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Autore: marl_vt    26/12/2015    2 recensioni
-Il Torneo Tremaghi è il torneo che vede sfidarsi le tre principali scuole della Gran Bretagna: Inghilterra, Irlanda e Scozia. Dopo duecento anni, Hogwarts avrà l'onore di ospitare questo grande evento. Harry Potter, insieme ai suoi grandi amici Ron Weasley e Draco Malfoy, sono studenti irlandesi. Hermione Granger è una studentessa di Hogwarts. Due caratteri incompatibili entreranno involontariamente in contatto, nello scenario di un Torneo decisamente pericoloso.- Una storia a cui sto dedicando tempo (da tempo) e inventiva, ho deciso di pubblicarla nonostante la stia ancora revisionando e completando, perchè ho capito che senza le vostre recensioni e (perchè no) consigli non so se il lavoro che sto facendo è buono o meno. Spero vivamente possa piacervi! Attendo impaziente commenti e note..:) Enjoy! marl_vt
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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18. LA TERZA PROVA.

 

 

 

 

 

 

 

 

Hermione si sistemò la camicia della divisa arrotolandosi le maniche, la primavera permetteva anche quello. Lanciò un'occhiata alla finestra del suo dormitorio, vedendo il sole cercare di fare capolino attraverso diverse nuvole. Sorrise, pensando che il cielo di Hogwarts era magico sempre e comunque. Il lungo periodo degli esami era ormai praticamente iniziato, e lei non aveva altro in testa se non prendere il massimo dei voti in tutte le materie.

 

“Ei.. Sei pronta? Scendiamo insieme?” Luna uscì dal bagno intenta a legarsi i capelli in una coda di cavallo e guardando l'amica di sottecchi. Aveva imparato, dalla fine delle vacanze di Pasqua di più di un mese prima, a non disturbarla troppo quando era assorta nei suoi pensieri.

 

“Eccomi, scendo subito.” Hermione sorrise guardandola attraverso lo specchio. Si diede un'ultima sistemata ai capelli e afferrò la borsa. “Andiamo a fare colazione, muoio di fame. Che giorno è oggi?”

 

“Il 14 maggio. Perché?” Luna scese le scale velocemente per stare al suo passo.

 

“No, così. Sto perdendo la cognizione del tempo per colpa di questi maledetti esami.” Hermione uscì dal ritratto insieme a Luna e si diressero a grandi passi in Sala Grande. Non avevano molto tempo, l'ultima lezione di Trasfigurazione sarebbe stata la più tosta e quella più importante in prossimità dell'esame che avrebbero dovuto sostenere dopo pochi giorni. Si sedettero ai soliti posti, salutando e mettendosi a mangiare.

 

 

“Harry, il problema è che se dobbiamo fare quell'addestramento auror dopo la fine della scuola l'esame di Trasfigurazione lo dobbiamo passare per forza bene..” Ron voltò l'angolo, affrettandosi ad arrivare alla Sala Grande per la colazione.

 

“Ron, come te lo devo dire che non ci vengo a quell'addestramento? Non capisci che io rimango in questa scuola solo e soltanto per il Torneo? Non me ne frega un emerito cazzo dei MAGO e non me ne frega un cazzo di diventare un auror.” Rispose Harry, categorico.

 

“E' da un mese che sento questa cantilena. Ed è da un mese che ti diciamo che se anche avrai un figlio non vuol dire che non devi seguire i tuoi sogni..” Draco tentò per l'ennesima volta di far cambiare idea all'amico.

 

“Io non ne ho mai avuti di sogni.” Harry entrò in Sala Grande, mettendo fine a quel discorso che ormai lo aveva stancato da morire. Si sedettero velocemente, cominciando già a servirsi da mangiare. Il fatto che Harry ed Hermione non si rivolgessero parola era diventato ormai una questione abituale: non ci faceva più caso nessuno, in realtà. Si erano stancati tutti quanti di stare dietro alle loro infinite stranezze. La verità era che non erano in grado di stare insieme, che divisi erano molto meglio e le perenni ansie e agonie erano terminate una volta per tutte. Si, era meglio per tutti. Le uniche cose che avevano mantenuto erano il saluto e il tacito rispetto che portavano l'uno per l'altra.

 

“Che poi allora perché fai questi esami, scusami?” Ron volle continuare il discorso anche li davanti a loro.

 

“Ti ho già detto un milione di volte che ho provato a chiedere sia a Crowford sia a Silente di esonerarmi dagli studi, ma per continuare il Torneo devo per forza continuare l'anno scolastico. Ora mi lasci mangiare in pace e devi continuare a rompere?” Harry non lo guardò neanche. L'unica cosa che non era meglio, in realtà, era il suo carattere tornato brusco e solitario.

 

“Fai come ti pare, ci rinuncio.” Ron scosse la testa e Luna gli accarezzò un braccio sorridendogli, come per tranquillizzarlo.

 

“Grazie a Dio.” Harry lasciò la forchetta e il coltello sul piatto, prese la sua borsa e si avviò verso l'aula senza salutare nessuno. Hermione lo guardò per un secondo, aspettando che fosse uscito prima di parlare.

 

“Continua a non voler passare bene gli esami e a non voler venire all'addestramento auror, vero?” Guardò sia Ron che Draco, che annuirono semplicemente.

 

“Se ci parlassi tu, magari lui.. Sai, sei sempre stata l'unica persona che abbia mai ascoltato in vita sua.” Draco le parlò piano, quasi come se stesse infrangendo un patto silenzioso: parlare di Harry e Hermione insieme era diventato un taboo. Per l'ennesima volta, si: ma decisivo.

 

“No, Draco. Sai benissimo come stanno le cose.” Hermione si stizzì all'istante, spostando malamente il piatto di fronte a lei. “Io e lui non abbiamo più nulla da dirci.”

 

“Te lo sto dicendo solo per il suo bene. Se solo tu..” Draco provò a insistere, ma Cho intervenne.

 

“Draco, adesso basta.” Lo guardò ammonendolo.

 

“Ma quando la pianterete tutti quanti con questa farsa, eh?!” Draco alzò la voce, facendo girare anche altre persone sedute al tavolo. Guardò prima la sua fidanzata, poi tutti: si soffermò principalmente su Ron. “Harry si è di nuovo rinchiuso in se stesso, ma non ve ne accorgete? Se continuiamo a lasciarlo fare si rovinerà con le sue stesse mani. Non possiamo permettergli di rovinarsi la vita. Non ha avuto la possibilità di un passato, aiutiamolo almeno a costruirsi un solido futuro.”

 

Hermione tenne lo sguardo basso, e quando Draco concluse mise su un sorriso alquanto ironico. Quando alzò gli occhi, mostrò uno sguardo fermo e sicuro: aveva smesso di piangere. Da un po', ormai. “Quante volte gli ho promesso un futuro insieme, quante volte l'ho convinto a prendere la scelta giusta.. Tu nemmeno lo sai.”

 

“E quante altre volte non l'hai fatto.” Ron batté un pugno sul tavolo, alludendo alla profonda differenza che avevano sempre vissuto nella loro storia e che Hermione non aveva fatto altro che accentuare. Lei lo guardò aggrottando la fronte.

 

“Quante cose gli ho perdonato, quante cose ho lasciato correre.” Hermione serrò la mascella, facendo violenza su se stessa per non arrabbiarsi. Aveva smesso di fare anche quello. Perché ne stavano parlando? Perché avevano di nuovo tirato fuori quel discorso?

 

“Sai bene che questo bambino non lo voleva. Come puoi pretendere che lo rifiuti dopo ciò che ha vissuto lui a causa della morte dei suoi genitori?” Draco la incalzò ancora, mentre Luna e Cho li intimavano di smetterla immediatamente.

 

“Non ho preteso niente, Draco. Mi sono solo arresa all'evidenza che tra me e lui non potrà mai esserci futuro. Io non appena uscirò di qua continuerò i miei studi a Londra, specializzandomi in ciò che sceglierò una volta finiti gli studi ad Hogwarts. Lui tornerà a Dublino, scegliendo il lavoro che darà serenità a lui e a suo figlio. Non rientriamo nei piani dell'altro, come puoi ben notare.” Accorgendosi che le si stava spezzando la voce, Hermione cominciò a raccogliere le sue cose per andarsene.

 

“Te ne torni nel villone di papà e tanti saluti, ho capito. Ma quando ti renderai conto di quanto diventerà arida la tua vita super agiata, non pensare al povero sfigato irlandese senza un soldo e senza la sicurezza di arrivare a fine mese per sfamare il figlio che in un lontano passato ti aveva fatto provare qualcosa. Continua la tua vita da principessa, perché è per questo che sei nata tu.” Ron sputò tutto senza riprendere mai fiato, parlandole così freddamente che gelò tutti quanti, Draco compreso.

 

“Come diavoli ti permetti..” Luna lo guardò allibita e sconcertata.

 

“No, Luna. Lascia stare..” Hermione si alzò in piedi, sorridendo amaramente. “Ron ha ragione. Ma quando starò vivendo la mia vita da ricca viziata penserò a questo momento, e se caso mai la mia mente dovesse vagare verso un irlandese squattrinato, pieno di talento, passione, amore, forza e determinazione non temere: dimenticherò in fretta di averlo amato. Così come lui dimenticherà in fretta di avermi anche solo conosciuta. Non temere, mi dirò che il problema non era ne lui ne io: il problema eravamo io e lui insieme.” Si buttò la borsa sulle spalle e andò via, con la convinzione che quella sarebbe stata l'ultima conversazione che avrebbe avuto su di lui.

 

 

 

Altre due settimane passarono, e il periodo esami stava finalmente concludendo. Mancava solo Pozioni, e Draco e Ron studiavano come matti per poter arrivare almeno alla tanto ambita O: sapevano che se non riuscivano ad ottenerla potevano scordarsi del tutto la carriera di auror. Harry, nonostante tutto, era riuscito a passare tutti gli esami, anche se non con voti altissimi. Per quello di pozioni, però, era certo che non ci fossero speranze, infatti non sprecò tempo sui libri insieme ai suoi amici.

 

Maggio era agli sgoccioli, ormai, e nella scuola aleggiava un clima di allegria incredibilmente fastidioso. Harry si scrollò i capelli con forza, per levarseli dal viso e togliere l'acqua in eccesso. Uscì dalla doccia e si guardò allo specchio: vide un'immagine diversa, i suoi occhi verdi sembravano più spenti. Ma infondo era un'impressione che aveva da un po' di tempo, e non aveva molta importanza. Buttò uno sguardo al suo cellulare, caso mai Jane lo avesse cercato per comunicargli qualsiasi novità: niente. Meglio così, nessuna nuova buona nuova si dice. Si asciugò del tutto i capelli con un colpo di bacchetta, lasciandoli poi scompigliati e ribelli come sempre. Si vestì distrattamente, focalizzando il suo pensiero sulla Terza Prova: sarebbe stata una settimana dopo, e ancora non aveva avuto nessuna notizia a riguardo. Sapeva per certo che neanche Dean e Martin avevano avuto qualche soffiata dai loro presidi, e questo lo rincuorava leggermente. Forse avrebbero dovuto affrontare l'ultima prova completamente al buio, quasi fosse come quelle inaspettate.

 

Aveva cercato da solo di ragionare su cosa avrebbero dovuto affrontare, ma con scarso successo. Sicuramente sarebbe stata la più difficile e sicuramente avrebbe dovuto dare il massimo. Si guardò di nuovo allo specchio, notando la sua faccia seria e tesa: da quanto non sorrideva? Non lo sapeva neanche lui. Doveva vincere quel Torneo a tutti i costi, aveva una valida ragione per farlo e avrebbe combattuto contro qualsiasi cosa pur di arrivare al suo obiettivo. Non importava più niente ormai, aveva già perso troppo tempo a sognare un futuro che non avrebbe mai dovuto permettersi di immaginare.

 

“Harry, noi stiamo andando. Hai bisogno di qualcosa?” Sentì la voce di Ron provenire dall'altra parte della porta del bagno. Si voltò e l'aprì, uscendo con l'asciugamano tra le mani.

 

“No no, ti ringrazio.” Sforzò di essere il più cordiale possibile.

 

“Sei sicuro che non vuoi venire? Le ragazze non ci sono questo week end visto che hanno già dato l'esame di pozioni, potevamo starcene un po' tranquilli tra di noi..” Ritentò Ron.

 

“Amico, non mi va e basta. Ti ringrazio.” Harry si sedette sul letto, dandogli le spalle. Ron decise di evitare di andare oltre, sapendo che se no sarebbe scoppiato sicuramente un litigio. Se ne andò senza neanche salutarlo.

 

Harry socchiuse gli occhi, odiandosi profondamente per come stava trattando il suo migliore amico. Era un periodo, uno stramaledetto periodo che sarebbe finito non appena avrebbe superato la Terza Prova. Aveva solo bisogno di stare solo e di concentrazione: più pensava a quello, più evitava di pensare al resto. Aveva assaporato di nuovo il gusto delle lacrime dopo anni e anni, e si era accorto che non gli piaceva per niente.

 

 

Hermione finì di mettersi il rossetto e lo passò a Luna, concentrandosi poi sui suoi capelli. Forse avrebbe dovuto tagliarli, erano così lunghi che per sistemarseli ci metteva un tempo infinito.

 

“Sono bellissimi, non osare tagliarteli!” L'ammonì Luna, leggendole nel pensiero. “Mi vuoi spiegare dove andiamo? Mi hai solo detto di farmi bella ed elegante.”

 

“Te l'ho detto in realtà. I miei genitori ci portano fuori a cena per festeggiare la fine degli esami, ma non ho capito dove. Però conoscendoli sarà sicuramente un bel posto, lo sai come sono loro..” Riuscì a comporre un elegante chignon, proprio come piaceva a lei. “Ci saranno anche Greg e la sua famiglia.”

 

Luna si bloccò all'istante. “Greg? Quel Greg?”

 

“Quanti Greg conosciamo?!” Hermione si voltò avvicinandosi al suo armadio e tirando fuori il suo vestito lungo che suo padre le aveva comprato a posta per l'occasione.

 

“E perché mai viene anche lui?” Luna continuò a guardarla, dubbiosa.

 

“Perché siamo amici di famiglia da una vita, Luna. E perché finalmente sa tutto sulla mia vera identità, gliel'ho rivelata poco tempo fa.” Hermione vagò con la mente alle vacanze di Pasqua, scuotendo subito la testa per cacciare certe immagini troppo dolorose.

 

“Sa che sei una strega?! Perché non me l'hai detto?” Luna incrociò le braccia.

 

“Non credevo fosse importante. E poi, bè, avevamo altro a cui pensare. Era naturale che prima o poi glielo dicessi, infondo.. L'ha presa molto bene, anche se è quasi svenuto li per li.” Si infilò le scarpe con il tacco.

 

“Capisco..” Luna si girò di nuovo, finendo di truccarsi. “Lui è l'uomo giusto per te, non è così?” La guardò di sottecchi attraverso lo specchio, e notò che si era bloccata di scatto chiudendo gli occhi.

 

“Presumo di si.” Hermione si alzò in piedi in tutta l'altezza che in realtà non le apparteneva. “Allora, come sto?”

 

“Sei uno schianto.” Luna le sorrise con malinconia, sentendo quasi nei suoi occhi blu il peso di un paio d'occhi verdi. “E io?”

 

“Anche tu. Andiamo, o faremo tardi.”

 

 

“Esatto, ormai ho finito il secondo anno di università e quindi anche io come voi sono intento a festeggiare la perfetta riuscita dei miei esami.” Greg alzò un bicchiere in direzione di Luna e Hermione, che lo imitarono sorridendo. Greg studiava medicina a Liverpool, aveva appena compiuto 20 anni qualche giorno prima ed era riuscito a finire tutti gli esami dell'anno accademico con una media davvero alta e più che in tempo.

 

“Sei davvero eccezionale, ragazzo mio.” Jason Granger gli diede una pacca su una spalla, congratulandosi per l'ennesima volta. Luna abbassò lo sguardo, come se volesse proteggere quegli occhi verdi che sentiva pesare ogni tanto dentro ai suoi.

 

“Bè, adesso che tra le nostre famiglie non ci sono più segreti..” Cominciò il padre di Greg, Stuart. “Che intendi fare adesso che hai finito la scuola, Hermione? Restarai nel nostro magnifico mondo o intraprenderai una carriera da strega?”

 

“Bè, in realtà..” Lanciò un sguardo a suo padre, che la guardò speranzosa. “Io ci sto ancora pensando. Vorrei poter conciliare le due cose, sapete.. Ma non nascondo che intraprendere gli studi in medicina mi piacerebbe parecchio.” Sorrise il più sinceramente possibile, vedendo sia sua madre che Luna non ricambiare.

 

“Eccellente, eccellente!” Stuart batté le mani. “Non fartela scappare, figliolo. Una ragazza così bella e intelligente non la troverai mai più.”

 

“Farò in modo di non perderla, allora.” Greg mise una mano su quella di Hermione, stringendola e facendole l'occhiolino. Quando Luna si accorse che l'amica non tolse la mano, si alzò di scatto.

 

“Chiedo scusa, devo andare un attimo al bagno. Con permesso.” Lasciò il tovagliolo sul tavolo e si allontanò velocemente, dirigendosi verso l'uscita del ristorante. Non appena uscì fuori, prese una bella boccata d'aria fresca che la fece stare subito meglio. Si avvicinò ad una panchina e ci si sedette, togliendosi le scarpe incredibilmente scomode e massaggiandosi i piedi.

 

“Che ti è preso? Non ti senti bene?”

 

Alzò lo sguardo e vide la sua migliore amica avvicinarsi preoccupata. “No, non mi sento bene. Non mi sento bene per niente Hermione.” La guardò loquacemente.

 

“Che cosa vorresti dire?” Hermione si sedette affianco a lei.

 

“Che cos'è questa farsa? Quante volte sono venuta a casa tua?! Migliaia! Non avevo mai visto niente del genere. Che fine ha fatto la mia migliore amica?” Luna allargò le braccia, non sapendo neanche se stava dicendo cose sensate.

 

“Non so di cosa tu stia parlando.” Hermione incrociò le braccia e guardò dritto davanti a se, impassibile.

 

“Piantala di fingere con me. Quante volte mi hai detto che non avresti mai voluto fare la vita dei tuoi genitori? E adesso ti trovo qui, nella perfetta riproduzione di tuo padre.” Luna si promise che non ci sarebbe andata per niente leggere quella volta.

 

“Che cosa mi hai detto?! Non ti permetto di..” Hermione la guardò allibita.

 

“Mi devi permettere, invece. Tu sai benissimo che non sei questa, tu sei molto di più..” Luna si girò completamente verso di lei, così da poterla fronteggiare. “Guardami, Herm. Vuoi davvero finire a studiare medicina insieme a quel bambolotto figlio di papà?”

 

“Luna, tu Greg non lo conosci. E nessuno sta dicendo che devo finire insieme a lui.” Hermione non tolse lo sguardo.

 

“Smettila, si vede lontano un miglio che i vostri genitori stanno già preparando il matrimonio.” Luna rise con amarezza. “Herm, ti imploro di ragionare. Sono passati quasi due mesi da quando hai saputo che Harry..”

 

“Luna, no.” Hermione la interruppe all'istante, alzando una mano per zittirla. S'irrigidì e guardò di nuovo di fronte a lei.

 

“Si, invece, Hermione. Quell'uomo finto la dentro non sarà avrà mai la semplicità e la purezza di Harry.” Luna non voleva mollare. Erano quasi due mesi che aspettava quel momento, era arrivata l'ora di svegliare l'amica da quella trance innaturale in cui si era nascosta.

 

“Ho messo un punto a quell'assurda storia, lo sai bene. Così come lo ha fatto lui. Ora vorrei rientrare, se non ti dispiace..” Hermione fece per alzarsi, ma l'amica la bloccò con una mano.

 

“Credi di poter sostituire Harry con un uomo così tanto gonfio da essere inesorabilmente vuoto?”

 

“Io non sostituirò mai Harry James Potter, hai capito bene? Mai.” Hermione alzò la voce, trattenendo a fatica quelle lacrime che ormai non le appartenevano più. Dire il suo nome per intero la fece stare così male che quasi le venne da vomitare. “Ti prego, Luna.. Basta. Ti imploro..” Sussurrò lievemente.

 

“Va bene, Herm, basta così. Sei la mia migliore amica, sempre e comunque.” Luna si alzò, rimettendosi le scarpe. “Anche se noi abbiamo finito gli esami prima, io tornerò a scuola per la Terza Prova. Perché Harry si merita di avere persone affianco, fino alla fine.” Si allontanò dirigendosi verso il ristorante, lasciando Hermione ancora seduta sulla panchina.

 

Chiuse gli occhi, prendendo un bel respiro profondo. Tutte le maledizioni al giorno in cui venne scontrata per sbaglio da Harry Potter nei corridoi di Hogwarts le aveva esaurite, così come tutte quelle per essersi inesorabilmente innamorata di lui. Era stato tutto sbagliato, fin dall'inizio: lo aveva sempre saputo, infondo. Come avrebbe potuto seguirlo in Irlanda? Come poteva aver creduto anche solo per un periodo che l'amore sarebbe bastato? Lei, così incredibilmente razionale e ferma, così restia, così.. Così Hermione Granger. Come sarebbe stato il loro futuro insieme? Fragile, instabile, litigioso, insicuro, titubante, con costante paura, forse violento. Si alzò, obbligandosi a smettere di pensare. Si era fatta una promessa la notte di Pasqua, infondo.

 

S'incamminò verso il ristorante, a passo lento. Non appena riuscì a scorgere le persone sedute al suo tavolo attraverso la vetrata si fermò: guardò Greg, nella sua bellezza impostata, con i suoi capelli biondi pettinati perfettamente, con il suo vestito di marca nuovo di zecca, il suo sorriso perfetto. Come sarebbe stato il suo futuro con lui, invece? Vuoto. Semplicemente ed inesorabilmente vuoto.

 

 

 

La sera prima delle Terza Prova, Harry camminava con le mani in tasca sulle rive del Lago Nero. Affianco a lui, Draco, Ron, Luna e Cho ascoltavano pazientemente il suo silenzio.

 

“Sai qualcosa di come si svolgerà domani?” Luna ruppe la tensione.

 

“In realtà non molto. Ci diranno tutto in Sala Grande domani mattina, sarete presenti tutti.. Quindi direi che lo scopriremo insieme.” Harry sorrise lievemente. “Io, come posso dire.. Grazie che siete restati con me.”

 

Cho abbassò lo sguardo, sentendo la commozione aumentare. Sapeva bene, come tutti gli altri, che Harry aveva sperato fino alla fine che anche un'altra persona si presentasse alla sua ultima prova. “Amico, quanto sei coglione. Secondo te ci perdevamo lo show?!” Ron gli diede un pugno sul braccio, imitato subito da Draco. Harry sorrise a entrambi, cercando di fargli capire quanto bene gli voleva.

 

“Lei come sta?” Harry riprese a camminare con lo sguardo basso, rivolgendosi a Luna.

 

“Sta bene. Ha deciso che probabilmente intraprenderà gli studi in medicina Babbana..” Luna gli sorrise mettendosi al suo fianco. “Ne è entusiasta, sai? E' davvero molto felice.” Mentì solo per farlo stare tranquillo.

 

“Sono contento, allora. Riuscirà ad avere quello che si merita davvero..” Harry annuì. “Lo so che in questi due mesi sono stato assente, me ne rendo conto. Però la notizia del bambino, il distacco con lei e..” Si passò le mani tra i capelli, come se esternare quelle emozioni fosse la cosa più difficile del mondo.

 

“Non ti preoccupare, è tutto a posto.” Cho gli afferrò il braccio stringendolo. “Adesso devi solo pensare alla prova di domani, poi vedrai che tutto piano piano andrà al suo posto.”

 

“Già.. Giusto.” Harry annuì l'ennesima volta. “Non sono una persona molto fortunata, ve ne sarete accorti.. Rischiavo di portarla dentro la mia sfortuna fino al collo.” Guardò verso la luna, luminosa e grande in mezzo ad una miriade di stelle.

 

“Non è potuta venire perché aveva diversi incontri per il college Babbano, sai..” Mentì anche Cho, seguendo la logica di Luna.

 

“Non sarebbe venuta lo stesso. Non mi vuole vedere più.. In un anno l'ho delusa abbastanza per tutta la vita.” Harry si staccò e si avvicinò di più alla riva del Lago, cominciando a lanciare sassi nell'acqua. Luna lo raggiunse, raccogliendo anche lei alcune pietre per lanciarle insieme a lui.

 

“Ti sbagli.” Lo ammonì. “In un anno le hai fatto scoprire l'amore e l'hai fatta diventare una donna. Vi rincontrerete, un giorno. Quando finalmente sarà il vostro momento giusto.” Gli sorrise e fece fare diversi salti alla pietra che aveva scelto.

 

 

 

Harry, Dean e Martin erano pronti con la loro divisa personale per l'ultima prova del Torneo Tremaghi. Erano nella stanzetta adiacente alla Sala Grande, dove tutto era cominciato. Camminavano avanti e indietro, nervosamente, scambiandosi qualche battuta ogni tanto.

 

“Bene, campioni! Siamo giunti alla fine.” Silente entrò, accompagnato da due sorridenti e alquanto preoccupati colleghi. Crowford abbracciò Harry, facendogli un grosso in bocca al lupo e stringendogli forte la mano.

 

“Abbiamo convenuto che fosse giusto offrirvi un augurio migliore di tre poveri vecchi presidi. Quindi, come promesso qualche giorno fa, abbiamo deciso di farvi trascorrere gli ultimi minuti prima dell'inizio insieme a qualche persona speciale per ognuno.” Silente si appropinquò ad aprire di nuovo la porta, sorridendo dolcemente a tutti e tre i campioni.

 

Harry fece qualche passo indietro e poi si voltò, consapevole che probabilmente per lui non sarebbe entrato nessuno. Non appena vide le famiglie degli altri due campioni entrare fece per voltarsi, ma alcune voci incredibilmente familiare lo obbligarono a restare li fermo.

 

“Devo entrare di qui, giusto? Lo trovo qui dentro?” Molly Weasley fece il suo ingresso già piena di lacrime. Non appena vide Harry lo stritolò tra le braccia, facendolo sentire così piccolo e indifeso che avrebbe voluto dirle in quel momento che era sempre stata una madre per lui. Che tutto ciò che aveva fatto e avuto lo doveva solo e soltanto a lei. Invece, come sempre, non disse una parola.

 

“Stai attento, Harry, d'accordo? Non importa vincere. Sei arrivato fin qui con le tue forze, sei stato bravissimo. Ora pensa solo a finire, al resto ci penseremo tutti insieme.. Come sempre.” Lo cominciò ad accarezzare su tutto il volto, baciandolo e spettinandolo sempre di più. “Sono tanto, tanto orgogliosa di te. Noi ti aspettiamo tutti la fuori, d'accordo? Torna presto e stai attento..”

 

Harry non fece altro che annuire, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi della sua seconda mamma. “Ci vediamo qui fuori. Te lo prometto.” Le sussurrò, abbracciandola forte.

 

“Io devo già andare. Non ti preoccupare, capirai perché..” Gli diede un ultimo bacio e si voltò uscendo di nuovo dalla porta. Harry la seguì con lo sguardo restando li fermo, e nello stesso punto in cui svoltò l'angolo scomparendo, comparve l'ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere.

 

“Sono ancora in tempo?”

 

“Ma certo, signorina Granger. Vai pure dal signor Potter.” Silente le indicò Harry, che la stava già guardando da infondo la stanza con occhi così verdi che l'avrebbero sicuramente accecata.

 

La continuò a guardare mentre si avvicinava, intento a non perdere neanche per un attimo il contatto visivo. Dopo due mesi di completo distacco, si stavano di nuovo vedendo davvero.

 

“Sono venuta a farti l'in bocca al lupo.” Ruppe il ghiaccio lei, spostandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie.

 

“Credevo non saresti venuta.” Harry non staccò neanche per un attimo gli occhi dai suoi.

 

“Come potevo non venire.” Hermione sorrise e tolse lo sguardo, non riusciva più a reggerlo. “Andrai benissimo, ne sono certa. Riuscirai ad arrivare dove vuoi.”

 

“Sono contento che sei venuta.” Harry serrò la mascella, cercando di contenere le emozioni che in quel momento stava provando. Lei sorrise ancora, mentre le si riempivano gli occhi di lacrime.

 

“Stai attento, mi raccomando. Ricordati sempre che se anche non vincerai, sarai sempre il mio campione.” Gli accarezzò una guancia, lasciando che calde lacrime uscissero senza troppe pretese. “Sei un uomo eccezionale, Harry.”

 

Perché gli stava dicendo addio? “Ci vediamo finita la prova..” Tentò Harry, asciugandole con entrambe le mani le sue lacrime dal viso.

 

“Ci vediamo finita la prova..” Ripetè lei, stringendo la mano di Harry sul suo volto. Si avvicinò a lui e si mise in punta di piedi, sfiorando con la bocca il suo orecchio. “Porterò il nostro amore con me per tutta la vita. E mi basterà sempre.” Sussurrò, in modo che soltanto lui nel mondo avrebbe potuto sentirla.

 

Gli diede un bacio sulla guancia, strizzando forte gli occhi. Si staccò e si rimise nella sua posizione naturale. Si guardarono per altri attimi, incredibilmente corti e inutili per dirsi tutto; poi, Hermione, si girò e se ne andò, senza voltarsi mai indietro.

 

Raggiunse gli altri, che la stavano aspettando all'ingresso della Sala Grande. “Sei sicura che non vuoi restare?” Chiese Ron, con lo sguardo basso. Era consapevole che probabilmente non l'avrebbe più rivista per molto tempo.

 

“Si, è meglio che vado.” Hermione abbozzò un sorriso e abbracciò forte Luna e Cho, raccomandandosi di vedersi appena era possibile. Poi si mise davanti a Draco e a Ron, che la guardavano senza sapere neanche cosa dire.

 

“Io.. E' stato un anno davvero, come posso dire..” Hermione cominciò a balbettare. “Vi voglio bene, davvero tanto.” Li guardò con le lacrime agli occhi e loro due la strinsero nelle loro braccia, sussurrandole che gliene volevano tanto anche loro.

 

“Ci rivedremo presto, ne sono sicuro.” Draco le baciò le guance e la fronte, sapendo che la sua frase era solo di circostanza. Hermione annuì e poi si rivolse a Ron.

 

“Mi dispiace per tutte le discussioni, gli schiaffi..” Cominciò.

 

“Ei, vuol dire che ci fidavamo del giudizio dell'altro. La tua presenza è stata essenziale, e non solo per Harry. Mi dispiace per come sia finita, probabilmente non avremmo dovuto insistere tanto anche noi perché le cose andassero meglio..” Ron le baciò la mano e le sorrise.

 

Hermione non volle aggiungere altro, era inutile riempire quella situazioni di frasi fatte e facilmente dimenticabili. Li guardò intensamente, ognuno di loro, ringraziandoli silenziosamente per ciò che avevano sempre fatto per lei. Si voltò prendendo un bel respiro, e scomparve completamente dalla loro vista.

 

 

Piano piano entrarono tutti nella Sala Grande, prendendo posto per assistere all'ultima attesissima prova del Torneo Tremaghi. Oltre a quasi tutti gli studenti delle tre scuole della Gran Bretagna, erano presenti genitori e giornalisti, distribuiti in ogni parte della Sala. Silente, Crowford e McDonald si misero in piedi davanti a tutti, aspettando il giusto silenzio per cominciare a parlare.

 

“Molto bene, sembra che ci siamo tutti.” Silente sorrise allargando le braccia. Si zittirono tutti all'istante, pendendo dalle sue labbra.

 

“La prova a cui assisterete a breve è forse la prova che andrà più di tutte oltre i limiti dell'umano. Tuttavia non sarò io a spiegarvi le modalità, bensì uno degli ideatori di tutte le prove che avete già avuto il piacere e, perché no, l'angoscia di vedere. Vi prego di fare un forte applauso per il Ministro della Magia, Ludo Bagman.” Silente, insieme ai suoi due colleghi, si spostò per lasciare spazio al Ministro. Un applauso echeggiò nella Sala Grande non appena Bagman fece il suo ingresso. Con un sorriso imbarazzato, salutò i tre presidi con decise strette di mano.

 

“Benvenuti, signore e signori, alla Terza Prova del quattrocentoventiduesimo Torneo Tremaghi della Gran Bretagna.” Bagman allargò le braccia, lasciando che un altro applauso scrosciasse davanti a lui. “Come il preside di Hogwarts ha già anticipato, questa prova non valuterà soltanto il campione in quanto mago, ma lo valuterà soprattutto in quanto uomo. Insieme al mio collaboratore Barty Crouch, abbiamo convenuto che per vincere completamente questo Torneo il campione deve dimostrare a tutti, e soprattutto a se stesso, di essere in grado di sopravvivere anche di fronte a irrealtà intangibili ma esistite. Vorrei i tre campioni della Gran Bretagna affianco a me, per favore.”

 

Harry, Dean e Martin, che erano attaccati alla porta per non perdersi neanche una parola detta dal Ministro della Magia, uscirono immediatamente, accolti da applausi e urla assordanti. Sorridendo e salutando, raggiunsero ognuno il proprio preside stringendo la mano a Bagman e aspettando che continuasse la spiegazione.

 

“Come avrete tutti già sufficientemente appurato dalle prove precedenti, i tre campioni avranno l'ausilio soltanto della loro bacchetta; ma questa volta dovranno percorrere una strada, un viaggio forse, e non in completa solitudine .”

 

Si schiarì la voce e, prendendo un bel respiro, notò l'agitazione da parte della platea aumentare.

 

“Sapete, esiste un luogo che va oltre le capacità conoscitive dell'uomo, un luogo la cui esistenza è da sempre nascosta per la sua pericolosità. Lì fuoco e ghiaccio convivono, senza minacciare la presenza dell'altro. Potrete cercarlo sull'Atlante, nei libri più proibiti dal Ministero, usare la magia più oscura per averne traccia: non ne troverete neanche uno scorcio. C'è chi dirà che è il luogo dove la Morte alberga indisturbata, chi giurerà di volerci andare per scoprirne i più profondi segreti, chi temerà ogni sua sfaccettatura: ciò che davvero importa, infondo, è arrivare alla fine per raggiungere l'eterna gloria di uomo e mago.”

 

I tre campioni si guardarono sconcertati: oltre a non capire nulla su cosa avrebbero dovuto affrontare, erano timorosi di chi li avrebbe accompagnati in quel fantomatico viaggio di cui il Ministro stava parlando.

 

“Incontrerete tre guide lungo il vostro percorso. Tre persone esistite ma non più reali, veritiere ma fittizie: starà a voi, mie cari campioni, giudicare il tempo da riservare a ognuno di loro, tenendo presente che il tempo scorre veloce, e il primo che giungerà al termine del viaggio vincerà il Torneo. Non temete le sfide che vi si potrebbero parare davanti sulla strada mentre sarete affiancati alle guide assegnatevi, temete piuttosto per la vostra fermezza mentale e fisica. Le prove precedenti sono state una sorta di rodaggio, di allenamento: adesso, oggi, siete all'apice del Torneo stesso.” Bagman cominciò a camminare lentamente, guardando negli occhi tutti e tre i campioni e sentendo il respiro del pubblico sempre più corto.

 

“Quanto può valere un uomo errante munito soltanto della sua stessa forza fisica e psicologica, accompagnato anche dalla sua sapienza magica? La risposta a questa domanda, signore e signori, le avremo a fine Torneo Tremaghi.” Bagman voltò le spalle al pubblico e alzò un braccio in direzione del grande tavolo dove di solito sedevano i professori. Questi si sollevò lentamente, dividendosi in tre lastre completamente uguali: si misero l'una affianco all'altra, formando tre passaggi differenti verso l'ignoto.

 

“Dean Thomas, campione di Hogwarts. Il tuo ingresso sarà quello a sinistra.” Bagman indicò il passaggio assegnatogli, lasciando che Dean si avvicinasse accompagnato da urla e applausi da parte del pubblico.

 

“Martin Gully, campione di Hamiltons. Il tuo ingresso sarà quello al centro.” Il Ministro cambiò la direzione del suo braccio, osservando Martin posizionarsi. L'applauso non cessò.

 

“Harry Potter, campione di St.Patrick. Il tuo ingresso sarà quello a destra.” Bagman indicò l'ultimo passaggio, che Harry fronteggiò.

 

Si guardarono tutti e tre, augurandosi tacitamente tutta la fortuna del mondo: l'ultima prova avrebbe decretato il vincitore, ma tutti e tre avevano imparato prima di tutto a rispettarsi a vicenda. Quando il Ministro diede il via, entrarono contemporaneamente prendendo un bel respiro.

 

La porta che aveva appena oltrepassato Harry sparì alle sue spalle, senza lasciare la minima traccia. “Lumos.” Sussurrò, e la sua bacchetta si illuminò all'istante. “Fa piacere notare che hanno la passione per i posti lugubri e deserti..” Harry cominciò a camminare, ormai consapevole che per scoprire cosa avrebbe dovuto affrontare serviva avanzare senza porsi troppe domande.

 

“Per la miseria..” Non appena Harry si rese conto su cosa stava camminando, si bloccò con la bocca spalancata. Una lastra infinita di ghiaccio giaceva indisturbata sotto ai suoi piedi, estendendosi all'orizzonte fino a scomparire nell'oscurità. “Lì fuoco e ghiaccio convivono..” Harry citò testualmente le parole di Bagman, scatenando involontariamente l'accensione del cielo. Alzò lo sguardo, senza chiudere la bocca per lo stupore: il fuoco albergava su tutta la sua testa, spargendosi largamente per chissà quanti chilometri. Il fuoco e il ghiaccio formavano quasi due linee parallele, senza disturbarsi a vicenda e mantenendo un clima perfetto in quell'ambiente surreale.

 

“Siamo nel posto dove entità perfettamente opposte possono convivere. Suggestivo, non è così?”

 

Harry chiuse subito la bocca e si voltò verso quella voce estranea. Un uomo vestito completamente di bianco si avvicinò a lui, in un modo così leggiadro che sembrò quasi fluttuare.

 

“Non credevo di poter mai arrivare in questo posto, ti confesso. E non credevo di arrivarci per un tale motivo.” L'uomo si avvicinò ancora, mostrando la sua lunga chioma argentata legata per magia in una coda lasciata bassa, e una barba molto corta che gli copriva però interamente la bocca. Gli occhi neri come la pece fissarono Harry intensamente. “Mi chiamavano Merwyn il Malvagio, e sono la tua prima guida.” Fece un breve e poco profondo inchino, tenendo le mani intrecciate dietro la schiena.

 

Harry aggrottò la fronte, non riuscendo bene a capire chi aveva di fronte. “Vieni, Harry Potter. Camminiamo.” Merwyn il Malvagio avanzò, lasciando che Harry lo affiancasse.

 

“Perché ti chiamavano il Malvagio?” Harry non riuscì a resistere.

 

“Perché sono stato un grande mago oscuro ai tempi del Medioevo. La maggior parte degli incantesimi e stregonerie oscuri che ancora ai tuoi tempi si utilizzano sono state inventate da me.” Merwyn guardò dritto davanti a se, come per attendere un'ulteriore domanda da parte del campione.

 

Harry abbassò lo sguardo, cercando di raggruppare le idee: aveva affianco a se un uomo palesemente morto, quindi era soltanto il suo fantasma. Perché gli era stata assegnata proprio l'anima di un mago oscuro?

 

“Questa, Harry Potter, è una domanda alla quale devi rispondere tu stesso. Tieni a mente, però, che siamo nel posto dove entità perfettamente opposte possono convivere.” Merwyn non smise di avanzare, lanciando qualche occhiata fugace al ragazzo che aveva alla sua destra. Si, poteva sentire i suoi pensieri fluttuare in quel posto paradossale.

 

“Ti reputi una persona malvagia, Harry Potter?” Merwyn rallentò il passo.

 

“Io.. Non lo so.” Harry tentennò e si accorse che la sua prima guida diminuì ulteriormente il passo. In quel modo avrebbe perso tempo: provò a sorpassarlo, ma una forza invisibile lo tenne al passo del fantasma.

 

“Non esistono domande alle quali un uomo non sa rispondere, Harry Potter.” Merwyn inclinò leggermente la testa, penetrando prepotentemente gli occhi verdi di Harry con i suoi neri. “Ti reputi abile nei duelli magici, Harry Potter?”

 

“Si.” Harry rispose senza tentennare, convinto di ciò che diceva. Merwyn riacquistò velocità, tenendo sempre le sue mani strette dietro la schiena.

 

“Dimostra a te stesso che la malvagità che temi di avere non ti appartiene. Dimostra a te stesso che sei perfettamente opposto al fantasma che adesso ti sta parlando.” Merwyn si fermò di colpo, obbligando Harry a inchiodare a sua volta. Lo vide chiudere gli occhi e alzare una mano verso l'orizzonte, come per richiamare qualcosa. O qualcuno. Harry strinse la mano destra attorno alla sua bacchetta, pronta per qualsiasi evenienza.

 

“I maghi malvagi uccidono, Harry Potter. I maghi malvagi non si fermano davanti a niente. Duella armandoti soltanto della tua capacità, e potrai proseguire il tuo viaggio indisturbato.” Non appena Merwyn cessò di parlare, apparve di fronte a loro due un uomo incappucciato, con un mantello blu notte e la bacchetta tesa davanti a se. Harry non tentò neanche di guardargli il volto: alzò subito la sua mano destra per proteggersi da un incantesimo non verbale lanciato da quello sconosciuto.

 

Cominciarono a duellare, ma per Harry non fu per niente semplice: quell'uomo era chiaramente più esperto di lui e utilizzava soltanto magia non verbale, mettendolo in grossa difficoltà. Prevede le mie mosse, ma come fa? Tentò di rimembrare le parole della sua prima guida, cercando l'aiuto necessario per poter vincere il duello. Scagliò due Schiantesimi molto forti non verbalmente, colpendolo in pieno petto e facendolo volare diversi metri più indietro.

 

Si rialzò così velocemente che Harry ebbe soltanto il tempo di schivare un lampo di luce verde dritto verso di lui. “Merwyn, come posso fare?” Harry riprese a duellare gridando verso la sua guida, rendendosi conto che si stava difendendo da attacchi mortali.

 

“Io non posso aiutarti Harry Potter. Un malvagio come me, in questo duello, avrebbe perso subito: è così che sono morto, diversi secoli fa. Sei tu malvagio, quindi?” Merwyn indietreggiò ancora, mostrando quasi indifferenza a ciò che gli stava succedendo sotto al naso.

 

Harry, all'improvviso, capì. “No. Io non sono malvagio. IO NON SONO MALVAGIO!” Schivando l'ultimo attacco da parte dell'avversario, lo disarmò con estrema facilità, scaraventandogli la bacchetta lontano. L'uomo, convinto di andare incontro a morte certa, alzò le braccia per proteggersi il volto, in un ultimo disperato segno di paura.

 

Harry, d'altrocanto, abbassò la bacchetta respirando affannosamente. Quell'uomo incappucciato scomparve in un alito di vento, risucchiato dal fuoco sopra le loro teste.

 

“Si, Harry Potter. Tu non sei malvagio. E non lo sei mai stato.” Merwyn lo guardò per l'ultima volta, e poi si voltò tornando indietro sui suoi passi.

 

“Aspetta, Merwyn!” Harry provò a seguirlo, ma non appena fece un passo quello scomparve nell'accecante orizzonte di fuoco e ghiaccio. Stringendo ancora di più la bacchetta nella sua mano destra, riprese ad avanzare. Gli sembrava di essere li dentro da pochissimo tempo, ma forse ne era passato troppo: in quel posto la cognizione del tempo, a quanto pareva, non esisteva.

 

“Harry. Oh, Harry..”

 

Harry sentì quella voce femminile sconosciuta come se l'avesse portata dentro di se per tutta la vita. Fu una sensazione strana: si voltò alla sua destra e vide apparire lentamente un'altra figura completamente vestita di bianco. Si avvicinò a lui fluttuando e lasciando dietro di se scie argentate e luminose. I capelli castano scuro incorniciavano un volto bello e gentile, dolce quanto il suo sguardo. Gli occhi verde smeraldo sorrise a Harry, arrivando proprio di fronte a lui.

 

“Sei così grande. Così bello..” La donna fantasma provò a sfiorargli la guancia con la mano, non riuscendo però a toccarlo realmente. Harry non ci mise molto per capire chi aveva di fronte.

 

“Mamma..” La voce gli si ruppe in gola. Fece un passo verso di lei istintivamente, ma una forza sconosciuta lo fermò. La mano in cui stringeva la bacchetta gli tremava forte: avrebbe voluto mollarla e poter restare li con lei per tutto il tempo necessario per recuperare. Forse una vita sarebbe bastata.

 

“Oh, tesoro. Sei stato molto coraggioso.. Noi non ti abbiamo mai lasciato, sai.” Lily Potter cominciò ad avanzare, obbligando Harry a seguirla. “Adesso sei un uomo, Harry. Adesso è arrivato il momento di prenderti le tue responsabilità.”

 

“Mi avete abbandonato.. Sono sempre stato solo, e soltanto in solitudine sono capace a stare.” Harry respirava affannosamente, come se quella conversazione fosse la più difficile cosa che avesse mai fatto in vita sua.

 

“Sai bene che non è stata una nostra decisione abbandonarti. La solitudine non appartiene a nessun uomo, Harry: non dimenticarlo. L'amore, invece, appartiene a chi se lo merita.” Lily continuò ad avanzare, tenendo le mani conserte in grembo.

 

“Io non lo merito, perché nessuno me l'ha insegnato.” Harry abbassò lo sguardo, consapevole della grande verità che aveva appena rivelato a sua madre. Entrambi diminuirono la velocità.

 

“Fidati dell'amore che hai imparato. Fidati della donna che te l'ha insegnato.” Lily si voltò verso il figlio, sorridendogli dolcemente.

 

“Ho sofferto molto la vostra mancanza. Non sono capace a dare l'amore che non ho mai ricevuto.” Harry si fermò completamente, rimanendo pochi passi dietro a sua madre.

 

“Io e tuo padre ti amiamo molto. Ma tu non hai mai accettato la nostra morte, dimenticandoti che il nostro amore poteva vivere in te.” Lily si voltò verso di lui, lasciando che i suoi capelli fluttuassero insieme a lei. “Ci hai dimenticati, Harry?”

 

“Mai.” Harry rispose deciso, mettendosi una mano sul cuore.

 

“E allora non hai dimenticato neanche il nostro amore.” Lily riprese a camminare, obbligando Harry a seguirla: rimase, però leggermente dietro a lei. “Tuo figlio non crescerà come te. Non tormentarti per questo.”

 

“Soltanto nella mia solitudine io valgo qualcosa. Soltanto dedicandomi a lui potrò amarlo come merita.” Harry si fermò di nuovo, non riuscendo più a proseguire. Lily, invece, continuò ad avanzare lentamente.

 

“Non importi una scelta che nessuno ti ha proposto, Harry.” Lily alzò il braccio destro, lasciando che la sua tunica candida si estendesse morbida affianco a lei. Tra le onde della stessa, apparvero nitidi e chiari i volti di Hermione e Jane. Harry spalancò gli occhi e riprese a camminare veloce, cercando di raggiungere sua madre.

 

“Come posso amare una donna a cui non posso dare niente? Il mio tutto, adesso, lo darò solo a mio figlio.” Harry fissò il volto di Hermione che lo guardava in modo impassibile, per poi spostarsi su Jane che gli sorrideva per tranquillizzarlo. “Lei.. Lei vuole di più di questo.”

 

“Non avete mantenuto la vostra promessa, Harry.” Lily abbassò il braccio, facendo sparire i volti di Hermione e Jane. “L'amore vi sarebbe bastato sempre. Ma non siete stati abbastanza forti per capirlo, entrambi.”

 

Harry cadde sulle ginocchia, mettendosi il volto tra le mani. “Non lasciarmi, mamma. Ho bisogno di te..”

 

“Non ti ho mai lasciato, ma tu non l'hai mai accettato.” Lily si voltò lentamente, rimanendo sempre a una certa distanza. “Ama, figlio mio. Dai a tuo figlio l'amore che io e tuo padre ti abbiamo disperatamente mandando in questi 18 anni, e poi ama te stesso abbastanza per perdonarti di tutto. E per perdonarci.” Cominciò ad indietreggiare, allungando la mano verso Harry.

 

“Troverò il perdono nella solitudine, non è così?” Harry provò ad alzarsi per raggiungerla, ma non riuscì a muovere neanche un muscolo.

 

“Ama, figlio mio. Ama davvero.” Lily Potter scomparve del tutto, lasciando soltanto una scia luminosa per marcare il suo incancellabile passaggio.

 

“Mamma, aspetta ti prego! Ti prego.. Non lasciarmi di nuovo! Ti prego..” Harry fece così tanta forza per liberarsi da quelle barriere invisibili, che perse i sensi dallo sfinimento. Spalancò gli occhi dopo pochi istanti, rendendosi immediatamente conto che aveva perso parecchio tempo e terreno. Rimase li fermo immobile, sdraiato in quella lastra di ghiaccio che al tatto manteneva una temperatura sempre gradevole. Fissò il fuoco sopra la sua testa, indeciso se proseguire quell'assurdo viaggio o meno.

 

Si ripeté innumerevoli volte le parole di sua madre, cercando di capirle fino infondo. Strizzò gli occhi, sentendo un'incontenibile morsa nello stomaco. Perché lo avevano abbandonato? Perché non aveva potuto averli affianco sempre? Era certo che non si troverebbe in quella situazione, era certo che con loro sarebbe stato tutto più semplice. Tutto più bello.

 

Ama, figlio mio.”

 

Quelle tre parole gli rimbombarono nella mente non appena si rialzò a fatica. L'amore non se lo meritava, e lo aveva capito appieno. Con una mano nello stomaco riprese ad avanzare, demotivato e non più certo del viaggio che stava percorrendo. Forse era tutto sbagliato, forse non era lui a dover vincere quel maledetto Torneo. Non era in grado di rispondere alle domande più banali, non era in grado di affrontare se stesso. Era quello l'intento della Terza Prova? Esaminare i campioni a tal punto da fargli capire che per essere un vero mago bisogna prima di tutto essere uomini?

 

“Sapevo che avrei avuto la possibilità di rivederti. Ne ero certo, ne ero convinto.”

 

Harry si voltò, capendo all'istante che avrebbe visto apparire la terza e ultima guida proprio alla sua destra. Chissà se lo avrebbe portato fino alla fine, chissà se ce l'avrebbe fatta.. Aveva come la sensazione che non gli importasse più di niente. Quell'uomo che apparve piano piano dal ghiaccio e dal fuoco, rivestito completamente con una tunica bianca, gli fece tremare il cuore.

 

“Pensavo che.. Papà.” Harry lo fronteggiò, vedendolo sorridere di assenso. Era alto come lui, i capelli neri e scompigliati erano poco più lunghi dei suoi, e se non fosse stato per gli occhi sarebbero stati due gocce d'acqua.

 

“Fortunatamente, però, hai preso anche molto da tua madre.” James Potter gli passeggiò intorno osservandolo attentamente. “Ciao, figliolo.” Insieme alla sua contentezza, Harry non poté non notare un certo risentimento. Si mise a camminare, con Harry al fianco.

 

“Sei l'ultima guida che incontrerò in questo posto assurdo. Mi devo aspettare qualcosa di più difficile?” Harry guardò suo padre, cercando di raggruppare le migliaia di domande che avrebbe voluto fargli.

 

“Solitamente, l'ultimo pezzo di un puzzle è quello più semplice da posizionare. Hai dimostrato di saper duellare con il tuo innato coraggio e la tua innata bontà, e poi?” James lo incalzò, incrociando le braccia sul petto.

 

“E poi.. Credo che con la mamma ho perso terreno. Credo di.. Essere indietro rispetto agli altri campioni.” Harry cercò di ragionare lucidamente.

 

“Non pensare agli altri campioni, Harry. Pensa a cosa sbagli e a cosa fai giusto.” James si voltò appena, scrutandolo a fondo con sguardo indagatore. “Ti ricordi come siamo morti noi due, Harry?”

 

“Si.. In un combattimento con alcuni maghi oscuri. Eravate due grandi auror e io.. Sono molto fiero di voi.” Harry aumentò il passo per poter stare dietro al padre.

 

“E sei fiero di te stesso? Delle scelte che hai fatto? Della gioventù che stai passando?” Insistette James.

 

“Per certi versi si, per altri no.” James e Harry non accennarono a rallentare, e al secondo venne quasi il fiatone.

 

“Guarda la tua mano destra, Harry.” James continuò a guardare dritto davanti a se, mentre il figlio si accorgeva di essere senza bacchetta.

 

“Non è possibile. Sono sicuro che l'avevo quando.. Quando..” Harry si fermò cercando di fare mente locale. Forse gli era caduta parlando con sua madre, forse gli era scivolata quando aveva perso i sensi.

 

“Non l'hai persa tu, figliolo. La tua bacchetta ti è semplicemente venuta meno, perché non ti serve più.” James lo spronò a continuare il cammino. “Quanto vali senza magia? Non rispondermi. Non ce ne sarà bisogno.”

 

Poco distante da loro si ergeva una montagna rocciosa, dove ai lati scorreva lava e incima sembrava innalzarsi un grande ghiacciaio. Si avvicinarono senza indugiare, mentre Harry cercava di capire a che gioco avrebbero giocato.

 

“Non denigrare il lavoro dei tuoi genitori, non è stato lui a portarci via.” James scosse lievemente la sua tunica, dalla quale apparve per un solo attimo la lettere che Harry aveva aperto mesi prima: era la sua possibilità di fare l'addestramento auror. “Una persona ti ha detto di non precluderti nessuna strada per la sola paura di non farcela: ascoltala, figliolo.”

 

Arrivarono ai piedi della montagna ed entrambi guardarono in alto. “Puoi scegliere, Harry: o torni indietro e accetti la sconfitta, o sali questa montagna senza l'ausilio della magia e accetti il rischio. Non so cosa tu possa trovare e non so come poterti aiutare: non conosco le scorciatoie e non conosco la montagna stessa.” James fissò intensamente Harry negli occhi, sapendo già la scelta che avrebbe preso. Cominciò ad indietreggiare, avendo terminato il suo tempo a disposizione.

 

“Sii uomo, figlio mio. Sii uomo fino infondo.”

 

Harry aprì la bocca per replicare, ma suo padre sparì senza lasciare traccia. Rimane fermo immobile, fissando il vuoto e ascoltando il silenzio. “Vi voglio bene, anche se non ho mai potuto dirvelo. E vi perdono.. Vi perdono.” Si tirò su le maniche della sua divisa e prese un bel respiro, lanciò un'ultima occhiata alla cima della montagna (non visibile) e cominciò la sua arrampicata verso l'ignoto.

 

La lava scorreva ai suoi due lati, le sue mani cominciavano a ferirsi, i pantaloni e la maglia a strapparsi: se avesse avuto la magia sarebbe già arrivato da un pezzo. Ma la strada, il viaggio, di un uomo è fatta di salite difficilmente superabili dalla semplice magia. Harry strinse i denti e salì ancora, attaccandosi con tutte le sue forze a quelle pareti rocciose e perfettamente temperate. Sentì il sudore scorrergli nella schiena e nella fronte e puntò ancora il piede, spingendosi sempre più su.

 

“L'ho capito, sai..” Cominciò a dire rivolto alla cima della montagna. “Lo so che cosa vuoi dirmi. Ma io ci arrivo lassù, fosse l'ultima cosa che faccio.” Si spinse ancora, gemendo per la fatica e lo sforzo. Un piede, poi un altro, poi le mani, e ancora una spinta con il piede.

 

Non ebbe la minima idea di quanto tempo ci impiegò, ma non appena appoggiò la mano sulla cima ricoperta da un ghiaccio trasparente, si sentì afferrare all'altezza dell'ombelico e per magia fu trasportato al di la della montagna, dove una porta giaceva indisturbata contornata da fiamme e ghiaccio. Quando fu lasciato li davanti, Harry scorse indistintamente lo stemma della sua scuola su quel pezzo di legno fluttuante: si voltò indietro, titubante per un attimo sul da farsi.

 

“Comunque vada.. Io so chi sono.” Harry chiuse gli occhi e abbassò con forza la maniglia, attraversando quella porta che dava sul nulla.

 

Aveva ancora gli occhi serrati quando sentì un baccano talmente forte che fu obbligato a riaprirli per lo spavento. “Harry!! Meraviglioso, meraviglioso ragazzo!!” Crowford lo aveva stretto in un abbraccio mozzafiato. “St.Patrick ha vinto dopo quasi 400 anni di sconfitte!! Meraviglioso Potter!!”

 

Harry fu assalito da una miriade di persone: lo sollevarono da terra facendolo saltare più e più volte, urlandogli i complimenti per la vittoria del quattrocentoventiduesimo Torneo Tremaghi della Gran Bretagna.

 

Ho vinto? Ho vinto??

 

Si sentiva così frastornato che non riuscì a dire neanche una parola. “Congratulazioni ragazzo mio. Sei stato il migliore fin dall'inizio.” Silente gli strinse forte la mano e poi lo cedette al Ministro Bagman, che con un sorriso a trentadue denti gli porse la coppa Tremaghi tra le mani.

 

“Fate un applauso al nuovo campione del Torneo Tremaghi della Gran Bretagna!!”

 

Solo li, solo a quel punto Harry si rese davvero conto di cos'era successo: aveva vinto, aveva davvero vinto quel Torneo che lo aveva fatto penare per tutto l'anno. Scorse tra la folla urlante Ron e Draco che gridavano il suo nome: li indicò, dedicandogli con tutto il cuore quella vincita, a loro che erano rimasti fin proprio alla fine.

 

Guardò verso l'alto, riuscendo quasi a sentire ancora le parole dei suoi genitori: sorrise, promettendogli diverse cose che avrebbe per sempre mantenuto. Dopodiché, rivolgendosi di nuovo al pubblico, alzò in alto la coppa urlando forte, liberandosi di tutte le frustrazioni che lo avevano accompagnato fino a quel momento. Liberandosi di tutto ciò che non avrebbe mai più ripreso. I fotografi scattarono innumerevoli foto: quel giorno si era fatto un altro pezzo di storia magica.

 

 

 

Hermione accarezzò lievemente la copertina della Gazzetta del Profeta, dove un Harry euforico gridava con la coppa in mano. Aveva vinto il Torneo, ma lei ne era sempre stata certa: lo ha vinto perché se lo meritava, perché era lui il campione numero uno. Riprese a leggere per l'ennesima volta quell'articolo:

 

Ed è proprio Harry Potter, il bel campione della scuola di Magia e Stregoneria di St.Patrick, Irlanda, ad aggiudicarsi il titolo di vincitore del Torneo Tremaghi, che ha visto disputarsi le tre principali scuole di magia della Gran Bretagna. “Ha dimostrato fin da subito una certa fibra morale e coraggio da vendere, si meritava di vincere.” Parla così il preside Crowford, felice di poter vantare un tale onore per la sua scuola.

Potter ha superato in modo impeccabile la Prima Prova, sfidando il drago con maestria e astuzia; perdendo punti all'infima prima prova inaspettata, si rifà senza grossi problemi grazie alla Seconda Prova, dove riesce a salvare egregiamente la sua fidanzata di allora, Hermione Jean Granger; presente anche nella seconda prova inaspettata, la signorina Granger sembra un elemento fondamentale e chiave per lo stesso campione Potter: riappare anche nella Terza e ultima Prova, però, ahimè, solo come un lontano ricordo rievocato dalla madre prematuramente deceduta. I contenuti e i dettagli della Terza Prova sono, come sicuramente già tutti sapranno, incredibilmente e tassativamente Top Secret.

Ottime anche le performance degli sfidanti Dean Thomas per Hogwarts e Martin Gully per Hamiltons: l'unica loro pecca è stata, probabilmente, la scarsa velocità in confronte al vincitore.

Cresciuto dai suoi zii Babbani, Harry Potter passa l'infanzia a...

 

Hermione chiuse il giornale, decidendo che cinque volte erano sufficienti: probabilmente sapeva quell'articolo a memoria. Harry era riuscito a vincere anche i soldi, quindi. Sorrise, alzandosi dalla sua poltrona e andando verso la finestra: appoggiò la fronte sul vetro, guardando fuori la giornata soleggiata di metà giugno.

 

“Sarai un ottimo padre, non temere.. Non crescerà come te.” Sussurrò, facendo appannare il vetro. Chiuse gli occhi, dandosi della stupida: parlare con una finestra a cosa serviva? Si stacco di botto chiudendo poi le tendine. Non voleva che entrasse troppo sole in camera sua.

 

Il sole non le piaceva più, ormai.

 

 

   
 
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