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Autore: Najara    23/12/2015    5 recensioni
Shira è la ventiduesima principessa del regno di Saharin, davanti a sé ha una tranquilla vita di corte, ma un mancato rifiuto la porterà verso un futuro completamente diverso, fatto di avventure, dolore, amore e… draghi!
Storia scritta per il contest: "L'inizio e la fine di ogni cosa" di ManuFury.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cavaliere di drago

 

 

“Ti ho trovato.”

 

“No, non lo farò.”

“Andiamo!” Il principe le sorrise ammaliante. “Sarà divertente e poi, chi non vorrebbe essere me?”

“E’ un’idea folle e ci metterà nei guai, non voglio averci niente a che fare.” Scuotendo la testa Shira cercò di raggiungere la porta.

“Non ti lascerò dire di no, dopo tutto tu mi hai sfidato.” Mansur si era messo tra lei e la via di fuga, un bagliore divertito negli occhi.

“Ho detto che non lo farò e questa è la mia ultima parola.”

 

Shira osservò l’abito maschile adagiato sul letto e sentì la gola stringersi. Perché aveva ceduto?

Suo fratello, il principe Mansur, sapeva essere dannatamente convincente e di sicuro non era abituato a ricevere un no come risposta. L’aveva intrappolata in quella stanza fino a quando non era riuscito a strapparle un sì ed ora eccola lì, davanti a un completo da ballo nero intarsiato d’oro, innegabilmente da uomo.

“E sia…” Mormorò, iniziando a spogliarsi.

Shira era la ventiduesima principessa del regno di Saharin, figlia del re e di una delle sue spose, sorella dell’unico figlio maschio avuto dal re, Mansur e delle altre ventuno figlie. Mansur era nato qualche ora dopo di lei, donando al re il tanto desiderato erede. Entrambi avevano preso, dal comune padre, i capelli castani e gli occhi verdi. Mansur era esile per i suoi diciotto anni e non aveva ancora accenni di barba. Tutto ciò aveva giocato a sfavore di Shira nella situazione che si era creata.

La principessa si guardò allo specchio e sospirò, nel riflesso c’era lei, malgrado gli abiti fossero quelli del fratello. Raccolse i capelli in una coda bassa, come era in uso tra i giovani nobili e aggiunse la maschera.

Sospirò, osservandosi un’ultima volta nello specchio, non avrebbe dovuto provocare Mansur, non doveva dirgli che il suo seguito di gonnelle era dovuto all’essere principe. Eppure lo aveva fatto ed ora eccola lì, pronta ad impersonarlo al ballo in maschera di quella sera. Pronta a danzare con le dame del regno e a sorridere loro mentre il fratello avrebbe potuto aggirarsi sotto le spoglie di un semplice nobile e dimostrarle che era il suo fascino a creargli un seguito di fanciulle e non il suo titolo.

Era una pazzia. Shira dovette raccogliere tutto il suo coraggio per avanzare tra la folla di nobili e notabili presenti al ballo. Fin da subito si ritrovò gli sguardi di tutti addosso, sorrisi e cenni di saluto le piovevano addosso ovunque posasse lo sguardo. Continuò a camminare, non avrebbe potuto sostenere una conversazione quindi doveva evitarlo a ogni costo, senza interruzioni raggiunse il grande spiazzo al centro, là dove i musici suonavano. Le tremavano le mani, di certo presto l’avrebbero smascherata. Invece nessuno la fermò mentre si inchinava a una dama e le porgeva elegantemente la mano.

Si ritrovò a volteggiare e man mano che le danze si susseguivano la sua agitazione si placò e Shira iniziò a divertirsi. Dopo tutto le era sempre piaciuto danzare e anche se doveva fare uno sforzo per eseguire i movimenti maschili, non poteva negare che quella pazzia aveva dato una scossa alla sua monotona vita di palazzo.

Riuscì persino a notare che suo fratello chiacchierava con un gruppo di fanciulle, tutte sorridenti. Dopo tutto Mansur aveva avuto ragione il suo fascino andava al di là dell’essere principe.

Le grandi sale che ospitavano il ballo in maschera davano sul giardino dove gli ospiti passeggiavano chiacchierando, approfittando di un ambiente più calmo rispetto alla festosa e agitata sala da ballo. Shira vi si diresse sperando di riposarsi un pochino dopo tutti quei volteggi.

“Principe.” Si fermò, attirata da quel richiamo, i suoi occhi si mossero e infine si fissarono su una giovane. La ragazza indossava un lungo abito grigio, i capelli neri erano sciolti e le ricadevano in una massa morbida sulle spalle, il naso dritto e le labbra sottili davano serietà al volto, addolcito però da profondi occhi castani. Sul suo volto c’era della curiosità e un accenno di sorriso. Shira agì come aveva fatto in precedenza, tendendole la mano in un evidente invito al ballo. La giovane sconosciuta esitò un istante, ma infine posò la mano sulla sua. La principessa avvertì un brivido che le attorcigliò lo stomaco, un’emozione forte che non aveva mai provato. Senza distogliere lo sguardo dagli occhi di lei la accompagnò al centro della pista.

Danzare fu magico, stringere tra le braccia quella donna la inebriò, il suo sorriso, i suoi occhi il suo calore, la catturarono completamente.

Volteggiarono dimenticandosi di tutto quello che le circondava, la stanza era vuota e silenziosa, perché la musica era nei loro cuori. Ad un certo punto la giovane si fermò e, senza staccare le loro mani intrecciate, la guidò nel giardino, fino ad un angolo isolato tra delle fitte siepi.

“Ti ho trovato.” Mormorò la ragazza alzando le mani verso il suo volto. Solo allora Shira si rese conto di quello che stava succedendo. Tutto quello era un terribile inganno e stava per essere smascherata. Con un deciso passo indietro si allontanò dalla giovane che seppur stupita sorrise.

“Potresti anche essere l’uomo più brutto sulla terra…” Con un deciso passo fu di nuovo vicinissima le sue mani le accarezzarono il volto, delicate. Il cuore di Shira era in subbuglio, ma era incapace di muovere un muscolo. La ragazza sorrise dolcemente, chiuse gli occhi e le depose un delicato bacio sulle labbra. Mentre Shira cercava di lottare con i suoi sentimenti la giovane tornò ad aprire gli occhi e pronunciò parole che trascendevano il semplice suono e che risuonarono nella mente e nel cuore della principessa.

“Tu sei mio e io sono tuo, non siamo che uno.” La sconosciuta si avvicinò e Shira seppe che sarebbe stata baciata di nuovo, chiuse gli occhi, incapace di opporsi, incapace di desiderare altro se non quelle dolci labbra.

Shira!” La voce, possente e autoritaria del padre la fece sobbalzare e separarsi bruscamente dalla giovane. “Cosa sta succedendo qui?”

“Padre io…” Vedeva la rabbia del padre, ma percepì l’orrore della giovane. Si voltò verso di lei cercando parole di scusa che la sua bocca non riusciva a pronunciare.

“Padre, Shira non ha nessuna colpa, è stata una mia idea e…”

“Taci!” Mansur, che era apparso per difenderla rimase sbigottito da quell’intimazione, mai il padre era stato così severo con il suo unico erede, almeno non in pubblico.

“Sacerdotessa Aki, vi porgo le mie scuse. Spero che questo disguido non mini la possibilità che mio figlio aveva di essere scelto.”

“Temo, Vostra Altezza, che la scelta sia già stata fatta e il legame posto.” A parlare era stata una donna che Shira non conosceva. La dama era vestita di un semplice abito verde e portava i capelli grigi raccolti in uno stretto chignon che rendeva il suo volto ancora più severo.

“Perdonatemi, Cavaliere Kimi, ma non capisco.”

Aki ha appena legato a sé questa giovane.”

Shira, che aveva seguito lo scambio con confusione, ora posò lo sguardo su colei che, ora sapeva, si chiamava Aki. L’orrore si era trasformato in rabbia e quello che percepì fu un solido muro, una parete che non avrebbe mai potuto oltrepassare.

“Volete dire che mia figlia diverrà un cavaliere?” Chiese con circospezione suo padre, attirando di nuovo l’attenzione della principessa sulla conversazione. Kimi aveva uno sguardo teso mentre rispondeva con voce ferma.

“Sì, un cavaliere di draghi.”

  
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