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Autore: Lady Windermere    24/12/2015    1 recensioni
-No, Mr Horace, non credo di aver mai raccolto delle rape in vita mia.-
Mr Goldwin sembrò assai stupito da tale affermazione –Mia cara, dovete assolutamente provarci! Potrei insegnarvelo io se mi permettete l’ardire di farlo.-
Scarlett sorrise amabilmente –Vi permetto tutto ciò che volete mio caro Mr Horace…-
Basta che non mi secchiate più in questo modo! concluse nella sua testa.
Il giovane pretendente arrossì –Beh…co-comunque n-non credo di es-esserne all’altezza.-
balbettò.
-Però potrei affidarvi al mio maestro di botanica, con lui sarete in buone mani…- continuò serio.
Lady Scarlett sbuffò di noia e annuì distrattamente.
Mr Horace prese erroneamente lo sbuffo per un sospiro e credette di essere gradito.
Ripartì all’attacco –E non dovreste fermarvi solo alle rape, ma potreste coltivare qualsiasi altro ortaggio voi desideriate. I cavoli, vi assicuro, danno molta soddisfazione…-
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Dieci

 

 

Alexander scoppiò a ridere, nonostante ogni singola risata gli provocasse un dolore lancinante al petto.

-Tu, biondina? Tu vorresti farmi bere il tuo prezioso sangue?-

Rosalba pestò ostinatamente il piede sul pavimento –Perché no?- chiese, testarda.

E in quel momento, con i lunghi capelli biondi scompigliati e quell’espressione risoluta stampata sulla faccia, al vampiro parve ancora più bella del solito. E ancora più desiderabile.

Alexander si accasciò sui cuscini –Lo sai che non te lo permetterò mai, vero?-

-Non vi lascerò morire. E se questo è l’unico modo per rimettervi in piedi, sono pronta a farlo.-

Il vampiro scosse la testa –Non se ne parla.-

Rosalba gli si avvicinò con un sorriso mellifluo –Mi state forse dicendo che non avete la più minima voglia di affondare i denti nella mia carne e assaggiare il mio sangue, Mr Black?-

Alexander negò di nuovo, senza mai staccare gli occhi da quelli di lei.

La ragazza si fece più vicina, il suo viso a pochi centimetri da quello del vampiro –Ne siete proprio sicuro, Mr Black?- disse, scostandosi i capelli dal collo.

-Potrei anche non riuscire a fermarmi, lo sai questo biondina? Potrei succhiare ogni singola goccia di sangue dal tuo corpo e tu non potresti fare nulla per fermarmi…- replicò con la voce arrochita dal desiderio, avvicinando il viso a quello di lei.

Rosalba non mostrò segni di turbamento –Sono pronta a rischiare.-

Alexander sospirò –Non posso farlo. Non sarei in grado di controllarmi. Non posso mordervi in queste condizioni…-

La ragazza contrasse la mascella –Ve ne prego…Non potete chiedermi di abbandonarvi qui! Tutta la strada che ho fatto, l’ho fatta grazie a voi…Ve ne prego, lasciatemi tentare…Ho bisogno di fare un tentativo di salvarvi…Alexander, io ho bisogno di voi…-

Davanti a quell’ultima supplica il vampiro non potè che cedere.

-Non credo che sia la cosa più giusta da fare, ma…immagino che non riuscirò a farti cambiare idea, vero?-

Rosalba scosse lentamente la testa.

Alexander non riusciva proprio a credere a quello che stava per fare. Se le fosse successo qualcosa di male ne sarebbe stato distrutto. E se quel qualcosa fosse stato opera sua…beh, non sarebbe mai riuscito a perdonarselo. Non sarebbe più riuscito a convivere con se stesso, questo era certo.

Ormai era in gioco molto più di quanto fosse pronto ad ammettere.

Rosalba si sedette sul letto, lui posò la schiena sulla parete del letto e le cinse la vita con le mani, facendole aderire la schiena al suo petto.

Le liberò il collo con un delicato movimento della mano. Il tocco freddo delle sue mani la fece sussultare.

Alexander appoggiò il mento  sulla sua spalla –Ne sei proprio sicura, dolcezza?- sussurrò, le labbra vicinissime al lobo del suo orecchio.

Rosalba girò il viso verso di lui e lo fissò con i suoi occhi color del cielo –Mi fido di voi…-

Il vampiro dominò il desiderio di baciarla e di farla finita una volta per tutte e imprecò tra sé e sé. Speriamo che vada tutto bene…certo, il fatto che sia seminuda di sicuro non aiuta…

Il respiro del giovane redivivo si era fatto corto. Avanti, via il dente via il dolore…

Alexander premette le labbra sulla pelle morbida e candida del collo della ragazza. Immediatamente il desiderio si impadronì di lui, i suoi occhi divennero più cupi e, liberato da qualsiasi dubbio o preoccupazione, affondò le zanne nella sua carne.

Le mani del vampiro rafforzarono la presa sulla sua vita e risalirono lungo il corsetto, circondò il bacino della ragazza con le gambe e fece penetrare più a fondo i denti nel suo collo.

Rosalba gettò la testa all’indietro e gemette di piacere.

 

-Mr Goldwin! Che ci fate qui?- lo interrogò Scarlett, non del tutto certa di voler conoscere la risposta.

Goldwin sorrise a fior di labbra –Che domanda sciocca, Principessa…-

-Dov’è mia madre?- inveì la ragazza –Che cosa le avete fatto?-

L’uomo fece qualche passo verso di lei –Non temete, non è morta…almeno per ora.-

-Se oserete toccare anche solo con un dito mia madre ve ne farò pentire!- proruppe Scarlett, a metà tra l’angosciato e l’arrabbiato.

Goldwin scoppiò in una fragorosa risata –Voi mia dolce Principessa? Voi me ne farete pentire? E come farete eh? Mi sfiderete a una gara di ricamo?-

Scarlett arrossì violentemente –Blackpool vi ucciderà…- disse sottovoce.

-Blackpool dite?- Goldwin si arricciò i baffi con la mano –Potrebbe farlo certo, credo anzi che ne avrebbe proprio voglia…sempre, però, che io non uccida lui nel frattempo.-

–Sì, li abbiamo presi.- continuò notando il repentino pallore della ragazza –Pare che si stessero aggirando per il Castello alla ricerca di una certa principessa…-

-Siete ignobile…- mormorò Scarlett con disprezzo.

-Ignobile io? Siete stata gentile a notarlo, milady. La considero una delle mie migliori qualità.- replicò con calma il Presidente.

Lady Scarlett strinse i pugni –Ebbene, avete finito? Perché preferirei morire piuttosto che rimanere alla vostra presenza un minuto di più.-

Goldwin fece un sorriso beffardo –Quanta fretta, Principessa…Dopo verrete senz’altro accontentata, ma, per ora, vi chiedo di sforzarvi ancora per qualche minuto…-

Il Presidente si sedette sul letto della Regina –Vedete, ho una proposta da farvi.-

Scarlett sgranò gli occhi.

-Credo- proseguì l’altro –credo, correggetemi se sbaglio, che mio figlio, conoscete mio figlio vero Principessa?, abbia dei particolari interessi per voi.

Ho provato a dissuaderlo, ma non ha voluto saperne: o voi o niente. E, in verità milady, come padre posso essere amareggiato, ma come uomo non posso certo biasimarlo.- disse, lanciandole un’occhiata che provocò alla ragazza un moto di disgusto.

-Ad ogni modo, ho riflettuto sulla questione e mi sono reso conto che la cosa potrebbe volgere a mio vantaggio. Sapete, con un colpo di stato potrò anche prendere il potere, ma non otterrò mai il favore dei sudditi. Mi vedranno sempre come un despota, cercheranno sempre di detronizzarmi, insomma, non avrei un attimo di pace…

Ma, se mio figlio sposasse la legittima erede al trono, mi vedrebbero semplicemente come un continuatore della antica dinastia e si abituerebbero presto alla mia presenza.

E qui arriviamo a voi, mia cara: io vi garantisco che se voi sposerete mio figlio, lascerò libera non solo vostra madre, ma chiunque altro sia nelle grazie della vostra regale persona. Blackpool, Inverness, il vostro bel stalliere…- sentendo nominare Andrew, la ragazza sussultò, confermando tutto quello che Goldwin sapeva già –Sì, sono stato informato della vostra deliziosa tresca, Principessa. Davvero credevate che avreste potuto sposarlo e vivere per sempre felici e contenti? Svegliatevi Principessa, questa non è una favola e voi non avrete mai un lieto fine.-

Scarlett era in procinto di scoppiare a piangere. Tutto ciò che aveva dato per scontato, tutto quello che aveva le stava crollando addosso e non era sicura di riuscire a gestire tutto quanto. Sua madre, Andrew, Blackpool e gli altri…chissà se li avrebbe mai più rivisti.

-Allora, mia cara, cosa decidete?- chiese Goldwin, impaziente –Preferite morire con la consapevolezza di aver avuto l’occasione di salvare tutti i vostri cari, o vivere sapendo di aver fatto la cosa giusta?-

Scarlett lo fissò dritto negli occhi da serpente –Voi potrete anche avere il Regno nelle vostre mani, Mr Goldwin, ma non riuscirete mai ad imprigionare me o coloro che confidano in me. Torturatemi se volete…non riuscirete a farmi cambiare idea. Non smetterò mai di ribellarmi, di fare un tentativo per liberare il mio popolo dalla vostra tirannide. Uccidetemi se vi regge il cuore, rimarrà sempre qualcuno pronto a vendicare la mia morte.-

Goldwin si alzò di scatto e la prese per un braccio –Ma che principessa poco ubbidiente abbiamo qui…Avete pienamente ragione, Lady Scarlett. Non mi sarebbe per niente utile uccidere voi…però posso uccidere tutte le persone che amate…le guarderete morire una ad una, Principessa…e, vi assicuro, non sarà uno spettacolo piacevole.-

Tremante di rabbia Scarlett gli sputò addosso con tutta la forza che riuscì a racimolare.

Goldwin, furibondo, la schiaffeggiò –Non fatelo mai più, Principessa…se tenete alla vita!-

Poi la spinse bruscamente verso la porta e la aprì –Guardie!- gridò –Portate la Principessa alle segrete insieme agli altri. Un po’di tempo in gattabuia le farà perdere un po’ di spavalderia.-

 

Le dolci note di un valzer risuonavano nella sala da ballo del palazzo del Reggente di Melancholy.

Faust tirò un sospiro di sollievo. Almeno fino a quel momento le cose erano andate lisce come l’olio. Ripensò alle parole di Lady Lucrezia: sarà la più bella festa di fidanzamento di tutta la Stagione, e il suo animo si risollevò.

La festa era iniziata da quasi un’ora ormai e tutti attendevano trepidanti l’arrivo della fortunata che aveva conquistato il cuore del bel De Rosenoir.

-Allora fratello, a quando l’addio al celibato?-

Faust si voltò verso Soren sfoggiando un largo sorriso –Perché? Vorreste organizzarmelo voi?-

-Ovvio- si intromise Florence –Noi vi abbiamo fatti fidanzare e noi ti organizzeremo il più divertente, eccitante addio al celibato…-

Faust finalmente si lasciò andare in una risata liberatoria –Devo ammettere che è vero, purtroppo. Ad ogni modo sono felice di constatare che, almeno per questa sera, avete dato il meglio di voi…-

Soren si ammirò il frac all’ultimissima moda della City –Non è una novità il nostro gusto innato per i capi d’abbigliamento…-

-Comunque non è che avessimo molta scelta visto che tutti i nostri abiti erano misteriosamente scomparsi…- replicò Florence.

-Touchè. Li ho fatti portare in lavanderia. Avevo il timore che vi sareste presentati alla festa conciati in modo assurdo spinti dal puro piacere di farmi dispetto…-

Soren assunse una posa altezzosa e si lo fissò attraverso l’occhialino –Non l’avremmo mai fatto. Non davanti a tutti i principali esponenti del Bel Mondo di Melancholy…-

Florence si servì un bicchierino di punch –A proposito, dov’è la tua amabile fidanzata?-

Faust alzò un dito –Non siamo ancora fidanzati- lo corresse –E dovrebbe arrivare a momenti…-

-A quanto pare ti sbagli, mio caro.- ribattè Soren –Come sempre del resto…-

Il fratello lo guardò con aria interrogativa.

Soren gli indicò un punto in mezzo alla sala, dove si stava radunando la maggior parte degli invitati –La tua bella è già qui. Quello che mi chiedo io è dove si sia cacciato Julien…-

Faust aveva occhi solo per la sua dama –In questo momento sapere dove sia quello scavezzacollo è il mio ultimo interesse…-

Detto questo si avvicinò a Lady Lucrezia, che quando lo vide si illuminò tutta –Faust! Dov’eravate? Vi stavo appunto cercando…-

Faust era senza fiato. La bellezza della giovane, già di per sé molto evidente, era accentuata dal meraviglioso abito che indossava. Color dell’oro, presentava una cascata di pizzi e nastri, dorati anch’essi, sulla scollatura pronunciata e sulla gonna tra le più ampie che Lord De Rosenoir avesse mai visto. Ma il tocco finale era l’enorme diamante che sfavillava sulla gola di Lady Lucrezia: la gemma sembrava rifulgere di luce propria e accendeva l’incarnato della ragazza sotto la luce del lampadario di cristallo.

Un’unica rosa gialla faceva capolino tra i capelli d’ebano.

La giovane si accorse dell’ammirazione, per nulla celata, del suo futuro fidanzato e arrossì dalla gioia –Vi piace il mio abito?- disse facendo una giravolta su se stessa –L’ho fatto arrivare direttamente dalla City.-

Faust la trovò adorabile –è incantevole, mia cara. Mi ha tolto il respiro.-

Lady Lucrezia coprì col ventaglio una smorfietta civettuola –Vi ho riservato tutti i valzer, proprio come mi avevate chiesto…- soggiunse, controllando il carnet.

-Allora ne approfitto immediatamente.- concluse Faust, e si avvicinò al direttore d’orchestra per sussurrargli qualcosa all’orecchio.

Il direttore annuì e subito l’orchestra attaccò un valzer.

Faust si avvicinò alla giovane e si inchinò profondamente –Milady, posso avere l’onore di questo ballo?-

Lady Lucrezia mise la mano in quella che Faust gli tendeva –Certo, Milord.-

Il maggiore dei Rosenoir le pose delicatamente l’altra mano sulla vita e i due iniziarono a volteggiare seguendo il melodioso ritmo della musica.

-Siete stato scorretto, mio caro. Lasciatemi danzare con qualcun altro almeno la quadriglia. Lord Peterson, per esempio, ne morirebbe se non ballassi con lui.-

Faust la strinse più di quanto la danza non avesse concesso –E perché? Presto sarete mia e solo mia, e allora Lord Peterson potrà spararsi un colpo in testa.-

La giovane proruppe in una risatina –Oh Faust, a volte dite delle cose così sconvenienti…-

-Sconveniente? In che modo sarei stato sconveniente? Ho solamente detto la verità riguardo al nostro futuro. Anzi, adesso credo proprio che lo dirò a tutti.-

Lady Lucrezia lo guardò leggermente scossa, l’incarnato acceso per il caldo e le labbra appena socchiuse. Faust completò la danza, si inchinò alla dama e la prese per mano.

La portò in mezzo al salone e si schiarì la voce –Miei cari amici, devo farvi un annuncio.-

 

Rosalba si accasciò sul letto, senza fiato. Non avrei mai creduto di doverlo dire, ma è stato veramente fantastico…

Lì per lì all’inizio aveva avuto paura, ma quando le braccia del giovane l’avevano avvolta e le sue mani le avevano scostato i capelli dal collo, aveva percepito un fremito di piacere. Quando poi lui l’aveva morsa…

Un brivido le percorse la schiena. Per un momento aveva dimenticato tutte le sue preoccupazioni. Sembrava che insieme al sangue, il vampiro le avesse succhiato via anche le angosce e le ansie che la tormentavano.

Alexander si distese accanto a lei –Ti vedo silenziosa dolcezza, di certo non lo eri qualche minuto fa…-

La ragazza arrossì –è profondamente scorretto da parte vostra approfittare di una situazione in cui ero completamente vulnerabile e alla vostra mercè.-

Il vampiro scrollò le spalle –Tesoro, sono un vampiro, dopotutto…-

Rosalba notò che i suoi occhi erano di nuovo color smeraldo –Non eravate così arrogante quando avevate bisogno del mio sangue per sopravvivere- sottolineò la ragazza.

-Allora, ti è piaciuto?- chiese lui, guardandola con aria interrogativa.

-Non conta assolutamente nulla se mi sia piaciuto o no. Ho semplicemente fatto quello che dovevo fare.-

Alexander si girò verso di lei –E per questo ti ringrazio infinitamente, piccola.-

La ragazza rimase in silenzio.

-Sono a pezzi…Credo che dormirò. Tu non hai sonno, luce dei miei occhi?-

Notando la malizia nei suoi occhi, Rosalba saltò giù dal letto –Io dormirò su una sedia- affermò.

-Contenta tu…- replicò il vampiro.

Decisa a salvaguardare a tutti i costi la propria virtù, la ragazza si sistemò comodamente sulla prima sedia che le capitò per le mani, nonostante quello sgabello di comodo avesse ben poco.

Era ormai certa di essere sfuggita al pericolo quando Alexander si alzò dal letto e cominciò a spogliarsi.

Rosalba lo guardò sconvolta –C-cosa state facendo?-

Lui le voltò la schiena –Non posso mica dormire vestito di tutto punto…- replicò mentre si sfilava la marsina.

-M-ma…ma non potete spogliarvi davanti a una signora!- si lamentò la nostra scandalizzata eroina.

-Sarà un bello spettacolo, non preoccuparti...non intendo togliermi i pantaloni, comunque, se è questo quello che intendevi dire- la rassicurò lui mentre anche la camicia scivolava sul pavimento.

Così, pur non desiderandolo, Rosalba si trovò a fissare la schiena d’avorio del vampiro, notando, contro la sua volontà credetemi, che non presentava neanche la più piccola imperfezione.

Dopo qualche secondo, studiato per permettere alla ragazza di ammirare la sua bellezza, Alexander si girò e concesse ad una imbambolata Rosalba la visione completa del suo corpo perfettamente scolpito.

La ragazza abbassò immediatamente lo sguardo, anche se aveva avuto il tempo di apprezzare il fisico forte e ben delineato del vampiro.

Mascherando la delusione per il fatto che lei non si fosse gettata all’istante ai suoi piedi, Alexander entrò nel letto e cercò di addormentarsi.

Nonostante Rosalba si sforzasse si sentirsi perfettamente a suo agio, il suo corpo dolorante le diceva il contrario. La sedia era scomodissima, la stanza impregnata di umidità e ad un certo punto la ragazza fu messa di fronte ad un ardua scelta: rimanere sveglia sullo sgabello o dormire comodamente nel letto? Questo era il dubbio amletico che torturava Rosalba.

Infine, devo purtroppo dirvelo, il pensiero di poter finalmente dormire in un letto caldo ebbe la meglio.

-Vedo che alla fine non hai resistito…- commentò un insonnolito Alexander, quando la ragazza si fiondò nel letto.

-Non mettetevi in testa idee strane. Ho sonno, sono stanca, ho freddo e voglio dormire. Tutto qui.-

Rosalba si sistemò sotto le coperte, si girò su un lato, in modo da non dover guardare il suo non desiderato vicino e provò in ogni modo a rilassarsi.

Purtroppo i suoi tentativi vennero frustrati dal respiro del giovane redivivo sul suo collo.

Con la sana quanto difficile idea di ignorarlo, la ragazza si mise supina e ammirò insistentemente il soffitto.

-È stato mio fratello, comunque…-

I pensieri tempestosi di Rosalba vennero interrotti dalla voce impastata dal sonno di Alexander.

La ragazza voltò la testa di scatto –Cosa?-

Il vampiro incrociò le braccia dietro il capo –Mi avevi chiesto chi fosse stato a trasformarmi, ricordi?-

Rosalba annuì lentamente e Alexander cominciò a raccontare.

-Era il mio diciottesimo compleanno quando successe. Mio fratello Johnatan mi aveva promesso una festa degna di questo nome. Mi promise tutte quelle cose che un comune ragazzo di provincia potesse mai desiderare: danze, vino, gioco d’azzardo e svenevoli ballerine. Io non avevo mai messo piede fuori dal mio paese e tutto ciò mi sembrava più che desiderabile.

Abitavamo in una piccola casa di campagna a Derton, un paesino sul confine tra Redstone e Melancholy. I miei genitori erano gente per bene, ma non eccessivamente ricca.

Erano gli anni della Guerra di Darkness e tutti i ragazzi sopra i diciotto anni dovevano arruolarsi. Mio fratello era già partito per il fronte due volte e conosceva il mondo meglio di me. Quell’anno sarei andato anch’io con lui.

Nei miei pensieri quell’anno segnava il confine tra la mia noiosa esistenza a Derton e la mia nuova vita piena di avventura e frenesia.

Quella sera Johnatan mi portò a Lonliness. La capitale apparve, a un ragazzino come me, un sogno diventato realtà. La città brulicava di vita: mi persi ad osservare l’infinita varietà di colori, rumori e odori che non avevo mai avuto la possibilità di gustare in tutta la mia breve vita.

Passammo tutta la notte tra bische e case di piacere. Mio fratello era esperto di quella vita.

Al fronte si era fatto amicizie altolocate, che gli avevano fatto assaporare quella che era la loro vita quotidiana.

Si sentiva il padrone del mondo. E io, nella mia folle ingenuità, lo invidiavo per questo.

E pregustavo già il momento in cui mi avrebbe introdotto a quella vita. Glielo confessai,  gli confessai tutti i miei sogni, i miei desideri, le mie speranze.

Non l’avessi mai fatto. Maledico ancora oggi la debolezza che mostrai in quel momento.

Johnatan mi guardò in modo strano. Mi disse che, visto che lo desideravo così tanto, lo avrebbe fatto quella notte stessa.

Mi condusse in un’enorme casa abbandonata che, a sentir lui, era il luogo di ritrovo del loro club esclusivo. Entrai, un tantino impaurito, devo ammetterlo, ma con la ferma convinzione che varcando quella soglia la mia vita sarebbe cambiata per sempre.

Ed avevo ragione…-

Alexander prese fiato –Mi presentò ai suoi amici, ognuno dei quali indossava una maschera. Mi dissero che mi avrebbero accolto volentieri nella loro cerchia, ma che dovevo prima compiere un rito di iniziazione. Acconsentii senza pensarci due volte.

Mi condussero in una vecchia stanza polverosa e mi fecero distendere su un tavolo di quercia battuta. Solo quando mi bloccarono mani e piedi capii che qualcosa non andava.

Mio fratello mi sorrise e, alla luce della luna, notai due lucenti zanne bianche nella sua bocca. Non avevo assolutamente idea di quello che volesse farmi, ma di sicuro non era nulla di buono.

Cercai di divincolarmi, ma cinque contro uno, loro ebbero ben presto la meglio.

Così, inerme e inoffensivo, andai incontro al mio destino. Mio fratello mi si avvicinò e mi sussurrò qualche parola all’orecchio: mi disse che non dovevo avere timore, che anche lui era stato intimorito all’inizio, ma Steven, disse proprio così, Steven, non gli aveva fatto del male, anzi, lo aveva migliorato. Mi disse che il mio corpo si sarebbe fatto più veloce e scattante e che sarei diventato praticamente immortale.

Infine, posò le labbra sul mio collo e compì quello che in seguito scoprii essere il Bacio del Sangue.

L’ultima cosa che vidi furono i suoi sfavillanti occhi rossi. E finalmente, nell’ultimo bagliore di coscienza umana, capii.-

Alexander sembrava perso nei suoi ricordi -Quando mi risvegliai, la mattina dopo, ero diventato un vampiro- concluse.

Rosalba era rimasta in silenzio durante tutto il racconto. Mille domande si aggiravano nella sua testa. La storia di Alexander invece di illuminare il suo passato, lo aveva ingarbugliato ancora di più. Cos’era successo a suo fratello? Cos’aveva fatto Alexander durante tutti quegli anni? Perché si trovava nella Foresta di Greenwood?

-Lo Steven di cui mi avete raccontato…- iniziò, incapace di porgergli altre e più brucianti domande.

-Sì- la interruppe lui –è Steven De Wincester. Lo stesso vampiro che abbiamo incontrato a casa mia. Lo stesso vampiro che hai baciato con così tanta enfasi, dolcezza.-

-L’ho fatto per salvarvi la vita!- protestò lei.

 –Ma…- continuò dopo un istante –lui sa chi siete voi?-

Alexander scosse la testa –Non credo che abbia mai collegato le due cose. Non conosceva il mio nome ed io sono cambiato molto negli ultimi anni.-

-Avete più rivisto vostro fratello?- chiese le in un sussurro.

Alexander ignorò la domanda –E adesso, tesoro, se non ti dispiace, credo che dormirò…-

Il vampiro le diede le spalle e rimase immobile.

Rosalba sospirò, appoggiò dolcemente la testa sul cuscino e chiuse gli occhi.

 

-Così impari ad alzare la cresta al cospetto di Mr Goldwin!- gridò la guardia prima di gettare letteralmente Scarlett dentro una cella.

La Principessa non si era mai sentita così male in vita sua. Tra tutte le cose che potevano capitarmi…si lamentò nella sua mente.

-Principessa!- urlò qualcuno nella cella opposta alla sua.

Scarlett si accostò alle sbarre e socchiuse gli occhi –B-Blackpool? Siete voi?-

-Ci siamo tutti, Principessa. Tutti quelli che non hanno tradito la vostra persona ed Enchantment.- rispose un’altra voce.

-A parte quelli che sono morti…- commentò Blackpool.

Ma la Principessa non ascoltava. I suoi occhi cercavano vorticosamente un unico volto, le sue orecchie una voce ormai familiare.

Non riuscendo a distinguere nulla nell’oscurità Scarlett dovette chiedere aiuto –Ditemi Blackpool, chi c’è con voi?-

-Inverness, Dorlain, Delacroix, Redford, Holyhead, De Lavinelle, Deveroux, Branagh, Moonlight, De Nantine, Trintot, Lady Cassandra e, anche se non so per quanto, Stratford…Vedete, Thomas è gravemente ferito.-

Non udendo il nome che voleva sentire Scarlett si accasciò sul pavimento. Forse è fuggito...cercò di rassicurarsi.

-Blackpool, dimentichi il ragazzo.- aggiunse una voce che la Principessa attribuì a Inverness.

-Ah sì…era proprio nella cella di fianco alla vostra, Principessa. Nessuno ha idea di chi sia e di che cosa ci faccia qua.-

Scarlett ebbe un moto di terrore –E dov’è ora?-

-L’hanno portato via insieme a Drenlincourt.- rispose una voce femminile –Credo che dovessero interrogarli…-

La Principessa appoggiò il capo al muro umido della cella. Andrew…

-Vostra madre…- iniziò una voce in lontananza.

Scarlett si passò una mano sugli occhi –Credo sia viva...Non era nella sua stanza.-

In quel momento entrarono delle guardie insieme a due prigionieri.

La Principessa balzò in piedi quando riconobbe Lord Drenlincourt e il ragazzo dietro di lui.

-Principessa?!- si sorprese il capo della Confederazione Magica –Ma…ma voi…-

-Avanti!- lo esortò una guardia –A dopo i convenevoli.-

Andrew le passò davanti senza guardarla.

Dopo che i prigionieri furono rinchiusi di nuovo e le guardie se ne furono andate, Scarlett  tentò di parlare col ragazzo.

-Andrew…- lo chiamò, ma non ottenne nessuna risposta.

-Andrew, io…- iniziò Scarlett.

-Vostra Altezza!- la interruppe Lord Drenlincourt –Devo dirvi una cosa che credo possa interessarvi: ho visto vostra madre.-

-Sta bene?- chiese lei, tra il preoccupato e l’ansioso.

-Ero andato a portarle il the, come ogni sera del resto, quando agirono. Entrarono in cinque in camera, mi legarono e mi imbavagliarono. Poi entrò Mr Goldwin.

Sussurrò qualcosa a vostra madre e schioccò le dita. Le guardie la presero e la trasportarono non so dove. In quanto a me, fui portato nelle segrete.-

Il sollievo nell’aver appreso che la madre fosse viva si scontrava con l’ansia per quello che avevano fatto ad Andrew. Il ragazzo non solo non le parlava, ma neanche le rivolgeva uno sguardo. Se ne stava nascosto nella penombra in un angolo della cella, in modo da essere il più lontano possibile da lei.

Sentì la voce di Drenlincourt in lontananza -Mi hanno interrogato, ma tutto sommato me la sono cavata con poco. Il ragazzo invece…non so cosa gli abbiano fatto, ma quando è uscito quasi non si reggeva in piedi. Non so il perché, ma di certo non l’hanno trattato coi guanti…-

-Andrew- mormorò –Non so cosa ti abbiano fatto, ma ti prego rispondimi. Ho perso tutto. Il mio regno è nelle mani di Goldwin, mia madre è a un passo dalla tomba, metà dei miei amici sono morti…Mi sei rimasto solo tu Andrew…ti prego non lasciarmi.-

Ma le sue erano parole al vento. Il giovane la ignorò completamente.

La Principessa si distese sul pavimento della cella, incurante del freddo e della sporcizia, e lasciò libero sfogo alle emozioni.

Per la prima volta Scarlett si sentì totalmente in balia degli eventi e un senso di smarrimento si impadronì di lei.

Incapace di trattenere ancora a lungo la sua disperazione, la Principessa si coprì gli occhi con le mani e scoppiò in lacrime.

 

-Ho il piacere di annunciarvi- proseguì Faust –il mio fidanzamento ufficiale con Lady Lucrezia.-

Una serie di applausi accompagnò l’annuncio. Tutti i presenti si congratularono con lui e gli porsero i migliori auguri per il suo prossimo matrimonio. Faust non aveva mai stretto così tante mani in una volta sola.

Lady Lucrezia era attorniata da matrone, pronte ad assicurarle la loro completa disponibilità e discrezione per qualsiasi cosa avesse bisogno in futuro.

-Ma non ti vergogni a dare così tanto da fare ai tuoi adorabili fratellini?- gli domandò Soren, che lo aveva raggiunto insieme al fratello.

-E cosa mai dovreste fare voi?-

-Che domande…Dovremo organizzare il tuo matrimonio! Sarà l’evento della Stagione!- esclamò Florence, raggiante.

Soren gli circondò il collo con il braccio –Certo, sarà difficile, ma ce la faremo. Nulla è impossibile per dei De Rosenoir. Ho già in mente qualche idea, vuoi sentirla?-

Ricevendo in risposta un’occhiataccia, Soren si rasserenò –Ma certo che vuoi sentirla…ci abbiamo pensato tutta ieri, sai? La nostra prima proposta è qualcosa di sobrio: il tema è “Amore a tremila metri sopra il cielo”. Celebreremo il matrimonio su una montagna, nella grotta di un eremita. Sarà una cosa molto intima, infatti gli unici invitati saranno le marmotte, i camosci e gli stambecchi. E la luna di miele- Soren si baciò la punta delle dita –Oh, la luna di miele la passerete in una remota e solitaria baita in cima al monte. Non lo trovi romantico?-

Faust stentava a crederci –E se per caso inizia a nevicare e rimaniamo bloccati lassù fino a primavera?-

-Santo cielo!- esclamò Florence –Non avevamo pensato a questa opportunità! Sarebbe il massimo del romanticismo! Fratello, tu ci apri nuovi orizzonti!-

Faust si mise le mani tra i capelli.

-Visto che questa proposta non incontra il tuo gusto- tagliò corto Soren –Te ne presenterò un’altra. Il tema sarà “Amore e mistero tra le dune di sabbia”. I beduini celebreranno il vostro matrimonio, alla presenza di cammelli, scorpioni e volpi del deserto.

Passerete la vostra prima notte di nozze chiusi in una piramide; l’uomo con cui ho parlato ha detto che se scegliamo questa opzione avemmo in regalo un’imbalsamazione gratuita, per ogni evenienza. Che ne dici?-

Faust era fuori di sé -Dico che se continui a blaterare sarai tu ad usufruire dell’imbalsamazione gratuita! Possibile che vi vengano in mente solo idee del tutto idiote?-

-Che ingrato! Noi lo facevamo per te!- protestò Florence, indignato.

-Bene. D’ora in poi, col vostro permesso, penserò io a tutto ciò che mi concerne.-

Detto questo andò a parlare con la sua promessa sposa –Dovesti sentire tutte le sciocche idee che hanno quei due sciagurati per il nostro matrimonio…-

Gli occhi della giovane brillarono –Dovresti sentire le idee di Julien…a volte mi chiedo se lo faccia apposta.-

Faust si guardò attorno –A proposito di Julien…non ho ancora visto il mio adorabile futuro cognato.-

Lucrezia scrollò le spalle –Aveva una leggera emicrania. Mi aveva detto che sarebbe arrivato tardi.-

Faust sembrò rifletterci, non del tutto convinto.

In quell’istante il cameriere personale del Reggente si fece largo tra i presenti, con l’aria di chi cerca qualcuno. Quando vide Faust s’illuminò, gli si fece appresso, si protese verso di lui e gli sussurrò qualcosa all’orecchio.

Il volto di Faust s’incupiva man mano che il cameriere parlava. Infine annuì con il capo e fece segno ai suoi fratelli di raggiungerlo.

-Cos’è successo?- lo interrogò Florence, vedendo l’espressione preoccupata sul viso del fratello.

Faust guardò accigliato Lady Lucrezia –Julien è scomparso.-

 

Quando la cameriera entrò nella stanza di Rosalba quella mattina, non fu molto stupita da quello che vide. La ragazza infatti si era mossa durante il sonno e ora si trovava, pur non sapendolo, tra le braccia del giovane redivivo, ignaro anche lui della compromettente visione che potevano offrire a un del tutto impreparato visitatore.

Certo, la cameriera era stata informata della mancanza di scrupoli morali nella ragazza, ma sinceramente non credeva che sarebbe arrivata a tanto.

Dovette però ammettere che nemmeno lei avrebbe saputo resistere alla tentazione, vista la bellezza del giovane.

Quello però che non si aspettava fu vedere la ragazza, svegliatasi a causa della luce che filtrava dalla finestra, guardarsi intorno e, dopo essersi resa conto della situazione, tirare un poderoso calcio al suo compagno.

Alexander cadde a faccia in giù sul pavimento.

-Dannazione!- imprecò –Ma che diavolo ti è preso?-

L’espressione rabbiosa della ragazza lo divertì –Mi stavi abbracciando!- gridò lei in preda all’ira.

-Tesoro, non comportarti male…abbiamo visite.- la ammonì il vampiro, sogghignando.

Rosalba fissò la cameriera e avvampò. Alexander non si era mai divertito così tanto in vita sua.

Il vampiro, ancora mezzo nudo, si accostò alla cameriera –Mi scusi di questo spettacolo increscioso- esordì baciandole la mano –ma mia…moglie non è del tutto in sé stamattina.- concluse, passandosi una mano tra i capelli.

La cameriera lo fissò a lungo, incantata, poi gli porse un vestito da donna, fece una piccola riverenza e scappò via ridacchiando.

-Visto? Nulla di più facile…-

La faccia di Rosalba era qualcosa a metà tra il disgusto e la furia omicida –Avevo detto che eravate mio fratello…- dichiarò, scandendo le parole.

Alexander sorrise –Non credo che la ragazza lo dirà a qualcuno. L’ho cotta a puntino. Su- disse, lanciandole l’abito che aveva in mano –rivestiti…per quanto a me piaccia questo abbigliamento non credo sarà molto apprezzato giù in sala da pranzo. Dalla componente femminile della locanda, intendo.-

Quando, pochi minuti dopo, i due scesero per fare colazione, si accorsero ben presto che la cameriera aveva parlato eccome.

Le donne sotto i cinquanta guardavano Rosalba con invidia, quelle sopra i cinquanta con commiserazione, e gli uomini con interesse misto a curiosità.

-Tutto questo mi sarebbe stato risparmiato se solo voi foste stato zitto. Quello che poi mi chiedo è perché tutti guardino me e non voi!- lo accusò la ragazza.

-Devi sapere, mia cara, che in questa società retrograda la colpa è sempre della donna. Soprattutto in una circostanza come questa- l’informò gentilmente il vampiro e, ignorando lo sguardo di fuoco di Rosalba, la condusse all’unico tavolo libero presente nella piccola sala da pranzo della locanda.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice: Ciao!!!!!!! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Che dite, c’è del tenero fra Alex e Rosie?

A presto! E grazie mille a tutti coloro che leggono/seguono/recensiscono questa storia!

Buon Natale e buone feste!!!

Bacioni

Lady Windermere♥

  
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