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Autore: be_proud_of_me    21/12/2015    0 recensioni
Quando Lilith cadde, la terra non era nient'altro che un cumulo di fango dimenticato da Dio. Poi, però, la terra iniziò a popolarsi. All'inizio i demoni erano pochi, poi, mano a mano che il tempo passava, iniziarono ad essere sempre di più. Attacchi, lotte, urla e pianti. Tutto questo Lilith dovette affrontare a causa della loro insaziabilità di sangue e carne.
Ma poi, un giorno, tutto cambiò.
Oltre a Lilith e ai demoni, infatti, qualcos'altro arrivò sulla terra in quella notte fatta di cenere e dolore. Nessuno, però, sembrò sapere cosa esso fosse o comunque nessuno fu intenzionato a dirlo all'umana.
Inizia, così, la storia dei suoi dubbi, del suo riscatto e del potere che cade nelle mani di chi lo merita. Inizia così il viaggio per la libertà. Inizia così la Genesi della storia, il principio che nessuno ha mai conosciuto davvero.
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Hai giusto il tempo di alzarti e correre con me, piccola. Non di più. -

L'angelo le tese la mano per tirarla su da terra, fissandola con una certa urgenza nello sguardo. I fini capelli biondi gli ricadevano lungo il viso, incorniciandogli quell'espressione meravigliosa e incantatrice, tipica della sua specie, che meravigliava tanto Lilith. La donna rimase qualche attimo a guardarlo, sopraffatta da così tanta bellezza e anche desiderosa di avere un breve momento di pura contemplazione prima di rimettersi in piedi. Per un attimo, le venne il dubbio che potesse essere fuori luogo, ma si rese subito conto che a lui non sembrava pesare quella situazione. Per lui, forse, era l'ennesimo mezzo per comunicarle quanto grave fosse la situazione in cui si trovavano.

- Dove andiamo? -

Chiese lei, finalmente accettando l'aiuto che lui le porgeva.

- Da qualche parte, possibilmente il più lontano da qui. - una pausa, l'angelo le strinse la mano - stanno arrivando. -

Lilith deglutì a fatica, cercando di concentrarsi su qualcosa che non fosse la paura, e poi annuì, come per dire che acconsentiva a seguirlo. Non si fidava molto di lui dopo quello che le aveva rivelato, ma sapeva che in quel momento aveva ragione. Dopo tutta quella luce e quel frastuono era impossibile che quei mostri, che per tutto il tempo non si erano mossi dalla collina, non avessero notato nulla. Inoltre, considerato che molti di loro sapevano che lei abitava quella zona, avrebbe potuto dire con certezza che sarebbero corsi a cercarla. Perciò, doveva andarsene. E l'unico modo che aveva per farlo con sicurezza in quel momento era con l'essere che la stava conducendo fuori dalla vegetazione.

Camminarono oltre il confine da cui è possibile veder sorgere il sole e continuarono ad avanzare per un tempo che a Lilith parve infinito. La distesa di polvere nera era tutto ciò che riusciva a vedere davanti a lei. Non c'erano rocce o rialzamenti del terreno dove fosse possibile trovare una fantomatica salvezza e lei iniziò a poco a poco a domandarsi come avrebbero fatto effettivamente a sopravvivere a tutti quegli esseri spaventosi.

- Non abbiamo speranze, angelo. Non c'è niente qui, dove vuoi nasconderti? -

Sbottò ad un certo punto, non potendo più trattenersi dal dire la sua.

- Chi ha parlato di nascondersi, piccola? -

L'umana si bloccò di colpo, spaventata. Come poteva dire una cosa del genere? Erano in due e di fatto solamente uno aveva le capacità di combattere. E loro erano migliaia. Migliaia! Non avevano nessuna possibilità di batterli.

- Non ti fermare. Se ti fermi, muori. -

Commentò lui, iniziando a trascinarla mentre ogni singola parte di lei era immobile, pietrificata dalla paura. Non aveva idea di che strada seguire in quel momento, essendo troppo debole per ribellarsi a quella scelta suicida e allo stesso tempo troppo impaurita per seguirla. Avrebbe voluto prendersi il suo tempo e analizzare al meglio la situazione, ma l'angelo non aveva tutti i torti nel dire che fermandosi avrebbe solo avvicinato di più il pericolo. Cosa doveva fare, quindi?

- Cammina, Lilith. Non avere paura. Devi fidarti di me. -

Ma come poteva fidarsi? La stava portando direttamente tra le fauci del lupo.

Si chiese se non fosse tutto un piano malvagio per farla soffrire ancora di più e immediatamente si diede della sciocca per aver avuto poco prima quell'attimo di debolezza dettato dalla paura. Non avrebbe dovuto seguire così istintivamente quell'essere, nonostante fosse per natura buono e divino. Per quanto ne sapeva, nessuno dei suoi simili aveva mai dimostrato nei suoi confronti benevolenza e proprio per questo non avrebbe dovuto fidarsi così ciecamente.

Ormai, però, l'aveva fatto. Che soluzione le era rimasta?

Iniziò a muoversi a piccoli passi, ammutolita e come in trance. Si sentiva leggera e la sua testa era come se fosse completamente immersa in una bolla. Sotto certi aspetti, era quasi idilliaco.

Poi, però, iniziò a sentire anche i rumori.

Migliaia di piedi battevano contemporaneamente sul terreno scuro e urla spaventose riempivano l'aria, sovrastando persino il violento pompare del cuore di Lilith. Stavano arrivando, poteva percepirlo anche senza voltarsi. Dove potevano andare?

- Corri. - disse in un soffio l'angelo - Veloce, piccola. -

Fece come gli era stato detto. Non c'era tempo per rifiutarsi o discutere sull'inutilità di quel piano. L'istinto di sopravvivenza era ancora forte dentro di lei e di certo non avrebbe lasciato il posto alla paura e alla rassegnazione. Aveva speranza dentro di se, dopo tutto.

- Ora - disse - fermati. -

Si bloccò. Erano sempre più vicini al pericolo e, se l'intento dell'angelo era quello di farla morire di paura, l'umana doveva ammettere che ci stava riuscendo perfettamente. I suoi comandi non avevano nessun senso logico, né sembravano essere parte di un qualsiasi tipo di piano. Erano dati a caso, come se avessero il fine di confondere non solo gli inseguitori ma lei stessa, e questo le fece ancora di più sorgere il dubbio che potesse trattarsi di una trappola. Un tempo, se si fosse ritrovata in una situazione di quel genere, non avrebbe mai ceduto alle parole di quell'essere né si sarebbe fatta comandare come invece stava accadendo. Purtroppo, però, lei non aveva più quella forza. E sapeva fin troppo bene di non essere più in grado di fare qualsiasi cosa che comportasse il mettersi in gioco totalmente.

- Lasciati andare. -

A queste parole, Lilith temporeggiò. Stava cercando forse di farla morire lentamente, logorandola dall'interno?

Cogliendo il suo dubbio, lui la lasciò per primo, ben consapevole che in quel mondo avrebbe ottenuto il medesimo effetto. Destabilizzata, lei lo guardò negli occhi, come per trovare una qualche risposta a tutte quelle domande che le stavano vorticando in testa. L'angelo, cogliendo l'attimo, decise allora di agire.

Con un balzo, le scivolò addosso, le prese la vita e la fece cadere a terra sotto il suo stesso peso. Poi, stringendola al petto in modo fin troppo violento, la sollevò e prese a correre nella direzione opposta a quella verso cui erano diretti, orientandosi in particolare verso il centro della folla di demoni. L'umana, dal canto suo, si abbandonò completamente a quella stretta, troppo debole per opporsi veramente e ormai rassegnata all'idea che non ci fosse più alcuna speranza. Stavano correndo verso il pericolo stesso: era impossibile pensare ancora che non si trattasse di una trappola per lei.

Lasciando andare la testa all'indietro, con la coda dell'occhio fu in grado di vedere bene i mostri che piano piano li stavano accerchiando. I loro occhi, pieni di malvagità, la guardavano con aria famelica e le loro braccia, sporche e scattanti, si protendevano già verso di lei. Tra quelle facce riuscì a distinguere un paio di volti conosciuti, tra cui lo stesso Valefar, che più di tutti sembrava adirato. Lilith si chiese per quale motivo avesse preso così sul personale la presenza di quell'angelo sulla terra, ma poi si decise che non aveva più importanza.

Mentre la sua mente divagava e il suo corpo giaceva inerme tra le braccia dell'essere divino, la prima linea dei demoni fece un balzo in avanti, come per diminuire ancora di più la distanza che piano piano si stava accorciando. L'angelo, senza dire una sola parola, si gettò tra loro cercando di saltare oltre le teste infernali che aveva di fronte. Il cuore di Lilith le salì in gola, non essendo abituata a movimenti così veloci e forti, e iniziò a prepararsi al dolore che avrebbe seguito l'impatto. Stranamente, però, il tempo di preparazione sembrò prolungarsi fin troppo a lungo. La donna spalancò gli occhi che fino a quel momento non si era accorta di aver tenuto chiusi e si guardò intorno. La prima cosa che riuscì a mettere a fuoco furono un paio di ali talmente enormi da riempire completamente il suo campo visivo, di un bianco lucente che sembrava provenire dal paradiso stesso. Sorpresa, si rese anche conto del fatto che esse erano parte dell'angelo e che si stavano muovendo velocemente, nello stesso modo in cui gli uccelli che tanto amava osservare la mattina nel Giardino le usavano per volare sopra le chiome degli alberi. Immediatamente, si chiese come avesse fatto a non accorgersi mai di quella magnifica caratteristica degli angeli quando si trovava ancora Lassù, ma poi, troppo attratta da quella visione divina, rinunciò a rispondersi. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era a quanto fosse bello quell'essere, così magnifico e potente con quella sua determinazione negli occhi blu e il vento tra i capelli. Le ricordava casa.

- Stai bene, piccola? -

Ci mise qualche attimo prima di elaborare a dovere la domanda che gli era stata posta, ma quando fu in grado di connettere tutti i pensieri tra loro, ogni sua preoccupazione le cadde di nuovo addosso. Dimenandosi tra la sua forte presa, tentò di voltare la testa per guardare dove fossero i mostri, ma tutto ciò che riuscì a scorgere fu una distesa nera sotto di se, che scivolava via ad una velocità impressionante.

- Cos'è successo? -

Chiese, rinunciando a cercare di capire da se, ancora troppo spaventata e frastornata per riuscirci a dovere.

- Il mio piano ha funzionato. - sorrise, guardandola velocemente prima di ritornare a fissare il vuoto davanti a lui - controlla tu stessa. -

Con un movimento del polso la fece scattare verso il suo petto, costringendola a posare le braccia sulle sue spalle per non perdere l'equilibrio. Lilith era quasi pronta ad urlargli contro, ma non appena fece correre lo sguardo verso le sue ali iniziò a scorgere un flebile movimento tra un battito e l'altro. Concentrandosi, poté definirlo meglio attribuendolo ad una sottospecie di massa informe a svariati metri da dove si trovavano loro. Quest'ultima era di colore nero e anche piuttosto grande, per non parlare del fatto che era accompagnata da un concerto di suoni strazianti. Se non li avesse uditi, probabilmente l'umana non avrebbe creduto che quella che lei aveva identificato come un'enorme macchia scura era in realtà il gruppo di demoni dal quale avevano cercato di scappare. Ricordando, però, i loro versi disumani, in quel momento si rese conto che era quasi impossibile non associare le due cose.

- Sono loro. -

Disse in un soffio, realizzando quanto fossero distanti rispetto a prima. Era un sollievo, in realtà, vederli così poco distintamente da poter essere sicura di non essere in pericolo, ma allo stesso tempo sentiva di provare una certa sensazione di inquietudine. Com'era possibile che fossero riusciti a superarli? Dove stavano andando? E sopratutto, come avevano fatto a seminarli così tanto?

La risposta le riempì la testa di colpo, tanto che iniziò a darsi della sciocca da sola per non essersene accorta prima.

- Stiamo volando. -

Affermò con sicurezza, rimanendo ancora aggrappato al torso di lui e osservando la massa di mostri contorcersi sotto di loro.

- Si. - nel tono di lui si sentiva il sorriso che probabilmente doveva aver stampato in faccia - hai mai provato a volare, piccola? -

- No. -

- La considero una vittoria questa, allora. -

Lilith sentiva la testa leggera, libera dalla paura. Non riusciva a capire che cosa intendesse l'essere con quell'ultima frase, ma onestamente non le importava. Erano riusciti a fuggire. Non era più in pericolo. Lui l'aveva salvata.

Cos'altro importava?

- Manca poco. -

L'avvertì l'angelo, dopo una breve pausa. Dal suo tono traspariva sicurezza, come se fino a poco tempo prima non avessero rischiato la vita e i demoni non li stessero ancora seguendo. Lei non era molto d'accordo su questo suo comportamento, tanto che con la coda dell'occhio continuava a controllare che gli Infernali non si stessero avvicinando troppo, ma da un certo punto di vista lo ammirava. Probabilmente lui aveva ancora quella forza che nasce dalla consapevolezza di essere ancora in grado di fare qualcosa di buono, a differenza sua. Era confortante. Almeno non si era abbandonata completamente ad un essere in balia del mare di dolore che è la vita.

Mentre pensava a tutte queste cose, il vento iniziò a cambiare verso, soffiando diagonalmente. Le ali dell'angelo si curvarono verso il basso e una forte pressione colpì il cuore dell'umana. Stavano scendendo, si disse. Per quale motivo?

Iniziò ad agitarsi.

Pur essendo ancora molto distanti, i demoni ora sembravano più reali rispetto a prima. Le facce dei primi erano quasi distinguibili ora e questo la impauriva non poco. Non era più convinta che il divino fosse lì per condurla in una trappola, ma era comunque ancora spaventata dai suoi gesti avventati che non erano neanche accompagnati da una spiegazione. Dove stavano effettivamente andando? Avrebbero dovuto correre di nuovo?

I suoi piedi toccarono terra troppo presto. Mollando la presa dal corpo dell'angelo si lasciò andare, cadendo seduta a pochi passi da lui. La zona in cui si trovavano era molto più rocciosa di quella in cui era rimasta fino a poco prima e sembrava rialzata rispetto al resto del terreno. Poco distante si poteva scorgere un colle oltre cui svettava la chioma di una quercia rossa.

- Quella è casa mia? -

Chiese, indicando un punto a caso in quella direzione e tentando di non pensare a ciò che si stava avvicinando a loro.

- Si, piccola. - l'angelo si abbassò alla sua altezza, avvicinando il viso al suo - però al tuo posto non definirei quel luogo casa. -

Si scambiarono una sguardo lungo e profondo che Lilith non riuscì a comprendere. Il viso dell'essere sembrava emanare felicità e tranquillità, ma lei non era sicura che questi sentimenti fossero veramente parti della sua natura. Erano troppo idealizzati per essere veri.

Distolse lo sguardo.

- Alzati. -

Le disse, allora, lui, scattando in piedi e porgendole la mano di modo che seguisse il suo esempio. Lei, senza dire nulla, lo fece, volgendogli subito dopo le spalle per non far vedere il rossore che le aveva colorato le guance.

Sembrava quasi tranquillizzarsi, ma poi, guardando dritto davanti a se, sentì la terra mancarle sotto i piedi. Di fronte a lei, immobili come delle statue, c'erano quattro figure in ombra, di cui lei riusciva solo a scorgere il profilo che, a causa del sole, sembrava quasi disegnato. L'angelo, cogliendo il suo stupore e la sua paura, le si mise al fianco, passandole una mano lungo il braccio nudo in un gesto quasi rassicurante. Sotto quel tocco, la donna si sciolse un poco.

- Lilith, lascia che ti presenti i miei compagni. - Fece un passo avanti, alzando la mano con la quale l'aveva accarezzata e indicando la prima figura alla sua destra. - Questa è Ashtoreth, angelo dell'ultima schiera e padrona delle arti manuali. -

Ashtoreth si spostò dall'ombra, venendole incontro con passo deciso e sinuoso. Gli altri la seguirono e si fermarono sulla sua stessa linea, in modo fin troppo ordinato e silenzioso. Colpita dalla bellezza della prima, Lilith spostò lo sguardo sul secondo essere divino, curiosa di osservarlo, mentre il suo angelo lo introduceva.

- Azazel è protettore dei deserti e grande insegnante, piccola. Da sempre si accompagna a Samael - fece scorrere il dito verso il terzo personaggio - arcangelo della giustizia e del castigo. -

L'ultima parola da lui pronunciata fece rabbrividire l'umana, che fin troppo aveva temuto e evitato i castighi, da lei considerati dolorosi e senza senso. Guardò di sfuggita l'oggetto di quella descrizione e poi abbassò la testa, impaurita dalla potenza che emanava. Samael era bello, doveva ammetterlo, ma dopo la sua descrizione le pareva anche spaventoso e inquietante. Non aveva motivo di guardarlo oltre.

- Infine - il suo salvatore, notando che aveva smesso di osservare, riprese a parlare - lascia che ti presenti l'angelo del sacrificio e del fuoco: Moloch. -

E a quelle parole l'umana alzò la testa di scatto. Aveva sentito bene? Guardò attentamente quello che era stato chiamato con lo stesso nome del suo castigatore. Sapeva che, fisicamente, era impossibile riconoscerlo, considerato che non era mai riuscita a vederlo, ma poteva provare a percepire la sua aura. Puzzava di ingiustizia e paura, da quello che era riuscita a sentire. Doveva essere lui.

L'essere sorrise con malignità, guardandola come si guarda il cibo dopo aver digiunato per giorni e giorni.

- Com'è questo piccolo nuovo mondo, Lilith? - disse - Ti piace? Ci ho messo molto a sceglierlo, spero sia di tuo gradimento quasi quanto lo è per me. -

L'umana digrignò i denti. Cosa stava succedendo? Perché era lì? Perché tutti loro erano lì?

Un urlo demoniaca le riempì le orecchie, costringendola a tapparsele con le mani. Erano arrivati? Stavano venendo a prenderla? Chiuse gli occhi.

Era quella la fine?

  
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