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Autore: marl_vt    26/12/2015    3 recensioni
-Il Torneo Tremaghi è il torneo che vede sfidarsi le tre principali scuole della Gran Bretagna: Inghilterra, Irlanda e Scozia. Dopo duecento anni, Hogwarts avrà l'onore di ospitare questo grande evento. Harry Potter, insieme ai suoi grandi amici Ron Weasley e Draco Malfoy, sono studenti irlandesi. Hermione Granger è una studentessa di Hogwarts. Due caratteri incompatibili entreranno involontariamente in contatto, nello scenario di un Torneo decisamente pericoloso.- Una storia a cui sto dedicando tempo (da tempo) e inventiva, ho deciso di pubblicarla nonostante la stia ancora revisionando e completando, perchè ho capito che senza le vostre recensioni e (perchè no) consigli non so se il lavoro che sto facendo è buono o meno. Spero vivamente possa piacervi! Attendo impaziente commenti e note..:) Enjoy! marl_vt
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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19. LONDRA E DUBLINO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Harry spalancò gli occhi all'improvviso, mentre quel maledetto treno delle 7.15 ancora fischiava il suo passaggio. Era inutile mettere la sveglia, lo aveva capito ormai da tempo. Si passò entrambe le mani sul volto, stropicciandosi gli occhi ancora impastati dal sonno, e poi si alzò sbuffando. Quante volte si era promesso di smetterla di andare a dormire tardi? Ma infondo non era solo colpa sua.

 

Spalancò le finestre della cucina e del salotto, lasciando che la fresca brezza di quella mattina di inizio settembre entrasse nella sua casa. Lanciò un'occhiata al cielo, limpido e sereno come una tavola infinita spezzata solo da alcune colline laggiù all'orizzonte. Tirò fuori tutto il necessario dal frigo per preparare la colazione, guardando l'orologio appeso al muro una volta si e l'altra pure. Mise il latte a scaldare e andò verso il bagno, cercando di fare più piano che poteva. Si buttò sotto la doccia, lasciando che l'acqua fredda lo svegliasse del tutto: rivolse il volto verso il getto potente, strizzando gli occhi e lavandosi completamente la mente.

 

Uscendo dal bagno e passando attraverso il salotto, posò lo sguardo su tutti quei biglietti che gli erano arrivati più di un mese prima per il suo compleanno, quello di Ron era ancora aperto e al centro. Le sue parole rimbombarono ancora nella testa di Harry.

 

Harry, quando possiamo vederci? Devo darti una notizia molto importante, e voglio farlo a quattrocchi. Ormai sono mesi che non ci vediamo, voglio sapere anche le tue novità riguardo al lavoro e riguardo il vostro crescere insieme. Hai escluso tutto il mondo, non escludere la tua famiglia. Aspetto risposta,

Tuo fratello, Ron

 

Bastardo. Usava le stronzate della famiglia e del fratello quando voleva farlo tornare sui suoi passi, aveva sempre fatto così fin da piccolo. Harry sorrise scuotendo la testa e tornò nella sua stanza da letto, accendendo le luci per potersi vestire. Si mise la divisa, sistemandosela per bene come era abituato a fare ormai da due anni. Chi l'avrebbe mai detto, poi, che sarebbe diventato proprio lui auror e i suoi due migliori amici invece no? Se lo chiedeva praticamente ogni giorno.

 

Si avvicinò all'altra stanza di casa sua, molto più piccola e molto più accogliente probabilmente. Era socchiusa, la lasciava sempre così perché lui preferiva vedere un po' di luce prima di addormentarsi. Entrò piano piano, accucciandosi affianco al lettino e appoggiando le braccia e la testa affianco al suo viso.

 

“Danny, papà deve andare a lavoro.. Tra poco la mamma ti porterà all'asilo, sono i primi giorni e non puoi fare tardi.. d'accordo?” Harry sussurrò piano, dando un bacio sulla sua guancia morbida.

 

“Mmm..” Ebbe di tutta risposta. Harry sorrise, accarezzandogli i capelli biondi e scompigliati.

 

“Non farti trovare ancora addormentato dalla mamma, lo sai che anche lei deve correre a lavorare.. Ti lascio la colazione sul tavolo come sempre, ok Daniel?” Harry gli morsicò l'orecchio, sapendo che gli avrebbe dato il fastidio giusto per farlo svegliare. Infatti Daniel cominciò a stiracchiarsi e a spingere lontano Harry, lamentandosi con grugniti che voleva dormire ancora.

 

“Papà, oggi non ci voglio andare all'asilo.” Daniel si mise seduto sul letto, mentre Harry usciva dalla stanza sorridendo.

 

“Non dire scemate, Dan. Dai forza, vieni che la mamma si è svegliata.” Harry accese tutte le luci, entrando in cucina e versando il latte nella tazza personale di suo figlio. Guai se sbagliava, era in assoluto la sua preferita.

 

“Ma papà, la maestra mi mette in punizione perché rompo le cose senza toccarle. Ma non lo faccio a posta papà, lo giuro!” Daniel spuntò dalla porta trascinandosi, continuando a stropicciarsi un occhio e mantenendo uno sguardo imbronciato.

 

“Se tu dici che non lo fai a posta, ti credo Danny.” Harry gli sorrise prendendolo in braccio e mettendolo seduto sullo sgabello più alto. Quello era il suo posto fisso per colazione perché diceva che si sentiva grande come il suo papà. Gli mise davanti la tazza con il latte e i biscotti e lo guardò mangiare, aveva mostrato di avere poteri magici incredibilmente presto, anche se molto raramente. “E' successo solo due volte. Vedrai che per un po' non succederà più.” Harry aveva già cominciato a spiegargli la differenza tra maghi e babbani, riscontrando non poche difficoltà alle sue ovvie e conseguenti domande. Ma se l'era cavata discretamente bene, alla fine.

 

Harry sentì l'acqua della doccia smettere di scrosciare e guardò verso il bagno. “Buongiorno..” Disse sorridendo lievemente. Jane, di tutta risposta, gli fece l'occhiolino e si avvicinò a Daniel.

 

“Stai mangiando tutto, tesoro?” Lo baciò più volte sulla testa, ostinandosi poi a cercare di sistemargli quei capelli costantemente in disordine. “Io vado a finire di prepararmi e poi andiamo, d'accordo?” Daniel le annuì e si godette tutti quei baci. Adorava il modo in cui sua madre lo coccolava la mattina.

 

“Io vi saluto. Ti passo a prendere alle cinque, d'accordo?” Harry baciò il naso del figlio e fece un cenno a Jane con la mano: aveva finito, ormai, le frasi di circostanza dette per anni.

 

 

“Avete fatto rapporto? Anche se è una storia che va avanti ormai da mesi, non dimenticatevi di fare rapporto ogni volta..” Harry prese il foglio che gli stava porgendo un suo giovane collega, diventato auror da appena pochi mesi e scelto da Harry stesso nella sua squadra speciale.

 

“Si, capo. Abbiamo fatto rapporto come ci hai chiesto.”

 

“Bravo, Aaron.” Harry lo colpì amichevolmente con il foglio sulla faccia, facendolo sorridere e rilassarsi. “Puoi andare a casa, adesso. Non ho dimenticato che oggi è l'anniversario tuo e della tua ragazza.”

 

“Grazie, capo. Grazie mille!” Aaron non se lo fece ripetere due volte e, dopo aver salutato Harry, si girò correndo verso l'uscita del Ministero Irlandese.

 

“Mi chiedo come mai uno come te non ha mai fatto domanda di trasferimento per il Dipartimento inglese..” Harry si voltò, riconoscendo la voce di un suo collega capo di un'altra squadra speciale.

 

“Sarà perché sono troppo affezionato all'Irlanda, chissà..” Harry incrociò le braccia, sicuro che ciò che John doveva dirgli non era di certo quello.

 

“Ti cercava una persona, poco fa. Dice di conoscerti bene, ti sta aspettando nel tuo ufficio..” John si congedò senza aspettare risposta, lasciando Harry con uno sguardo dubbioso e indeciso sul da farsi. Avviandosi verso il suo ufficio cominciò a pensare a tutte le persone che avrebbero potuto presentarsi li al Ministero di Dublino: ne scartò a decine, tenendo conto che da quattro anni si era praticamente escluso da tutti. O meglio, quasi tutti.

 

Aprì la porta del suo ufficio senza indugiare, e non ci mise molto a riconoscere chi lo stava aspettando, neanche se era di spalle. “Giuro che questa proprio non me l'aspettavo.”

 

“Dicono che la montagna non va a Maometto..” Ron si voltò sorridendogli, felice più che mai di vederlo. Si avvicinarono insieme, stringendosi in un abbraccio fraterno e colmo di tutto ciò che li aveva sempre uniti.

 

“Che diavolo ci fai tu qui?” Harry lo fece sedere di fronte a lui.

 

“Secondo te? Ti ho scritto per il tuo compleanno e non mi hai degnato di risposta, bastardo che non sei altro.” Ron sbuffò incrociando le gambe.

 

“Ti avrei risposto a breve, giuro. La tua lettere è ancora aperta sul mio tavolino in salotto.” Harry alzò le braccia per difendersi. “Ormai sei un pezzo grosso da giacca e cravatta, eh?” Lo schernì per il suo abbigliamento.

 

“Ma piantala, stronzo. Sai bene che lavorare al Ministero comporta un certo abbigliamento..” Ron si sistemò la cravatta con fare solenne. “Certo, a meno che tu non sia capo auror di una squadra speciale.” Indicò sorridendo la targhetta sulla scrivania di Harry.

 

“Già, be.. Lo sono da pochi mesi.” Harry sorrise a sua volta. “E tu, invece? Sei sempre nell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia li a Londra?”

 

“Esattamente. Chi l'avrebbe mai detto, eh? Sognavo di giocare a Quidditch e di diventare un auror, e invece..” A quanto pareva anche Ron si faceva quella domanda tutte le mattine. “Sono contento, però. Probabilmente ero nato per questo lavoro.”

 

“Allora sono contento anche io. Che mi dici di Draco?” Harry appoggiò i gomiti sul tavolo, sinceramente interessato ad ascoltare l'amico.

 

“Alla grande anche lui. La libreria/bar sua e di Cho va a gonfie vele, sono entusiasti ogni giorno di più..” Ron cominciò a raccontare alcuni aneddoti su come e quando avevano aperto, su tutti i disguidi che erano usciti fuori, sulle discussioni su dove disporre le varie cose. Per un fugace attimo, Harry provò una forte tristezza di essersi perso tutto ciò. “Poi Hermione è stata di grande aiuto, soprattutto a livello finanziario in realtà e..” Ron si bloccò subito, rendendosi conto che aveva appena tirato fuori un nome che scottava come una bomba atomica, che era stato eliminato dal gergo da un tacito accordo.

 

“E Luna come sta?” Harry volle tirare fuori dall'imbarazzo l'amico, fingendo di non aver sentito. O forse non aveva sentito davvero: infondo, le cose dimenticate e impolverate entrano da un orecchio ed escono dall'altro senza troppa fatica.

 

“E' proprio di questo che ti volevo parlare, in realtà. Ma ci vuole un po' più tempo.. E una bella birra ghiacciata. Soprattutto perché voglio vedere Daniel e salutare Jane.” Ron sorrise, sperando con tutto se stesso che Harry accettasse.

 

“Bene allora, andiamo. Prima però devi accompagnarmi a prenderlo all'asilo..” Harry provò a non pensare, per quella volta. Era così felice di rivedere il suo legittimo fratello che non avrebbe lasciato che la sua aridità d'animo venisse fuori proprio in quel momento.

 

 

“Hai preso la patente Babbana, quindi.” Ron accarezzò le pareti interne della macchina che Harry stava guidando per le vie trafficate di Dublino.

 

“Bè, si. Non potevo continuare a guidare illegalmente come facevo con la macchina dei miei zii, ti pare?” Risero entrambi, non potendo non ricordare tutte le bravate fatte agli zii Babbani di Harry.

 

“Li hai mai più visti, a proposito?” Tentò Ron, guardando la strada davanti a se.

 

“No.” Harry rispose secco, sicuro che non avrebbe dovuto dare molte spiegazioni. Non appena fermò l'auto davanti alla scuola, scese dicendo a Ron di aspettarlo li, ci avrebbe messo un attimo.

 

Ron seguì Harry con lo sguardo attraverso il finestrino, vedendolo cercare Daniel tra tanti altri bambini. Ron scosse la testa: quante volte lui e la sua famiglia avevano implorato Harry di trasferirsi a Londra come tutti loro, così da poter stare tutti insieme? Le rare volte che Harry si faceva sentire, la risposta era sempre negativa. Non appena vide spuntare una testolina bionda e gettarsi tra le braccia dell'amico, Ron sorrise con il cuore.

 

“Danny, guarda chi è venuto a trovarci.. Te lo ricordi?” Harry aprì la portiera e fece vedere Ron a suo figlio.

 

“Zio Ron!” Disse Daniel, sorridendo e lasciando che Ron lo prendesse in braccio per salutarlo meglio. Harry si mise alla guida, lasciandoglielo tutto per se. Si erano visti davvero poche volte, ma Daniel si era così innamorato di Ron che non se lo scordava mai.

 

“Scusami se non sono più venuto a trovarti. Per farmi perdonare ti ho portato una sorpresa, ma te la darò quando arriviamo a casa.. D'accordo?” Ron si fece dare il cinque più di una volta, osservandogli quegli occhi verdi come smeraldi e furbi.

 

Quando Harry parcheggiò di fronte al suo portone, scese chiudendo le portiere della macchina. Si voltò verso Ron sorridendo: stava tenendo Daniel su una spalla e lo sballottava a destra e a sinistra, facendo una voce che lo fece ridere come un matto.

 

Non appena entrarono dentro casa, Ron lo rimise in piedi. “Adesso vai a lavarti le mani e poi torna qui, teppista.” Harry lo spinse dolcemente verso il bagno.

 

“Jane finisce il turno tra un paio d'ore. Adesso lavora in un bel ristorante in centro, di alta classe sai.. Allora, che ti offro? No lascia perdere, tanto lo so già..” Harry tirò fuori dal frigo la birra preferita di Ron e gliela porse, invitandolo a sedersi sul divano in salotto.

 

“Cazzo, ma allora è vero che hai la mia lettera aperta sul tavolino.” Ron rise guardandola spuntare tra tante altre.

 

“Papà! Zio Ron ha detto la parolaccia con la C che mi hai detto di non dire?” Daniel urlò dal bagno, mentre l'acqua scorreva.

 

“Adesso papà picchierà molto forte lo zio, non ti preoccupare.” Rispose Harry ad alta voce, mentre Ron si metteva le mani sulla bocca e biascicava scuse incomprensibili.

 

“Accidenti, è davvero furbo come sembra cavolo. Si ricorda sempre di me, non sai quanto mi faccia piacere.. Mamma mi chiede sempre di lui, le piacerebbe tanto conoscerlo.. Anche papà.” Ron prese un sorso di birra, asciugandosi poi la bocca con la mano.

 

“Non avresti dovuto dirglielo, così ti saresti risparmiato tante domande.” Harry tolse lo sguardo.

 

“Come non detto..” Ron si accorse che era inutile provarci, così cambiò discorso. “Te lo dico senza tanti rigiri di parole, perché ne io ne te siamo bravi in certe cose.” Harry lo guardò di nuovo, aggrottando la fronte.

 

“Io e Luna ci sposiamo.” Ron non interruppe neanche per un attimo il contatto visivo con Harry, che spalancò la bocca senza sapere bene cosa dire.

 

“Accidenti.. Questa si che è una notizia bomba.” Fece scontrare la sua birra con quella dell'amico. “Congratulazioni! Sono davvero contento. E' la scelta giusta.. Siete una coppia perfetta.”

 

“Già, siamo così felici..” Ron abbassò lo sguardo sorridendo. “Ci sposiamo tra dieci giorni. La cerimonia verrà fatta nella casa dei genitori di Luna. Sai, hanno un grande giardino.. Lei ha sempre sognato di sposarsi li.”

 

“Sarà una cerimonia sicuramente pazzesca.” Harry alzò di nuovo la birra in direzione di Ron, facendogli l'occhiolino.

 

“Faremo una grande cena con tutti i parenti e amici più stretti, la sera prima della cerimonia, nella nuova casa della mia famiglia a Londra.” Continuò Ron, entusiasta come un bambino.

 

“Giusto, così avrete la possibilità di festeggiare tra di voi senza il caos che sicuramente ci sarà al matrimonio.” Harry annuì, appoggiando in pieno il piano spiegato da Ron.

 

“Ti voglio come mio testimone di nozze, Harry.” Ron tornò improvvisamente serio, dicendo quella frase come se fosse la cosa più importante detta fino a quel momento. Daniel spuntò dal bagno avvicinandosi a Harry e cominciando a toccare la bottiglia di birra con molto interesse.

 

“Danny, vai a cominciare a cambiarti che arrivo subito?” Lo spronò ad andare in camera sua, e lui ubbidì subito lanciando un sorriso allo zio Ron e salutandolo dolcemente con la manina. Non appena scomparve dietro la sua porta, Harry tornò serio guardando Ron. “Non chiedermelo.”

 

“Invece te lo chiedo. Non puoi perderti il mio matrimonio. Questo non te lo permetto, Harry.” Ron appoggiò la bottiglia sul tavolo, sedendosi sulla punta del divano per essere più vicino al suo interlocutore.

 

“Sai bene come stanno le cose, Ron.” Harry si alzò, andando verso la finestra e guardando fuori.

 

“Non credi che sia giunto il momento di portare Daniel nella famiglia dove sei cresciuto? Non credi che i miei genitori e i miei fratelli si meritino questo? Non credi che io meriti di avere affianco il mio migliore amico nel giorno più importante della mia vita? Credo sia il caso che ci spieghi anche come va tra te e Jane, perché non riusciamo bene a capirlo.” Ron si avvicinò a lui, incalzandolo.

 

“Ho lasciato indietro il mio passato, e tu lo sai.” Harry si allontanò di nuovo, dandogli le spalle. “Sai bene quante sofferenze ho dovuto subire per diventare un uomo migliore.” Si indicò la divisa che ancora indossava, con fierezza. “Sai bene che ho scelto di crescere il mio Daniel lontano da tutto ciò che sono stato, così come sai bene che io e Jane abbiamo fatto una scelta.”

 

“Il tuo passato fa parte di te!” Ron provò a non alzare la voce, mentre Harry si allontanò a grandi passi nascondendosi in cucina. “Non puoi continuare a vivere lontano da tutto e da tutti solo per paura degli scheletri che stai nascondendo nell'armadio, Harry.” Ron lo raggiunse, chiudendosi la porta alle spalle. “Sei sei diventato l'uomo che sei adesso, forse lo devi anche alle persone che hai avuto e alle situazione che hai dovuto superare. Rinnegare tutto non aiuterà tuo figlio.”

 

“Lui non deve sapere..” Sussurrò Harry, appoggiandosi al bancone. “Lui deve crescere al sicuro e amato.”

 

“E allora lascialo amare anche dalla famiglia che ha sempre amato te. Dalla famiglia che non ti dimentica, nonostante tu faccia di tutto per dimenticarla.” Ron si abbandonò su una sedia, passandosi una mano sul volto. “Smettila di pensare che la tua presenza crea solo sofferenza alle persone che vogliono starti affianco, perché non è così. Mia madre colleziona tutti i giornali dove appare il tuo nome, e piange tutte le mattine quando li legge uno per uno.” Lo disse così piano che Harry dovette sforzarsi per sentirlo bene.

 

“Non posso, Ron. Mi dispiace. Ma devo pensare a mio figlio e solo a lui soltanto.” Harry si rimise dritto, continuando a dare le spalle al suo migliore amico.

 

“Luna diceva che avresti accettato, sai?” Ron si alzò, lasciando una busta sul tavolo. “Io invece no. E' inutile, nessuno ti conosce bene come me.” Pensò per un folle attimo all'unica vera persona che l'avrebbe convinto, scacciando subito quell'idea innaturale. “E io infondo l'ho sempre saputo che prima o poi ti saresti staccato da tutti, isolandoti sia dalle gioie che dai dolori. Infondo ho sempre saputo che il tuo passato avrebbe preso sempre e comunque il sopravvento. L'invito te lo lascio qui, ovviamente c'è anche quello per Jane.” Uscì dalla cucina e andò in camera di Daniel, chiedendo il permesso.

 

Harry li sentì parlare: sentì Daniel scartare il regalo di Ron e ringraziarlo felice come una pasqua, sentì Ron promettergli che si sarebbero rivisti molto presto. Poi lo sentì di nuovo sull'uscio della porta della cucina. “Buona fortuna per tutto, amico. Dai un abbraccio a Jane da parte mia.”

 

“Auguri per la vostra vita insieme, ve la meritate.” Harry si voltò per guardarlo dritto negli occhi.

 

“Si, grazie..” Ron non aggiunse altro. Si voltò ed uscì dalla porta d'ingresso, smaterializzandosi all'istante.

 

“Papà, quando tornerà lo zio Ron?” Daniel spuntò dalla porta della cucina con la maglia del pigiama al contrario e un aeroplanino giocattolo in mano

 

“Non lo so, Danny. Non lo so..” Harry lo prese in braccio, sistemandogli la maglia e baciandolo sulla fronte.

 

 

 

Porterò il nostro amore con me per tutta la vita. E mi basterà sempre.”

 

Harry spalancò gli occhi, con una goccia di sudore che gli colava dalla fronte. Si mise una mano sul cuore, sentendolo battere a più non posso. Guardò l'orologio, erano le 4 del mattino. Si passò le mani più volte sul volto, cercando di ricominciare a respirare normalmente. Aveva solo fatto un brutto sogno, che neanche si ricordava più.

 

Si alzò facendo piano, non voleva svegliare Jane che dormiva profondamente affianco a lui. Raggiunse la cucina e bevve due bicchieri d'acqua, chiudendo gli occhi e rilassandosi più che poteva. Da quando se n'era andato Ron, tre giorni prima, si svegliava diverse volte durante la notte: era agitato, non stava bene e sentiva che qualcosa non andava.

 

Non poteva tornare alle sue origini, le aveva lasciate troppo indietro e aveva fatto una promessa a se stesso e a suo figlio. Andò verso la sua stanza e si fermò sulla soglia della porta, osservando Daniel dormire: respirava regolarmente, tenendo una sua manina sulla pancia e l'altra sul cuscino. Avrebbe compiuto cinque anni a fine mese, e gli sembrava fosse nato il giorno prima.

 

Quante lettere aveva ricevuto da Molly Weasley per avere informazioni su Daniel? Quante lettere Ginny Weasley gli aveva scritto per cercarlo, poi insultarlo, e poi ancora cercarlo? Così come Draco, Cho e Luna. Erano le lettere che non si erano mai stancate di arrivare tramite gufo più volte l'anno. Aveva risposto si e no due volte.

 

Aveva detto a Jane della visita di Ron soltanto perché lei trovò l'invito al matrimonio. Come al solito, nacque una discussione accesa: erano diversi anni che lei cercava di spronarlo a tornare nella sua vera famiglia, non aveva mai voluto che si allontanasse da tutto e tutti. La felicità di averlo con se era inversamente proporzionale all'aridità che si era impadronita di Harry, e lei sapeva per certo che un ritorno alle sue origine l'avrebbe fatto stare certamente meglio. Sembrava si fosse arresa ormai da un bel po', ma quell'invito al matrimonio aveva scatenato di nuovo le sue ostinate convinzioni.

 

Con il bicchiere d'acqua gelata in mano andò in salotto, sedendosi sul divano. Fissò la tv che non accendeva quasi mai e si vide riflesso in lontananza: con quella barba incolta sembrava troppo uomo, troppo grande. Si passò una mano sul braccio, sfiorò alcune cicatrice che ancora nascondeva sul petto, sull'addome. Sentì un tocco non suo affiorargli nella mente, e staccò subito la mano. Prese un pezzo di pergamena stropicciato e intinse una vecchia piuma nell'inchiostro quasi secco e scrisse, senza pensare più.

 

Hai ragione, non puoi permettere che io perda il tuo matrimonio. E io non posso permettermi di perdere il giorno più importante di mio fratello. Ci sarò. Anzi, ci saremo.

 

Harry.

 

 

 

“Papà, ma perché mi devo vestire così?” Era forse la quarta volta che Daniel faceva quella domanda ad Harry.

 

“Danny, per l'ultima volta, ci dobbiamo vestire bene per il matrimonio di zio Ron e zia Luna.” Harry sistemò la giacca formato mini su suo figlio, mentre lui si toccava insistentemente il papillon. “Saremo vestiti identici, non sei contento? Sarai uguale a papà.”

 

“Si, è vero.” Daniel sorrise guardandosi allo specchio di quel negozio e mettendosi davanti a Harry. Avevano entrambi uno smocking nero, con gilet sopra la camicia e giacca nera perfettamente identica. Se non fosse stato per i suoi capelli biondi, Daniel sarebbe stato la copia sputata di suo padre.

 

“Siete bellissimi. Questo è sicuramente il mio preferito..” Jane sistemò la giacca di Harry e prese Daniel in braccio. Si sorrisero e decisero di comprarli entrambi.

 

“Domani sera andremo a casa di zio Ron, e li conoscerai tante persone che già sanno chi sei. Sono persone per me molto importanti e..” Harry cominciò a spogliarlo, mentre Daniel si appoggiava alle sue spalle.

 

“Come una famiglia? Il mio amico Matt dice che lui ha una famiglia grande.. Ma non ho capito bene cosa vuol dire.” Lo guardò inclinando la testa e aspettando una risposta.

 

“Esatto, Danny. Domani sera sarà come una famiglia.” Harry gli baciò la fronte. Uscirono dal camerino con i loro abiti nuovi in mano, pronti a pagarli.

 

“Adesso ce ne andiamo a prendere un gelato, che ne pensi?” Jane afferrò la mano di Daniel, uscendo dal negozio.

 

Harry e Jane si erano presi due settimane di ferie a partire da quel giorno, dovevano concedere più tempo possibile ai Weasley; Harry sapeva bene che Molly non l'avrebbe fatto andare via tanto facilmente. Si mise Daniel a cavalcioni sulle spalle, lasciando che si aggrappasse alla sua testa e si emozionasse per ogni cosa a lui estranea che passava per la strada. Dirigendosi verso la loro gelateria preferita, fece vagare la sua mente a cinque anni prima.

 

 

Come sarebbe a dire? Significa che è tutto a posto?” Harry cominciò ad agitarsi visibilmente, guardando stralunato la faccia mortificata del medico.

 

Certo, signor Potter. La sua fidanzata ha sofferto parecchio, ma ora stanno bene entrambi. E' un bel maschietto.” Il medico gli mise entrambe le mani sulle spalle, guardandosi in giro e non vedendo nessun altro familiare ne suo ne della ragazza in circolazione.

 

Harry guardava un punto fisso di fronte a lui, non riuscendo a gestire la sua emozione “Jane mi aveva detto che.. gli sarebbe piaciuto chiamarlo Daniel.”

 

E' un bellissimo nome, signor Potter. Suo figlio ne sarà entusiasta. Venga con me, la prego..” Lo portò in una stanza li affianco, facendolo sedere e offrendogli un bicchiere d'acqua e sorridendogli dolcemente. “Ora, appena se la sente, la porto dentro la stanza così potrà vedere la sua fidanzata e suo figlio.”

 

Sarebbe stato inutile spiegargli che in realtà Jane non era la sua fidanzata, infondo non aveva alcuna importanza. “Posso vederli ora?”

 

Il dottore accompagnò Harry in una stanza poco distante. “Sono qui dentro, signor Potter. Prego.” Gli aprì la porta, lasciando che entrasse.

 

Harry.. Vieni.” Jane lo chiamò con voce roca. Doveva aver sofferto davvero molto, aveva un aspetto per niente buono. Lui si avvicinò piano, per paura di non essere all'altezza di vedere ciò che si trovava tra le braccia di lei. Si sedette sul letto e Jane glielo mostrò, dolcemente. “Ti presento Daniel.. Daniel, questo è il tuo papà.”

 

Harry lo prese in braccio, così come non molto tempo prima gli era stato insegnato da una persona profondamente assente in quella circostanza. Lo guardò a lungo, sentendo diverse emozioni esplodergli dentro. Gli si avvicinò al volto, sussurrando in modo che solo lui potesse sentire. “Ti prometto che non ti farò mancare mai niente. Ti prometto che ti amerò con tutto me stesso, ti prometto che non ti sentirai mai nella vita come mi sono sempre sentito io. Ti prometto che sarai diverso da me. Ti prometto che non entrerai mai in contatto con il mio pessimo passato. Ti prometto che sarò forte, che diventerai forte. Ti prometto che non mi perderai mai.” Harry terminò tutte le sue promesse che avrebbe sempre e comunque mantenuto. “Te lo prometto, Daniel.”

 

 

“Ma è mai possibile che ti sporchi sempre?” Harry continuò a spalmare il gelato sul naso di Daniel, facendolo ridere a crepapelle. “Sei davvero allucinante. Ti sporchi tutte le volte.”

 

“Papà basta basta, hai vinto tu!” Daniel si allontanò dal padre sedendosi più lontano e continuando a ridere. Si nascose dietro a Jane, che sorrideva scuotendo la testa.

 

“Vieni qui, teppista, che ti pulisco.” Harry lo trascinò di nuovo verso di se pulendogli il naso e le guance con il fazzoletto. Gli scompigliò ancora di più i capelli biondi e lo prese per mano, dirigendosi verso casa. “Dobbiamo preparare la valigia per domani. Visto che non possiamo andare per magia, andremo con la macchina e poi con l'aereo. Ti va?” Lo guardò dall'alto verso il basso e lo vide annuire. Sapeva quanto era curioso di poter vedere suo padre fare magie più complicate, ma Harry non poteva di certo smaterializzarsi con Daniel: era troppo piccolo.

 

“Vedrai come ti piacerà volare, tesoro.” Jane lo sollevò facendolo volteggiare in aria.

 

 

Harry, non dire stronzate. Non puoi escluderci! Jane anche non è d'accordo, sa benissimo che noi siamo essenziali.. Ti prego, fatevi aiutare.” Ron lo guardava mentre Harry scorgeva Jane che allattava Daniel nella stanza affianco.

 

Non gli mostrerò mai chi ero.” Parlò schiettamente, con il tipico tono di chi non ammette repliche. “Voglio che cresca tranquillo, voglio che abbia un'infanzia normale con una famiglia normale. Ha la fortuna di avere due genitori..”

 

Harry, siamo noi la tua famiglia. Ti prego, lasciati aiutare. Quando comincerai ad essere un auror a tutti gli effetti come farai?” Ron lo guardò disperatamente.

 

Io non ce l'ho mai avuta una famiglia, Ron.”

 

 

Harry sospirò appoggiandosi alla finestra. Jane dormiva già, teneva Daniel tra le braccia: gli aveva concesso di dormire nel lettone insieme a loro. I loro bagagli erano già belli pronti vicino all'ingresso. Lui, invece, non avrebbe sicuramente dormito. I suoi pensieri vagavano senza sosta, probabilmente più per il fatto che non avrebbe saputo affrontare tutte le persone che gli si sarebbero parate davanti. Aveva escluso praticamente tutti dalla sua vita da cinque anni, accettando qualche rara e saltuaria visita per forza di cose. Lui era nato per stare solo, e da quanto aveva preso quella decisione stava meglio. Indubbiamente meglio.

 

E se ci fosse stata lei?

 

Harry chiuse gli occhi, figurandosi tra la polvere dei suoi ricordi una vecchia immagine dimenticata nel tempo.

 

 

Ti prego, Harry. Dimmi che tutto ciò che stai facendo non lo fai per evitare lei.” Ron prese il toro per le corna, convinto che un anno di silenzio e distacco fosse davvero troppo. Aveva usato la scusa del compleanno di Daniel presentandosi a casa loro insieme a Luna.

 

Lei chi?” Harry continuò a preparare il pranzo, mentre i versi di Daniel che giocava con il camioncino giocattolo regalato da Ron e Luna facevano da sottofondo.

 

Hermione Jean Granger, 19 anni compiuti esattamente 11 giorni fa, residente a Londra, studiosa attualmente in..” Cominciò Luna, ma Harry la interruppe.

 

Ho capito, ho capito.” Non voleva sapere cosa stava facendo della sua vita. “La mia risposta è no. Lei appartiene al passato. Allo stesso passato che ho lasciato indietro da un anno a questa parte.”

 

 

Harry e Jane fecero non poca fatica a svegliare Daniel. Il sole era già alto nel cielo ed era arrivato il momento di mettersi in viaggio: con la macchina ci avrebbero sicuramente messo almeno un paio d'ore per arrivare in aeroporto, e il volo era previsto subito dopo pranzo. Harry si era già premurato di affittare una macchina per il suo arrivo a Londra, non voleva recare troppo disturbo ai Weasley.

 

Non appena lasciarono Dublino decollando, Daniel rimase con il viso spiaccicato sul finestrino per tutto il tempo. Jane si era preoccupata che potesse avere paura, non pensando che infondo era il degno figlio di un mago come Harry e quindi doveva avere per forza la passione del volo insita in lui.

 

Non appena partirono con la macchina, Harry guardò più volte la lettera di Ron dove gli spiegava la via più breve per arrivare a casa dei suoi genitori, dove l'avrebbero aspettato insieme a Luna. “Ei, tu dovresti farmi da copilota.” Diede un pizzicotto a Daniel, che si stava arrampicando in tutte le pareti della macchina, mentre Jane lo teneva saldamente, per riuscire a vedere meglio fuori dal finestrino.

 

“Avresti potuto usare il navigatore, io lo so usare.. Rischiamo di perderci così.” Sentenziò Jane, intimando a Daniel di stare fermo o se no lo avrebbe rimesso dietro.

 

“Papà mi piace Londra. Mi ci porti un giorno?”

 

“Ti ci porterò già in questi giorni, tesoro. Te la faccio vedere bene.” Harry gli sorrise, evitando di proposito di rispondere a Jane, sperando di poter essere all'altezza delle sue aspettative. Infondo, quella città l'aveva vista soltanto tramite gli occhi di un'altra persona.

 

“Ecco, forse ci siamo davvero questa volta.” Harry guardò quella casa e la confrontò con la foto che Ron aveva spedito insieme alla lettera, e in effetti notò la perfetta somiglianza. “Questi inglesi fanno le case tutte uguali..” Commentò Harry avvicinandosi con la macchina. Aveva già sbagliato quattro volte, ma quella era sicuramente quella giusta. Quel quartiere dava tutta l'aria di traboccare di magia. Infatti Ron gli aveva spiegato che era il posto più vicino a Diagon Alley, notissima zona magica di Londra.

 

Non appena spense la macchina, si girò verso suo figlio. “Sei pronto, Danny?”

 

“Io si, papà. E tu?”

 

“No. Quindi stammi vicino, d'accordo?” Harry scese dalla macchina aprendo poi lo sportello a Daniel. “E anche tu..” Baciò Jane sulla guancia e prese per mano Daniel: si avvicinarò alla porta, bussando con mano tremante.

 

Cinque anni di assenza, cinque anni di silenzio rotto soltanto raramente, cinque anni di totale apatia, cinque anni di agonie spezzati da un colpo su una porta. Fu molto contento quando vide Ron aprirgliela: ancora una volta, il suo migliore amico aveva capito.

 

Si abbracciarono senza dire parole. “Venite, entrate.” Ron prese Daniel in braccio e avvolse le spalle di Jane. “La casa ve la mostro tra poco.. Adesso ti faccio conoscere qualcuno, Dan, ti va?”

 

Harry seguì Ron, rimanendo qualche passo indietro e cercando di dosare il suo battito cardiaco. Non appena Jane se ne accorse, indietreggiò per potergli prendere la mano. Come avrebbe dovuto affrontarli? Come avrebbe potuto giustificare i suoi comportamenti? Forse non ce ne sarebbe stato bisogno. Forse, così come Ron, tutti avevano sempre saputo che prima o poi lui si sarebbe estraniato. Entrarono nella grande sala da pranzo, ed Harry si bloccò.

 

Li guardò uno per uno, rossi e belli come il sole: erano seduti al tavolo, in silenzio e in agonia quasi quanto lui. Lo fissarono, cercando di trattenere l'emozione che quel momento racchiudeva.

 

“Daniel.. Questi sono i tuoi zii e i tuoi nonni.” Ron sorrise al piccolo, mentre lui si toccava insistentemente un orecchio e si appendeva ai capelli di Ron: lo faceva sempre quando era in imbarazzo e soggezione. Si girò subito verso i suoi genitori, guardandoli con visibile difficoltà. Jane si avvicinò sorridendo e lo prese tra le sue braccia.

 

“Hai visto che hanno tutti i capelli rossi come lo zio Ron?” Gli sussurrò lei, mentre Daniel annuiva sorridendo. Molly si alzò, non riuscendo più a trattenere le lacrime. Accarezzò la guancia di Daniel e poi quella di Harry, che socchiuse gli occhi a quel tocco così delicato. “Saluta, Danny. Presentati.” Jane sembrava l'unica persona capace a rompere il ghiaccio.

 

“Ciao, mi chiamo Daniel Potter.” Parlò forte e chiaro, come tante volte gli aveva insegnato suo padre. Molly sorrise tra le lacrime stringendogli le manine.

 

“Ciao tesoro, io sono Molly. Ma se ti va, potrai chiamarmi nonna.” Gli baciò le guance e gli accarezzò i capelli, stringendo la mano anche alla madre, sinceramente contenta di conoscerla. “Sei così bello..” Jane glielo fece prendere in braccio, voltandosi poi verso tutti gli altri.

 

“Io.. Mi scuso con tutti voi.” Sussurrò Harry con lo sguardo basso. Non fece in tempo a dire altro, perché venne travolto da un abbraccio soffocante degno della famiglia Weasley al completo. Ginny non lo lasciò per diversi minuti, parlandogli all'orecchio con la voce rotta dal pianto. Quando tutti spostarono la concentrazione su Daniel (che si godette quelle attenzioni senza la minima riserva) e Jane, Luna spuntò dalla cucina.

 

“Harry..” Disse semplicemente. Cosa importava, infondo, se non si vedevano da più di tre anni? Certe cose non sarebbero mai cambiate.

 

“Luna.” Si avvicinarono entrambi, abbracciandosi a metà strada.

 

“Lo sapevo che saresti venuto. Lo sapevo..” Luna strizzò gli occhi, baciandogli ripetutamente la guancia.

 

“Tu hai sempre saputo tutto.” Harry le baciò la fronte e le mani, sfiorandole con le dita l'anello di fidanzamento che sicuramente Ron le aveva regalato poco tempo prima. “E così domani vi sposate eh.. Accidenti a voi.” Lo disse guardando il suo migliore amico alle prese con tutte le presentazioni per Daniel, in quel momento gli stava spiegando chi era George e chi Fred.

 

“Già. Non sai quanto sono felice, Harry.” Luna gli sorrise. “Accidenti, quant'è cresciuto Daniel. Non appena lo liberano sappi che me lo voglio spupazzare per almeno due ore di seguito. E Jane è sempre bellissima..”

 

“Già.. Comunque fai pure. Tanto già so che sarà trattato come un principe in questi giorni, e ne sarà molto felice..” Lo guardò di sottecchi, vedendolo ridere come un matto a qualche battuta stupida dei gemelli. “Draco e Cho?”

 

“Arrivano per cena direttamente..” Luna lo fece sedere su una sedia offrendogli qualcosa da bere. “Io e Ron abbiamo preso casa poco distante da qui, non so se te l'aveva già detto. L'abbiamo presa qualche mese fa..”

 

“No, in realtà non mi aveva ancora detto niente. E' magnifico, davvero.” Harry alzò il bicchiere come per brindare a loro.

 

“In questi giorni ti ci portiamo, non vediamo l'ora di mostrartela.” Anche Luna bevve dal suo bicchiere, girandosi ogni tanto verso Daniel. “E tu come stai? Mi sembra che lui stia benissimo..”

 

“Si, stiamo molto bene. Adesso sono capo auror di una squadra speciale, quindi lavoro un po' di più.. Anche Jane è stata promossa al ristorante, ma con Daniel ci aiuta molto suo fratello Tim anche, non so se te lo ricordi.” Luna annuì decisa, e quindi Harry continuò. “Cresce a vista d'occhio. Farà cinque anni a fine mese e.. E' davvero un bravo bambino. E' così intelligente, così curioso..” Si fermò solo per guardarlo. “Non sai quante volte mi ha chiesto dei miei genitori, ad esempio.”

 

“Lo posso immaginare, certo..” Luna gli sfiorò la mano. “Sono sicura che avrai dato sempre le risposte giuste.” Si scambiò uno sguardo eloquente con Ginny, che subito annuì ed uscì di casa senza annunciarlo.

 

“Ci sarà anche Hermione a cena stasera.” Luna lo disse tutto d'un fiato, nascondendo la tensione che provava. Harry, incredibilmente, non batté ciglio.

 

“Certo, lo immaginavo.”

 

 

Ginny si smaterializzò non appena uscì dalla porta di casa sua. Non aveva molto tempo, e avevano deciso tutti di dire la verità all'ultimo momento. Quella sera doveva essere perfetta, e non solo per Ron e Luna: anche per sua madre e suo padre, perché dopo cinque anni di sofferenza soffocata si meritavano di avere qualche giorno di tranquillità con tutte le persone a loro più care.

 

Percorse quel viale con abitudine: quante volte l'aveva percorso negli ultimi anni? La loro amicizia si era solidificata per forza di cose, probabilmente, ed era stata forse l'unica cosa positiva di tutti quegli innumerevoli cambiamenti nati dopo la fine della scuola. Suonò il campanello di quella villetta indipendente, come le aveva insegnato. Non dovette aspettare molto.

 

“Ginny! Che ci fai qui? Credevo che l'appuntamento fosse a casa tua..” Hermione Granger si spostò, lasciando entrare l'amica dentro casa e chiudendosi la porta alle spalle.

 

“Si lo so, però passavo di qua e.. Devo dirti una cosa.” Ginny provò a non sembrare tesa, ma probabilmente non ci riuscì affatto.

 

“Ehm, d'accordo. Vieni di sopra con me però, così mi finisco di preparare e possiamo andare insieme.” Hermione cominciò a salire le scale legandosi i capelli in modo disordinato, doveva soltanto fermarli per potersi finire di truccare leggermente. Entrarono nella sua stanza da letto e, mentre Hermione tornò davanti allo specchio, Ginny si sedette sul letto. “Allora? Non dirmi che hai di nuovo lasciato Jimmy, perché ti giuro che..”

 

“No no, Jimmy non c'entra.” Ginny quasi sorrise pensando che avrebbe tanto voluto che la motivazione della sua visita fosse proprio il suo fidanzato. “Il fatto è che non volevo che venissi in casa nostra senza prima saperlo, ecco.. Probabilmente ci siamo tutti fatti dei problemi inutili, soprattutto io e Luna, però ci sembrava più corretto così, insomma..” Cominciò a torturarsi le mani. Hermione la guardò dallo specchio aggrottando le sopracciglia.

 

“Ginny, perdonami ma non riesco a seguirti.” Abbozzò un sorriso, sciogliendosi i capelli e sistemandoseli con le mani.

 

“D'accordo, credo sia inutile continuare a tergiversare.” Ginny prese un ulteriore respiro profondo. “Ci sarà anche Harry stasera alla cena, è arrivato a casa nostra poco fa.”

 

Hermione rimase con una mano a mezz'aria, fissando la sua amica dallo specchio. Il cuore le mancò di un battito, ma subito si ricompose, certa che non stava parlando della stessa persona che aveva pensato subito lei. “Non importa, Ginny. Harry Lewis è pur sempre un tuo collega e amico, e se anche io non ho voluto uscirci insieme non mi da alcun fastidio..” Riprese a sistemarsi i suoi capelli lunghi e mossi, dandosi della stupida per aver pensato anche solo per un attimo a tutt'altra persona.

 

“Harry Potter, Herm. Sto parlando di Harry Potter, e tu lo hai capito subito.” Ginny si alzò per avvicinarsi a lei, non sicura di come l'avrebbe presa.

 

Hermione lasciò cadere le braccia lungo il suo corpo, girandosi di colpo verso di lei. La guardò con occhi sbarrati, scuotendo velocemente la testa. “Non è possibile..” Sussurrò.

 

“Non è stato facile per nessuno, Herm. Non abbiamo detto niente prima perché non eravamo così sicuri venisse.. E poi, lo sai, aveva tagliato completamenti i ponti con tutti.” Ginny provò a farla ragionare, mentre l'amica le dava di nuovo le spalle.

 

Hermione strizzò gli occhi, controllando al meglio le sue emozioni. “Come sta? E.. Con chi è venuto?”

 

“Puoi vederlo tu stessa.”

 

“No. Io non vengo, vi prego di perdonarmi.. Scriverò domani stesso una lettera a tua madre, e sono sicura che Luna capirà.” Hermione cominciò a slacciarsi le scarpe con le mani tremanti.

 

“Ma Hermione, non..” Tentò Ginny.

 

“No, Ginny! Ti prego. No.. Sono cinque anni che non ho più sue notizie, cinque anni. Non so niente della sua vita e lui non sa niente della mia. Come pensi che dovrei presentarmi? 'Ei ciao, non so se ti ricordi di me ma siamo stati insieme per un periodo cinque anni fa, ora tu hai un figlio e probabilmente una moglie ma comunque come stai?'” Hermione cominciò ad agitarsi per tutta la stanza, camminando con una scarpa si e una no.

 

“Credi che noi sappiamo tutto di lui, invece? Ha avuto contatti solo con Ron e Draco in questi anni, e neanche troppo frequenti. Non ci hanno mai detto niente, facendo soffrire mia madre come un cane.” Parlò ad alta voce e tutto d'un fiato.

 

“Mio Dio..” Hermione si lasciò cadere sulla poltrone, tenendosi forte il ventre per contenere ancora di più l'emozione. “Io l'ho dimenticato, Ginny. Mi sono lasciata alle spalle tutto quanto e tu sai bene con quanta fatica l'ho fatto. Mi sono rifatta una vita, così come se l'è rifatta lui. Ti prego, non chiedermi di rivederlo.” Parlò tenendosi il volto coperto. “Non chiedermi di riguardarlo negli occhi e di rivivere momenti che non voglio rivivere mai più. Ci siamo dimenticati a vicenda con il tempo.. Non voglio vederlo mai più ne sapere più niente di lui, così come ho promesso a me stessa cinque anni fa.”

 

Ginny scosse la testa, non sapendo più che pesci prendere per farla ragionare. Infondo, però, se l'aspettavano tutti una reazione del genere. Non aveva mai voluto sapere niente della vita di Harry, così come non si era mai fatta viva con lui. Aveva chiesto a tutti, tra le lacrime e implorando, di non parlarle mai più di lui. Fino a quel momento, tutti quanti avevano mantenuto la promessa. “E' venuto con suo figlio.. Si chiama Daniel, sai? E' così bello e così..”

 

“Ginny, basta. Ti prego, lasciami sola..” Hermione si alzò e si chiuse in bagno sbattendo forte la porta.

 

 

Quando rientrò in casa sua, vide Luna e sua madre preparare la tavola ridendo e scherzando così serenamente come non le vedeva da parecchio tempo. Forse da anni. Daniel stava in piedi su una sedia, osservando e ridendo a ogni magia fatta da loro due. Sorrise malinconicamente, odiandosi di dover portare una brutta notizia. Entrò dentro la cucina, e subito Luna e Molly si zittirono.

 

“Allora?” La incalzò sua madre. Ginny, di tutta risposta, scosse semplicemente la testa.

 

“Ce lo aspettavamo, infondo. Non importa, va bene lo stesso..” Molly tolse un piatto dal tavolo e lo riportò in cucina, restandoci più tempo del dovuto.

 

“Forse avresti dovuto andarci tu.” Sussurrò Ginny a Luna, sedendosi affianco a Daniel e facendogli la linguaccia.

 

“Non avrebbe ascoltato me come non ha ascoltato te. Sapevamo non sarebbe venuta se glielo avessimo detto, ma comunque abbiamo fatto la cosa giusta.” Luna le sorrise e continuò a mettere tavola.

 

Nel salotto affianco, Harry raccontava entusiasta come andava il suo lavoro. “Quando mi hanno detto che ero diventato capo di una squadra speciale non ci credevo, giuro..”

 

“Sei nato per questo lavoro, ne ero certo.” Draco alzò in sua direzione il calice di birra che stava tenendo in mano, mentre Cho gli stringeva il braccio felice. Erano arrivati poco prima, e lo avevano tempestato di abbracci e domande.

 

“E poi c'è lui..” Harry sollevò Daniel, che era arrivato correndo veloce dalla cucina. “Che è la mia gioia più grande.”

 

“Ti somiglia davvero molto.” Cho si alzò per avvicinarsi ancora a Daniel. “Ha gli occhi identici ai tuoi. Anche se fortunatamente la bellezza l'ha presa da te, Jane.”

 

Jane sorrise facendole l'occhiolino. “Anche le cose belle del suo carattere, se proprio vogliamo dirlo.” Fece sorridere tutti: non fu difficile per lei farsi accettare immediatamente. Quella era veramente una famiglia meravigliosa, e lo aveva subito capito già cinque anni prima.

 

“A tavola, forza!” Molly Weasley gridò dalla cucina, e per un folle momento Harry pensò di essere tornato un adolescente e di trovarsi alla Tana. Si alzarono tutti insieme dirigendosi nella sala da pranzo, perfettamente messa in ordine e colma di cose ottime da mangiare. La cucina della signora Weasley era mancata ad Harry, davvero moltissimo.

 

Presero tutti posto, facendo un gran baccano con le sedie e guadagnandosi una bella strigliata da Molly. Daniel si sedette tra Harry e Jane in una sedia magicamente diventata più alta.

 

“Ma.. Dov'è Her..” Fred si guardò intorno cercando qualcuno

 

“Ci siamo tutti, mangiamo?” Ginny interrompé il fratello con un gran sorriso e richiamando le pietanze con la bacchetta magica. Nessuno si accorse di cosa stava per dire Fred: nessuno tranne Jane. Guardò Ginny, come per capire qualcosa. Ma infondo non doveva guardare lei per capire una cosa palese. Inutile dire che Daniel era a dir poco estasiato di poter respirare e vedere così tanta magia tutta in una volta.

 

“Charlie e Ronald, lasciate un po' di patate anche a..” Molly dovette interrompersi, perché qualcuno bussò alla porta. “Se bussano, è sicuramente qualche Babbano. Dovranno lamentarsi per il chiasso, ne sono certa..” Gesticolando animatamente, uscì dalla sala da pranzo per andare verso l'ingresso. Risero tutti quanti vedendola uscire: infondo, Molly Weasley arrabbiata era sempre uno spettacolo.

 

Si stava già preparando il discorso di scuse quando aprì la porta, ma invece non proferì parola non appena vide chi era.

 

“Sono ancora in tempo?”

 

“Oh, ma certo Hermione cara. Ma certo..” Molly l'abbracciò forte, come per ringraziarla della sua presenza. Hermione le baciò entrambe le guance, lasciandole in mano il dolce che le aveva promesso che avrebbe portato. “Puoi lasciare la tua borsa li. Sono già tutti seduti a tavola, non credevamo venissi sai.. Ginny ci aveva detto che..”

 

“Ho cambiato idea.” Hermione mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio seguendo lentamente la signora Weasley. Non si ricordava più come si respirava, perché non lo stava facendo da almeno mezzora. Molly aprì la porta della sala da pranzo, lasciando che il vociare di tutti le riempisse di nuovo le orecchie.

 

“Li hai cacciati i Babbani, mamma?” Disse Ron, con la bocca piena.

 

“Veramente non erano Babbani..” Molly entrò nella sala, lasciando lo spazio ad Hermione per entrare dietro di lei. Le risate, le battute e il rumore delle stoviglie cessò all'istante. Per alcuni secondi, non volò neanche una mosca.

 

“Buonasera a tutti e.. Scusate il ritardo.” Hermione non guardò altro se non il signor Weasley, seduto a capotavola laggiù infondo. Eppure lo sentiva.. Sentiva il suo sguardo su di lei.

 

Harry la fissò con le labbra e la mascella serrate. Non si soffermò su niente, cercò di non notare niente. Si accorse soltanto di una cosa fondamentale e che non poteva passare inosservata: Hermione Granger aveva lasciato indietro la bellissima ragazza ed era diventata una meravigliosa giovane donna.

 

Biascicarono tutti quanti un ciao, volendo sparire per almeno mezzora da quella stanza diventata ormai troppo calda. Jane, sentendosi immediatamente e fastidiosamente di troppo, abbassò semplicemente lo sguardo. Daniel fissava prima suo padre poi quella donna sconosciuta: perché la stava fissando in quel modo assurdo?

 

“Puoi sederti li affianco a Ginny, cara. Vado subito a prenderti il tuo piatto.” Molly volle rompere quel ghiaccio bollente, nascondendosi poi in cucina. Non appena Hermione fece un passo in avanti, Harry si alzò in piedi.

 

Cosa voleva fare, evitarlo per tutta la sera sperando che nessuno se ne sarebbe accorto? Lo sentì alzarsi, e si girò verso di lui. Harry Potter, dopo cinque anni, era li di fronte a lei e la stava guardando con lo stesso sguardo che probabilmente aveva lei. Si era fatto crescere un po' di barba, aveva gli occhi ancora più verdi e il volto ancora più perforante. Harry Potter era diventato un uomo in tutto e per tutto.

 

“Ciao..” Harry pensò che probabilmente non avrebbe dovuto dire nient'altro che quello. Tese la mano sopra al tavolo, aspettando che lei l'afferrasse.

 

Hermione abbassò lo sguardo sulla sua mano e rimase ferma per pochi secondi: poi si avvicinò al posto che la signora Weasley stava preparando per lei, proprio di fronte a lei, e tese la mano anche lei.

 

“Ciao.” Gliela afferrò e gliela strinse. Non si guardarono negli occhi e si staccarono quasi subito: nessuno dei due amava bruciarsi. Non più. Si risedettero entrambi, sentendo il peso della tensione anche da parte di tutti gli altri presenti nella tavolata.

 

“Hermione, è un piacere rivederti.” Anche Jane tese la mano, senza però alzarsi. “Non so però se tu ti ricordi di me..”

 

“Ma certo che mi ricordo. Ciao Jane, è un piacere anche per me.” Hermione sorrise elegantemente e strinse anche la sua mano.

 

“Papà.. Papà.. Ma chi è?” Daniel cominciò a tirare la camicia di Harry, curioso come non mai di saperne di più sul conto di quella donna sconosciuta.

 

“Danny, piano.. Adesso te lo dico, però piantala..” Harry sussurrò cercando di non farsi sentire e staccò la mano del figlio dalla sua camicia, guardandolo con uno sguardo molto eloquente.

 

“Hai ragione, le presentazioni vanno fatte subito.” Hermione sorrise al bambino affianco ad Harry, non riuscendo a non notare l'uguaglianza spiccicata dei loro occhi. “Io mi chiamo Hermione. E tu?”

 

Daniel la guardò cominciando a toccarsi l'orecchio e appoggiò una sua manina sul braccio di sua madre. “Adesso fai il timido? Dai, coraggio.. Ti ha chiesto il nome.” Jane lo spronò dolcemente.

 

“Io mi chiamo Daniel.” Continuò a toccarsi l'orecchio, ma le sorrise un po' imbarazzato. Mentre la signora Weasley ricominciò a servire da mangiare, cominciarono di nuovo tutti a parlare. Sembrava che il peggio fosse passato: superata la tensione iniziale, bastava evitare di fare battute infelici o pessime figure.

 

Chiaramente Daniel non era stato informato di quel tacito accordo, perché sembrava essersi fissato parecchio con Hermione: parlò quasi solo con lei per tutto il resto della cena, tempestandola di domande e raccontandole migliaia di cose sconnesse. Lei lo assecondò con immenso piacere.

 

“So anche fare la magia, lo sai?” Daniel si era messo in braccio a Ginny mentre mangiavano il dolce, e aveva praticamente monopolizzato la serata: tutti le attenzioni erano per lui.

 

“Ma davvero?” Hermione lo guardò sinceramente stupita, poi si rivolse a Harry. “Ha già mostrato i poteri magici?”

 

“Si, un paio di volte.. Ha rotto un bicchiere e una sedia.” Harry appoggiò i gomiti sul tavolo.

 

“Accidenti, devi essere davvero formidabile tu..” Hermione provò a sistemargli i capelli nello stesso identico modo in cui lo aveva sempre fatto con Harry. Non appena se ne accorse, tolse la mano.

 

“Dai Danny, ora piantala di dare fastidio.. E' tardi, devi dormire.” Harry si alzò e fece il giro del tavolo. Si mise tra le sedie di Hermione e Ginny accucciandosi, fece di tutto per evitare anche solo di sfiorarla per sbaglio. Cominciarono tutti ad alzarsi per andare in salotto, Jane si avvicinò a suo figlio per portarlo a letto.

 

“Ma io non ho sonno!” Daniel rispose sbadigliando, facendo ridere tutti.

 

“Dai forza, dai la buonanotte a tutti e andiamo. Li rivedrai domani..” Jane lo prese in braccio e lo portò a salutare tutti, mentre la signora Weasley gli spiegava dove andare: aveva preparato una stanza per loro tre.

 

“Domani mi farai da cavaliere al matrimonio?” Gli sussurrò Hermione, accarezzandogli una guancia. Daniel annuì entusiasta, toccandole i capelli e dandole un bacio per la buonanotte. Quando Harry e Jane sparirono con lui in braccio, le si spense piano piano il sorriso. Ginny e Luna le si avvicinarono.

 

“E' un bambino così intelligente, così bello.. Lo hanno cresciuto benissimo. Lui è un ottimo padre, non è vero?” Hermione parlò senza smettere di guardare dritto davanti a se.

 

“Si, lo è. Sta dando tutto se stesso per esserlo, sai.. Ha promesso che lo avrebbe fatto crescere con l'amore e non avrebbe mai permesso che subisse ciò che ha subito lui.” Luna strinse la mano della sua migliore amica, potendo soltanto lontanamente immaginare ciò che stava provando.

 

“Sta bene anche lui, sta bene.. Adesso che lo so sto meglio. Ho fatto bene a venire, infondo..” Hermione parlava più a se stessa che alle sue amiche. Arrivò anche Cho, sorridendole orgogliosa di ciò che aveva fatto quella sera.

 

“Lo sapevo che alla fine saresti venuta. Ne ero certa.” L'abbracciò stretta.

 

“Adesso però io.. Vado.” Hermione lasciò la mano di Luna e si sciolse dall'abbraccio con Cho. Prese la sua borsa e salutò tutti, assicurandoli che si sarebbero visti domani. “Grazie davvero per la cena, Molly. Sei stata eccezionale come sempre.” Le baciò entrambe le guance.

 

“Non importa come sia andata. Importa che, per un motivo o per l'altro, tu sia entrata a far parte di questa grande famiglia allargata.” Molly non la trattenne oltre: sapeva bene la fatica che aveva fatto a presentarsi li quella sera. Hermione uscì, godendosi la freschezza di quella serata di agosto. Non si smaterializzò subito, cominciò a camminare senza sapere bene dove andare.

 

Quant'erano cambiate le loro vite in cinque anni, neanche lo sapeva. Non si erano detti niente, neanche una parola: non sapeva se erano in procinto di sposarsi, se l'amava così forte come aveva amato lei, che lavoro facesse. In compenso aveva conosciuto suo figlio e se n'era già affezionata. Era inevitabile, avrebbe dovuto prevederlo. Si strinse nella sua giacchetta sentendo un brivido scorrerle lungo la schiena. Lui neanche sapeva niente di lei, di cos'era diventata in quei cinque anni, che cosa aveva fatto, che cosa aveva costruito, con chi aveva condiviso il suo tempo. Ma probabilmente era meglio che lui non sapesse niente, così come per lei era meglio non chiedere niente: dovevano solo superare il matrimonio del giorno dopo e poi sarebbero tornati alle loro nuove vite, dove stavano più che bene.

 

Era quello che avevano desiderato e ottenuto infondo, giusto? Una vita separati.

 

Il problema non ero né io né lui: il problema eravamo io e lui insieme.”

 

Si sentì ridire quella frase, vecchia ormai di anni ma più giusta e sensata che mai. Chiudendo gli occhi per dimenticare ancora, si fermò per ricominciare a respirare regolarmente.

 

 

“Si può sapere perché sei ancora qui?” Jane guardò Harry alzando un sopracciglio, mentre metteva il pigiama a Daniel.

 

“Cosa vorrebbe dire?” Harry la fissò senza capire.

 

“Che dovresti essere giù con loro.. Muoviti.” Jane gli diede le spalle, prendendo Daniel in braccio per portarlo sotto le coperte.

 

“No, non c'è bisogno, posso..” Harry tentò una difesa.

 

“Se quando mi giro sei ancora qui ti picchio. E sai che so darle più di te.”

 

Harry scosse la testa sorridendo: non se lo fece ripetere più, mandò un bacio a Daniel per augurargli la buonanotte e scese di nuovo raggiungendo tutti gli altri. Ci mise pochi secondi per rendersi conto che Hermione se n'era già andata. “Si è smaterializzata?” Chiese a Luna, senza troppi rigiri di parole.

 

“No, è uscita dalla porta. Non so se poi si è..” Luna non poté finire la frase, perché Harry si era già avviato verso l'uscita.

 

Si chiuse la porta alle spalle, sapeva per certo che si era messa a camminare: ne era sicuro e basta. Seguì la strada senza conoscerla, dando retta solamente alle sue sensazioni assurde. Era uscita da poco, quanto poteva essere andata lontana? Infatti, dopo pochi minuti, la vide ferma sotto a un lampione: guardava le stelle, ma forse non si era accorta che quella sera le nuvole erano troppe per poterle scorgere.

 

“Sono contento di rivederti.” Disse Harry ad alta voce, rimanendo li fermo e a debita distanza. Hermione sussultò e si voltò a guardarlo, come svegliata da un sonno senza riposo.

 

“Anche io.” Parlò forte anche lei, non muovendo un passo verso di lui.

 

“L'importante è che stai bene, il resto lo sai che non conta più.” Harry azzardò un passo, cacciandosi una mano in tasca.

 

“Sto bene io come stai bene tu.” Hermione fece due passi in suo favore, stringendo forte il pungo destro: forse li dentro conteneva tutte le emozioni che non avrebbe fatto uscire.

 

Harry, per la prima volta dopo cinque anni, fece crollare ogni sua formidabile difesa: avanzò velocemente verso di lei, che subito lo imitò. Si incontrarono a metà strada, buttandosi l'una nelle braccia dell'altro. Chiusero gli occhi e serrarono le bocche, lasciando che soltanto il contatto dei loro corpi parlasse per loro.

 

Si strinsero forte sotto una luce fioca di un lampione quasi scarico, in una via che non avrebbero mai ritrovato tornandoci da soli. Harry immerse il viso nei capelli di lei: non avevano perso quel profumo inebriante. Hermione nascose il volto nel collo di lui: quell'incavo era ancora perfettamente disegnato per lei. Si diedero quell'abbraccio mai dato cinque anni prima, quell'abbraccio che avrebbe dovuto significare tutto quanto per sempre. Lei era così fragile e meravigliosa nelle sue braccia, lui era così protettivo e forte attorno a lei.

 

Nessuno dei due seppe quanto tempo passarono così, ma quando si ricordarono di respirare si staccarono. Si allontanarono di nuovo, tornando ai loro posti segnati dal destino: costantemente distanti. Si appropriarono degli occhi dell'altro per altri interminabili secondi, provando a dirsi tutto quello che non avrebbero mai più avuto il coraggio di dirsi.

 

Hermione si voltò per prima, smaterializzandosi all'istante. Harry fece qualche passo indietro, continuando a fissare il punto in cui poco prima aveva avuto l'opportunità di rivederla veramente. Poi si voltò anch'egli, perdendosi nel buio della notte, camminando lentamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! Mi scuso per il tremendo ritardo, ma ho avuto parecchio da fare in questo ultimo periodo. Ho deciso, per farmi perdonare, di pubblicare due capitoli in contemporanea. Avrei voluto postare anche l'ultimo, ma ho deciso di revisionarlo accuratamente e pubblicarlo in questi giorni. Quindi non temete, la storia NON è ancora finita..:) Fatemi sapere che ne pensate! Arrivederci al prossimo ed ultimo capitolo.

 

marl_vt

 

 

   
 
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