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Autore: Akrois    08/03/2009    1 recensioni
Venti storie original, dai temi più disparati.
E m’impegno a scriverle tutte.
02
- Due o tre illusioni, nella vita, fanno bene.
Jonh la guardò incuriosito.
- Magari ti accadrà qualcosa d’interessante, prima o poi.
- Chi lo sa.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Venti a Mezzanotte

Venti a Mezzanotte

 

 

Venti storie original, dai temi più disparati.

E m’impegno a scriverle tutte.

 

 

 

01

 

Sorrisi.

 

 

Opal aveva capito fin da bambina, che i sorrisi erano preziosi.

Lo aveva capito guardando mamma e papà, che non si sorridevano mai e guardando le maestre dell’asilo, che sorridevano solo alle mamma e urlavano dietro ai bambini.

Opal aveva capito, anche, che gli urli e gli ordini erano il modo migliore per comunicare.

Lo aveva capito quando papà urlava a mamma di prendere il telecomando, o quando le maestre dell’asilo urlavano ai bambini di fare determinate cose.

Insomma, Opal aveva capito che le cose migliori da fare erano urlare, dare ordini e non sorridere.

Mai.

 

Opal aveva imparato che portava sfortuna.

Come la pietra di cui portava il nome, lei era candida, piena di sfaccettature e portava sfortuna.

Lo aveva capito quando papà era caduto dalla scala e si era spappolato la spina dorsale, o quando le sue maestre erano rimaste schiacchiate dal crollo dell’asilo, in un giorno in cui lei era rimasta a casa a con l’influenza.

Opal aveva capito che se non voleva che la sua mamma e il suo fratellino avessero problemi, doveva stargli lontana.

 

 

Opal spiegava quello che aveva capito a Jack, in un pomeriggio soleggiato d’autunno, sotto gli alberi, mentre con i piedi calciava le foglie gialle, rosse e arancio.

Jack non parlava, la guardava solamente e ogni tanto chiedeva a Dio perché quella bambina avesse dovuto soffrire così tanto.

Ma in fondo, Opal non aveva sofferto un gran che, perché tutti se l’erano meritate.

E anche la mamma si era meritata di cadere dalla scala e rompersi la testa, diceva.

Adesso però erano solo lei e il suo fratellino Jasper con papà, diceva, e il problema era che papà picchiava Jasper, che, poverino, non sapeva difendersi.

E allora lei urlava e papà stava fermo, immobile e lei gli ordinava che doveva restare così fermo.

E allora papà se ne andava, sulla sua maledetta sedia a rotelle, bestemmiando e scomodando dai loro scranni tutti i santi.

 

- Jack, posso venire a vivere da te?

 

Domandò Opal, fissandolo.

Jack amava Opal, ma odiava che lo fissasse. Aveva gli occhi vuoti, da rettile, freddi e misurati.

 

- No, Opal, lo sai che non puoi. Aspetta almeno di essere maggiorenne.

 

Disse, passandole un robusto braccio attorno alle spalle strette e portandola verso il suo petto e premendocela contro.

 

- Sei minuscola…

 

Sussurrò, chinandosi a baciarla sul collo. Opal non era poi così minuscola: aveva quindici anni e il fisico ben sviluppato.

Ma aveva ancora un volto infantile, gli occhi grandi e le labbra a cuore.

Aveva quel tipo di volto che sta bene con un’espressione spaventata e si sposa alla perfezione con le lacrime.

Eppure, non si ricordava di averla mai vista piangere.

 

- Sei tu che sei enorme.

 

Jack scoppiò in una risata allegra, con la voce bassa e profonda che ben si addiceva ad un navigato trentenne.

 

- Crescerai.

- Tu, uomo, crescerai fino a mille anni. Io, donna, crescerò di due centimetri, se ho culo.

 

Lui la strinse ancora di più, affondando il volto tra le ciocche di ricci neri.

 

- Com’è quella storia del fidanzamento..?

 

Domandò mugolando con aria stanca.

 

- Mio padre ha acconsentito alla richiesta di una sua vecchia amica. Strani patti tra eberi borghesi di New York.

 

Disse lei, sospirando.

 

- E io?

- Pensi che me ne freghi nulla di quello che dice mio padre?

- Sei un piccolo demonio.

- Lo so.

 

Lei sorrise.

 

Perché Opal aveva capito che quando ami una persona, puoi sorriderle.

E puoi parlarle senza urlarle contro, e senza dare ordini.

E non le porti sfortuna.

E allora, lei non aveva mai amato né la mamma né il papà ne le maestre, ma neanche loro avevano mai amato lei.

E allora, lei amava Jack e Jasper e loro la amavano, perché le sorridevano e non le urlavano e non le davano ordini e lei non portava loro sfortuna.

Jack la baciò, stringendola forte a sé.

 

E Opal aveva capito che i sorrisi erano molto, molto importanti.

 

 

 

A.Corner___

 

*-*

Opal e Jack e Jasper sono personaggi di un’altra storia XD

Molti dei personaggi di queste raccolte provengono da altre storia, perché non ho voglia di inventarne sempre di nuovi *-*

Questa storia sembra pedofila ò.o e in effetti, un trentenne che và con una quindicenne è pedofilia, maò.o

ma vabbè ù-ù

E sembra anche una critica sugli ebrei ò.o

Devo dire che non ho la responsabilità di quello che scrivo, e che prima di scrivere bevo?*__________*

Ci credereste?*____________*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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