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Autore: Eles818    21/12/2015    2 recensioni
«Ora voglio una spiegazione. Com’è possibile che voi due vi siate sposati? E com’è possibile, papà, che tu fossi così arrogante?» Sputò poi, nervoso.
James, che si era sentito sprofondare sempre di più, aveva scambiato uno sguardo con la moglie, prima di parlare. «Senti, Harry, avevo solo quindici anni…»
«Io ho quindici anni! E non ho mai appeso la gente a testa in giù!»
«No, ma io ero un arrogante viziato. Non vado fiero di quello che ho fatto.»
«E come mai – si voltò verso la madre – dopo averlo odiato, vi siete sposati?»
«Perché tuo padre ha messo la testa a posto e mi sono innamorata di lui. Ti basta?»
Harry parve riflettere per quasi cinque minuti, poi alzò il capo per dire un secco «no».
Ambientato al quinto anno di Harry, con i suoi genitori presenti.
Come la storia di Lily e James andò...con un finale un po' diverso.
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Mangiamorte | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Secondo Capitolo – Just to let you know

 

 

 

«Durante il secondo anno scoprimmo di Remus, dopo averlo spiato naturalmente, e decidemmo di fare qualcosa per lui. Trovammo, nel Reparto Proibito, i libri sugli Animagi e cominciammo a fare pratica. In un certo senso, a partire dal segreto di Moony, siamo diventati i Malandrini. Ricordo che fu la McGranitt a chiamarci così per la prima volta, e poi è diventata storia.» James sembrava perso in un mondo tutto suo mentre raccontava, e Harry non poté fare altro che sorridere.

Anche lui era una sorta di malandrino, assieme a Dorea, Ron ed Hermione.

«E poi?» Incalzò Harry.

«Fino al quinto anno io e tua madre ci siamo amabilmente odiati. O almeno lei mi odiava e io fingevo di ricambiare. Ero perfettamente consapevole del fatto che l’amassi, ma la cosa non mi era mai pesata in quegli anni. Avevo continuato a dare fastidio a Piton, al punto da umiliarlo in pubblico, come hai appurato tu stesso. Eppure Harry, sebbene non lo facesse alla luce del sole (data la sua illegalità) lui ci scagliava, appena poteva, incantesimi oscuri di dubbia derivazione. E non solo a me, nonostante io e i Malandrini rimanessimo i suoi soggetti preferiti. Comunque, credo sia giusto soffermarmi sul quinto anno…

 

 

«Credo di aver capito come fare.» James irruppe nel dormitorio con una luce folle negli occhi.

«Di che parli?» Intervenne Peter, senza alzare gli occhi dalla partita di Scacchi Magici che stava avendo con Sirius, altrettanto concentrato.

Remus era, invece, nel pieno di un momento di meditazione.

«Di come diventare Animagus.» Fu in quel momento che riuscì ad attirare la loro attenzione.

«Spiegati.» Sirius gli si avvicinò, con lo stesso entusiasmo sottopelle.

«I libri che abbiamo consultato fino ad ora ci hanno dato una visione molto ristretta della cosa. Non potevamo semplicemente sederci in silenzio e concentrarci sulla nostra volontà di trasformarci. Dobbiamo carpire la nostra essenza.»

Silenzio.

Una risatina acuta si levò da Peter. «Molto facile, davvero.»

«Scherzi?»

«No, Sirius, non scherzo.»

«Oh bè, allora sarà facile. Sono figlio di pazzi assassini e la pecora bianca della famiglia. Ora dovrei trasformarmi in qualcosa, non pensi?» Intervenne l’amico, acidamente.

James scosse la testa. «Va fatto questo. Io non mi tiro indietro proprio adesso.»

Si sedette sul letto e chiuse gli occhi, tentando di concentrarsi.

Sentì qualche rumore e capì che anche gli altri avevano fatto lo stesso. Un sorriso gli increspò le labbra.

Almeno erano arrivati al punto di partenza.

 

…Ovviamente fui molto ottimista. Ci mettemmo mesi per diventare Animagi e ci furono numerosi eventi prima che riuscissimo a capire chi fossimo realmente.» …

 

 

Era un giorno di ottobre particolarmente caldo e James Potter gironzolava nel parco, riflettendo su ciò che aveva scoperto.

Come diavolo avrebbe fatto a “scoprire” la propria essenza?

Ore e ore di duro lavoro non avevano portato a nulla, niente di niente, nada!

Aveva pensato e ripensato a com’era lui davvero… ed era stato anche imbarazzato a dover ammettere a se stesso tutti i suoi innumerevoli difetti, ma c’era ancora qualcosa che, lo sapeva, gli sfuggiva.

Non era piacevole come situazione. Ogni luna piena era uno strazio per Remus, rinchiuso lì da solo a strapparsi la carne a morsi, e la mattina dopo rialzarsi era una tortura.

Faceva di tutto per non mostrarlo, come è normale che ci si aspetti da lui – secondo il suo sbagliatissimo punto di vista –, ma i Malandrini lo capivano e soffrivano insieme a lui.

Per James era un abominio che una persona buona come Remus Lupin dovesse patire l’inferno in quel modo, perciò aveva preso l’abitudine di isolarsi per poter riflettere al meglio.

Non era raro sorprenderlo in ligio silenzio sotto un albero, con gli occhi chiusi e l’espressione concentrata. Di solito si nascondeva ai margini della Foresta Proibita, per non dare troppo nell’occhio. Era risaputo che James Potter fosse un irrimediabile casinista, e non c’era niente e nessuno che potesse distrarlo dai suoi propositi.

Molti l’avevano guardato con sospetto, increduli a questa sua nuova versione, e lui aveva deciso di limitare al minimo quei momenti.

Sbuffò. Era sempre riuscito a fare quello che voleva. Era sempre stato molto abile in tutto e ancora non si capacitava dei suoi continui fallimenti.

Sirius, l’altra parte di se stesso, era il riflesso dei suoi pensieri. Anche lui era frustrato e arrabbiato per questo clamoroso insuccesso ma, invece di demordere, entrambi si erano intestarditi ancora di più.

Remus aveva tentato di cogliere la palla al balzo per farli rinunciare ma, com’era prevedibile – almeno questo –, non c’era riuscito. James sorrise al pensiero del buffo tentativo del suo amico licantropo… Non demordeva mai quando si trattava di farli rinsavire, ma spesso si faceva trascinare dagli scherzi, risultando al tempo stesso il più furbo e il più diabolico, il caro prefetto.

L’amico scosse la testa, ghignando, e poi tentò di riprendere il filo dei suoi pensieri. Riusciva sempre a distrarsi… fosse per quello che non riusciva a raggiungere l’agognato obiettivo?

L’intento della sua passeggiata nel parco era quello di schiarirsi le idee, per poter capire come comportarsi, ma qualcosa attirò del tutto la sua attenzione.

Aveva notato una macchia rosso scuro che avrebbe riconosciuto fra mille.

Lily Evans aveva lo sguardo perso verso il lago e aveva abbandonato un piccolo libricino vicino al suo fianco destro.

Gli occhi smeraldini erano fitti di una malinconia che non le aveva mai visto addosso e, per un solo attimo, avrebbe voluto stringerla a sé per poterle far sentire la sua vicinanza.

Per un solo attimo, prima di ricordare che lei l’avrebbe cruciato se solo ci avesse provato.

Sospirò afflitto e, come mosso da una spinta invisibile, le si avvicinò.

Nel mettere un passo dopo l’altro davanti a sé sentiva il cuore battergli all’impazzata, sensazione che ormai aveva associato alla sola presenza di Lily.

Era bellissima anche con la divisa sgualcita dal vento e i capelli scompigliati.

«Evans.» La vide sobbalzare e chiudere gli occhi, di già infastidita.

Eppure aveva solo detto il suo nome…

«Potter. Avevo una conversazione privata con me stessa, non vorrei interrompermi solo a causa tua.»

Lui ghignò in risposta, ormai abituato alle sue frasi piene di stizza. «Vedo… E l’altra Evans verrebbe con me a Hogsmeade?»  Chiese automaticamente.

Dal primo settembre di quell’anno, James aveva preso a fare questo “gioco” che sapeva per lei fosse solo un fastidio.

Era così abituato alla reazione che ne seguiva che, ancor prima che nella realtà, le vide stringere la mascella e la presa sulla bacchetta, gesti combinati a un luccichio pericoloso negli occhi.

«L’altra Evans ti odia quanto me, spiacente.»

«Peccato… per voi intendo.»

«Sicuramente.»

«Sarò sempre a disposizione, giusto per farvelo sapere.»

«Non lo volevo sapere, ma è tanto carino da parte tua.» Replicò con sarcasmo. «Vorrò uscire con te quando vorrò stare con un bullo. Adesso te ne vuoi andare? Ho sulla punta della lingua un incantesimo che ho sempre voluto provare, e non ti conviene essere la mia cavia… giusto per fartelo sapere.»

James alzò le mani in risposta. «D’accordo, come vuoi. E, giusto per fartelo sapere, stavamo avendo una conversazione pacifica. Dovremmo approfittarne invece di troncarla.»

Lily rise, un po’ forzatamente. «Potter, una conversazione presuppone un ascolto da parte di entrambe le parti… io ho oscurato la tua voce dal momento in cui l’ho sentita.»

«Strano… mi sembrava di aver sentito la tua voce soave rispondermi a ogni singola cosa, ma convinta tu… Ci si vede, Evans!» E se ne andò, con un’espressione indifferente che nascondeva la delusione.

 

«Ricordo quel pomeriggio. Ero completamente persa nei miei pensieri e la tua voce mi risultò ancora più fastidiosa del solito…

 

Si era seduta per leggere sotto un faggio, approfittando del bel tempo, ma le notizie che il suo gufo aveva portato quel mattino l’avevano fatta “sbarellare” per tutto il giorno.

Aveva abbandonato il suo buon libro e si era messa ad osservare il Lago, un po’ tristemente.

Petunia le aveva mandato la solita lettera piena di insulti in risposta a quella che Lily le aveva inviato subito dopo il suo arrivo a Hogwarts. Li aveva trattenuti, come al solito, per tutta l’estate, per non ferire i suoi genitori. L’aveva trattata con indifferenza e l’aveva insultata appena si erano trovate da sole, quasi come se non vedesse l’ora.

Aveva temuto di non ricevere nemmeno un piccolo biglietto da lei, ma evidentemente ci si era messa d’impegno a scrivere tutte le cattiverie possibili e inimmaginabili… ma come si faceva anche solo a pensarle cose del genere?

Come potevano persone come lei, o i Mangiamorte, giudicarla per quello che era o non era? Era davvero così sbagliato il suo sangue?

Una rabbia cieca la fece tremare e i suoi occhi si affilarono per un attimo.

Avrebbe tanto voluto confidarsi con Severus, come faceva sempre, ma dal primo settembre di quello stesso anno aveva notato una progressiva confidenza da parte di lui verso la cricca di Mulciber, noti aspiranti Mangiamorte.

Le sue amiche le avevano anche riferito che spesso era lui ad attaccare briga con i Malandrini, utilizzando incantesimi di magia oscura… ma lei non ci credeva.

 

…il sangue non ha nessuna importanza, Harry… sono le scelte che facciamo che ci rendono quello che siamo… Severus, semplicemente, non aveva svelato ancora la sua essenza di fronte a me…

 

Come poteva il ragazzino che l’aveva tante volte rassicurata essere malvagio?

Non poteva crederci…

Altra cosa che la lasciò sbalordita fu la figura in pena di James Potter vagare per il parco… era lontano dai suoi fidi compari a quanto pare e sembrava si stesse facendo qualche strano complesso sull’esistenza, evento che si ripeteva spesso ultimamente.

Meglio così, non l’avrebbe notata e disturbata come faceva di solito.

Riportò lo sguardo verso il Lago, e ricominciò a pensare… le mancava il vecchio rapporto che aveva con sua sorella, ma ormai l’aveva quasi dimenticato. Erano ricordi felici ricoperti da una patina bianca che non le permetteva di capire davvero cosa li avesse resi tali. Pensava a tutte quelle volte che si erano coperte le spalle, che avevano riso e giocato insieme. Per quelli che parvero lunghi minuti riuscì perfettamente a perdersi fra quei ricordi dolorosi e insani, fino a quando non riconobbe una voce non particolarmente gradita.

«Evans.»

Cosa diceva prima sul “non l’avrebbe notata”?

 

… per me quella fu la solita litigata, un evento ormai ricorrente. Non avevo la minima considerazione di tuo padre, se non per rivolgergli occhiate sprezzanti.»

«Molto ingiuste, almeno quella volta.»

«James!»

«Bene, dicevo… mentre per tua madre ero una mosca fastidiosa, io mi struggevo…»

«Non è affatto vero! Eri ancora completamente indifferente!»

«Non completamente. Vedi, Harry…

 

James non se ne rendeva ancora conto, ma le parole di Lily riuscivano a turbarlo sempre. Eppure era più facile per lui fingere che in realtà non gli importasse da prendere davvero in considerazione la stretta che gli prendeva lo stomaco ogni maledettissima volta.

Andava avanti e ogni volta tornava più agguerrito di prima.

 

… non potevo realmente arrendermi.»

«Perché il quinto anno è così importante?» Chiese curioso Harry.

«Bè, tesoro – intervenne Lily – quell’anno io mi staccai da Severus e tutte le mie certezze cominciarono a crollare.»

«E noi Malandrini ci eravamo dentro fino al collo, ma non per ragioni sbagliate…

 

 

James si era reso conto che per Sirius era un periodo difficile…

Bastava pensare a Regulus che gl’indirizzava contro o insulti o gelida indifferenza, e subito si poteva dare forma al malumore che accompagnava sempre l’amico. Dopo numerose discussioni, il più piccolo dei Black aveva scelto la via impostagli dai suoi genitori, i “Toujours pur”, e questo non faceva che ferire Sirius.

Era un periodo in cui era raro vedergli fare un sorriso, se non per accontentare i numerosi tentativi dei suoi amici… ma non era lontanamente simile a quello genuino e spontaneo che gli apparteneva. Anzi, non faceva altro che dare risposte stizzite e cariche di odio e superiorità.

Per la prima volta in anni di solida e pazza amicizia, James riusciva a sentire un’interferenza fra loro, come qualcosa che non funzionava. Questo, manco a dirlo, lo preoccupava a morte. Sirius era la sua metà, nel vero senso della parola, e non sapeva cosa fare per risollevarlo. Scherzi ai Serpeverde? Nottate in bianco alla scoperta del Castello? Capatine nelle cucine?

Tutto ciò che tempo prima l’aveva reso felice, adesso non funzionava più.

Nemmeno l’aria del Natale che si avvicinava, con i dispetti a Vitious annessi – mentre sgambettava per addobbare gli enormi abeti che adornavano la Sala Grande, ovviamente – riuscivano a divertirlo. Oltretutto, lui sarebbe rimasto a Hogwarts per evitare la sua famiglia di pazzi. O meglio… gli era stato imposto con una lettera fredda e priva di quel calore che i genitori dovrebbero avere sempre di rimanere dove stava. Per James era un affronto inaccettabile, anche perché aveva notato che dietro la reazione gelida e indifferente di Sirius vi era un dolore disumano, e questo l’aveva fatto imbestialire.

I Malandrini sentivano che qualcosa nell’aria era cambiato e la prospettiva di passare insieme le vacanze natalizie non li animava come sempre.

James vedeva la malinconia negli occhi di Peter e la comprensione in quelli di Remus e nei suoi sapeva esserci una rabbia incessante.

Tutto ciò sfavoriva quello che doveva essere il periodo preferito dei quattro, pieno di battaglie di neve e di tempo perso in giochi di loro invenzione, completamente assurdi e pericolosi.

Dicembre correva veloce e James voleva davvero risolvere la questione prima che arrivasse il 25… il non essere il benvenuto a casa per Sirius era sempre rimpiazzato dall’allegria che i Malandrini gl’infondevano. Se questo poi non sarebbe stato possibile, lui ci avrebbe sofferto ancora di più.

Erano nel mezzo del mese, quando Remus decise che ne aveva abbastanza.

«Sirius, si può sapere perché non ti riprendi?» sbottò, forse con più rabbia del dovuto.

Peter si acquattò maggiormente ai piedi del suo letto, un po’ timoroso della litigata che era sicuro ci sarebbe stata di lì a poco.

L’altro si voltò stizzito, con gli occhi così cupi che, da grigi, sembravano diventati neri. «Mi dispiace di disturbare la tua pace interiore.»

«Oh, ma andiamo – sospirò stancamente James – siamo tuoi amici, Sirius. Ti abbiamo lasciato il tuo spazio, ma adesso basta. Devi parlarne, altrimenti affogherai nel rancore.»

Sirius l’osservò e sembrava una bomba pronta a esplodere. Uno strano tic all’occhio fece arretrare ancora di più Peter, ma gli altri due lo fronteggiavano entrambi con la faccia scura. «Sto bene come sto, non ho bisogno di parlare con persone che non ne possono capire nulla. Siete solo due ragazzini viziati che…»

«Che cosa Sirius? Continua, dai! Tanto io sono solo uno stupido ragazzino viziato che terrorizza anche i suoi stessi genitori perché è un dannatissimo lupo mannaro, no? Se fossero qui, stanotte, se ne andrebbero in un posto così lontano da poter cambiare fuso orario. Però continua pure, visto che sembri l’unico qui a trattare male noi per come ti trattano loro.» Remus aveva il fiatone, la faccia rossa e i denti digrignati. In quel momento sembrava davvero un lupo pronto a colpire.

Sirius lo guardò un attimo, poi si girò e uscì sbattendo la porta.

 

 

…diciamo che avevamo solo peggiorato la situazione.»

James s’interruppe bruscamente, dopo aver sentito un bussare incessante alla porta.

Lily tornò subito dopo accompagnata dai restanti Malandrini.

«Il padrino migliore del mondo è qui!» Esordì Sirius, ma il suo sorriso vacillò quando vide l’espressione di James.

«Ehi zio Sir! Papà mi sta raccontando dei vostri tempi da mascalzoni.»

Remus rise e scompigliò i capelli di Harry, mentre si rivolgeva all’amico. «Che raccontavi Ramoso?»

Quello spiegò brevemente il motivo per cui stava ricordando gli avvenimenti di anni prima ed esitò prima di dire «sono arrivato al quinto anno…dicembre.»

Harry notò gli altri due irrigidirsi. «Che…succede?» Si azzardò a chiedere.

Sirius si voltò verso di lui, con uno sguardo dispiaciuto. «Ho fatto un errore madornale, Harry. Posso…posso raccontare io?»

All’assenso degli altri, deglutì. «Bè, ecco…

 

 

Sirius, furioso, sperava che camminare per i corridoi di Hogwarts come un elefante servisse a calmargli i nervi.

Dalla sua faccia fu evidente che non funzionava.

Si appoggiò a una finestra che dava sul parco, indifferente al gelo che gli intirizziva le ossa. Era furioso con i suoi amici – che tentavano solo e soltanto di consolarlo –, con Mary – e non ne sapeva nemmeno il motivo –, con se stesso, con i Serpeverde, con la sua famiglia e con Regulus.

Aveva una fonte inesauribile di rabbia nel petto che, se gli fosse stato chiesto di uccidere qualcuno, ci sarebbe riuscito con un solo sguardo.

Vide studenti che cercavano di evitarlo… probabilmente aveva un’aura terrificante addosso che non permetteva a nessuno di avvicinarglisi.

Meglio così, o non avrebbe risposto delle sue azioni.

«Black.»

Ovviamente, non tutti furono così considerati.

Si girò verso quella voce che l’aveva chiamato con un malcelato disprezzo nella voce.

Severus Piton ghignava diabolico verso di lui e aveva in mano la bacchetta… brutto segno.

Sirius sfiorò la sua, giusto per sicurezza. «Che vuoi Mocciosus? Non sono in vena di ascoltare le tue stronzate da aspirante Mangiamorte.»

«Ah, quindi è per questo che tu e Reg non vi parlate? Perché lui è come me?»

Sirius non ci pensò nemmeno un attimo… prese la bacchetta con un movimento fulmineo. «Non. Parlare. Di. Reg. Come. Se. Lo. Conoscessi.» Scandì lui, quasi ringhiando.

«Ma io lo conosco, molto più di te. Tu ti sei scelto degli amici, e lui ha fatto lo stesso.» Piton quasi rise quando vide gli occhi di Black assottigliarsi e la vena sulla fronte sporgere pericolosamente. «A proposito – continuò diabolico – dove sono? Non avete un giro notturno da fare? Con la luna piena e tutto il resto, sai.»

Da perfetto Serpeverde che era, Severus Piton aveva manovrato la conversazione fino a quel momento per raggiungere il suo scopo. Appena aveva notato la rabbia di Black aveva capito che quella era la buona occasione di fargli vuotare il sacco… perché si sapeva che, da perfetto Grifondoro, sarebbe stato così impulsivo da risultare stupido.

E Sirius, purtroppo, non lo deluse.

«Ah. – replicò lui, con un tono deliziato – è qui che volevi arrivare, vero? Vuoi sapere dove andiamo, Mocciosus? Il tuo lungo naso si ficca sempre nei nostri affari… Bene, ti accontenterò.» Lo scrutò un attimo, un po’ titubante, ma poi il buon senso cedette alla rabbia. «Il Platano Picchiatore, è lì che andiamo. C’è un nodo alla base… premilo e diventerà innocuo.»

Sapeva di aver attirato la sua curiosità. Guardandosi le spalle, se ne andò.

Cominciò a camminare, più felice di prima.

 

…sai, Harry, ai tempi ero uno sconsiderato, e appena mi allontanavo da tuo padre e da Rem diventavo un vero e proprio idiota. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso…

 

 

Man mano che Sirius si avvicinava alla Torre di Grifondoro, il suo sorriso scemava sempre di più fino a che, entrato nel Dormitorio, assunse un’espressione terrificata.

«Dov’è Rem?» Quasi urlò. Il cuore a mille e il sudore che gl’imperlavano la fronte non aiutavano. «James rispondi.»

Quando questo si rese conto delle condizioni in cui versava il suo migliore amico, si alzò velocemente dal letto. «Sta andando con Madama Chips.» Vedendolo tremare, spalancò gli occhi. «Sirius, che diavolo succede?»

«Ho fatto un’enorme cazzata James.» Lo guardò implorante. «Dovete perdonarmi.»

James, dal canto suo, si irrigidì notevolmente, non presagendo nulla di buono. «Spiegati.»

Sirius cominciò a raccontare velocemente ciò che aveva fatto, con un’inflessione supplicante nella voce.

Quando finì, una maschera d’orrore aveva sostituito il volto sempre allegro di James. «Non… come… come hai fatto a non pensare alle conseguenze? Uno scherzo va bene, ma questo! Sirius, è grave. Remus ci rimetterà tutto. – si girò come in trance verso Peter – dammi la Mappa, SUBITO!» urlò spaventato.

Peter sobbalzò e la prese velocemente.

Dopo pochi minuti, James emise un gemito. «Mocciosus sta andando lì.»

In un secondo corse fuori, mentre sentiva le voci dei suoi amici richiamarlo da lontano.

 

 

 

NdA:

Salve popolo di Efp!
Eccoci con il secondo capitolo di questa storia!
Questo è più lungo rispetto agli altri, ma di poco, per esigenze narrative.
Diciamo che è più "introspettivo", ma non tantissimo... su questo ci sto lavorando! (non sono molto pratica!)
Alla prossima avremo James che racconterà l'episodio e ...altro.
L'ho ambientato nel periodo natalizio per renderlo, in un certo senso, il mio piccolo regalo.
Volevo ringraziare tutte le persone che ci sono state fino ad ora e tutte le altre che sono qui per la prima volta.
Ringrazio chi ha recensito, preferito, seguito e ricordato...
Questa storia è veramente importante per me e vi ringrazio sul serio per il vostro appoggio.
Per me è un enorme regalo!
Spero di sentirvi presto, vecchi e nuovi, e nel frattempo vi auguro di passare delle belle vacanze di Natale! 
Ci risentiamo quasi sicuramente la prossima settimana, ma non posso assicurarvelo.  
Ho detto tutto ciò che dovevo!  
Vi mando un forte abbraccio,

Eles 

  
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