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Autore: saitou catcher    21/12/2015    4 recensioni
Con la vittoria alla Cava, i Ribelli hanni inferto un primo, vero colpo decisivo al sistema degli Aldermen. Ma basterà questo a fermare Hostel? Per Deine e i suoi amici si rivela sempre più dura la battaglia contro chi detiene il potere assoluto...
Seguito della storia "La Saga del Cristallo-L'inizio della rivolta"
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Saga del Cristallo'
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AVVISO IMPORTANTE: Questa volta ho pubblicato ben due capitoli (non fateci l'abitudine), quindi, per amore della vostra comprensione e della vostra sanità mentale (che a causa di questa storia sarà già andata bellamente al secchio) siete pregati di leggere il capitolo precedente. Se l'avete già fatto, bravi *.*

 

Quando furono passate circa due settimane dal ritorno di Vale e dei suoi dalla Cava, Redhent ricevette un messaggio.

Dopo averlo ascoltato con attenzione, la prima cosa che fece fu recarsi da Vale.

-Ho il nostro uomo- annunciò, entrando nella Sala Comando.

Dal tavolo a cui sedeva, Vale alzò lo sguardo da un fascio di rapporti. -Chi?

-Meeth Connor- Redhent si sedette di fronte a lui, lo sguardo concentrato. -Il nome continuava a suonarmi familiare, quindi ho contattato il nostro mercante preferito e gli ho chiesto se riusciva a reperire qualche informazione utile . Ha avuto fortuna: si da' il caso che si tratti di un personaggio abbastanza famoso.

-Ma davvero.

-Famoso in ambito scientifico- specificò Redhent. -Sembra che da circa tre anni sia alla guida di un gruppo di ricercatori al soldo di Hostel. E prima ancora faceva parte del laboratorio che si occupò...

-Degli esperimenti sulle Guardie degli Aldermen- il pugno di Vale si serrò. -Adesso mi ricordo dove l'ho già sentito.

-Esatto. A quanto sembra, era lui a gestire e controllare tutto il traffico di Cristallo che si svolgeva tra Hostel e la Cava. E a giudicare da quanto dice il suo diario, si è occupato sia delle manipolazioni sull'energia del Cristallo sia degli esperimenti su cavie umane.

-È da quanto abbiamo distrutto la Cava che continuano questi ritrovamenti fortuiti- commentò Vale, cupo- Perché mai Connor avrebbe dovuto lasciare il suo diario in un Laboratorio abbandonato?

-Questa volta Hostel potrebbe non averci messo lo zampino, Ethan. Connor è stato costretto ad abbandonare il Laboratorio in cui vi siete imbattuti in fretta e furia dopo la battaglia alla Cava. Forse il diario se lo è scordato davvero. Evidentemente Hostel gli ha ingiunto di mettere al sicuro i progetti più importanti.

-Ad ogni modo, continuo ad avere un brutto presentimento- Vale si alzò lentamente- Il nostro amico non ha scoperto nient'altro?

-Oh, l'ha scoperto eccome- rispose Redhent- Ed è la parte più importante. A quanto sembra, dopo aver lasciato il Laboratorio, Connor si sarebbe recato a Tenia.Una fonte fidata sostiene che avrebbe in seguito cercato rifugio dall'Aldermen di quella città e che questi lo nasconda da allora. Sembra che Connor alloggi nei livelli inferiori del palazzo.

-Possiamo fidarci di queste informazioni?

-La fonte è un soldato che milita tra le guardie personali dell'Alderman. Direi che possiamo stare sicuri.

Vale annuì e si sedette di nuovo, cominciando ad arrotolare un rapporto. -Giusto per curiosità, come sei riuscito ad ottenere che il mercante mettesse a rischio i suoi preziosissimi baffetti?

-Oh, lo conosci- ribatté Redhent con un sorriso maligno- È semplicemente bastato che un nostro amico comune ritirasse in ballo certe sue minacce.

-Sei perfido.

-Lo so. Fa parte del mio fascino.

Vale si alzò e si portò dall'altra parte della stanza, dove rimase per qualche istante in silenziosa riflessione. Quindi si voltò verso il compagno. -Immagino che tu adesso voglia andare a prendere Meeth Connor.

-È la nostra unica possibilità- ribatté l'altro. -Se c'è qualcuno che può fornirci le risposte che cerchiamo, è lui.

-Sono d'accordo- Vale si avvicinò- Hai già un piano?

Il sorriso di Redhen ricordava in modo inquietante il ghigno di uno squalo. -Ma naturalmente.

 

Gli agenti furono riuniti nella sala principale della Base, schierati in file ordinate davanti a Vale e Redhent, che li osservavano con occhi concentrati. Fu il secondo a prendere la parola, mentre scorreva con lo sguardo gli uomini riuniti di fronte a lui.

-In seguito al ritorno di alcuni nostri agenti dalla Cava, abbiamo fatto scoperte importanti- esordì- Come molti di voi già sanno, da molto tempo Hostel compie esperimenti sull'energia del Cristallo, esperimenti che coinvolgono anche esseri umani- alzò la voce per sovrastare il brusio di orrore che era seguito alle sue parole- Abbiamo ragione di ritenere che la chiave per comprendere questi esperimenti sia uno scienziato di nome Meeth Connor. Quest'uomo attualmente risiede a Tenia, la città del cosidetto “quarto Alderman”, che lo nasconde nei livelli inferiori del suo palazzo.

-La soluzione migliore sarebbe quella di inviare un piccolo gruppo che riesca introdursi nel palazzo e a rapire Connor- intervenne Vale- ma nei Palazzi degli Aldermen il livello di sorveglianza è altissimo, e per un gruppo ridotto una missione del genere rappresenterebbe un suicidio. Ciò significa che per entrare nell'edificio indisturbati dobbiamo attirare su qualcos'altro la loro attenzione.

-Come?- domandò Soale.

Redhent sorrise. -Attaccando l'Armeria.

Nella sala calò il silenzio.

Redhent si mise le mani dietro la schiena e prese a camminare avanti e indietro, lo sguardo fisso e concentrato. -Tenia è il principale fornitore di armamenti per l'esercito degli Alderman, il che significa che agli occhi di quella città l'Armeria è un elemento fondamentale. Nel momento in cui dovesse essere sottoposta a un attacco massiccio, il grosso delle milizie della città accorrerrebe in sua difesa... il che lascerebbe sguarnito il Palzzo dell'Alderman.

Si fermò. -Questa volta non c'è spazio per gli errori- dichiarò- Il piano prevede che gli agenti della Base si dividano in tre gruppi, coordinati rispettivamente da Soale, Ethan e Mathisse. Il primo, che farà capo a Soale, si occuperà dell'attacco all'Armeria: il vostro obbiettivo è quello di creare più confusione possibile, in modo da costringere tutti i soldati a concentrarsi su un solo punto. Il secondo, guidato da Ethan, dovrà introdursi nel Palazzo dell'Alderman: dovrà essere un gruppo piccolo e pronto a tutto. Il terzo infine, gestito da Mathisse, si occuperà del soccorso dei feriti e dell'invio di eventuali rinforzi. Ci sono domande?

-Io dove vado?- replicò Daywine.

-Tu andrai con Soale- gli rispose il padre- ad assaltare l'Armeria.

-In pratica, dovrai fare più rumore possibile e attirare tutte le guardie che riesci ad incontrare- intervenne Vale- Non dovrebbe riuscirti troppo difficile.

Daywine gli lanciò un'occhiataccia, ma prima che potesse rispondere, Redhent intervenne. -Derrick, tu vai con Ethan- disse- Il Palazzo sarà sicuramente dotato di un sistema di sicurezza all'avanguardia, e tu sei l'unico che abbia una qualche possibilità di sbloccarlo.

-Voglio anche Ariadne con me- disse Vale- Se davvero Connor si trova lì, allora sarà circondato da armi al Cristallo e altre diavolerie. Il suo Potenziale potrebbe tornarci utile.

Redhent lanciò uno sguardo alla figlia, e Ariadne annuì svogliatamente. Negli ultimi tempi, la ragazza mostrava una passività che lo preoccupava, ma non era quello il momento di pensarci.

Uno dopo l'altro, tutti gli agenti della Resistenza vennero assegnati ai rispettivi gruppi. Deine, in piedi accanto ad Ariadne, attese fino a quando non fu passato anche l'ultimo uomo, ma non udì mai pronunciare il suo nome.

Irritata e confusa, marciò verso Redhent e Vale e gli si fermò davanti, con le sopracciglia aggrottate. -Io dove vado?- chiese.

Vale le rivolse a malapena uno sguardo. -Tu resti qui- rispose- La tua ferita non è ancora guarita completamente, e in queste condizioni ci saresti solo d'intralcio.

Deine spalancò gli occhi, scioccata. -No!- ringhiò- Non potete farlo!

Questa volta fu Redhent a risponderle, con uno sguardo più gentile. -È per il tuo bene, Deine. Non ti sei ancora ristabilita. Non è consigliabile che tu venga con noi.

-Io sto bene!- protestò la ragazza-Anche Daywine è ferito, ma lui... tutti i miei amici andranno, non potete lasciarmi qui!

-Deine- nella voce di Vale si era insinuata una nota d'impazienza- non è il momento di fare i capricci.

-Non sto facendo i capricci!- Deine serrò il pugno, resistendo disperatamente all'impulso di battere i piedi per terra. -Ma non ho nessuna intenzione di restare qui mentre voi...

-Basta così- la voce di Vale ebbe su di lei l'effetto di una frustata gelida, e Deine non ebbe altra scelta che rimanere lì dov'era, mentre lentamente tutti gli altri agenti della Base si avviavano per prepararsi a quella missione a cui lei non avrebbe partecipato.

 

Pochi minuti dopo, l'hangar della Base ferveva di preparativi, il silenzio rotto dal chiacchiericcio dei vari agenti e dagli ordini gridati da un angolo all'altro. Deine, in piedi sulla soglia della stanza, abbracciò Ariadne con aria cupa.

-Stai attenta- le sussurrò, stringendola per le spalle.

-Mi dispiace che tu non venga- rispose invece Ariadne, evitando il suo sguardo.

Deine roteò gli occhi, irritata dal cambio di argomento. -Anche a me. Sta attenta, comunque, va bene? E non farti prendere dal panico.

Ariadne annuì sbrigativamente e si sottrasse alla sua stretta prima ancora che avesse finito la frase, salendo velocemente sull'aeronave. Oltre che da lei, Vale e Derrick, il gruppo incaricato di infiltrarsi nel Palazzo e trovare Connor sarebbe stato composto da Lisbeth, una veterana bionda dallo sguardo duro, e da Gary, un giovane che militava tra i Ribelli sin dall'infanzia, particolarmente esperto nell'uso delle armi da fuoco.

Deine li fissò salire, quindi si voltò e fece per andarsene, quando sentì una mano sfiorarle la spalla. Si voltò,e Daywine le sorrise timidamente. -Non mi saluti?

La ragazza s'irriggidì. -Buona fortuna- disse secca, facendo per andarsene.

Daywine le afferrò il polso, e lei si voltò di scatto, fissandolo con sguardo stizzito. -Che c'è?

Il ragazzo aprì la bocca, quindi sospirò e lasciò cadere la mano. -Io e te dovremo parlare quando tornerò- disse.

-Strano- ribatté Deine -Non mi era sembrato che in questi giorni volessi parlarmi.

-Non è questo, è solo che tu...- Daywine sospirò e fece un passo indietro, passandosi le mani tra i capelli. -È... complicato, Deine.

-Se lo dici tu, Daywine- la voce di lei era fredda- Ora, se vuoi scusarmi, credo che tu debba partire per quella missione a cui io non sono invitata.

Daywine le lanciò uno sguardo frustrato, ma Deine lo ignorò e gli diede le spalle, dirigendosi a grandi passi verso l'uscita. Dietro di lei, il giovane sbuffò e sferrò un calcio rabbioso al pavimento, quindi si voltò e si diresse a grandi passi verso la propria aeronave.

Sulla porta, Deine si guardò intorno, per essere sicura che nessuno la guardasse, quindi, si diresse rapidamente verso una delle aeronavi che ancora non erano state prese in consegna. Rapida vi scivolò accanto e, controllando che nessuno la stesse guardando, entrò nella nave e andò ad acquattarsi all'interno, nascondendosi nell'angolo più buio della poppa.

Gli agenti che entrarono poco dopo non si accorsero di lei. Quando il portellone si chiuse, e il veicolo s'innalzò lentamente nell'aria, Deine sorrise.

 

C'era qualcosa di strano nell'andare in missione senza Deine, rifletté Daywine, mentre, in piedi di fronte al portellone dell'aeronave, osservava i contorni dell'Armeria farsi sempre più chiari. L'edificio si trovava poco oltre le mura della città, situato ai piedi di una catena di montagne che si andava allungando verso est, lì dove iniziava la distesa del bosco. Dalla sua posizione, Daywine scorgeva chiaramente le sentinelle poste a guardia sul tetto piatto dell'edificio, due per ogni angolo, armate fino ai denti e intente a osservare tutto ciò che le circondava.

-Ci hanno visti- disse, rivolto a Soale.

La donna annuì. -Lo so. Prima che riescano a identificarci, saremo già calati su di loro.

Dal tetto, le sentinelle osservavano con circospezione le tre piccole aeronavai che calavano, apparentemente recanti le insegne del Governo. Quando non furono che pochi metri su di loro, uno dei soldati fece loro cenno di fermarsi, mentre attendeva di ricevere conferma della loro venuta dal comando dell'Armeria.

-Adesso- disse Soale.

Il portellone si aprì con un sibilo, e Daywine spiccò il balzo, atterrando con eleganza a pocchi centimetri da uno dei soldati. Questi si voltò, sorpreso, e il pugno lo colse in piena faccia, scagliandolo all'indietro. Prima che toccasse terra, Daywine lo afferrò per il collo e lo voltò con uno schiocco secco.

Dietro di lui, udì Soale sbarazzarsi di due soldati. Un sibilo risuonò alle sue spalle, e il ragazzo si voltò, appena in tempo per abbassarsi e schivare un coltello volante. Rapido, si gettò in avanti, colpì il suo avversario con un calcio allo stomaco e quando questi si piegò gli abbattè sulla nuca il taglio della mano. Con un gemito, la sentinella cadde in ginocchio, e di nuovo le mani di Daywine gli serrarono il collo.

Sotto di lui, l'aria risuonava di grida, spari, del fragore di piccole esplosioni. Il grosso del gruppo doveva essere arrivato, dedusse Daywine, mentre Soale si dirigeva a passo svelto verso di lui.

-Li stanno bloccando alla porta. Se scendiamo, forse riusciamo ad aprirla all'interno.

Daywine annuì e insieme si calarono da una botola nel pavimento, scendendo rapidamente le scale che conducevano all'interno. I gradini terminavano su una grande balconata che percorreva tutto il perimetro della sala, permettendo di scorgere da una posizione sopraelevata l'insieme di macchinari e operai. La stanza appariva e spariva sotto il lampeggiare della luce d'allarme, e l'aria risuonava dei passi affrettati dei soldati che si radunavano a difendere l'Armeria.

Gettando uno sguardo verso il basso, Daywine si sentì impallidire. Da una porta sotto di loro continuavano a fuoriuscire soldati che si radunavano di fronte all'ingresso principale.

Erano... beh, almeno una cinquantina. E continuavano ad arrivarne.

Scambiò uno sguardo con Soale.

-Non sarà facile- mormorò la donna.

Daywine preferì non commentare.

-Beh, tanto il nostro compito era quello di trattenerli, no?- Soale strinse la presa sulla pistola. -Allora dovremo inventarci qualcosa di spettacolare.

In quel momento, qualcosa sotto di loro si mosse, attirando l'attenzione di Daywine. Il ragazzo si sporse oltre la banconata, e poi si ritrasse di scatto, un largo sogghigno dipinto sul volto.

-Forse ho proprio quello che fa al caso nostro- mormorò.

Soale gli lanciò uno sguardo interrogativo. -Cosa hai intenzione di...

La frase le morì in gola quando, sporgendosi oltre la balconata, vide ciò che aveva fatto il suo ingresso in quel momento.

-No- sussurrò, pallidissima- Non puoi pensare davvero di...

-Coprimi le spalle, ok?- senza perdere tempo Daywine sfilò una granata dall cintura, tolse la sicura e poi la lasciò cadere.

L'esplosione causò il panico nella sala sottostante, distraendo i soldati intenti a difendere la porta che iniziava a cedere sotto gli attacchi dei Ribelli. Nessuno si accorse del ragazzo che sopra di loro superava la balconata con un balzo e atterrava con eleganza proprio sul suo obbiettivo: un carrello carico di armi, portato lì dagli ultimi difensori.

I soldati riuniti attorno ad esso si voltarono, sorpresi, ma non ebbero il tempo di contrattaccare: un proiettile centrò alla testa il primo del gruppo senza che potesse reagire. Storditi, gli altri soldati cercarono di farsi avanti, ma prima che potessero accennare qualche mossa, Daywine colpì con un calcio la parete dietro di lui e il carrello sfrecciò in avanti, travolgendoli nella sua corsa.

Non avrebbe funzionato ancora a lungo, pensò Daywine, mentre vedeva i soldati voltarsi verso di lui sempre più sconcertati. Oltre la porta, la battaglia continuava, e forse i suoi alleati stavano soccombendo. Doveva fare in fretta.

Le sue mani si chiuse su quello che doveva essere un nuovo prototipo di fucile al Cristallo dalle dimensioni notevoli e lo sollevarono, non senza fatica, all'altezza del viso. Davanti al mirino i difensori si affollavano per tenere la porta, ma non sarebbe stato un problema ancora per molto.

Daywine premette il grilletto.

Il boato che scosse l'edificio fu cento volte più intenso di quello causato dalla granata. Sotto gli occhi stupefatti dei presenti, un fascio di luce azzurrina esplose dalla canna del fucile e attraversò l'aria ad incredibile velocità, illuminando, per un istante, i volti attoniti degli operai e dei difensori.

Poi, la porta non ci fu più.

Tutto il complesso tremò sotto la forza dell'esplosione, mentre frammenti di metallo e legno volavano ovunque, assieme ai soldati, o a quel che ne restava di loro. La soglia parve esplodere in un bozzolo di fiamme che riverberò il suo calore per tutta la stanza, mentre lingue di fuoco si allungavano ovunque.

Il rinculo scagliò Daywine all'indietro con la violenza di una martellata, spedendolo dall'altra parte della stanza. Il suo corpo impattò contro la parete e ogni parte di lui si accese di dolore, mentre da qualche parte dentro di lui risuonava l'inquietante scricchiolio delle ossa rotte. Il ragazzo si accasciò a terra e il mondo gli vorticò intorno, per poi essere inghiottito da una coltre nera.

 

Quando i primi rumori delll'attacco all'Armeria risuonarono nel silenzio, il piccolo gruppo guidato da Vale si mise in moto.

Attraversarono i boschi a passo svelto e in silenzio, fino a quando non giunsero in vista delle mura della città. Da una porta seminascosta continuavano a fuorisucire soldati evidentemente diretti all'Armeria, che uno dopo l'altro venivano caricati su dei camion.

Dopo pochi minuti il flusso s'interruppe e tutti i veicoli partirono, ad eccezione di uno che rimase immobile di fronte alla porta. Dietro la protezione degli alberi, Vale si portò due dita alle labbra e lanciò un fischio sottile ed acuto. Dopo qualche minuto di silenzio, una figura alta e massiccia scese agilmente dal camion e si portò a passo svelto verso di loro. La vicinanza rivelò, dopo poco metri, l'aspetto di un soldato alto e vigoroso, benché segnato dal trascorrere degli anni.

-Siete arrivati, finalmente- fu tutto quello che disse, lanciando al gruppo un'occhiata burbera.

-Castor- Vale strinse brevemente la mano di quella che era stata la loro fonte principale per l'organizzazione. -È tutto pronto?

-Non per molto, ancora. Dovete sbrigarvi, stanno chiudendo le porte.

Senza aggiungere altro, salirono a nascondersi sul retro del camion. Non udirono la scusa che Castor riportò frettolosamente ai soldati alla porta, ma udirono distintamente il suono della porta che veniva aperta, e poi il caos della città penetrò nell'oscurità ovattata del veicolo. Dappertutto si udivano grida, invocazioni, gli ordini frettolosi impartiti alle squadre che partivano. Poi, gradualmente, il frastuono si affievolì, per scivolare in un ordinato brusio di istruzioni impartite seccamente e a bassa voce. Una volta, il camion venne fermato, e per qualche istante, ai cinque passeggeri al suo interno si fermò il cuore; ma dopo appena cinque minuti, il veicolo ripartì.

Dopo un tempo che parve infinito, ebbero un nuovo arresto; le porte del camion si aprirono e Castor si stagliò contro la luce del giorno, gesticolando animatamente. -Scendete, svelti!

Il Palazzo dell'Alderman si stagliò su di loro in tutta la sua impressionante altezza, l'acciaio e il Cristallo scintillanti alla luce del sole. Per qualche istante tutti i membri del gruppo rimasero a fissarlo, abbagliati, prima che Castor li conducesse sbrigativamente all'ombra dell'edificio, nei pressi di una piccola porta che si apriva sulla parete.

-Questo ingresso porta alle cucine- disse- Da lì, conosco la strada per accedere al livello sotterraneo, dove tengono il vostro scienziato. Restatemi vicini e non perdetevi di vista. Non dovrebbero esserci guardie lungo il percorso, ma nel caso state pronti a reagire, okay?

Al secco cenno d'assenso degli altri, si voltò e scivolò oltre la soglia, in un freddo, lungo e buio corridoio. L'oscurità sembrò avvolgerli in un'oscurità sempre più soffocante mano a mano che avanzavano, fino a quando una nube di vapore li colpì in piena faccia, segnalando che erano giunti alla zona delle cucine.

-Oh, santo cielo...- Derrick si portò una mano al volto, trattenendo una smorfia-A giudicare dall'odore che c'è qui dentro, c'è da meravigliarsi che il quarto Alderman non sia già morto.

-Fate silenzio- sbottò Castor- Di qua, presto.

Attraversarono le cucine per superare un'altra porta che sboccava in un ampio corridoio che evidentemente conduceva ai piani superiori, ma di cui la loro guida prese una svolta quasi nascosta. Percorsero per una decina di minuti un intricato insieme di svolti e di bivi che sembrava fatto apposta per confondere un visitatore, fino a quando non giunsero ad un'altra sala che aveva tutta l'aria di essere un ingresso.

-Qui è dove si trova l'ascensore...- continuando a parlare, Castor li precedette dentro la sala, e poi si fermò di botto.

-... e davanti all'ascensore c'è una dozzina di guardie- completò Derrick per lui.

Alle sentinelle appostate non occorse nemmeno un secondo per reagire: spianarono le armi e aprirono il fuoco.

-Tutti giù!- urlò Castor, mentre dietro di lui Vale sguainava la spada e parava il primo colpo delle armi al Cristallo.

Rapida e decisa, Lisbeth imbracciò il fucile e iniziò a sparare a sua volta, falciando i primi due soldati che tentarono di mettersi sulla sua strada. Alle sue spalle, Gary estrasse due pistole e freddò altre due guardie, dirigendosi intanto verso le porte dell'ascensore. Uno dei soldati si distaccò dal gruppo, armeggiando freneticamente con la radio per trovare il telecomando, ma un ben assestato pugno di Derrick pose fine ai suoi tentativi.

In pochi minuti, il piccolo drappello era stato annientato, e questo senza che Ariadne avesse mosso un solo dito. In piedi sul fondo della stanza, la ragazza aveva contemplato lo scontro con una sorta di strano distacco, com se quanto stava accadendo di fronte a lei non la riguardasse.

Fu con quella sorta di bizzarra estranazione che seguì il piccolo gruppo all'interno dell'ascensore. Una volta dentro, Castor premette in sequenza una serie di pulsanti,e, con una piccola scossa, l'ascensore iniziò a scendere.

-Fin qui è stato facile- sussurrò Castor- Ma vi avverto: lì dove stiamo andando, la sorveglianza è più stretta. Tenetevi pronti a fare fuoco in qualunque momento.

Una piccola scossa li informò che erano arrivati. Per qualche istante, nulla si mosse, poi nell'aria risuonò un sibilo, e lentamente le porte si aprirono.

Davanti a loro si stendeva un corridoio, buio e stretto persino più del precedente, ma più ampio. Il silenzio regnava incotrastato, rotto a malapena dal rumore dei loro respiri, come se nell'oscurità che li avvolgeva non si trovasse anima viva.

Vale e Castor avanzarono per primi, le armi sguainate, i loro passi che risuonavano insolitamente forti nell'aria polverosa. I quattro che seguivano si mossero con la stessa cautela, gli occhi che setacciavano ogni più minuscolo anfratto, ma l'immobilità sembrava avvoolgerli e quasi vibrare attorno a loro di quella caratteristica tensione che precede l'istante della battaglia.

-Ariadne- sussurrò Vale- Senti niente?

In coda al gruppo, Ariadne chiuse gli occhi e si concentrò, cercando di individuare quella sottile vibrazioni che per lei significava la presenza del Cristallo. Non udì niente. Nemmeno il costante, rassicurante ronzio del frammento che portava al collo.

-Niente- disse, aprendo gli occhi.

In quel momento, le luci si accesero.

Per pochi istanti, furono tutti ciechi, barcollanti nell'improvvisa, fredda luce delle lampade al neon. Poi i loro occhi si aprirono, e il sangue gli si gelò nelle vene.

-Vale...- sussurrò Castor- questi non sono una dozzina.

-Lo vedo- fu la secca risposta.

Senza una sola parola, trenta soldati schierati imbracciarono le loro armi.

I due gruppi rimasero a fronteggiarsi nel silenzio più totale per quella che parve una manciata di secondi, poi Derrick sospirò e disse:- Okay, ragazzi, sputate il rospo: chi di voi ha invitato i simpaticoni?

-Tieni la lingua fra i denti, imbecille- sibilò Castor. -Questo non è uno scherzo. E questi non sono soldati normali.

Gli occhi di tutti si concentrarono sui nemici ordinatamente disposti di fronte a loro, ognuno di loro munito di una maschera per la respirazione che impediva di scorgerne il volto, e conferiva loro un'apparenza inquietantemente aliena. Fino a quel momento, non avevano ancora pronunciato parola. Restavano immobili al centro del corridoio, dritti e saldi e con le armi puntate.

-Vale...- sussurrò Lisbeth- Cosa facciamo?

Vale serrò la presa sulla spada. -Aspettiamo che attacchino per primi.

E in quel momento, uno dei soldati pronunciò una sola, secca parola:- Fuoco.

Esplose l'inferno.

Vale e i suoi si lanciarono in avanti nel momento stesso in cui l'aria attorno a loro prese fuoco, incendiata dalle scariche di energia che si abbattevano sulle pareti. Le file ordinate dei sorveglianti vacillarono sotto la carica, e presto il combattimento si trasformò in una furiosa mischia, divisa in piccoli gruppi che si affrontavano ferocemente. Ma divenne ben presto chiaro che la superiorità numerica prima o poi avrebbe finito per sopraffare i Ribelli.

-Ariadne!- Vale sfilò la spada dal petto di un soldato e ruotò su se stesso, calciandone un latro contro il muro. -Ariadne! Ci serve il tuo Potenziale!

Si voltò, e vide la ragazza immobile contro la parete, gli occhi sbarrati e vitrei fissi sullo scontro, il corpo scosso da tremiti sempre più convulsi. Uno dei soldati la vide, alzò l'arma, la puntò contro di lei. Vale scattò in avanti e la spada affondò nella schiena dell'uomo fino alla punta, fuoriuscendo a pochi centimetri dal viso di Ariadne.

Con uno scatto secco, Vale liberò la lama, scavalcò il cadavere in preda ai sussulti, e afferrò Ariadne per un braccio, strattonandola perché lo guardasse. -Ariadne, che cosa stai facendo, maledizione?!

La ragazza alzò lo sguardo verso di lui, e per la prima volta Vale vide il panico più totale riflesso nei suoi occhi. -Non ci riesco- riuscì a dire con voce carica di orrore, tremando sotto la sua mano come in preda alle convulsioni. -Vale... non ci riesco!

-Che cosa vuol dire che non ci riesci?- l'uomo la tirò ancora più vicina. -Anche alla Cava avevi avuto un blocco, ma l'hai superato. Supera anche questo!

-NON È LA STESSA COSA!- Ariadne quelle parole gliele ruggì sul volto, lo sguardo acceso da una luce quasi folle, le lacrime che le ruscellavano sulle guance senza che lei le riuscisse a fermare.-Quella volta avevo paura, ma il mio potere c'era, lo sentivo dentro di me! Ma adesso è come se non ci fosse niente! Niente. Non sento nulla- smise di piangere improvvisamente come aveva iniziato e lo fissò come se lo vedesse per la prima volta. -Non c'è niente dentro di me, Vale. Non ho più il Potenziale.

Vale la fissò... inorridito, esterrefatto, ma non ebbe il tempo di replicare. La voce del comandante si elevò in quel momento sul clamore dello scontro pronunciando un ordine che gelò a tutti il sangue nelle vene.

-Aprite le prese d'aria!

Vale si voltò di scatto, fissando l'ufficiale, come se in quel modo potesse comprendere meglio l'ordine assurdo che aveva appena emanato. Nella sua stretta, il tremito che scuoteva il corpo di Ariadne si fece più violento, e la ragazza serrò improvvisamente gli occhi, lasciandosi sfuggire un gemito.

-Fa male...- sussurrò, ma nessuno la udì. L'udito di tutti era improvvisamente su un rumore sottile, strisciante, che aveva riempito l'aria: un sibilo, simile a quello dell'aria che sfugge da una fessura.

Poi Gary sbiancò, gli occhi fissi sul pavimento. -Sta uscendo del gas...

Nessuno si mosse, nessuno parlò, mentre lentamente una nube simile alla nebbia si propagava per il corridoio, avvolgendo le figure dei combattenti in un biancore ovattante. Il fumo scivolò tra di loro, candido, leggero, eppure pervaso da strani scintilli, come piccole riproduzioni di fulmini all'interno di una tempesta.

Fu Castor il primo a riscuotersi e a urlare:- Trattenete il respiro!-senza accertarsi che gli altri avessero obbedito, si gettò in avanti e si abbatté sul comandante con tutto il suo peso, serrandogli la gola in una stretta mortale.

Vale lasciò il braccio di Ariadne e scattò in avanti, impalando sulla sua spada un soldato che aveva cercato di colpirlo. Gli altri si muovevano con fluidità intorno a lui, apparentemente incuranti della nube venefica che li avvolgeva.

-Prendetegli le maschere!- Castor si alzò dal corpo del comandante, assicurandosi al volto la propria- Prendetegli...

Non ebbe il tempo di finire la frase.

La luce esplose con un boato assordante dal cristallo di Ariadne, avvolgendo la sua figura in una aura scintillante,e di nuovo l'aria vibrò e bruciò per la potenza dell'energia, e di nuovo tutti colori che erano presenti vennero scagliati via come fogli di carta. Vale ebbe solo il tempo di registrare una luce accecante, prima che il suo corpo attraversasse in volo la stanza e impattasse contro la parete, con una violenza che gli riecheggiò lungo tutte le ossa.

Doveva avere perso conoscenza per qualche minuto, perché quando riaprì gli occhi, luci colorate che gli danzavano in fondo alla palpebre, il corridoio era disseminato di corpi, alcuni esanimi, altri inceneriti come delle foglie secche. Il fumo volteggiava ancora nell'aria, i lampi al suo interno che si erano fatti più accesi e convulsi.

In mezzo alla devastazione, Ariadne si ergeva al centro di quella che sembrava a tutti gli effeti una tempesta di luce, con scoppi improvvisi di colore che si accendevano e spegnevano a tratti attorno alla sua figura. Al centro del suo petto, il frammento di Cristallo si era trasformato in un piccolo globo di energia pulsante.

-Ariadne...?- Vale si mise lentamente a sedere, cercando di inspirare il meno possibile il fumo che gli gravitava attorno. -Ariadne?

Come se la sua voce l'avesse strappa improvvisamente a chissà quale contemplazione, Ariadne sussultò e rivolse lo sguardo verso di lui, gli occhi enormi nel viso pallidissimo. Il Cristallo al suo petto continuava a pulsare, ma il bagliore si era fatto più fioco.

-Vale?- sussurrò, con una vocina sottile sottile, quasi quella di una bambina. -Cosa ho fatto?

-Cos'è successo, vorrai dire- Vale si mise in piede e si appoggiò alla parete, cercando d'ignorare il dolore che sentiva in ogni fibra del corpo. -C'era qualcosa, in quel gas. Che io sia dannato, se so di cosa...

-Gli altri?

-Lo scopriremo presto. -Vale si guardò intorno, cercando di individuare le sagome dei suoi compagni in mezzo alla massa di corpi che ingombrava il pavimento. -Derrick? Castor? Lisbeth?

-Sono qui- rispose una voce dura, e poi la donna emerse dalla nebbia, i capelli scompigliati e una striscia di sangue.

-Gli altri? Castor?

-È morto- senza un'altra parola, la donna indicò il cadavere dell'ufficiale, riverso a pochi metri da loro, il volto per metà sfigurato dalle ustioni.

Alle sue spalle, Vale sentì Ariadne trattenere bruscamente il respiro, ma accantonò il pensiero. Non poteva occuparsi di questo, al momento.

-Gary...

-È qui- Lisbeth rispose senza emozioni, a pochi centimetri dal cadavere quasi carbonizzato del giovane.

Vale prese un respiro profondo, cercando di ignorare il gelido serpente di terrore che gli strisciava su per la gola. -Derrick?

-Sono qui, capo.

La voce risuonò da un punto imprecisato alle sue spalle, e quando si voltò, Vale vide la figura dell'uomo emergere gradualmente dalla nebbia, caracollando con passo stranamente incerto. Lentamente, l'uomo avanzò al centro del corridoio, e lì si fermò, come se non concepisse di poter andare oltre.

Fu in quel momento che Vale si rese conto di cosa c'era che non andava, e il suo cuore saltò un battito. Accanto a lui, Lisbeth soffocò un'imprecazione.

-Derrick...- mormorò l'uomo.

Gli occhi bianchi e fissi di Derrick cercarono i suoi, poi l'uomo sbatté le palpebre, e il terrore si sparse sul suo volto color cioccolato. -Non ci vedo- sussurrò, e Vale non aveva mai sentito la sua voce così stridula per il terrore-Capo, non ci vedo! Sono diventato cieco! Sono diventato cieco! Sono...

Vale lo raggiunse e lo schiaffeggiò in pieno volto.

Derrick sussultò e rimase fermo, il volto completamente inespressivo. Quindi sbatté le palpebre e disse: -Grazie, capo.

-Muoviamoci in fretta- Vale si diresse verso Ariadne e le prese una spalla, esitante a causa degli improvvisi scoppi di luce, ma nel momento stesso in cui la toccò, il Cristallo al collo di Ariadne cessò all'istante di brillare.

-Ariadne- la chiamò, a voce bassa.

La ragazza volse lentamente lo sguardo verso di lui, il corpo che non cessava un istante di tremare. Vale avrebbe voluto parlarle, cercare di capire cosa le passava per la testa, ma non c'era il tempo per questo, adesso.

-Dobbiamo muoverci, e in fretta- aggiunse, tirandosi dietro Ariadne- Alcuni dei soldati potrebbero essere scampati come noi. In mancanza di Castor, dovremo arrangiarci da soli per trovare l'alloggio di Connor. Lisbeth, guida Derrick. Prima di andare, prendete le maschere dei soldati: non sappiamo cos'altro ci aspetta.- strinse con forza i pugni attorno all'elsa della spada, mentre per la rabbia il suo viso sbiancava. -Lo sapevano- sussurrò- E si sono preparati di conseguenza. Ancora una volta, ci siamo infilati nella tana del lupo.

-Hai proprio ragione, capo- rispose Derrick- Ma questa volta mi sa che il lupo lo dovremo stanare noi.

 

Non ho scuse per queste ritardo, quindi non ne farò. Semplicemente, sono stata colta da un blocco dello scrittore grande come una casa, e ancora adesso non mi sembra vero aver pubblicato questi capitoli. Spero siano valsi l'attesa, anche se io non sono soddisfatta del finale.

Non lesinate sulle recensioni!

Un bacio,

Saitou

 

  
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