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Autore: Supreme Yameta    26/12/2015    2 recensioni
Il mondo è in subbuglio dopo avere appreso della distruzione del villaggio della Foglia e di quello della Pioggia. Akatsuki è diventata una seria minaccia per tutti ed è giunto il momento che i leader delle cinque grandi potenze militari ninja si riuniscano per decidere le nuove mosse.
Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Madara Uchiha saranno i principali attori degli stravolgimenti che passeranno alla storia. Il mondo ninja sarà pronto per loro?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
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Devo proprio ammettere che il precedente capitolo è piaciuto a molti e di questo sono veramente contento, ciò mi stimola a continuare nel mio lavoro, nonostante la serie originale sia finita già da un anno e scriva tutto a rilento. In un modo o nell’altro, mi piace immergermi in questo mondo, forse perché Naruto mi manca veramente molto come manga. Aspettare l’uscita settimanale era brutto, ma piacevole e indispensabile; ora, con One Piece che esce una settimana sì e una no e Bleach, la cui trama risulta essere la più noiosa, ho bisogno di ritagliare uno spazio per la mia mente contorta. Oh, un consiglio per quei “pochi” che ancora non lo seguono, ma leggete One Punch Man. Detto questo breve interloquio, vi auguro una buona lettura.


Sakura era spossata a causa dell’eccessivo spreco di chakra, tutto per colpa della sua folle decisione di ingaggiare un combattimento contro Naruto. Non avrebbe mai immaginato che quest’ultimo fosse così forte, dopotutto era riuscito a bloccare due dei suoi pugni distruttori; non ci si poteva aspettare altro da colui che aveva battuto il temibile Pain. Nonostante questo, Sakura era confidente nelle sue capacità e sulla effettiva validità delle sue ragioni.

Sakura poteva ancora continuare a combattere, era solo necessario dosare le sue forze, così da sfruttarlo al meglio. Lei era sempre stata brava nel controllo del chakra, fin dai tempi dell’accademia e l’essere diventata un ninja medico, addirittura sotto la tutela del Quinto Hokage, non aveva fatto altro che avvalorare la tesi dei suoi insegnanti: se avesse continuato per quella strada, un giorno sarebbe diventata una persona molto importante all’interno del villaggio della Foglia; avrebbe persino superato il Quinto Hokage.

Sakura non dimenticava mai i tempi quando era una timorosa bambina timida dal pianto facile, ricordava quando la figura della sua determinata amica Ino fosse importante per la sua autostima; poi era giunto Sasuke. I suoi ricordi erano limpidi come l’acqua, quando si soffermava a pensare alla prima volta che lo aveva visto:  bello, misterioso, con uno sguardo penetrante e bravissimo in ogni cosa che facesse; a quei tempi era una moda, ma Sakura se ne innamorò all’istante, proprio come tutte le sue compagne di classe, Ino inclusa. Questo aveva provocato l’allontanamento delle due amiche, ora in competizione per il cuore del tenebroso amato.

Quando Sakura entrò nella squadra 7, assieme a Sasuke e Naruto, si riteneva la persona più fortunata del mondo, perché era riuscita dove altre avevano fallito, ovvero passare del tempo con Sasuke. Da lì a breve, Sakura aveva compreso che la sua non era una spicciola cotta, ma era qualcosa di serio e più il tempo passava, più si rendeva conto che lei voleva stare con Sasuke e con nessun altro.

Poi c’era Naruto, il compagno fidato, uno che all’inizio odiava pure la sola presenza, perché dalla brutta fama e scontroso con tutti. Con il tempo, Sakura si era resa conto che Naruto in realtà era una persona molto affidabile, un vero amico, un fratello.

Sakura non poteva chiedere di meglio.

Sasuke e Naruto erano sempre lì per lei, la aiutavano e la sostenevano nelle avversità e poi, c’era il maestro Kakashi che li guidava nel difficile cammino della crescita e li consigliava al meglio che poteva.
Tutto era perfetto fino a quel giorno maledetto, quando entrambe le sue colonne se ne andarono via dal villaggio, lasciandola sola, assieme a tutte le sue debolezze che prima d’ora non aveva mai affrontato. La notte in cui Sasuke le dette quell’addio l’aveva tormentata per molto tempo, non poteva negare, infatti, che tutt’ora tali avvenimenti la lasciavano sveglia la notte per il dolore da lei provato a quel tempo. Sakura era stata solo capace di frignare al capezzale dei suoi amici, nient’altro, affidandosi a Naruto per riportare indietro il suo amato, ignorando allo stesso tempo che anche lui aveva intenzione di lasciarla da sola.

Accadde proprio quanto da lei temuto: era rimasta da sola.

Adesso comprendeva perfettamente quello che Naruto e Sasuke avevano passato, nonostante lei avesse ancora un papà e una mamma accanto e tanti amici attorno; sebbene tali compagnie, Sakura non riusciva a essere felice, non poteva riuscirci, perché loro le mancavano troppo: erano troppo importanti. Armata dal desiderio di volere riportare indietro i suoi amici, Sakura si era decisa che affrontare le sue debolezze era il primo passo da fare per diventare forte come loro due, così divenne allieva del Quinto Hokage e si impegnò a fondo per amplificare al massimo le sue capacità sotto la guida della sua paziente insegnante.

L’attentato ai danni del Kazekage, lo scontro con Sasori, la battaglia per il possesso della Tricoda, il confronto con Sasuke, quello con Naruto, la distruzione della Foglia e infine questo ultimo dolore: Sasuke che diveniva nemico pubblico del mondo ninja.

Era troppo per Sakura.

Dopo avere affrontato tutte quelle avversità, Sakura si era convinta che la sua determinazione non era abbastanza per riuscire a riportare Sasuke sulla retta via, quindi era giunta alla conclusione che avrebbe dovuto fare di più, qualcosa che avrebbe anche messo a rischio la sua vita, ma che avrebbe mantenuto integro il suo animo e l’amore che provava nei confronti di Sasuke Uchiha.

Sakura avrebbe fatto proprio come loro, lasciando dietro tutti coloro che avevano sempre circondato la sua vita fino a quel momento e avrebbe compiuto l’impossibile: la più alta forma di amore.

Sasuke doveva morire, così non avrebbe mai fatto più del male a nessun altro, arrestando per sempre la sua insaziabile sete di vendetta. Sarebbe stata lei a ucciderlo, sarebbero morti assieme e sarebbero rimasti insieme per sempre. Questo era il più grande desiderio di Sakura e non c’era nessun’altra soluzione possibile.

La morte, l’unica possibilità per vivere veramente il loro amore.

Sakura tentò di colpire Naruto con uno dei suoi micidiali pugni non riuscendovi. Naruto schivò il colpo senza nessuna difficoltà, passando poi al contrattacco con uno sgambetto ai danni di Sakura, la quale però riuscì ad evitare la caduta, poggiando le mani al suolo per lanciarsi verso l’avversario, pronta a sferrare un calcio carico di chakra.

Naruto si fece scudo con le braccia, riuscendo nuovamente ad assorbire il poderoso colpo ricevuto, sebbene risentisse in una minima parte dei suoi effetti devastanti.

Sakura non si perse d’animo, ricorrendo a tutte le energie e conoscenze nel tentativo di soggiogare un avversario molto più potente di lei. In quella occasione, Sakura utilizzò la tecnica della sostituzione per cogliere di sorpresa l’avversario, piombando dall’alto con una raffica di colpi concatenati impregnati dalla sua forza distruttiva.

I restanti presenti erano rimasti senza parole di fronte alla determinazione di Sakura nel soggiogare il suo avversario, al fine di proseguire verso la posizione in cui si trovava Sasuke.

«Non dovremmo fare qualcosa?» chiese Chouji incerto.

Gli uomini del gruppo erano addirittura intimoriti dalla foga della ragazza.

«Accomodati, amico. - sbottò Kiba. Io non mi ci avvicino.»

Shikamaru si fece largo fra il gruppo, guardando oltre uno dei grossi massi che erano atterrati in precedenza vicino alla loro posizione. Era certo che i colpi di Sakura erano andati completamente a vuoto da un bel poco.

«Dateci un taglio. In questo momento Sakura non ragiona e questo potrebbe compromettere tutta l’operazione. Dobbiamo fermare anche lei, per il suo bene.» dichiarò Shikamaru.

Il genio della Foglia spostò il proprio sguardo verso Hinata, la quale osservava il combattimento con evidente apprensione per entrambi i contendenti.

«Ascolta, Hinata. Non c’è proprio nulla che tu possa fare per fermare Sakura? Vorrei evitare il ricorrere alla forza contro un compagno.» domandò Shikamaru.

Hinata scosse il capo. Lei conosceva molto bene Sakura e sapeva benissimo che quella volta non avrebbe voluto sentire ragioni e sarebbe andata fino in fondo. Sakura stava lottando per il suo amore e, benché Hinata ignorasse le sue reali intenzioni, sapeva che era suo dovere aiutarla a raggiungere il suo scopo.

Anche Ino si era resa conto di tale ragionamento e di fatti fu lei a rispondere alla domanda del compagno di squadra al posto di Hinata.

«Non lo farà, Shikamaru. Io la conosco bene.»

Shikamaru allora tirò un lungo sospiro, dopodiché lanciò uno sguardo ai tre ninja della Pioggia che stavano affrontando Shino e Ten Ten; ne avrebbero avuto per un po’, quindi erano inutilizzabili. Dopodiché, guardò Sai che era addirittura riuscito a bloccare Kiba e Akamaru con dei serpenti d’inchiostro; anche loro non sarebbero serviti a nulla per il suo piano.

Di una sola cosa era giunto a triste conclusione: la superiorità numerica non voleva dire nulla contro l’avversario.

Shikamaru si destò dal flusso dei suoi pensieri. La voce squillante di Ino aveva chiamato la furiosa combattente, avvertendola che alcuni cloni d’ombra di Naruto l’avevano lentamente accerchiata, approfittando del trambusto che lei stessa aveva creato.

«Basta, Sakura. Sai bene che non mi puoi battere.» dichiarò Naruto.

«Va’ al diavolo, Naruto! Queste sono cose che non ti riguardano, togliti di mezzo!» replicò Sakura furente.

A quel punto Naruto si infuriò, perché non riusciva proprio a capire il motivo di tutta quella agitazione.

«Col cazzo che non mi riguarda! Stai andando verso una morte certa e pensi che io ti permetta di andare?! Sei pazza!»

Naruto strinse i propri pugni con tutte le sue forze. Sakura stava per replicare, ma lui non glielo permise.

«Dimmi perché dovresti andare da lui?! Perché non lasci che ci pensi io?!»

«Perché io non mi fido più di te!» ribatté Sakura.

Una dichiarazione spiazzante.

Naruto non aveva per nulla dimenticato quello che aveva fatto loro ai suoi amici, ma sperava almeno che questi potessero vedere oltre a queste questioni da ragionare in privato, quando si dovevano risolvere problemi ben più gravi.

Naruto sapeva benissimo quali fossero i sentimenti di Sakura nei confronti di Sasuke, ma allo stesso tempo non riusciva a capire il motivo di tanta furia nel volere affermare la propria decisione a volerlo incontrare.

Sakura si lasciò andare a tutta la sua rabbia, urlando contro Naruto tutto quello che si annidava nel suo cuore.

«Quando Sasuke se n’era andato da Orochimaru, io ho confidato in te, sapevo che lo avresti portato indietro...»

La voce di Sakura tremava, era sull’orlo delle lacrime. Il suo dolore era quasi alla medesima intensità di quello provato da Hinata.

«Tu dicevi sempre che la via più facile non era mai la via giusta per ottenere le cose, però te ne sei andato e poi hai inscenato la tua morte! Che cosa significa questo, Naruto?! Che hai fallito e nemmeno te ne accorgi! Quello che appari oggi non sei tu, quindi smettila di prendere in giro tutti noi, perché non siamo degli stupidi!»

Naruto non comprese il significato di quelle parole: che cosa significava che non era se stesso?

«Io non capisco...» commentò Naruto confuso.

Sakura ingoiò un sussulto, dopodiché si asciugò le lacrime che ormai colavano sul suo viso come un fiume in piena.

«Io non voglio più stare dietro di voi, non voglio stare in disparte a guardare come quella volta! Non vi voglio più vedere combattere l’un l’altro in quel modo, come dei nemici!»

La battaglia in ospedale di tanto tempo fa. Vani erano stati i tentativi di Sakura di sedare la sete di sangue di quei due; niente, non la calcolarono per nulla. Sakura non avrebbe mai dimenticato la disperazione di allora e mai avrebbe più rivivere quella situazione.

«Io… - continuò Sakura. Rivoglio la squadra 7 indietro con tu che non fingi di sentirti in colpa e Sasuke che ha finalmente smesso di cercare vendetta! Perché non capisci?!»

Naruto era rimasto allibito; quindi era così evidente che si sentiva in colpa per tutto quello che era successo che anche senza volerlo, riusciva a provocare sofferenza nelle persone da lui amate.

«Sakura...»

Lo sguardo di Naruto si spostò automaticamente verso il resto della combriccola, quelli che più lo inquietavano erano quelli di Hinata e di Shikamaru: assoluzione e accusa. All’improvviso, i sensi di colpa assalirono con prepotenza Naruto, riuscendo addirittura a distrarlo.

Shikamaru si rese conto che quello era il momento esatto per agire, prima che la situazione volgesse a conseguenze con problematiche future irriparabili.

«Tecnica della Ramificazione dell’Ombra!» recitò Shikamaru.

L’ombra del genio della Foglia si separò in diversi artigli, il cui scopo era di bloccare i movimenti di Sakura, così da potere eliminare uno dei problemi imprevisti che si erano palesati in tutto quel marasma.

Sakura però non si sarebbe lasciava fermare da nessuno. Ancora una volta, ella ribadì a sé stessa che non si sarebbe fermata in nessun caso, senza guardare in faccia a nessuno.

Inoltre, Sakura godeva del supporto di Hinata, la quale non esitò un solo istante a fare da scudo all’amica, facendosi immobilizzare al posto suo dalla tecnica di Shikamaru.

«Ma che diavolo fa?! E’ impazzita?!!» sbottò Shikamaru spazientito; ci mancava anche questa.

«Hinata!» tuonò Sakura preoccupata.

Anche Naruto si allarmò e non riuscì a fare a meno di soccorrere la sua amica in pericolo.

«Hinata!»

Prima che Naruto giungesse al suo capezzale, Hinata ebbe giusto il tempo per urlare a Sakura di proseguire, prima che Shikamaru modellasse la sua ombra una seconda volta, con l’obiettivo di catturare sia Sakura che Naruto, i quali erano molto vicini a Hinata.

«Vai, Sakura!» tuonò Hinata.

Sakura non se lo fece ripete una seconda volta e corse con tutte le sue forze in direzione del luogo in cui si trovava Sasuke; sarebbe stata grata per sempre all’amica per quell’aiuto così provvidenziale.

Hinata infatti l’aveva aiutata veramente molto, perché non solo l’aveva avvertita delle intenzioni di Shikamaru, ma nel farsi catturare dall’ombra di quest’ultimo, era divenuta anche un’ottima esca per Naruto che, per l’appunto, era stato facilmente immobilizzato dalla tecnica del controllo dell’ombra.

«Dannazione!» sbraitò Naruto.

«Mi dispiace, Naruto. Ma dovevo aiutare Sakura.» si scusò Hinata.

«Non così, Hinata! E’ troppo pericoloso!» ribatté Naruto.

Naruto doveva fare qualcosa per impedire a tutti i costi che Sakura proseguisse. Non ebbe nemmeno il tempo per riflettere, che un boato attirò la sua attenzione in direzione dei suoi cloni che stavano piombando addosso a Sakura. I cloni d’ombra erano stati sbalzati via da una potentissima onda d’urto generata da Neji, il quale aveva così aiutato Sakura a evitare l’assalto dei cloni d’ombra.

«Merda!» sbottò Naruto.

Era un problema. Non si poteva affidare a nessuna delle sue copie e non poteva nemmeno ricorrere all’aiuto dei suoi allievi o di Sai, poiché impegnati a tenere a bada il resto della compagnia. Naruto non ebbe altra scelta se non utilizzare il chakra della volpe a nove code per eliminare il controllo dell’ombra di Shikamaru e recuperare istantaneamente Sakura.

Hinata captò il chakra sinistro del demone che fluiva nel corpo dell’amato e se ne preoccupò.

«Naruto...» gemette lei.

Naruto le sorrise.

«Non temere, non le farò molto male.» sussurrò Naruto.

Naruto ebbe diverse difficoltà a mitigare l’energia naturale con quella della volpe a nove code, la sua fatica parve ben visibile e fu proprio per una manciata di secondi che Naruto fu capace di mescolare quei due chakra, prima che la volpe rigettasse il chakra della natura.

Il momento che riuscì a mitigare l’incontro fra quei due immensi poteri bastò a Naruto per spezzare il controllo dell’ombra di Shikamaru e precipitarsi su Sakura, afferrando la ragazza per il collo e gettandola per terra con tutta la forza a sua disposizione; in seguito, Naruto bloccò le braccia di Sakura al suolo con i piedi: la cosa della ragazza era stata bloccata bruscamente.

«Scusami, ma mi ci hai costretto.» comunicò l’Uzumaki.

Sakura si riprese dal violento colpo subito, era certa che si fosse incrinata qualcuna delle sue costole. Naruto non si era certo risparmiato quella volta.

«Merda...» tossì Sakura.

Sakura riprese a piangere, non poteva lasciare che le cose finissero in questa maniera, non adesso che Sasuke era così vicino. Sakura odiava sé stessa per non essere forte abbastanza da riuscire a sbarazzarsi degli ostacoli di fronte, in più il suo disprezzo per il suo stesso corpo era divenuto tale che il desiderio di essere nata maschio la prevalse, perché in questo modo era certa che sarebbe riuscita a equiparare la forza di un uomo.

A Naruto si strinse il cuore a vedere l’amica in quello stato così pietoso, ma non si lasciò sopraffare dalle emozioni come avrebbe voluto e non mollò la presa. Egli era certo che Sakura avrebbe approfittato di un momento di debolezza per colpirlo e sgattaiolare verso il nascondiglio più vicino, così da continuare il viaggio indisturbata.

«Basta, Sakura. Ti prego...» la supplicò Naruto.

«NO! - ribatté la ragazza. E’ una faccenda fra me e Sasuke, tu ne devi stare fuori!»

«Ti sbagli, questa è una faccenda che riguarda tutti noi. Non puoi portare tutto il peso sulle tue spalle.» replicò Naruto con insistenza.

I toni della discussioni sembrarono placarsi e ciò permise ai due compagni di squadra di potersi aprire in maniera consona dopo tutti quegli anni di lontananza.

«Tu non capisci. - continuò Sakura. Io lo amo e non posso perdonarmi quando non lo fermai prima che affrontasse suo fratello. E’ tutta colpa mia.»

I singhiozzi di Sakura erano riusciti ad arrivare persino alle orecchie di tutto il resto dei presenti, i quali interruppero le loro mansioni per focalizzare la propria attenzione sui due al centro del campo di battaglia.

Naruto era veramente tentato di mollare la presa su Sakura, ma ancora non si sentiva sicuro di potersi fidare di Sakura, così decise di sedersi sullo stomaco della ragazza, così da bloccarne i movimenti ancora di più.

«Non è colpa tua, Sakura. E’ colpa mia, tutta colpa mia. Però, non saresti mai riuscita a fermare Sasuke dalle sue intenzioni di combattere Itachi.» dichiarò Naruto.

Quelle parole non fecero altro che fomentare la tristezza di Sakura, poiché lei stessa era ben cosciente che non sarebbe mai riuscita a fermare Sasuke dalla sua vendetta più che legittima nei confronti di un fratello che lo aveva privato della sua famiglia e del suo clan.

«Sia io che Sasuke ti abbiamo fatta soffrire molto e non ci sono scuse per questo. Però, io sento che non devo lasciarti andare da Sasuke, perché tu non vuoi solo parlare con lui, tu hai in mente qualcos’altro e questo mi preoccupa. Sasuke non è quello di una volta e nemmeno tu.»

Sakura si morse il labbro, quanto odiava sentirsi dire quelle parole proprio da Naruto, proprio perché era quest’ultimo ad avere subito i più grandi cambiamenti negli ultimi tempi, quindi questo portò Sakura a ribellarsi alle decisioni prese da Naruto, continuando interperrita nei suoi propositi.

Quella volta però, Sakura non covava rabbia, ma la più chiara comprensione nei confronti dell’amico.

«Tu non sai che cosa significa amare una persona. Non puoi capire, Naruto, quindi non mi puoi dare lezioni!» sbottò la ragazza.

Sakura tentò nuovamente di liberarsi dalla morsa nella quale era stata bloccata, era talmente ansiosa che stava lentamente perdendo il fiato, dato che Naruto si era seduto sul suo stomaco.

Naruto non si mosse dalla sua posizione; anche lui era rimasto fermo dalle sue convinzioni.

«Hai ragione, Sakura. Ma non ci andrai, anche a costo di romperti le gambe.»

La minaccia ricevuta non ebbe alcun effetto su Sakura, la quale continuò ostinata nei suoi propositi, lasciando così a Naruto nessun’altra scelta, se non quella di agire sulla ragazza in maniera decisa.

La forza portante dell’Ennacoda ricorse a tutta la sua capacità di controllo del chakra della volpe per raccoglierne una piccola quantità nel suo indice e concentrarne una parte proprio sull’apice, dopodiché Naruto poggiò il suo dito sopra la fronte della povera Sakura. Le sue intenzioni coincidevano con quelle che un tempo Nagato diresse contro di lui per sconvolgere il flusso del suo chakra. La medesima sorte toccò a Sakura, quando entrò in contatto con il tremendo chakra della volpe a nove code, la quale oscurità la lasciò totalmente spiazzata, privandola di ogni indole combattiva.

Sakura era rimasta totalmente sbigottita dalla potenza del chakra della volpe, tanto che aveva iniziato freddo e si era messa a fissare impaurita il suo assalitore, prendendo in considerazione quanto fosse dura avere a che fare con un potere insormontabile.

«Che potere mostruoso...» commentò Sakura a bassa voce.

A Naruto non bastò, poiché era certo che quando Sakura si sarebbe ripresa, avrebbe sicuramente tentato di nuovo un assalto verso Sasuke; era arrivato il momento di mettere una parola fine a quei propositi folli.

«Ora ti metterò a nanna, Sakura. Così sono certo che non farai più nessuna pazzia.» dichiarò minaccioso Naruto.

La forza portante avrebbe ricorso a una dose più massiccia del chakra della volpe per fare perdere i sensi a Sakura, così da potere eliminare dalla sua lista uno dei problemi da affrontare. Tuttavia, Naruto non riuscì mai a colpire Sakura con quel colpo stordente, poiché era stato raggiunto contemporaneamente da Hinata, la quale aveva fatto in modo di bloccarlo: non con la forza, ma con le parole.

«Basta, Naruto! Ti prego!» tuonò la ragazza preoccupata.

Hinata si era avvicinata ai due compagni della squadra 7 e teneva il braccio di Naruto con il proprio, usando una docilità assurda che era riuscita a fare più della più grande forza del mondo; un potere che annichiliva persino il chakra della volpe a nove code.

«Non ne posso più di vedere degli scontri fra dei compagni. Basta. - singhiozzò Hinata. Fra compagni bisognerebbe parlare, non combattere, perciò basta, basta. Per favore...»

Le parole di Hinata raggiunsero l’effetto sperato, coinvolgendo persino i tre allievi del villaggio della Pioggia e Sai, i quali aveva riposto le armi, vedendo che Naruto stava facendo lo stesso, alzandosi dalla sua posizione che teneva immobilizzata Sakura.

Naruto si era reso conto che in realtà non era cambiato nulla da allora, dato che stava nuovamente assaltando i suoi amici, come che questi fossero dei volgari nemici da ostacolare pur di raggiungere il suo obiettivo: aveva sbagliato anche questa volta.

«Hai ragione, Hinata. - proruppe Naruto. Questa è già la terza volta che combattiamo e non voglio più che accada una cosa del genere.»

In seguito, Naruto si rivolse al resto dei presenti.

«Vi chiedo scusa, non era necessario arrivare a questo punto.»

A quel punto, Shikamaru si fece largo fra le macerie generate dai colpi assestati da Sakura e si rivolse al vecchio amico. La sua voce era il pensiero all’unisono di tutti i presenti, fatta eccezione di Sakura, la quale, evidentemente, doveva essere tenuta sotto controllo.

«Capisco bene le tue ragioni. Sai qualcosa su Sasuke che noi ignoriamo, e se tu, che hai sconfitto Pain, dici che Sasuke è pericoloso, allora dovremmo prendere le tue parole sul serio. Questo però non significa che lasceremo a perdere.»

«E’ per questa ragione che vi ho detto di lasciare a Sasuke a me. - ribatté Naruto. So che non vi fidate di me...»

«O, ma io mi fido di te.» lo interruppe Shikamaru.

Naruto rimase felicemente sorpreso di quella dichiarazione e decise di non interrompere l’amico.

«E’ solo che non mi va affatto di stare in disparte, mentre gli altri risolvono dei problemi che potrebbero avere conseguenze che nemmeno capiscono. Tu sei forte, questo lo sappiamo, ma ciò non significa che anche noi non siamo da meno. Siamo una squadra e da squadra affronteremo Sasuke, anche se ci sarà da perire. E’ una nostra responsabilità.»

Naruto inspirò, poiché si era reso conto ancora una volta che nessuno di loro aveva cambiato in merito all’idea di affrontare Sasuke.

«Si ma...» sbottò Naruto.

Ancora una volta, Shikamaru lo interruppe. Il resto della combriccola si era raccolta attorno a tutti loro per partecipare alla discussione.

«Naruto! Lo vuoi capire che non sei l’unico a essere cresciuto?! - ruggì Shikamaru. Anche noi abbiamo affrontato molte avversità, che credi. Ormai siamo cresciuti e un giorno saremo noi a diventare gli adulti e a pensare alle future generazioni. Il maestro Asuma e il sommo Jiraiya erano veramente dei grandi uomini e io non voglio essere da meno. Voglio diventare un ottimo adulto in grado di risolvere i problemi, senza affidarmi sempre a te, quindi renditene conto o non potrei mai riuscire a perdonarti!»

Naruto ebbe un’illuminazione; era proprio come aveva detto Shikamaru. Lui era sempre stato preoccupato di proteggerli, che si era dimenticato che in realtà i suoi amici erano persone molto forti, ne era una dimostrazione il fatto che avevano affrontato molte peripezie e i potenti membri di Akatsuki. Solo lui era il babbeo.

«Ascolta, Naruto. - intervenne Hinata. So che ti sembrerà strano, ma Sakura ne ha passate veramente tante per Sasuke, cerca di capirla per quello che ha fatto.»

Sakura era rimasta a terra, poiché ancora ammattita dalla potenza del chakra della volpe a nove code a cui era stata in precedenza esposta, nonostante ciò, ella era in ascolto, commossa da quanto i suoi amici la supportassero.

Hinata continuò a rivolgersi a Naruto con tono supplichevole.

«Perché non vieni anche tu con noi da Sasuke? Non dovrebbero certo esserci problemi, no?»

Naruto si ritrovò spiazzato, per un motivo a lui sconosciuto, era tentato in maniera meccanica a dare una risposta affermativa a Hinata, infatti era sua opinione che per colpa di quello sguardo, se lei gli avesse chiesto di buttarsi da un dirupo, lui si sarebbe già buttato, senza battere ciglio.

L’idea di Hinata era ottima, ma poteva essere considerata allo stesso tempo giusta?

Naruto non ebbe alcun dubbio su che cosa rispondere, sebbene evitò con cura di non guardare negli occhi di Hinata, perché altrimenti sarebbe inciampato nel banale errore di rispondere quello che la sua idiozia gli suggeriva di fare.

«No. Sasuke è una mia responsabilità. Penserò io a lui, ma non adesso. Il villaggio ha la priorità.» dichiarò Naruto con tono deciso.

A seguito di quelle parole, persino i più pazienti erano costretti a tirare un profondo respiro, comprendendo quanto fosse ostinato Naruto, dato che, evidentemente, egli era più determinato di loro.

«Diavolo! Non ho mai conosciuto una persona dalla testaccia così dura!» sbottò Kiba infastidito.

Con quel commento, l’attenzione dei presenti si spostò su Kiba, poiché quello che aveva detto strideva pericolosamente con il suo stesso essere, dato che lui era altrettanto testardo e incurante delle cose, proprio come Naruto.

Una considerazione che lasciò scappare un sorrisetto a Shino, il quale non sfuggì a Kiba, che lo riprese subito.

«Che cazzo hai da ridere, Shino?!» sbraitò Kiba.

Shino non ebbe alcun ritegno a rispondere a tono all’amico.

«C’è che quello che hai detto non ha alcun senso. E’ come dire che a Rock Lee non piaccia allenarsi.»

«Ma vaffanculo!» urlò Kiba indispettito.

Una sonora risata collettiva, un sentimento di cameratismo e compagnia, alla quale partecipò persino Naruto, il quale era così commosso e allo stesso tempo felice per quel mix di emozioni che stava covando all’interno del suo corpo. Era veramente bello essere tornato con i suoi amici, senza alcuna preoccupazione a incombere nella sua anima.

A un certo punto, qualcosa di imprevisto accadde al gruppo di amici. Tutto era iniziato mentre la loro guardia si era abbassata, uno strano odore si era sparso per tutta la zona; all’inizio nessuno aveva prestato attenzione a tale fattore, poiché considerato poco significante, però, quando l’odore divenne più intenso e tutti si erano resi conto dell’anomalia evidente.

«Ma che diavolo è questo odore?» chiese Ten Ten.

Lo strano odore si stava facendo sempre più intenso, tanto che Kiba e Akamaru, che erano gli unici ad avere un olfatto altamente sviluppato, iniziarono a sentirsi male, tanto da non essere nemmeno in grado di stare in piedi.

«Dannazione, che diavolo è?! Che puzza!!» sbottò Kiba sofferente.

«Stai bene, Kiba?» gli chiese Hinata preoccupata.

Kiba non stava affatto bene, quell’odore lo stava rapidamente intontendo, così tanto che la vista stava iniziando ad annebbiarsi, mentre egli stesso era alla ricerca della fonte di quell’odore così snervante.

Tutti si voltarono istintivamente verso la presunta fonte dello strano odore e si resero conto che erano stati colti alla sprovvista in una trappola così bene strutturata; tutti quanti, inclusi gli attenti allievi di Naruto, erano stati colpiti.

Solo quando era troppo tardi, Ino era riuscita a capire che cosa fosse quell’odore; si trattava di un potente composto creato dalla base di un sofisticato elemento soporifero, usato dai ninja medici come anestesia per le operazioni più complesse.

C’era solo una persona che era in grado di creare un composto così complesso, facendolo poi evaporare in una maniera così corposa.

Ino si rivolse verso l’autrice di quella mossa così subdola.

«Maledizione, Sakura!» tuonò la bionda.
Sakura era riuscita a curare le costole incrinate nello scontro precedente e aveva approfittato della situazione di calma attuale per colpire alle spalle i suoi amici; una mossa subdola, ma questo era sicuramente un punto fermo per tutti, ovvero che Sakura Haruno era così determinata ad affrontare Sasuke da sola, che non avrebbe guardato in faccia a nessuno, nemmeno i suoi amici più cari.

Sakura si voltò verso la direzione in cui si trovava Sasuke e si avviò verso di lui.

«Mi dispiace, ragazzi. Addio.» li salutò lei con tanto affetto.

Se il suo piano sarebbe andato a buon fine, non li avrebbe mai più rivisti. In tutto questo, Sakura sperava proprio che l’avrebbero perdonata, lei stava solo seguendo il suo cuore.

Sakura spiccò un rapido balzo verso l’alto, così non sarebbe stata esposta al gas soporifero che aveva sparso in tutta la zona. Nessuno fu in grado di fermarla, nemmeno il potente Naruto con il chakra eremitico; tutti caddero come pere al suolo e non si mossero per un bel poco, era giunto per loro il momento di andare a nanna.

«Arrivo, Sasuke!» dichiarò Sakura.

La sua determinazione era alle stelle.


*

 

Gli occhi continuarono a bruciare con insistenza, questo fenomeno era probabilmente a causa dell’uso eccessivo che aveva esposto i suoi occhi, dopo lo scontro con i capi di stato.

Sasuke si sforzò di ricordare che cosa gli fosse successo in quegli ultimi tempi: prima la lotta con quella bestia del Raikage, seguiva lo scontro con Gaara, poi con Kakashi e la Mizukage, infine il vecchio volante, un bagliore e poi quello strano freddo.

Che fosse morto era fuori questione, sia perché rifiutava di morire, prima di avere compiuto la sua vendetta contro il villaggio della Foglia e avere dato pace alla memoria del caro amato Itachi, sia perché sapeva anche di essere ancora vivo, poiché sentiva del freddo pungente alle punta dei piedi e il respiro di un essere vivente addosso.

Quando Sasuke riprese conoscenza, la prima cosa che vide, fu il viso di Karin che vegliava preoccupata per le sue sorti al suo capezzale.

Al primo gemito emesso dal dolorante Sasuke, Karin gli prestò tutte le cure necessarie e lo coccolò come sempre aveva sognato, nonostante il ragazzo mal sopportasse tutte quelle moine fastidiose.

«Come sono felice, Sasuke! Stai bene!» esultò la ragazza dai capelli rossi.

Per Karin era stato molto difficile risollevare le condizioni di Sasuke, questo perché quest’ultimo aveva consumato tutte le sue energie combattendo con i cinque Kage. Quando Sasuke era stato investito dalla tecnica dello Tsuchikage, la ragazza aveva temuto che Sasuke fosse stato ucciso, ma comunque il pronto intervento di Madara era stato fondamentale per salvare la vita del giovane Uchiha. Dopo ciò, Karin aveva trascorso il tempo restante in un luogo a lei sconosciuta in cui la vita non esisteva anima viva; in quel luogo sinistro e oscuro, Karin si era focalizzata alle condizioni di Sasuke, usando le arti mediche per farlo riprendere.

Una volta in grado di potersi muovere, Sasuke scansò Karin e cercò di riprendersi a modo suo.

«Togliti dai piedi, mi fai mancare l’aria.» disse Sasuke.

Karin ci rimase male per quel trattamento così ingrato, però non se la sentì di lasciare solo Sasuke, perché lei ne era sinceramente innamorata e, allo stesso tempo, ne era enormemente attratta, persino in quella occasione così anormale.

Armata da tale convinzione, Karin sapeva benissimo che se Sasuke avesse voluto riprendersi completamente, sarebbe stato costretto ad assestare un bel morso nella sua carne e Karin non vedeva proprio l’ora, perché per lei era un così grande piacere che non riusciva nemmeno aspettare.

Karin era così ansiosa che si era già sfilata il mantello e aveva aperto la cerniera della maglia, rimanendo a petto nudo di fronte allo sguardo perplesso e poco curante di Sasuke Uchiha.

Karin bramava quelle labbra così gelide sul suo corpo.

«Hey, Sasuke. Che ne dici di un bel morso? Scegli pure dove mordere, mio caro.» miagolò la ragazza.

Sasuke la osservò perplesso e non disse nessuna parola in merito al fatto di avere una ragazza nuda di fronte a sé, questo perché essenzialmente non gli importava affatto di Karin o del suo corpo voglioso, il suo unico interesse nei suoi confronti era che possedeva un chakra così peculiare che chiunque entrasse in contatto con esso guariva dalle malattie e dalle ferite più gravi.

Sasuke si mosse verso Karin, la afferrò per le spalle e la lasciò coricare al suolo; per lui era tutto gelido e meccanico; per lei era un’autentica emozione, calda e intensa.

«Sasuke...» sospirò amorevole la ragazza.

Sasuke non rispose, ma si limitò a calarsi lentamente su di lei, soppiantando la sua figura più enorme su quella più esile della ragazza; il loro era come un rapporto sessuale fra due giovani che si avviavano verso la più sottile arte del fare l’amore, tuttavia quel rapporto non aveva assolutamente nulla di spontaneo e passionale: tutto era meccanico. Sasuke portò la bocca al collo di Karin, proprio nella parte vicino alla guancia sinistra, un morso secco e il ragazzo iniziò ad assorbire il chakra speciale della ragazza.

«Oh, Sasuke! Sì!» esultò la ragazza.

Il tempo passava, più Sasuke si cibava del chakra di Karin, più quest’ultima gemeva di piacere, arrivando al punto di afferrare con tutte le sue forze le spalle di Sasuke per portarlo sempre più vicino a sé.

«Sasuke!» continuò Karin con goduria.

Più il tempo passava, più la ragazza continuava a ripetere con gaudio il nome del suo amato, mentre questi ultimava il suo pasto e recuperava del tutto le sue forze. Quando ebbe finito di riprendersi, Sasuke si staccò da Karin con la sua solita prepotenza, mentre quest’ultima giaceva al suolo, soddisfatta appieno di quel momento così idilliaco.

Sasuke si asciugò il viso bagnato dalla saliva, dopodiché si aggiustò il vestiario e lanciò uno sguardo di indifferenza verso la ragazza. Una volta fatto ciò, Sasuke si voltò nella direzione opposta e osservò il luogo in cui si trovavano: una distesa oscura ricoperta da enormi piattaforme gelide come il ghiaccio, la cui estensione sembrava essere addirittura equiparabile a quella dell’intero pianeta.

«Che posto è questo?» si chiese l’Uchiha.

A quel punto, Madara si manifestò a loro, apparendo dal nulla.

«Bene, bene. A quanto pare ti sei ripreso.» commentò il vecchio Uchiha.

L’uomo mascherato si mise a osservare i due ragazzi con fare curioso, notando che Karin era ancora mezza nuda e Sasuke aveva tutti i capelli scomposti. Ciò lasciò sfuggire un lieto sorriso maligno all’uomo, poiché non immaginava di certo che Sasuke fosse il tipo da certe cose in luoghi così anomali.

«Vi ho per caso interrotto sul più bello?» disse l’uomo.

Il viso di Sasuke si distorse in una espressione infastidita, mentre Karin trasalì non appena udì la voce di Madara e si rivestì in tutta fretta.

«Tu! Che diavolo! Come ti permetti di spiare?!» tuonò Karin minacciosa.

Madara scoppiò a ridere, era veramente divertito da quella ragazza così impacciata; i suoi modi di fare gli ricordavano in maniera speculiare con una persona che aveva conosciuto in passato.

«Dacci un taglio, Madara. Dove diavolo siamo?» tagliò corto Sasuke.               

«Siamo in una dimensione a cui solo io ho accesso. - spiegò Madara. Ti piace come posto?»  

«Per nulla.» replicò Sasuke.

Un’altra risata da parte del vecchio Uchiha.

A ogni rimbombo delle risa di Madara, Sasuke perdeva sempre di più la pazienza; era stufo di essere trattato come un bambino.

«Ora dimmi che cazzo è successo! Che fine hanno fatto i Kage?!» tuonò Sasuke seccato.

Le risate di Madara si arrestarono e il tono dell’uomo mascherato riprese a essere cupo e oscuro com’era suo solito. Madara iniziò a raccontare a Sasuke della sua dichiarazione di guerra ai capi delle cinque grandi terre ninja, del piano Occhio di Luna e dell’imminente inizio della Quarta Guerra Mondiale Ninja.

«Mi servirà anche il tuo aiuto, mio caro Sasuke. Posso contarci?» dichiarò infine Madara.

Sasuke dette una risposta secca e senza perdere nemmeno il tempo per pensarci sopra.

«Io voglio la distruzione della Foglia, del resto non mi importa nulla.» replicò il ragazzo.

Non era una risposta negativa, ma nemmeno una positiva; si trattava di una dichiarazione piuttosto vaga.

Nonostante ciò, a Madara non importò di quello che avrebbe fatto Sasuke in futuro, poiché era sua opinione che il ragazzo poteva ancora essere malleato per bene a suo piacimento. Il suo piano per gettare Sasuke nella più completa oscurità stava per iniziare.

«Beh, questo a me basta per il momento. - disse il vecchio Uchiha. Ora però ho altro da comunicarti.»

L’attenzione di Sasuke era tutta per lui.

«Sarebbe a dire?»

Lo sharingan di Madara brillò di luce propria, perfettamente visibile dalla sua maschera.

«Lo vuoi veramente sapere? - domandò Madara retorico. E allora vieni con me.»

Sasuke non se lo fece ripetere nemmeno una volta, tirò con forza Karin a sé e afferrò la manica della tunica di Madara. La tecnica del potente ninja si attivò e una strana sensazione si impadronì dei due giovani, una sensazione simile al risucchio, poi un senso di distacco e la riapparizione in un luogo che possedeva di più le caratteristiche di una dimensione abitata da esseri viventi: la loro dimensione.

I tre erano arrivati sopra un grande ponte che segnava il distacco fra la terra dei samurai e quella dei ninja, sotto di loro un fiume in piena, attorno una grande foresta e immense montagne. Nonostante questo, l’unica cosa che restava all’attenzione di tutti e tre, era la figura che si trovarono di fronte, non appena apparirono dal nulla.

L’identità di quell’uomo di fronte a loro era indistinguibile.

«Ma quello è….» proruppe Karin con stupore.       

Lo sharingan di Sasuke bruciò dalla rabbia; l’obiettivo originario del suo viaggio nella terra dei samurai era proprio di fronte a lui, servito su un piatto di argento da Madara.

«DANZO!!!»

Danzo Shimura, reggente Sesto Hokage, ninja veterano del villaggio della Foglia e acceso rivale del Terzo Hokage, considerato essere l’Hokage più forte di tutti. L’anziano shinobi aveva già perso due dei suoi sottoposti più forti per colpa di Madara, perciò era stato costretto a operare una controffensiva determinante: tutto risiedeva all’interno del suo braccio destro.

«Madara e Sasuke. Avete fatto molto bene a evitare di farmi perdere tempo per cercarvi e prendermi i vostri occhi. Adesso perirete qui e adesso.» dichiarò il vecchio ninja.

La bendatura posta sul braccio destro dell’anziano era stata completamente privata dai sigilli al quale era solitamente posto. Le bende vennero rimosse dal loro posto, lasciando spazio alla pelle nuda e cruda del braccio destro di Danzo; fu una scena molto raccapricciante.

Entrambi i due Uchiha rimasero senza parole di fronte allo scempio fatto sul corpo umano, una pura dimostrazione che quando un essere umano era scellerato, era capace di compiere l’impossibile.

«O mio dio. E’ rivoltante!» fu il commento di Karin.

Sasuke era furente, adesso si era rivolto il mistero di che fine avessero fatto tutti gli occhi degli Uchiha morti durante la morte del massacro dell’omonimo clan. Dal braccio di Danzo, era evidente che ci fosse lo zampino di Orochimaru nello sviluppo di tale scelleratezza, perché solo una mente malata, priva di qualunque inibizione, sarebbe stata capace di trapiantare un numero copioso di sharingan sul braccio destro di Danzo.   

«Interessante...» commentò Madara con sorpresa.

«Quante persone hai ammazzato per poterti trapiantare quegli occhi, grandissimo figlio di puttana?!» urlò Sasuke dalla rabbia.  

«Ho ottenuto questo potere in molti modi, ma sono storie molto lunghe da raccontare.» fu la gelida risposta di Danzo.

Sasuke digrignò i denti. Il suo odio nei confronti del villaggio della Foglia non faceva altro che crescere, poiché il braccio destro di Danzo non era altro che la dimostrazione plateale che la gente del suo clan era stata trattata come carne da macello dal potere autocratico del villaggio.

Lo scontro era imminente.

Karin si fece da parte, nascondendosi in una posizione in cui poteva osservare lo scontro. Madara fece lo stesso, teletrasportandosi sopra un’arcata all’ingresso del ponte; il posto migliore in cui bearsi dei progressi di Sasuke.

«Non importa, tanto avevo deciso di ucciderti a prescindere. Ma prima vorrei che rispondessi a una domanda.» disse Sasuke.

Quello che gli era stato raccontato da Madara non era sufficiente, Sasuke aveva bisogno di sapere se la verità su Itachi corrispondeva alla realtà delle cose, proprio come quanto scoperto.

«E’ vero che la Foglia ha ordinato a Itachi Uchiha di massacrare tutto il clan Uchiha?» domandò Sasuke con rabbia.

Danzo non fiatò, non aveva la minima intenzione di fiatare. L’anziano shinobi raccolse tutte le sue energie sul suo braccio destro e scattò all’improvviso verso Sasuke con l’intenzione di colpirlo con tutta la potenza a sua disposizione, ma le intenzioni di Danzo non andarono in porto, poiché il suo pugno era stato separato dal corpo di Sasuke grazie alla costola dello scheletro del cavaliere spirituale di Sasuke.

Danzo venne colto di sorpresa; non si immaginava di certo che un ragazzino potesse usare quella tecnica.

«Ma questo è...» sussurrò l’anziano ninja.

Anche Madara apparve molto sorpreso dalla tecnica usata da Sasuke per evocare un enorme braccio che aveva afferrato Danzo. Non vi era alcun dubbio di che tecnica si trattasse: la tecnica suprema di colui che risveglia il Mangekyō sharingan.

«Quindi quello è il Susano di Sasuke.» commentò Madara esaltato.

Danzo era stato imprigionato da una stretta così potente che emetteva di continuo rantoli di sangue dalla bocca, a causa dell’immenso dolore che gli provocava l’impatto delle sue ossa con i suoi organi.

«Chi lo avrebbe mai immaginato. Proprio come Shisui e Itachi, anche tu sai evocare il Susano. Un evento più unico che raro.» disse Danzo, continuando a gemere.

Sasuke osservò con odio la sua vittima e ordinò al suo cavaliere di aumentare la pressione della sua presa.

«Rispondi alla mia domanda! - ordinò Sasuke. E’ vero che la Foglia ha ordinato a mio fratello di massacrare l’intero clan Uchiha?! RISPONDIMI!»

Danzo continuò a non rispondere. Il suo silenzio aveva un prezzo così esorbitante che nemmeno una vita umana era sufficiente a ripagarne lo sforzo per smorzarlo. Di conseguenza, questo comportamento non faceva altro che montare ulteriolmente l’ira di Sasuke, il quale, arrabbiandosi, era riuscito a evocare la forma dello scheletro del Susano, proprio allo stesso modo di quando aveva affrontato Gaara e gli altri.

«DIMMELO!» minacciò Sasuke per l’ennesima volta.

A quel punto Danzo si decise a parlare, perché evidentemente era sua opinione che qualcosa era stato violato con i patti che tempo addietro aveva stabilito Itachi.

«Che tu sia dannato, Itachi. Alla fine, hai rivelato la verità a quello stupido del tuo adorato fratellino. Questo non era nei patti.»

Sasuke ebbe uno spasmo. Quindi era tutto vero? Madara non aveva mentito. Itachi aveva veramente ucciso i loro genitori e l’intero clan solo per obbedire a un ordine emesso dalle alte sfere del villaggio della Foglia.

«Voi… Lo avete usato...»

«Itachi ha fatto quello che era necessario! - ribatté Danzo. Al fine di preservare la pace e la stabilità del villaggio, si è sacrificato e ha accettato di vivere nell’oscurità, proprio come un vero shinobi dovrebbe fare. Lui non è stato né il primo, né l’unico ad avere affrontato una sorte del genere. Sicuramente, però, non mi aspettavo che fosse il tipo da rivelare questo segreto. Mi ha deluso, quel maledetto tradito…!!»

Danzo non ebbe il tempo di finire di parlare che Sasuke aveva dato ordine al suo cavaliere di stritolare il tenero corpo del vecchio ninja, facendo schizzare una fontana di sangue dal corpo di Danzo che inondò tutta la zona.

Che soddisfazione, che splendida soddisfazione nell’avere ucciso quel fetente che aveva condannato a morte il suo adorato fratello; un passo in avanti per la sua vendetta.

«Non nominare mai più il nome di Itachi!» disse infine Sasuke.

Una sorpresa, una delusione enorme. La gioia nell’avere ucciso Danzo era stata effimera, proprio come l’ultima goccia che aveva fatto traboccare la furia di Sasuke.

«Molto bene, ragazzino. Lasciamo da parte tuo fratello e pensiamo al nostro scontro.» dichiarò Danzo.

L’anziano shinobi era alle spalle dell’Uchiha, armato di un kunai che non perse tempo nel tentativo di pugnalare il malcapitato. Il suo proposito di colpire Sasuke con l’arma non andò a buon fine, poiché la lama del kunai si spaccò a metà come un ramoscello, quando entrò in contatto con le spesse ossa del Susano.

«Non c’è che dire. Questo Susano ha un alto potere difensivo.» fu il commento di Danzo.

L’anziano shinobi non ebbe il tempo nemmeno per un’ulteriore mossa, che era stato stritolato da un diretto del cavaliere spirituale che aveva reso il suo corpo un poltiglia; quella volta era veramente finita.

No.

Ancora una volta, non era andata così.

Danzo era ancora vivo, senza il minimo graffio.

«Che movimenti veloci, dovrò stare attento. E’ da un pezzo che non combatto seriamente e non mi muovo più come una volta.»

Sasuke non capiva che cosa stesse accadendo, ma era evidente che qualcosa non andava, affatto. Come lui, anche Karin aveva capito l’anomalia e stava cercando di riflettere con cura, al fine di trovare una spiegazione a tale fenomeno.

«Che razza di tecnica usa? - si chiese la ragazza. Quelle di prima non erano delle copie, assolutamente, eppure com’è possibile? Che si tratti di un’illusione?»

Per accertarsi di tale teoria, Karin usò il suo potere sensoriale su Sasuke, ma ciò che scoprì era che il flusso di chakra di Sasuke non era alterato e tanto meno il suo. Quindi che cosa stava succedendo?

Sasuke non perse tempo nelle valutazioni. Un altro pugno del Susano sul punto in cui si trovava il suo obiettivo, tuttavia questa volta quest’ultimo fu in grado di evitare il colpo, spiccando un rapido balzo verso l’alto.

«Un potere di attacco stupefacente. Impressionante.» commentò Danzo.

Sasuke non si perse d’animo; era pronto a tutto pur di uccidere Danzo, anche se questo significava perdere la vita. Il giovane Uchiha spiccò un balzo in direzione di Danzo, usando le ossa del suo cavaliere come punti di appoggio. Non appena Sasuke arrivò in un punto in cui la sua tecnica sarebbe stata a portata per centrare il bersaglio, concentrò il chakra sull’occhio sinistro e sparò.

«Amaterasu!!» urlò Sasuke.

Le fiamme nere avvolsero per intero il malcapitato Danzo, il quale emise un forte urlo di dolore, prima di accasciarsi al suolo e venire divorato dalle fiamme inestinguibili. Morto. Di nuovo.

Anche Sasuke si accasciò al suolo; l’uso combinato di Amaterasu e di Susano non era di certo un toccasana per la salute dei suoi occhi.

«Che ragazzo imprudente. Usare in maniera combinata quei due poteri! Se va avanti così, perderà la luce molto presto.» fu il commento di Madara.

Ben presto, Sasuke avrebbe scoperto che pur di annientare Danzo, sarebbe stato ben lieto di perdere la vista e ricorrere persino all’ultima fibra del suo essere per alimentare la potenza del suo Susano.

Nel frattempo, Karin continuava imperterrita ad analizzare la misteriosa tecnica che stava utilizzando Danzo; a ogni tentativo di Sasuke, l’anziano ninja moriva sempre, ma poi tornava in vita, fresco come una rosa: era forse immortale?

Karin si soffermò a osservare il cadavere di Danzo consumato da Amaterasu, ma poi, all’improvviso, per colpa di un battito di ciglia, il corpo era svanito e Danzo era apparso proprio alle spalle di Sasuke.

Karin ebbe solo il tempo di avvertire il suo amato.

«Attento, Sasuke!»

Sasuke fece appena in tempo a voltarsi per accertarsi che Danzo era ancora vivo e che era pronto a sferrare un attacco, tramite a una tecnica della quale aveva appena finito di effettuare i segni necessari per la sua attivazione.

«Arte del vento: Raffica di Lame del Vuoto

Danzo aveva ispirato una considerevole quantità di aria nei suoi polmoni, dopodiché aveva iniziato a emettere parte di questa aria fuori a intermittenza, sparando una serie di letali proiettili di aria che perforavano qualunque cosa con cui entravano in contatto.

Sasuke era perfettamente al corrente che non poteva permettersi di subire un colpo del genere da quella tecnica, un singolo proiettile avrebbe potuto forargli il cranio come se fosse burro. L’unica soluzione per salvarsi fu quella di gettarsi dal ponte, ma anche così, uno dei proiettili colpi di striscio Sasuke al braccio. Sasuke comunque non si fece perdere d’animo e usò il sangue che colava dall’arto ferito per effettuare una tecnica del richiamo.

Una volta usata tale tecnica, apparve una coltre di fumo dal nulla e da essa ne uscì Sasuke in groppa a un grosso e maestoso falco.

«Questa poi. E io che ero convinto che avesse stretto un patto unicamente con le serpi di Orochimaru. - sbottò Madara. Quel moccioso deve avere rubato uno dei miei rotoli dal rifugio e stretto un patto con i falchi. Che malandrino.»

In realtà a Madara non importava molto che Sasuke avesse prelevato dei suoi documenti di nascosto; più lo guardava combattere, più Sasuke gli sembrava una perfetta copia di sé stesso. Medesima tecnica, medesimo stile, medesimo odio negli occhi: il suo degno erede.

Nel frattempo, Danzo osservava con attenzione il suo giovane avversario e ne studiava i comportamenti.

«Beh, non c’è che dire. Sei veramente un avversario caparbio, ma sicuramente non sei a livello di Itachi.»

«Ti ho già detto di non pronunciare il suo nome!» tuonò Sasuke furente.

Nel frattempo, mentre i due contendenti allo scontro discutevano fra di loro, Karin continuava a osservare con curiosità l’anziano shinobi, al fine di carpire il segreto dell’immortalità di Danzo. L’attenzione della ragazza si focalizzò sul mostruoso arto colmo di sharingan e in un attimo, un solo breve attimo, Karin notò che uno degli occhi sul braccio di Danzo si era chiuso. Karin ne ignorò le ragioni, ma era certa che quel piccolo dettaglio era la chiave di volta per capire il segreto della tecnica di Danzo.

«Non capisci proprio nulla, ragazzino. - continuò Danzo. La tua sete di vendetta ti sta portando lentamente verso un punto di non ritorno e stai rendendo il sacrificio del clan Uchiha inutile.»

Sasuke non aveva nessuna voglia di continuare a sentire le parole di quel vecchio mostro e si gettò a capofitto su di lui, usando il suo rapidissimo falco nel tentativo di sopraffare il nemico.

Danzo fece ricorso all’arte del vento per alzare un denso e fitto polverone per tutta la zona, con l’obiettivo di annientare la visibilità dello sharingan. L’obiettivo proposto andò a segno perfettamente, ma ciò non durò a lungo, poiché Sasuke non era certo un tipo che cadeva nel banale caso di affidarsi completamente sul suo potere oculare, per lui, la sua abilità innata, era un’arma come tante altre. Questo permise a Sasuke di schivare l’attacco a sorpresa lanciato da Danzo, il quale consisteva in uno shuriken impregnato da una potentissima forza tagliente, un colpo con quella lama stridente era la fine assicurata.

Sasuke utilizzò la punta della sua spada per prendere il centro dell’arma e la usò a suo vantaggio per rispedirla al mittente, il quale non ebbe alcun problema a deviare il colpo con un altro shuriken tagliente che aveva appena creato, dopodiché Danzo ne preparò un paio da lanciare contro Sasuke, il quale ne schivò uno dei due, mentre contrastò l’altro con la sua spada impregnata di chakra, così il ragazzo ebbe l’occasione di spingersi di più verso il vecchio ninja, il quale continuava interperrito il suo attacco.   

Sasuke spiccò un balzo verso Danzo.

Danzo raccolse tutta la sua forza per afferrare Sasuke per il collo; lo avrebbe strozzato come una gallina.

I due contendenti erano così vicini da potersi guardare negli occhi, era tutta questione di secondi e di chi sarebbe stato più veloce nel colpire; la spada di Sasuke oppure il braccio di Danzo.

La lama di Sasuke sferzò in direzione dell’anziano shinobi, ma non fece in tempo, perché Danzo era riuscito ad agguantare il ragazzo per il collo, in una presa così forte da far mancare l’aria del malcapitato Uchiha. Era solo una questione di qualche secondo e Sasuke sarebbe stato strangolato come un fuscello, ma per sua fortuna, il grande falco da lui evocato era intervenuto in sua difesa, lanciando contro Danzo uno degli shuriken taglienti, il quale tranciò di netto il braccio destro dell’uomo, permettendo così a Sasuke di assestare un colpo decisivo con la sua spada.

Danzo era morto di nuovo in un fiume di sangue; quella volta non vi era alcun dubbio sulle sue sorti.

«Ce l’ha fatta!» esultò Karin.

No. Nemmeno quella volta la vittoria era per Sasuke.

Karin osservò con attenzione il braccio destro amputato e vide che, com’era accaduto in precedenza, uno degli sharingan impiantati su di esso si era chiuso: la chiave di tutto risiedeva in quegli occhi.

Nel frattempo, Danzo era apparso sopra una delle colonne del grande ponte.

«E’ tutto inutile!» dichiarò l’uomo sicuro di sé.

Uno sforzo perfettamente inutile per Sasuke, il quale cominciava a sentire qualche affaticamento a causa dei suoi continui sforzi nel tentare di uccidere seriamente il vecchio shinobi. Sasuke non aveva mai affrontato un avversario così ostinato alla vita, inoltre egli si era reso conto che, sebbene fosse abbastanza anziano, il suo avversario non aveva nulla a che invidiare a un guerriero più giovane: Danzo era veloce, esperto, capace di dosare al massimo i consumi di chakra e con una forza fisica imprevista.

Anche Madara era rimasto molto perplesso dalle abilità di Danzo.

«Potrebbe anche essere, eppure...» mormorò Madara fra sé.

Aveva un sospetto, ma Madara non era ancora sicuro che si trattasse effettivamente di quella tecnica ben precisa, perché reputava impossibile che Danzo ne fosse in grado.

Come contrastare un avversario che non moriva mai?

Sasuke era pronto a ricorrere a tutte le sue abilità al fine di polverizzare il suo potentissimo nemico, qualunque cosa. Susanoo e Amaterasu non erano sufficienti per battere Danzo, non restava altro che usare l’ultima tecnica dello sharingan: Tsukuyomi.

Nel preciso istante in cui gli sguardi dei due contendenti si incrociarono, Sasuke scagliò la sua tecnica illusoria sull’ignaro Danzo.

All’improvviso, Danzo notò che qualcosa non andava. Sasuke era appena stato sostituito da uno stormo di corvi rumorosi che si precipitarono attorno a lui, oscurandogli completamente la visuale. Danzo si fece largo con le mani, non appena lo fece, si accorse che qualcuno era alle sue spalle e incuriosito, l’uomo si voltò verso questa persona, sgranando gli occhi dallo stupore.

«Itachi...» mormorò Danzo.

Proprio così. Alle spalle di Danzo si ergeva minaccioso Itachi Uchiha ritto in tutta la sua forza, incutendo un timore grandioso tramite i suoi potentissimi occhi nella forma del Mangekyō sharingan.

In quel momento, Danzo venne assaltato da tutti i ricordi legati a Itachi e a quello che entrambi avevano stabilito nella difesa del villaggio della Foglia, ma Danzo, allo stesso tempo, non era certo il tipo che si lasciava cogliere dalle emozioni, proprio perché indurito da moltissimi anni di sopravvivenza.

Itachi compì qualche passo verso di lui, era così vicino che era giunto a fissare nell’unico occhio buono il vecchio ninja e a quel punto Itachi scattò con la sua tecnica, senza alcun preavviso e privo di alcuna pietà per quel vecchio doppiogiochista.

«Amaterasu!!»

Le fiamme nere avvolsero ancora una volta l’anziano shinobi, ma quella volta, Danzo non ebbe nessuna parola, nemmeno un gemito, ma invece era rimasto composto come se non stesse accadendo nulla. La certezza che quello che stesse vivendo fosse un’illusione era palpabile, non era necessario nemmeno servirsi dello sharingan di Shisui trapiantato sul suo occhio destro.

Danzo era sotto il potere di un’illusione dello sharingan, quindi poteva risultare una facile vittima per il suo avversario, mentre era immobilizzato dalla potentissima illusione.

«Che delusione...» fu il commento disinteressato di Danzo.

L’illusione si spezzò in mille parti e lasciò spazio ai reali combattenti per lo scontro mortale, dove Danzo rimaneva ritto, calmo come sempre e minaccioso più che mai. Lo stesso non si poteva dire lo stesso per Sasuke, il quale era rimasto immobile alle spalle di Danzo, armato della sua katana che avrebbe potuto trafiggere Danzo alle spalle.

«Itachi era veramente un fenomeno nelle arti illusorie. Egli era in grado di alterare lo spazio e il tempo in maniera unica, mentre tu, che possiedi le medesime abilità, sei solo un suo pallido esempio. Tuo fratello sarebbe deluso da te.»

Sasuke stava provando un’immensa rabbia per quello che gli veniva detto, eppure non riusciva a muoversi di nemmeno un millimetro e ben presto il ragazzo comprese il motivo per cui non ci riusciva: in qualche modo, Danzo era riuscito ad applicare una tecnica immobilizzante su di lui.

«Quel Danzo, che vecchia volpe!» commentò Madara divertito.

Danzo aveva applicato una tecnica immobilizzante su Sasuke quando lo aveva afferrato per la gola pochi minuti prima, ma questo Karin non lo sapeva, perché non riusciva a capire per quale ragione Sasuke non assestava il colpo finale a Danzo.

«Che diavolo stai aspettando, Sasuke?! Uccidilo!» urlò Karin.

Sasuke non si mosse, non ci riusciva a causa della tecnica di Danzo.

«Merda!» si lamentò Sasuke.

Danzo aveva la vittoria in pugno, non poteva perdere, per nessuna ragione al mondo. L’uomo si avvicinò al ragazzo e ne rubò la katana, con la quale era sua intenzione decapitare l’avversario, per poi prelevarne gli occhi che si sarebbe trapiantato addosso: un Mangekyō sharingan era roba molto rara, da custodire gelosamente.

«Fine della corsa.» dichiarò Danzo con soddisfazione.

Notando il pericolo incombente ai danni di Sasuke, Karin non ebbe altra scelta se non intervenire personalmente per salvare il suo amato, ma quando ella giunse ad affrontare Danzo, questi la rispedì da dov’era venuta con un calcio dritto allo stomaco.

«Le arti marziali, eh? - commentò Madara. Vuole preservare il chakra.»

Era proprio così. Danzo aveva a disposizione una quantità di chakra considerevolmente ridotta a causa della sua età avanzata e questo lo obbligava a dosare il consumo delle energie al punto giusto durante l’intera lotta.

«Vediamo di finirla.» dichiarò Danzo.

L’uomo si prese un momento per compiere un sigillo con il quale disattivare la tecnica che in quel momento gli permetteva di avere un enorme vantaggio sul proprio avversario.

Tale azione provocò un cambiamento nel flusso del suo chakra che non sfuggì alle doti sensoriali di Karin.

«Che diavolo è successo? - sbottò la rossa. Il livello del chakra di Danzo è precipitato vertiginosamente. Non capisco.»

Non c’era tempo per riflettere su tale dettaglio, perché Danzo non aveva perso l’occasione per concludere lo scontro, assestando un colpo mortale al suo inerme avversario. Non c’era tempo da perdere, bisognava intervenire immediatamente per fermarlo, prima che l’irriparabile si verificasse.

«Sasuke!» urlò Karin con apprensione.

La ragazza provò a rialzarsi, ma non ne fu in grado; il colpo subito da Danzo era stato così forte che non riusciva ad alzarsi.

Karin allora non ebbe altra scelta se non urlare a Madara di aiutare il suo amato.

«Ehi, uomo mascherato! Salva Sasuke!»

Madara aveva in realtà già preso la decisione di intervenire, perché vedeva che la situazione si era veramente messa male per Sasuke.

Danzo stava per assestare il colpo finale e Sasuke non poteva fare nulla per fermarlo.

«Guarda bene, Itachi. Sto per porre fine alla stirpe del male del clan Uchiha, eliminando il piccolo intoppo che non sei riuscito a uccidere!»

La lama scattò. Pochi secondi e sarebbe stata la fine per Sasuke.

Sasuke non voleva morire, non adesso, perché aveva bisogno di ulteriore tempo per potere potare a termine la sua vendetta. Morire sarebbe significato una mancanza di rispetto per l’enorme sacrificio fatto da Itachi per lasciarlo vivere. Sasuke in quel momento ricordò le parole di Madara, quando gli aveva raccontato tutto sulla missione segreta di Itachi, ovvero che suo fratello maggiore, nonostante la sua difficile missione gli avesse imposto di uccidere madre, padre, parenti e la fidanzata, non era riuscito a uccidere la persona a cui teneva di più, ovvero il suo amato fratellino.

Sasuke non poteva gettare al vento la sua vita, dopo tutto quello sforzo da parte del fratello. No, era proprio inaccettabile. Lui doveva porre rimedio alle ingiustizie subite dalla sua gente; doveva vendicarsi.

Vendetta. Vendetta nei confronti del villaggio della Foglia. Vendetta nei confronti delle alte sfere del villaggio. Vendetta nei confronti di quella finta pace di quel mondo corrotto.

VENDETTA.

Il tempo passava e l’odio nel cuore di Sasuke si stava addensando sempre di più, era così tanto che alla fine era esploso in tutta la sua potenza e la sua manifestazione fisica non tardò a palesarsi nei precisi istanti in cui la lama usata da Danzo si abbatteva su di lui.

Danzo avvertì immediatamente il pericolo e non perse tempo ad allontanarsi dalla sua posizione, mentre Sasuke veniva inondato dall’aura spirituale oscura del Susanoo, il quale si manifesto in tutta la sua potenza, la quale fu in grado persino di rimuovere la tecnica sigillante posta sul suo possessore.

«Che chakra peculiare. E’ completamente diverso di prima.» commentò Danzo analitico.

Il risultato era stato raggiunto: l’odio di Sasuke era cresciuto in maniera incommensurabile.

Madara non poteva chiedere di meglio.

Le meraviglie non erano rimaste nel crogiolo ed erano scoppiate in tutta la loro sorpresa. Il cavaliere spirituale era in origine unicamente la manifestazione di un immenso scheletro dall’energia oscura, ma questa volta, grazie alla maturazione dell’odio che si annidava nel cuore di Sasuke, il cavaliere aveva subito una notevole mutazione, acquisendo un grande mantello che lo avvolse nella sua interezza.

«Perfetto! Volevo proprio questo!» gioì Madara.

Karin tremava dalla paura, poiché la tecnica di Sasuke era la degna rappresentazione dell’intero chakra del ragazzo: la piena e totale oscurità.

Danzo intanto osservò con cura il pericoloso nemico armato da quella tecnica così spaventosa che era addirittura fornita di una spaventosa balestra, con la quale avrebbe sparato una delle micidiali frecce che era in grado di generare: era pericoloso.

Non appena Danzo atterrò al suolo, Sasuke direzionò il Susano sul suo obiettivo e ordinò che una delle frecce spirituali venisse sganciata contro Danzo.

«Che velocità! Non farò in tempo ad effettuare i sigilli!» pensò Danzo fra sé.

Le frecce erano veramente veloci, nessun essere umano sarebbe mai riuscito a schivare per pericoloso colpo e Danzo era stato costretto a ricorrere al suo asso nella manica o sarebbe stato ucciso.

All’improvviso, dalla spalla destra di Danzo si estese un immenso albero che crebbe al punto di riuscire a bloccare la freccia lanciata da Sasuke, deviandone la traiettoria; la tattica era andata in pieno segno.

«Merda!» sbottò Sasuke esausto.

Karin era riuscita a farsi largo fra le macerie per osservare per bene il susseguirsi negli eventi dello scontro. Quando Danzo si era avvalso dell’ausilio di quel grande albero, Karin aveva captato un aumento vertiginoso del livello di chakra di Danzo, come se avesse ricevuto una spinta in più da una forza misteriosa.

Solo Madara aveva la piena comprensione di quello che stava succedendo; adesso era tutto finalmente chiaro.

«Quella è l’arte del legno. Molto interessante. - commentò Madara. Finalmente mi è tutto chiaro.»

L’anziano Uchiha acutizzò al massimo la sua abilità oculare per osservare con interesse l’intero corpo di Danzo. Tutto il suo corpo era un flusso di un chakra poderoso e immenso in grado di soppiantare totalmente persino il chakra di tutti quegli sharingan; un chakra del genere poteva essere solo quello del Primo Hokage, Hashirama Senju. Parlando proprio di quest’ultimo, Madara si accorse che sulla spalla nuda di Danzo vi era il volto del fondatore del villaggio della Foglia e questo dettaglio lo aiutò a comprendere tutto.

«Ecco perché è in grado di controllare tutti quegli sharingan. Si è lasciato trapiantare le cellule di Hashirama per aumentare la forza del suo chakra. Che mossa folle, solo Orochimaru poteva fare una cosa del genere e Danzo si è lasciato deliberatamente sottoporre agli esperimenti di quel pazzo.»

Madara era furente. Stava maledicendo Orochimaru dalla tomba per tutto quello che era riuscito a scoprire quando il potere del clan Uchiha entrava in contatto con quello di Hashirama Senju e questo lo lasciava livido dalla rabbia, perché non se lo aspettava affatto.

«Quindi... - ne dedusse il vecchio Uchiha. Il suo obiettivo è quello di controllare la volpe a nove code, eh? Darà sicuramente la caccia a Naruto.»

Sarebbe stato un problema, perché significava partecipare a una corsa contro il tempo al fine di impossessarsi del potere della volpe a nove code. Danzo deve essere annientato il prima possibile, altrimenti sarebbe stato veramente una palla al piede.

Una successiva considerazione venne fatta da Karin, la quale si era resa conto di diversi aspetti delle mosse usate da Danzo nell’ultima fase dello scontro. Fino a quel momento, Danzo non aveva avuto alcuna riserva nel farsi assestare colpi mortali dall’avversario, tanto era che non si limitava nemmeno a schivare i colpi, eppure quella volta aveva fatto di tutto per non farsi colpire, di conseguenza quell’azione significava unicamente una cosa.

«Colpiscilo adesso, Sasuke! Ora può morire!» tuonò Karin.

Danzo emise un’impercettibile nota di fastidio per essere stato scoperto, di conseguenza si comportò in maniera appropriata, riattivando la sua tecnica segreta, prima che Sasuke intervenisse con un’altra delle sue rapidissime frecce.

«Troppo tardi, ragazzina!» tuonò Danzo.

L’anziano shinobi si gettò a capofitto verso l’enorme cavaliere spirituale, iniziando a comporre dei segni per una delle sue tecniche micidiali, tuttavia non fece in tempo, poiché la freccia scoccata da Sasuke fu più veloce e perforò senza alcun ritegno la povera vittima.

«Ce l’hai fatta!» esultò Karin.

No, affatto.

Danzo era riuscito a riattivare la sua tecnica, prima di venire ucciso per l’ennesima volta e quindi era ancora vivo e vegeto, mentre riappariva dal nulla per scagliare la sua potentissima tecnica contro Sasuke.

«Arte del Vento: Grande Bomba del Vuoto!!»

Una potentissima onda d’aria di abbatté in tutta la sua potenza contro il cavaliere spirituale, il quale si difese con uno scudo appena generato dal nulla, garantendo così a Sasuke il mantenimento del titolo della sua tecnica, denominata “difesa assoluta”.

Madara osservava il combattimento e mentre Danzo continuava ad essere ucciso da Sasuke, egli era ormai certo che la tecnica usata da Danzo era una delle tecniche più potenti esistenti nel mondo degli shinobi.

«Che meraviglia. Non avrei mai immaginato di vedere un uso così massiccio di questa tecnica: Izanagi, la tecnica proibita del clan Uchiha.»

Danzo continuava a morire e muoveva un passo sempre più vicino a Sasuke, il che significava essere un pericolo considerevole per il giovane shinobi.

«Che tecnica. - continuò Madara. E pensare che a usare questa tecnica è una persona comune. Danzo e Orochimaru hanno appreso per bene i segreti del clan Uchiha, non c’è che dire. Una tecnica che è in grado di cambiare la realtà per fantasia. Superlativo.»

Proprio così. La tecnica proibita denominata Izanagi era il cavallo di battaglia del clan Uchiha, una tecnica che consisteva come l’asso di battaglia per un Uchiha professionista, il quale, pur di salvarsi la vita, era disposto all’uso sconsiderato di tale tecnica, sebbene avesse perso la luce del proprio occhio. In poche parole, colui che usava Izanagi poteva alterare la realtà a proprio piacimento ed era proprio come Danzo stava operando.

«A occhio e croce, Danzo avrà una decina di occhi su quel braccio e userà il potere rigenerativo di Hashirama per ripristinare gli occhi nell’arco di poco tempo. Davvero una mossa astuta, non c’è che dire.»

Questo significava che Danzo non poteva essere preso sottogamba, nemmeno dal potentissimo e leggendario Madara Uchiha.

Lo scontro fra i due grandi poteri proseguiva. Un’altra freccia si scagliò contro Danzo, colpendolo in pieno, proprio nell’esatto momento in cui l’anziano shinobi lanciò la sua bomba d’aria contro Sasuke e il suo Susano; un’ultima fase che aveva dimostrato che al momento la situazione era allo stallo.

Lo scontro era quindi giunto ad un punto in cui era necessario un jolly capace di cambiarne completamente l’andamento. Danzo era pronto a effettuare un’altra mossa imprevista al fine di cambiare tutto in un solo colpo.

Per prima cosa, Danzo reputò necessario fare le dovute considerazioni, prima di impegnarsi nelle prossime mosse con le quali la situazione non sarebbe stata più reversibile.

«Lo scontro è molto duro, quel dannato Susano è difficile da tenere a bada. - pensò Danzo fra sé. Però, non posso permettermi di sprecare tutta l’immensa energia di Hashirama, c’è ancora Madara da sconfiggere.»

Era giunto il momento di dare un taglio a quella situazione, prima che Danzo cominciasse a esaurire i suoi occhi per la tecnica di Izanagi. Danzo si passò il dito su una ferita precedentemente inferta, con tale sangue gli fu possibile effettuare la tecnica del richiamo.

Un enorme ammasso fumo si espanse per tutta la zona e da esso fuoriuscì un gigantesco facocero dalle zampe di gallo e una lunga proboscide; questa creatura era il frutto della mitologia più lontana ed arcana, ovvero il demone che divora i sogni della gente, il Baku.

«Un Baku! Una creatura molto esotica, non ne avevo mai visto uno!» tuonò Madara sorpreso.

Danzo ordinò alla sua fidata creatura di usare il suo enorme e possente potere risucchiante per creare una forza di attrito risucchiante ai danni del nemico, riuscendo così a impedire al Susano di muoversi. Il Baku possedeva davvero una potenza enorme e Danzo ne avrebbe sfruttato ogni peculiarità a suo vantaggio.

Sasuke era stato messo alle strette e non riusciva nemmeno a seguire i movimenti di Danzo con lo sguardo, poiché la sua visuale era deviata dalla violenta tromba d’aria che lo spingeva sempre più rapidamente verso le fauci del Baku.

«Pensa, Sasuke! Pensa!» ripeté Sasuke fra sé.

Era solo una questione di pochi secondi, prima di venire divorato dall’enorme bestia.

Nel frattempo, Danzo aveva approfittato di tutto quel marasma per oltrepassare il punto in cui si ergeva il cavaliere spirituale, portandosi alle sue spalle. Danzo aveva fatto i compiti a casa ed era pronto ad applicare la sua strategia in maniera istantanea.

Danzo compose rapidamente i segni necessari per la sua tecnica e spiccò un balzo sulla postazione in cui si trovava Sasuke, la prima cosa necessaria per colpire quest’ultimo era privarlo della protezione del Susano e per fare ciò, serviva una potentissima tecnica perforante che avrebbe devastato le difese del Susano e aperto un varco per assestare un colpo decisivo a Sasuke.

Danzo aveva proprio composto i segni per fare scattare tale tecnica, inoltre avrebbe approfittato della forza risucchiante del Baku per aumentare la potenza del suo colpo, quindi si sarebbe catapultato verso Sasuke e lo avrebbe colpito dritto al cuore: la vittoria era assicurata.

«Arte del vento: Lame del Vuoto

Danzo emise dalla bocca una potentissima lama d’aria, alla quale aumentò la velocità con una seconda lama, le quali si scagliarono in tutta la loro potenza sulla schiena del Susano, privandolo di tutto il suo strato protettivo: il varco c’era.

«Proprio lì!» tuonò Danzo con decisione.

L’anziano shinobi si fiondò verso il suo avversario; pochi secondi e Sasuke era spacciato.

Sasuke non poteva farsi sopraffare in quella maniera, doveva immediatamente liberarsi del fastidioso mostro dal devastante potere devastante, altrimenti Danzo lo avrebbe ucciso. In un lampo, ecco la possibile soluzione al problema.

Sasuke effettuò dei rapidi segni con le mani e lanciò la sua tecnica; non c’era un secondo da perdere.

«Arte del Fuoco: Tecnica della Palla di Fuoco Suprema!!»

L’enorme ammasso di fiamme venne inglobato dalla potentissima onda risucchiante con il risultato evidente che le fiamme finissero dentro le fauci del Baku, assestando un profondo dolore alla bestia mitologica, la quale fu persino costretta a interrompere il suo pasto e a scomparire del nulla: la tattica di Danzo era andata in fumo.

Sasuke non perse tempo e si voltò verso l’avversario che stava per attaccarlo, era ancora in tempo ad assestare un colpo mortale, tuttavia, prima che Sasuke potesse agire per il bene della propria difesa personale, Danzo optò per una scelta strategica improvvisa. L’anziano shinobi si era portato appresso la katana del suo avversario e l’aveva rivestita di chakra del vento, dopodiché lanciò la lama come se fosse un giavellotto, prima che la difesa del Susano venisse ripristinata: il colpo andò a segno.

Danzo aveva applicato all’arma una forza perforante capace di trapassare qualunque cosa e fu proprio quello che accadde alle ossa del Susano e alla spalla destra del sorpreso Sasuke, il quale emise un urlo spaventoso per colpa dell’immane dolore provato a causa del colpo.

«Le cose si scaldano, eh?» commentò Madara con molta attenzione allo scontro.

Sasuke cadde in ginocchio e strinse con forza la spalla perforata con la mano sinistra, ma nonostante l’immane dolore percepito, non perse nemmeno per un istante il suo malefico avversario, il quale non aveva ancora smesso di avanzare verso di lui con una nuova tecnica da usare.

«Sei mio!» tuonò Danzo.

Non andò secondo i piani di Danzo, perché il pugno del Susano era stato più veloce, arrestando con violenza la corsa dell’anziano ninja per sbatterlo con potenza al suolo; con molta probabilità, anche questa volta Danzo era morto.

Il pericolo era stato scampato, ma ciò nonostante, Sasuke era veramente afflitto dagli ultimi risvolti del combattimento, tanto che persino il Susano scomparve nel nulla per colpa della stanchezza provata dal suo evocatore.

«Merda! Merda!» sbottò Sasuke.

Doveva fare qualcosa per risanare la sua ferita, ma sapeva benissimo che non aveva tempo per dare un morso a Karin, inoltre non poteva svelare un dettaglio così importante al suo nemico, perché lo avrebbe potuto sfruttare al meglio. Per questo motivo, Sasuke optò per la scelta più dura e dolorosa per arrestare la perdita di sangue, ovvero cauterizzare la ferita con il Chidori; l’operazione fu tremendamente dolorosa e Sasuke aveva quasi perso i sensi, ma era riuscito nel suo intendo.

«Non c’è che dire, questo ragazzo ha le palle. Complimenti.» commentò Madara soddisfatto.

Karin invece non riusciva a capire affatto per quale ragione Sasuke non si fosse avvicinato a lei per curarsi, questo perché lei non riusciva ad alzarsi a causa delle ferite inferte da Danzo.

«V-vieni qui, Sasuke! Mordimi!» lo invitò la ragazza.

Anche in un momento del genere, Karin non avrebbe fatto a meno di quella sensazione da orgasmo.

Sasuke si voltò verso di lei, furioso per avere parlato troppo.

«Stai zitta, rompicoglioni che non sei altro!» tuonò il ragazzo furioso.

Danzo aveva sentito tutto ed era ancora vivo e vegeto, ergendosi in tutta la sua potenza nella sua attenta osservazione della situazione. Di una cosa Danzo si era accertato, ovvero che Sasuke Uchiha era pronto a tutto pur di perseguire il suo scopo e non si sarebbe fermato per nessun motivo.

Sasuke Uchiha, il giovane guerriero del clan Uchiha, non era un tipo da tenere sottogamba, nemmeno per uno shinobi esperto come era Danzo Shimura.

Danzo era più che determinato a dare una svolta al combattimento e per questo avrebbe giocato tutte le sue carte per sopraffare il suo avversario. Danzo si portò la mano sulla bendatura sul viso e la sciolse per mostrare a tutti il prezioso occhio di Shisui Uchiha. Una volta fatto ciò, Danzo diede uno sguardo agli occhi del suo braccio, ne erano rimasti solo cinque attivi, perciò doveva dosare bene le sue energie per conseguire la vittoria.

«Molto bene, l’occhio destro si è ripreso del tutto. Ora i giochi cambiano.» disse l’anziano shinobi.

Sasuke si rimise in piedi e si diresse verso lo stesso piano in cui si trovava Danzo, durante il passaggio egli raccolse la sua katana conficcata a qualche metro più in là e si gettò a capofitto su Danzo.

«Fatti sotto, vecchio!» ruggì il giovane.

Danzo fece altrettanto, armato di un paio di kunai.

«Vieni, Sasuke Uchiha!» urlò il vecchio.

Lo scontro fra due generazioni completamente differenti. Entrambi i contendenti erano dei rivoluzionari a loro modo ed erano inoltre decisi e fermi nelle loro convinzioni che nessuno sarebbe riusciti a smuoverli da tali. Il loro combattimento era basato sulla resistenza e sull’uso sapiente della propria arte oculare, il quale utilizzo era influito da numerose variabili, ovvero la stanchezza, la quantità di chakra e le ferite inferte.

I movimenti si velocizzavano, con mosse rapide e che si alternavano fra di loro come una danza frenetica, composta dalle scintille generate dall’impatto delle lame dei due contendenti. Gli occhi dei due combattenti si muovevano come impazziti, al fine di carpire il minimo movimento dell’avversario, per tanto le rispettive abilità oculari erano state tirate così la massimo, che chiunque dei due avesse ceduto per primo, sarebbe stato spacciato.

Un attimo di cedimento di Danzo era l’occasione ideale per Sasuke di trapassarlo allo stomaco e aumentare il taglio della parte inferiore del corpo, lasciando uscire tutte le budella dell’anziano shinobi; questa mossa non risparmiò comunque a Danzo di assestare un poderoso montante alla spalla danneggiata del ragazzo, prima che tirasse le cuoia.

Sasuke vacillò per qualche metro, mentre Danzo si accasciava al suolo e utilizzava nuovamente la sua tecnica proibita per resuscitare dalle sue ceneri, apparendo proprio alle spalle di Sasuke per colpirlo con un altro dei suoi poderosi montanti sempre sulla parte della spalla ferita.

«Stai diventando più lento, ragazzino!» sbottò Danzo.

L’anziano shinobi si apprestò a raccogliere uno dei kunai che Sasuke gli aveva fatto cadere per terra in precedenza, dopodiché questi si precipitò su Sasuke per colpirlo a morte, ma non ebbe l’occasione per farlo, poiché il giovane Uchiha aveva evocato finalmente la mano del Susano per colpire in pieno l’avversario e spedirlo sulle sponde del fiume che scorreva sotto il ponte.

Susano scomparve per l’ennesima volta, perché Sasuke era veramente stremato e non riusciva più a muovere la spalla, aveva il braccio completamente infermo e quindi non riusciva proprio a muoversi; aveva bisogno di mordere Karin, subito.

Sasuke si mosse barcollando verso la ragazza, chiamandola con tutte le sue forze. Sasuke doveva sbrigarsi, prima che Danzo tornasse in pista più pericoloso che mai.

«Karin! - urlò Sasuke. Muoviti! Vieni qui.»

Sasuke cadde nuovamente in ginocchio, era troppo stanco per muoversi a causa degli immani sforzi a cui aveva sottoposto il suo fisico, ma soprattutto i suoi occhi che stavano pulsando in una maniera per nulla paragonabile ai dolori provati in precedenza.

Karin allora si fece forza e ignorò il dolore allo stomaco per sollevarsi e dirigersi verso Sasuke, al fine di aiutarlo a recuperare le forze; il suo intervento sarebbe stato la carta vincente per Sasuke.

«S-sì, arrivo!» rispose Karin.

La ragazza era quasi giunta al capezzale dell’amato, sfoggiando il braccio nudo verso la bocca del suo bisognoso amato. Sasuke non aveva tempo da perdere e con le ultime forze tirò a sé la ragazza con una brutalità a Karin molto sgradita, ma ella comunque non si ribellò a quel trattamento.

Sasuke assestò un morso deciso alla carne della ragazza e subito iniziò a sentirsi meglio, ma non fu lo stesso per Karin, la quale, invece di provare il solito piacere immane, ella stava provando un dolore indicibile, quasi come se Sasuke volesse strapparle via la carne.

«Sasuke, mi fai male...» si lamentò Karin.

Sasuke non si fermò, non gli importava affatto di lei, esisteva solo l’obiettivo principale: la morte di Danzo.

Era passato qualche secondo da quando Sasuke aveva addentato la carne di Karin per ripristinare le proprie energie e sarebbe servito ancora qualche attimo, prima di recuperare completamente le forze.
L’intervento di Danzo calzò alla perfezione per impedire che Sasuke riuscisse a riprendersi. L’anziano shinobi non esitò un istante a colpire Sasuke e scagliarlo lontano da Karin, la quale venne afferrata con forza dal nemico.

«Lasciami!» urlò Karin divincolandosi.

«Così, questa signorina possiede un chakra particolare. Se ti avessi lasciato fare, ti saresti ripreso. Adesso ne approfitto anche io.»

Nonostante i rifiuti di Karin, Danzo non ebbe problemi a tranquillizzarla con una illusione scagliata dal suo occhio destro, in seguito l’uomo addentò la carne della ragazza e iniziò a ripristinare tutte le sue forze.

A questo punto, anche Sasuke reputò fondamentale fermare la ripresa di Danzo e usò una delle sue tecniche di fuoco contro l’anziano ninja.

«Arte del Fuoco: Tecnica della bomba di fuoco

L’immane nube infuocata si espanse dalla bocca di Sasuke e si diresse precipitosa in direzione di Danzo, il quale, senza il benché minimo rispetto per la vita della ragazza, che venne usata come uno scudo da Danzo per proteggersi dalle pericolose fiamme.

Una volta che le fiamme vennero estinte, la schiena di Karin era stata completamente danneggiato e bruciato con ustioni di secondo grado. La ragazza aveva perso i sensi, ma fortunatamente, grazie al fatto che fosse stata inglobata in un’illusione di Danzo, non percepì molto il dolore; le sue condizioni erano comunque molto gravi e poteva anche considerata a un passo fra la vita e la morte.

Né Danzo o Sasuke batterono un ciglio nei confronti della sorte della ragazza, per loro era solo un mezzo efficace per ripristinare le proprie energie e rendere eterna quella battaglia. a cui stavano prendendo parte.

Danzo corse verso il suo avversario, usando un’altra delle sue tecniche per portare l’ago della bilancia del combattimento a suo favore.

«Arte del Vento: Grande bomba del vuoto

La tecnica ebbe lo stesso effetto della tecnica lanciata in precedenza da Sasuke, ma questa volta fu il Susano a proteggere il combattente dalla tecnica.

«Muori!» urlò Sasuke rabbioso.

Il cavaliere spirituale contrasse la sua freccia contro il bersaglio e quando essa scoccò, Danzo evitò con rapidità il colpo, servendosi dell’occhio di Shisui, dopodiché lanciò un’ulteriore fiato distruttore contro uno dei pilastri del ponte, facendolo precipitare contro il Susano che era tornato nuovamente nella sua forma scheletrica.

Entrambi i contendenti avevano certamente recuperato le forze, ma non di molto, quindi erano ancora afflitti dalla fatica e desiderosi di assestare il colpo decisivo il prima possibile.

Sasuke emerse dalle macerie ed era rimasto indenne, grazie alla protezione del Susano, il quale scomparve nel nulla subito dopo, poiché Sasuke era arrivato nuovamente a limite.

La lotta continuava. Sasuke si rese subito conto che lo stile di Danzo si era nettamente velocizzato forse grazie alle sue energie ripristinate, ma anche grazie all’ausilio dell’occhio speciale, di conseguenza, Sasuke avrebbe fatto meglio a compiere delle mosse più accurate al solo e unico scopo di sopraffare un avversario che sembrava rinato.

Danzo corse contro a Sasuke, armato di un kunai, ma venne bloccato e ucciso per l’ennesima volta dal ragazzo, il quale aveva fatto ricorso a degli shuriken che aveva evocato da dei sigilli che teneva nascosti sotto i suoi polsini.

Di conseguenza, Sasuke si alzò di scatto, mentre Danzo resuscitava e si gettava in picchiata contro di lui, ancora armato da un kunai, che però non raggiunse ad affondarsi sulla carne di Sasuke, poiché quest’ultimo aveva colpito l’anziano shinobi al mento con un potente calcio, ma questo non risultò un colpo molto potente, perché Danzo aveva afferrato la gamba dell’avversario e lo aveva lanciato nella direzione opposta.

Il climax della battaglia era arrivato.

Danzo tese il kunai e soffiò sopra di esso con un chakra molto particolare della natura del vento, esso infatti faceva ricorso all’energia del vento più potente esistente, il maestrale.

«Dammi quegli occhi e sparisci dalla circolazione assieme al tuo dannato clan!» dichiarò Danzo.

Sasuke si risollevò immediatamente e si gettò verso il suo avversario, creando una lama di chakra dell’elemento fulmine, con il quale aveva intenzione di uccidere l’avversario.

«Mi riprenderò quegli occhi! Tutti quanti!» urlò Sasuke determinato.

Troppo vicini. Era impossibile per entrambi schivare l’attacco dell’avversario, quindi pur di compiere tale mossa determinante, tutti e due sarebbero riusciti a ottenere la vittoria, solo se avessero avuto la determinazione necessaria per sopraffare l’altro, sacrificando sé stessi: entrambi erano pronti pure a quell’ennesimo sacrificio finale.

Sasuke e Danzo si erano colpiti a vicenda, lasciandosi trapassare in un punto vitale del loro corpo, pur di infierire mortalmente sul corrispettivo avversario; il pieno esempio della massima determinazione di entrambi i contendenti.

Lo sharingan di Madara brillò di una luce sinistra, la sua soddisfazione aveva raggiunto un nuovo livello, poiché fiero della grande maturazione effettuata da Sasuke.

«Oh, sì!»

Madara aveva visto tutto quanto, persino quelle sfaccettature che al resto era sfuggito ed era veramente contento del risultato finale di quello scontro così difficile.

Sasuke e Danzo respiravano a fatica all’unisono, stanchi e afflitti da un dolore così immenso che lentamente entrambi si lanciarono uno sguardo reciproco, i loro sharingan puntati uno sull’altro in un muto silenzio fatto di spasmi e dolori mai detti.

Fra i due, era Danzo quello a sfoggiare un ghigno di vittoria, perché era certo che avesse ancora uno degli sharingan sul suo braccio a disposizione ed era così convinto di avere ottenuto la vittoria, così non poté fare a meno di osservare l’occhio ancora attivo, ma all’improvviso accadde qualcosa che Danzo non riuscì a capire.

Perché Izanagi non si attivava?

«Che cosa significa?» commentò Danzo in confusione.

Entrambi i contendenti si allontanarono dal nemico. Danzo restava in piedi a cercare di capire che cosa gli stesse accadendo, mentre Sasuke crollò al suolo, afflitto da una fatica enorme e un piccolo buco sul petto che andava subito curato.

Danzo iniziò a barcollare e iniziò a vomitare sangue per colpa della grave ferita che gli aveva perforato i polmoni.

«Perché? Perché Izanagi non si attiva?!» si lamentò Danzo.

Proprio non capiva. Che cosa stava accadendo, eppure c’era ancora quell’occhio aperto.

Il dolore per la ferita ricevuta lo aveva fatto deconcentrare e per questo non si era accorto del tranello in cui era incappato, fu dunque necessario usare l’occhio destro per capire quello che combaciava con la realtà e quando Danzo se ne accorse era già troppo tardi.

«Non è possibile…!!» sibilò Danzo esterrefatto.

L’occhio era sempre stato chiuso, tutti gli occhi erano chiusi, per tanto era impossibile attivare Izanagi, ma lui lo aveva creduto possibile, perché Sasuke aveva applicato una tecnica illusoria su di lui, lasciandogli credere di avere ancora una freccia alla propria faretra.

«No! No! Non è possibile!» urlò Danzo dalla rabbia.

In quel combattimento, Sasuke era riuscito a evolvere a ogni livello. Il suo odio era maturato; il suo Susano si era evoluto a un nuovo livello di potenza; il suo chakra era divenuto sempre più forte, alimentato dal potere dell’odio; persino la sua arte oculare si era evoluta, avvicinandosi sempre di più alla capacità posseduta da Itachi.

Danzo era caduto in quella trappola ed era spacciato, perché la ferita infertagli da Sasuke era così profonda da rendergli impossibile persino controllare il suo chakra e per questa ragione, il braccio mostruoso mutò ulteriolmente in un grosso albero che voleva divorare l’anziano shinobi, il quale fu costretto a strapparsi il braccio per salvarsi.

Madara comprese subito per quale ragione si era manifestato quel fenomeno.

«La ferita deve essere veramente profonda, perché adesso non sa più tenere a bada il potere di Hashirama.»

Dal canto di Sasuke, invece, la situazione era in netto miglioramento, perché Karin era corsa in aiuto del suo amato, dopo avere curato se stessa, non appena si era ripresa dall’illusione di cui era succube.

«Prendi, Sasuke. Mordi.» lo invitò Karin.

Sasuke non se lo fece ripetere una seconda volta, senza perdere di vista il sofferente vecchio, che invece rimaneva in ginocchio, sofferente per la ferita sul petto; era fatta.

«Non può essere! - si lamentò Danzo. Non posso morire qui, non adesso! Devo diventare Hokage!»

Sasuke si era risollevato, era tornato in forze e pronto ad assestare il colpo finale a vecchio shinobi che aveva già un piede nella fossa.

«Tu adesso morirai, Danzo.» dichiarò Sasuke.

Il viso di Sasuke scintillava di soddisfazione e un ghigno malefico si estendeva su tutta la superficie. A ogni passo, Sasuke sentiva di volere strappare il cuore dal petto del suo nemico e gettarlo nel lago.

Danzo osservò il suo avversario e comprese di essere spacciato, a meno che un miracolo si fosse palesato all’improvviso.

Sasuke scattò in avanti con il Chidori attivato, con esso avrebbe inferto il colpo finale.

Danzo doveva agire adesso, senza pensare nemmeno a un’altra opzione disponibile. L’uomo fece ricorso a le sue rimanenti energie per superare Sasuke e teletrasportarsi alle spalle di Karin per afferrarla e usarla come scudo umano una seconda volta.

«Lasciami!» urlò la ragazza.

Danzo non aveva alcuna intenzione di morire e avrebbe usato persino una mossa subdola come il ricatto pur di salvare la vita.

Danzo lanciò uno sguardo a Sasuke e lo minacciò.

«Non un altro, o la signoria morirà. Ora io andrò e tu starai fermo qui.»

Karin intanto continuava a osservare il suo Sasuke e lo implorava di liberarla da quella agonia.

«Sasuke. Aiutami!» implorò Karin.

Sasuke era deciso ad aiutarla e non si sarebbe tirato indietro, nemmeno se questo avrebbe comportato un totale troncamento con tutto ciò che faceva parte del suo passato.

«Non muoverti, Karin.» ordinò Sasuke.

Karin sorrise, allora a Sasuke importava veramente di lei, questo la rendeva veramente felice e la lasciava confidente che il suo amato l’avrebbe salvata da quell’orrenda situazione. Guardò un attimo il suo amato e tremò: l’espressione di Sasuke era terrificante, un demone assetato di sangue.

Un bagliore. L’ultima cosa che Karin vide, prima che il terrore si dipinse in tutto il suo volto.

Sasuke aveva fatto l’impensabile, un gesto che segnava per sempre la sua trasformazione radicale in uno shinobi, senza il minimo rispetto della vita umana e manipolatore dei più deboli. Per questa considerazione, Sasuke aveva preso l’amore di Karin e lo aveva sfruttato al massimo, gettando la sua vita come una lurida pezza, trapassando il cuore di Karin pur di raggiungere quello di Danzo.

Una mossa crudele. Assurda.

Karin era senza parole; ormai la sua vita era al termine.

«Sa-su-ke...»

Danzo era finito, il colpo finale per tutte le sue speranze.

«No...»

Madara, invece, era al settimo cielo e rideva come un folle per quello che stava vedendo.

«Lo ha fatto! PERFETTO!»

Karin cadde al suolo, immersa in un lago di sangue.

Anche Danzo era in pessime condizioni, coperto da tutto il suo sangue, ma ancora in piedi e ostinato a rimanere in vita a tutti i costi, sebbene la situazione non fornisse alcun spiraglio per lui.

Danzo cercò di allontanarsi dal campo di battaglia il prima possibile, doveva riuscirci a qualunque costo, ma il suo sforzo era il solo risultato della disperazione totale del suo animo.

Sasuke gli andò appresso, passeggiando tranquillamente verso di lui, poiché stava pregustando con tanta impazienza il compimento della sua vendetta, dopotutto la vendetta andava gustata su un piatto freddo.

Ad un tratto, la folle corsa per la salvezza di Danzo si arrestò, poiché Madara gli era appena apparso di fronte.

«Fine dei giochi, Danzo.» esordì il vecchio Uchiha.

Danzo arrestò il suo passo e maledì la situazione per essere stato battuto in quella maniera.

Sasuke intervenne, parlando con il suo antenato.

«Stanne fuori, Madara. Lui è mio!»

Madara però non voleva stare appresso ai capricci del ragazzino e proseguì con i suoi propositi.

«Stattene calmo, ragazzino. Prima devo prendere l’occhio di Shisui.» ribatté Madara.

Danzo era arrivato alla frutta. Da un lato aveva Sasuke pronto a ucciderlo lentamente. Dall’altro Madara avrebbe lentamente prelevato il suo occhio destro e poi lo avrebbe gettato fra le fauci del malefico Sasuke.

Danzo Shimura era spacciato. Lui, lo shinobi del mondo oscuro dei ninja, la mente subdola che si focalizzava sul mantenimento di una vera pace. Lui, Danzo, era uno shinobi millenario che si era distinto in tutto ed aveva rivaleggiato con il Terzo Hokage per il potere. La sua vita era stata costellata da continui fallimenti e dal folle desiderio di essere riconosciuto dal suo grande rivale e diventare Hokage a tutti i costi. Questa era la vita di Danzo Shimura, la vita di un perdente.

   
 
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