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Autore: thecrazyone    20/12/2015    0 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Sono Hazel.” dissi con nessuna enfasi, cercando di non sembrare maleducata. Lui cercò di mettere a fuoco il mio viso, e poi scese dalla ringhiera, spegnendo la sigaretta in un posacenere vicino. “Oh Hazel, non dirmi che ti trasferisci in quell’appartamento.” Sbuffò annoiato. Mi sorpresi per quella risposta, alzai un sopracciglio e lasciai da parte il non voler essere maleducata. “Vuoi impedirmelo, per caso?” uno sguardo di sfida mi prese il volto. Soffiai via il fumo e feci un altro tiro. Volevo solo fumare in santa pace, ma qualcosa me lo impediva. Qualcuno me lo impediva.
“Se potessi farlo lo farei. Menomale che prima o poi te ne andrai da sola”
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9.
Mille e uno cose.

 
La mattina dopo mi svegliai con un cerchio alla testa. Consapevole che sarebbe stata un pessima giornata, mi alzai svogliatamente dal letto, camminai come uno zombie alle prime armi verso il bagno, mi lavai lentamente e tolsi via dalla pelle tutto ciò che non mi avrebbe giovato a nulla. Come per esempio il ricordo di quei pochi baci tra me e il moro, segni indelebili del fatto che di odio non ce n’era da tempo tra noi. Le sue mani che brutalmente mi sbatterono contro la parete. I suoi occhi, la sera prima, che a sentire la parola ‘amici’ quasi volevano buttarmi giù dal palazzo. Una miriade di pensieri incasinati mi ruotarono in testa. Alle otto e mezza del mattino ero già pronta ad andare, con la tracolla nera su una spalla e un pesante scatolo retto dal mio braccino destro. Poi uscii dalla porta controllando quella di Zayn. Immobile. Tirai un sospiro di sollievo nel non doverlo incontrare e corsi via, lasciando le chiavi dell’appartamento nella sua cassetta delle lettere. L’aria di Londra gremiva di nebbia e il freddo faceva accapponare la pelle. Anche sotto tutti gli strati di vestiti potevo sentire il gelo che mi accarezzava. Raggiunsi la macchina e posai lo scatolo nel bagagliaio, poi a piedi mi diressi verso il bar, che non distava pochissimo a piedi, ma non mi andava di prendere la macchina.
“Buongiorno a tutti” esclamai entrando. Non c’era ancora nessuno, solo Mattie al bancone e un ragazzo seduto in uno degli sgabelli. Tolsi la giacca e legai il grembiule ai fianchi, ricevendo un’occhiataccia da Mattie, che stava versando del caffè al cliente. Lo raggiunsi dietro il bancone e mi versai anch’io un caffè chiedendogli con un cenno se ne volesse anche lui un po’. Lui scosse la testa.
“Allora Haz… E’ un po’ che non ci vediamo.. come.. che.. che si dice?” chiese dubbioso, incerto. Dopo la nostra magica serata l’avevo evitato in tutti i modi, non avevo risposto alle sue chiamate e ai suoi messaggi. Niente. Mi era anche dispiaciuto ma non avevo saputo gestire la situazione in modo migliore. “Tutto bene Mattie e tu?” risposi, prendendo la moneta che il ragazzo mi lasciò sul bancone prima di andare via agitando una mano.
“Bene. Senti Hazel, io.. volevo solo chiederti scusa per quella sera, magari ti sono sembrato troppo affrettato e tutto il resto.” Disse abbassando la testa. “Mattie senti, va tutto bene, semplicemente non è il momento adatto per me di avere un coinvolgimento con qualcuno. Scusami” ammisi.
“Ok, si, grande, perfetto. Ti va bene se vado un attimo a fare un po’ di spesa? Sembra che non arriverà nessuno per la prossima ora e ho davvero bisogno di comprare qualcosa.” Annuii sorridendo e gli dissi che poteva andare senza problemi, e che al bar ci sarei stata io per tutta la giornata. Dopo essere andato via, restai sola per circa mezz’ora, poi arrivò Tess con una faccia da funerale e le preparai il solito caffè triplo con la cannella in polvere sopra. La ragazza si sedette, prese il caffè e se lo versò in poco tempo giù per la gola senza neanche prendere fiato. Arricciai il naso e sorrisi sorpresa, lei alzò lo sguardo su di me e me ne chiese semplicemente un altro. “Brutta giornata?” chiesi finalmente, versando il caffè nella stessa tazza.
"Non ho chiuso occhio, tra un’ora ho un intervista con un importante imprenditore di Harlow e ho venti minuti per inventarmi qualcosa da chiedere, dopo di che dovrò andare a in ufficio, spedire le domande alla redazione per avere l’ok e raggiungere Harlow, nell’Essex, in 40 minuti. In pratica, sarò licenziata, sola e senza nemmeno aver dormito.” si lamentò parlando velocemente e dopo aver finito tirò giù il secondo caffè.
“Ok, che ci vuole, scriviamo le domande adesso, mandi le domande dal pc che ho in macchina e aspetti l’ok da qui, risparmierai almeno 20 minuti sulla tabella di marcia. Perché non hai dormito?” chiesi, dopo aver risolto un paio dei suoi problemi, ma nessuno dei miei.
“Oddio sarebbe fantastico, grazie Haz. Beh, perché non ho dormito? Harry.” Esclamò come se fosse la cosa più normale del mondo. Nel frattempo pensai di non poter raggiungere la macchina senza lasciare scoperto il locale. Mi maledii mentalmente per aver scelto il momento peggiore del mondo per venire a lavoro a piedi. Se solo qualcuno avesse potuto portarmelo più in fretta possibile, sarebbe stato fantastico. “Harry? Ok ora mi racconti. Fammi solo fare la più imbarazzante chiamata degli ultimi dieci anni.” La vidi accigliarsi e la ignorai, presi il telefono e composi velocemente il numero di Zayn. Rispose in fretta, come se avesse il telefono già tra le mani, il che mi parse strano, dato che non lo avevo mai visto smanettare con il telefono tra le mani. “Hazel” rispose con il suo solito tono duro e fermo.
“Zayn ciao, scusa se ti disturbo a quest’ora” la voce mi uscii piccola e anche un po’ deprimente. “Non fa niente, stavo solo disegnando, va tutto bene?” chiese preoccupato.
“Si si, è tutto apposto. E’ solo che volevo approfittare della nostra super amicizia per chiederti un favore” sperai che non mi insultasse.
“Wow, pensavo che per chiedere favori sarebbe dovuto passare almeno un mese. Dimmi tutto” rise. Sorrisi per l’imbarazzo e diedi le spalle a Tess che guardava la scena stupita e anche molto contrariata. Lei non sapeva ancora del fattaccio della sera precedente, sapeva che eravamo ancora tra odio e amore, senza essere sbilanciati.
“Tess ha un problema di lavoro e voleva aiutarla prestandole il mio computer, ma sono venuta a piedi e il mio computer è in macchina. Non è che per caso potresti prenderlo e portarmelo al locale? Sono da sola e non posso lasciare il bar in questo momento.” Seguirono momenti di silenzio in cui stava sicuramente decidendo come dirmi di no ma poi lo senti buttare via l’aria quasi come se si fosse tolto un peso e cominciò
“Certo, hai lasciato la macchina aperta? Che imprudente. Arrivo” e chiuse la chiamata. Mi voltai verso Tess, che stava scrivendo qualcosa su un taccuino, probabilmente le domande per l’intervista. Alzò lo sguardo verso di me e finalmente mi chiese cosa diavolo era successo. “Siamo.. amici.” lei strizzò gli occhi e rise.
“Non potrete mai essere amici. E poi non avevate litigato pochi giorni fa? Finito tutto come al solito? E comunque non siete gli unici idioti ad aver preso l’affascinante via dell’amicizia.” Disse alludendo a lei e Harry. Spalancai gli occhi e lei annui.
“Oddio ma cos’è? Un’epidemia? Comunque, sua sorella tornerà dalla riabilitazione, finalmente potrà godersi suo fratello in casa propria e io sono felice per Zayn, adesso devo solo trovare un altro appartamento. Non ho intenzione di tornare a vivere con Josh e Jessie, li adoro, ma non è più il mio posto.” Lei mi rivolse un sorriso di conforto e dopo averne parlato un po’ ci concentrammo sulle domande. Il tempo stringeva. Un auto si fermò davanti il bar, sperai che fossero clienti dato la pessima giornata, ma dalla porta a vetri vidi avvicinarsi Zayn. Indossava una maglia bianca, con lo stemma di qualche band americana, un giubbotto di pelle nera, dei jeans scuri molto aderenti e degli anfibi neri. Quando il mio sguardo incontrò il suo sentii quasi come se il mondo si fosse fermato per un secondo. Poi venne a entrambi un sorriso indeciso e spento. Dietro Zayn si fece avanti Harry, il che mi fece infuriare perché non volevo creare delle tensioni a Tess, anche se per lei io me ne ero create chiamando Zayn. Il riccio guardò alla stesso modo Tess, e la scena sembrò ripetersi, solo che stavolta potevo vedere da occhi esterni. E sembrava davvero una cosa molto triste. Inutile non pensare alle labbra di Zayn che si posano sulle mie, avvolgenti e calde. Inutile non pensare alla potenza della nostra vicinanza, almeno quella potenza che io sentivo dentro quando mi stava accanto, o quando litigavamo. Tess tornò a guardare il suo taccuino evitando per poco lo sguardo di Harry, che la pietrificava. “Ecco il tuo computer.” Esclamò Zayn mostrando il portatile che aveva tra le mani. “Grazie mille Zayn” risposi secca. Harry si sedette vicino a Tess che cercava di ignorarlo, Zayn mi chiese un caffè corretto. “Sono sono le nove e mezza del mattino, Zayn. Non ti sembra un po’ presto per bere?” chiesi versando solo caffè in una tazzina bianca.
“Dovresti essere mia amica, non mia madre, Hazel” sorrise, mi raggiunse dietro il bancone e prese una bottiglia di superalcolico, versandone un po’ nella tazza. Sembrava felice, non troppo devastato dal nostro accordo. Infondo, se non gli importava di non poter stare con me, non capivo perché non sarebbe dovuto essere stato felice. Tess posò il computer sul bancone e lo aprii, cominciando a digitare cose. Harry le stava con il fiato sul collo e ogni tanto le parlava, le faceva domande, la punzecchiava e Tess rispondeva a monosillabi, concentrata sullo schermo, imperturbabile. Avrei voluto essere stata come lei, ferma e decisa. Che anche avendo preso uno stupido accordo di amicizia non dimenticava ciò che provava e non si faceva del male mentale. Mentre io lavavo alcune cose, Zayn era tornato a sedersi sul suo sgabello e mi fissava.
“Cosa fai oggi Hazel?” mi chiese ad un certo punto. Alzai lo sguardo e sorrisi alzando le spalle. “Quello che sto facendo ora. Lavoro” risposi schietta, lui non rispose.
Mattie entrò con delle buste della spesa e guardò molto male sia Zayn che Harry, che non si limitarono nel ricambiare con occhiate ben peggiori.
“Eccomi Hazel, pronto al tuo servizio” posò le buste nel retro, raggiunse il bancone e rimettendosi il grembiule sui fianchi, mi scoccò un bacio sulla guancia. Capii subito che era solo un gesto di provocazione nei riguardi dei ragazzi, anche se non ne capivo il motivo, dato che non si conoscevano nemmeno. Ignorai la scena ridicola di Zayn che si infuriò e andò via senza nemmeno salutare la sua grande amica. Harry mi salutò, scoccò un bacio sull’angolo della bocca di Tess e andò via con un sorriso enorme.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” chiese Mattie facendo una smorfia. Ignorai anche lui e mi rivolsi a Tess.
“Tutto fatto?” le chiesi. Lei chiuse il computer, mi guardò e sorrise.
“Tutto fatto. Mi restano cinquanta minuti per fare un viaggio che normalmente dura un’ora e dieci. Grazie per il computer, ti adoro. Dimmi in bocca al lupo!” e così feci. Scappò via di corsa, lasciandomi sola con Mattie che giocava con il telefonino. Si prospettava una giornata particolarmente devastante. Salii in macchina in una frazione di secondo, tirandomi dietro lo sportello. Harry mi raggiunse subito dopo con un sorriso insopportabile. “Amico, ma l’hai visto? Dovrei gonfiarlo di botte” quasi urlai, lui mi mise una mano sulla spalla come per calmarmi, ma con scarsi risultati.
“Zayn, le hai detto che sareste stati amici, non puoi arrabbiarti se adesso si vede con altri ragazzi” disse come se fosse la cosa più normale del mondo. Ma no, non lo era, non per me.
“Punto primo, non sono stato io a uscire questa stupida storia dell’essere amici, punto secondo mi stai forse dicendo che lei si vede con quel tipo? Mi prendi in giro? Non lo farebbe mai” sbuffai infastidito. Non l’avrebbe fatto, non dopo aver saputo cosa provo per lei, non dopo aver sentito la storia della mia famiglia, di mia sorella. Non Hazel, non la mia Hazel. Harry mi guardò contrariato e io misi in moto. “Allora, Safaa torna a casa?” mi chiese, cambiando discorso. A sentire il suo nome sorrisi.
“Questo pomeriggio. Vado a casa di Haz per sistemare un po’.” Dissi senza pensare.
“Casa tua Zayn, tua e di Safaa” puntualizzò. Avrei voluto che non lo facesse, mi sentii subito morire dentro ricordando cosa avevo fatto a Hazel. Mi meritavo di vederla con un altro. A metà strada accesi una sigaretta e ne passai una a Harry, che fece lo stesso. Rimasi sdraiato sul letto di Haz per ore. Harry venne a chiamarmi all’una dicendomi che stava ordinando cinese e mi chiese se ne volessi un po’. Annuii e tornai a sdraiarmi. La domanda poi mi porse spontanea, non potevo non saperlo, come avevo fatto a non chiedermelo prima. Presi il cellulare e composi il numero di Haz. Per pranzo il bar chiudeva, mi chiesi se fosse a pranzo con quel tizio, se la stesse baciando, se lei avrebbe accettato di dormire da lui e poi non riuscii più ad andare oltre con le fantasie perche avrei potuto distruggere tutto ciò che mi circondava.
“Hazel dove dormirai sta notte?” non aspettai nemmeno che rispondesse con un ‘pronto?’ o con il suo solito ‘dimmi’. Dall’altro capo del telefono sentii il silenzio, poi sentii la sua voce così tenera parlare.
“Ho un sacco di posti in cui potrei andare, devo solo scegliere. Perché?” sperai che uno di quei posti non fosse il letto del barista.
“Mi dispiace Hazel. Per averti messo in questa situazione” ancora sdraiato, guardando il soffitto bianco sporco non riuscii a non volerla vicino. Da quando avevo conosciuto lei, no avrei mai voluto separarmene. Lei non rispose, perciò cambiai discorso, per non metterla a disagio.
“Che ne dici di venire a pranzo? Abbiamo ordinato cinese” lei esitò a rispondere, la sentì soffiare via la tensione. “Non credo che sia il caso Zayn”
“Speravo solo che potessi venire con me a prendere mia sorella questo pomeriggio, ma capisco se non ti sembra il caso. Scusami” chiusi la chiamata. Forse non avrei dovuto dire che avrei voluto che lei venisse con me da Safaa, perché tutto ciò mi rende dannatamente vulnerabile e stupido. Harry mi raggiunse con il pranzo e dopo mezz’ora di cretinate seduti a tavola, sentimmo bussare alla porta. Ordinai a Harry di andare ad aprire e quando vidi Haz fare capolino in cucina gli spaghetti mi andarono di traverso.
Mi alzai velocemente e le andai incontro restando un po’ a distanza, Harry si sedette di nuovo a tavola e continuò a mangiare il suo pollo con noncuranza. Con un cenno della testa invitai Haz a spostarci in camera e lei annui. Non sapevo chi avrebbe dovuto dire qualcosa per primo, non sapevo nemmeno ci facessimo tanti scrupoli, in fondo noi due eravamo solo stati allontanati da forze maggiori, ma ora piano piano tutto si stava mettendo a posto e io non avrei voluto altro che starle vicino. Le guardai intensamente il volto in quegli attimi in cui nessuno provava a dire una parola. Aveva le guancie rosse, i capelli grigi legati il due codini e dietro lasciati sciolti. Aveva mille cose addosso, mille cose che avrei voluto togliere per scoprire il suo bel corpo, così minuto e fragile. Le sue labbra carnose tirate in un sorriso imbarazzato la facevano sembrare così tenera e indifesa. “Scusa” cominciò, muovendo armonicamente le labbra.
“Non ne hai motivo” le risposi. Si tolse la giacca e il cardigan nero scese di poco facendo intravedere la spalla scoperta, con la pelle chiara come il latte. Si ricompose subito e dopo aver posato la giacca sulla sedia tornò a guardarmi.
“Mi piacerebbe venire a prendere tua sorella” sorrisi a sentire quelle parole. Si tolse un altro capo. Il cardigan nero di lana che mi aveva regalato la visione della sua pelle poco prima. “Stai uscendo con quel tipo?” chiesi. Era una conversazione sconnessa, ma era come se non servissero parole in più, solo il necessario.
“Adesso sei geloso?” rispose lei con un sorriso. Si tolse il cardigan e restò in canottiera. Una canottiera larga e nera, che lasciava le spalle scoperte sia davanti che dietro. Non c’era caldo, quindi cercai in poco tempo un’altra motivazione per la quale si stava togliendo tutto. Non che mi dispiacesse.
“Da morire. Ma ti prego, dimmi che non ti vedi con lui” mi avvicinai di un passo, restando concentrato sui suoi occhi gelidi.
“Non mi vedo con lui” si avvicinò anche lei, senza paura. E così restammo ad un passo l’uno dall’altra, morendo dalla voglia di saltarci addosso. Tutto ciò mi fece ricordare la nostra litigata sul tetto, quando la lasciai chiusa fuori, e quando dopo le urla aveva cominciato a piovere eravamo rimasti lì a fissarci, intenti nello scoprirci a vicenda, anche durante un litigio. Stavolta però, non sarei rimasto a fissarla da lontano, l’avrei presa finalmente tra le mie braccia e ancora una volta l’avrei baciata. E così feci. Azzerai la distanza tra noi e dolcemente poggiai le mie labbra sulle sue, che restarono lì per molto tempo. Giusto il tempo per recuperare tutto quello che non avevano passato incollate. Lei schiuse le labbra e il bacio continuò più forte e passionale. La presi in braccio e lei strinse le gambe sui miei fianchi. La adagiai sul letto e non mi allontanai mai dal suo corpo. Finalmente. La storia degli amici-non amici non aveva funzionato. Mi erano mancate così tanto le sue labbra, il suo sapore.
“Sei venuta per saltarmi addosso, amica mia?”
Scosse la testa.
“Sta zitto Zayn”
Sorrise contro le mie labbra, mischiandole di nuovo alle sue.
“Scherzavo, sono felice che tu sia qui” dissi, lei inarcò la schiena, in modo che mi fosse più facile togliere la maglietta e sganciarle il reggiseno. Scesi a baciarle il collo e poi il seno, morsi il capezzolo, tirandolo un po'.  Scesi a lasciarle baci sulla pancia, dolcemente. Capovolse la situazione mettendosi su di me. L'eccitazione aumentava sempre di più, e ne approfittai per farle capire le condizioni in cui mi trovavo, spingendo il mio bacino contro il suo. Si morse il labbro, portando le mani sul cavallo dei miei jeans. Li sbottonò, e nel frattempo mi tolsi le scarpe con l'aiuto dei piedi. Mi abbassò i jeans, facendoli cadere per terra.  La liberai dei suoi pantaloni, mettendo poi gli indici ai lati dei suoi slip. Nel frattempo mi baciava, passando dalle labbra al collo, dal collo alle labbra, mentre le sue mani giocavano con i miei capelli.
 

Non potevo credere che tra me e Zayn si stesse bruciando in intero momento in cui nessuno ci avrebbe interrotti o fermati, potevamo stare insieme e lasciare che tutta quella distanza si annullasse in un secondo. Portai le mani sull'orlo dei suoi boxer. Sfiorai il suo membro eccitato, facendolo gemere.
“Dio santo Hazel” disse stringendo i denti mentre chiuse per poco gli occhi. Rallentò improvvisamente, si allontanò da me, guardandomi negli occhi. Credessi di aver sbagliato un altro volta. Mi maledii per non essermi fermata ma poi riflettei sul fatto che io non volevo affatto fermarmi. E non sembrava che a lui dispiacesse, restai confusa. Mi lasciò un bacio veloce sulle labbra e mi tirò su a sedere.
“Voglio averti, ma non così, non ora.” disse poi. Si alzò dal letto e si rivestì, passandomi le cose che erano sul pavimento.
“E da quando in qua sei così dolce e romantico?” chiesi. Per una come me che odia questo genere di frasi, sembrò strano il fatto che non mi dispiacesse sentirmele dire da Zayn. Non perché detto da lui tutte le cose sono diverse e stronzate simili, solo che visto l’andamento irregolare del nostro strambo rapporto, sembrava che volesse che non fosse più poi così strambo.
“Non lo sono. Potrei prenderti adesso e sbatterti al muro in modo molto virile. Ma non lo farò, perché non è ancora il momento” rispose, infilandosi la maglietta e tirandomi per una mano non appena mi vestii completamente. Si avvicinò ai piedi del letto, dove io ero in ginocchio, mi prese il volto tra le mani e mi baciò ancora.
“Stai ancora cercando il modo di dirmi che hai una famiglia segreta in Messico?” chiesi divertita tra un bacio e l’altro. Lui rise di rimando e annuì.
“Esattamente. Hai fame? C’è ancora del pollo al curry se Harry non l’ha ancora divorato” mi prese e mi poggiò con i piedi per terra, poi raggiunse la cucina.
Harry stava smanettando con il telefono e non appena raggiungemmo la cucina alzò il volto e fece un sorriso malizioso. Prima che potesse dire qualunque cosa Zayn lo ammonì con un gesto della mano e lui rise. Ci sedemmo di nuovo a tavola e mentre io mangiavo, Harry e Zayn litigavano animatamente per l’ultimo pezzo di pollo, che scaltramente presi io.
“Questo non avresti dovuto farlo, davvero.” Esclamò Harry arrabbiato puntandomi un dito contro. Si alzò e si stiracchio emettendo versi acuti da ragazza e prese le chiavi della macchina dalla mensola della cucina.
“Okay ragazzi, io vi lascio, vado a prendere Louis all’aeroporto” lui e Zayn si batterono un pugno ridicolo e a me lasciò un’occhiata trucida e divertente. Ci salutò e andò via.
“Non sapevo che Louis fosse partito” dissi io mentre mi alzavo e posavo i piatti nel lavandino. Zayn prese dal suo pacco due sigarette e me ne porse una, con l’accendino.
“E’ andato a trovare la sua famiglia per un paio di giorni, a Doncaster” annuì ma rimasi in silenzio. Non sapevo se volesse davvero che lo accompagnassi a prendere sua sorella, o se lo avesse detto solo per convincermi a venire a pranzo. Il momento in cui lui sarebbe dovuto andare si stava comunque avvicinando e io non sapevo bene come comportarmi.
“Dimmi Hazel” io lo guardai e finsi un sorriso, facendo un tiro e buttando via il fumo alla mia destra.
“Vuoi davvero che io venga con te a prendere tua sorella? Perché se non fosse così, io lo capirei.” Lui mi guardò spostando di lato la testa. Sembrava che ci stesse davvero pensando, il che mi fece capire che lo aveva detto solo per convincermi a raggiungerlo.
“Non so se sia la cosa giusta, insomma.. Forse vorrebbe vedere solo facce conosciute adesso, tornare a casa e sentirsi a suo agio. Ma ti giuro che te la presenterò e le piacerai da matti” sorrisi, stavolta in modo molto vero e spontaneo. Mi alzai e spensi la sigaretta nel posacenere che era sul tavolo. Gli diedi un bacio sulla guancia e lui mi guardò perplesso.
“Capisco perfettamente, spero che vada tutto bene.. Beh, ci vediamo Zayn” non ero arrabbiata o delusa, capivo veramente il perché della sua scelta. Non era necessario conoscere Safaa adesso, soprattutto perché doveva solo tornare a casa e sentirsi a suo agio, proprio come aveva detto Zayn. Presi la borsa e uscii, mostrando la mano in segno di saluto prima di chiudermi la porta alle spalle, lui fece lo stesso.
Presi la macchina e mi spostai in centro, decidendo di distrarmi un po’ comprando un bel libro.
Posteggiai la macchina in un parcheggio non lontano da una piccola libreria anonima con un insegna disegnata a mano sulla porta a vetri.
Entrai e sentii il rumore del campanello muoversi sopra la mia testa.
Aveva tutto un aspetto molto impolverato e c’erano libri in ogni lato. Entrava poca luce e in fondo a un corridoio fatto di scaffali pieni di libri intravidi un bancone di legno massiccio con una lampada verde, tipica di un tavolo da poker. Dietro il bancone un ragazzo poco più alto di me alzò lo sguardo verso di me e mi rivolse un sorriso.
“Salve” disse.
Aveva gli occhi azzurri e i capelli scuti tirati in su, con un cenno di barba e degli occhiali da secchione sul naso. Mi raggiunse davanti al bancone e mi diede il benvenuto.
“Stavo cercando un libro da poter leggere tra una pausa e l’altra da lavoro. Qualcosa di semplice, ma allo stesso tempo inteso, che possa lasciarmi qualcosa. Hai capito cosa intendo?” chiesi gesticolando. Lui si mise due dita sul mento e socchiuse gli occhi come se stesse materializzando qualcosa con la mente.
“Potrei avere il libro giusto, aspetta un attimo” poi si dileguò sparendo tra mille scaffali.
Mi scostai a guardare cosa c’era sul bancone ed era tutto in disordine, c’erano mille fogli con mille nomi di libri, molti li conoscevo e molti li avevo già letti. Il ragazzo tornò con un libro non troppo grosso con una copertina molto scura e in cuoio.
“Si chiama Jane Eyre, scritto da Charlotte Bronte, una scrittrice inglese del 1800, chiunque dovrebbe leggere questo libro almeno una volta nella vita. Parla dell’affascinante viaggio di una povera ragazza orfana che supera la crudeltà, la solitudine, la fame e la sofferenza alla ricerca dell’indipendenza. La sua storia d’amore e la scoperta del suo devastante segreto la costringono a scegliere tra l’amore e il rispetto di se stessa. E’ semplicemente stupendo.” Ne parlò molto velocemente con gli occhi brillanti.
“Sembra esattamente ciò che cercavo. Lo prendo” tirai via dalla borsa il portafoglio e lui mi fermò mettendo una mano sulla mia.
“No no, non devi pagare, questa è una biblioteca. Leggilo e poi riportalo” sorrise. Mi fece segnare il nome e il numero di telefono in caso che non l’avessi riportato in tempo e poi mi salutò con una stretta di mano.
“Allora buona lettura Hazel Morgan” sorrise in modo molto impacciato.
“Grazie mille..” lo incitai a dirmi il suo nome e lui timidamente mi rispose in fretta.
“Duncan” sorrisi e lo ringraziai stavolta chiamandolo per nome.
Dato che non avrei voluto in nessun modo tornare al bar, decisi di cercare un posto dove stare, senza vicini strambi e senza altri drammi. Non trovai nulla, cercai per una giornata intera qualcosa che non esisteva. Ogni appartamento aveva un difetto, ogni panorama era troppo bello per costare così poco e quindi doveva esserci una fregatura, ogni vicino sembrava troppo cordiale, ogni parete troppo nuova. Cercavo ma volevo solo tornare nella casa in cui probabilmente ora stava mettendo di nuovo piede Safaa, seguita da Zayn super emozionato e felice. E io lo ero ancora di più per lui, che finalmente sembrava essersi tolto dallo stomaco il macigno di non essere stato un bravo fratello, anche se secondo ciò che mi aveva raccontato lo era stato ogni momento.
 

Salve! 
Non mi dilungo, spero che il capitol vi piaccia.
Ho cercato di continuare a scrivere nonostanze le differenze di luogo e tempo, per potervi fare avere una chiara visione delle vicende, senza divedere tutto in mille capitoli. Spero nonostante questo che non sia troppo corto, su word sembrava infinito e invece qui non esiste nemmeno ahah.
Un bacio,
Martina.
 
   
 
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