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Autore: saitou catcher    21/12/2015    4 recensioni
Con la vittoria alla Cava, i Ribelli hanni inferto un primo, vero colpo decisivo al sistema degli Aldermen. Ma basterà questo a fermare Hostel? Per Deine e i suoi amici si rivela sempre più dura la battaglia contro chi detiene il potere assoluto...
Seguito della storia "La Saga del Cristallo-L'inizio della rivolta"
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Saga del Cristallo'
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-Odio i boschi- borbottò Derrick- Non voglio mai più rimetterci piede.

A rispondergli fu solo il secco schiocco della lama di Vale che tagliava un ramo. L'uomo apriva la fila e subito dopo veniva Daywine. Nonostante le proteste dei compagni e la ferita alla spalla, il ragazzo aveva insistito per portare Deine, e Vale si era limitato ad annuire seccamente, dopo aver stabilito però che entro una certa quantità di tempo Derrick gli desse il cambio.

Quest'ultimo al momento chiudeva la fila, pochi passi dietro Ariadne. Derrick non riusciva a comprendere cosa potesse esserle successo. Sin dal mattino, la ragazza non aveva pronunciato una sola parola, e anche in quel momento si limitava a camminare in silenzio, a testa bassa, senza quasi badare ai rami che le sfioravano il volto.

Quando il silenzio si fece intollerabile- quindi dopo circa mezz'ora- Derrick affiancò rapidamente l'amica e l'afferrò per un braccio, voltandola verso di lui. -Ehi, nana.

Ariadne si voltò verso di lui. Il volto era pallido, gli occhi inespressivi. -Cosa c'è?- la sua voce era bassa e svogliata.

-È esattamente quello che io volevo chiedere a te- Derrick la scrutò a fondo, abbassando la testa per guardarla negli occhi. -C'è qualcosa che non va?

Ariadne lo fissò per un lungo, lunghissimo istante, e la sua bocca si dischiuse. Lacrime affiorarono nei suoi occhi, e per un attimo Derrick si convinse che avrebbe ricevuto risposta. Poi, rapido com'era apparso, il pianto scomparve dal suo sguardo, e Ariadne abbassò la testa, sottraendosi alla sua presa.

-Niente- disse, riprendendo a camminare- Non è successo niente.

-Ah, davvero?- Derrick la raggiunse rapidamente- Beh, a me non sembra proprio. È da stamattina che hai il muso, e quando ieri vi ho raggiunto avevi appena pianto, non provare a negarlo. Quindi, a meno che tu non ti sia votata al Culto del Grugno, del quale il capo e Deine sono fedeli e sinceri adepti, è chiaramente successo qualcosa.- Si fermò per scostare un ramo dalla sua via, e quando la ragazza gli passò accanto, abbassò il viso per parlarle all'orecchio:- Non vuoi proprio dirmi che cosa è successo?

-No- la risposta di Ariadne fu quasi un ringhio- Al momento, voglio solo essere lasciata in pace.- Dicendo questo, scattò in avanti e superò rapidamente Daywine, andandosi a mettere al fianco di Vale.

Derrick, che ancora teneva il ramo in mano, rimase a fissare per un lungo momento il punto del bosco dove la sua amica era appena svanita, quindi scosse la testa e s'incamminò, producendo sonori sbuffi. -Non c'è che dire- borbottò- quando comincia il casino, rimango sempre l'unico con un po' di cervello.

 

Giunsero in vista del lago quando ormai era già iniziato il pomeriggio. Il fatto che da allora non avessero incontrato neppure un uomo degli Aldermen rendeva Vale inquieto, ma nei dintorni della piccola cascata che fungeva da ingresso, tutto sembrava tranquillo. Fu il primo a calarsi nel lago, seguito da Derrick e Ariadne, e infine da Daywine, il quale sorreggeva Deine. La ragazza non poté fare a meno di arrossire, ricordandosi la prima volta che aveva visto quel luogo.

Oltrepassarono la cascata, e per un istante, il silenzio che regnava nella galleria di pietra strinse i loro cuori in una morsa d'ansia, ma poi una sagoma si fece avanti nel buio, e una voce riecheggiò:- Chi va là?

Vale si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, prima di fornire la parola d'ordine, e in quel momento i volti delle due sentinelle s'illuminarono dalla contentezza. Senza indugio, furono scortati fino alla grande porta in metallo, e quando questa si aprì, finalmente furono di nuovo alla Base.

E al centro della stanza, immobile nella folla di Ribelli che assisteva al loro ritorno, Redhent li osservava, gli occhi lucidi e un enorme sorriso sul volto.

Il groppo nella gola di Ariadne sembrò d'un tratto diventare troppo grande da sopportare, e a quel punto, qualcosa nella ragazza cedette: prima quasi di rendersene conto, si trovò tra le braccia del padre, le braccia convulsamente strette al suo collo, e le lacrime trovarono la strada per i suoi occhi e le scesero sul viso, bollenti e veloci.

Redhent barcollò all'indietro, sbilanciato dall'impeto della figlia, e impallidì quando si accorse dei singhiozzi che la scuotevano. Per qualche istante la strinse, accarezzandole i capelli, ma quando le lacrime non si placarono l'afferrò per le spalle e la fece indietreggiare per poterla guardare in viso. -Ariadne- sussurrò- Tesoro, che cosa è successo?

Come quella mattina con Derrick, Ariadne aprì bocca, ma non ne uscì parola. Si limitò a scuotere la testa, stringendo nei pugni il colletto del padre.

Questi la fissò intensamente per qualche altro minuto, quindi, resosi conto che la ragazza non avrebbe parlato, la strinse di nuovo al suo petto e lasciò che si sfogasse, affondando il viso nei suoi capelli. Aspettò finché il tremito che la scuoteva non fu cessato, e a quel punto fu Ariadne stessa a scivolare via dalla sua presa, per andare a salutare svogliatamente gli altri presenti.

Redhent impallidì quando, abbracciando Daywine, si accorse della ferita alla spalla, ma il figlio scosse la testa, facendogli segno di non preoccuparsi. Mentre ancora il padre lo teneva per il braccio sano, chinò la testa verso di lui e sussurrò:-Se il tuo obbiettivo era imprimere una svolta al rapporto tra me e Vale, direi che ci sei decisamente riuscito.

Redhent alzò le sopracciglia. -Non mi dirai che avete seppellito l'ascia di guerra.

-Non proprio- ribatté il figlio allegramente- Diciamo che abbiamo esplorato le ragioni dell'ostilità tra noi, e abbiamo concluso che sono, e restano, più che valide.

Suo padre sospirò. -Immagino che fosse il massimo a cui potevo aspirare.

Superò il figlio, e Deine, in piedi poco distante nonostante il dolore della ferita, gli rivolse un cenno di saluto che Redhent quasi non ricambiò, mentre si dirigeva a passo lento ma costante verso Vale.

Quando furono l'uno di fronte all'altro, non si abbracciarono ne' si salutarono come tutte le coppie presenti. Semplicemente, rimasero immobili a fissarsi con un'intensità così intima che Deine distolse lo sguardo, sentendo le guance bruciare.

Poi, il volto di Redhent si sciolse in un lento, ricco sorriso. -Bentornato- disse, e la sua voce diceva tutto quello che le parole non esprimevano.

-Grazie- rispose semplicemente Vale.

Il sorriso di Redhent si allargò, e l'uomo gli posò una mano sulla spalla, voltandosi poi verso il resto del gruppo:- Deine e Daywine, recatevi immediatamente in infermeria. Derrick e Ariadne, voi due venite con noi- il suo sguardo si addolcì, e allungò una mano verso la guancia della figlia. -Farete rapporto e poi andrete subito a riposarvi.

 

Alla fine, l'unica assente della riunione fu Deine, visto che la ferita aveva rivelato delle complicazioni, e che Daywine aveva insistito per rimanere, nonostante il dolore alla spalla. Riuniti attorno al tavolo della Sala Comando,i tre Ribelli raccontarono le loro peripezie con poche frasi secche e precise, i volti segnati dalla stanchezza e dalle privazioni. Vale riferì del Laboratorio con una voce gelida e neutra che indusse lo sguardo di Redhent a concentrarsi su di lui per gran parte della riunione. Ariadne, se possibile, fu anche più laconica, e la sua parte di rapporto risultò confusa e piena di contraddizioni.

Quando tutti ebbero finito di parlare, Redhent sospirò e si alzò dalla sua sedia, avviandosi verso la soglia. -Siete stati bravi, ragazzi- disse- Le vostre informazioni potrebbero rivelarsi preziose. Ma siete stanchi, e vi abbiamo trattenuti fin troppo. Andate pure a riposarvi. Io e Ethan abbiamo alcune cose di cui discutere in privato.

A quelle parole, Derrick spalancò gli occhi e si alzò di scatto, aprendo le braccia. -Forza, stormo- disse, avviandosi verso la porta e agitando le mani all'indirizzo di Daywine e Ariadne- seguite Papà Papero, e tendete gli affamati becchi per ricevere l'ambito porridge!

Redhent li seguì con lo sguardo mentre uscivano, quindi chiuse la porta. -Mi piacerebbe poter passare a quelle attività a cui i ragazzi credono che ci stiamo dedicando- commentò, voltandosi con un sorriso- ma purtroppo, abbiamo davvero degli argomenti seri di cui discutere.

Attraversò la stanza e si sedette sul bordo del tavolo, mentre Vale continuava ostinatamente a non incontrare il suo sguardo. Per qualche minuto, nessuno parlò.

-Non vuoi proprio dirmi cosa c'era in quel laboratorio?- disse infine Redhent con voce grave.

Vale scosse la testa, con un movimento appena accennato. Per quanto fosse consapevole del fatto che parlare di quello che gli era accaduto gli sarebbe servito a rivedere l'episodio nella giusta prospettiva, qualcosa gli bloccava le parole in gola. Parlare con Redhent di ciò che quel ragazzo aveva subito, e di quello che lui era stato costretto a fare, gli avrebbe in qualche modo conferito l'assoluzione, e Vale sentiva di non meritarla. Non ancora.

Redhent sospirò pesantemente, quindi allungò una mano verso il viso dell'altro e lo sollevò, costringendolo ad affrontare il suo sguardo. Di nuovo fu silenzio, mentre i loro occhi rimanevano intrecciati.

-Va tutto bene- mormorò Vale- Davvero.

Redhent non rispose, ma scese dal bordo del tavolo, accarezzandogli distrattamente la guancia. -Oh, beh, avremo tempo di approfondire l'argomento in seguito, suppongo. Adesso va' a riposarti. Ci sarà tempo per parlare di quello che hai trovato nel Laboratorio.

Lasciarono insieme la Sala Comando e presero in silenzio il corridoio che conduceva ai loro alloggi.

-Ah, Ethan?- disse Redhent dopo qualche minuto.

-Sì?

-Ovviamente, non ti credo.

 

-Deine?

Deine aprì gli occhi e voltò appena la testa, trasalendo alla sorda fitta di dolore che le fulminò le tempie. Sotto le bende, la ferita al fianco bruciava e prudeva, mentre invece il cervello era sommerso in una sorta di nebbia pastosa creata dagli antidolorifici che le rendeva difficile pensare. Fu con difficoltà che distinse la figura in piedi accanto al suo letto.

-Ariadne?

La ragazza rimase in silenzio, a testa bassa, le mani che si contorcevano nervosamente. Deine la fissò con più attenzione, notando sul suo viso i segni recenti del pianto.

-Ehi- sussurrò. Batté una mano sul bordo del letto, invitandola ad accomodarsi, ma Ariadne scosse appena la testa e rimase al suo posto. -È successo qualcosa?

-Io... volevo...- Ariadne alzò il capo e si passò rapidamente una mano sugli occhi, lasciando sulla guancia una scia umida. -Sono venuta per chiederti scusa.

-Scusa di cosa?- ribatté Deine, allibita.

-Ti prego, non fingere di non capire. Sei quasi morta a causa mia.

-E pensi di dovermi chiedere scusa per una cosa del genere? È stato un incidente, non...

-Non doveva accadere- la voce di Ariadne, adesso, era bassa e rabbiosa, i suoi occhi scintillavano di collera. Ma rapida com'era arrivata, la furia svanì, lasciando il posto allo scintillio delle lacrime. -È stato terribile, Deine- sussurrò, le parole che inciampavano l'una sull'altra. -Tutti quei soldati... quei... morti...

-Siamo in guerra, Ariadne- non c'era nessuno sconto nelle parole di Deine- credevi che non avresti mai ucciso nessuno?

-Io non...

-E ai soldati della Batteria cos'hai fatto, hai lasciato solo qualche livido?

-Non è la stessa cosa!

-No, infatti. Ma queste cose succedono. Dopotutto, hai iniziato a combattere sul serio solo da poco. Gli errori capitano, Ariadne, è normale. Non c'è bisogno di autoflagellarsi per questo...

-Per favore, Deine- la interruppe Ariadne con voce stanca- sono stanca del fatto che tutti cerchiate di proteggermi. Quando non riuscite a tenermi fuori dai guai, trovate sempre il modo di giustificarmi. Quello che è successo è stata colpa mia. E nulla di quello che dirai o farai potrà cambiare questo fatto.

Senza darle il tempo di rispondere, si alzò e uscì dalla stanza, lasciandola in un silenzio più pesante di mille parole.

 

La porta dell'alloggio si aprì con un cigolio, e Redhent voltò appena la testa, mentre le sue mani sfogliavano distrattamente le pagine del quaderno di appunti trovato al Laboratorio. Vale fece il suo ingresso con indosso degli abiti puliti, i capelli inumiditi dalla doccia.

-Trovato niente d'interessante?- domandò, strofinandosi un asciugamano sul volto.

-Sì e no- rispose l'altro, girando una pagina. -Questo diario contiene molte informazioni importanti... ma ci sono cose che non riesco a capire.

Vale ripiegò l'asciugamo e gli si avvicinò, appoggiandosi alle sue spalle per osservare gli appunti. -Del tipo?

-Vedi questo?- Redhen voltò un'altra pagina, e il suo dito si fermò sul complicato disegno di un macchinario che occupava quasi metà del foglio. -Questo è lo stesso progetto che tu hai trovato nell Laboratorio.

-Lo vedo. E allora?

-E allora non ho conoscenze sufficienti a intuirne lo scopo. Da quel poco che mi sembra di capire, questa macchina servirebbe a manipolare l'energia del Cristallo.

-Non potrebbe essere la macchina con cui Hostel crea Cristalli autorigeneranti?

-No, non serve a quello. Ci ho riflettuto. Ci sono altri modi per modificare il Cristallo nel modo che dici tu. Vedi, partendo dal concetto che l'energia contenuta all'interno del Cristallo è per sua natura mutevole, si potrebbe...

-Alt- Vale indietreggiò con le mani alzate, dirigendosi rapidamente verso il letto- non ho mai avuto il Potenziale, quindi non ho la più pallida idea di come funzionino queste faccende. Inoltre, quando parli di Cristalli ed affini, tendi ad assumere un tono estremamente didattico.

-Didattico?- ribatté Redhent, offeso.

Vale ridacchiò, lasciandosi cadere seduto sul bordo del letto. -Già.

-C'è un'altra cosa- continuò Redhent, voltandosi sulla sedia per guardarlo-In tutti i progetti c'è un nome che ricorre: Meeth Connor.

-Meeth Connor?- Vale aggrottò la fronte. -Perché mi ricorda qualcosa?

-Ho pensato esattamente la stessa cosa, anch'io sono sicuro di averlo già sentito, ma non riesco a ricordare dove. Ad ogni modo, a giudicare da quanto c'è scritto qui, sembra che sia lui la mente principale dietro agli esperimenti e alla costruzione di quel macchinario. Forse, se riuscissimo a rintracciarlo, avremmo finalmente delle risposte.

-Forse- improvvisamente, il volto di Vale si oscurò. -Ma continuo a non capire come queste manipolazioni del Cristallo possano comprendere degli esperimenti su esseri umani- le sue mani si serrarono a pugno con tanta forza da far scricchiolare le nocche.

Redhent lo osservò per qualche istante, quindi si alzò e andò a sedersi sul letto accanto a lui. Delicatamente, gli girò il viso in modo da poterlo fissare negli occhi.

-Non pensarci adesso- gli sussurrò- Abbiamo del tempo da recuperare.

E lo baciò prima di avere risposta.

 

Non ho nessuna intenzione di controllare a quando risale l'ultimo aggiornamento, perché so che se lo facessi poi andrei a seppellirmi sotto tre palate di terra per la vergogna. Indi per cui, niente rimbrotti.

Comunque.

Questa volta avrò un'alzata d'ingegno e pubblicherò due capitoli insieme, dal momento che questo è un semplice capitolo di transizione, e quindi non valeva i mesi d'attesa. Spero comunque che vi sia piaciuto, anche perché i momenti dolciosi tra Redhent e Vale ci stavano tutti ;)

Un bacio a tutti,

Saitou

  
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