Lesson 29 Mai Dire Mai
LESSON
29: MAI DIRE MAI
Dio, come passa veloce un mese quando vorresti che il tempo non
passasse mai, in meno di un’istante era venuto il 18 dicembre, era domenica.
Per Draco, l’ultimo mese era trascorso come le vacanze estive: ad una velocità
assurda, proprio per rendere più prossimo l’inizio della scuola dopo il
divertimento che sembrava volare via come fulmini in un temporale estivo. Aveva
trascorso il tempo tra le prove del suo vestito nuziale e le bevute con Blaise,
tanto che il suo povero fegato chiedeva ormai pietà per essere stato sfruttato
in quella maniera a dir poco sconsiderata. Aveva cercato di convincere tutti,
compreso se stesso, di essere felice, di aver dimenticato Grace e di essere
assolutamente in visibilio per l’arrivo del suo erede, ma non era così. Non
riusciva più nemmeno a illudersi che fosse così.
-Sono una persona orribile, Blaise...faccio schifo! –
Draco s’era ubriacato per l’ennesima volta, e Blaise perl’ennesima
volta si doveva sorbire le sue crisi depressive.
-Non sei affatto una persona orribile Dray! Perché lo pensi, scusa? – gli
disse il moro, guardandolo. Lui fissava il soffitto con occhi vacui, lucidi e
con le pupille dilatate dall’alcool e da chissà cos’altro.
-Sto per sposare un donna che non amo…continuo a pensare alla mia ex
dopo mesi che io stesso l’ho lasciata…non riesco a sopportare la mia futura
moglie e dovrò passarci il resto della mia vita…sono una persona
disgustosa…faccio schifo… - disse il biondo, abbandonando la fronte contro il
tavolino del bar dove si trovavano ormai da qualche ora. Blaise sospirò.
-Draco, tu non sei affatto una persona orribile. Semplicemente sei
stato raggirato da Pansy, e ti sei innamorato pazzamente di Grace, è normale
che tu non riesca a smettere di amarla da un giorno all’altro, soprattutto col
rapporto che avevate voi due. E poi, uno che resta con una donna che non ama
pur di non abbandonare il proprio figlio, non è affatto una brutta persona. –
disse l’amico, sorridendogli. Lui lo guardò, sembrava un bambino che la mamma
rincuorava e rassicurava. Solo che lui aveva diciott’anni, non era più un
bambino. Anzi, presto ne avrebbe avuto uno suo da crescere. E lui non era
pronto.
-Nh…ahhh, lo dici solo per il gusto di contraddirmi….lo fai sempre… -
disse Draco, picchiando una manata sul legno del tavolino.
-Non è affatto vero! – replicò Blaise, corrucciato. Draco lo indicò
con un indice barcollante e tremolante.
-Ecco, visto? L’hai…l’hai fatto di nuovo… -disse poi, picchiando di
nuovo la faccia sul tavolo.
-Sei partito definitivamente. Andiamo a casa amico, è ora. – disse
Blaise, rassegnato.
Quella era una delle serate tipo dei due ex-serpeverde. Draco era al
limite, si sentiva in gabbia.
Credeva di essere finalmente libero, di avere finalmente la
possibilità di decidere per se stesso, invece le sue ali erano state ancora una
volta brutalmente tarpate dalla realtà.
Era dura pensare di essere di nuovo sotto il controllo di qualcuno,
tra l’altro, della sua futura moglie.
Era stanco di dover piegare il suo volere sotto quello di altri, del
destino.
Perché con l’unica volta che aveva ceduto alle noie di Pansy, se l’era
ritrovata in cinta e più petulante che mai. E non la sopportava già più, perciò
si può solo immaginare come stesse al pensiero di doversela sorbire, per il
bene supremo, cioè quello di suo figlio, per tutta la vita.
Insomma, un altro mese era passato, e lui aveva già ripetuto a Blaise
almeno una ventina di volte, sotto ovvio effetto di alcolici e di un paio
(forse un po’ di più) di canne di troppo, quanto Grace gli mancasse, quanto
l’amasse, quanto odiasse Pansy e quanta paura avesse nel dover diventare padre
così giovane.
Ma, nonostante tutto, ora era lì, nella sua stanza a Malfoy Manor, a
cercare invano di farsi il nodo al papillon di raso blu scuro. Era un maestro
in queste cose, normalmente, ma quella mattina tutto sembrava non andare come
doveva, come se qualcuno bramasse la malriuscita delle nozze e stesse riuscendo
col solo malocchio a far cadere la strastudiatissima festa di Pansy nel caos
più totale. Lei si era data anima e corpo alla preparazione così affrettata
delle nozze, voleva entrare nel bellissimo abito che aveva visto in una vetrina
prima di diventare una balena ambulante, come aveva detto lei.
Eppure tutto, a partire dal papillon ribelle per finire col cielo
nuvoloso che minacciava pioggia da un momento all’altro, sembrava dover andare
storto quel giorno.
Preda di un moto di stizza, lanciò lontano il cravattino, contro il
muro, e si slacciò i primi bottoni della camicia, sedendosi sul suo enorme
letto, vuoto e sfatto, passandosi una mano tra i capelli e stringendosi un
ginocchio con l’altra.
Ripensò con nostalgia a quella della divisa, di camicia, che aveva
conservato gelosamente.
Lei, la sua indimenticabile Grace, la adorava, adorava mettersela per
annusare costantemente il suo profumo, che la faceva sentire protetta.
Lei, che l’ultima cosa di cui necessitava era la protezione da parte
di altri, voleva sentirsi accudita dal
profumo deciso e forte che trovava sempre nella sua camicia.
In quella che indossava ora invece, per quanto fosse di perfetta seta,
di un bianco sfolgorante e di pregiatissima fattura, non aveva addosso nessun
profumo, e soprattutto non sapeva di lei, del suo bagnoschiuma alla menta o del
suo shampoo alle more.
Non era quel capo di una banale divisa di scuola, che lei gli aveva
mille volte rubato e mille volte restituito col proprio profumo impregnato
nelle fibre.
Fu quasi tentato di strapparsela di dosso, ma non lo fece. Solo, la
sbottonò di più, e prese a fissare quell’irregolare segno che stava, ora e
sempre, sul suo cuore, a ricordargli una promessa e un amore.
Giugno,
la guerra si è appena conclusa con la vittoria del giovane Harry.
Silente
chiama Draco nel suo ufficio, e lui, da bravo soldato quale è, nonostante sia
stanco e debilitato, lo raggiunge nella stanza.
-Prego,
signor Malfoy, si sieda, non ci vorrà molto. – il viso disteso e sereno del
preside lo convince a sedersi.
-Ora
che tutto è finito, ragazzo, puoi smettere di fingere. Puoi abbassare la
maschera, e farti vedere agli occhi di tutti, anche dei grifondoro, per quello
che sei davvero. Dopo la prova di te che hai dato in battaglia, tutti sarebbero
disposti ad averti come amico. Non hai più una missione da portare avanti, non
sei più una spia, sei solo un ragazzo di 18 anni, e come tale voglio che tu
viva d’ora in poi. – cominciò il mago, sedendosi alla scrivania e guardandolo
negli occhi. Draco sospira, ha capito.
-Professore,
lei mi sta proponendo, molto velatamente, di tornare da Grace e dai suoi amici?
– chiese il biondo, stanco. Silente annuì, quasi distrattamente, la mente
rivolta ad altro.
-Sì,
lo vorrei davvero, perché entrambi meritereste di vivere nell’amore, e non nel
dolore della separazione. Ma so già che è una preghiera vana, so già che le hai
detto addio. O sbaglio, Draco? – gli occhi azzurri che brillavano nella
speranza di fargli cambiare idea.
-Non
sbaglia professore, non sbaglia mai. Non posso dire che non faccia male, ma è
meglio per tutti se me ne sto per i fatti miei. Le ho fatto troppo male,
perfino più di quando la odiavo, semplicemente amandola. E lei, invece di
abbandonarmi come avrebbe fatto chiunque, ha sopportato in silenzio, e nel
mezzo della battaglia, avrebbe sacrificato se stessa pur di salvarmi. Ha
trascurato tutto il resto, pur di darmi quella pozione così pericolosa, che
l’avevo pregata di non fare più. Le ho provocato solo dolore, è ora che la
lasci vivere in pace. –
mai
come in quel momento Silente avrebbe voluto essere uno spione pettegolo, e
poter dire che Grace aspettava un bambino e aveva un disperato bisogno di amore
in quel momento. Ed era fierissimo di quel ragazzo, e di quanto fosse maturato
in quei mesi.
-Sappi
che quella pozione che tu hai avuto, quel giorno, l’ha fatta l’ultima volta a
casa dei Tonks, quando ha curato tua madre, e da allora non l’ha più prodotta,
nemmeno una goccia. L’aveva conservata per poterla usare un giorno, in caso di
estrema necessità, è sempre stata una ragazza previdente. –
Il
ragazzo sgranò gli occhi, stupito.
-Lei
sa di quello che ha fatto Grace per mia madre? –
Silente
sorrise furbo.
-Certo
che sì, io e Cissy parliamo spesso di te, da quando si è liberata dall’influsso
maligno del marito. Mi ha detto tutto quello che sapeva di Grace, e di quanto
l’apprezzi come donna. E poi, dopo la battaglia, Grace è venuta qui prima di
te, per parlare, per sfogarsi più che altro. Non posso riferirti quello che mi
ha detto in via confidenziale, sappi solo che non ha infranto nessuna promessa,
quello che tu hai avuto è stato semplicemente il suo ultimo dono per te. –
Il
ragazzo abbassò gli occhi, confuso ma sollevato che la strega non avesse più
messo a repentaglio la sua vita in quella maniera, anche se poi l’aveva
rischiata in ben altri modi.
-Ho
solo un ultima domanda. –
-Falla.
–
-La
pozione di Grace mi ha guarito completamente in pochissime ore, e non è rimasta
nessuna traccia delle ferite superficiali, meno che questa. – rispose il
biondo, sbottonandosi la camicia e facendo vedere al preside una bianca linea
irregolare e storta che spiccava sul petto, sul cuore.
-Perché
questa è rimasta? – il preside sorrise, enigmatico, fiero, orgoglioso.
-Perché
la ferita che ha provocato quella cicatrice era più emotiva che fisica. Il tuo
cuore batteva per lei, e quando è stato trafitto dalla separazione, e sfiorato
dalla maledizione, è stato poi sanato dalla sua presenza e dalla pozione, ma la
consapevolezza di doverla, da quel momento in poi, amare solo da lontano, la
paura di non averne più la forza, ha impedito alla magia di far sparire quel
segno del tuo dolore. Insomma Draco, se tu avessi dimenticato Grace e quello
che provi per lei, ora non avresti traccia dell’ultima battaglia sul corpo,
mentre lì, il tuo cuore ti ricorda quello che la tua mente vorrebbe scordare.
Una cicatrice a memoria dell’amore, quasi un dejà vu, non credi? –
Il
preside aveva alluso a Harry, alla sua saetta sulla fronte.
Draco
aveva sofferto le pene dell’inferno, trafitto da mille lame e spilli invisibili.
Aveva
sentito la vita scivolargli via dalle mani, in quel momento, steso sul
pavimento gelido e coperto del suo sangue, della sala grande, durante la
battaglia finale.
Ma
il suo più grande rimpianto, mentre credeva di morire, era di non poter dire a
Grace, la sua Grace, quanto ancora
l’amasse. Capiva bene perciò, come mai fosse rimasta quella piccola crepa nel
suo impeccabile e scolpito petto, nel suo cuore pulsante e fiero. L’amore gli
aveva lasciato un segno, aveva reso la memoria di se stesso immortale.
TOC TOC TOC!
-Ehi, sposino, che fai, sogni ad occhi aperti, o ti sta venendo un
infarto? –
Il solito Blaise aveva fatto irruzione nella stanza, e l’aveva beccato
in trans sul letto, con una mano a sfiorarsi la cicatrice. L’aveva guardato con
occhi vacui, e lui aveva intuito cosa non andasse.
-Draco, se non sei sicuro non dovresti farlo. Il matrimonio non è
fondamentale per amare un figlio, potresti essere un buon padre anche senza
sposarne la madre. – disse il moro. Il biondo sospirò, coprendosi gli occhi con
una mano.
-Sono un Malfoy, Blaise, l’onore prima di tutto. Non lascerò un figlio
bastardo in balia di quella pazza di Pansy, ne andrebbe del mio onore di uomo e
purosangue. – disse risoluto il ragazzo, alzandosi in piedi.
POP!
I ragazzi scattarono indietro, mano alla bacchetta, sentendo
vicinissimo alle orecchie il familiare rumore di una smaterializzazione. Per poi
abbassarle, stupefatti, nel rendersi conto di chi avevano davanti.
Harry Potter li guardava con ansia nelle iridi di giada, cercando le
parole per iniziare il suo discorso.
………………………………………
Qualche
ora prima….
Dafne Greengrass stava riordinando le cartelle cliniche dell’ultimo
mese. Era uno dei lavori che le medimaghe assegnavano alle novelline, alle
praticanti dell’università magica. Stava quindi risistemando l’archivio, quando
un nome familiare catturò il suo sguardo, su una cartella clinica recente, del
mese scorso. Pansy Parkinson. Doveva essere il test di maternità con le dovute
analisi, in seguito al quale Draco le aveva chiesto di sposarlo.
Anche se era un invasione della privacy bella e buona, e per di più
illegale, Dafne aprì la cartella, ufficialmente, per verificare in quale
sezione dell’archivio dovesse sistemarla, ufficiosamente perché Draco era un
suo amico ed era un po’ curiosa, era pur sempre un’ ex serpeverde, il rispetto
delle regole non era una priorità.
E un segno in rosso spiccava mostruosamente nella prima pagina.
Dafne non poteva credere a quello che aveva letto. Aveva fotocopiato
il tutto, e come un razzo era corsa a casa.
Tutta trafelata era andata da Harry, e gli aveva riferito tutto. Harry
era furioso, ma sapeva anche cosa doveva fare.
Si era smaterializzato a casa Malfoy, direttamente nella sua stanza,
sapeva che era il giorno del suo matrimonio, e che quindi non aveva molto
tempo. Aveva trovato sia lui che Blaise, che spaventati e sull’attenti gli
avevano puntato la bacchetta contro.
-Potter, accidenti! Che diavolo ci fai in camera mia, non lo sai che
oggi mi sposo? Lasciami preparare in pace! – aveva sbraitato il biondo, appena
ripresosi dallo shock.
-È proprio perché lo so che sono qui. C’è una…anzi, diverse cose che devi
sapere prima di sposare quella donna. – rispose sicuro Harry. Fu allora che
Draco notò i fogli che il ragazzo aveva in mano.
-Cos’è quella roba, Potter? – chiese infatti, indicando la busta.
Harry gliela porse.
-È la prova che stai per sposare una bugiarda. –
Draco non capiva. Aprì la busta, e notò che era una fotocopia degli
esami che la sua fidanzata aveva fatto il mese scorso per sospetta gravidanza.
Ma in rosso, grande e in grassetto, al centro della pagina stava scritto
chiaramente:
TEST DI MATERNITA’ : NEGATIVO
DIAGNOSI: INTOSSICAZIONE ALIMENTARE
-INTOSSICAZIONE ALIMENTARE?!? – urlò Draco, balzando in piedi.
-E io mi starei per sposare con quella racchia per un’intossicazione
alimentare? Quella stronza, bugiarda! Voleva incastrarmi con una finta
gravidanza! Io la uccido! – urlò il biondo, fuori di se dalla rabbia, passando
il foglio a Blaise.
Il moro lesse, poi guardò Harry, che non sapeva come informare l’altro
ragazzo che le notizione non finivano lì. Così tossicchiò, richiamando ancora l’attenzione
di Draco, che smise di camminare frenetico per la stanza.
-Non dirmi che c’è dell’altro, Potter! –
-Veramente sì, ma Pansy non c’entra. Riguarda Grace. –
-Grace? Perché, che le è successo? Niente di grave spero! Sta bene? –
chiese in ansia Draco.
-Benissimo, solo che è incinta, e ti assicuro che lei lo è davvero,
dice che quando si guarda allo specchio si immedesima con una mongolfiera. –
disse Harry, grattandosi la nuca e ridacchiando.
Draco aveva sbarrato gli occhi e spalancato la bocca, indignato.
-INCINTA??? E CHI SAREBBE QUEL BASTARDO CHE HA OSATO METTERLA
INCINTA?? DIMMELO CHE LO UCCIDO!!! SEI STATO TU, POTTER?? – urlò il biondo
saltandogli quasi alla gola.
Harry si ritrasse all’indietro, ridacchiando con Blaise.
-Ma che dici Malfoy! Io sono felicemente fidanzato con Dafne, grazie
alla quale hai tra le mani le analisi della Parkinson! Il bastardo che l’ha
messa incinta sei tu, non io! -
Disse Harry. Draco ricadde ancora sul letto sconvolto. Boccheggiò un
paio di volte, aprendo e chiudendo la bocca senza emettere suoni, guardando
prima Blaise, che annuiva con la testa, il bastardo lo sapeva già, e poi Potter
che sorrideva soddisfatto.
-Ma cosa… come…non è possibile…non ho rapporti con Grace da mesi… -
farfugliò il ragazzo, sotto shock.
-Più precisamente da marzo, Malfoy. È al nono mese, tra qualche
settimana è previsto il parto. – precisò Harry.
Il biondo alzò lo sguardo, interrogativo.
-E da quanto lo sapeva? E perché cazzo non me l’avete detto prima?
Aspetta un figlio mio e lo sapete tutti tranne io? – urlò ancora, incazzato
nero.
I due mori alzarono le braccia in loro difesa, a loro discolpa.
-Non è colpa nostra, Dray. Io te l’avrei detto anche subito, ma Grace
ce l’ha impedito, e il perché devi chiederlo a lei. –
Spiegò Blaise. Draco balzò ancora in piedi.
-Portami da lei Potter, devo chiarire subito. –
-Veramente ora dovresti essere all’altare, Malfoy. –
-Giusto! Andiamo in chiesa prima. –
Detto questo, così com’era, senza giacca ne papillon, lui e gli amici
uscirono dalla stanza, diretti in chiesa.
Il biondo piombò lì come una furia, spalancando le porte della chiesa
romanica e terrorizzando tutti gli invitati, gia seduti ai banchi. Andò spedito
dalla madre, che lo guardava spaventata.
-Cosa succede Draco? Come mai non sei ancora pronto? Fra poco Pansy
sarà qui. – disse Narcissa, alzandosi in piedi, preoccupata.
-Ascoltatemi tutti! Mi dispiace avervi fatto scomodare, ma questo
matrimonio è una farsa! –
-Draco! Cosa dici? Non puoi farmi questo, non ora che è tutto pronto!
–
Pansy era appena arrivata davanti alle porte, giusto in tempo per
sentire le parole del biondo. Lui divenne rosso di rabbia e si catapultò al
centro della navata.
-Tu sei solo una bugiarda, Pansy! Hai capito che volevo lasciarti e
hai fatto finta di essere incinta per legarmi a te per sempre! Cosa avresti
fatto poi? Eh? Avresti finto un aborto? Ma sì, tanto ormai saremmo stati
sposati, cosa te ne importava di mentirmi! –
urlò Draco alla ragazza, la quale prese a piangere, sciogliendosi
tutto il trucco sulle guance.
-Vuoi andare da quella là, vero? – chiese Pansy, rabbiosa.
-Almeno una cosa l’hai capita, allora. Giuro che se non potrò stare
con lei, ti verrò a cercare e te la farò pagare. Hai capito? – fece adirato il
biondo. Lei assentì con la testa, poi cadde sulle ginocchia, coprendosi il viso
con le mani, piangendo lacrime amare.
-Signori, il matrimonio è annullato. Vi prego di perdonarmi, e di
approfittare comunque del banchetto organizzato per l’occasione, per
compensarvi di avervi fatto scomodare fin qui senza motivo. Arrivederci. –
disse Draco, prendendo sottobraccio la madre e sparendo nel nulla.
Tornarono tutti e quattro, Narcissa, Draco, Harry e Blaise, al Manor.
Poi Harry li portò tutti alla villa dove viveva con Grace e gli altri.
-Ecco Malfoy, noi viviamo qui. Ti faccio strada, con un po’ di fortuna
non sarà ancora uscita. –
disse Harry, cercando di aprire la porta con le chiavi. Ma poi mosse
la maniglia e si accorse che la porta era gia aperta. Preoccupato entrò,
seguito da Blaise e Draco. Salì le scale, sentendo qualcuno che rovistava nella
stanza di Grace. Pensando che fosse un ladro, saltò nella stanza, bacchetta
alla mano, urlando:
-Chi va là? –
-Aaahhhh!! Oddio, Harry! Mi hai fatto prendere un colpo! –
-Hermione? Ma che diavolo ci fai qui? –
-Meno male che sei arrivato! A Grace si sono rotte le acque, ringrazio
il cielo che qui a casa c’era Dafne, che l’ha portata subito al SanMungo. Mi ha
chiamato per prepararle la borsa e… Malfoy?!? Che diavolo ci fai TU qui? –
La riccia stava spiegando a uno stralunato Harry cosa fosse successo,
quando si era vista Malfoy sbucare nella stanza dal nulla.
-Hai detto che sta partorendo? Oh cazzo! Andiamo Potter, mio figlio
sta nascendo in questo momento, muovi il culo! E tu, Blaise, porta mia madre
all’ospedale e spiegale tutto, per favore! – abbaiò Draco, smaterializzandosi
poi al SanMungo.
-Ma Harry, gli hai detto tutto? Grace ti ucciderà! – strepitò
Hermione, finendo di comporre la borsa per l’amica.
-Ti spiego tutto dopo, Herm, ora dobbiamo andare. – disse il moro, e
anche lui, con la riccia, se ne andarono all’ospedale, mentre Blaise recuperava
Narcissa e li seguiva.
………………………………………………
POP!
Draco, appena comparso nella hall, correva come un forsennato verso la
reception dell’ospedale.
-M-mi scusi, sto cercando Grace Parker, sta partorendo, dove la trovo?
–
chiese, emozionato, ad una signora bassa e tarchiata, coi capelli
rossi e un viso paffuto che stava dietro il bancone. Quella alzò lo sguardo da
alcuni moduli, scocciata.
-Terzo piano, maternità, stanza 102. Sta attendendo lì. – disse con
voce nasale l’infermiera.
-Grazie mille. –
urlò il biondo, correndo verso le scale dell’edificio. Le fece tutte
d’un fiato, rimanendo poi spompato, ma aveva tanta adrenalina nel sangue da non
esserne cosciente. Trovò in sala d’attesa Dafne che mandava, sotto ordine di
Grace, gufi a tutti i suoi familiari, dicendo loro che stava avendo il bambino.
Le disse appena ciao, cercando di infilarsi subito nella stanza 102, ma un
infermiera lo bloccò.
-Fermo là, signore! Chi è lei? – chiese la ragazza, un bel caschetto
di capelli castani e i vispi occhi neri che lo fissavano interrogativi.
-La dentro c’è la mia donna, e sta partorendo mio figlio! Voglio
vederla, mi faccia passare! – disse il biondo, cercando di scavalcarla.
Ma la ragazza guardò la cartella che aveva in mano, e fece di no con
la testa.
-La cartella dice che ha dichiarato di essere single. Ora chiedo alla
signorina Parker se è il caso che la veda. – disse la mora, entrando nella
stanza.
-Signorina Parker, c’è qui fuori il padre del bambino che dice di
volerla vedere, lo faccio entrare? – chiese cordiale l’infermiera, ad una Grace
sudata e dolorante, paonazza in viso.
-Il…il padre? No, starà parlando di Harry…moro…occhi verdi… e degli
AAHI!... strani occhialetti tondi? – chiese ansimante la ragazza,
interrompendosi per una contrazione.
-No no, al contrario! Capelli biondi molto chiari e occhi
grigio-azzurro, e dice di essere il padre. È vero? –
‘Oh mio Dio! È Draco! Cosa diavolo ci fa qui?’
-Allora, è vero? –
-Sì, ma non…. –
Un Draco parecchio trafelato passò in quel momento dalla porta.
-…lo faccia entrare. – concluse Grace, le mani strette sul tessuto del
vestito premaman, le contrazioni sempre più frequenti e dolorose.
Draco rimase senza fiato. La donna era effettivamente incinta,
testimone il pancione enorme, il viso rosso dal dolore. Solo in quell’istante
si rese veramente conto di quello che significava quel momento: prima ancora di
quanto sie era abituato a pensare, stava per diventare padre, e la madre era la
sua Grace. Anzi, solo Grace, loro non stavano più insieme.
Lei lo guardò, spaventata e incredula.
-Cosa diavolo ci fai qui? Te l’hanno detto vero? Aaahhh! ….Chi è
stato? Gli stacco la testa dal collo! È stato Blaise, vero? –
-No, Potter. Perché non me l’hai detto? Dimmelo, quando ti ho lasciata
quel maledetto giorno, lo sapevi già? Rispondi. – disse invece il biondo
avvicinandosi e riprendendo fiato.
Lei distolse lo sguardo, stringendo poi forte le lenzuola e le
palpebre, per via dell’ennesima contrazione.
-Rispondi!- ripetè esasperato il ragazzo.
-Sì, sì, maledizione, sì!! Dovevo dirtelo quel giorno, ma tu…tu…OH
CAZZO! VOLETE MUOVERVI??? QUI STA NASCENDO, NON RESISTO PIU’!! – aveva iniziato
Grace, interrompendosi per urlare alle infermere di intervenire.
-Io cosa, accidenti! Dimmelo Grace, perché non me l’hai detto? –
-Mi hai piantata! Mi hai lasciata e non potevo tenerti con me solo
perché incinta! Non sono quel tipo di donna, Malfoy! Lo sai meglio di me! –
urlò Grace, bordeaux dallo sforzo di non spingere e non peggiorare la
sua situazione. Lui rimase zitto per un secondo, poi si avvicinò ancora, ora
poteva sfiorarle una mano.
-Dovevi dirmelo comunque, avevo il diritto di saperlo se sono suo
padre. –
-Se? È ovvio che sia tuo…ti sono sempre stata fedele e poi…tu stai con
Pansy, ma io sono sola, dopo di te…non ho potuto frequentare più nessuno…non si
scorda facilmente chi ti lascia un figlio da crescere… - disse Grace, vagamente
delusa dal fatto che lui potesse dubitare della sua integrità morale.
Lui si passò una mano tra i capelli, sbuffando un ‘che casino!’. Poi
le prese una mano tra le sue.
-Devo spiegarti com’è andata, devi sapere perché ti ho lasciata. –le
disse. Una medimaga fece irruzione nella stanza, controllando la situazione di
Grace.
-È pronta, presto portatela in sala parto. – disse alle infermiere.
-No, aspettate, devo dirle una cosa! –urlò Draco, vedendosela portare
via.
-Gliela dirà dopo il parto, a meno che non voglia assistere. – disse
l’infermiera di prima, sorridendogli.
Fu così che Malfoy, provvisto di orribile camice e cappellino
sterilizzati verdi si avviò alla volta della sala parto.
-YYAAAAHHHHHHH! PORCA PUTTANA! SE TI PRENDO TI AMMAZZO, MALFOY, E’
TUTTA COLPA TUA!! – urlava Grace, con tutto il fiato che aveva in gola.
-Non spinga signorina, aspetti ancora qualche istante, si trattenga. –
diceva l’ostetrica.
-Ci sto provando… - mugugnò Grace, ansimando pesantemente.
Draco si avvicinò titubante. Grace gli afferrò una mano, sentendo il
bisogno di avere qualcosa da stringere, e gliela stritolò. Lui a stento evitò
di bestemmiare dal male, ma non era minimamente paragonabile al dolore di lei,
e quindi si trattenne.
-Lei è il padre? –
-Sì, sì sono io. –
-Beh, la distragga. Manca poco, ma non deve ancora spingere. –
-AAAAAAAHHHH!! TI ODIO, TI ODIO, TI ODIO! – la ragazza se ne
approfittava per sfogarsi.
-Ascolta Grace, non ho deciso io di lasciarti. Pansy ci aveva
scoperti, e minacciava di denunciarci a mio padre. Non potevo lasciarle fare
questo, saremmo già morti entrambi, capisci? –
-Certo che capisco! Sto partorendo ma non mi sono rincoglionita! E…e
perché diamine non mi hai spiegato tutto? Avrei capito, accidenti! Mi sarei
risparmiata tanto dolore, ti odio! – gli strillò Grace, stringendo ancora di
più la mano. Lui sospirò.
-È il momento, ragazza, spingi! – disse la medimaga.
-GGHHHYAAAAAAAAAHHH! – fiumi di sudore, urla disumane e atroce dolore.
A Draco sembrava di essere finito all’inferno.
-Brava, ora aspetta un paio di minuti, poi spingi ancora, ok? Ora
respira come ti hanno insegnato al corso preparto. –
-V-va bene… uf, uf, uf….-
-Io ti amo, Grace, ho sofferto come un cane a doverti lasciare, ma se
avessi saputo del bambino-
-Bambina…-lo interruppe Grace.
-Beh, non ti avrei mai lasciata. Ti amo troppo Grace, e voglio crescere
nostro figlio con te.-
-Spinga! –
-Ah-aaaahhhh!! ODDIIIOOO! AAARRGHH! –
-Vedo la testa! Ancora un piccolo sforzo…spinga! –
-AAAAAAAHH! ………….Anf…anf… -
-UUUUUUEEEEHHH!UUAH-UEEEHHHH! – un pianto disperato, di bambino.
-Congratulazioni, ragazzi, siete appena diventati genitori di una
bellissima bambina! – disse la medimaga, porgendo la piccola all’infermiera,
perché la lavasse e pesasse.
Grace fece un sorriso, stanco ma soddisfatto. I capelli erano biondi
dalla gioia di avercela fatta, anche se pallidi come lei.
-Lo sapevo…che era una femmina...me lo sentivo…al diavolo i medici,
avevo ragione io! – esclamò Grace, ridacchiando, la mano ancora stringeva
quella di Draco.
Lui si abbassò, accarezzandole la testa, stringendo a sua volta la
mano ora abbandonata nella sua, stanca.
E le sorrise.
Uno di quei sorrisi che nella sua vita aveva dedicato solo ed
esclusivamente a lei.
La ragazza, distrutta dallo sforzo, si godette quella vista per un
po’, prima di vedere che l’infermiera le stava portando sua figlia.
Allargò le braccia, accogliendo la sua bambina, avvolta in una
copertina rosa, che agitava le braccine paffute e gridava come un’ossessa. Non
appena l’infermiera l’ebbe depositata tra le braccia della madre, la piccola
smise di urlare e piangere e spalancò gli occhioni sul viso della ragazza. Lei
le sorrise, commossa fino alle lacrime, accarezzandole una guancia con un dito.
-Ehi, piccola…sono la mamma, non devi piangere…sei bellissima, tesoro
mio…- disse Grace, le lacrime che scorrevano libere sulle guance pallide.
Draco era rimasto paralizzato. Lì, tra le braccia di Grace, stava sua
figlia. Un esserino che si sbracciava e emetteva versetti strani, succhiando il
dito della madre, probabilmente affamata. Aveva intravisto un ciuffetto di
capelli biondissimi, quasi bianchi, sulla testolina della neonata. E guardandola
in viso, potè notare come gli occhioni fossero di un’annacquato blu scuro, le
sopracciglia pressoché inesistenti corrugate.
-È il mio capolavoro, Draco, ed è anche tua figlia…vuoi prenderla in
braccio? – gli chiese Grace, sorridendogli dolcemente.
-Veramente io…non vorrei farle male, non ho mai tenuto in braccio un
neonato…- si scusò Draco.
-È normale avere paura all’inizio, Draco. Ti sembra di avere fra le
braccia un esserino di cristallo, e si ha timore persino di toccarlo e poterlo
ferire. Ma sei suo padre, e se è vero che vuoi aiutarmi a crescerla, dovrai pur
imparare a tenerla in braccio, non credi? – rispose Grace, comprensiva.
-V-va bene. –
-Siediti qui. – la ragazza fece posto sul letto.
Draco si sedette, col cuore in gola, emozionato. Lei pose
delicatamente la piccola tra le braccia del ragazzo, sistemando la testa per
bene in modo che fosse sorretta. Il biondo era un po’ rigido e teso, e la bimba
parve percepirlo, perché diede segno di voler ricominciare a piangere. Grace
ridacchiò: il biondo poteva affrontare di tutto, suo padre, Voldemort, ma non
sua figlia.
-Sente che hai paura, Draco. Rilassati. – gli disse. Lui sembrò
calmarsi, e la piccola si rilassò a sua volta, guardandolo curiosa.
-Dio…è bellissima…- Grace sorrise felice.
-Allora, signorina, come la vuole chiamare? – chiese un infermiera,
che compilava la cartella della neonata.
-Delia. Delia Cassandra. –
-E il cognome, quale devo scrivere? –
-Malfoy. – rispose tempestivamente Draco, stupendo Grace. Lui le fece
un ghigno.
-Dicevo sul serio Grace, voglio prendermi cura di voi e sposarti, non
ti abbandono più. –
-E come la metti con Pansy e suo figlio? –
-Non esiste nessun figlio, Pansy mi ha ingannato, e ho mandato a monte
le nozze. È solo te che voglio, te e nostra figlia. – disse deciso Draco,
guardando ancora la sua bellissima Delia, che gli fece l’onore di succhiargli
affamata il dito indice.
-Ah. Va bene, allora, scriva pure Malfoy, infermiera. – disse allora
Grace ad una commossa ragazza bruna.
Pochi secondi dopo, Grace era svenuta.
-Grace? Grace, tesoro, che hai? – chiese allarmato Draco. La medimaga
accorse subito.
-Accidenti, ha un’emorragia! Presto, portate una sacca di sangue! Esca
lei, presto! – urlò la donna, cacciando il biondo dalla sala e riprendendosi la
piccola, che aveva preso a urlare come una pazza.
…………………………………………………..
Draco era stato sbattuto fuori dalla sala parto, nel corridoio dove
tutti aspettavano di sapere qualcosa. Narcissa, Harry, Blaise e i genitori di
Grace gli furono subito addosso sommergendolo di domande. Scoprì che mentre
erano fuori ad aspettare, Blaise aveva raccontato a tutti tutta la storia, e in
modo molto dettagliato.
-Allora come sta il bambino? E Grace, come stanno? – chiese in ansia
la madre della ragazza.
-Bambina, è una femmina, l’abbiamo chiamata Delia, Delia Cassandra
Malfoy, suona bene eh? Lei sta bene, ma… a quanto pare Grace ha avuto una
complicazione e mi hanno cacciato via! Hanno detto che ha perso troppo sangue…
- disse il biondo, straparlando un poco per via della tensione.
Piombò il più cupo dei silenzi, preoccupazione allo stato puro si
respirava per tutto il corridoio.
Dopo quasi un’ora, la porta della sala si aprì di nuovo, e il viso
serio della medimaga era apparso sulla soglia. Draco le fu subito addosso.
-Cos’è successo, come sta Grace? – chiese immediatamente. La donna
sbuffò.
-Bene, ora sta bene. Aveva un’ emorragia grave, e avrei giurato che
non ce l’avrebbe fatta, ma poi, come se nulla fosse, le ferite le si sono
chiuse da sole. Abbiamo solo dovuto darle del sangue, perché ne aveva perso un
bel po’, ma per il resto ha fatto tutto da sola. L’abbiamo già portata in
stanza, camera 110. Mentre la piccola è gia al reparto neonatale, potete vederla
anche subito, invece la madre deve riposare e potrete vederla verso le sette, a
orario di visita, perché ora deve tassativamente riposare. – disse la donna,
sorridendo materna a Draco.
Un sospiro di sollievo generale si sparse per metà ospedale. Tutti si
precipitarono a vedere la piccola, compreso Malfoy, che aveva tutte le
intenzioni di vantarsi con tutti di quanto fosse bella sua figlia.
E quindi si vide la più grande famiglia del secolo, compresa di
parenti e zii acquisiti, tutta accalcata contro i vetri della sala neonatale.
-Qual’ è? Fatemela vedere, accidenti! – si lamentò Ron, appena
arrivato, che cercava invano di superare le teste per vedere la bimba.
-Guardate! Che carina, si succhia il pollice! – diceva Hermione,
stringendo il braccio di Micheal con occhi brillanti. Lui si preoccupò: non è
che ora ne voleva uno anche lei, vero?
-È tutta suo padre, Draco lo ha fatto per un sacco di tempo. – disse
Narcissa, con le lacrime agli occhi, commossa.
-È…è così piccola…quanto pesa? Ha delle manine minuscole, hai visto
Blaise? – fece Harry al moro, stupefatto di quanto sembrasse fragile e delicato
quell’esserino tutto rosa aldilà del vetro. Dafne sorrise, allegra.
-Pesa tre chili e due etti, è bella in carne ed è sana come un pesce.
Grace ha fatto un lavoro eccezionale, bisogna ammetterlo. – disse al fidanzato
la giovane apprendista medimaga.
-Ha preso tutto da me! Ha anche un aria vispa e intelligente, tutta lo
zio Blaise! Non è vero piccola? Guarda, mi ha anche sorriso! – si era esaltato
Blaise. Draco gli diede uno scappellotto.
-Non ti illudere, se è intelligente è solo perché è figlia mia e di
Grace! Non credo proprio che tu abbia contribuito al suo patrimonio genetico, o
sbaglio? –
chiese il biondo, con la pulce nell’orecchio, facendo scoppiare tutti
a ridere. Dopo questa constatazione, il biondo diede un ultimo sguardo alla
figlia, che riposava beata, sorridendo. Poi se ne andò. Anche se in teoria non
poteva, lui voleva vegliare su Grace, non gli piaceva lasciarla sola, non dopo
essere stato costretto a farlo per interi mesi contro la sua volontà.
-Dov’è finito Draco? Volevo fargli le mie congratulazioni! – chiese ad
un certo Christopher, il padre di Grace. La moglie sorrise.
-È sicuramente da Grace. – disse la donna, stringendo il marito in un
dolce abbraccio.
‘Hai fatto miracoli, piccola mia, sono fiera di te.’ Pensò la
medimaga, mentre i suoi figli maggiori insistevano col dire che la piccola
assomigliava a uno o all’altro. Che zii squinternati che si ritrovava la
bambina!
Draco era entrato piano nella stanza, luminosa e calda. Grace giaceva
nel letto dalle candide lenzuola, il viso un po’ tirato ma di un colore roseo
piuttosto sano. Sembrava dormire tranquilla, e aveva un dolce sorriso appena
accennato che aspettava solo di allargarsi sulle sue labbra. Si avvicinò
lentamente al letto, sedendosi poi sulla sedia li accanto. Le prese una mano.
Ma la porta si aprì di scatto.
-Che strano, avrei giurato di aver visto un ragazzo entrare qui, poco
fa…mah, sarà la stanchezza… - disse l’infermiera, non trovando nessuno da
cacciare fuori a parte la ragazza addormentata.
Non appena la porta si fu chiusa, un bellissimo gatto bianco con degli
spettacolari occhi grigi fece capolino da sotto il letto, saltando poi sulla
sedia.
-Bel trucchetto, tesoro, astuto come tuo solito e sempre impegnato a
infrangere le regole, eh? – disse ridacchiando Grace, vedendolo tornare uomo.
Aveva quasi dimenticato quanto fosse bello, quel ragazzo. E con quella
camicia mezza sbottonata, i capelli arruffati e sconvolti, Grace non potè fare
a meno di ammutolire in contemplazione di quello che era tornato il suo uomo. A
meno che non fosse stata un’allucinazione da stanchezza, ricordava di avere
fatto pace con lui prima di svenire. A sostegno della tesi, lui le prese una
mano tra le sue, baciandole dolcemente il dorso. Le gli sorrise.
-Sei padre da poco più di un’ora e ti stai già rammollendo? Non dirmi
che toccherà a me fare la parte della dura, con nostra figlia! – disse Grace,
scherzosa, ridendo con lui, ora più rilassato.
-Se accetterai di sposarmi, farò tutto quello che vuoi, dovrai
soltanto chiedere. – Grace si zittì, stupita.
-C-come? –
-Hai capito bene. – fece Draco ghignando. Tirò fuori dal taschino un
anello d’oro bianco. Due serpenti si attorcigliavano tra loro, fino a fondersi,
gli occhi di smeraldi.
-Questo era l’anello di mia madre, me lo ha appena consegnato, ce lo
tramandiamo noi Malfoy quando chiediamo in sposa una donna, ed è con questo e
il mio cuore in mano che te lo voglio chiedere, Grace: vuoi sposarmi? –
chiese Draco, con occhi speranzosi. Grace scoppiò a piangere, tanto
che lui si preoccupò che la risposta fosse no. Ma poi la ragazza gli saltò al
collo.
-Sì, sì e ancora mille volte sì! Oddio, spero proprio che non sia un
sogno, perché non mi voglio svegliare! – urlò la strega, al settimo cielo.
Draco ridacchiò sollevato, stringendola forte.
-Non temere Grace, non è uno dei mille sogni che ho fatto in questi
mesi, è tutto vero…tutto finalmente, e meravigliosamente vero… - disse il
biondo, guardandola negli occhi.
E finalmente, dopo nove mesi d’attesa e tormento, le labbra si
riunirono. Si toccarono come alla riscoperta l’uno dell’altra, si incastrarono
come fossero fatte apposta per questo, come fossero complementari tra loro, le
lingue si accarezzarono bramose di sentire di nuovo il sapore dell’altro.
Non dovevano più combattere, mentirsi, separarsi, torturarsi
guardandosi da lontano fino a morirne.
Erano di nuovo insieme, e non esisteva più nulla in grado di
separarli.
Erano una famiglia.
Antro dell’autrice
Saaalveee! Uff, che fatica, alla fine ce l’ho fatta, ecco il capitolo
che segna la fine delle peripezie di Grace e Draco, finalmente lui sa, e la
bimba è nata.
Grace: Era ora, cribbio, mi hai fatto penare come una dannata, dovrebbero
farmi santa dopo questa storia!
Draco: E io allora? Ho saputo di Delia solo alla nascita! Questa donna
è il diavolo, altro che Voldemort!
Delia: Gah! Uahh!
Nami: Eh-ehm -.- dopo questi interventi fuori luogo, posso andare
avanti?
Dicevo, prossimamente pubblicherò un epilogo, con cui soddisferò
eventuali curiosità per il futuro di questa banda di folli.
Sono sicura che una lettrice in particolare starà esultando perché finalmente
l’ho accontentata e le ho fatto sapere la reazione di Draco (vero, lady lululu?
^.^)…quindi siamo agli sgoccioli…dovuti ringraziamenti e risposte saranno
ampiamente elargiti nel prossimo e ultimo Antro dell’autrice.
Un BACIO enorme a chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare fin
qui! Grazie!
Firmato: Nami l’autrice insonne