieri!» acconsentii. Avevo proprio voglia di conoscere qualcuno del mio stesso anno che fosse più normale di Juvia.
E Levy-chan non mi deluse. Dal primo momento che la vidi quella mattina, provai un moto di simpatia istantanea. Nonostante avesse la mia età, dimostrava uno o due anni di meno: era minuscola, con un fisico mingherlino e delicato e quel suo caschetto turchese dalla frangetta sbarazzina tirata indietro da una fascia per capelli arancione.
Era già pronta quando venne ad aprirci alla porta, vestita di tutto punto e con una borsa di libri che sembrava più pesante di lei a tracolla.
Mirajane ci presentò e Levy sembrò entusiasta di conoscere un'altra studentessa di Lettere, tanto che mi chiese subito il permesso di chiamarmi Lu-chan.
Tutti ci salutammo e ci dirigemmo verso le rispettive lezioni della mattina. Io e Levy avevamo due ore di Storia dell'Antichità, che filarono lisce come l'olio, soprattutto per la mia nuova amica, che mi confidò di avere una grande passione per le lingue antiche e l'archeologia.
Terminata la lezione, riaccesi il cellulare, che avevo spento prima dell'inizio per non venire distratta; appena si fu collegato alla rete Wi-fi del campus, l'apparecchio iniziò a vibrare come un pazzo man mano che arrivavano delle nuove notifiche su Facebook.
Mi stupii: non ero mai stata una troppo popolare e di solito le mie notifiche dei social network erano in buona parte gli avvisi dei compleanni di "amici" alle cui feste non ero stata invitata. Perciò, molto sorpresa, andai a controllare.
Levy McGarden ti ha aggiunto agli amici.
Mirajane Strauss ti ha aggiunto agli amici.
Gray Fullbuster ti ha aggiunto agli amici.
Erza Scarlett ti ha aggiunto agli amici.
Mirajane Strauss ti ha invitato a unirti al gruppo chiuso "Dormitorio Fairy Tail".
Erano solo delle insignificanti richieste di amicizia su un social network, ma per me avevano un significato più grande: volevano dire che ero stata accettata, che qualcuno mi aveva anche solo lontanamente trovata simpatica e riconosceva che facevo parte di qualcosa.
Un'altra notifica fece illuminare il mio cellulare.
Natsu Dragneel ti ha aggiunto agli amici.
Hai ricevuto 1 nuovo messaggio da Natsu Dragneel: "Pranzo alla mensa? Ti aspettiamo!".
Un sorriso luminoso si fece strada sul mio viso.
Mi voltai verso Levy, che stava finendo di riporre i suoi fogli di appunti nella tracolla. «Daiii, vieni, andiamo a pranzo!». La trascinai allegramente per una manica.
La mia nuova vita stava prendendo forma.

 
 
Angolo autrice:

Sono tornata! In questo capitolo ho scritto la metà delle cose che avrei voluto inserire, e me ne dispiace un po', ma sinceramente non avrei saputo come farci entrare altro senza farlo sembrare troppo confusionario o troppo pieno di informazioni :/
Lucy è già partita in quarta e si sente riempita di affetto da tutti, ma non sarà proprio rose e fiori come lei si immagina... Diciamo che alcuni studenti del dormitorio sono i classici tipi che se gli dai un dito si prendono tutto il braccio! Quindi ne vedremo delle belle :P
Ci sentiamo presto <3

Taiyou


 
 
   
 
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