Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: kamony    25/12/2015    9 recensioni
Chi è Levi Ackerman? Quali sono i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi segreti? Tra presente, passato e futuro un viaggio alla scoperta di un uomo carismatico, affascinate e misterioso la cui vita è piena di parti inesplorate.
Raccolta su: amicizia| amore| manie| debolezze| curiosità| e...
1 ~ l'incantesimo del tè
2 ~ buon compleanno levi
3 ~ ragazzo di strada
4 ~ la prima volta
5 ~ il quinto elemento
6 ~ scelte obbligate
7 ~ l'unicorno
8 ~ tutto ciò che resta...
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Levi Ackerman, Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



L. A. Confidential
Confidenzialmente Levi Ackerman

buon compleanno levi




ieri…

Levi era un ragazzino magro, introverso e anche un po’ spaurito. I lunghi capelli che, scomposti, gli ricadevano sul viso, lo facevano apparire ancora più piccolo ed indifeso.
La recente morte di sua madre lo aveva segnato per sempre. Era come se lo avessero amputato. Con il tempo si sarebbe abituato a quella mancanza, che comunque sarebbe rimasta tale: un vuoto.
Dentro di lui si agitava sinistra la paura dell’incertezza, il futuro al momento, gli appariva fosco e pieno d’interrogativi.
A seguito di quella tragica perdita era arrivato dal nulla, a salvarlo da morte certa, un uomo che gli aveva detto di chiamarsi Kenny e di essere un amico di sua madre. In cuor suo aveva segretamente sperato che quel tale dai modi spicci e bruschi, in realtà fosse suo padre.
Non era così.
Qualcosa però gli diceva che Kenny fosse legato a lui. Lo sentiva dentro di sé, anche non sapendosi spiegare bene come mai.
Gli sembrava così alto e così forte, un uomo risoluto, che non si perdeva dietro chiacchiere e sentimentalismi inutili, ma che sapeva il fatto suo. Tutti lo temevano e lo rispettavano.
Avrebbe capito in seguito il perché.
Kenny lo aveva preso con sé senza dargli poi tante spiegazioni e la prima cosa che aveva fatto, lo ricordava bene, era stato dargli da mangiare e farlo ripulire.
«Puzzi come una stalla moccioso» gli aveva detto arricciando il naso e sputando in terra. «Devi lavarti, sei un essere umano, non una latrina!».
Si era anche occupato di far seppellire sua madre e di questa cosa gliene sarebbe stato grato a vita, anche se aveva fatto le cose in modo sbrigativo, senza neppure un funerale degno di questo nome. Era un uomo freddo e distaccato, questo Levi lo aveva capito subito. Ricordava bene come se l’era trascinato dietro tirandolo per un braccio, obbligandolo a correre per tenere il suo passo. Da lui non avrebbe mai ricevuto coccole e affetto, questo gli fu palesemente chiaro.
Lo aveva portato casa sua e la prima cosa che gli aveva detto, era stata questa: «Non sono un benefattore, né tanto meno sono alla ricerca di un figlio adottivo da accudire, quindi vitto e alloggio te li devi guadagnare. Intesi?».
Gli sembrò giusto, in fondo chi era lui per Kenny, se non un perfetto estraneo? Sicuramente era un uomo buono e generoso, anche se sembrava nascondere questi sentimenti dietro una spessa patina di crudo cinismo, pensava fiducioso il ragazzino. Fu così che Levi, nel tempo, era diventato un perfetto ometto di casa, anche perché Kenny era inflessibile, se non puliva per bene era capace di farlo ricominciare da capo anche dieci volte di fila.
«Disciplina, ci vuole disciplina! Questo è un modo crudele, o diventerai forte, o ti schiacceranno come uno scarafaggio» gli diceva sempre, anche prima di ammollargli un ceffone, o un calcio, per rafforzare il concetto che avesse sbagliato a pulire, a parlare, o per altri motivi del momento.
Con il tempo, gli insegnò anche picchiare duro. Gli fece capire che per stendere qualcuno, non importava essere grandi e grossi, ma cattivi e determinati.
«Se parti per primo e attacchi per far male, se sai come e dove colpire, con l’aiuto dell’effetto sorpresa, puoi abbattere anche uno che è il doppio di te! Visto quanto sei mingherlino e basso, sarà di vitale importanza che tu lo impari al più presto. Siamo sicuri che non ti sia bloccata la crescita? Sei un vero nano figliolo!» gli ripeteva sovente. Questa cosa lo infastidiva un po’. Lo faceva soffrire, non è che gli piacesse essere schernito. Essere basso lo faceva sentire inferiore, inappropriato. Quando poi gli diceva queste cose e gli rimarcava il suo difetto fisico, Levi lo guardava con i suoi occhi grigio blu, appena sgranati, ancora illuminati dall’innocente stupore che è tipico dei ragazzini, anche se erano già velati da una grande malinconia, figlia di un’aspettativa che sarebbe stata inesorabilmente delusa.
«Che vuoi?» gli diceva allora Kenny e lui abbassava lo sguardo, fissandosi la punta delle scarpe e non parlava più.


*


«Oggi vedremo che hai imparato. Devi andare fuori e fare a pugni con qualcuno e devi stenderlo, sennò ti faccio dormire all’addiaccio» gli disse quella volta a sorpresa.
L’aveva poi portato nella peggio zona del ghetto dove bande di ragazzini violenti facevano il buono ed il cattivo tempo. Futuri delinquenti, che stavano studiando alla scuola della strada.
«Che devo fare?» chiese un po’ perplesso il piccolo Levi non capendo bene a che cosa andasse incontro.
Kenny si aggiustò il cappello in testa e ghignò soddisfatto «Niente, mezza sega, organizzo tutto io. Devi solo ricordati bene e mettere a frutto quello che ti ho insegnato».
Levi fiducioso annuì e lo guardò raggiungere i ragazzi. Lo vide parlottare fitto fitto con il più grande di loro, uno che avrà avuto sì e no diciotto, diciannove anni al massimo. Ad un certo punto Kenny aveva estratto un paio di banconote e gliele aveva mostrate, ma senza dargliele. Il ragazzo allora aveva afferrato per un braccio uno della sua gang, che pareva all’incirca l’età di Levi. Solo che era più robusto e più alto.
«Vieni qui, muoviti!» lo aveva chiamato Kenny e lui gli aveva dato retta, senza sapere che cosa sarebbe accaduto. Lo aveva spinto contro quel ragazzetto e quello, prima che potesse dire o fare qualcosa, lo aveva colpito con violenza al viso facendogli un male incredibile. Quel piccolo delinquente era molto più incattivito ed esperto di lui e alla fine lo aveva gonfiato di botte.
Kenny aveva lasciato che lo massacrasse, poi aveva incassato le scommesse. Il viso del piccolo Levi era tumefatto e pieno di sangue, ma dagli occhi gonfi e lividi aveva chiaramente visto quell’uomo senza cuore, riscuotere le scommesse da un capannello di gente, che si era formato, mentre lui le prendeva di santa ragione.
Aveva scommesso contro di lui e aveva vinto.
Questa cosa gli fece più male dei cazzotti e lo ferì a morte. Dentro di lui germogliò il seme della rabbia. Una rabbia sorda e silente, che si sarebbe nutrita, cresciuta e negli anni e trasformata in forza.
Qualcosa gli scattò dentro. Si era sentito tradito, anche se Kenny in seguito gli avrebbe fatto di peggio. Quando gli si era avvicinato per aiutarlo ad alzarsi, lui fieramente s’era scostato e s’era drizzato da solo, guardandolo in quel modo tagliente, che negli anni sarebbe diventato il suo tratto distintivo.
Kenny aveva riso compiaciuto e aveva detto «Il cucciolo ha appena imparato a mordere eh?».
Era bravo a farsi odiare, ma anche a farsi ben volere. Usava sapientemente bastone e carota e plasmava Levi a sua immagine e somiglianza: violento, freddo, cinico, efferato.
Del resto agli altri si può dare solo ciò che si è, e questo faceva Kenny con lui, lo stava semplicemente preparando alla vita che lo aspettava, di meglio non poteva e non voleva fare. Aveva le sue ragioni anche se potevano sembrare spietate, ma questo Levi lo avrebbe saputo solo molto anni dopo.
Quella fu la prima e ultima volta che le prese senza neanche reagire, s’impuntò e da allora non permise più a nessuno di mettergli le mani addosso, non per primo almeno.


*


Il venticinque di dicembre era il suo compleanno. Levi lo sapeva bene. Quando era ancora viva sua madre lei, e tutte le zie del bordello, facevano festa grande insieme. C’era sempre una bella torta e tanti regali per lui, che festeggiava sia il Natale¹, una festa antichissima, di un’altra religione, che però era rimasta in auge, nonostante il culto delle mura fosse predominante, sia la sua nascita, che Kuchel aveva voluto contro tutti e tutto. Quel primo anno senza di lei gli pareva tutto vuoto e triste.
Naturalmente Kenny non gli preparò nessuna festa, neppure gli fece gli auguri ma questo non lo sorprese, non sapeva quando fosse nato e lui non aveva voglia di dirglielo. Era però ugualmente triste.
«Che c’è ora?» gli aveva chiesto irritato l’uomo a fine giornata, notando il suo malumore. Aveva i suoi grattacapi e il moccioso incupito, non gli ci voleva proprio.
Levi fece spallucce cominciando a mangiare adirato la minestra.
«Andiamo mezza sega che hai?» lo aveva incalzato.
Allora il ragazzino aveva alzato la testa dal piatto.
«Niente… oggi era il mio compleanno» aveva spiegato prima di tornare a mangiare.
«Non lo sapevo. In realtà ho saputo che Kuchel avesse un figlio solo quando ti ho visto» gli aveva risposto distrattamente Kenny e poi s’era messo a mangiare anche lui.



oggi…

Chissà perché gli era tornato in mente proprio il suo primo compleanno passato con Kenny. Quel gran bastardo pensò, osservando svogliatamente il cielo dalla finestra della sua camera. Ricordava quei fatti come se fossero accaduti il giorno prima e invece erano passati quasi trent’anni.
Rammentò che il giorno dopo, a sorpresa, lo aveva portato dal barbiere. Lo aveva fatto rasare ai lati e sulla nuca, mentre il resto dei capelli era rimasto più lungo, così era nata la sua tipica pettinatura, che poi non aveva più cambiato.
Kenny gli diceva sempre che doveva distinguersi e avere un certo portamento, una certa presenza, gli aveva fatto capire che la personalità era più importante dell’altezza, anche se lo sfotteva e lo chiamava nano o mezza sega, lo faceva per fortificarlo. Ora lo capiva, anche se i sentimenti, che suo malgrado provava ancora per quell’uomo, erano tutt’alto che concilianti.
Ricordò come poi, sulla via del ritorno a casa gli comprò un bastoncino di zucchero. Rievocò nella memoria le immagini vivide di come si era sentito felice e in qualche modo considerato, un vero evento straordinario. Anelava così tanto l’apprezzamento e l’attenzione di Kenny all’epoca. Era il suo unico punto di riferimento, la sua unica certezza.
Una volta a casa gli aveva dato un fagottino legato con uno spago. Levi ricordava con limpida lucidità la sensazione di gioia mista ad un genuino stupore. Il cuore che batteva forte: Kenny aveva preso un regalo per lui!
Lo aveva scartato con impazienza mista ad una grande aspettativa e curiosità, quella tipica di un ragazzino che riceve un dono inaspettato.
Era un coltello a serramanico.
Quello fu l’inizio della fine della sua innocenza.
- Buon compleanno Levi - gli aveva detto accompagnando l’augurio con una risata fredda e uno scintillio perfido nello sguardo.
Il suo training da assassino era appena cominciato.
Quell’espressione non se l’era mai più dimenticata.
Fece una smorfia e decise di smettere di ricordare il passato. Si alzò dalla sedia per uscire dalla sua camera. Era rimasto al quartier generale del Corpo di Ricerca, anche se era Natale e quasi tutti erano in licenza dalle famiglie. Non era un nostalgico, né uno che indugiava nelle cose passate, ma aveva dei trascorsi e ogni tanto, anche suo malgrado, alla mente gli si affacciavano i ricordi. Meglio seppellirli. I sentimentalismi lo mettevano di pessimo umore.
Erano rimasti in pochi, ovvero tutti quelli che una famiglia non ce l’avevano più.
Levi non festeggiava più da anni il suo compleanno, né gli importava un fico secco di farlo. Soprattutto da quando era nell’esercito, dato che non aveva neanche il tempo materiale per questo genere di cose, che considerava decisamente superflue.
Istintivamente fece spallucce proprio come quel bambino che era stato, come per scrollarsi di dosso quei ricordi lontani.
Era ora di cena ma non aveva neppure fame. Sarebbe sceso per farsi un tè. Di sicuro Erwin ed Hanji erano già a tavola. Pensò che magari avessero già mangiato, così non avrebbe dovuto neppure condividere la loro compagnia, al momento non era molto in vena di socializzare. Erano giornate strane, un po’ alienanti. Servivano per stare con se stessi, per fare magari quello che non potevano mai fare, visto la vita estrema e pericolosa che conducevano.
Con indolenza e una buona dose di noia arrivò fino alla cambusa.
Aprì la porta.
Lo accolse un buio pesto.
Non fece in tempo a realizzare, che non si sa bene da dove, e come, uscirono tutti fuori facendo luce con le lanterne che avevano in mano.
«SORPRESAAAAA!» urlarono in coro facendogli, suo malgrado, sgranare gli occhi.
Avrebbe voluto dire qualcosa di sgradevole per seccare subito quell’entusiasmo e per non mostrare il suo genuino stupore, ma rimase muto.
C’erano proprio tutti, gliel’avevano proprio fatta sotto il naso.
Su una delle tavole faceva bella mostra di sé anche una torta.
- Ma che teste di cazzo! - pensò, in quel suo tipico modo scontroso ed irriverente, ma sotto sotto assolutamente affettuoso. Solo che proprio non gli veniva nulla da dire, anche perché i ragazzi, tutti insieme, gli avevano regalato una sella di cuoio bellissima, lasciandolo letteralmente di stucco.
Era a disagio e sorpreso, una sensazione contraddittoria, strana ma anche piacevole. Regalò loro uno sguardo indecifrabile, articolando un Grazie masticato tra i denti. I ragazzi capirono molto bene che era contento e ne furono felici. Gli erano tutti affezionati anche se a molti di loro incuteva soggezione. Levi non era uno che ti permetteva di avvicinarti a lui.
Erwin, che doveva essere stato insieme ad Hanji e Mike, uno dei capo banda della faccenda, gli regalò un libro. Mike una confezione di tè nero molto ricercata ed Hanji gli si presentò con una scopa di saggina tutta infiocchettata.
«Per l’igiene della tua camera, una scopa personale e personalizzata!» gli disse giuliva, mostrandogli che sul manico c’era intagliato il suo nome.
Aveva quasi sorriso. Quattr’occhi era proprio una scema!
All’improvviso, di botto, s’era rilassato. Si era seduto e si era messo a sorseggiare il suo tè, osservando i ragazzi che si spartivano la sua torta. Tra gridolini e risate passavano le fette ad Hanji che le faceva girare, assicurandosi che tutti ne avessero una. Mike prese la sua e ne annusò il profumo prima di mangiarla. Erwin accennò un sorriso e Levi pensò che quell’accozzaglia rumorosa di ragazzini, pronti a morire per la causa, insieme ai suoi fidi amici, compagni di tante battaglie, erano una cosa che assomigliava quasi ad una parvenza di famiglia.
Hanji gli si avvicinò distogliendolo dai suoi pensieri. Gli porse la sua fetta, sorridendogli, arricciando appena il naso e strizzando gli occhi. Lui prese il piatto e incredibilmente a sua volta accennò una parvenza di sorriso. Poi alzò lo sguardo e l’immagine che vide, come un colpo di spugna, cancellò ogni ricordo spiacevole che quel giorno aveva evocato.
«Buon Compleanno Levi!» si sentì dire in coro da tutti i presenti.
Quella fu la prima volta, da quando se n’era andata sua madre, che fu quasi lieto di festeggiare il suo compleanno.



Note: n.1 Il Natale è una mia licenza ovviamente, non credo proprio che esista nell’universo creato da Isayama, ma siccome mi piaceva l’idea ce l’ho infilato. Dopo tutto quel modo è un alternative universe ma pare pur sempre ambientato in un medio evo alternativo, di sapore piuttosto europeo, quindi tutto sommato così come l’ho presentato, secondo me, ci può anche stare.
PS. Mezza sega significa nano in senso dispregiativo, viene usato nel gergo toscano, ma credo sia di uso in tutta Italia, in caso ho specificato! :)


**Buon Compleanno anche da me heichou! Non esisti, sei un disegno, un’idea, una proiezione mentale, ma ci fai compagnia e ci fai sognare un po’. Come tutti i sogni, un giorno, svanirai inevitabilmente nel nulla, ma il tuo ricordo, ne sono certa, evocherà in me e in chi ti ha amato, sempre cose piacevoli!




L’angolo della scrivente…
BUON NATALE A TUTTI!!! ♥♥♥
E niente non potevo far passere il compleanno di Levi senza scrivere nulla, ma non volevo una cosa troppo “natalizia” o smielata, così è uscita fuori questa cosa qua. che spero vi sia piaciuta.
Ovviamente ciò che avete letto su il training di Levi da parte di Kenny e sul suo compleanno sono esclusivamente frutto della mia fervida fantasia. Comunque la “faccenda Kenny” non si limiterà a questa shot ;)
Grazie a chiunque leggerà e mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate, quindi un ringraziamento particolare va a chi di voi lo farà.
Alla prossima Shot!



Disclaimer
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Levi e tutti i personaggi di SNK (purtroppo) non mi appartengono, ma sono proprietà di Hajime Isayama.
Invece la trame di questa raccolta, così come i personaggi originali e qualsiasi altra cosa inventata sono proprietà dell'autrice cioè me :)


  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: kamony