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Autore: Xephil    25/12/2015    7 recensioni
Tre Shinigami. Tre personalità. Tre anime legate dall'amicizia e da un destino in comune.
Keishin Akutabi è uno Shinigami impulsivo e a volte immaturo, ma anche coraggioso e altruista. Maestro del Zanjutsu.
Meryu Kitayama è l'opposto: Shinigami calmo e riflessivo, che di rado mostra le sue emozioni. Maestro dell'Hakuda.
Kaisui Kitayama è il ponte che collega due personalità così diverse: Shinigami gentile e generosa ma al contempo severa e ostinata. Maestra del Kido.
Anche se sembrano tre comuni Shinigami, forse, in realtà, in loro c'è più di quel che vedi... E mentre l'oscurità si addensa e la loro realtà viene sconvolta dal tradimento, i tre dovranno raccogliere tutto il loro coraggio e la loro forza per proteggere due mondi e impedirne la distruzione.
Ciao a tutti! è la mia prima fanfic, ma vi chiedo di essere quanto più sinceri possibile con le vostre recensioni. Mi serviranno per migliorarla! La mia storia segue la trama della prima serie di Bleach fino alla sconfitta di Aizen, ma con protagonisti i miei personaggi e, quindi, diverse parti della storia reale saranno modificate. Spero vi piaccia e buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hitsugaya Toushirou, Kurosaki Ichigo, Soi Fong, Sosuke Aizen
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicles of Three Shinigami - Shinigami Gaiden'
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Capitolo 22: Nuova alba
 
Quando le porte della sala del trono finalmente si riaprirono, un folto gruppo di Shinigami, che contavano i Capitani Unohana, Kyoraku, Ukitake, Byakuya e Soifon coi loro rispettivi Luogotenenti, si era riunito all’esterno di esse, tutti attirati da quelle due eruzioni così violente di reiatsu. Kaisui aveva dovuto spiegare rapidamente la situazione ed era riuscita a convincerli a non entrare finché non fosse arrivato un qualsiasi ordine da Yamamoto, anche grazie a Unohana, che sembrava sapere che cosa stesse succedendo, e si era rivolta agli altri Shinigami chiedendo loro di ascoltare la Luogotenente della Prima Brigata.
Meryu, dal canto suo, si era avvicinato alla sorella per domandarle qualche dettaglio in più sul fatto che c’entrasse Keishin in quella storia, ma lei non aveva saputo dargli altre risposte a parte ciò a cui aveva assistito. La menzione dell’improvviso atteggiamento freddo e aggressivo dell’amico, però, era bastata per suscitare una notevole inquietudine anche nell’argenteo.
< Che sta succedendo qui? E perché? Maledizione! > aveva pensato irritato.
Quelle porte si erano ora aperte e tutti alzarono gli occhi col fiato sospeso.
Keishin Akutabi camminava nella loro direzione con passo lento e regolare, come se ogni movimento fosse meccanico, il suo volto era totalmente privo di espressione e persino i suoi occhi scarlatti, prima così vivi e ardenti, sembravano spenti, spogliati di qualunque emozione. Poteva essere benissimo scambiato per un fantoccio col suo aspetto.
“Keishin.. cos’è.. cos’è successo?” chiese Kaisui avanzando verso di lui e allungando una mano per toccargli un braccio.
Con suo stupore, lui non reagì minimamente al suo tocco, anzi, non sembrò sentire nemmeno la sua voce e continuò ad avanzare senza emettere fiato.
Fu Meryu allora a intervenire, ponendosi direttamente davanti all’amico; non voleva essere aggressivo, ma aveva intuito che, in quello stato, Keishin non avrebbe risposto a nessuno stimolo o richiesta gentile. “Che cosa c’è?” chiese in tono severo ma non rude.
Quegli occhi rossi si specchiarono per un istante nel grigio cenere dei suoi. “Chiedilo a lui che cosa c’è” sbottò in tono freddo e scontroso facendo un cenno col capo dietro di sé, prima di aggirare l’argenteo e proseguire lungo il corridoio.
Tutti, eccetto Unohana, lo fissarono andare via, confusi e perplessi. Poi Kaisui si voltò verso la sala del trono ed entrò a passo rapido, decisa a sapere dal suo Capitano tutta la verità sull’amico. Gli altri la seguirono rapidamente.
Dietro di loro, Keishin continuò a camminare diretto verso l’uscita dal palazzo del Seireitei, mentre nella sua mente risuonavano ancora le ultime parole scambiate con Yamamoto:
 
“Allora è questa la verità. È questo ciò che sono... Un abominio... Un mostro” aveva detto quando il vecchio Shinigami aveva completato il suo racconto.
“No, non lo sei” aveva risposto Yamamoto. “Non ancora, perlomeno.”
“Ma lo diventerò, giusto? Non indoratemi la pillola, ho capito benissimo che cosa mi succederà andando avanti!” aveva urlato Keishin stizzito. “Ma perché? Io non ero nemmeno nato all’epoca! Perché sono infettato anch’io dall’anima di quel Daiki? Che c’entro con questa storia?”
“Purtroppo non si può scegliere questo destino. È ereditario” aveva detto il Capitano-Comandante con uno sguardo compassionevole. “I miei sottoposti infettati dall’anima di Daiki sono morti e in questo modo le loro anime sono tornate al flusso dei mondi.. insieme a quel frammento estraneo, che era ormai parte integrante di esse. Non c’è modo di eliminare definitivamente l’anima di Daiki se non distruggendo l’intera anima infettata e questa è una cosa di cui noi Shinigami non siamo in grado. Perciò, ogni volta che l’anima infettata ritornava al flusso e poi si reincarnava in qualcun altro, il frammento di Daiki si reincarnava a sua volta.”
“Quindi è solo un caso? Io devo subire questo destino maledetto solo perché, casualmente, sono nato da una di quelle anime infettate?”
“ Sì, esatto. Tuttavia non è detto che chi ne possieda una ne sia anche per forza influenzato. L’estinzione dei Kumiai si è verificata quasi mille anni fa e, esclusi i primi portatori, i sintomi della possessione dal frammento di anima di Daiki si sono manifestati solo altre due volte, di cui l’ultima almeno cinque secoli fa. Malgrado la nostra lunga vita, è molto probabile che altri Shinigami si fossero reincarnati da un’anima infetta, pur senza mostrare alcun sintomo.”
“Com’è possibile?”
“In un essere umano il frammento di Daiki non causa alcuna differenza, rimane fino alla morte in un innocuo stato dormiente.. ma in uno Shinigami può invece manifestarsi e tentare di impossessarsi della sua anima se questi è sottoposto a notevoli stress e a continue emozioni particolarmente intense.”
“Emozioni intense..? Volete dire che..?” aveva mormorato Keishin, che sembrava aver realizzato qualcosa.
“Ira, frustrazione, odio, sete di sangue o di vendetta... Ti dicono qualcosa, vero?” Lo sguardo di Yamamoto si era fatto di colpo severo. “Il tradimento di Aizen.. la morte di Hiraku Saito.. le azioni dell’Arrancar Xedahs Morderen... In poco tempo, hai provato fin troppe emozioni negative a causa di tutti questi eventi e il tuo modo di porti e affrontarli ha solo peggiorato le cose. Sentimenti oscuri come questi sono i più ambiti dal frammento di un’anima carica di rancore e malvagità che desidera rinascere e distruggere e tu ne eri fin troppo carico! Inoltre, anche dopo aver percepito che qualcosa in te non andava, tu non ti sei preoccupato di capire cosa fosse, ma hai proseguito sulla tua strada continuando a nutrirti di ira e furore per diventare più forte e vendicarti e, così facendo, hai permesso al frammento di anima di Daiki di risorgere e di potenziarsi senza problemi! Se sei ridotto così, adesso, la colpa è tua e della tua mancanza di autocontrollo e disciplina!”
Keishin l’aveva guardato con un’espressione che era velocemente mutata da una rabbiosa a una disperata e colpevole. Non aveva modo di replicare stavolta: il Capitano-Comandante aveva ragione. La sua ossessione di vendicarsi di Xedahs e Aizen e il suo rammarico per non essere riuscito a salvare Hiraku lo avevano portato a ignorare completamente o a nascondere qualunque cosa gli causasse problemi, a mentire ed evitare i suoi compagni pur di continuare indisturbato nella sua folle crociata.. e ora doveva pagarne il prezzo.
 
Il dolore che provava al solo ripensare a quelle parole, a ciò che aveva fatto e che rischiava di fare, gli strinse il cuore in una morsa d’acciaio. Le sue gambe accelerarono ulteriormente il passo per portarlo il più lontano possibile da quel luogo.
Non seppe perché, ma c’era un solo posto dove voleva andare, o forse era l’unico dove doveva andare in quel momento...
 
< Colpa mia... Se ora sono.. se rischio di diventare un mostro, un pericolo per i miei compagni.. è solo colpa mia > aveva pensato stringendosi la testa tra le mani e strizzando le palpebre nel disperato tentativo di non versare altre lacrime.
Per alcuni minuti erano rimasti entrambi in silenzio, poi Keishin era riuscito a trovare la forza per chiedere: “Che ne sarà di me ora? Che posso fare?”
“Per il momento, niente” aveva risposto Yamamoto. “Dobbiamo impedire che il frammento di anima di Daiki prenda il sopravvento e si fonda completamente alla tua anima, altrimenti non voglio nemmeno immaginare quali potrebbero essere le conseguenze.”
“Come?”
“Come ho fatto io, tanto tempo fa.”
In quel momento Keishin aveva ricordato che anche Yamamoto era stato infettato dall’anima del leader dei Kumiai e, da come parlava, era chiaro che avesse attraversato la stessa fase di instabilità che stava affrontando lui, ma anche che fosse riuscito a uscirne in qualche modo. Dunque doveva sapere come liberarsi di quella maledizione.
Lo sguardo supplicante che aveva rivolto al vecchio Shinigami era stato più che eloquente, visto che quest’ultimo aveva ripreso a parlare: “Il frammento di Daiki, o meglio la sua coscienza, può essere sigillata per sempre attraverso dei potenti sigilli spirituali e con essa viene sigillato anche il suo potere, ma perché ciò avvenga, esso deve raggiungere la sua piena maturità. Solo quando è al suo massimo potere e la sua influenza è quasi totale può essere sigillato in modo sicuro perché non può potenziarsi ulteriormente e dunque non può spezzare il sigillo. Se venisse sigillata prima, la forza applicata sui sigilli potrebbe essere troppo ridotta e il frammento, che si potenzia costantemente con il tempo, finirebbe per spezzarli e contaminare completamente l’anima della vittima.”
Keishin l’aveva fissato incredulo. “Volete dire che devo lasciare che quell’essere prenda possesso della mia anima per potermene liberare?”
“In poche parole, sì. Qualcosa del genere.” Notando lo sconforto nello sguardo abbassato del giovane Shinigami, Yamamoto aveva aggiunto velocemente: “Non del tutto: quando sarà il momento, lo sopprimeremo per sempre, prima che possa dominarti. Ma adesso devi essere coraggioso e sopportare. Devi imparare a convivere con quella maledizione e pazientare, per il momento. Per nessuno di coloro a cui è toccata questa sorte è stato facile.”
“Nemmeno per voi, Capitano-Comandante?”
“Soprattutto per me. Però, come vedi, ce l’ho fatta. Puoi farcela anche tu.”
Dopo un lungo silenzio, Keishin aveva preso abbastanza coraggio da fare l’ultima domanda, quella che più di tutte lo spaventava: “Che ne è stato dei suoi sottoposti infettati e di tutti quelli che hanno manifestato i sintomi dopo di me? Si sono salvati anche loro con questo metodo, oppure..?”
E dopo un altro silenzio altrettanto lungo, Yamamoto aveva risposto con voce mesta: “Attualmente solo io e te siamo infettati dall’anima di Daiki. Il terzo frammento era posseduto da uno Shinigami morto tanto tempo fa e non si è ancora reincarnato, o semplicemente deve ancora manifestarsi. Tuttavia, non voglio illuderti con false speranze solo per farti prendere più alla leggera la tua situazione, poiché è davvero molto complicata. Ho detto che puoi farcela, non che ce la farai di sicuro, e questo proprio perché abbiamo già fallito in passato. Perciò la risposta è no. Alcune volte non abbiamo fatto in tempo a salvare gli infetti, altre il sigillo non ha funzionato perché il Kido utilizzato non era abbastanza forte. A parte me, sono stati tutti consumati dall’anima di Daiki. Prima che diventassero degli ibridi completi, non abbiamo avuto altra scelta che.. eliminarli.”
 
“Non.. è possibile...” mormorò Kaisui con voce tremante.
Vicino a lei, Meryu stringeva i pugni così forte che le sue nocche erano sbiancate.
“Purtroppo le cose stanno così. Keishin Akutabi è l’attuale ospite di uno dei frammenti dell’anima del leader dei Kumiai, Daiki” proclamò Yamamoto stoico.
Kaisui, Meryu e gli altri Luogotenenti erano inorriditi nell’apprendere quella storia segreta di sangue e morte, mentre i Capitani, anche se sembravano essere già tutti a conoscenza di essa, reagirono ciascuno in modo diverso: Unohana piegò il capo chiudendo le palpebre con aria mesta, Kyoraku borbottò qualcosa di indefinito mentre si aggiustava il cappello in modo che gli coprisse gli occhi, Ukitake sospirò abbassando lo sguardo cupo verso il terreno, Byakuya mantenne la sua espressione imperturbata, ma i suoi occhi furono attraversati per un attimo da un lampo di frustrazione, e Soifon imprecò alzando un pugno davanti al volto, come se stesse cercando una motivazione per rompere qualcosa. Tutti quanti, però, erano visibilmente turbati da quella notizia.
“Per ora non dobbiamo fare nulla se non pazientare che il processo di fusione tra la sua anima e il frammento raggiunga la fase finale. Quando ciò sarà avvenuto, allora potremo procedere a sigillare la coscienza Kumiai ed evitare che l’ibridazione si completi” continuò il Capitano-Comandante. “Fino a quel momento, bisogna tenerlo strettamente sotto controllo.”
Kaisui si rivolse al suo Capitano: “Davvero non c’è altro modo per liberarsi di quella.. quella.. cosa? Dobbiamo aspettare che corrompa completamente Keishin, per giunta correndo il rischio di perderlo per sempre, per salvarlo? Avete visto che cosa gli fa quell’anima maledetta?! Lo consuma, lo divora dall’interno! L’ho intravisto nei suoi occhi durante la battaglia finale: quell’essere lo trasforma in un mostro! Vi prego, non possiamo permettere che lo diventi davvero!”
Lo sguardo di Yamamoto fu attraversato da un’ombra di compassione, ma quando parlò ancora il suo tono era fermo e inflessibile: “Non c’è nessun altro modo possibile. Qualunque altro ha fallito e anche questo, purtroppo, non ha il 100% di probabilità di riuscire. Nel mio caso, sono stato fortunato. Probabilmente è grazie all’alto livello della mia reiatsu che sono stato in grado di tenere a bada il frammento di Daiki finchè non è stato sigillato e, sempre grazie a essa, sono riuscito a sopravvivere al processo. Tuttavia è un metodo rischioso e pericoloso che non ha molte probabilità di successo. Per questo, dobbiamo tenerlo d’occhio ed essere pronti a tutto.” I suoi occhi si posarono su tutti i presenti, uno ad uno. “Tutto.”
Pur non avendo aggiunto altro, l’antifona fu chiara ad ognuno di loro.
“Capitano-Comandante, non vorrete mica dire che, se non riusciremo nell’impresa, dovremo..?” mormorò Meryu con voce tremante, incapace di finire la frase.
Dovremo eliminarlo.
L’argenteo impallidì al pari della sorella. “State scherzando..?” mormorò la seconda.
A quella frase Yamamoto sembrò spazientirsi: “Pensi davvero che potrei scherzare su un simile argomento?! Mai stato così serio! Ho visto di cosa sono capaci i Kumiai e che cosa fa la loro anima agli Shinigami infetti ed è uno spettacolo che non auguro a nessuno! Nemmeno voglio immaginare l’eventualità di avere a che fare con un ibrido impazzito tra Shinigami e Kumiai, soprattutto se c’entra Daiki... Un simile abominio animato da odio e ira.. potrebbe essere la rovina della Soul Society e questo non possiamo permetterlo! Perciò, se il sigillo non andrà a buon fine e Keishin Akutabi rischierà seriamente di essere sopraffatto dal frammento di Daiki, sarà nostro dovere fermarlo ad ogni costo! Anche dandogli la morte!”
Un silenzio di tomba seguì le sue parole. Kaisui era sconvolta e aveva gli occhi lucidi, mentre Meryu si era piantato le unghie nei palmi a forza di stringere e cercava di non fissare il Capitano-Comandante; tuttavia, anche se quella prospettiva probabilmente non piaceva a nessuno degli Shinigami presenti, non vi furono più proteste o contestazioni. Al contrario, gli sguardi dei Capitani sembravano pieni solo di una profonda e cupa rassegnazione.
“Potete andare. Rassicurate il resto del Seireitei sulle precedenti emissioni di reiatsu e passate queste informazioni solo agli altri Capitani e Luogotenenti. La storia dei Kumiai deve restare il più possibile segreta” disse Yamamoto. “Dopo la battaglia contro Sosuke Aizen, è necessario che gli Shinigami godano di un periodo di pace e serenità per recuperare e notizie come queste peggiorerebbero solo le cose.” Con un battito del suo bastone al suolo decretò la fine dell’incontro.
I Capitani e relativi Luogotenenti si diressero verso l’uscita dalla sala del trono, tranne Kaisui, la quale rimase in piedi in mezzo alla stanza con gli occhi abbassati verso il suolo e le labbra tremanti per la frustrazione.
Passandole accanto, Meryu le posò una mano sulla spalla. “Fatti forza, neechan. Vedrai che andrà tutto bene” le disse in tono rassicurante prima di seguire Soifon fuori dalla sala.
Quando furono usciti tutti, Kaisui si voltò e guardò il Capitano-Comandante dritto negli occhi con un misto di delusione e rabbia. “Come avete potuto chiederci una cosa del genere?”
Yamamoto sostenne il suo sguardo senza scomporsi. “Se ci pensi, puoi capirlo anche da sola. I tuoi sentimenti ti impediscono di vedere chiaramente la situazione, ma quello che ho decretato è necessario per impedire la nascita di un nuovo pericolo. Hai forse dimenticato le azioni di Keishin Akutabi durante la guerra contro Aizen? Ricordi quando uccise quell’Arrancar?”
Il ricordo di Keishin che rideva follemente e sadicamente mentre torturava Xedahs nei modi più brutali e crudeli possibili prima di ucciderlo tornò a tormentare la mente di Kaisui, come un orrendo incubo.
“Lui non è così” mormorò con un filo di voce. “Non è colpa sua.. se ha fatto quelle cose. Non è un assassino.. non è un mostro...”
“Ma potrebbe diventarlo in futuro. Per questo dobbiamo essere pronti a tutto.”
“No! Non è vero! Lui non diventerà mai..!”
“Su che base puoi dirlo? Solo la tua fiducia in lui? Non basta. Hai visto che non ascoltava praticamente nessuno? E, in quel momento, posso assicurarti che la possessione era molto ridotta. Quando raggiunge i suoi livelli massimi.. non sei nemmeno più capace di riconoscere il tuo compagno nell’essere che hai di fronte.. fidati, lo so fin troppo bene. Dopotutto l’ho già visto.”
Kaisui non riuscì a ribattere stavolta. Sentì gli occhi bruciare, ma si rifiutò di versare altre lacrime. Non poteva subito pensare al peggio, in fondo c’era ancora tempo prima che la fusione tra le anime si completasse. Per allora sarebbero riusciti a liberarlo, ne era sicura.
Fu allora che Yamamoto le parlò di nuovo: “Mettendo da parte momentaneamente questo discorso, c’è qualcosa che devo dirti, Kaisui. O meglio, c’è qualcuno che vorrebbe parlarti.”
La castana guardò il suo Capitano con aria perplessa, ma prima che potesse chiedere, qualcuno uscì da dietro le colonne vicino al trono.
“Ehilà! È un po’ che non ci si vede, eh?”
 
Alla Seconda Brigata, Meryu sedeva in seiza sul tatami della sua stanza, gli occhi chiusi e la mente profondamente immersa nei suoi pensieri, che rifletteva su quanto appena appreso.
< Davvero una pessima situazione. Sapevo che il passato della Soul Society era pieno di ombre e misteri.. ma una vicenda del genere.. non avrei mai potuto immaginarla > stava pensando. < E quel che è peggio è che questa storia, anche se sconosciuta all’attuale Soul Society, continua ad avere effetti devastanti anche nel presente. I Kumiai.. e poi quel Daiki.. come ha potuto arrivare a tanto per..? La propria libertà è importante, certo, ma davvero lo è al punto da condannare la tua intera razza? >
Riaprì gli occhi e si alzò in piedi. Anche se quella era la sua posizione preferita per meditare e pensare, era rimasto fermo così tanto a lungo durante il coma che ora faticava persino a rimanerci per pochi minuti. Perciò uscì fuori dalla sua stanza diretto al campo di allenamento, con l’intenzione di esercitarsi un po’ prima che Soifon lo chiamasse per qualche lavoro da svolgere. Del sano moto poteva fargli solo bene in quel momento.
Mentre camminava, l’argenteo tornò a ripensare alla storia dei Kumiai, in particolare al presunto rapporto di amicizia tra Yamamoto e Daiki: < C’era molto dolore negli occhi del Capitano-Comandante mentre raccontava del tradimento di Daiki e della fine della battaglia. È chiaro che quell’evento l’ha davvero sconvolto e non c’è da sorprendersi.. ma come mai non vi era il minimo risentimento nei suoi occhi? Un simile atto crea dolore ma anche rabbia, è inevitabile. Allora perché non sembrava arrabbiato, ma solo addolorato? Possibile che fosse così affezionato a Daiki da non riuscire a provare odio per lui anche in un simile frangente? No, non può essere. Non conosco il Capitano-Comandante come Kaisui, ma sono pronto a scommettere che non avrebbe perdonato così facilmente un simile atto... E poi c’è lo stesso Daiki. Ha detto che era molto saggio, oltre che potente, e che sapeva essere comprensivo.. davvero qualcuno di simile poteva consapevolmente buttare via il suo onore, la sua vita e il suo stesso popolo solo per non sottostare agli ordini di qualcun altro, qualcuno di cui tra l’altro si fidava e considerava un amico? Anche se i Kumiai veneravano come sacra la propria indipendenza dalle altre razze e dalle leggi, non sono sicuro che potesse arrivare a tanto. C’è qualcosa che non va. Il Capitano-Comandante sembrava sincero, ma dev’esserci dell’altro. Non so, ma sento che c’è di più.. no, sicuramente c’è di più dietro a questa storia... > In quel momento gli ritornò in mente anche l’immagine di Keishin che si allontanava a capo chino. < Ora finalmente capisco i turbamenti del suo animo. Povero Keishin, non meritava tutto questo.. non dopo ciò che ha fatto Aizen.. maledizione! Non bastava il tradimento, ora rischia di diventare un mostro anche lui... Tuttavia, non ho intenzione di abbandonarlo. Ci sarà di sicuro un modo per salvarlo ed eliminare questa minaccia dell’eredità dei Kumiai una volta per tutte... >
In quel momento, un basso vociare lo richiamò dai suoi pensieri.
Una porta del corridoio lungo cui stava camminando era socchiusa e da essa provenivano due voci che parlavano tra loro. Incuriositosi, si avvicinò e riconobbe la porta come quella che conduceva alle stanze private del Capitano e, infatti, fu subito in grado di riconoscere la voce di Soifon come una delle due: “N-no no! Nessun disturbo, figuratevi! Per me è solo un piacere vedervi di nuovo qui! Ma come mai volevate parlarmi con tanta urgenza?”
Quel tono così umile ed entusiasta, del tutto fuori luogo per Soifon, lo sorprese e innervosì. Lei non si rivolgeva mai così a nessuno, nemmeno al Capitano-Comandante.. a nessuno.. a parte forse...
L’atroce sospetto che si era fatto largo nella sua mente trovò conferma quando la seconda voce, più vivace e spavalda, risuonò nell’aria: “Vedi, mia cara Soifon, devo parlarti di una questione molto seria! E riguarda…”
Istintivamente, all’udire di quell’irritante voce, Meryu fece un passo avanti e aprì del tutto la porta con un gesto secco.
“Yoruichi Shihoin” sbottò freddo, osservando con malcelato disprezzo la Shinigami dalla carnagione scura che stava in piedi davanti a Soifon.
“M-Meryu!” esclamò quest’ultima presa alla sprovvista dal suo ingresso improvviso. “Che cosa ci fai qui?”
Yoruichi, dal canto suo, rivolse all’argenteo un sorrisetto malizioso. “Ma guarda! Parli del diavolo e spuntano le corna! Era proprio di lui che volevo parlarti...” Si bloccò di colpo voltandosi verso la sua vecchia allieva con un’espressione stupita. “Lo chiami per nome adesso? Siete diventati così intimi voi due?”
“M-m-ma cosa dite, Yoruichi-sama?!” disse Soifon con voce sempre più acuta e imbarazzata. “Non è assolutamente come…” Stavolta fu lei a bloccarsi e ad assumere un’espressione di sorpresa. “Che avete detto? Volevate parlare di lui?”
Allora Meryu, che fino a quel momento aveva nascosto magistralmente il suo imbarazzo e nervosismo per quei discorsi, fece un altro passo avanti, fermandosi praticamente davanti a Yoruichi. “Volevi vedermi? Eccomi. Dimmi cosa vuoi da me.”
L’ex-Capitano della Seconda Brigata lo osservò divertita. “Dritto al punto, eh? Mi piace. In tal caso, seguimi. Abbiamo molto di cui parlare…”
 
La luce solare che andava a colorarsi di arancione, mentre il sole discendeva oltre l’orizzonte, illuminò di uno spettrale riflesso ambrato la superficie di una larga roccia di forma rettangolare e finemente levigata, situata al limite di un bosco sopra ad una delle colline della Soul Society. La presenza di poche parole incise sopra di essa, però, rivelava che non si trattava di una semplice pietra.
Fu proprio su quella pietra che lo Shinigami dagli occhi scarlatti posò delicatamente un piccolo mazzo di fiori rossi per poi osservare il nome inciso sopra di essa con uno sguardo carico di dolcezza e dolore. La sua mano tremante sfiorò la superficie liscia in una carezza incredibilmente affettuosa, come se quella fredda pietra fosse il volto di una persona cara.
“Ciao, Kiyoko” mormorò Keishin accarezzando le lettere incise sulla lapide. “Quanto tempo che non vengo, eh? Mi dispiace molto se non sono riuscito a tornare prima.. ma non preoccuparti: non mi sono affatto dimenticato di te, anzi... Più il tempo passa e più vorrei che tu fossi ancora qui.. che potessi ancora aiutarmi come quella volta.. te la ricordi, vero?” La voce gli si spezzò e dovette fare una pausa prima di riuscire a ritrovare la forza per continuare a parlare. “Ho così tanto da raccontarti... Sono finito in un altro bel guaio, sai? No, non come quelli di poco conto dei vecchi tempi.. no.. un guaio molto serio e pericoloso...”
 
“Felice di vedere che sei tornata in piena forma, Kaisui-san!” disse allegramente il biondo uomo dal curioso cappello a strisce avvicinandosi a lei.
“Urahara-san!” esclamò la castana sorpresa ma nel contempo sollevata di vedere l’ex-Capitano della Dodicesima Brigata in buona salute dopo la battaglia. “Come mai sei qui? Aspetta, sei tu che volevi parlarmi?”
“Proprio così! Avrei voluto venire subito dopo la fine della battaglia contro Aizen, ma era meglio che tu recuperassi completamente e che la situazione si calmasse un po’..” il suo volto si adombrò “.. peccato che la suddetta calma non abbia portato la pace e la serenità che speravo. Mi dispiace molto per il tuo amico.”
“Tu.. conosci la storia dei Kumiai?” chiese Kaisui speranzosa.
“Già.”
“Allora forse...”
“No” la interruppe subito Urahara. “Purtroppo nemmeno io conosco alcun altro modo per aiutarlo a parte quello che ti ha già detto il Capitano-Comandante. Ho provato anche a studiare il fenomeno dell’infezione dell’anima, ma non ho ottenuto risultati a causa della mancanza di altri esempi o casi simili. Quello degli ospiti dell’anima di Daiki è un caso praticamente unico e il fatto che si manifesti irregolarmente lo rende ancor più difficile da analizzare. Mi dispiace, ma non posso aiutare Keishin-san.”
Anche se si era preparata ad una risposta negativa, Kaisui non potè non sentirsi delusa. “Capisco.”
Non si accorse che Urahara ora guardava lei con lo stesso sguardo serio finchè questi non parlò di nuovo: “Inoltre, lui non è l’unico che ha bisogno d’aiuto. Molto presto tutta la Soul Society ne avrà bisogno.”
“Che vuoi dire?”
Questa volta fu Yamamoto a rispondere: “La maledizione di Daiki non è il solo problema al momento. Ora che Aizen non c’è più, l’equilibrio di potere tra i mondi ha subito una notevole alterazione, soprattutto nell’Hueco Mundo, dove la sua caduta ha lasciato vuoto il trono del re. Gli Arrancar rimasti vivi dalla guerra stanno guerreggiando tra loro per salire al potere e questo potrebbe creare non pochi problemi anche alla Soul Society e al mondo reale. Se i conflitti continueranno, c’è la possibilità che molti Hollow si muovano di conseguenza non solo nel loro mondo, ma anche negli altri due, portando così caos e distruzione. Ancora peggio sarebbe se colui che raccoglierà la corona lasciata da Aizen fosse ostile alla Soul Society perché, in quel caso, una nuova guerra ci aspetterebbe.”
Quella prospettiva fece rabbrividire Kaisui. Era vero: anche con la sconfitta di Aizen, rimanevano comunque molte potenziali minacce per la Soul Society e un’altra guerra, a così breve distanza dalla precedente, avrebbe rischiato di annientarla completamente. Non potevano permettere che accadesse.
“Per questo, dobbiamo essere pronti a difendere la pace appena conquistata” riprese a parlare Urahara. “E, proprio a tal proposito, sono venuto qui a farti una proposta: vorrei allenarti personalmente, Kaisui-san.”
La Luogotenente fissò interdetta l’ex-Capitano. Una simile proposta non se la sarebbe mai aspettata. “Allenarmi? Perché vuoi allenare proprio me?”
Il biondo Shinigami sorrise aggiustandosi il cappello sulla testa. “Perché tu hai un potere unico che nessun altro possiede.”
“C-che cosa? Io non…”
“Oh sì, invece! L’ho visto durante la battaglia finale contro Aizen. Se ci pensi un attimo, lo sai anche tu di che parlo.”
< Che stia parlando dell’abilità nascosta che Sabaku No Hana mi ha insegnato alla fine di essa? È riuscito a capire che è un potere unico dopo averlo visto solo una volta? > pensò Kaisui.
“Tu sei speciale, Kaisui-san. Da quello che ho visto durante lo scontro, ho potuto ipotizzare che la tua Zampakuto è l’unica che possiede due poteri ben distinti: la capacità di generare illusioni tramite una speciale sabbia di reiatsu e la manipolazione delle correnti d’aria e, dunque, del vento. Mi sbaglio?”
“No.. no, non ti sbagli, Urahara-san.”
“Allora è vero. Come mai non lo hai mai detto nemmeno a me, Kaisui?” le chiese Yamamoto in tono perplesso ma non accusatorio.
“Perché non sapevo nemmeno io di esserne in grado” rispose sinceramente la castana. “Quando Aizen ha distrutto i fiori che sostenevano la dimensione illusoria del mio Bankai, non sapevo come fare per continuare a combattere ed è stato allora che la mia Zampakuto, Sabaku No Hana, mi ha rivelato che possedeva anche questo potere. Sul perché non me l’abbia rivelato prima, posso solo supporre che non mi ritenesse ancora pronta per dominare un altro potere quando stavo ancora imparando a controllarne uno... Ad ogni modo, non abbiamo ancora avuto modo di parlarne più approfonditamente da quando mi sono ripresa, poiché ero troppo preoccupata per i miei compagni per rifletterci con calma. Avremmo probabilmente ripreso in mano la faccenda a breve, ma credo che, a questo punto, non serva attendere oltre.”
“Sono d’accordo” disse Urahara. “Posso chiederti di mostrarci entrambi i tuoi poteri? È meglio assicurarcene ancora una volta coi nostri occhi.”
Kaisui guardò Yamamoto, il quale rispose con un cenno del capo; a quel punto, la castana annuì e, allontanatasi di qualche metro dagli altri due Shinigami, estrasse la Zampakuto e rilasciò lo Shikai. Iniziò a farla roteare utilizzando varie tecniche di falce e spargendo nel contempo le particelle di sabbia illusoria nell’aria; quando lo ritenne sufficiente, si fermò e iniziò a manipolare la reiatsu nelle particelle per creare alcune immagini illusorie di se stessa.
Urahara, che aveva osservato accuratamente, decide di intervenire: “Molto bene. Questo era il primo, il tuo potere originario, giusto? Ora prova a mostrarmi l’altro.”
Kaisui avrebbe voluto obbedire, ma la verità era che non sapeva come utilizzare di nuovo quel potere; a differenza del primo, aveva usato il suo secondo potere solo una volta, durante lo scontro con Aizen, e solo perché c’era stata Sabaku No Hana a guidare i suoi sentimenti e le sue azioni. Ora non aveva idea di come replicare ciò che aveva fatto quella volta.. o almeno non da sola.
< Puoi aiutarmi come quella volta? > chiese dentro di sé alla sua Zampakuto.
Nella sua anima, Sabaku No Hana le sorrise. < Lascia fare a me. Lasciati guidare. >
Kaisui annuì mentalmente e permise alla coscienza dello spirito di invadere e influenzare la sua. Questa volta percepì chiaramente la reiatsu sulla sua falce Shikai vibrare e risuonare in risposta ai suoi pensieri, per poi iniziare a vorticare intorno alla lama trascinando con sé anche l’aria circostante e generando uno strato di vento intorno ad essa. Muovendo la Zampakuto, creò una corrente d’aria che si sparse per l’intera stanza e generò una specie di piccolo tornado che raccolse le numerose particelle di sabbia nell’atmosfera; allora il suo controllo della reiatsu intervenne di nuovo e iniziò a manipolare anche quella presente all’interno degli stessi granuli. Questo non solo rese ancor più potente ed efficace il controllo della corrente d’aria che si era generata, ma le permise anche di moltiplicarla e così innumerevoli flussi di vento si formarono, intrecciarono e mescolarono fino a divenire una serie di turbini in miniatura che giravano per l’enorme sala, scompigliando i suoi capelli e minacciando di far volare via il cappello di Urahara, il quale si mise una mano in testa per tenerlo fermo e osservò la manifestazione di potere con occhi ammirati. Lì vicino anche Yamamoto, pur mantenendo un’espressione imperturbabile, sembrava piuttosto colpito.
Dopo circa un minuto Kaisui raggiunse il suo limite e si fermò ansimante, mentre i tornado che aveva generato si dissolvevano rapidamente. Purtroppo non era nemmeno quello un potere facile da utilizzare e la sua inesperienza con esso non giocava a suo favore. Anche se fosse stata in stato Bankai avrebbe potuto solo generare e controllare correnti d’aria più potenti e numerose, ma dall’altra parte sarebbe stata un’impresa ancor più difficile e si sarebbe anche stancata ancor più rapidamente. Doveva imparare a controllare meglio quell’abilità.
Le sue riflessioni furono interrotte dal breve applauso di Urahara. “Incredibile! Allora è proprio vero!” esclamò quest’ultimo. “Possiedi davvero una Zampakuto dal doppio potere! Affascinante.. in tutti i miei anni di vita da Shinigami, è la prima volta che vedo un caso simile!”
“Devo ammettere che anch’io sono rimasto molto sorpreso” si associò Yamamoto.
“Però non so controllarlo” ammise mestamente Kaisui annullando lo Shikai e rinfoderando la Zampakuto. “Ora ho avuto bisogno dell’aiuto di Sabaku No Hana per usarlo, ma da sola non ne sono in grado né di attivarlo né di controllarlo e, anche con la sua guida, non riesco a usarlo per molto tempo.”
“Comprensibile. Dopotutto è solo la seconda volta che lo usi, se ho ben capito...” Al cenno affermativo della castana, Urahara proseguì: “Ed è per questo che sono qui. Ritengo di poterti insegnare a usare e controllare quel potere anche senza la tua Zampakuto, Kaisui-san. Ti interessa come proposta?”
“Cosa?” La Luogotenente si sentì un po’ spiazzata: non si aspettava che le avrebbe fatto una simile proposta. “Bé.. sì, certo che m’interessa.. ma, se posso chiedere, come puoi insegnarmi se è qualcosa di nuovo anche per te?”
“È vero che il tuo potere è qualcosa di unico, ma in fin dei conti anch’esso, come i poteri di tutti gli altri Shinigami, è come un muscolo di colei che lo possiede, cioè tu, o sbaglio? Con un allenamento intenso e continuo saresti senza dubbio in grado di imparare a usarlo anche senza il mio aiuto, tuttavia richiederebbe molto più tempo e, considerando la situazione attuale, quello che abbiamo a disposizione potrebbe essere tanto quanto poco... Posso assicurarti che è un momento più delicato di quanto può sembrare e, se vogliamo mantenere questa pace che abbiamo conquistato a costo di innumerevoli sacrifici, è essenziale prepararci il più rapidamente possibile. Ecco perché voglio aiutarti. Forse non sembra, ma sono piuttosto bravo nell’allenare gli altri, soprattutto se si parla di elementi come il Kido e le Zampakuto del medesimo tipo. Inoltre, mi piace apprendere come funzionino o siano possibili fenomeni unici come questo. Se accetterai, ti dico da subito che sarà un allenamento molto duro, ma ti assicuro che t’insegnerò a gestire al meglio il tuo Bankai e i tuoi nuovi poteri. La scelta è solo tua, Kaisui-san.”
Kaisui si voltò verso il suo Capitano, il quale non aveva più aperto bocca. Intuendo i suoi dubbi, il vecchio Shinigami parlò: “Se temi che possa contestare la tua decisione, non preoccuparti: come ha detto lui, la scelta è solo tua. Mi aveva già parlato di questa sua intenzione prima che tu arrivassi per avere la mia approvazione, visto che sei la mia Luogotenente. Non dico di fidarmi ancora appieno di Kisuke Urahara, ma so che può aiutarti e, in effetti, ammetto che mi piacerebbe molto se tu imparassi a controllare un simile potere. Aiuterebbe non solo la Soul Society, ma anche tu stessa a diventare più forte. Perciò, qualunque cosa sceglierai, per stavolta, non mi opporrò.”
Seppur sorpresa dall’accondiscendenza del suo Capitano, Kaisui accantonò in fretta quel pensiero e rifletté accuratamente su quale fosse la scelta giusta. Malgrado tutto quello che Urahara aveva fatto fino a quel momento, non poteva ancora dire di conoscerlo alla perfezione e di fidarsi ciecamente di lui, perciò affidarsi alle sue cure era ben diverso che chiedere aiuto a un Capitano del Gotei 13, che invece conosceva molto meglio. L’intera figura dell’ex-Capitano, inoltre, rimaneva sempre costantemente avvolta da un alone di mistero, come se le sue reali capacità e pensieri fossero impossibili da comprendere appieno e questo la rendeva un po’ titubante nei suoi confronti. Tuttavia, per gli stessi motivi, lo rispettava e ammirava molto e, inoltre, nessuno non poteva non riconoscere i suoi meriti e le sue incredibili abilità, nemmeno Yamamoto. Dunque era innegabile che un maestro del genere l’avrebbe potuta aiutare non poco a migliorare e a diventare più forte.
Con un profondo respiro, comunicò la sua decisione:
“Accetto.”
 
“Se volevi parlarmi, per quale motivo mi hai portato qui?” esordì Meryu osservando la radura in mezzo agli alberi, situata poco lontano dalla rupe del Seireitei. La stessa dove aveva visto e affrontato Yoruichi per la prima volta.
“Preferivo che fossimo in un luogo tranquillo e isolato per parlare, visto che l’argomento in questione è piuttosto serio” rispose la Shinigami dalla carnagione scura, prendendo poi un profondo respiro. “E poi è così piacevole stare all’aperto, in mezzo alla natura. Molto meglio che la solita confusione della società.”
“Non pensavo che fossi un’amante della natura. Insomma.. dopo tutto quello che ti ha fatto...” commentò sarcastico l’argenteo. Di solito non gli piaceva essere offensivo con gli altri, ma la sua antipatia per Yoruichi unita al fatto che l’avesse praticamente costretto a restare solo con lei, ordinando addirittura a Soifon di non seguirli, aveva affilato non poco la sua lingua.
Yoruichi rimase un attimo in silenzio a quell’insulto velato. Quando parlò di nuovo, anche il suo tono era un po’ più sarcastico: “Potrei anche darti ragione, ma poi saremmo in due ad avere torto.. non ti pare?”
Meryu soffocò un altro insulto, ma il suo tono rimase comunque brusco: “Senti, tagliamo corto, va bene? Di che cosa vorresti parlare di così urgente con me?”
“Uh, certo che sei davvero freddo.. un uomo dovrebbe essere gentile con le belle donne, non lo sai?” replicò l’ex-Capitano riacquistando in fretta il suo sorrisetto malandrino.
“Non ne vedo il minimo motivo, soprattutto con una come te.”
“Davvero? E sentiamo: che tipa pensi che sia?”
Meryu le si piazzò davanti, fissandola dritta negli occhi con uno sguardo penetrante. Era decisamente più alta di Soifon, ma riusciva comunque a guardarla dall’alto. “Una finta traditrice priva di rispetto e decenza. Hai abbandonato la tua Brigata, i tuoi compagni, i tuoi uomini senza alcuna spiegazione. Anche se era per un buon motivo, avevano il diritto se non prima almeno adesso di una giusta spiegazione, soprattutto Soifon! Invece tu torni dopo decenni senza giustificare o motivare nulla, trattando tutti come se non fosse mai successo niente e pretendendo che le cose siano tornate esattamente come prima! Non hai la minima serietà né rispetto per quella che era la tua Brigata! Soifon ha sofferto tanto a causa tua e io non ho mai sentito nemmeno un semplice “scusa” da te, anzi, la tratti ancora come se lei fosse la tua subordinata e lei, per chissà quale motivo che non comprendo, ne è così felice da lasciar perdere il passato! Ma io no. Ed è proprio questo che non riesco a perdonarti. Non posso negare che sei una Shinigami coraggiosa e ammetto che rispetto e ammiro la tua forza, così come ti sono grato per averci aiutato contro Aizen.. ma non vado oltre questo. Per il resto sei una persona che, a mio parere, dovrebbe farsi un esame di coscienza e capire e rispettare meglio i sentimenti altrui, soprattutto di coloro che ti volevano bene, se un minimo volevi bene anche tu a loro.”
Per tutta la durata del suo sfogo, Yoruichi era rimasta ad osservarlo in silenzio, il sorrisetto sparito dal volto e l’espressione induritasi rapidamente; quando finì, lei rimase muta ancora per qualche secondo, come se stesse metabolizzando le sue parole. Alla fine parlò: “Sì.. ca-pi-sco..” scandì ogni sillaba con una freddezza snervante “allora.. è.. così.. che.. stanno.. le cose…” Girò su se stessa dandogli quasi le spalle.
Un istante dopo, Meryu si sentì centrato in pieno stomaco da un calcio di tale violenza da essere scagliato indietro, andando a schiantarsi contro un albero con sufficiente forza da spezzare il tronco e abbatterlo. Mentre migliaia di puntini luminosi danzavano davanti ai suoi occhi e la pancia gli doleva al punto da fargli venire dei conati di vomito, udì, seppur ovattata, la voce di Yoruichi: “Ti avevo portato qui con le migliori intenzioni, ma credo che tu abbia prima bisogno di una bella lezione, ragazzino. Sembri un tipo riflessivo e sveglio, ma direi che tra noi due sei proprio tu quello che non comprende a fondo i sentimenti altrui. Inoltre, non permetto a nessuno di parlarmi così, sappilo. Sarà meglio che ti insegni un po’ di quel rispetto che proclami tanto.”
Meryu si rialzò un po’ barcollante e stordito dal colpo, scrollò la testa per riacquistare lucidità e vide Yoruichi a breve distanza da lui che lo fissava con lo stesso sguardo con cui fissava Aizen durante la battaglia finale. Quell’espressione poteva significare una cosa sola: non ci andrò piano con te.
Con un movimento rapido portò la mano alla Zampakuto, ma non fece in tempo a sfilare del tutto la spada dal fodero che Yoruichi gli apparve davanti e, con un altro calcio poderoso, gli sbalzò Hayabusa di mano. La lama roteò in aria scintillando ai raggi solari, prima di piantarsi all’altra estremità della radura, ben lontana dalla portata del suo possessore.
La scura Shinigami scosse l’indice mormorando: “Tchtchtch. Niente Zampakuto, carino. Devi cavartela da solo.” E sferrò un potente destro.
Meryu parò il colpo per il rotto della cuffia incrociando le braccia davanti a sé, ma la forza del pugno fu tale da spingerlo indietro di un metro e lasciarlo interdetto per un attimo. Attimo che gli fu fatale quando Yoruichi incalzò ancora con una serie di pugni rapidissimi e lui non poté fare altro che indietreggiare sulla difensiva, cercando di parare o schivare quella raffica di colpi. Alla fine, però, la sua guardia fu spezzata da un altro dei violenti calci dell’ex-Capitano che lo mandò di nuovo schiena a terra.
< Pazzesco.. non solo ha una rapidità superiore a quella di Soifon, ma anche la sua forza è molto maggiore.. a malapena sono riuscito a parare quella scarica di colpi.. dunque è questa la sua abilità? > pensò Meryu sorpreso.
“Mi deludi, ragazzino. Non sai fare altro a parte prenderle?” commentò sprezzante la scura Shinigami. “Eppure contro Aizen mi eri sembrato molto più forte e determinato.. addirittura combattevi con due arti in meno... Cos’è, la vittoria ti ha rammollito? Come se avessi vinto tu poi... O forse non sei capace di combattere senza la tua Zampakuto?”
Con un ringhio soffocato a stento, l’argenteo si rialzò e spazzò via dalla sua uniforme la polvere raccolta con un paio di gesti lenti e cadenzati della mano destra. Adesso si era stufato davvero: passassero gli insulti, ma quelle allusioni sulle sue capacità non gli erano piaciute. < Odio darle ragione, ma in effetti non posso contare sempre e solo su Hayabusa. Devo migliorare anche da solo > si disse assumendo la posizione di guardia e guardandola con un’espressione determinata.
“Oh. Quello sguardo va molto meglio.”
Partirono in contemporanea con uno Shumpo, scomparendo e riapparendo al margine sud della radura per poi attaccarsi con una rapida sequenza di pugni e calci che entrambi pararono o deviarono prontamente. Lo scambio durò pochi secondi, poi si spostarono con un altro Shumpo attraverso la radura, senza mai smettere di attaccarsi o di muoversi, fino ad arrivare al centro dello spiazzo, dove un pugno di Yoruichi fu deviato da Meryu che controbatté subito con un doppio calcio a busto e testa, a loro volta neutralizzati dall’avversaria. Allora quest’ultima ruotò su se stessa compiendo una spazzata che costrinse l’argenteo a balzare con una capriola alle sue spalle, per poi sferrare un calcio laterale alla testa della scura Shinigami, la quale schivò il colpo e parò anche il successivo calcio rovesciato diretto al suo fianco, subito dopo portò avanti una sequenza di tre pugni, che Meryu deviò abilmente, e terminò l’attacco balzando in alto e sferrando un colpo di tallone che l’altro evitò, ma così colpì il terreno con tanta violenza da incrinarlo e sollevare alcuni frammenti di terra in aria. Senza fermarsi, Yoruichi centrò con un calcio uno dei frammenti più grossi e lo spedì dritto in faccia a Meryu, il quale fu preso completamente alla sprovvista da quell’attacco a sorpresa e rimase accecato per un istante, sufficiente all’ex-Capitano per rifarsi sotto e colpirlo con due rapidi pugni a stomaco e volto; resistendo a fatica, l’argenteo sferrò alcuni ganci che l’altra schivò senza fatica per poi afferrare e bloccare il suo braccio destro durante l’ultimo colpo, colpirlo al volto con un calcio ascendente e balzare sopra di lui bloccandogli la testa tra le ginocchia e schiantandolo a terra con una rapida rotazione del bacino. Meryu sentì un liquido caldo spargersi sulla sua nuca quando questa impattò duramente al suolo e la vista gli si annebbiò di nuovo, mentre altri dolori si spandevano attraverso tutto il suo corpo per l’impatto subito dalla schiena.
< Assurdo.. anche se l’avevo vista contro Aizen.. non pensavo che la sua abilità fosse ad un simile livello.. non un movimento superfluo, non una mossa inutile, non un colpo finto.. la sua tecnica sembra quasi.. perfetta... > si ritrovò a pensare Meryu, più stupito che nervoso. < Oltretutto.. ho la netta impressione che non si stia affatto impegnando.. io sto mettendo tutto me stesso.. eppure lei controbatte ogni mia mossa senza battere ciglio.. quasi senza fatica.. incredibile davvero... >
Mentre tentava di riprendersi, l’argenteo percepì uno strano peso sul petto e sentì la voce di Yoruichi che parlava sopra di lui col solito tono beffardo che lui odiava tanto: “Che ti prende? Abbiamo già finito, forse? Ti prego, dimmi di no. Non so tu, ma io ho appena iniziato a scaldarmi.”
Meryu cercò di rialzarsi, ma si accorse subito di non riuscire a muovere le braccia, come se fossero state strette in una morsa d’acciaio. Scuotendo leggermente la testa, si scosse di dosso lo stordimento e riuscì a vedere: Yoruichi sedeva sul suo petto e gli aveva preso le braccia nell’incavo delle ginocchia, in modo che i polpacci di lei fossero sotto la schiena di lui e gli arti del secondo fossero saldamente bloccati all’interno delle gambe della prima. L’argenteo provò ad agitarsi un po’, ma era in una posizione del tutto sfavorevole e la presa della viola era saldissima. Anzi, così facendo, peggiorò solo le cose in quanto, muovendosi, la sua testa si alzò e urtò leggermente l’interno delle cosce dell’altra, facendogli di colpo realizzare appieno la posizione in cui si trovavano e il fatto che l’inguine della scura Shinigami fosse a pochi centimetri dalla sua faccia.
Un imbarazzo mai provato prima lo invase e mai come in quel momento benedì la sua fissazione con quella maschera che ora copriva il rosso vivo che aveva colorato le sue gote. Tuttavia il suo sguardo semimbambolato e gli occhi quasi sbarrati non sfuggirono a Yoruichi che sfoderò subito un sorrisetto malizioso. “Guarda, guarda.. allora non sei tutto d’un pezzo come vuoi sembrare a tutti i costi” disse sghignazzando. “Ti piace il panorama, eh? Che ragazzino birbante che sei…”
A quelle parole, Meryu si riscosse di colpo, l’imbarazzo che veniva rapidamente sostituito dalla vergogna e dall’odio verso se stesso per essersi fatto distrarre con tanta facilità. Si mosse ancora, ma, quando capì di non potersi liberare usando la forza, decise di giocare d’astuzia: con un poderoso colpo di reni, alzò le gambe e tentò di afferrare con le caviglie il collo di Yoruichi per costringerla a mollare la presa. Tuttavia, la scura Shinigami se ne avvide e abbassò la testa evitando i piedi dell’altro, poi, senza neanche voltarsi, portò entrambi i gomiti indietro in una doppia gomitata che colpì le rotule dell’argenteo con sufficiente forza da farle scricchiolare come pezzi di legno marcio. Il dolore fu tale da far spasimare Meryu, che lasciò ricadere pesantemente le gambe stringendo i denti per non gemere; forse gli aveva rotto entrambe le ginocchia.
“Troppo prevedibile e lento” disse beffarda la viola. “Avresti dovuto pensare a qualcosa di meglio, carino. Peccato, ti sei giocato la tua occasione e adesso sei totalmente alla mia mercé. Quindi.. come posso divertirmi?”
Meryu si ritrovò a stringere di nuovo i denti, stavolta per soffocare il sospiro che stava per sfuggire alle sue labbra dopo che le mani di Yoruichi si erano infilate dentro il kosode e avevano iniziato ad accarezzargli l’addome in modo lento e provocatorio, un tocco così delicato e nel contempo sensuale da fargli venire i brividi e sentire le orecchie e le guance andare a fuoco. Cercò anche di non guardarla in volto, visto che la scura Shinigami aveva assunto un’espressione piuttosto provocante che sembrava accentuare ancora di più quella dolce e tremenda tortura.
“Oho. Devo ammettere che hai un gran bel fisico, ragazzino” mormorò languida Yoruichi passandogli le dita lungo il profilo degli addominali e causandogli altri brividi. “Quasi invidio Soifon che può averti tutto il giorno per sé... Ah, giusto: sbaglio o sei diventato il suo Luogotenente dall’ultima volta che abbiamo combattuto? E ti dà pure fastidio che lei sia ancora così legata a me… La tua non è solo ammirazione per la mia cara allieva, vero? E brava Soifon! Guarda che bella preda si è accaparrata! Scommetto che vi divertite insieme.. oppure, data la tua attuale reazione, non c’è stato ancora nulla? E ti stai pure eccitando per il contatto con un’altra donna.. che vergogna! Forse i tuoi sentimenti per lei non sono poi così forti e sinceri…” Gli portò una mano sulla maschera afferrandone un lembo. “E ora vediamo un po’ qual è la faccia sotto la maschera...”
Le palpebre strette dell’argenteo si aprirono di scatto e lo sguardo che trasparì da quelle iridi grigie di tempesta fece perdere a Yoruichi il suo sorrisetto.
A quanto sembrava, quella era stata la goccia che fa traboccare il vaso.
“Non.. ti.. permetto.. di parlare.. di Soifon.. e.. di me.. IN QUESTO MODO!” urlò Meryu lasciando che le sue emozioni nutrissero la sua reiatsu, la quale esplose in un lampo di aura bianca simile a elettricità al grido: “SHUNKO!”
L’esplosione della sua reiatsu fu tanto forte da incenerire il suo kosode, sbalzare via Yoruichi dal suo corpo e ustionarle leggermente le gambe per il calore sprigionato. Veloce come il fulmine, l’argenteo scattò in piedi e si portò con uno Shumpo al lato destro della viola colpendola con un potente calcio che la sbalzò dall’altra parte della radura, poi ripeté il passo fulmineo arrivando davanti a lei prima che il suo volo terminasse e la colpì con un pugno scagliandola stavolta in aria; senza fermarsi, la raggiunse con un altro Shumpo e sferrò un diretto sinistro totalmente avvolto nell’aura dirompente dello Shunko. Con sua somma sorpresa, tuttavia, il suo pugno si fermò sulla difesa formata dalle braccia incrociate di Yoruichi, mossesi così rapidamente da essere quasi invisibili.
Una seconda reiatsu bianca, identica a quella dell’argenteo ma ancora più intensa, esplose in quel momento dalla schiena e dalle braccia della viola, disintegrando la sua felpa arancione e rivelando una tuta aderente nera identica a quella di Soifon, priva di copertura per schiena e spalle, punti dove lo Shunko raggiungeva tali intensità da distruggere qualunque tessuto. Allora Yoruichi alzò gli occhi su Meryu, la malizia e la spavalderia rimpiazzate completamente da serietà e brama combattiva. “Tu osi sfidare me con la tecnica che io stessa ho creato?” gli chiese in tono gelido.
Stavolta Meryu non rispose, ma il suo sguardo divenne ancora più intenso e determinato e la reiatsu che lo circondava ebbe un altro picco. Ritrasse in fretta il braccio e sferrò un calcio imitato dall’avversaria, scatenando un forte rombo all’impatto tra i due arti, dopodiché si separarono e iniziarono a scambiarsi sequenze di pugni e calci più rapide e violente che mai, spostandosi nel contempo con continui Shumpo. Tuttavia, per quanto ci provasse, i colpi di Meryu non raggiungevano mai Yoruichi, la quale continuava a essere troppo veloce per lui e anche il suo Hakuda era molto migliore. Usare lo Shunko non era servito a nulla: dopo che anche lei l’aveva attivato, aveva dimostrato subito di saperlo usare molto meglio di lui, come ci si sarebbe aspettati dalla sua creatrice. Non poteva neanche sperare di batterla in quel modo.
Sentendo le forze scemare rapidamente a causa dell’eccesso di reiatsu usata per contrastare la velocità e la forza di Yoruichi, Meryu capì di dover pensare a un altro modo per recuperare sulla viola, visto che le sue abilità non erano sufficienti. Avrebbe potuto cercare di recuperare Hayabusa, il suo Bankai gli avrebbe sicuramente permesso di vincere.. tuttavia era sicuro che lei non glielo avrebbe mai permesso. E, inoltre, non voleva lui stesso usarla: se voleva davvero sperare di superare l’ex-Capitano della sua Brigata in futuro, doveva imparare a non contare solo sulla sua Zampakuto. Doveva trovare anche qualcos’altro.
Ma cosa? Tutto ciò che lui sapeva fare, lei sapeva farlo meglio. Ogni tecnica, abilità, movimento e…
< Aspetta > pensò. < Forse c’è qualcosa che posso fare. >
Non era per niente sicuro di poterci riuscire senza Zampakuto, ma doveva provarci.
Ciò che aveva fatto con Aizen. Era l’unica possibilità rimastagli.
L’argenteo scattò verso la viola alla massima velocità possibile, imitato subito da quest’ultima, nel contempo iniziò a concentrare più reiatsu possibile sulla punta delle dita della mano destra; era estremamente difficile farlo senza Hayabusa a supportarlo e nel bel mezzo di un movimento così rapido, ma non aveva scelta. Si concentrò al massimo, respirò a fondo e, quando lui e Yoruichi si fermarono uno dinanzi all’altra, pronti a colpire, agì: sferrò prima un normale gancio sinistro che la scura Shinigami deviò senza problemi, poi scagliò il pugno destro imprimendoci più forza e velocità possibili. Come previsto, Yoruichi alzò il braccio sinistro avvolto nella reiatsu dello Shunko per bloccare il colpo, ma, in quel momento, aprì la mano trasformando il pugno in un colpo con la punta delle dita, dove la sua reiatsu aveva formato delle rudimentali punte. La mossa sorprese l’ex-Capitano, ma ormai era troppo vicina per fare qualcosa.
Le punte delle dita di Meryu si fermarono sull’avambraccio di Yoruichi, ma lui si concentrò cercando di replicare quelle sensazioni e quell’istinto che l’avevano colto durante lo scontro con Aizen, sforzandosi per attraversare la reiatsu nemica con la propria e proiettarla oltre la sua difesa, come una lancia dalla punta incorporea che, dopo aver attraversato lo scudo, diviene tangibile per colpirne il proprietario. Dopo alcuni istanti che all’argenteo parvero eterni, la mossa ebbe effetto: una punta di reiatsu biancoazzurra, debole ma reale, oltrepassò il braccio di Yoruichi e la colpì poco sopra al seno sinistro, bucando la tuta e lacerando la pelle che lasciò uscire un piccolo schizzo di sangue.
Entrambi rimasero interdetti per un secondo, lui perché il suo colpo aveva funzionato, lei per lo stupore, poi l’ex-Capitano scomparve con una tale velocità che l’argenteo la perse di vista. Fece appena in tempo a sentire uno spostamento d’aria alle sue spalle che il tallone della gamba destra di Yoruichi lo colpì sulla sommità della testa con tale violenza da annebbiargli la vista e la mente, al punto che non percepì nemmeno la sua caduta e l’impatto successivo col suolo.
Dopo minuti o forse ore, Meryu riprese conoscenza e si ritrovò disteso sull’erba della radura; sbattendo più volte gli occhi cercò di mettersi a sedere, ma non appena lo fece un tremendo dolore alla testa lo costrinse a fermarsi e a portarsi istintivamente le mani alle tempie. Con sua somma sorpresa, sentì che qualcuno gli aveva fasciato la testa.
“Ti sei ripreso finalmente?” Voltandosi vide Yoruichi seduta vicino a lui a gambe e braccia incrociate che lo fissava con un sorrisetto che, per la prima volta, non aveva nulla di malizioso.
L’argenteo la guardò un po’ interdetto per qualche secondo, poi s’indicò il capo. “Sei stata tu a curarmi?” chiese.
“Sì, esatto. Ti avevo colpito leggermente troppo forte e allora ti ho prestato qualche cura. Tranquillo: un po’ di riposo e ti sentirai subito meglio.”
Meryu continuò a guardarla dritto negli occhi per diversi secondi con un’espressione enigmatica; alla fine domandò: “Perché?”
Yoruichi non parve capire. “Come scusa?”
“Perché questo duello? Non era solo per “insegnarmi il rispetto”, sbaglio? Per tutto il combattimento ho avuto come l’impressione che tu ti stessi prendendo gioco di me, che non avessi mai avuto intenzione di sconfiggermi sul serio. Hai avuto mille occasioni per battermi come hai fatto poco fa e non ne hai usata nemmeno una. Vorresti farmi credere che le hai perse? Impossibile. Sei troppo esperta e abile per fallire in questo modo. Piuttosto mi è sembrato che stessi cercando di spingermi continuamente al limite.. anche quando mi provocavi e deridevi.. sembrava che volessi che io mi sforzassi sempre di più... Perciò.. perché? A quale scopo spingermi a combattere con tutte le mie forze?”
Yoruichi ricambiò il suo sguardo con la stessa intensità prima di portarsi una mano alla fronte e accennare un sorrisetto divertito. “Accidenti.. sei davvero sveglio, ragazzino” mormorò. “Anche quando ti arrabbi non perdi di vista la situazione e sai notare dettagli nascosti. In tal caso, tanto meglio: non mi serviranno né giri di parole né spiegazioni superflue, ma andrò dritta al sodo. Ebbene sì, hai ragione, ho cercato davvero di spingerti al limite.. perché volevo che replicassi quello.” E alzò una mano aperta a taglio sulla quale si stava concentrando della reiatsu.
Meryu capì subito a cosa si riferiva. “Cosa vuoi dire?”
Quello che tu hai usato d’istinto è il più alto livello di concentrazione e manipolazione della reiatsu in combattimento: la proiezione della reiatsu oltre un ostacolo, oggetto o corpo che sia. Concentrando e compattando la propria reiatsu su un punto preciso del corpo, ad esempio la punta delle dita, si colpisce il nemico con quel punto in modo che all’impatto, anche se il colpo viene fermato, la reiatsu è in grado di proseguire la propria corsa e colpire il nemico dietro la sua difesa. La reiatsu rilasciata è talmente sottile e nel contempo concentrata da attraversare l’ostacolo posto tra essa e il suo bersaglio senza intaccarlo, come è accaduto con la Zampakuto di Aizen e con il mio braccio, per poi colpire e danneggiare il bersaglio designato.” Mentre diceva questo, s’indicò il buco nella tuta poco sopra il seno sinistro, lì dove s’intravedeva ancora una piccola porzione di pelle insanguinata. “Vedi? Sei riuscito a ferirmi in un punto dove non avresti nemmeno potuto sfiorarmi in quel momento lasciando nel contempo intatto tutto il resto. Persino la reiatsu che rivestiva il mio braccio è stata trapassata.”
Quella spiegazione lasciò Meryu senza parole. “Ma come è possibile una cosa simile? Non può essere solo un’estrema concentrazione della reiatsu, altrimenti avrei dovuto ferire anche il tuo braccio.”
“Il discorso, in effetti, è parecchio più intricato. Come ho accennato prima, non è solo concentrazione, ma è anche manipolazione della reiatsu. Tu non hai semplicemente pensato di perforare la difesa avversaria, giusto? Hai cercato di proiettare letteralmente la tua reiatsu oltre di essa per colpire il nemico ed è quello il punto focale di questa tecnica: lo scomporre e il ricomporre la consistenza stessa di un’aura spirituale, qualcosa che teoricamente non dovrebbe nemmeno possedere una consistenza, per permetterle di attraversare un corpo solido e tangibile senza intaccarlo. Manipolare la reiatsu in modo che attraversi qualunque cosa sul suo percorso senza fermarsi, fino a colpire il proprio obiettivo. Questa è l’essenza esatta della forma massima dell’Hakuda, il Kendama.”
Kendama. Il solo nome fece vibrare l’intero essere di Meryu, come se avesse appena sentito nominare quello che è ed era sempre stato il suo più grande sogno. E la cosa ironica era che questo sogno.. non sapeva nemmeno che esistesse.
Yoruichi si alzò in piedi. “E questo mi riporta al motivo per cui volevo parlarti: io penso che tu abbia tutte le qualità per riuscire in qualcosa in cui solo uno finora ha avuto successo: padroneggiare il Kendama. Fin da quando ti ho visto usarlo d’istinto contro Aizen ho pensato che potessi farcela, tuttavia, volevo essere sicura ancora una volta delle tue capacità ed è per questo che ti ho provocato a combattere e spinto al limite delle tue forze. Volevo che lo replicassi. E ora che l’hai fatto non ho più dubbi. Quindi.. ti pongo la mia domanda: vuoi apprendere il Kendama?”
Meryu la guardò sorpreso mentre si rialzava a sua volta. Non se l’aspettava davvero una simile proposta.. ma avrebbe mentito se avesse detto che non gli interessava...
“Non ho mai sentito parlare di questo livello massimo dell’Hakuda... Hai detto che solo uno finora l’ha padroneggiata. È per questo che nessun altro sembra conoscerlo? E sei tu quella persona?” domandò.
“Esatto solo in parte. Non ne ho mai parlato con nessuno perché nessuno era in grado di apprenderlo. Neanche Soifon lo conosce, anzi, dei Capitani attuali forse solo Yamamoto e Unohana lo conoscono. E no, non sono io quella persona. Nemmeno io sono riuscito a padroneggiarlo. Chi c’è riuscito..” la sua espressione si adombrò di colpo, come se fosse stata preda di un brutto ricordo “..è stato il mio predecessore. Colui che fu il Capitano della Seconda Brigata prima di me, nonché il più grande maestro dell’Hakuda della storia della Soul Society e mio maestro.. Takeo Harada.”
Takeo Harada. Anche se solo poche volte, Meryu aveva letto quel nome all’interno di alcuni scritti della sua Brigata e, una volta, anche Soifon gliel’aveva nominato mentre parlavano degli ex-Capitani, usando tra l’altro un tono insolitamente rispettoso. Anche se l’aveva sentito nominare poche volte, quel nome sembrava aleggiare come una presenza quasi divina all’interno della Seconda Brigata. Un guerriero impareggiabile nelle arti marziali degli Shinigami.
E lui avrebbe potuto imparare le sue tecniche segrete? Qualcosa che nemmeno la stessa Yoruichi Shihoin era riuscita a imparare?
Era talmente sconvolto che quasi non sentì la scura Shinigami che riprendeva a parlare: “Io posso insegnarti tutto quello che so sull’Hakuda. Posso aiutarti con il corpo a corpo e ti farò completare anche lo Shunko, ma, proprio perché nemmeno io ho saputo padroneggiare il Kendama alla perfezione, potrò insegnartelo solo fino a un certo punto. Ti mostrerò e spiegherò tutto ciò che ho imparato dal mio maestro su tale stile di combattimento, ma poi dovrai completarlo e perfezionarlo tu stesso. Allora, che dici? Non mi sembra una brutta proposta.”
“Al contrario: sembra anche troppo buona” replicò Meryu perplesso. “Perché vuoi insegnarmi? Perché tutto questo interesse nei miei confronti? Non mi devi niente e non ho fatto niente per meritarmelo o perché tu mi abbia in simpatia.”
Yoruichi si avvicinò a lui fissandolo con tanta intensità che l’argenteo si sentì di nuovo a disagio. “Per me hai fatto molto invece. Ho parlato con Soifon prima di portarti qui. Tu hai protetto la mia cara allieva. Tu l’hai aiutata in ogni modo possibile, l’hai salvata dalla morte rischiando la tua vita e hai anche contribuito alla sua ripresa dopo che l’avevo lasciata. Scommetto che sei diventato Luogotenente proprio per restarle vicino e aiutarla ancora di più. Anche quando eri debole, sei sempre stato pronto ad allungare una mano per aiutarla. Insomma, tu sei stato per lei quello che io non sono potuta essere.. e di questo non te ne sarò mai abbastanza grata perché, per quanto tu possa non crederci, io voglio davvero bene a Soifon. E so che qualunque scusa non sarà mai abbastanza per quello che le ho fatto.. per questo desidero che tu possa ancora aiutarla e proteggerla come io non ho potuto fare. Perciò non lo faccio solo per te, ma lo faccio anche per lei.” Indicò con la mano i dintorni. “E anche per la stessa Soul Society. Credo che tu possa intuirlo facilmente, ma la pace ottenuta con la sconfitta di Aizen non sarà eterna. I mondi sono molto in subbuglio al momento ed è facile che nuove minacce compaiano prima di quanto ci aspettiamo.. per questo dobbiamo essere pronti. Dobbiamo diventare ancora più forti. Tu puoi diventarlo. So che puoi.”
In quel momento, Meryu capì che molte delle sue considerazioni su Yoruichi Shihoin erano errate. Per quanti difetti avesse.. per quanti errori avesse compiuto.. lei era e rimaneva comunque una vera Shinigami. Gli aveva parlato con sincerità e decisione, aveva ammesso le sue colpe e voleva prendersi le sue responsabilità. Sapeva che non avrebbe mai potuto tornare ai tempi di quando era Capitano, ma, nonostante tutto, voleva comunque aiutare i suoi vecchi compagni e il suo mondo in ogni modo le fosse stato possibile e non poteva che rispettarla per questo. Considerando anche le sue abilità, sarebbe stato un privilegio essere allenati da lei.
Inoltre, la prospettiva di imparare una tecnica tanto avanzata da divenire quasi una leggenda era terribilmente seducente... Era quello che cercava.
Con somma sorpresa di Yoruichi, Meryu piegò il capo in un leggero ma umile inchino. “Ti ho malgiudicata, dopotutto. Ti chiedo scusa per questo” disse per poi rialzare il capo e fissarla con risolutezza. “Sarà un onore imparare da te.”
L’ex-Capitano lo guardò interdetta per alcuni secondi, chiaramente sorpresa da quelle improvvise scuse, ma alla fine sorrise e annuì. “Molto bene allora.”
Voltandosi Meryu fece per andarsene quando sentì Yoruichi chiamarlo di nuovo: “Ehi, scusa solo un altro secondo, ragazzino.. ehm.. posso farti una richiesta?”
Ignorando il fastidio suscitato dal “ragazzino”, l’argenteo la fissò interrogativo.
“Puoi abbassarti un attimo la maschera?”
Il Luogotenente batté le palpebre. “Come?”
“Posso vedere almeno una volta il tuo volto completo?” La voce della scura Shinigami aveva riacquistato il suo solito tono spavaldo. “Sai, malgrado tutto, mi mette un po’ a disagio aver condiviso così tante informazioni ed emozioni con qualcuno di cui non so nemmeno che aspetto abbia. Avrei potuto togliertela con la forza durante lo scontro o mentre eri svenuto, ma sarebbe stata una forzatura e una mancanza di rispetto verso di te e a me non piace fare le cose in questo modo. Quindi, in cambio del mio allenamento.. ti va di mostrarmi il tuo volto? M’incuriosisce non poco sapere quale sia la faccia che piace tanto a Soifon!”
Ok, questa richiesta non se la sarebbe mai aspettata. Certo, nel Seireitei parecchi Shinigami, soprattutto reclute o Seggi inferiori, che lo vedevano sempre con la maschera gli avevano già chiesto più volte qualcosa del genere e lui si era sempre rifiutato, ad eccezione di alcune rare occasioni, ma da lei non se lo sarebbe mai aspettato, soprattutto chiesto in quel modo. Il fatto che non gliel’avesse rimossa contro la sua volontà, pur potendo farlo, era un punto a suo favore e aumentava il rispetto che ora sentiva per lei, tuttavia, non era sicuro di voler esaudire la sua richiesta. Di tutti gli Shinigami della Soul Society solo Soifon, Kaisui e Keishin lo vedevano anche abitualmente senza maschera, mentre la maggior parte non sapeva neanche quale fosse esattamente il suo volto e questo aveva creato un certo alone di mistero intorno alla sua figura, cosa che a lui non dispiaceva granché.. tuttavia non era certo per quel motivo che la portava.
“Mi dispiace, non posso” le rispose in tono gentile ma deciso. “Almeno non in questo momento. Questa maschera non è un ornamento e nemmeno una semplice protezione della mia identità come membro delle Unità Mobili Segrete. No, è qualcosa di più… Per me, rappresenta la difesa delle mie stesse emozioni. Non mi piace che gli altri cerchino di capirmi solo con lo sguardo, soprattutto se sono nemici. Indossando questa maschera, io nascondo il mio volto e le emozioni stesse che trapelano da esso e, in questo modo, risulto più difficile da inquadrare e capire e così non solo non vengo preso alla leggera, ma costringo chi mi circonda ad avere un approccio più prudente nei miei confronti. In battaglia tale suggestione può risultare molto utile.” Si accarezzò il mento nascosto sotto il tessuto. “Per me, rimuovere volontariamente la mia maschera davanti a qualcuno e mostrargli il mio volto significa decidere di mostrargli anche le mie emozioni e, quindi, di concedergli la mia piena fiducia perché mi espongo, mi mostro per quello che sono davvero ed elimino quell’alone di mistero che mi circonda, rendendomi così anche più vulnerabile. Sono spiacente, ma, nonostante la tua offerta, non posso dire di fidarmi ancora così ciecamente di te da mostrarti il mio vero volto. Ti rispetto, è vero, ma non ti conosco ancora abbastanza da espormi senza problemi, perciò no. Tuttavia.. un giorno, forse, mi fiderò abbastanza da concedertelo.” Si voltò di nuovo per andarsene. “Ah, un’ultima cosa: non chiamarmi più ragazzino. Il mio nome è Meryu Kitayama.”
E sparì con uno Shumpo lasciando una Yoruichi sorpresa e divertita al tempo stesso.
“Meryu Kitayama... Tsk! Che tipo...”
 
Conclusa la chiacchierata con Urahara e Yamamoto, Kaisui si ritrovò a passeggiare per il Seireitei senza una meta ben precisa, troppo immersa nel turbinio di pensieri causato da tutti quegli eventi.
Urahara se n’era andato con la promessa che sarebbe tornato per allenarla dopo qualche giorno, per darle modo di riprendersi completamente nel corpo e nella mente e prepararsi all’allenamento che aveva in mente per lei, allenamento che, come le aveva assicurato, sarebbe stato estremamente duro. Dopo la sua partenza, Yamamoto aveva congedato anche lei dicendole di approfittare di questi giorni per riposarsi al meglio, visto che poi molte nuove difficoltà l’avrebbero attesa.
Eppure, nonostante le loro parole, la castana non riusciva a darsi pace: in passato era convinta che, sconfitto Aizen e vinta la guerra, la pace sarebbe tornata e le cose si sarebbero sistemate da sé, lentamente ma gradualmente. Era stata un’ingenua.
Tutto era cambiato dopo la fine della guerra e non riusciva ancora a crederci. La Soul Society, il mondo reale, l’Hueco Mundo, Yamamoto, Hitsugaya, Rangiku, Meryu, Keishin, lei stessa... I mondi erano cambiati per sempre e, con essi, anche loro erano cambiati e non riusciva ancora ad accettarlo.
< La guerra.. non lascia niente dietro di sé. Solo.. macerie e dolore > si disse.
In quel momento si accorse che dalla direzione opposta alla sua si stava avvicinando Hitsugaya; il giovane Capitano aveva lo sguardo torvo, le vesti lacere, residui di congelamento sulla pelle del viso e il livello di reiatsu molto basso. Tuttavia, lei sapeva bene che quei segni non erano dovuti ad un recente scontro con qualche nemico.. se li era causati da solo.
Quando furono a circa un metro di distanza, si fermarono. “Capitano” disse lei con un piccolo inchino rispettoso.
“Kaisui” rispose lui, la voce fredda ma non brusca. “Cos’è successo? Perché quei picchi di reiatsu che ho percepito poco fa?”
“Non preoccupatevi, non.. non è niente. C’è stata una discussione tra Keishin e il Capitano-Comandante, ma…”
“Si è ripreso finalmente? E la prima cosa che fa è attaccare briga col Capitano-Comandante? Non cambierà mai…”
Quell’affermazione così superficiale indispettì Kaisui. “Non è affatto come pensate!” esclamò. “Lui.. lui l’ha fatto perché…”
Ricordandosi dell’ordine di Yamamoto, gli raccontò a grandi linee la storia dei Kumiai e dell’anima infetta di Keishin, affermando che sarebbe stato il Capitano della Prima Brigata in persona a spiegarglielo meglio a tempo debito. Alla fine del racconto, Hitsugaya aveva un volto ancora più scuro.
“Ci mancava solo questo adesso.. maledizione” sbottò portandosi una mano sugli occhi. “Non riesco a crederci.. e ci riteniamo in pace? La pace, quella vera, ci è preclusa per sempre ormai.”
Kaisui non riuscì a replicare, si limitò a distogliere lo sguardo. Quasi non si accorse che Hitsugaya aveva ripreso a camminare e l’aveva oltrepassata.
“Grazie per avermi informato” disse rivolgendole un gentile inchino. “Credo però che sia meglio non dirlo a Hinamori.. non lo sopporterebbe.”
“State andando da lei? Volete tenerglielo nascosto?”
“Per ora è meglio così. A tempo debito...” E riprese a camminare senza più voltarsi.
Osservando la sua schiena mentre si allontanava, Kaisui non poté non provare rammarico per come i rapporti del giovane Capitano si fossero inaspriti con tutti. D’altronde come poteva biasimarlo? Aveva quasi ammazzato la persona a cui teneva di più al mondo con le sue stesse mani. Non se lo sarebbe mai perdonato.
Hinamori, dopo la battaglia finale, era stata salvata da Unohana, ma c’era mancato davvero poco che morisse sul serio e, da allora, era ancora tenuta sotto osservazione alla Quarta Brigata. Le ferite che aveva riportato non erano solo nel corpo, ma anche nell’anima: anche se non era stata colpa sua, l’essere stata quasi uccisa dal suo caro amico d’infanzia era stato uno shock tremendo e ne era rimasta traumatizzata. Ci sarebbe voluto tempo per guarire.
E Hitsugaya, da quando era stato guarito e si era ripreso, passava ogni giornata tra allenamenti per diventare più forte e visite alla Quarta Brigata per vedere Hinamori e aiutarla a riprendersi da tutti i traumi subiti durante la guerra. Era diventato molto più freddo e scostante con chiunque, compresa la sua Luogotenente, ma quest’ultima le aveva detto una volta che quello era un suo meccanismo di difesa. L’albino non riusciva in nessun modo a dimenticare di aver fallito nell’uccidere Aizen e si addossava gran parte della colpa per le sofferenze che aveva causato.
Kaisui, dal canto suo, aveva ormai compreso che quella che sentiva per il giovane Capitano era solo una cotta adolescenziale che non sarebbe mai stata ricambiata e non si sarebbe mai potuta tramutare in qualcosa di più serio. L’aveva capito alcuni giorni prima, quando, durante una delle sue visite a Meryu e Keishin, aveva visto l’albino entrare dentro un’altra stanza; si era avvicinata incuriosita e aveva scoperto che si trattava proprio della stanza di Hinamori. La giovane Luogotenente dormiva sul letto d’ospedale, il volto rilassato eppure inquieto, e Hitsugaya vegliava accanto a lei, tenendo la propria mano appoggiata sopra la sua in un muto gesto di vicinanza e affetto, mentre osservava il suo volto con l’espressione più addolorata ma nel contempo intensa che gli avesse mai visto fare.
Quello non era semplice affetto, almeno da parte del Capitano; lui probabilmente provava qualcosa di molto profondo per lei. Perfino da prima che Kaisui lo conoscesse, lui aveva qualcuno per cui provava sentimenti molto forti, qualcuno che aveva giurato di proteggere e di rimanervi accanto per sempre. Nessun cuore avrebbe mai potuto ospitare lo stesso sentimento per due persone diverse. Era un posto unico e solitario che solo una poteva occupare.
Eppure, quando aveva visto le loro mani interconnesse, Kaisui non aveva provato il dolore e la delusione opprimenti che si era immaginata. Non era certo rimasta indifferente a quell’immagine, ma nel contempo l’aveva accettata rapidamente e questo le aveva fatto capire che nemmeno lei aveva provato quei sentimenti unici che Hitsugaya probabilmente provava per Hinamori. Lei aveva provato una forte ammirazione, quasi una venerazione per quello Shinigami così giovane ma anche così serio, forte e maturo da diventare Capitano a tempo record, e quell’emozione così intensa e inaspettata l’aveva sorpresa e in seguito confusa su quali fossero i suoi reali sentimenti. Tuttavia, dopo aver visto quei due insieme, aveva finalmente compreso e si era allontanata in silenzio dalla stanza con uno stato d’animo più calmo e sereno di quanto si fosse aspettata, come se con la sua confusione fosse sparito anche un grosso peso dal suo cuore.
Ora, mentre osservava Hitsugaya allontanarsi, la sua unica preoccupazione era che Hinamori si riprendesse in fretta e che lui non esagerasse con gli allenamenti, essendo ancora in piena fase di recupero.
Ma chi voleva prendere in giro? Le sue preoccupazioni erano ben oltre i soli Hitsugaya e Hinamori. I discorsi fatti con Yamamoto prima e Urahara poi l’avevano turbata tremendamente e le facevano pensare che il peggio non fosse finito con la fine di Aizen, ma che dovesse piuttosto ancora iniziare. Nuovi pericoli si profilavano all’orizzonte per la Soul Society e questa volta non avrebbero potuto contare sull’aiuto di Ichigo Kurosaki: dopo che questi aveva perso i suoi poteri per sconfiggere Aizen, Yamamoto aveva deciso di non coinvolgere mai più né lui né i suoi compagni nelle faccende degli Shinigami e di permettergli così di vivere la loro vita da normali esseri umani, lontano dai pericoli e dai problemi del loro mondo. Perciò, ora erano davvero solo loro Shinigami a doversi occupare di mantenere l’equilibrio e la pace tra i mondi.
Tutti quei pensieri non fecero che tormentarla di continuo per tutto il resto della giornata e, anche quando poi scese la notte, si ritrovò incapace di dormire. Era troppo agitata e nervosa per riposare serenamente, così s’infilò la sua uniforme e uscì per una passeggiata notturna, diretta a uno dei suoi luoghi preferiti, quello dove era solita andare in simili situazioni.
Quando giunse nei pressi della montagna del Seireitei, si accorse che c’era già qualcuno sulla rupe e, incuriosita, si mosse lentamente per avvicinarsi senza che l’altro se ne accorgesse; dopo un paio di minuti fu abbastanza vicina da vedere l’individuo misterioso di profilo e, nel momento in cui lo riconobbe, si sorprese non poco. Era Keishin.
Lo Shinigami stava in piedi sul bordo della rupe e fissava l’orizzonte con uno sguardo indecifrabile, carico di un numero incredibile di emozioni contrastanti; la luce argentea della luna tracciava una linea luminosa lungo il suo profilo e sugli zigomi, creando un perfetto chiaroscuro con le altre zone rimaste in ombra del suo viso ed esaltando ancora di più il bagliore rubino delle sue iridi. L’effetto complessivo era strano, rendeva il suo volto pensieroso quasi ipnotico, ma non ne fu spaventata, così si avvicinò ancora per rendere manifesta la sua presenza.
Solo quando fu a pochi passi da lui, Keishin si voltò finalmente verso di lei. “Kaisui” mormorò con un filo di voce, come se parlare gli costasse fatica.
La castana trasalì quando si accorse che i suoi occhi erano gonfi e iniettati di sangue e che anche gli zigomi erano attraversati da segni rossastri, come se avesse pianto e cercato allo stesso tempo di strapparsi la pelle con le unghie. Quanto stava soffrendo? Cosa gli era successo per farlo stare ancora più male di prima?
Fece un altro passo, ma in quel momento l’altro Shinigami si girò del tutto verso di lei, portando così interamente in ombra il proprio volto; fu allora che un lampo attraversò le iridi scarlatte rendendole braci incandescenti.. un lampo di furia omicida... E, per un solo brevissimo istante, lei vide il demone che si annidava dentro la sua anima. L’immagine del volto di Keishin deturpato dalla follia e dal desiderio di morte si ripresentò subito davanti ai suoi occhi, sovrapponendosi al volto adombrato di lui, e la fece rabbrividire quasi impercettibilmente.
Brivido che, però, non sfuggì a Keishin, il quale voltò subito la testa mormorando: “Mostro.”
C’era dolore nella sua voce. Un dolore come non ne aveva mai visti o sentiti, che non riusciva neanche ad immaginarsene uno così intenso. Soffriva per la sua sventurata sorte, ma non solo: soffriva perché vedeva l’effetto che suscitava negli altri, perché temeva che ora loro vedessero in lui solo il mostro e non più il loro compagno e amico e perché, cosa ancora peggiore, perfino lui probabilmente non riusciva più a vedere se stesso. Vedeva solo il demone che gli divorava lentamente l’anima e lo portava alla pazzia e all’oscurità più buia.
Kaisui, in quel momento, provò vergogna per se stessa: come aveva potuto farsi intimorire in quel modo? La sua reazione, anche se impulsiva, aveva solo convinto ulteriormente Keishin della sua pericolosità e del fatto che ora tutti lo guardassero con occhi differenti. Ma, per lei almeno, non era così. Per lei Keishin sarebbe rimasto sempre Keishin e non lo avrebbe mai abbandonato, qualunque cosa fosse accaduta; era pronta a giurarlo, lei non l’avrebbe mai lasciato.
Si avvicinò ancora, l’insicurezza completamente scomparsa. “Io non ho paura.”
“Bugiarda” replicò amaramente Keishin.
La piccola mano di Kaisui si appoggiò sulla sua guancia, voltandogli leggermente il volto perché la guardasse negli occhi; gliela accarezzò dolcemente mentre, con un sorriso, ripeteva: “Io non ho paura.”
Gli prese il volto tra le mani per guardarlo più vicino negli occhi e, di nuovo, rivide quel lampo furioso, come se il demone dentro di lui smaniasse per uscire e aggredirla. La stava mettendo alla prova, difficile dire se fosse l’intenzione di Keishin o dell’Altro, ma non le importava.
La risolutezza e lo sguardo della castana non vacillarono nemmeno stavolta. Anzi, il suo sorriso divenne ancora più dolce mentre i suoi occhi smeraldo si specchiavano in quelli rubino del compagno. La sua mano destra accarezzò ancora rassicurante la guancia di Keishin fino a scorrere sulla cicatrice sopra l’occhio. “Io non ho paura” ripeté ancora una volta.
Lo Shinigami inclinò leggermente la testa verso la sua mano, desideroso di sentire meglio quel contatto così delicato e affettuoso, e strinse con forza le palpebre. Se avesse potuto piangere l’avrebbe già fatto, ma i suoi occhi avevano già pianto tutte le loro lacrime.
Quella dichiarazione non era solo un gesto di affetto e amicizia, ma la prova che non sarebbe mai stato veramente solo, nemmeno ora che rischiava di divenire un mostro. Ed era l’unica cosa che desiderava in quel momento.
Mentre assaporava quelle dolci carezze, Keishin sentì di colpo una reiatsu in avvicinamento e raddrizzò la testa sfuggendo alle mani di Kaisui. “Che succede?” chiese quest’ultima perplessa.
Keishin fece un sorriso sarcastico. “Sembra una rimpatriata...”
La castana non capì subito, ma pochi secondi dopo sentì anche lei quella presenza sempre più vicina e non poté non sorridere nel pensare all’affermazione dell’amico. Rivolse il suo sguardo alla distesa di terra dietro di loro in tempo per vedere una sagoma avvicinarsi; ben presto l’individuo misterioso fu abbastanza vicino da essere visibile alla luce della luna.
“Anche voi qui?” domandò Meryu fermandosi davanti a loro e fissando più che altro Keishin con uno sguardo incuriosito. “Ero abbastanza sicuro di trovare mia sorella, ma non credevo che ci saresti stato anche tu… Quindi hai pure tu l’abitudine di venire qui quando sei agitato e mille pensieri ti rimbalzano in testa?”
Lo Shinigami dagli occhi scarlatti rise lievemente. “A quanto pare.”
Un attimo dopo, i loro sguardi s’incrociarono e, come Kaisui prima di lui, anche Meryu vide quella sorta di feroce lampo nelle iridi dell’amico, come se il demone interiore di quest’ultimo volesse minacciare lui ora. Quella visione rischiò di far trasalire l’argenteo, sconvolto nel vedere tanta oscurità in quelle pozze di sangue cremisi, ma poi notò anche i segni sul volto e gli occhi gonfi e arrossati e capì subito che razza di sofferenza stesse patendo Keishin.
Malgrado il suo solito atteggiamento distaccato, Meryu teneva davvero all’amicizia di Keishin; era uno dei suoi legami più importanti e perciò significava molto per lui. Erano due Shinigami completamente diversi, come il dì e la notte, ma proprio per questo quei due si rispettavano e si volevano molto bene, perché erano l’uno ciò che l’altro non sarebbe mai potuto essere. Keishin non avrebbe mai abbandonato Meryu se questi fosse stato nei guai e, allo stesso modo, l’argenteo non avrebbe mai voltato le spalle all’amico in un momento di difficoltà, non importa cosa avrebbe dovuto affrontare.
E fu proprio in virtù di quell’amicizia vera e unica che Meryu scacciò all’istante il disagio suscitato da quella visione, si abbassò la maschera e si avvicinò a Keishin poggiandogli gentilmente una mano sulla spalla destra. “Qualunque cosa” gli disse senza smettere un istante di guardarlo negli occhi.
Lo Shinigami dagli occhi scarlatti ricambiò lo sguardo del compagno con un’espressione sorpresa e commossa. Il fatto che fosse arrivato a calarsi la maschera per dirgli quelle due semplici ma così profonde parole, che fosse arrivato a esporre il proprio volto e con esso le proprie emozioni, significava che voleva mostrargli che era assolutamente sincero quando parlava e che, nonostante tutto quello che era successo e che aveva saputo su di lui, si fidava ancora ciecamente ed era disposto a fare qualunque cosa per aiutarlo. La ferma ma rassicurante presa della mano dell’argenteo sulla sua spalla, inoltre, non faceva che rafforzare ulteriormente la sua affermazione. Tutto questo valeva più di qualunque altro discorso o gesto.
Keishin guardò Meryu, poi Kaisui, che si era avvicinata di nuovo e gli aveva preso la mano sinistra fissandolo con la stessa espressione dolce di prima, e, infine, piegò il capo stringendo i pugni così forte da tremare. Non aveva più lacrime, ma per i suoi amici fu come se stesse piangendo a dirotto.
Quelle dichiarazioni di pura amicizia e affetto erano la cosa che aveva più desiderato da quando aveva scoperto di essere infettato dall’anima di Daiki.. da quando si era convinto che nessuno nella Soul Society sarebbe mai più stato in grado di guardarlo e considerarlo come prima. Ora invece sapeva che si sbagliava. Sapeva che, qualunque cosa sarebbe accaduta.. qualunque cosa sarebbe diventato.. i suoi amici più cari, le persone alle quali voleva più bene che a chiunque altro, non l’avrebbero mai abbandonato. Non era solo. Non era solo.
“Grazie” riuscì soltanto a mormorare dopo un tempo indefinito, abbozzando un lieve sorriso. “Grazie.”
 
Purtroppo qualcun altro stava osservando la scena e non ne era affatto toccato, anzi, i suoi occhi fiammeggianti fissavano i tre con tale odio che, se avessero potuto, li avrebbero inceneriti all’istante.
Guardali. Non sono teneri? Un quadretto davvero commovente... Mi dà il voltastomaco commentò Sonohoka in tono disgustato.
Accanto a lui, Hikami, che fino ad allora aveva osservato il trio con un’espressione soddisfatta, fissò l’entità con lo stesso disgusto. “Se ti fa tanto schifo, sta zitto e vattene. La tua compagnia è a dir poco fastidiosa.”
Oh, questa era crudele! fece l’altro riacquistando il suo ghigno malvagio. Non sei contento della mia presenza? Sempre qui dentro da solo.. almeno ora hai un po’ di compagnia, no?
“Io non sono mai solo” ribatté la Zampakuto incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo. “Io e Keishin siamo sempre insieme, ricordatelo! Perfino la sola sensazione di legame con la sua anima mi basta per non sentirmi solo. Tu qui non hai assolutamente alcuna utilità se non quella di creare problemi! Ragion per cui, vedi di andartene alla svelta!”
Sei forse arrabbiato perché quello che era il tuo posticino esclusivo ora è abitato anche da qualcun altro? In ogni caso, sei proprio maleducato...  Il tuo padrone non ti ha insegnato a non abbaiare alle altre persone? disse velenoso Sonohoka.
“Non osare trattarmi come se fossi un cane!” esclamò Hikami fronteggiandolo.
L’altro sostenne il suo sguardo senza problemi, anzi, il suo sorriso perverso si allargò ancora di più. Perché? Non è quello che siete voi Zampakuto in fondo? Dei patetici cagnolini che non possono nemmeno agire autonomamente senza il permesso dei loro padroni Shinigami. Ti compatisco, sai?
“Non ti permetto di sputare sul nostro rapporto! Noi Zampakuto non possiamo agire da sole, è vero, ma non siamo servi dei nostri Shinigami. Siamo compagni e ciò che ci unisce è un legame unico e indissolubile. Qualcosa che tu e la tua razza non potrete mai capire, visto che non avete mai saputo nemmeno stringerlo un vero legame! In tutta sincerità, sono io a compatire te.”
L’entità lo fissò per qualche istante con un’espressione enigmatica, poi, senza preavviso, scoppiò a ridere. Una risata sguaiata, fredda e priva di allegria.
Ma quante stronzate devo sentire! E io che credevo che fosse lo stupido del quale abito il corpo a essere esilarante! Invece tu lo sei anche di più! E la cosa più divertente è che sei totalmente convinto di queste idiozie! Ahahahah da non crederci! Se potessi morire per le risate, mi avreste già eliminato! Ahahahahah!
Hikami sentì una rabbia mai provata montare dentro di sé, mentre osservava l’anima Kumiai ridere di lui, del suo compagno.. e del loro legame. Non poteva tollerarlo.
“Te lo giuro: farò l’impossibile per farti sparire dall’anima di Keishin” mormorò con gli occhi che risplendevano di furia omicida. “Dovesse costarmi anche la vita, io ti eliminerò. Troverò il modo di distruggerti e cancellarti in modo che tu non solo non possa mai più avvelenare la mente del mio compagno, ma nemmeno più reincarnarti!”
Sonohoka smise lentamente di ridere e gli rivolse uno sguardo di sfida. E sentiamo: pensi davvero di poterlo fare? Hai almeno una qualche idea di come fare?
“Proverò intanto a farti a pezzi. Magari funziona.”
Senza preavviso, Hikami materializzò le sue katane infuocate e attaccò con un fendente fulmineo diretto al collo dell’entità. Il colpo, però, non raggiunse mai il suo bersaglio: la mano nuda di Sonohoka lo intercettò e bloccò al volo.
Osservando compiaciuto l’incredulità sul volto della Zampakuto, l’entità ringhiò: Credi davvero che io sia come quel debole del tuo padrone? Che possa essere anche solo ferito da qualcosa di così infimo?
Hikami non fece in tempo a rispondere che l’altra mano di Sonohoka si strinse intorno al suo collo, sollevandolo senza il minimo sforzo; dibattendosi, cercò di colpire con la spada libera, ma ogni colpo ribalzò sulle fiamme che circondavano il corpo dell’anima Kumiai.
Siete patetici tutti e due. Non mi sorprende che siate stati sconfitti in modo così vergognoso. Questo, però, mi rende felice: forse mi ci vorrà meno del previsto per completare la fusione con il nostro amico Shinigami.
“Non contarci!” Hikami si sforzò di parlare lottando contro la stretta al collo. “Sarai anche più forte di noi due singolarmente, ma finchè io e Keishin saremo insieme sai bene che non potrai mai vincere!”
Ammetto che il vostro legame è più forte di quanto credessi e che non posso sopraffarvi in contemporanea.. per ora. Tuttavia, non passerà molto prima che le carte in tavola si ribaltino. Ogni volta che Keishin userà il mio potere, io guadagnerò forza a mia volta e, con il tempo, diventerò abbastanza forte da schiacciare anche il vostro insulso legame! Allora nessuno potrà più fermarmi!
“Non accadrà! Lui non permetterà mai che accada! Né i suoi amici lo permetteranno mai! Hai visto anche tu prima, no? Per quanto tu ci abbia provato, non li hai minimamente spaventati! Finchè avrà loro e me al suo fianco, tu non avrai mai la sua anima, avanzo di Kumiai!”
Sonohoka lo fissò chiaramente alterato, ma, prima che potesse fare qualsiasi cosa, una potentissima fiammata avvolse il corpo della Zampakuto, generando un paio di enormi ali che lo allontanarono con un forte battito. Il fuoco esplose rivelando la vera forma di fenice di Hikami; l’enorme uccello infuocato lanciò una poderosa lingua di fuoco contro l’entità, la quale, però, alzò le mani davanti a sé bloccandola. Subito dopo la fiamma si condensò in mezzo ai palmi e divenne a spirale, mentre il suo colore cambiava dal rosso scarlatto al nero pece.
Ti mostro io come si usa davvero il fuoco! affermò Sonohoka scagliando il turbine di fiamme nere contro la fenice; quest’ultima si racchiuse nelle ali per proteggersi, ma la forza del colpo fu tale da scagliarla indietro e farla precipitare. Con fatica, Hikami riprese il suo assetto, ma quando si voltò verso l’anima Kumiai, questa non stava per attaccarlo come pensava, era semplicemente rimasta ferma a guardarlo.
Adesso basta. Se continuassimo, finiremmo per allertare il tuo caro Shinigami e non ho alcuna voglia di affrontarvi insieme. È solo una seccatura spiegò Sonohoka con calma. E poi, non ha senso combattere: anche se voi mi sopraffaceste, non sareste comunque in grado di annientarmi. Che vi piaccia o no, io sono parte dell’anima di Keishin Akutabi e nessuno può distruggere la propria anima senza distruggere se stesso! Quindi non potete fare nulla!
Hikami riassunse la sua forma umana fissando l’entità con uno sguardo di puro odio.
Inoltre... continuò ghignando maligno. Non importa quanto proverete ad aiutarlo perché, prima o poi, sarà Keishin stesso a chiedermi di nuovo il mio potere. Ricordati che non sarebbe riuscito a sconfiggere Xedahs senza di me, e nemmeno ad affrontare Aizen. Anzi.. se si fosse concesso subito al mio potere, l’avrebbe potuto fermare prima che si unisse completamente all’Hogyoku. Questo lo sa anche lui ed è un pensiero che lo logora, lo sento! Quel dubbio, quel senso di colpevolezza lo porteranno sempre di più verso di me e più lui verrà da me, più i suoi cari si allontaneranno da lui! È vero, ho sottovalutato il loro legame, ma non importa. Io sono paziente e loro non hanno idea di che cosa stia diventando il loro compagno. Quando lo capiranno.. nessuno gli rimarrà accanto e allora non potrà fare niente per opporsi a me! Illudetevi pure di potermi eliminare con quel ridicolo metodo suggerito da Yamamoto, perché rimarrà ciò che è: un’illusione! Prima che possiate sigillarmi, io avrò già ottenuto ciò che voglio! Credimi se ti dico che io ho già vinto questa partita! Il suo ghigno divenne ancor più largo. E quando io e Keishin saremo diventati un tutt’uno, sai qual è la prima cosa che farò? Sbarazzarmi di te per sempre! Sarai anche tu assorbito dalla mia anima, verrai privato della tua identità e allora non sarai niente di più che una mera parte del mio essere! Ma forse ne dovresti essere contento: così sarai per sempre una cosa sola con il tuo amato padrone! Che importa se non avrai nemmeno un’identità o una tua coscienza?
“Non accadrà.. mai” replicò risoluto Hikami stingendo i pugni. Tuttavia, la freddezza e la sicurezza nelle parole di Sonohoka erano state tali che non poté non sentire dei brividi lungo la spina dorsale.
Sonohoka, dal canto suo, sembrò aver concluso perché, senza dire altro, iniziò ad allontanarsi nell’oscurità dell’anima di Keishin. Prima che potesse sparire completamente, però, parlò ancora: Un’ultima cosa. Tu hai detto che io e la mia razza non sappiamo niente di cosa sia un legame vero.. bè, lascia che ti dica una cosa: al contrario di quello che pensi, io so fin troppo bene cosa sia. Credi che quella che vi hanno raccontato sia tutta la verità? No, ti sbagli. C’è molto di più di quanto voi due crediate. Ora non posso dirvi niente perché non mi credereste mai, ma, quando potrò, vi mostrerò io tutta la verità sui Kumiai e sulla storia maledetta della Soul Society e quando lo farò.. il tuo Shinigami diventerà mio di sua volontà!
E sparì nelle tenebre più oscure, lasciandosi dietro solo una risata bassa e malvagia e quell’agghiacciante predizione...
 
Una debole luce tra l’ambrato e il dorato si diffuse lungo l’orizzonte, annunciando l’imminente sorgere del sole.
Sopra la montagna del Seireitei, Keishin, Meryu e Kaisui osservavano quel fenomeno fianco a fianco e con l’espressione di chi, pur conoscendolo perfettamente, rimaneva sempre sorpreso dalla sua magnificenza. I tre erano rimasti lì sopra tutta la notte, senza più parlare ma beandosi semplicemente della reciproca compagnia, in attesa di assistere a quella nuova alba.
Un’alba che, dopo tutto quello che avevano scoperto e affrontato, sapevano avrebbe portato a cambiamenti a loro sconosciuti. Un’alba che significava l’arrivo di nuove difficoltà, nuove prove da superare e, forse, nuovi nemici e pericoli. Un’alba che per loro poteva significare tutto e niente.
Eppure nessuno di loro aveva paura di quel futuro così incerto perché ora avevano la consapevolezza che qualunque cosa fosse successa, qualunque difficoltà o nemico avessero dovuto combattere, l’avrebbero fatto insieme. Ognuno di loro avrebbe sempre potuto contare sugli altri. Come amici, compagni, parenti.. come una vera squadra, no.. una vera famiglia.
Per questo, mentre il sole sorgeva, lo ammirarono semplicemente per quello che significava per loro:
Una nuova alba.

Un nuovo inizio.



Note:
Kiyoko = bambina pura
Kendama = pugno dell’anima
Takeo = uomo valoroso

Ed eccoci qui infine! L'ultimo capitolo!!!
Come avevo promesso a molti di voi, vi ho preparato una regalo di Natale dolce e amaro al tempo stesso... Per me almeno. Sì, dolce perchè questo capitolo rappresenta la conclusione della mia prima fanfiction e dunque è impossibile non emozionarmi, amaro perchè mi ero anch'io molto affezionato a questa storia e l'idea che per un po' non ne parlerò più, mi lascia abbastanza triste... Penso che sia la stessa cosa anche per tutti voi che avete letta e apprezzata, giusto?
Comunque, parlando un attimo del capitolo, vi dico subito che non era nei miei piani farlo così lungo.. avevo calcolato non più di 20-25 pagine e invece ne sono uscite quasi 40! Fate voi! Ma credo che il risultato sia valso la pena di questo lavoro extra! Come avrete capito, per nessuno dei miei tre protagonisti è un momento facile, anzi... Ormai i giochi sono finiti e tutti loro dovranno prendersi le loro responsabilità, o saranno guai seri... Se vi sembreranno più emotivi del normale in questo capitolo, non allarmatevi perchè era esattamente quella la mia intenzione. Come avrete capito, infatti, questo è un momento particolarmente difficile per loro e, per questo, volevo stavolta renderli più umani che Shinigami, a dimostrare che non sono ancora eroi o guerrieri incrollabili, ma hanno anche loro i loro momenti di debolezza e ritengo che non si possano biasimare per questo. Si risollevano quando sentono i sentimenti gli uni per gli altri e questo dà loro forza, visto che il più grande potere è e sarà sempre quello dei legami.
Meryu si è trovato una bella gatta da pelare, eh? Ditemi quanti di voi non avrebbero desiderato essere al suo posto in quel momento! XD Scherzi a parte, tra lui e Yoruichi non ci sarà mai amore (almeno dalla parte di lui) e non ha certo iniziato a vederla come la migliore delle Shinigami. Ha ancora dubbi su di lei, ma, considerando il tutto, ha deciso di fidarsi lo stesso. In fondo, lei era sincera e ciò che può insegnargli vale molto.. vale eccome! Il Kendama è inventato totalmente da me e rappresenta la mia versione dell'Hakuda supremo, qualcosa che si può giudicare a metà tra la Divina Scuola di Hokuto e la Sacra Scuola di Nanto dal grande manga/anime Hokuto No Ken o Ken il Guerriero. Chi di voi non lo conosce.. bè, ha avuto un grosso buco nella sua infanzia, a mio parere! XD Scherzo dai.. comunque come vi sembra? Sappiate che, se ora vi è poco chiaro, in futuro lo diventerà molto di più.
Kaisui ha scoperto anche lei un grande potere e si ritrova perciò un maestro altrettanto grande! Che ne dite? Chi meglio di quel matto di Urahara per insegnarle? Il suo potere potrebbe sembrare meno originale rispetto a quello del fratello, ma posso assicurarvi che è altrettanto pericoloso se sviluppato bene. Pensateci: una Zampakuto dal doppio potere. Come averne due in una.. non è poco per uno Shinigami e vi ricordo che aveva messo in difficoltà anche Aizen per un breve periodo. Sulla sua presunta infatuazione per Hitsugaya, mi spiace confermare alle fan che ci credevano che era solo un'infatuazione, niente di così serio come invece il legame tra Meryu e Soifon.. sul suo momento romantico con Keishin, invece, vi dico subito che le loro romance sono ancora in profondo sviluppo e potrebbero intrecciarsi come non potrebbero. Kaisui, al momento, è l'anima del gruppo, quella che sente più di chiunque il bisogno di mantenere l'unità tra i componenti. Ama molto sia Meryu che Keishin, ma bisogna ancora vedere come i suoi sentimenti si evolveranno.. non è una tipa semplice, lo sapete bene, ma è per questo che è così affascinante dopotutto!
Infine Keishin.. su di lui ne ho da dire anche troppe... Non sta affrontando un momento facile, quindi non c'è da sorprendersi che sia più emotivo del solito. Come ho già detto, piangere non è debolezza, ma un modo per sfogare le proprie emozioni e lui ne ha un disperato bisogno al momento. Dopotutto ha scoperto di essere infettato da una sorta di cancro dell'anima che lo porterà lentamente alla pazzia e alla possibile distruzione di tutto ciò che ama.. vi pare poco? La sua è la situazione più critica al momento e l'unica via d'uscita è molto pericolosa e insicura, perciò cerca inizialmente di isolarsi per non pensarci, ma poi si capisce che in realtà ha bisogn dell'esatto opposto: è necessario che abbia degli amici sinceri che lo aiutino e lo sostengano, o non ne uscirà mai... Vi posso assicurare che le minacce di Sonohoka non sono a vuoto e che lui rischia davvero di perdere se stesso. Se ciò accadrà o no, sta solo a lui. Per quanto riguarda questa Kiyoko, vi dico subito che è sì la prima volta che la nomino ed è una persona dal passato di Keishin, ormai defunta ma che ha ancora un fortissimo impatto su di lui e che avrà un ruolo molto importante in futuro.
Sono sicuro che avrete tantissime domande a cui vorrete trovare una risposta dopo questo capitolo. Come: chi è Takeo Harada? è ancora vivo? Qual è la verità nascosta di cui parla Sonohoka? Perchè sembra sicuro che Keishin cederà a lui prima o poi? E quali sono i nuovi nemici che i nostri protagonisti dovranno affrontare?
Tutte queste domande e molte altre avranno una risposta nella seconda serie che, purtroppo, pubblicherò molto più avanti quando il soggetto sarà ben delineato e avrò iniziato a scriverla. Vi assicuro che sto riflettendo sui vari eventi già da molto tempo, ma, siccome sto lavorando anche ad altre opere e ho pur sempre una vita anche fuori da EFP (vita abbastanza incasinata ultimamente!), procede a rilento. Io, però, vi prometto che avrete il seguito a questa mia storia e, se l'avete davvero apprezzata, allora sarete ancora più entusiasti per quando arriverà! Ci saranno molte più emozioni e avventure che in questa e farò del mio meglio per non deludervi! Ve lo prometto!
Adesso voglio dirvi che, per me, scrivere e pubblicare questa fanfiction è stata un'emozione incredibile, sì perchè era partita solo come un piacere tra me e i miei due amici con i quali ho ideato i personaggi, ma poi è arrivata a un livello a cui non avrei mai pensato. Mi ha permesso di emozionare e conoscere un sacco di altre persone e di leggere tantissime storie che io nemmeno immaginavo e, soprattutto, mi ha permesso di trovare non solo l'amicizia, ma perfino l'amore e, per questo, non ringrazierò mai abbastanza tutti voi per esservi interessati alla mia storia! Vorrei dunque ringraziare tutte le persone che l'hanno seguita, in particolare ringrazio:
_Fedra_, la mia amatissima, meravigliosa e instancabile moglie Claymore, sempre pronta ad aiutarmi in ogni aspetto della mia vita, virtuale e reale, e grazie alla quale io mi sento felice e realizzato come mai prima! Sei sempre la migliore, my lady! E vi suggerisco ora più che mai la sua fanfiction Occhi d'argento, regina indiscussa della sezione Claymore! Non perdetevela!!
GreenJade09, la mia adorata ninja, dolcissima e romantica come nessun altra, mia prima amica su EFP alla quale devo molto sia per le sue appassionate recensioni che per i suoi incoraggiamenti e la sua fantastica fanfiction Passioni e Tradimenti, la più romantica a mio avviso delle storie della sezione Naruto! Consigliata al 100%!!
Death Crow e Re Nero, i miei mitici e simpaticissimi fratelli Nefilim, capaci di emozionare anche con recensioni brevi ma cariche di significato come poche, geniali e attenti in ogni aspetto delle loro storie, come dimostra la loro serie A DxD Chronicles, la più bella di tutte le storie della sezione High School DxD! Leggetela assolutamente!!
92Rosaspina, la mia folle e super compagna ammazzademoni, una ragazza dalla parlantina come poche e dallo stile di scrittura inimitabile, in grado di coinvolgere perfino con un'unica frase, e la cui straordinaria fanfiction Devil May Cry - Angel's Punishment è la migliore di tutta la sezione Devil May Cry! Da non mancare per nessun motivo!!
Ma non solo: ringrazio anche la mia prima recettrice Keyra Hanako D Hono e i miei ultimi recensori Zephiel97 e Bianka babu, che hanno infine deciso di far sentire le loro voci e darmi le loro opinioni e ai quali io rivolgo per questo un grandissimo grazie! Non importa se all'inizio o alla fine, i vostri pensieri sono sempre importanti per me!
Per le preferite ringrazio 92Rosaspina, Death Crow e Re Nero, Lucensys, SognatriceAocchiAperti, Tsukai_No_Tenshi_sama, Zephiel97 e _Fedra_.
Per le ricordate Bianka babu, Death Crow e Re Nero e _Fedra_.
Per le seguite elementar_95, GreenJade09, selene 98 e _Fedra_.
Ringrazio anche tutti i miei lettori silenziosi che, anche se non si sono ancora fatti sentire, divengono sempre più numerosi e mi rendono sempre più felice! Se mai avrete voglia, fatevi sentire, sennò mi basta almeno sapere che continuerete a seguirmi! Io sarò sempre pronto ad intrattenervi e ascoltarvi!!
Infine, voglio concludere con due annunci:
Primo, per facilitare me e voi, ho creato per l'anno nuovo un canale di Facebook dove pubblicherò ogni notizia riguardo i miei futuri lavori e dove voi potrete contattarmi più facilmente e in sede separata da EFP per domande, curiosità e consigli di ogni tipo, anche di nuove storie da leggere, cosa che io apprezzo sempre! Questo è il sito: [https://www.facebook.com/Xephil/timeline]. Se volete, mettete mi piace e ci sentiamo lì come qui, a vostra preferenza!
Secondo, è vero che per un po' non sentirete parlare di Keishin, Meryu e Kaisui, ma io non vi abbandono di certo per così tanto tempo e, infatti, ho già quasi pronti alcuni nuovi lavori che inizierò a pubblicare da inizio anno prossimo! Voglio lasciare per ora da parte Bleach e tentare anche con altre opere. Per questo, se avete voglia di seguirmi ancora e di assistere ad altre avventure ed epiche battaglie, seguitemi con le mie due prossime opere: DxD - A Dragon's Fate, un what if della light novel High School DxD, e Devil May Cry - La guerra dagli occhi d'argento, un crossover tra Devil May Cry e Claymore che sto scrivendo insieme a _Fedra_ e che pubblicheremo per questo su un terzo canale che fonderemo tra poco! Le informazioni vi saranno fornite sui nostri siti o su vostra domanda (tranne gli spoiler ovviamente XD)!
E con questo vi saluto, miei cari lettori, e vi auguro un Buon Natale a voi e a tutte le vostre famiglie!!! Ci risentiamo molto presto!!
Ja naa minna!!!
   
 
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