Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: kamony    20/11/2015    8 recensioni
Chi è Levi Ackerman? Quali sono i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi segreti? Tra presente, passato e futuro un viaggio alla scoperta di un uomo carismatico, affascinate e misterioso la cui vita è piena di parti inesplorate.
Raccolta su: amicizia| amore| manie| debolezze| curiosità| e...
1 ~ l'incantesimo del tè
2 ~ buon compleanno levi
3 ~ ragazzo di strada
4 ~ la prima volta
5 ~ il quinto elemento
6 ~ scelte obbligate
7 ~ l'unicorno
8 ~ tutto ciò che resta...
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Levi Ackerman, Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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*Questa è una raccolta di oneshot dedicata a Levi e a tutto ciò che non sappiamo di lui ma che vorremmo tanto sapere. Voglio provare a scavare nella sua vita presente passata e futura per scoprire, attraverso i mei occhi e l’idea che mi sono fatta di lui, CHI è questo personaggio enigmatico, di cui sappiamo così poco, ma su cui si può immaginare davvero molto, dalle sue manie fobie, ai suoi sentimenti, alle sue esperienze in amore e amicizia. Saranno alternati momenti buffi e divertenti, a più malinconici e riflessivi, forse anche tristi, lascerò l’ispirazione libera, a briglia sciolta!
Un esperimento che spero sia stimolante per me da scrivere e piacevole per voi da leggere. Insomma spero di non annoiare ma di incuriosire almeno qualcuno di voi ^_^

Ci vediamo in fondo con le note eccetera.

Buona (spero) lettura!


L. A. Confidential

Confidenzialmente Levi Ackerman

l’incantesimo del tè



Anche quella giornata era giunta a termine.
Erano quasi tutti rientrati sani e salvi, le perdite erano state minime e questo era già un buon motivo per godersi un fine serata tranquillo.
Il cicaleggio incessante del refettorio si era spento da quasi un’ora. Aveva già controllato la stalla e ora poteva finalmente godersi un momento solo suo.
Tutti si chiedevano perché Levi amasse quella bevanda tanto da sorbirne diverse tazze durante il giorno, ma ovviamente nessuno glielo aveva mai chiesto, né tanto meno lui si era mai prodigato in spiegazioni confidenziali e ciarliere. Non era il tipo ma nonostante ciò, era ormai di dominio pubblico che Levi e il tè fossero un binomio imprescindibile.
Ne aveva di diversi tipi, che beveva a seconda dell’ora e dell’umore.
Ma c’era un momento della giornata in cui il tè, da abitudine diventava un vero e proprio rito
.

Il suo personale momento del tè.

Tutte le sere, una volta che aveva controllato il turno di guardia, dopo essersi assicurato che i cadetti fossero in camerata e tutto fosse tranquillo, Levi scendeva da solo nelle buie e silenziose cucine. Entrava con una certa indolenza, tipica del suo modo di fare calmo e freddo. Accendeva le lampade a olio e poi estraeva la chiave di tasca, per aprire lo stipetto a lui riservato nella credenza, quindi, dalla sua personale riserva, tirava fuori il contenitore di ceramica con le foglie di tè rosso, quello che beveva rigorosamente la sera, perché privo di caffeina e noto per le sue proprietà digestive e rilassanti. Se lo sorbiva dopo cena, per come rimedio contro l’insonnia e il nervosismo, era un ottimo distendente, oltre che essere anche un antiossidante naturale. Non che a lui interessasse niente di tutto ciò, semplicemente lo preferiva agli altri sia per il gusto particolare simile a quello delle mandorle, ma soprattutto perché non peggiorava i suoi cronici problemi di sonno.

Restava così immerso nel più totale silenzio, che era interrotto solo dai rumori che egli stesso faceva, procedendo alla preparazione del suo infuso preferito. Come ad esempio il cigolio dello sportello che apriva per tirare fuori la sua preziosa teiera in terracotta, di cui era gelosissimo. Era quasi un pezzo d’antiquariato e lui la riteneva perfetta, perché la sua porosità, faceva in modo che si arricchisse e s’impregnasse dei profumi delle infusioni precedenti, che venivano trasmessi al nuovo tè, esaltandone in maniera eccellente il gusto regalandogli un aroma, ogni volta sempre più intenso.
I suoi gesti erano rituali e ripetitivi. Metteva a bollire l’acqua in un pentolino e poi preparava la tazza e il colino, mettendoli ordinatamente sul tavolo ma solo dopo averlo pulito. Aspettava in piedi, vigile, che l’acqua bollisse, non pensava a niente, se non a fare ciò che doveva, in modo preciso e puntuale. Era l’attesa di potersi gustare quel piccolo piacere serale che lo rilassava. Quando poi l’acqua era pronta, procedeva all’infusione.

Sette minuti esatti.

Dopo di che finalmente si sedeva, accavallava le gambe e cominciava ad assaporare la bevanda ancora bollente, a piccoli sorsi.
Teneva la tazza al contrario, tappandone la superficie quasi totalmente, non per vezzo ed igiene ma anche per non fare uscire il vapore, mantenendo così ancora più intatto l’aroma. Quel modo di bere così particolare era ormai diventato un suo tratto distintivo.
Avvicinava la tazza alla bocca, poggiava le labbra sul bordo e lasciava che quel liquido caldo e gustoso gli invadesse il palato, gli scaldasse la gola. Quel sapore ormai così familiare in realtà gli riportava alla mente anche dolci ricordi e forse riusciva a scaldargli un po’ anche il cuore.

L’amore per quella bevanda gli era nato molti anni prima, quando era ancora un bambino. Era stata sua madre a iniziarlo al rito del tè. Tra i suoi clienti abituali c’era anche il padrone di un emporio. Si era invaghito di lei e così oltre a pagarla, la omaggiava di varie miscele di quell’infuso dalle origini esotiche, che lui amava molto, che però era abbastanza inusuale tra il popolo del ghetto e le prostitute, che certo non erano avvezze a certi lussi.
Così, grazie alla generosità di quell’uomo, quando Kuchel aveva finito il turno con i suoi clienti e si dedicava solo a suo figlio, la prima cosa che facevano insieme, era proprio bersi un bel tè caldo. Sanciva l’inizio del loro tempo insieme.
Sua madre, mentre lo preparava, per intrattenerlo gli raccontava delle storie, soprattutto su suo padre.
Gli diceva che era un uomo importante e coraggioso, che era impegnato fuori delle mura a fare un lavoro molto particolare, ma che si premurava sempre di mandare loro del tè, bevanda preziosa e signorile. Gli diceva che quello era il suo modo di fargli sapere quanto fossero importanti per lui, quanto egli tenesse loro e anche perché non si dimenticassero mai di lui.
Il piccolo Levi, prima di sbattere drammaticamente contro la dura realtà, aveva sempre creduto alle parole di sua madre.
Era così che in quel bordello squallido, Kuchel, ogni dì, gli garantiva un piccolo spicchio di normalità, con il rituale del tè cui seguiva l’ora delle lezioni di Madame Roxanne, la prostituta più vecchia, che gli aveva insegnato a leggere e scrivere.
Le cose poi erano cambiate in modo repentino e tragico. La sua vita si era trasformata in modo drastico e violento, ma il tè era rimasto una costante. Un filo sottile che lo legava indissolubilmente al ricordo di sua madre e a un periodo spensierato, in cui ancora bambino, era capace di avere delle ingenue illusioni.
Non aveva mai saputo, né scoperto, se l’uomo che forniva il tè a Kuchel fosse davvero suo padre, o se lei gli avesse raccontato semplicemente una favola per non farlo sentire abbandonato, o figlio di nessuno.
Fatto sta che a dispetto di ogni cosa, aveva mantenuto quell’abitudine, perché in realtà lo teneva in contatto con la parte migliore di sé. Quella che era stata sopraffatta dal corso degli eventi e da un destino piuttosto cinico e ingeneroso, che lui non voleva alimentare, ma che di fatto non poteva neppure soffocare. In Levi conviveva questo strano e incoerente dualismo, che nonostante tutto, aveva creato in lui uno strano equilibrio che gli permetteva di essere: efferato e compassionevole, cinico e comprensivo, assassino e salvatore, insofferente e paziente.
Indubbiamente era un uomo controverso dalle abitudini bizzarre e tutto ciò non faceva altro che alimentare il suo fascino e le leggende sul suo essere il soldato più forte dell’umanità.

Si gustò la bevanda fino all’ultimo sorso, respirando piano e inalando il fumo profumato del tè dalle narici.
Aveva rilassato la postura delle spalle, allungandosi sulla sedia per stare più comodo, scavallando le gambe e divaricandole appena, poggiando il gomito sinistro sul bordo dello schienale della sedia, coccolato da un soffice silenzio, immerso in una tregua temporanea.
Per lui era quello il momento più bello della giornata, in cui per qualche minuto si estraniava da tutto e da tutti e si concedeva una stilla di normale banalità. Una piccola e semplice routine quotidiana che lo aiutava a rallentare il ritmo di una vita fatta di follia e morte, in cui l’adrenalina lo teneva in ostaggio.
In quel momento prezioso e intimo si fermava tutto, non esistevano più neppure i giganti, c’erano solo lui e la sua preziosa tazza di tè.
Mentre si gustava senza fretta alcuna quel liquido caldo, ritrovava quasi il senso della vita, perché in quell’attimo fugace il tempo si congelava e tutto diventava armoniosamente statico, quasi come una proiezione onirica di quello che forse, avrebbe potuto essere un futuro di pace. Era il suo momento catartico di armonia interiore, in cui si concedeva il lusso di essere semplicemente Levi e si riconciliava anche con se stesso.
Finito di bere, l’incantesimo si spezzava, lui si alzava, lavava tazzina, la teiera e il colino, poi rientrava in camera, illudendosi che quella notte avrebbe dormito più sereno del solito.

In realtà in quel rituale c’era custodita la sua voglia di normalità perché in fondo la felicità si nasconde nelle cose più piccole, quelle a cui spesso non diamo importanza, come gustarsi in silenzio una tazza di tè.

Note: Il tè rosso non è propriamente un tè anche se c’è chi lo considera comunque tale. Le caratteristiche da me scritte sono reali.
Info reperite su:
www.greenme.it
www.teatime.it


L’angolo della scrivente
bene, eccomi qua, colta da ispirazione fulminante a provare a scrivere su questo personaggio che mi ha davvero rapita e portata non so neppure io dove… (forse più fuori di testa di come sono “normalmente” :P )
Fatto sta che mi piace molto l’idea di immaginarmi un Levi come Isayama non ci ha mai fatto vedere e temo, mai ci mostrerà!
Così questa è la mia versione dei fatti che spero incontri anche il vostro gradimento.
Ovviamente ciò che avete letto sul perché Levi beva tè, su suo padre, e l’accenno a come ha imparato a leggere e scrivere sono esclusivamente frutto della mia (malata) fantasia.
La raccolta spazia tra manga anime e OAV ma anche su periodi non trattati dall'autore come ad esempio l'infanzia di Levi, arricchita ovviamente da mie personali invenzioni sul tema. Non ha un fine prefissato né un aggiornamento scadenziato e andrà solo in base all’ispirazione ma sappiate ho già diverse idee in testa su come raccontarvi chi è e come si rapporta Levi alle “cose della vita”, come amore amicizia, onore, rabbia, morte, sesso, eccetera eccetera.
Grazie a chiunque leggerà questa mia nuova pippa mentale! Come sempre mi farebbe molto piacere sapere che pensate di ciò che leggerete, sono ben accette anche le critiche. Ovviamente se ne avrete voglia e tempo, quindi un ringraziamento particolarmente affettuoso va a chi di voi lo farà






Disclaimer

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Levi e tutti i personaggi di SNK (purtroppo) non mi appartengono, ma sono proprietà di Hajime Isayama.
Invece la trame di questa raccolta, così come i personaggi originali e qualsiasi altra cosa inventata sono proprietà dell'autrice cioè me :)


  
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