Perdono! Perdono! Perdonooo! Vi imploro perdono! Ma davvero, nell’ultimo
periodo sono così impegnata che non ho avuto proprio tempo! ç____ç Ma non
pensate che vi ho abbandonati, lettori silenziosi e
non. In questo tempo non ho fatto che scrivere ogni volta che avevo un po’ di
tempo a disposizione. Capisco anche di aver lasciato il tutto ad un punto
davvero importante, ma finalmente ecco il tanto atteso 9 °capitolo.
È leggermente più lungo dei precedenti, ma davvero ricco di sorprese. Spero vi
piaccia e che basti a farmi perdonare per l’incredibile ritardo! Buona lettura
^^*Therys*
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*Mi accorsi che
qualcosa non andava sin da quando aprii gli occhi. La stanza era vuota e dalla
finestra non si vedeva quasi nulla a causa della pioggia. Ma la cosa che mi
aveva stranita era una, e anche molto evidente: il
silenzio! C’era un silenzio innaturale! Nessun urlo o schiamazzo, nessuna
esplosione, nessuna preghiera nell’aria, nessun rumore. Il che era molto, molto
strano. Ma ero troppo stordita per trovare una spiegazione a tutto ciò. Avevo
passato una notte infernale, mi ero svegliata centinaia di volte, e quel poco
che avevo dormito avevo fatto sogni strani e confusi, che mi riempivano di
angoscia. Avevo sperato che la mattina non arrivasse mai, così non avrei dovuto
affrontare tutti i problemi che essa portava con sé. Ma purtroppo non sono ancora
in grado di sperimentare una tecnica per prolungare all’infinito la notte.
Presi un respiro profondo,
inspirando l’inebriante profumo delle lenzuola, nonché quello di
Deidara, poi mi alzai. Avevo un mal di testa insopportabile, così forte e
lancinante che mi provocò un capogiro, facendomi ricascare sul letto. Aspettai
che la fitta scemasse. Per un attimo pensai di essere tornata indietro nel
tempo, alla sbronza di capodanno…e forse sarebbe stato meglio, così non avrei
ricordato nulla della sera prima. Invece ricordavo tutto, e anche troppo bene!
Scossi la testa per allontanare quei pensieri e riprovai ad alzarmi, ma più
lentamente per evitare ulteriori capogiri. Entrai in bagno, beandomi per
qualche istante di quel silenzio. Mi sciacquai il viso con acqua gelida, ma piacevole. Mi soffermai per un po’ sorreggendomi
con le mani al lavello, osservando l’acqua che scorreva. Nel silenzio udii dei
sussurri, ma non vi badai. Uscii dal bagno, trovandomi nella mia stanza. Lo
sguardo mi cadde sulla cappa a nuvole rosse poggiata sul letto di Sasori…le sue
parole continuavano a echeggiare nella mia mente. Decisi di provare a distrarmi
uscendo dalla camera. Non incontrai nessuno nel corridoio, ma i brusii si
fecero più intensi. Chissà perché, ma avevo la vaga sensazione di stare
dimenticando qualcosa di veramente importante…inoltre avevo un caldo pazzesco,
anche se probabilmente c’erano 9 gradi o giù di lì. Cercando di ricordare cosa
stavo dimenticando, entrai in cucina e rimasi bloccata sull’uscio. A capotavola
era stata allestita una colazione ricca e decorata, con tanto di nastrini
attorno alle posate e al bicchiere. Lungo il lato del tavolo erano schierati i
membri dell’organizzazione, che probabilmente in teoria sarebbero dovuto essere
zitti e ordinati; stavano bisticciando cercando di parlare piano. Non appena mi
notarono smisero di litigare, si misero in ordine e sorrisero. Allora capii
cosa avevo dimenticato…
“Buongiorno e buon
compleanno!” dissero ordinatamente e all’unisono. Io arrossii.
“Ehm…grazie!” dissi.
Ad un cenno di Konan, ognuno di loro si mosse in direzioni diverse. Hidan mi
mise addosso una vestaglia, Pain mi accompagnò al
tavolo, dove Itachi scostò la sedia per farmi accomodare. I restanti presero a
servirmi cibo, caffè e spremute. “Ma perché tutto questo?
Davvero, non era il caso!” dissi un po’ commossa.
“Certo che era il caso, uhn! Mica si compiono 18 anni tutti
i giorni!” disse Deidara con uno dei suoi sorrisi abbaglianti. “Giusto! E poi te lo meriti” aggiunse
Sasori. I nostri sguardi si incontrarono e sentii una morsa allo
stomaco. Sorrideva, ma era il sorriso più falso che avessi mai visto. “Grazie
mille…a tutti voi” dissi. Ad un tratto, però, notai che mancava qualcosa…o
meglio, qualcuno.
“Dov’è Tobi?” chiesi.
Si guardarono intorno, alla ricerca del membro mancante.
“Ditemi che se n’è
andato! Vi
prego!” disse Deidara raggiante alla sola idea. Perfido! Ma le sue
speranze erano del tutto vane. La porta della cucina si aprì, rivelando una
figura. “Oddio! Vi prego, ditemi che
non è vero!” disse Deidara con tutt’altro tono. Attorno alla maschera di
Tobi, e quindi al suo viso, c’erano 7 grossi petali di cartone rosa, a formare
un fiore, su ognuno dei quali era scritta una lettera
a formare la scritta AUGURI. Sull’ultimo petalo, però, c’era scritto il mio nome.
Tobi mi si avvicinò porgendomi un grande mazzo di rose rosse. Non disse nulla.
Io lo guardavo sconvolta, presi i fiori e lessi il bigliettino:
Tanti
auguri di buon compleanno! Per la mia cara Shiori-chan, 18 splendide rose
rosse. 18 perché sono gli anni che compie, rose perché Shiori-chan è la rosa
dell’Akatsuki, che dietro a tutte quelle spine nasconde bellezza, delicatezza,
fragilità e bisogno di affetto e protezione! Ti voglio tanto bene! Il tuo amico
Tobi^^
P.s: Tobi è un bravo ragazzo!
Leggendo quelle parole
mi si riempirono gli occhi di lacrime. Scattai in piedi e abbracciai Tobi con
forza. “Grazie, Tobi! Grazie!”
“Tobi voleva fare a
Shiori-chan un regalo più bello, ma Tobi ha avuto
tanto da fare e non ha potuto!”
“Ma no, va benissimo
così, davvero! Grazie infinite!”
“Tobi è tanto felice!”
Anche io lo ero, e
giuro che quel bigliettino mi aveva intenerita così tanto che mi veniva da
piangere! Gli altri, che mi avevano guardata male non appena ero saltata al
collo di Tobi, adesso stavano leggendo il bigliettino causa del mio
intenerimento. Vidi i loro sguardi divenire…beh..direi
pucciosi! Qualcuno, come ad esempio Deidara, Sasori e
Pain, cercarono di mantenere un certo contegno, ma sicuramente erano inteneriti
almeno quanto me. Konan mi restituì il biglietto e dopo averlo riletto, il mio impucciosimento mi indusse ad abbracciare nuovamente Tobi.
“Tanti auguri Shiori-chan!” disse giulivo, con quel suo sguardo così tenero! Lo
abbracciai ancora più forte, poi gli spostai leggermente la maschera dal viso e
gli stampai un bacio sulla guancia. Nella cucina cadde il silenzio.
Probabilmente ero la prima nella storia dell’Akatsuki a osar fare una cosa
simile, e sinceramente ebbi un po’ paura di quella che sarebbe potuta essere la
reazione di Tobi. Il silenzio fu interrotto dalle urla di quest’ultimo.
Scoppiammo tutti a ridere, mentre Tobi prendeva a scorazzare felice per il covo
urlando come un matto. Dopo aver ringraziato tutti i miei compagni, optai per
una doccia. Mi ci voleva proprio per rilassarmi! Guardai il mio riflesso nello
specchio del bagno. Beh, avevo un anno in più, eppure mi vedevo esattamente
uguale al giorno prima. E anche interiormente non sentivo alcuna
differenza…bah! Forse ero io che non andavo! Dopo mezz’ora sotto l’acqua e dopo
essermi vestita, tornai in camera per rifare il letto ma trovai Konan già
intenta a sistemare. Stava finendo di spolverare il comodino, e non appena mi
vide si sedette sul letto, invitandomi a fare altrettanto. “Che c’è?” chiesi
senza capire.
“Qui sono io quella
che deve farti un paio di domande! Cosa è successo? Racconta”
“Di che parli?”
“Non prendermi in giro, Shiori. È evidente che non stai bene! Deidara ha detto
che hai avuto il sonno agitato stanotte, hai i nervi a fior di pelle, tu e
Sasori vi lanciate occhiate strane, lui dice di non sapere nulla e per giunta
tace quando si parla di te, cosa che non faceva fino a due settimane fa! Per
non parlare dei suoi fastidiosi sbalzi d’umore in stile ‘sindrome
premestruale’! È successo qualcosa con lui?”
Mannaggia, non le sfugge
proprio nulla! Esitai qualche istante, poi mi resi conto che avevo bisogno di
parlarne con qualcuno, di sfogarmi e chiedere consiglio, perché da sola non
riuscivo a trovare alcuna soluzione. Mi resi anche conto del fatto che quel ‘qualcuno’ non poteva assolutamente essere Deidara! Per
cui, mi arresi. Mi sedetti accanto a Konan e le raccontai la discussione della
sera prima con Sasori. Lei non lasciò trapelare alcuna emozione, se non puro e
semplice stupore. Non appena terminai il racconto si passò una mano fra i
capelli. “Gran bel casino” commentò.
“A chi lo dici! Ma io adesso che dovrei fare?”
“Esprimi alla vecchia
Konan le tue riflessioni e i tuo pensieri” disse
atteggiandosi da psicologa.
“Beh…io voglio bene a
Sasori. Gli voglio molto, molto bene! Un bene dell’anima!”
“E Deidara?” ecco! La
stessa domanda che mi ponevo io!
“Io…voglio bene anche
a lui!”
“No! Risposta errata!
Tu non gli vuoi bene! Tu lo ami! Si, lo ami! Non solo
lo hai ammesso, ma si vede! Dai tuoi gesti, dai tuoi sguardi! Lo ami perdutamente, Shiori! Perché ti ostini a
mentire a te stessa?”
“Cerchiamo di essere
obiettive Konan! Con Deidara non ho uno straccio di speranza! È una storia
destinata a non decollare. Mentre Sasori…lui mi ama…e io amo lui”
“Ma non quanto ami
Deidara!” Tacqui. Era vero! Per me Sasori era come un fratello,
ma nulla di più. Purtroppo.
“Chissà forse…se io
provassi a stare con lui…riuscirei ad amarlo di più” sussurrai sconfortata.
“No! No, no, no, no!
Assolutamente no! Questa è la cosa più sbagliata che tu possa fare! È una lama
a doppio taglio! Farà male sia a te che a lui. Tu vuoi dargli una possibilità
perché ti senti in colpa e non vuoi che lui stia male per te. Ma se tu
diventassi la sua donna pur essendo innamorata di Deidara finirai per logorarti
ogni giorno sempre di più, soffriresti e diventeresti un corpo senza anima! E
Sasori non è stupido! Non lo è affatto! Capirebbe che stai soffrendo prima
ancora che tu stessa te ne renda conto, e starà male di conseguenza”
“Gira e rigira Sasori
soffrirebbe!” sbottai con rabbia.
“Non è detto. Chissà,
magari la prenderà bene”
“Konan, tu ieri non lo
hai visto! Stava male! Soffriva! Per colpa mia! MIA!”
“Soffrirà molto di più
se segui quel tuo piano assurdo”
“Che devo fare, Konan? Io non voglio che soffra!”
“Vuoi un consiglio?
Sii sincera con lui sin da ora”
“Ma soffrirà”
“Questo è inevitabile!
Ma lui è un uomo maturo, dato che forse hai scordato la sua età! Prima o poi
gli passerà! Sarà solo questione di qualche giorno! E prima o poi ti
ringrazierà per essere stata sincera con lui”
Guardai Konan negli
occhi. Aveva ragione, non c’era ombra di dubbio. Ma per Sasori mi dispiaceva
troppo!
“Riflettici su,
Shiori!” disse Konan poggiandomi una mano sulla spalla. Sospirai.
“Grazie del consiglio,
Konan” dissi. Lei sorrise.
“Figurati!”
“Shioooooooriiiii!”
urlarono tre voci nel corridoio. Dopo pochi istanti Deidara, Hidan e Tobi
fecero capolino nella stanza. “Si?” chiesi.
“Pain ci ha detto di
distrarti…ehm, cioè…farti compagnia!” disse Hidan. Konan lo guardò male. “Vado
a preparare il pranzo” annunciò alzandosi dal letto.
“Ti do una mano”
dissi, ma Konan mi fermò.
“No, oggi sei la
festeggiata! Riposa!”
disse con un gran sorriso, poi uscì dalla camera, lasciandomi sola con quei tre
matti. “Tobi, giuro che se non ti togli all’istante quei petali dalla
testa prima ti faccio sacrificare da Hidan, poi faccio esplodere i tuoi resti”
minacciò Deidara. Notai che in effetti Tobi aveva
ancora i petali attorno alla maschera e scoppiai a ridere. “Se a Shiori-chan
piacciono, allora Tobi li tiene!” esclamò convinto. Deidara si spiaccicò una
mano in fronte, poi mi guardò e rise anche lui, e di conseguenza anche Hidan.
Cominciammo a scherzare fra noi e chissà per quale razza di motivo, e
soprattutto come, mezz’ora dopo ci trovammo a cantare sulle note di It’s raining man e a fare parodie dei Backstreet Boys. Mi sentivo una
perfetta idiota, ma devo ammettere che mi sono divertita e vedere Hidan, Tobi e
soprattutto Deidara ridere in quel modo è stato un vero toccasana.
“A tavola!” urlò Konan
dalla cucina.
“Cazzo, finalmente! Stavo morendo di fame,santo
Jashin!” disse Hidan uscendo dalla stanza.
“Tobi va a mangiare! Perché Tobi è un bravo ragazzo!” disse
Tobi seguendo Hidan. Io stavo per andare con loro, ma…
“Aspetta un secondo,
Shi” mi voltai verso Deidara.
“Che c’è?” chiesi
voltandomi verso di lui con un gran sorriso. Era mia impressione o era
arrossito?
“Ehm…ecco, senti…” si
bloccò.
“Si?”
“Io non vorrei
forzarti, ma…spero che tu non pensi che ieri mi sia bevuto la cazzata che era
tutto a posto. Beh, nulla di male se non vuoi parlarmene, è solo che…”
“Ben detto, non mi va
di parlarne” dissi improvvisamente ostile. Mannaggia! Se n’era accorto anche
lui! Feci per uscire, ma mi trattenne. “Scusa, non volevo farti arrabbiare! E
solo che ieri mi ha fatto male vederti in quelle condizioni, perciò…cerca di
non ridurti più in quello stato, d’accordo?”
Il mio sguardo si
addolcì all’istante. “Oh, Deidara” gli carezzai il viso. “Mi vizi troppo con le
tue preoccupazioni!” dissi. Lui sorrise. “ Comunque grazie.
E ti prometto che non mi ridurrò più così, ok?” il suo
sorriso si allargò.
“Ora sono più
tranquillo” disse.
“Perfetto”
“Aspetta…non ho ancora
finito” arrossì di nuovo. “Ecco, oggi è il tuo compleanno, per cui io…”
“Shiori-chan, fa
presto! Il
pranzo si raffredda!” Tobi irruppe nella stanza e mi trascinò via prima che
Deidara finisse la frase. “Razza di cretino!” urlò il biondo. Giunta in
cucina, trascinata da Tobi, osservai stupita il tavolo, sul quale stava la metà
dei miei piatti preferiti. Ringraziai Kisame e Konan, artefici di quel
banchetto, poi dopo aver brindato ‘alla mia salute’ divorai tutto ciò che mi
misero davanti. Mi ridussi completamente sazia! Nel pomeriggio, parlai con i
miei compagni dei loro compleanni passati, poi cantai a squarciagola in preda a
una strana euforia, e alla fine mi convinsero a vedere uno di quei film
strappalacrime ma al contempo avventuroso. Tutto questo accadde sotto il
costante e imbarazzante sguardo di Sasori. Non mi rivolse la parola per tutto
il giorno, ma non distolse lo sguardo da me nemmeno per un istante. Alla fine
del film, stufa di sguardi indiscreti, mi dileguai in camera. Non volevo
sentirmi osservata per almeno 5 minuscoli minuti. La porta si aprì dopo pochi
istanti, e Deidara entrò, chiudendosi poi la porta alle spalle. “Finalmente
soli!” esclamò. Lo guardai interrogativa. “Non ho ancora finito di parlarti, ma
se mi perdo nei meandri dei miei discorsi non ne usciamo più!” aprì un cassetto
e ne uscì una scatolina con sopra un fiocco.
“Non dirmi che hai
osato!” dissi. Lui sorrise.
“Suvvia, è solo un
pensierino!”
“Giuro che sei hai
speso molto, io…”
“Guarda che questa
volta non ho speso nulla”
Lo guardai con
circospezione, cercando di capire se stesse mentendo o meno.
Sospirai e molto lentamente aprii il pacchettino.
“Si,
ok, hai ragione è orribile! Si! Decisamente orribile! E non so nemmeno perché
alla fine ho deciso di dartelo, insomma è una cosa così stupida! Solo che l’ho
fatta pensando a te quindi credevo che questo avrebbe reso il regalo…più carino
e artistico! Ma di artistico non ha davvero nulla! Nemmeno esplode, capisci?
Non esplode! Ti ho regalato una cosa che non esplode, ma sono scemo o cosa? Scusami, non avrei nemmeno dovuto mostrartelo” era decisamente
nervoso. Parlava a vanvera, mentre io rimanevo a fissare ammaliata la
statuetta bianca che avevo fra le mani. Eravamo noi due. Io e lui. Abbracciati,
sorridenti, precisi nel più minuscolo dettaglio. Era una statuina davvero
magnifica! Intanto quel pazzoide continuava a blaterare. Senza dare ascolto
alle sue suppliche di non guardare cos’altro ci fosse all’interno del
pacchetto, afferrai il foglio ripiegato che si trovava in fondo alla scatolina.
Deidara arrossì violentemente non appena lo aprii. E forse si aspettava urla o
chissà cosa. Ma si sbagliava se contava in una mia reazione violenta! Si
sbagliava di grosso! Era di sicuro il disegno sul quale lavorava da giorni…ed
era stupendo! Ritraeva me! Si, esatto, proprio me! In
tutte le mie fasi: mentre dormivo, mentre pensavo, mentre leggevo, triste,
arrabbiata, sorridente, mentre suonavo, cantavo, giocavo a nascondino con Tobi
(si…gioco a nascondino con Tobi, qualcosa da obbiettare? Sappi che non ti
conviene contraddirmi!), mentre cucinavo e perfino mentre picchiavo Hidan.
Erano almeno 50 disegnini in un unico, grande foglio. Era un collage di tutti i
momenti della mia giornata. Non potevo non adorarlo! Era così fedele alla
realtà e così bello! Deidara ormai era cremisi, continuava a parlare
nervosamente e devo ammettere che avevo perso il filo del suo discorso (che a
essere sinceri un filo logico non lo aveva mai avuto). Lo abbracciai così forte
che le parole gli morirono in gola. Gli si mozzò il fiato. Ero così felice che mi si riempirono gli occhi di lacrime. Dannazione, sto
diventando troppo sensibile! Negli ultimi tempi piango come una vecchia in
menopausa depressa! E questo non va bene per niente! No, no, no, no! Mi servono
lezioni di ‘trattenimento lacrime’!
“Fa così schifo da
farti piangere?” chiese il biondo, notando le mie stramaledette lacrime.
“No, no, al contrario!
È un regalo stupendo! È bellissimo! Grazie! Sei davvero un artista, devo
ammettere che mi hai stupita!”
“Hai mai dubitato che
io fossi un artista?” ridacchiò.
“Certo che no!”
“Beh, avrei anche io
voluto regalarti qualcosa di più. Ma ho avuto lo stesso, identico problema di
Faccia a Rotella…siamo tornati ieri dalla missione, quindi…”
“Ma no, non devi
assolutamente preoccuparti! Penso che questo sia meglio di qualsiasi regalo
costosissimo. Grazie ancora!”
Gli diedi un bacio
sulla guancia, poi provvidi a trovare una cornice carina per il disegno, e lo
appesi accanto al mio letto. “Davvero ti piace così tanto?”
“Da impazzire!”
“Bah! Che gusti strani
che hai! Ma sto morendo di fame. Andiamo a vedere se la cena
è pronta”
Mi afferrò per mano e
mi trascinò fino alla cucina. Una volta entrata, mi piovve addosso
una marea di coriandoli colorati e sul tavolo galleggiava uno striscione
con su scritto ‘Buon compleanno’. Sorrisi felicissima, notando il secondo
banchetto della giornata che era stato allestito. Tra feste e compleanno sarei
ingrassata come una balena per davvero! “C’era bisogno di
tutto questo? Tutto il giorno mi avete riempita di
attenzioni…così mi viziate!” dissi facendo fuori la torta, dopo aver spento con
un soffio e con la canzoncina di sottofondo ben 18 candeline rosse. “In
che lingua dobbiamo dirtelo?” chiese Konan.
“Te lo meriti!”
dissero tutti all’unisono. Io scoppiai a ridere, sorseggiando un po’ di birra.
La serata trascorse allegra e divertente. Scherzammo, parlammo tutto il tempo.
Ma io ero nervosa, con quel paio di occhi nocciola perennemente puntati su di
me. Mi sentivo osservata, spiata…violata della mia privacy!
“Ehm…scusate…bagno!” dissi. Già, troppa birra stimola la diuresi…come
Rocchetta! Plin plin! Ok,
ok, la smetto! Sto cominciando a pensare che non reggo tanto bene l’alcool…sarà
impressione mia? Boh! Uscii dalla cucina, sempre con quei fari nocciola
addosso. Sarebbe stato più vicino il bagno del corridoio, ma avevo bisogno di
isolarmi una manciata di minuti, giusto per rilassarmi e non sentirmi troppo
osservata. Camminavo lentamente lungo il corridoio. “Vogliate scusarmi, torno
subito” disse una
voce facendomi trasalire.
“Dove vai, Danna?” a
quella domanda, forse per nervosismo, forse per paura, mi misi a correre. Non
sentii nemmeno la risposta. Arrivata in camera mi sigillai in bagno chiudendo a
chiave. Mi poggiai contro la porta, respirando con affanno. Razza di fifona che
non ero altro! Ma per quale motivo mi stavo angosciando così tanto? Di cosa
avevo paura? Di Sasori?
Ma dai! Poteva aver avuto migliaia di motivi per alzarsi da tavola! Magari
voleva sgranchirsi le gambe, o andare in bagno! Ceeeerto…perché
ora Sasori ha bisogno di sgranchirsi le gambe e andare in bagno! Si, Shiori, sei la numero uno! Di sicuro stava andando in
bagno! Perché le marionette vanno in bagno! Certo! E Kisame odia l’acqua! Aaaaah! Ok, mi stavo facendo prendere troppo dal panico! E
ciò solitamente mi portava a fare e dire idiozie! Già che ne dico troppe
normalmente, figurarsi quando ero in preda al panico. No, dovevo calmarmi! Cosa
mi faceva pensare che si fosse alzato da tavola per seguire me? Stavo
diventando un po’ troppo egocentrica, forse. Figurarsi se Sasori, con tutte le
cose che aveva da fare, si metteva a seguirmi! Non era mica un ragazzino
immaturo. Si, non avevo di che preoccuparmi, di sicuro
si era alzato per altri motivi! Rincuorata in parte da questo pensiero, mi
ricordai perché ero in bagno, ed eliminai un po’ di birra dal mio corpo. Mi
sistemai i capelli e cercai di rendere il mio viso meno pallido e sconvolto. Si, anche uno scemo si sarebbe accorto che qualcosa non
andava! Il mio viso era un libro aperto! Provai a sorridermi allo specchio, ma
quella sembrava più una smorfia di dolore che non un sorriso. Sbuffai arresa e
uscii dal bagno. Mentre aprivo la porta, contemporaneamente qualcun altro
faceva lo stesso da fuori. Risultato? Finii addosso al suddetto qualcuno, che
si rivelò essere Sasori. Il mio stomaco fece una capriola con doppio
avvitamento, e di sicuro ero arrossita. “Oh, scusa! Credevo fossi nell’altro bagno” si scusò con un sorriso.
“No…f-figurati! T-tanto avevo…avevo già finito” smettila di tremare e balbettare Shiori!
Smettila subito! Di cosa hai paura? Sta calma! Rilassati!
“Menomale. Io dovevo soltanto prendere il
disinfettante, Tobi si è graffiato con un coltello ed è messo che frigna come
un bambino” ridacchiò.
“Oh povero”
“Si,
povero. Mi aspetti o preferisci andare?”
Se gli dicessi che
volevo assolutamente allontanarmi probabilmente ci sarebbe rimasto male o,
peggio, avrebbe capito tutto.
“No, no, ti aspetto”
dissi frettolosamente. Mi appoggiai alla parete del bagno, accanto alla porta,
mentre lui cercava di prendere il disinfettante, messo forse troppo in altro
per entrambi. Ma i pregi dell’essere un marionettista sono tanti, come ad
esempio poter prendere gli oggetti a parecchia distanza con i fili di chakra.
Ero così nervosa che quasi nemmeno lo guardai, riflettendo sul fatto che era
quasi del tutto impossibile che Tobi si tagliasse con un coltello e avesse
bisogno di disinfettante…insomma, ho sempre pensato che dietro quella maschera
si nascondesse un vero e proprio talento! Uno shinobi
degno di questo nome, e tutt’ora rimango delle mie convinzioni. Ma ciò,
tradotto, significava che quella di Sasori era soltanto una scusa. Ragion per cui, non appena ebbe preso il disinfettante feci per precipitarmi fuori dal bagno,
allungai una mano verso la porta, ma non riuscii ad afferrare quella maniglia.
Un filo di chakra si avvolse attorno ad essa, e la porta si chiuse di scatto.
Cominciarono a tremarmi le gambe. Non ci voleva un genio a capire che era
Sasori a comandare quel maledetto filo! Feci per aprire la porta, ma non ci
riuscivo. “Ok, scherzetto divertente, Sasori. Adesso apri” dissi, voltandomi nervosamente verso di lui.
Sorrideva. Ma era un sorriso strano, uno di quelli che solitamente rivolgeva ai
suoi nemici.
“Nervosa, Shiori?”
chiese.
“Certo! Soffro di claustrofobia, mi danno
fastidio le porte chiuse!” improvvisai. Il tremore si era sparso anche
nel resto del corpo, mi tremava anche la voce. “Se davvero tu soffrissi di
claustrofobia non potresti stare nel covo” disse avvicinandosi un po’ a me. Io
non risposi. Portai istintivamente la mano al fodero, ma non trovai la mia
spada. La portavo sempre con me, ovunque, anche in bagno! Ma quel giorno
proprio l’avevo lasciata in camera! Maledizione!
“Hai paura di me,
Shi?”
“No, certo che no,
perché dovrei?” bugiarda! In quel momento avevo una paura terribile. Ma perché?
Cosa poteva mai fare?
“Mi chiedo la stessa
cosa. Non voglio mica farti del male. Voglio solo parlare un po’ con te, posso?”
“Se vuoi soltanto
parlare potremmo anche tornare in camera”
“Non mi va che
qualcuno si metta a origliare. Voglio parlare con te e te
soltanto”
“Ok, parliamo! Come va, Sasori?” dissi fingendomi
calma e rilassata, ma con voce tremante. Continuava ad avvicinarsi.
Sorrise.
“In questo momento va
benissimo. E tu? Come procede il diciottesimo compleanno?”
“Una meraviglia! Che mi racconti di bello?”
“Che per la prima
volta in cinque mesi sono da solo con te per davvero. Finalmente” mi uscì dalle labbra una
risatina nervosa.
“Già, è vero, è da
tanto che non parliamo da soli”
“Non sai che tortura che è stata per me dovere aspettare così tanto! Cinque mesi…io odio aspettare!”
“Ma odi anche fare
aspettare la gente, no? Allora
perché non mi dici cosa vuoi così me ne vado?” tipica frase di quando ero
spaventata. Il suo viso assunse una strana espressione.
“Hai davvero paura di
me? Pensi che potrei mai
farti del male? Alla mia piccola? Al mio prezioso diamante?”
mi carezzò il viso e io arrossii violentemente. Risi nervosamente per la
seconda volta.
“No, non ho paura!
Davvero”
“E allora perché stai
continuando a tremare?”
“Non ne ho idea”
improvvisamente si fece serio. Poggiò definitivamente la mano sulla mia
guancia.
“Vuoi forse prendermi
in giro? Hai paura. Non ti farò del male, giuro. Come ho già
detto voglio solo parlare”
“Si
ma…allora sbrigati a dirmi cosa vuoi, perché mi stai facendo preoccupare”
Continuavo a tenere
una mano sulla maniglia, ma quel filo di chakra era troppo resistente per me.
Non riuscivo ad aprire.
“Siamo impazienti,
eh?”
“Si,
sono tanto impaziente, Sasori! Tantissimo!”
“Rilassati”
Prese a massaggiarmi
le spalle, e io sospirai. Ero nervosa, ma dovevo mostrarmi calma per
convincerlo a dirmi cosa voleva, anche se una mezza idea l’avevo. “Questa notte
eri molto nervosa…come mai?”
“Tanti motivi”
“C’entra la
discussione di ieri?”
“Si,
non ho intenzione di mentire”
“Mi dispiace. Non avrei dovuto dirti nulla”
“No, hai fatto bene secondo me”
“Ieri non ti ho dato
il tempo di parlare. Mi sentivo in colpa per essere stato così debole.”
“Non devi sentirti in
colpa” Già…tu non devi! Sono io il mostro
fra i due. Mi ostinavo a tenere il viso basso. Dovevo parlargli, era il
momento giusto. Ma non volevo. Non me la sentivo di distruggerlo. “Per favore,
mi fai uscire?” chiesi sentendo l’imminente bisogno di piangere.
“Non capisco perché
continui ad aver paura…”
“Non ho paura di te, Sasori. Ho paura di me stessa.”
“C’è…c’è qualcosa che
devi dirmi?”
“Si…ma non so come”
Sorrise. “Spesso le parole sono inutili. I gesti
servono molto di più” sperai in vano che non avesse frainteso. Mi alzò
il viso e con molta, molta delicatezza e discrezione, ma soprattutto con
insicurezza, mi baciò. Ecco. Aveva frainteso. Pensava che volessi dirgli che
ricambiavo il suo sentimento? Maledizione a me. Avrei dovuto respingerlo! E
dovevo farlo se non volevo che la situazione prendesse una brutta piega. Ma non
ci riuscivo. Gli avrei spezzato il cuore. Come potevo? Stupidamente ricambiai
il suo bacio, seguendo il mio piano, piuttosto che quello di Konan. Non appena
dischiusi le labbra, mi abbracciò e approfondì il bacio quasi con disperazione,
facendomi sentire un vero schifo. Lo avrei distrutto. Se gli avessi trafitto il
cuore con la spada avrebbe sicuramente sofferto di meno. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, per la
centesima volta quel giorno. Appena si allontanò dalle mie labbra non ebbi
nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi. “Non sai quanto ho aspettato
questo momento” sussurrò, per poi riprendere a baciarmi. Il senso di colpa
aumentava istante dopo istante. Quando per la seconda volta si distaccò da me,
dalle mie labbra uscì un singulto trattenuto. “Che c’è?” mi chiese dolcemente.
Era così gentile e amabile. Perché tutte a me?
“Scusami” singhiozzai.
“Scusami tanto, Sasori. Perdonami”
“Perché ti scusi?” mi
asciugò le lacrime.
“Perché…ti amo…”
“Anche io ti amo, non
devi scusarti” sorrise.
“No, Sasori…io ti
amo…ma non come vorresti tu”
La sua espressione
cambiò di nuovo. “In che senso?”
“Come puoi amare una
stronza come me? Dovresti odiarmi, e forse sarebbe meglio così”
“Non potrei odiarti
nemmeno se mi uccidessi”
È quello
che sto per fare…anche se non fisicamente. “Dovresti”
“Ho già detto che ti
amo, non potrei mai odiarti, neanche fra cento anni.”
“Devi odiarmi, Sasori! Perché io…io ti amo, ma non come tu ami me”
Mi alzò il viso
costringendomi a guardarlo. “Shiori…”
“Io ti amo come un
amico, ti amo come un fratello, e non potrei fare a meno di te. Ti devo molto, hai sempre fatto tanto
per me da quando sono qui, e giuro che non vorrei dirtelo…ma non ti amo come
vorresti…non ti amo in quel senso” non disse nulla, forse troppo ferito e
sconvolto o forse intenerito dalle mie lacrime.
“Perdonami. Scusa, ti sto spezzando il cuore. Sono
un mostro” presi a singhiozzare nuovamente.
“No, non sei un
mostro…sei soltanto sincera. Grazie.”
“Tu meriti molto di
più. Meriti qualcuna che ti ami per davvero e come meriti. Io giuro che vorrei
poterti rendere felice, amarti fino a farmi esplodere il cuore, donarti ogni
giorno della mia vita…è solo che…”
“Che non sono Lui,
dico bene?”
Lo guardai. Sorrideva
amaramente. “Lui chi?” chiesi.
“Deidara. È perché non sono lui, vero?”
Lo abbracciai e
continuai a piangere sulla sua spalla. “Mi dispiace. Scusami” Dissi fra i singhiozzi.
“Non devi scusarti.
Davvero, non sono arrabbiato con te. Ma dimmi la verità: sei innamorata di lui?”
Senza smettere di
piangere, annuii. Mi strinse a sé come un padre che vede la figlia piangere.
“Su, smetti di piangere. E soprattutto smetti di sentirti in colpa. Hai fatto la cosa giusta.”
“Ma stai soffrendo”
“Avrei sofferto di più
se tu non mi avessi detto nulla. E ora
basta lacrime. Non roviniamo la serata” mi asciugò le lacrime
con tutta la dolcezza che possedeva. Perché? Perché ero innamorata di
Deidara che non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti e non di Sasori?
Perché dovevo essere io a far soffrire lui e non viceversa? Poggiò le labbra
sulla mia fronte, carezzandomi i capelli. “Non piangere più,
ok? Non ne hai motivo. Giuro su Hiruko e tutte le mie
marionette che non sono arrabbiato con te. Continuerò a volerti bene, sarà come
se non fosse successo nulla. Ti supplico, smetti di piangere”
cercai di impormi un po’ di contegno.
“Vado a prenderti un
po’ d’acqua va bene?” mi chiese.
“Si”
“Ok, non ti muovere”
Sorrise, mi diede un
secondo bacio in fronte e fece per uscire.
“Sasori” chiamai.
“Dimmi”
“Grazie…per essere
stato comprensivo”
“No, grazie a te per
essere stata sincera”
Mi rivolse un altro
sorriso e uscì dal bagno e poi dalla camera. Ripresi a piangere. Per quanto lui
cercasse di negarlo, era molto deluso e triste. Era evidente. E io, per quanto
le sue parole potessero essere dolci, continuavo a sentirmi un mostro.*
“Certo che sono via da
un po’ quei due, eh?” disse Hidan esprimendo ad alta voce i pensieri di tutti.
“Beh, considerando che Shiori ha fatto fuori quattro bottiglie di birra è
normale che stia in bagno a lungo” osservò Konan.
“Si,
ma Sasori? Quello mica va in bagno!” riprese l’albino.
Io non dissi nulla. Avevo una strana sensazione. Le parole di Sasori mi avevano
sconvolto così tanto e colto alla sprovvista che non sapevo più cosa aspettarmi
dal mio Danna. Nella peggiore delle ipotesi aveva deciso di dichiararsi a
Shiori, lei gli era saltata al collo e in quel momento stavano pomiciando
felicemente, magari sul mio letto. La sola idea mi fece rabbrividire. Decisi di
distrarmi e non pensarci. Mi concentrai sull’ennesima ipotesi tirata fuori da
Hidan. Konan era molto strana. Era come se sapesse qualcosa, ma non poteva dirla.
E conoscendo quanto era sveglia Miss. Origami-fra-i-capelli
non mi sarei affatto stupito. Non appena udimmo dei passi nel corridoio, cadde
il silenzio. Di una cosa ero certo: Non era Shiori. Lei camminava sempre in
modo fluido ed elegante, e anche quando era arrabbiata aumentava solo un po’ il
passo. Ma anche Sasori solitamente era molto pacato. Quelli erano passi
nervosi, quasi una marcia. Ci guardammo l’un l’altro, senza sapere che
aspettarci. Come previsto era Sasori, ma non era in sé. Camminava a testa
bassa. “Ehi, che succede, scricciolo? Tutto bene?” chiese Hidan. Sasori non lo
guardò, non lo degnò nemmeno di attenzione. Si voltò verso la parete e sferrò
un pugno così potente che essa si riempì di crepe. Trasalimmo tutti. “Sasori,
per l’amor del cielo!” disse Konan spaventata. Ma anche questa volta lui non
prestò attenzione. Scostò la mano dalla parete e si voltò verso di me, seduto a
due passi da lui. Con uno scatto fu accanto a me, mi afferrò per il collo con
violenza quasi brutale. Non riuscivo a respirare, aveva una presa saldissima.
Sentivo gli altri urlare, dire chissà cosa, ma non riuscivo a capire nulla,
bloccato dallo sguardo carico di odio di Sasori. “Tu sia maledetto! Bastardo!
Maledizione a te che riesci sempre a ottenere ciò che vuoi! Tu
sia Maledetto!”
Non riuscii a cogliere
il significato delle sue parole. Cercavo di respirare, provare a reagire, ma
senza risultati. Sentivo che se fossero trascorsi altri due minuti come minimo
sarei morto. Pain si avvicinò a Sasori e gli strinse il polso. “Lascialo subito, Sasori! Questo è un ordine!”
sibilò guardandolo male. In risposta il Danna strinse ulteriormente la
presa attorno al mio collo. Konan urlò qualcosa. Hidan poggiò una mano sulla
spalla di Sasori. “Avanti amico, non fare scherzi lascialo andare! Cazzo, così lo uccidi!” con mio sommo stupore intervenne anche Tobi
che si lanciò su Sasori spostandolo via bruscamente. Tossii e presi a
respirare con affanno, portandomi una mano al collo finalmente libero. Non ero
mai stato così felice di saper respirare.“Adesso smettila di fare cazzate! Che
ti passa in quella testa? Stavi per ucciderlo, razza
di cretino!” urlò Tobi. Mi stupii. Non aveva mai parlato con tali termini da
quando lo conosco. Non aveva mai parlato con autorità. Non aveva mai detto qualcosa
seriamente. “Tutto ok?” mi chiese Konan premurosamente. Annuii, cercando di
trovare un senso a tutto ciò. “Che diamine credevi di fare? Se
lo uccidevi, come minimo…Shiori” Pain interruppe il suo discorso non appena
notò Shiori sulla soglia della cucina. Sasori si voltò a guardarla.
“Shiori, io…”
“Lo avevi giurato! Avevi giurato di non essere
arrabbiato, avevi giurato che era tutto ok, che sarebbe tornato tutto come
prima!” urlò Shiori sull’orlo delle lacrime. Stava per continuare a
parlare, ma fu colta da un singhiozzo. Si passò una mano fra i capelli e corse
fuori. “Shiori! Torna qui!” urlò
Konan correndole dietro. “Mi dispiace…ma soltanto per lei.” disse
Sasori. Mi guardò con odio. “Tu adesso vieni con me, testa di
legno! Parliamo!” urlò Tobi. Afferrò Sasori per
un braccio e lo trascinò con sé chissà dove. Nella cucina cadde il silenzio.
Ero così confuso. Non capivo nulla. Cosa era successo? Perché Sasori era
arrabbiato? Perché Shiori piangeva? Cosa si erano detti?
“Io personalmente
facevo il tifo per il rossino” disse Itachi rompendo
il silenzio. Si beccò uno scappellotto da Kisame. “Fai tanta scena ma sei stato
il primo a scattare in piedi quando Sasori ha afferrato Deidara” disse Kakuzu
ridendo.
“Che c’entra, era per
aiutare Sasori” disse l’Uchiha.
“Certo, e allora
perché ti si è attivato lo Sharingan?”
Itachi arrossì. “Ma
smettila!”
“Tutto a posto?” mi
chiese Pain.
“Più o meno” risposi.
“Sono ancora confuso. Non riesco a capire.” Dissi.
“Beh, è una storia
complicata. Non fare domande”
“Credo di averne il
diritto visto che stavo per rimetterci io!”
“Non posso
risponderti” tagliò corto Pain. Io tacqui. Solitamente Pain non prendeva le
parti di nessuno, ma se non voleva rispondermi, sotto c’era qualcosa di
importante. Decisi di restare in silenzio, a scavare nella mia mente alla
ricerca di un motivo. Davvero, non riuscivo a capire nulla! Per me era tutto
assurdo! Sapevo solo che ripensando a Sasori e ciò che aveva fatto poco
prima…mi veniva quasi da piangere.
***L’aria era gelida e
il vento soffiava con insistenza contro le pareti. Fuori dalla finestra era ben
visibile il paesaggio che era stato nuovamente imbiancato dalla neve che era
scesa nel pomeriggio in morbidi fiocchi. Tobi camminava nervosamente su e giù
per la stanza, atteggiandosi da vero sé stesso e mettendo da parte
l’atteggiamento giulivo ed esaltato che assumeva di solito. Io intanto stavo
seduto su quel letto, tenendo lo sguardo fisso nel vuoto. Tobi si fermò di
scatto e mi guardò trucemente. “Ora, si può sapere cosa diamine ti è saltato in
mente?” urlò quasi fuori di sé. “Potevi ucciderlo,
maledizione! Stavi per
ucciderlo!” parlava come se io non fossi a conoscenza di ciò che avevo fatto.
Ma lui non capiva…non poteva capire come mi sentivo! Volevo urlare, ma non lo
facevo per orgoglio. Volevo uccidere, ma non lo facevo per divieto altrui.
Volevo piangere, ma non lo facevo perché non avevo più lacrime per farlo ormai
da anni. “Ma mi stai ascoltando?” sbottò Tobi. Io annuii distrattamente. “Cosa
è successo, Sasori?” chiese.
“Lo odio” risposi
semplicemente.
“Anche se ciò non
giustifica il tuo comportamento…comunque, perché?”
“Perché è così e
basta! Lo odio! Lo odio! Lo odio!”
“Invece di blaterare,
perché non mi spieghi cosa è successo?”
“Ottiene sempre ciò
che vuole quel fottuto moccioso! E
questo mi fa incazzare! Io dalla vita non ho mai avuto niente e non ho mai
chiesto nulla di speciale! Ho patito le pene dell’inferno senza mai lamentarmi!
E la prima volta che chiedo un pizzico di felicità, che
chiedo di potere fare una cosa semplice come amare liberamente mi viene negato
anche questo!” urlai.
Basta! Non ne potevo
davvero più! Ero stanco di subire le ingiustizie di questa vita! E proprio io
che mi ero trasformato in arte pur di sfuggire alla morte…adesso avevo una
voglia matta di incontrarla. Ma davvero l’amore porta a tanto? Davvero io stavo
soffrendo così tanto…solo per amore? Oppure ero sempre stato insoddisfatto
della mia vita, e il rifiuto di Shiori era stato la goccia che ha fatto
traboccare il vaso?
“Le hai parlato?”
chiese Tobi sconvolto “Non ci posso credere! Le hai parlato sul serio! Ti avevo
detto di non farlo! Di aspettare!”
“Lo so cosa mi avevi
detto, ma io odio aspettare! È stato più forte di me! Le ho detto tutto, senza
tralasciare nulla…e lei…lei è stata così dolce e comprensiva…” mi raddolcii al
solo ricordo. Le sue lacrime mi avevano fatto più male del suo rifiuto! “Sapevo che sarebbe andata così, Mad…cioè…Tobi…sapevo che sarebbe andata male. Ma non mi
aspettavo né le sue lacrime, né tutta quella dolcezza, né che avrei trovato
conferma della mia tesi”
“Raccontami tutto,
Sasori. Nel dettaglio.” Disse Tobi sedendosi di fronte a me, pronto ad
ascoltarmi con tutta la serietà che nascondeva dietro quella maschera. Io
sospirai e presi a raccontare tutto nel particolare, mentre lui si limitava ad
annuire di tanto in tanto. Quando ero in procinto di finire
mi interruppe: “Beh, Shiori è fatta così. Si sarà sentita in colpa e di
certo sarà confusa. Per questo piange. Non vuole vederti soffrire, è ovvio.
Anche se…se non ricambia…sei molto importante per lei,
non fa che ripeterlo.”
“Lo so, ma io non
voglio che si senta in colpa. Non è colpa sua se la amo, e nemmeno se lei non
ricambia. I sentimenti non si possono comandare. Purtroppo”
“Sarebbe tutto troppo
facile se i sentimenti si comandassero, Sasori. Vivere sarebbe troppo, troppo
semplice. Ma ancora non mi hai detto qual è stata la tua ‘scioccante
scoperta’…certo, se non vuoi dirmela…”
Abbassai gli occhi e
in preda ad un altro attacco di rabbia sferrai un pugno all’armadio. Tobi
trasalì e io, incredibile ma vero, provai un dolore acuto alla mano. “Ama
lui” dissi con una voce che nemmeno sembrava la mia. Avevo un groppo alla gola,
che si sciolse facendomi male e facendo uscire dalle mie labbra un verso che
identificai come un singhiozzo. E questa
che novità era? Io, Akasuna no Sasori piango?
No…impossibile! Io non piango! Non piango! “Shiori è
innamorata di lui, capisci? Di Deidara!” dissi con la
voce spezzata da quei maledetti singhiozzi, sfogandomi in un pianto privo di
lacrime. Tobi mi guardò semi-sconvolto. “Sapevi che era così” sussurrò.
“Si che lo sapevo…ma è
una cosa che odio!” sferrai un secondo pugno all’armadio. Tobi mi si avvicinò
lentamente e mi poggiò una mano sulla spalla. “Mi dispiace…ma lo hai detto
anche tu stesso: i sentimenti non si possono comandare”
“Infatti…è proprio
questo che fa più male”
“Lo so, ti capisco. Ma
se tu la ami davvero come dici…”
“Dovrei solo cercare
di renderla felice. E sei lei è innamorata di Deidara…non posso che mettermi da
parte”
“Sarà dura, Sasori. Ma
puoi farcela. Sei un uomo forte…dimostralo anche questa volta”
Lentamente i
singhiozzi si spensero, fino a sparire del tutto. Con loro sparì anche la
rabbia, e in parte anche il dolore. Tobi non si era mosso da lì. Stava accanto
a me, comprensivo e bravo consigliere, da buon amico. “Va un po’ meglio?”
chiese.
“Si” risposi
semplicemente.
“Un’ultima cosa,
Sasori…giura che non farai cazzate, intesi? Nessuna scenata, nessuna
depressione, nessuna sofferenza…non ti dico di farlo per me, perché in fondo non
sono che un amico come tanti…ma di chiedo di farlo per lei”
Sorrisi. “Tranquillo. Farò il bravo, giuro”
“Bravo! E ora lo vuoi
un abbraccio?” due pomelli rosa spuntarono in corrispondenza delle sue guance e
allargò le braccia verso di me. Ecco…era rimasto serio per troppo tempo! Ed
eccolo tornare il Tobi di sempre. “E allora? Un abbraccino
piccino picciò?”
“No, Tobi, grazie. Mi hai già aiutato fin troppo”
“Almeno il cinque me
lo dai?”chiese speranzoso. Io risi, poi lo accontentai colpendo la
sua mano con la mia. “Yeeeeeeee!” saltellò giulivo.
“Adesso vado a
sbrigare una cosa. A dopo, Tobi. E grazie”
“Prego,
Sasori”
Ridacchiando uscii
dalla stanza. Il corridoio era vuoto, ma sentivo le voci degli altri in cucina.
Non appena entrai tacquero tutti. Con lo sguardo cercai Shiori, ma non trovai
né lei, né Konan e nemmeno Deidara. “Se
è lei che stai cercando è ancora fuori con la mia Konny…ehm…con
Konan” disse Pain arrossendo un po’.
“Grazie
dell’informazione” dissi, poi mi diressi verso l’uscita del covo.
“Konny? Ahahahahahah!” disse Hidan scoppiando a ridere, seguito dagli altri.
“Dacci un taglio,
idiota!” ribatté Pain. Mi concessi un sorriso, prima di uscire nell’aria
gelida di gennaio. Le notai quasi subito. Erano sotto la betulla che cresceva
rigogliosa poco distante dal covo. Shiori era seduta per terra, rannicchiata su
sé stessa, Konan in ginocchio accanto a lei, le dava pacche sulla spalla,
sussurrandole chissà cosa. Entrambe mi davano l e spalle. Fu la più grande ad
accorgersi per prima della mia presenza. “Chi è, Konan?” chiese Shiori con voce
tremante. Provai una fitta al cuore. Konan mi guardò come a chiedere il
permesso, e io annuii. “Sono io, Shi…” dissi. Lei non rispose. Si rannicchiò di
più, diventando se possibile ancora più piccina. Sospirai e mi inginocchiai
accanto a Konan, carezzando i capelli di Shiori. “Avevi giurato che non eri
arrabbiato!” disse Shiori, in un freddo rimprovero.
“Lo so, ho sbagliato.
Perdonami”
Konan spostò lo
sguardo da me a Shiori un paio di volte, poi si alzò “Vi lascio soli” disse,
poi rientrò al covo. Io attesi una risposta, che non arrivò mai. Stanco di
quella situazione, presi l’iniziativa (cosa che quella sera avevo fatto troppe
volte) e la abbracciai. “Scusami, Shiori. Non volevo
fargli del male…e non volevo farne nemmeno a te”
“Ma lo hai fatto”
“Lo so bene, e mi
dispiace. Non ero in me. Ma purtroppo a cuor non si comanda. So cosa provi per
Deidara, e rispetto i tuoi sentimenti. Per questo ti chiedo di dimenticare ciò
che è successo questa sera, e tornare ai vecchi tempi. Alla vecchia amicizia.
Mi basta questo. Ti prego, Shi…”
Non sapendo cos’altro
dire, attesi nuovamente una sua risposta.
“Questa è forse una
supplica, Vecchio?” chiese ridacchiando.
“Si,
in effetti. Non voglio rovinare tutto ciò che ho costruito con te. Per vivere
mi basta la tua amicizia, il tuo affetto. Non chiedo altro”
“Mi vuoi davvero così
tanto bene da chiedermi questo dopo che ti ho spezzato il cuore?”
“Non hai spezzato un
bel niente. Sono io che ho sbagliato, non tu. E voglio rimediare…e allora? Mi perdoni o no?”
“Non hai nulla da farti perdonare”
“Certo. Nulla a parte che ti ho rovinato il
compleanno e ho quasi fatto fuori il ragazzo che ami” dissi sarcasticamente.
Shiori alzò il viso e mi guardò, sorridendo. “Scemo” disse poggiando la testa
sul mio petto. Devo ammetterlo. Rabbrividii a quel contatto. Ma mi fece
rabbrividire di più l’idea che Shiori sorridesse. “Quindi ristabiliamo la
vecchia alleanza?” chiese ridacchiando.
“Certo, senza rancori
né robaccia simile”
“Affare fatto,
scricciolo” mi strinse la mano.
“Affare
fatto, scimmietta”
“Scimmietta?!”
“Si,
esatto”
“Perché scimmietta?”
“Perché scricciolo?”
“Perché sei piccino!”
“E tu scimmietta
perché sei una scimmia”
“Miiiii!”
scoppiò a ridere, e io sentii un’incredibile pace interiore. Il suo sorriso era
un vero toccasana. “Ora che abbiamo ristabilito l’armistizio…credo di dovere
andare a scusarmi con il biondo” dissi. Le diedi un bacio sulla tempia, poi mi
alzai.
“Dì a Konan che resto
qui ancora un po’, giusto il tempo di godermi un po’ di fresco.”
“Ok, basta che non ti
becchi la polmonite”
“Tranquillo” ci
scambiammo un sorriso.
“Un’ultima cosa,
Shiori”
“Dimmi,
Vecchio”
“Riguardo Deidara…” la
sua espressione si fece curiosa.
“Si?” chiese.
“Voglio che tu mi prometti una cosa.”
“Ok…spara”
“Promettimi…che farai
di tutto per conquistarlo ed essere felice con lui. Promettimi che userai ogni mezzo, che giocherai tutte le
tue carte, che darai anima e corpo per conquistarlo.”
Se non potevo averla io…volevo almeno che fosse felice e con la persona che
veramente amava. Il suo viso divenne cremisi. “C-cosa?”
chiese sbalordita. Io sorrisi.
“Si,
hai capito bene. Lo prometti?” nonostante il rossore sulle
guance, sorrise e annuì.
“Si,
lo prometto, Sasori”
“ Molto bene” le
rivolsi il mio sorriso più sincero, poi tornai dentro. Konan bisbigliava
qualcosa che non capivo a Pain e gli altri, ma non me ne curai. Percorsi il
corridoio fino alla mia camera. Aprendo la porta, trovai Deidara seduto sul
letto di Shiori, che si girava fra le dita il plettro che la mia musicista
preferita gli aveva regalato per Natale. Teneva lo sguardo basso, e in un primo
momento nemmeno si accorse della mia presenza. Spinsi la porta, che si chiuse
con un tonfo. Allora Deidara alzò gli occhi su di me. “Danna…” sussurrò.
Sembrava spaventato. Dovevo avergli messo paura prima, con il mio tentato
omicidio. Mi sentivo tremendamente in colpa. Mi sedetti di fronte a lui, con
calma e pacatezza, cercando di fargli capire che non ero lì per concludere
l’opera. Mi guardò senza capire, ma restò in silenzio. Fui io il primo a
parlare. “Scusami” dissi, guadagnandomi uno sguardo stupito e perplesso. “Sono
stato un perfetto idiota. Non volevo farti del male, prima. Ho
perso il controllo…” provai a spiegare, ma non trovai le parole adatte.
“Ma danna,
io…?”
“Non fare domande, per
favore. Semplicemente accetta le scuse di un vecchio idiota, se puoi. E non ti
chiedo di scusare soltanto il mio gesto di prima ( che fra l’altro è stato
davvero stupido e osceno), ma…anche il mio comportamento degli ultimi tempi.
Non mi rendevo conto di ciò che facevo. Non mi rendevo conto che facevo del
male alle due persone più importanti della mia vita: te
e Shiori. E pensavo che trattandola così le avrei
forse dimostrato il mio affetto? Idiota che non sono altro! Pensavo perfino di
odiarti, per ciò che provi per lei, non capendo che in fondo…stai esattamente
come me. Forse mi infastidiva il fatto che tu fossi un passo avanti a me…che
avessi ottenuto le sue labbra, almeno una volta. Che tu possa darle ciò che io
non ho più. Ma adesso, dopo aver combinato questo bel casino, ho capito. Ho
capito che, nella tua idiozia, nella tua ‘purezza’ da ragazzino, nella
tua…emerita deficienza…puoi renderla più felice di quanto non potrei fare io. E
ti chiedo scusa per averlo capito così tardi.”
Deidara mi guardava
sconvolto, con gli occhi azzurro cielo che brillavano di stupore ed emozione (
credo proprio che
siano stati i suoi occhi i primi a fare perdere la testa a Shiori!). “Io…ma
dico, vuoi farmi piangere, vecchio idiota?” sbottò cacciando via le lacrime.
“Ci ho provato”
ammisi.
“Sei uno stupido! Beh,
lo sapevo già, ma non credevo lo fossi così tanto!”
“Che ho detto di
stupido?”
“Tutto! Dalla prima
all’ultima parola, uhn! Non ti devi scusare di nulla!”
Sorrisi. Sempre il
solito baka!
“Io credo proprio di si…”
“E hai anche detto…che
sono importante per te?”
“Certo. Sei il mio
nemico per eccellenza, mio rivale artistico, un vero baka
che non riesce nemmeno a capire il vero concetto di arte…e sei anche….il mio
migliore amico. È ovvio che sei importante, no?”
Cielo, quanto mi costa dirlo! Io odio dire queste cose! Soprattutto a lui!
Eppure, i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime, che cacciò via
all’istante. È sempre stato troppo orgoglioso per lasciarsi commuovere. “Sei tu
che non capisci l’arte, Danna...perchè
l’arte è…”
“Un’esplosione, lo so”
Mi guardò stupito. “L’hai detto! Hai detto che l’arte è un’esplosione! L’hai detto davvero!” disse.
“No, Alt! Mettiamo i
puntini sulle i! Secondo TE l’arte è un’esplosione! La vera arte è quella eterna!”
“Non mi stuzzicare, Danna! L’arte è esplosiva!” mi
guardò male. Io rimasi a fissarlo, poi scoppiai a ridere. “Ma è mai
possibile che cinque minuti senza litigare non possiamo stare?” rise anche lui.
“Sarà perché…in fondo
ci vogliamo bene”
“In fondo. Ma molto in fondo”
“In fondissimo!
Mooolto mooooolto in fondissimo!”
Sorrisi. Era bello
avere attorno persone così comprensive. E dire che mi aspettavo una sfuriata
secolare, o un agguato!
“Posso considerarmi
perdonato o no?” chiesi. Lui portò una mano al mento, fingendosi pensieroso.
“Mmh…fammi un po’ pensare…solo se ammetti di nuovo che
l’arte è un’esplosione” ecco, qualche idiozia dell’ultima ora ci stava!
“Te lo scordi, Deidara! Tutto tranne questo”
“Ok…allora considerati perdonato, Danna” sorrise (Il suo sorriso era di
certo la seconda cosa che aveva stregato Shiori! Odio dirlo, ma aveva un gran
bel sorriso, il biondo). Ci guardammo per qualche
istante. “Ehm…a questo punto che dovrei fare?” chiese.
“Beh…solitamente ci si
abbraccia a questo punto…”
…………….
…………….
…………….
“Naaaaaa! Va bene così” dissi all’unisono con
lui. Ridemmo. Mi alzai lentamente. “Vado di là.
Credo che abbiano appena intrapreso un torneo di ‘ruba
mazzetto’ e non ho intenzione di perdermelo” dissi. Non è che fosse del
tutto vero…ma non ero mai stato capace di trattenere conversazioni così a
lungo. E per quella sera, avevo parlato anche troppo. “Ok…vai e vinci, Danna. Vinci questa battaglia anche per me” disse Deidara con
atteggiamento da ‘comandante di una legione di soldati’.
“Tu non vieni?”
“No, sto qui in camera
ad aspettare Shi”
“A proposito di
Shiori” mi puntai
gli occhi nei suoi.
“Si?” chiese.
“Voglio che tu mi
prometta una cosa.”
“Ok…dimmi”
“Promettimi…che farai
di tutto per conquistarla, essere felice con lei e soprattutto renderla felice!
Promettimi che userai tutti i mezzi, che giocherai tutte le tue carte, che
darai anima e corpo per conquistarla. Promettimi che la proteggerai e la
renderai la donna più felice della terra. Vinci
questa battaglia anche per me, Deidara.”
Il biondo arrossì
violentemente. Stessa identica reazione di Shiori allo stesso, identico (non
del tutto) discorso. Sorrise. “Promesso. Puoi giurarci,
Danna.”
“Guarda che ci conto”
feci per aprire la porta. “Ah…e se per caso tu la fai soffrire…io ti castro con
le mie stesse mani! E poi ti faccio fuori!”
Scoppiò a ridere, e
annuì. “Tranquillo. Non potrei mai farle del male”
Gli
rivolsi un ultimo sorriso, poi uscii dalla stanza. Sospirai sollevato. Per la
prima volta dopo chissà quanto tempo, mi sentivo appagato! Contento delle mie
azioni. Ero soddisfatto, e anche piuttosto felice, direi. Era come…se avessi
raggiunto lo scopo della mia vita. Strano, direi. Con quel senso di vaga
felicità, saltellai (ebbene si! saltellai!) in
cucina.***
Ebbene questo è quello che
sono riuscita a combinare durante il mio poco tempo libero. Spero sia venuto
fuori qualcosa di leggibile, almeno, e soprattutto spero di avervi stupiti
almeno un po’. Beh, adesso siete liberi di picchiarmi o insultarmi per il
triste destino di Sasori, ma uccidervi ve lo sconsiglio per tanti motivi: 1. qualcuno
deve pur mandare avanti questa follia, e solo io so come andrà a finire ^^ 2. beh…credo
che avrete più voglia di uccidermi dopo il prossimo capitolo, che giuro, sarà
ben peggiore di questo! Anche questa volta ringrazio tutti, ma proprio tutti i
lettori, sia quelli che recensiscono, sia quelli che non lo fanno! Un grande
bacio anche a tutti coloro che hanno aggiunto ai preferiti il frutto della mia
mente bacata. Beh, che dire? Se siete arrivati a leggere fino al 9° capitolo
avrete sicuramente tanta pazienza, per sopportarmi! Comunque vi ringrazio perché
state accompagnando me e la cara Shiori in questa avventura e perché date a
entrambe la forza di andare avanti con le vostre recensioni (è vero! Grazie,
cari! T.T sono commossa! N.d.Shi). Anche questa volta purtroppo non so con precisione quando
aggiornerò, ma spero di farlo al più presto! Tanti baci e tante grazie! Recensite,
mi raccomando! ^^
*Therys*