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Autore: Astrea9993    22/12/2015    0 recensioni
"Forse dovresti solo lasciarmi andare." Dissi con estrema pacatezza.
"Ormai è troppo tardi." Disse lui scuotendo la testa "non posso far altro che attendere il tuo risveglio, Lizzie." concluse nell'accarezzarmi lievemente il volto.
Fu quello l'istante in cui, dopo tanto tempo, avvertii un tuffo al cuore, quel calore che non avvertivo da tanto e che mi faceva sentire si viva ma anche tremendamente vulnerabile.
Fu allora che compresi: non era che non fossi più in grado di vivere, avevo deciso di smettere di vivere perché per me vivere era troppo doloroso ed io non ero mai stata una persona coraggiosa.
Fu per questo che afferrai la bacchetta e mi materializzai fuggendo da quel luogo.
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Dopo essere caduta in uno stato di apatia in seguito alla morte di suo padre, Elizabeth torna finalmente in se.
Decisa a proteggere coloro ama ritorna ad Hogwarts che ormai è caduta nelle mani dei Mangiamorte e si infiltra tra le fila di questi ultimi.
Elizabeth dimostrerà che il coraggio non è fatto solo da gesti plateali e che a volte ci vuole più coraggio per agire nell'ombra, dove i confini tra bene e male si confondono.
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Ginny Weasley, Luna Lovegood, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 4
 
Quando viene dichiarata una guerra, la prima vittima è la Verità.
 
 
Non era tornata.
Quella sera lei non era rientrata in camera.
Avrebbe potuto anche dirglielo che non aveva intenzione di fermarsi da lui, si disse Draco con un moto di fastidio.
E pensare che si era persino preoccupato per lei.
Ma forse, dopo quanto accaduto il giorno prima, dopo essersi mostrata così fragile,  aveva deciso di evitarlo.
Questo era stato il pensiero iniziale di Draco.
Poi aveva incrociato Pansy.
"Potresti dire alla tua sgualdrina che può fare a meno di rientrare all'alba in camera dopo essersela spassata con te fingendo di non essersi mai allontanata?! Non la da a bere a nessuno." Aveva sibilato con furia la ragazza.
Inutile dire che, in pochi istanti, Draco aveva maledetto il giorno in cui aveva pensato bene di scoparsi quella sanguisuga della Parkinson ed il giorno in cui si era fatto completamente fottere il cervello da Elizabeth Black perché, quella ragazza, lo avrebbe cacciato nei guai, guai molto grossi.
"Non osare insultarla." Aveva poi sentenziato Draco con freddezza in un tono che non ammetteva repliche.
Aveva visto per un attimo odio, dolore e umiliazione alternarsi sul volto di Pansy prima che questa se ne andasse.
Con un moto di fastidio Draco si era avviato verso la Sala Grande desiderio di parlare con quella stupida della Black.
Credeva davvero che lui l'avrebbe coperta in eterno?!
Ovviamente tutti i suoi propositi erano andati a farsi benedire perché, ovviamente, lei non era lì.
Quel giorno era domenica e lui non aveva idea di dove trovarla.
Sempre più infastidito era rientrato nella sua stanza.
Era stato allora che aveva compreso che lei non si era mai mossa da lì.
La teiera giaceva ancora abbandonata assieme ad una tazza e ad alcuni biscotti su di un vassoio collocato con cura sulla scrivania.
Elizabeth aveva sempre adorato fare colazione in Sala Comune la domenica ed ora che Daphne non c'era più sembrava preferire la solitudine della sua stanza.
Draco si stava giusto domandando dove si fosse cacciata quell'incosciente quando, detta incosciente, era emersa dal bagno.
I capelli ancora bagnati e il corpo avvolto in un asciugamano.
Elizabeth non aveva battuto ciglio nel vederlo, gli aveva rivolto appena un cenno di saluto per poi raggiungere il proprio letto e lasciar scivolare l'asciugamano a terra restando in mutande e reggiseno.
La ragazza non lo aveva neppure degnato di uno sguardo per poi iniziare a rivestirsi con lenta indolenza.
Nel mentre lo sguardo di Draco non era riuscito ad abbandonare quel segno rosso che spiccava nitido alla base del lungo e bianco collo di lei.
Il simbolo di quella notte di passione che aveva consumato lontano da occhi indiscreti.
In un istante Draco si sentì invadere dalla rabbia, rabbia per la noncuranza di lei che si fingeva sua per poi rotolarsi nel letto di un altro, per l'indifferenza con cui si spogliava dinanzi a lui.
Ok, anche Draco aveva fatto altrettanto ma era solo un modo per metterla a disagio, per spingerla ad andarsene, e poi lui era un maschio mentre lei era una femmina.
Era diverso, cazzo!
"Stai giocando col fuoco!" Aveva sibilato con rabbia nell'afferrarla per un polso per poi sbatterla rudemente contro una parete e bloccarla lì, spalle al muro.
Il suo volto vicinissimo a quello di lei.
Era sempre stata così esile e fragile?!
Le cose erano cambiate, lui non era più uno stupido e viziato undicenne, ora era un uomo più alto e forte di lei che era così delicata, il polso già arrossato li dove lui l'aveva afferrata.
Eppure non tutto era cambiato.
L'alterigia negli occhi di Elizabeth era sempre la stessa e, anche ora, il suo volto appariva privo di emozioni.
Solo Weasley riusciva a risvegliare quella passione che albergava sopita all'interno di quella che per tutti gli altri era la regina di ghiaccio.
Per la seconda volta nell'arco di pochi istanti Draco sentì la rabbia invaderlo.
Avrebbe voluto colpirla, farle male pur di vedere in quel volto un espressione diversa, o forse avrebbe voluto baciarla e cancellare quell'indifferenza affogandola nel mare delle sue carezze.
"E tu stai tirando troppo la corda, Malfoy." Replicò lei, il tono noncurante e distaccato ma Draco sapeva bene che al suo interno vi era celata una minaccia.
Aveva visto Elizabeth atterrare senza troppi problemi Montague che era più del doppio di lei e sapeva bene che, quella babbana di sua madre, le aveva insegnato a difendersi anche senza bisogno di ricorrere alla bacchetta.
"Incontrare Weasley è stato stupido e pericoloso!" Esclamò senza retrocedere di un passo.
"Pensi che io sia forse così patetico da lasciare che tu ti fotta un altro mentre fingi di essere mia?!"
Per un attimo il silenzio calò tra loro mentre Draco si allontanava da Elizabeth di qualche passo e si chiedeva se avesse davvero pronunciato quelle parole o se fossero stato frutto della sua immaginazione.
Era folle eppure, anche se non l'avrebbe mai avuta davvero, non sopportava che un altro avesse ciò che il mondo riteneva essere suo.
Era stupido ma, mentre il mondo attorno a lui bruciava, mentre non sapeva se avrebbe rivisto un nuovo giorno, lei era tutto ciò che aveva.
Sapeva che quella era solo l'ennesima bugia eppure lui aveva finito con l'aggrapparvisi con tutto il suo cuore.
Lei era l'unica cosa buona rimasta.
"Quindi è questo che vuoi?!" Disse Elizabeth mentre faceva qualche passo verso di lui e colmava la distanza che li separava.
La voce era calma ma un sorriso che a Draco sapeva di crudele rabbia piegava le sue labbra.
"Vuoi baciarmi." Disse poi, le labbra a pochi millimetri di distanza da quelle di Draco.
"Sfiorarmi ed accarezzarmi." Soggiunse nell'afferrare le mani di lui e portarle al seno sodo.
"Assaporarmi e scoparmi." Concluse mentre faceva aderire il suo corpo a quello di Draco.
"Puoi fare tutto ciò che ha fatto lui." Gli sussurrò all'orecchio "ma non sarò mai tua e per tutto il tempo il mio unico pensiero sarà sempre e comunque lui..."
Così come era venuta Elizabeth si allontanò di scatto mentre Draco avrebbe voluto di dirle che no, non era questo che voleva che si, forse era geloso ma che era altrettanto consapevole che non avrebbe mai potuto averla e che nonostante tutto provava quell'innato ed autolesionistico desiderio di proteggerla.
Ma tutte quelle parole rimasero intrappolate dentro di lui mentre la scrutava negli occhi, mentre ognuno dei due ricomponeva la propria maschera di freddo distacco.
Draco non avrebbe mai pronunciato quelle parole perché era un Mangiamorte,  perché era troppo vigliacco per affrontare la verità e perché ora, ne era certo, lei lo odiava.
 
Prima che Draco, vinto da un moto di coraggio, potesse porre rimedio a quella situazione, la porta della sua stanza si spalancò mentre Zabini compariva sulla soglia.
"Ho interrotto qualcosa?" Chiese mentre un sorriso malizioso gli piegava le labbra.
Fu in istante, un istante in cui un nuovo sorriso comparve sul volto solitamente inespressivo della giovane Serpeverde, un sorriso che ai più avrebbe potuto sembrare complice ma che in realtà a Draco sembrava solo triste.
Poi, dopo aver recuperato i suoi abiti, Elizabeth scomparve nuovamente all'interno del bagno.
L'aveva persa.
 
 
 
*****
 
 
 
Con rabbia uscii da quella stanza che improvvisamente si era fatta troppo piccola.
Tempesta all'interno e calma glaciale all'esterno.
La barriera non si era ancora infranta e nessuno avrebbe potuto capire cosa stessi davvero provando ma avevo dovuto allontanarmi dal mio stesso dormitorio perché non credevo di essere in grado di rispondere delle mie azioni ancora per molto.
Infatti, se non potevo restare ancora un minuto di più con Malfoy, non ero neppure in grado di sopportare la Parkinson.
Avevo bisogno di aria.
In un istante mi ero diretta verso quello che tra tutti era il mio punto di Hogwarts prediletto: il Lago Nero.
Era anche il posto preferito di mia mamma, specie di inverno quando non vi era nessuno.
Era stato Remus a raccontarmelo, lei non amava parlare dei suoi anni ad Hogwarts.
Troppa sofferenza, troppi amici ormai perduti.
Remus aveva iniziato a condividere con me quei ricordi solo un anno prima, quando mio padre era morto.
Forse credeva che quelle parole mi avrebbero riscossa dal mio torpore, o forse aveva solo bisogno di parlare ed io ero l'ascoltatrice più adatta.
 
"Assomigli tantissimo ad entrambi." Aveva esordito una sera.
Mi trovavo in salotto, lo sguardo perso tra le fiamme del cammino.
"Indubbiamente, ad un primo sguardo sei identica a tua madre e mettendo a confronto una foto di lei alla tua età appare difficile persino distinguervi ma i tuoi modi, l'eleganza con cui cammini o ti muovi, è di Felpato, Nelly è sempre stata terribilmente impacciata. Anche la propensione a cacciarti nei guai l'hai ereditata da lui, per non parlare dell'abilità negli scherzi, della tua natura provocatoria e maliziosa. Nelly è sempre stata piuttosto ingenua ed innocente. La propensione per lo studio, invece, l'hai di certo presa da tua madre, Felpato è sempre stato una frana... Mentre Nelly, come te è sempre stata un asso in pozioni. Invece, quando sorridi con quell'aria sprezzante, sei uguale a lui." Aveva detto Remus nell'arrestare per un attimo quel fiume in piena di parole ed io, per un istante, avevo avvertito il dolore nella sua voce perché, Remus Lupin, era l'ultimo Malandrino ad essere rimasto in vita.
Probabilmente in un altro momento lo avrei abbracciato, ma in quel momento riuscivo a vedere soltanto la mia sofferenza e così restai li, immobile ed intenta ad osservare il fuoco.
"ami il Quidditch come lui anche se non hai ereditato la sua abilità nel volo"
Probabilmente avrei dovuto dirgli che, l'unico motivo per cui non sapevo cavalcare decentemente un manico di scopa era che nessuno mi aveva insegnato a farlo.
Era stato Fred ad insegnarmi a volare.
Forse avrei dovuto dirglielo ma, in quel momento, non avevo voglia di farlo.
"E, come Nelly, ami passeggiare accanto alle sponde del Lago Nero..."
Probabilmente Remus avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro ma, in quell'istante, Molly lo aveva chiamato dal piano di sotto.
Mi aveva posato un delicato bacio sulla fronte e poi si era allontanata.
 
Crogiolandomi nei ricordi osservai l'acqua scura.
Remus aveva visto solo il buono di me mentre, in quei giorni, iniziavo a scoprire lentamente dei lati di me stessa che mi ripugnavano.
Ero sempre stata fiera di essere una Serpeverde ma, per la prima volta, dubitavo della mia stessa casa.
Mi ero sempre ripetuta che non tutti i Serpeverde erano malvagi, anche Piton era un Serpeverde ma, alla fine, Severus Piton ci aveva traditi.
Istintivamente ripensai a Regulus Arcturus Black, mio zio, l'ennesimo nome su un arazzo sbiadito.
Le rare volte in cui mio padre e mia madre parlavano di lui vedevo il rimpianto nei loro occhi.
Per un istante mi chiesi se mi assomigliasse, se almeno lui fosse stato un Serpeverde di cui essere fieri.
Poi, con furia, scossi la testa.
Non potevo lasciarmi andare ai piagnistei.
Dovevo essere forte e dovevo contare solo su me stessa perché non potevo fidarmi neppure di Malfoy.
Sorrisi amaramente senza riuscire ad arrestare quel movimento istintivo, per un attimo avevo creduto di scorgere del bene in lui ma, evidentemente, mi ero sbagliata.
Non ero ancora così disperata da essere disposta a vendere il mio corpo per sopravvivere, ero disposta a mentire, a torturare e ad essere torturata, a uccidere e a morire ma non avrei venduto me stessa.
Avevo svenduto persino i miei ideali ma, per il momento, non ero così spregiudicata da vendere il mio corpo.
Il vento freddo scompigliò i miei capelli mentre mi ritrovavo a tremare per il freddo.
Era arrivato il momento di rientrare all'interno del castello.
 
Ero appena rientrata all'interno dell'edificio quando ecco apparire Alecto Carrow.
Nello scorgerla sentii la nausea salire mentre ripensavo al modo in cui aveva colpito Neville.
Iniziavo a rimpiangere la Umbridge.
"Buongiorno professoressa Carrow." la salutai nel sorridere lievemente.
"Oh, signorina Black!" esclamò falsamente la donna nel rivolgermi un sorriso estremamente falso, sapevo di non piacerle per niente mentre, a quanto pareva, Amycus, Piton e Bellatrix  sembravano apprezzare molto il mio talento naturale.
"La stavo giusto cercando! Domani alle dieci, nel mio ufficio per un tè" sentenziò in un tono che non ammetteva repliche.
"A quell'ora ho lezione di Trasfigurazione." le feci notare io.
"Parlerò con la McGranitt." replicò lei nell'allontanarsi prima che potessi aggiungere qualcos'altro.
 
Dovevo assolutamente trovare Ginny, mi dissi nel ripensare a quando la Umbridge aveva cercato di rifilare il Veritasierum ad Harry.
Avevo bisogno del suo aiuto.
 
 
 
*****
 
 
 
Ginny continuò a camminare avanti e indietro piuttosto preoccupata.
Era quasi mezza notte e lei stava attendendo Elizabeth all'interno del bagno di Mirtilla Malcontenta.
Inutile dire che Ginny era preoccupata.
Lizzie le aveva dato appuntamento in quel luogo con un messaggio recapitatole da quello strano serpente e lei non poteva fare a meno di pensare che, se Elizabeth le aveva già chiesto di vederla, doveva essere successo qualcosa.
Per un istante pensò a Fred, si augurava che nessuno li avesse scorti assieme.
Poi dei passi e Ginny estrasse rapidamente la bacchetta.
"Vuoi forse schiantarmi?!" domandò distrattamente Elizabeth mentre chiudeva la porta alle sue spalle e provvedeva ad insonorizzarla e sigillarla.
Quel giorno la ragazza era di ronda e non doveva essere stato troppo difficile per lei raggiungerla.
"Se lo facessi dubito che Fred mi perdonerebbe." replicò Ginny nel sorridere malandrina.
"Oh be', lui mi ha fatto di peggio." commentò Lizzie e Ginny non poté fare a meno di sorridere nel pensare a quando Fred, tirandole una spinta, l'aveva fatta cadere in mezzo ad una montagna di sterco di drago.
Dopo quell'esperienza Elizabeth si era rifiutata di tornare a trovare Charlie e Fred e George l'avevano presa in giro per giorni imitando il mio in cui era caduta di faccia e afferradosi l'un l'altro all'ultimo istante, prima di cadere al suolo.
Indubbiamente la voglia di ridere avrebbe dovuto abbandonarli quando, dopo la ventesima volta che quel teatrino si ripeteva, Lizzie aveva allontanato George con uno strattone prima che potesse afferrare il fratello e Fred era franato rovinosamente al suolo colpendo il pavimento di faccia.
Ma, ovviamente, i gemelli non sapevano quando fosse il caso di piantarla e avevano continuato a tirare la corda.
La voglia di ridere gli era passata definitivamente quando, dopo essersi serviti una fetta del loro dolce preferito, avevano scoperto che quello non era cioccolato.
Era stato divertente, disgustoso ma divertente.
Ora che Ginny ci pensava George non riusciva a mangiare ancora dolci al cioccolato ed Elizabeth, per il dispiacere di Charlie, si rifiutava ancora di tornare in Romania.
A dirla tutta Ginny dubitava che Charlie avesse perdonato i gemelli: adorava Lizzie.
Ginny sorrise amaramente: le mancavano le battaglie a suon di scherzi di Fred e Lizzie.
 
"Ho bisogno del tuo aiuto." Intervenne Elizabeth richiamandola la ragazza alla realtà.
"Di che si tratta?" Rispose lei facendosi immediatamente seria.
"Alecto Carrow vuole vedermi domani mattina." Rispose lei, all'apparenza Lizzie sembrava impassibile ma Ginny era quasi certa che il modo in cui aveva arricciato le labbra celasse una smorfia di disgusto.
"Eh il problema è?"
"Vuole prendere un tè con me." Specificò Lizzie inarcando un sopracciglio piuttosto allusivamente.
Perfetto, la megera voleva rifilarle il Veritasierum, si disse Ginny.
"Che cosa devo fare?"
"Fatti trovare vicino all'ufficio della Carrow e forniscimi un diversivo al mio segnale."
"Esattamente cosa dovrei inventarmi?!"
"Sei la sorella di Fred e George Weasley, stupiscimi."
"Mi stai forse sfidando?!"
"Forse..." rispose Elizabeth aprendosi in un sorriso, uno di quelli veri ed altrettanto rari.
Uno di quei sorrisi che rivolgeva unicamente alle persone a cui davvero teneva.
"Questi sono i turni di ronda." Disse poi Elizabeth nel passarle un foglio di pergamena "se dovete fare qualcosa vedete di farla quando sono di ronda io."
"Ricevuto." Convenne Ginny nel riporre il foglio al sicuro.
"Inoltre" intervenne ancora la Serpeverde "dovresti provare a dare questa a Neville." Concluse nel porgerle una pozione.
"Dovrebbe essere più efficace dell'essenza di Dittamo." Continuò la sua spiegazione "deve applicarla due volte al giorno sulla ferita, mi auguro che velocizzi il processo di guarigione."
Istintivamente Ginny si aprì in un sorriso.
Lizzie le mancava.
Le mancava l'Elizabeth apparentemente distaccata ma sorprendentemente generosa e leale, la Lizzie che, da lontano, vegliava su tutti come una sorella maggiore.
In verità quell'Elizabeth Black non se ne era mai andata ma Ginny era l'unica a saperlo.
"Grazie." Disse prima che Elizabeth si congedasse e uscisse dal bagno, Lizzie si sarebbe accertata che la via fosse libera e poi lei avrebbe potuto raggiungere la Torre di Grifondoro.
 
 
 
*****
 
 
 
Neville Paciock si svegliò di soprassalto mentre, per poco, non cadeva giù dal letto.
"Ginny..." mormorò stupito, la bocca ancora impastata dal sonno "che cosa ci fai qui?" Chiese dopo aver compreso che si, era ad Hogwarts ed era ancora nel suo letto all'interno del dormitorio maschile del settimo anno.
"Noi due dobbiamo parlare." Sussurrò la ragazza cercando di non svegliare Seamus che dormiva profondamente a qualche metro di distanza.
Ormai loro due erano gli unici ad occupare quella camera.
Dean, Harry, Ron, nessuno di loro aveva fatto ritorno ad Hogwarts.
"A quest'ora?!" Chiese il ragazzo perplesso, di preciso non sapeva che ora fosse ma era certo che fosse molto tardi.
"Andiamo!" Lo incoraggiò Ginny, la ragazza indossava ancora la divisa e qualcosa gli diceva che non fosse andata proprio a dormire.
Per un attimo si chiese cosa stesse combinando ed istintivamente si ritrovò a pensare ad Elizabeth.
Per tutti appariva evidente che lei fosse cambiata, che li avesse traditi.
Era evidente per tutti tranne che per lui.
"È il momento che l'ES torni in azione." Continuò Ginny risvegliando la sua attenzione.
"Che hai in mente."
"Domani mattina, alle 10." Iniziò la rossa per poi bloccare ogni sua possibile protesta "abbiamo entrambi un ora buca, ho già controllato"
"Non sarebbe meglio agire di notte?"
"E perderci tutto il divertimento?!"
Neville finse di crederci ma, in fondo, sapeva che doveva esserci dell'altro, Ginny era coraggiosa, non incosciente.
"Ho un piano infallibile." Assicurò prima di entrare nei dettagli.
"Va bene, ci sto." Aveva acconsentito Neville.
Era un piano audace e di certo non infallibile e, per quanto Neville non sapesse per quale ragione Ginny avesse deciso di entrare in azione proprio quel giorno e con così poco preavviso, se avessero avuto successo  sarebbero riusciti a farla franca agendo proprio sotto il naso dei Carrow. 
"Perfetto!" Esclamò con fin troppo foga dato che Seamus emise un mugolio infastidito nell'avvolgersi meglio sotto le coperte.
"Ah! Dimenticavo!" Soggiunse poi la ragazza nel porgergli una boccetta.
"Dovrebbe aiutare a guarire la ferita." Spiegò nell'indicargli distrattamente il volto "va applicata due volte al giorno." Aveva concluso Ginny ma la mente di Neville era ben più lontana mentre osservava la bottiglietta di vetro scuro, di un verde scuro ma nel contempo brillante.
 
"Molte pozioni si conservano meglio se conservate in un recipiente di vetro scuro."
Gli aveva spiegato Elizabeth un paio di anni prima "il vetro scuro protegge la pozione dall'azione distruttiva dei raggi solari."
 
Neville non aveva mai visto nessuno utilizzare quel tipo di boccetta, nessuno a parte Elizabeth.
 
 
 
*****
 
 
 
Ero piuttosto nervosa.
Ero abituata a mentire, a fare il doppio gioco.
Lo avevo già fatto.
Mi ero infiltrata all'interno della squadra di inquisizione, avevo raggirato la Umbridge.
Ma ora si giocava su un altro livello e, se qualcosa fosse andata storta, non me la sarei cavata solo con una stupida cicatrice.
Quella mattina quindi, a dispetto dei miei modi calmi e posati, ero piuttosto agitata.
Come ogni mattina mi ero seduta accanto a Malfoy, avevo risposto cortesemente al suo saluto ma avevo limitato la conversazione al minimo indispensabile.
Avevo scorto Nott rivolgere un occhiata perplessa a Malfoy, chiedendosi il motivo della mia se possibile ancora maggior freddezza.
Tiger e Goyle erano troppo stupidi per notare qualche variazione nella mia condotta mentre Zabini era distratto ad osservare il seno di una Corvonero piuttosto formosa.
 
Ignorando i mie compagni di casa mi apprestai a mangiucchiare un paio di biscotti allo zenzero e a bere la mia consueta tazza di tè per poi, dopo aver consumato la mia veloce colazione avviarmi verso l'aula di incantesimi dove si sarebbe svolta la prima lezione della giornata.
Non potei fare a meno di rallegrarmi al pensiero che non avrei avuto a che fare con un Sadico Mangiamorte travestito da insegnante e che non avrei dovuto fare da baby-sitter ad un gruppo di Grifondoro irruenti.
Mi attendeva una tranquilla lezione in compagnia dei Corvonero e questo era ciò di cui avevo bisogno in quel momento.
 
E poi, più velocemente di quanto pensassi, anche quella lezione si era conclusa ed era arrivato il momento di recarmi da Alecto Carrow.
Durante la lezione di Incantesimi Luna si era limitata ad osservarmi da lontano con quello sguardo apparentemente stralunato ma che in realtà vedeva più affondo di tutti gli altri.
Non aveva provato a parlarmi ed io mi ero domandata per un attimo se sapesse...
Con questi pensieri ancora nella mente mi ero ritrovata a bussare all'ufficio dell'insegnante di Babbanologia.
"Avanti" mi aveva accolta lei mentre entravo all'interno dell'ufficio.
 
Ora non potevo far altro che confidare in Ginny.
 
Distrattamente mi ero guardata attorno.
L'Ufficio di Alecto Carrow era piuttosto spartano ed impersonale, non aveva né l'aspetto macabro ed inquietante di quello di Piton né l'aria misteriosa ed affascinante di quello di Silente.
"Accomodati pure." mi invitò lei con aria fin troppo gentile.
Quella donna era davvero una pessima bugiarda, se avessimo giocato a poker l'avrei di certo lasciata in mutande.
Mi dissi mentre le rivolgevo un freddo sorrido di circostanza.
Quella donna mi faceva ribrezzo.
Con movimenti calmi ed eleganti mi accomodai sulla sedia che Alecto mi aveva appena indicato assicurandomi di nascondere il braccio destro sotto al tavolo.
"Medusa" mormorai in un bisbiglio.
Immediatamente il serpente scomparve al mio sguardo.
Ora toccava a Ginny agire, mi dissi mentre Alecto si affrettava a servirmi una tazza di te e a porgermi alcuni biscotti.
Con estrema lentezza aggiunsi una zolletta di zucchero per poi aggiungere al mio tè un goccino di latte mentre gli occhi della Mangiamorte studiavano i miei movimenti con avida attesa.
Provai quasi un piacere sadico nel mescolare lentamente il tè fumante e nel soffiare affinché la bevanda si raffreddasse più velocemente.
Era evidente che stesse morendo dalla voglia di dirmi di sbrigarmi a bere quel dannato tè.
Poi un improvvisò fracasso.
"Che diavolo succede?!" esclamò Alecto nell'avviarsi alla porta.
Io, dal canto mio, non avevo bisogno di pormi troppe domande, avrei riconosciuto ovunque il suoni dei detonatori abbindolanti e, a giudicare dal fumo che aveva pervaso la stanza quando Alecto aveva aperto la porta nel tentativo di scoprire cosa stesse accadendo, Ginny doveva averne fatti cadere almeno quattro o cinque.
Inoltre, l'improvviso fracasso, aveva spinto studenti ed insegnanti ad uscire dalle loro aule rendendo ancora più facile per Ginny confondersi tra la folla.
Avrei voluto godermi la scena ma, sfortunatamente, non avevo tempo da perdere.
Con un colpo di bacchetta feci evanescere il contenuto della mia tazza, mi sarebbe piaciuto sostituire il mio tè con quella di Alecto ma non potevo rischiare di farmi scoprire per cui abbandonai il mio proposito e mi limiti a richiamare a me Medusa attendendo il ritorno della Mangiamorte.
L'insegnante di Babbanologia ci mise più tempo a tornare di quanto potessi immaginare.
A quanto pareva aveva avuto più difficoltà del previsto a sbarazzarsi del fumo e dei detonatori mentre la McGranitt e Vitious si erano limitati a godersi la scena dicendo che, se neppure, lei Alecto Carrow, dall'alto della sua competenza non riusciva a fermare quelle diavolerie loro non avevano alcuna speranza.
Di conseguenza Alecto era rientrata solo una ventina di minuti dopo, i capelli di solito severamente pettinati ormai scompigliati.
"Quei dannati teppisti!" sbotto nel sedersi "la pagheranno per avermi sfidata!"
"Tu eri un membro dell'esercito di Silente" continuò poi Alecto, era come se parlasse più con se stessa che con me mentre io, dal canto mio, non potevo fare a meno di chiedermi che avesse combinato Ginny.
"Ho bisogno di sapere i nomi dei membri dell'Esercito di Silente." Per un istante valutai le miei possibilità.
Sapevo che se le avessi fornito quei nomi i membri dell'ES non sarebbero più stati al sicuro ma, d'altro canto, in quel momento Alecto mi credeva sotto Veritasierum ed io non potevo rifiutarmi di fornirle quei nomi.
Non potevo far saltare la mia copertura, altrimenti non sarei più stata in grado di proteggere nessuno.
Inoltre tutti i membri dell'ES erano stati già scoperti dalla Umbridge e tutti i membri della squadra d'inquisizione conoscevano quell'informazione.
Pansy Parkinson non si sarebbe fatta alcuno scrupolo a fornire quei nomi ai Carrow.
In ogni caso non potevo proteggerli.
"Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Ginny Weasley, Fred Weasley, George Weasley, Neville Paciock, Dean Thomas, Lavanda Brown, Calì Patil, Katie Bell, Alicia Spinnet, Angelina Johnson, Colin Canon, Dennis Canon, Lee Jordan." Iniziai a snocciolare mentre le rivolgevo un lieve sorriso come avveniva sempre quando la rabbia montava in me.
Un membro dell'ES... io avevo aiutato Harry ed Hermione a costruire l'Esercito di Silente, ero stata io ad aiutare Hermione a convincere Harry a lanciarsi in dell'impresa.
"Padma Patil, Cho Chang, Marietta Edgecombe, Luna Lovegood, Anthony Goldstein, Michael Corner, Terry Steeval" continuai mentre sentivo il disprezzo crescere dentro di me ed il sorriso allargarsi.
"Ernie Macmillan, Justin Finch-Fletchley, Hannah Abbott, Susan Bones, Zacharias Smith" conclusi poi.
Non le avrei detto nulla di più.
Già così avevo di gran lunga peggiorato le condizioni dei nati babbani.
"Grazie dell'aiuto, Elizabeth, posso chiamarti Elizabeth, vero?" Disse Alecto, sembrava essersi improvvisamente ricordata del motivo per cui mi trovavo in quell'ufficio.
"Certamente." Risposi io accomodante.
"E tu chiamami pure Alecto, voglio che tra noi vi sia amicizia, non sei d'accordo, Elizabeth?"
"Non c'è nulla che io desideri maggiormente."
"Saprai allora, Elizabeth, che tra amiche non vi sono segreti..." continuò poi Alecto mentre il sorriso si allargava sul suo volto.
Ecco dove voleva andare a parare.
Ad ogni modo Io ero pronta ad affrontare il suo interrogatorio.
"Io vorrei davvero fidarmi di te, Elizabeth, ma Rabastan ha fatto delle ricerche sul tuo conto dalle quali risulta che, la tua condotta, non sia stata molto limpida... Dolores Umbridge riponeva in te la massima fiducia, e tu l'hai raggirata, l'hai sabotata dall'interno per mesi al solo scopo di difendere quegli sciocchi dei tuoi amici. Cosa mi assicura che la situazione sia cambiata?"
"Da allora è cambiato tutto." Risposi io in un sospiro, nel mostrarmi il più sofferente possibile, sapevo bene che, per risultare credibile, avrei dovuto apparire umana, imperfetta, avrei dovuto lasciare emergere qualche macchia.
Avrei dovuto mostrarmi più fragile.
"Mio padre è morto e il castello di menzogne in cui ero vissuta è crollato. È vero, ho commesso molti errori e posso solo sperare nella clemenza del Signore Oscuro.
Sono cresciuta in mezzo a sangue sporco, mostri e traditori del loro sangue ed ho fatto solo ciò che mi avevano insegnato a fare. Poi ho compreso. Per tutto quel tempo mi avevano solo spinta a combattere la mia stessa gente. Io odio Antonella White. Quella donna mi ha privato di tutto ciò che era mio e ha portato mio padre alla morte. È tutta colpa sua e di quegli sporchi babbani. Loro hanno ucciso mio padre e glie la farò pagare!" Conclusi con furia, lo sguardo lucido, la voce carica di rabbia.
Non era difficile fingere.
Stavo davvero soffrendo e, al di là delle maschere il mio animo era davvero lacerato.
Ero davvero arrabbiata e credevo davvero che la vita fosse crudele ed ingiusta.
"Cosa sai sull'Ordine della Fenice?"
"Niente di più di quanto non vi abbia detto Severus Piton. Per i membri dell'Ordine ero troppo giovane e sono stata tenuta all'oscuro dei loro piani. Il loro quartier generale era Grimmauld Place ma ho allontanato quella feccia da casa mia. Questo è tutto ciò che so."
"Avresti potuto consegnare l'Ordine al completo al Signore Oscuro."
"Indubbiamente sono stata troppo tenera di cuore." Ammisi nell'abbassare lo sguardo con vergogna.
"Ho voluto concedere l'oro un ultimo gesto di magnanimità ma ora non avrò più pietà e sono disposta a mostrarlo in qualunque momento."
"Molto bene, Elizabeth" commentò Alecto visibilmente compiaciuta. "Non ti manca proprio nessuno tra coloro che appartenevano alla tua vecchia vita?"
Per un istante valutai la situazione per poi decidere che fosse necessario confessare qualcosa, per lo meno una mezza verità.
Alecto sospettava già che stessi nascondendo qualcosa ma forse, confessando, sarei riuscita a distrarla a sufficienza da impedirle di scoprire cosa stessi davvero tramando.
Mi mordicchiai le labbra fingendomi combattuta, come se stessi lottando con me stessa e non volessi davvero pronunciare quelle parole.
"Fred Weasley." ammisi poi in un sospiro.
"Fred Weasley?!" ripeté Alecto stupita, probabilmente si aspettava facessi il nome di mia madre o qualcosa del genere.
"non sono in molti a saperlo ma era il mio ragazzo." spiegai io.
"Sei innamorata di lui?"
"Si", pensai in un moto di trasporto.
"Forse lo ero, il sesso era piuttosto appagante." risposi invece.
Alecto tossicchiò rischiando di soffocarsi con la sua stessa saliva e, a dirla tutta, per un momento mi augurai che tirasse le cuoia soffocando così che io potessi liberarmi una buona volta della sua sgradita presenza.
Purtroppo il mio desiderio non fu esaudito.
"So che è un traditore del suo sangue e se oserà opporsi al Signore Oscuro non avrò pietà."
Le assicurai con decisione.
"Ma Fred è unicamente ciò che la sua deviata famiglia gli ha insegnato ad essere. Lui è come me. Vorrei che aprisse gli occhi. Quanti maghi dovranno morire prima che quegli stolti comprendano che, il vero nemico, sono quegli schifosi babbani?!" Conclusi la mia arringa con decisione.
"Saresti disposta a vederlo morire in nome della nostra causa?"
Piuttosto la morte, se avessi dovuto scegliere tra morire o restare senza di lui avrei di gran lunga prediletto la morte.
In fin dei conti la vita era solo una continua sofferenza, un pendolo tra la noia e il dolore...
"Si." Risposi freddamente.
"Forse non sarà necessario." Mi consolò Alecto sorridendo "il Signore Oscuro è magnanimo ed odia gli sprechi..."
"La sua compassione è ammirevole." Risposi io con il consueto distacco mentre per un istante Alecto mi soppesava, come alla ricerca di una qual forma di sarcasmo all'interno del mio tono atono e privo di vita ma poi parve decidere che all'interno delle mie parole non doveva celarsi alcun inganno.
"Ora è meglio che tu vada, Elizabeth." Mi congedò Alecto con un sorriso mentre io ubbidivo sforzandomi di non apparire troppo felice di andarmene mentre procedevo con elegante nonché studiata lentezza.
Fu con un sorriso che compresi cosa avesse combinato Ginny.
 
"L'Esercito di Silente sta cercando nuovi membri."
 
Le parole tracciate con brillante inchiostro nero spiccavano sulla parete situata proprio di fronte all'ufficio di Alecto Carrow.
La guerra era ufficialmente iniziata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Ecco a voi il nuovo capitolo che finalmente arriva seppure in ritardo. Spero che vi piaccia e che non risulti troppo ripetitivo.
 
Ringrazio:
  • Arym14 che ha aggiunto la storia alle preferite.
  • valepassion95 che l'ha aggiunta alle ricordate.
  • Nicolepandinab, valepassion95 e WikiJoe che l'hanno aggiunta alle seguite.
 
Mi farebbe poi piacere se qualcuno mi facesse sapere cosa ne pensa della storia. In genere non amo sollecitare le recensioni proprio perché penso che dovrebbero essere i capitoli a far venir voglia di recensire alle persone più che una semplice richiesta dell'autore ma, questa volta, mi farebbe davvero piacere se qualcuno mi lasciasse una recensione e mi aiutasse a comprendere che ne pensiate della storia dato che, altrimenti, difficilmente riuscirei a capirlo.
Grazie in anticipo a chiunque volesse esaudire questa mia richiesta.
 
Ci tengo poi a precisare che il prossimo aggiornamento dovrebbe essere il 9 Gennaio ma, dal 29 Dicembre all'11 Gennaio partirò per un viaggio in Giappone ed ovviamente in quel periodo non riuscirò a scrivere.
Per cui sono costretta a dirvi che non so di preciso quando sarà il prossimo aggiornamento.
Ad ogni modo prometto di tornare il prima possibile.
 
Grazie a tutti.
Astrea
 
P.S il titolo del capitolo è una citazione di  Arthur Ponsonby
  
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