Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: SaWi    08/03/2009    5 recensioni
Questa fanfiction riguarda i due vampiri di Tsubasa, apparsi durante i capitoli di Acid Tokyo: Kamui e Subaru. Tutta la vicenda si svolge in un futuro prossimo alla morte di Seishiro in X, e dopo l'avventura dei due vampiri ad Acid Tokyo.
È stremato, ha il fiatone. Delle gocce di sudore imperlano la sua fronte. Ogni muscolo duole. Vorrebbe fermarsi, sedersi a terra e riposare, riprendere fiato. Ma non può: deve continuare a cercarlo, sa che è lì, da qualche parte nel buio e ha bisogno di lui.
Ma chi?
Chi ha bisogno del suo aiuto? In quel momento sembra lui il bisognoso di soccorso...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Fuuma, Kamui, Seishiro
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Rispondo ai vostri commenti... e grazie per aver commentato! *w*
Mi rendete felicissima °A°

@Moe: Lol non preoccuparti, ho letto tutto il commento (anche se era chilometrico e_e *rotola*)
E si, per le coincidenze è tutto calcolato *w* ovviamente, è il fato, destino... o come lo si vuol chiamare.
Ma chi ci dice che il Destino non può cambiare? *w*

@li_l: Sono contenta che ti abbia fatto ridere XDD quello era lo scopo X°D


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Ora il capitolo *O*
Premetto che l'inizio, la parte dove c'è Seishiro alle prese con un bimbetto, è il risultato di un mio sogno contorto dopo la lettura delle fanfiction di Michiru, in cui Subaru-kun è alle prese con un Seishiro-chan desicamente malefico.







~ Thank you...





Era un pomeriggio assolato e il tempo scorreva lento sotto le fronde del ciliegio in piena fioritura. Seishiro era seduto su una panchina, sotto il suo albero preferito, mentre, fissando il vuoto, aspettava. Aspettava di poter ripartire per un nuovo mondo, quello dove avrebbe finalmente ritrovato il suo Subaru.
Il suo ototo(1) lo aveva avvisato tramite quello strano marchingegno che gli aveva dato tempo addietro. Gli aveva scritto:

Torna nel nostro mondo appena puoi, al mio appartamento.
Subaru-kun ha bisogno del tuo amore per essere salvato dai cattivoni ^^

PS: c’è anche Kamui-chan! <3

Fuuma



Dopo aver letto il messaggio, l’impulso era stato quello di sfasciare quel coso a terra, ma si era trattenuto.
Il suo Subaru in pericolo? Cosa diavolo aveva combinato quel deficiente di Fuuma?
Non era nemmeno in grado di dargli qualche ulteriore spiegazione.
Tsk.
Un bambino gli corse davanti urlando con voce stridula. Altri due lo inseguirono ridendo.
Quel mondo era stramaledettamente chiassoso.
Non era mai capitato in un luogo più irritante ed inutile. Era tutto un’insieme di stupidi fiocchetti, luci e gingilli vari, e il chiasso era veramente irritante: un misto di voci, musica e altri suoni che non riusciva ad identificare.
Solo lì, in quel parco, sembrava aver trovato un po’, solo un po’, di pace.
- Mi scusi... – una bimbetta gli si piazzò davanti – zietto. –
Zietto?!
Alzò lo sguardo in direzione della voce che lo aveva chiamato, non poco irritato, trattenendo una serie coloratissima di imprecazioni.
Rimase senza fiato.
Una bambina, di circa 5 anni a giudicare dall’altezza, vestita in modo decisamente strambo, era lì che lo fissava. Capelli neri, corti e lisci che incorniciavano il volto con una frangia spettinata, grandi occhi verdi, guance paffute e rosee.
Quella rampolla era la fotocopia del suo amore in versione baby.
Certo, non aveva la stessa luce in quegli occhioni smeraldo e nemmeno lo stesso sorriso dolce e innocente del suo vampiro, ma per il resto...
- Cosa fai qui, zietto? – chiese questa, curiosa e senza la minima vergogna, apostrofandolo per l’ennesima volta “zietto”.
No, non gli assomiglia proprio.
- Aspettavo. –
- E chi aspettavi? –
La seccante creatura si sedette accanto all’uomo, sistemandosi la gonnellina del colore degli occhi, piena di voilà e di inutili fronzoli.
- La mamma non ti ha insegnato che non si deve dare confidenza agli sconosciuti? – chiese lui quasi esasperato –ovviamente senza farlo notare-, seguendo ogni singolo movimento di quelle piccole mani che lisciavano i voilà.
- Io non ho la mamma. – disse con semplicità che sorprese il più grande – Io e il mio nii-chan stiamo con la nonna. E io faccio quello che mi pare. –
- Capisco. –
Un pensiero attraversò la sua mente.
- Chi è il tuo fratellino? - domandò affabile.
- Subaru-chan è il mio nii-chan! –
Che splendida notizia.
Forse quel mondo si sarebbe rivelato più interessante del solito. Anche se, notò con rassegnazione, c’era sempre qualche fratello tra i piedi.
Doveva ammettere però che quella piccoletta era più simpatica di quel nevrotico di Kamui, anche se era molesta quanto lui.
- E dimmi... dov’è Subaru-chan ora? –
Sarebbe stato davvero interessante incontrare un Subaru bambino.
Perché non divertirsi un po’?
- Non lo so. – piagnucolò - Stavamo giocando a nascondino ma non lo trovo più. – fece una pausa, pensierosa, portandosi un ditino alla bocca. – Mi aiuti a cercarlo, zietto? –
Seishiro, a quell’ennesimo “zietto”, represse il desiderio di uccidere quella bomboletta all’istante, ma bravo attore qual era, riuscì a contenere l’irritazione e con un sorriso gentile rispose calmo:
- Certamente. –
- Che bello, grazie!! – sorrise la bimba mostrando i suoi dentini bianchi – Io mi chiamo Hokuto! -
- Nessuno te lo aveva chiesto. -
La marmocchia lo guardò imbronciata, con disappunto.
Quell’espressione durò poco, poiché quel broncio fu subito rimpiazzato da un ampio e rinnovato sorriso.
Si alzò svelta, lisciando ancora una volta la sua gonnellina.
Afferrò il più grande per una manica e lo costrinse tirandolo a seguirla per il parco.
Seishiro non se ne curò minimamente, e si lasciò trascinare tranquillo.
Sopportarla avrebbe dato i suoi frutti.
Camminarono quindi in silenzio finché la piccola non si arrestò di colpo.
Con un dito indicò un albero davanti a sé:
- Quella è la tana – disse – io ho cercato lì a destra. – e indicò un punto indistinto. – Bisogna guardare lì e lì. – detto ciò si voltò verso l’uomo che la guardava sereno, nascondendo con astuzia la sua impazienza.
Voleva che quella piccoletta lo lasciasse solo.
- Bene. –
Hokuto sorrise ancora una volta all’uomo, prima di correre via nella direzione che aveva indicato per cercare il fratello.
Seishiro, rimase qualche attimo in attesa di veder scomparire la ragazzina tra gli alberi.
Moriva dalla voglia di rivedere il suo Subaru, anche se quello un altro mondo, ma sarebbe stata una seccatura se la bimbetta si fosse accorta di questo suo desiderio.
Sembrava infatti molto sveglia.
Doveva fare attenzione.
Quando non la vide più, la sua testolina nascosta tra i cespugli, cominciò a cercare.
Prima avrebbe trovato il suo Subaru-chan, poi...
Poi ci avrebbe parlato.
Cercò sotto le panchine, dietro gli alberi, nei cespugli.
Niente.
Possibile che fosse sempre lui quello che doveva rincorrerlo e cercarlo?
Si diresse alle giostre, un po’ inquieto.
Aveva passato anni a inseguire Subaru tra i mondi e le poche volte che era riuscito a raggiungerlo lo aveva visto solamente di sfuggita, poco prima che svanisse via, dileguandosi.
E lui non poteva fare nulla per fermarlo.
Era frustrante.
Ecco perché quando lo avrebbe raggiunto nel suo mondo natio, lo avrebbe legato a se.
Non gli importavano le conseguenze.
Lo avrebbe costretto, si sarebbe fatto odiare, disprezzare.
Subaru non si sarebbe potuto ribellare.
Lui era la sua preda preferita.
Lui era il suo giocattolo preferito.
Lui era suo.
Arrivò alle giostre.
Il fango era ovunque, sia a terra che sui vari giochi, rotti ed arrugginiti.
Non si stupì infatti quando non vide alcun bambino giocarvi.
Riprese la sua ricerca.
Controllò vicino alle altalene, ancora una volta tra i numerosi cespugli e dietro gli scivoli.
Fu proprio vicino ad uno di questi che trovò la fonte dei suoi desideri.
Era lì, rannicchiato a terra sotto uno scivolo, tutto sporco di fango. Il volto poggiato sulle ginocchia, le braccia attorno alle sue gambe.
Così piccolo, così terribilmente indifeso.
Il pargolo, avvertita la presenza dell’uomo, alzò lo sguardo, incatenandolo a quello dell’altro.
Il cuore di Seishiro sembrò mancare d’un battito.
Era proprio il suo Subaru-kun.
La stessa dolcezza in quelle giade.
La stessa timidezza, lo stesso imbarazzo.
Le guance paffute teneramente rosee che risaltavano sulla sua pelle immacolata.
- Ciao, Subaru-chan. –
Il pargolo guardò l’uomo sorpreso, mentre del rossore tingeva le sue gote.
È proprio il mio Subaru..., ripensò l’uomo mentre un sorriso dolce si posò sulle sue labbra.
Quel mondo era tutt’ altro che inutile.
- C-come sa il mio nome? –
- Beh, diciamo che ti conosco molto bene, Subaru-chan... –
Il bimbo lo guardò impacciato, senza dire nulla.
- Tua sorella Hokuto-chan ti sta cercando, che ne dici se ci andiamo a nascondere da qualche altra parte? Così non ci trova. – disse amabile.
Il bimbetto lo guardò ancora imbambolato.
Si sentiva... strano.
Sapeva che non ci si doveva fidare degli estranei, ma... quell’uomo non era un estraneo.
Era come se lo conoscesse da tanto, tanto tempo.
Da prima che nascesse, persino.
Avvertiva del pericolo nel suo sguardo, ma non riusciva a distogliere gli occhi da quello nocciola dell’uomo.
Lo attiravano.
Lo avevano catturato.
E pensare che normalmente non guardava in volto gli adulti.
Con l’uomo era diverso.
- E dove ci nascondiamo? –
- Non preoccuparti, lo so io. – e prese il bambino per mano, tirandolo su.


- Come si chiama, signore? – chiese pacato il piccoletto.
- Seishiro... ma non essere così formale. Dammi pure del tu. –
Del vento scosse i rami dell’albero che li sovrastava, cullandoli con la sua dolce sinfonia.
Erano entrambi seduti su una panchina, uno accanto all’altro.
L’uomo stringeva al suo fianco il più piccolo che, teneramente imbarazzato da quella vicinanza, non si lamentava, ma anzi, si rilassava a quel tepore, lasciandosi andare contro il fianco del più grande.
- Lei è... sei straniero? – si corresse il cucciolo.
- Diciamo di si... – rispose Seishiro voltandosi a guardare il giovane. – Subaru-chan... quanti anni hai? –
- Cinque. -
- Oh, ma allora sei grande. – disse, e sfoggiò uno dei suoi sorrisi più belli – Vai a scuola, Subaru-chan? –
Non gli interessava molto di quello di cui discutevano ma gli bastava stare lì, il più a lungo possibile, a parlare con quel bambino.
A parlare, per pronunciare più volte possibile quel nome.
Subaru.
Era come se lo assaporasse.
- No, io e Hokuto-chan studiamo a casa. –
- E come mai? –
- Perchè la nonna dice che nelle scuole non si studia... e che studiamo meglio a casa con gli insegnanti privati. – si fermò un attimo, indeciso se continuare o meno. – Io e la mia nee-chan da grandi saremo i capi di un’azienda famosa del posto... la nonnina dice che avremo una grande responsabilità. Ecco perché vuole che studiamo bene. –
- Capisco... e a te piace studiare, piccolo? –
- Sì, un pochino... – rispose il pargolo, stringendosi nelle spalle e guardandosi le mani abbandonate sulle gambe.
Seishiro capì che c’era qualcosa che non andava.
Il bimbetto voleva parlare, ma non aveva il coraggio di esprimersi.
Era proprio uguale al suo Subaru-kun.
Tirò ad indovinare cosa volesse, e chiese di conseguenza:
- Ma tu da grande non vuoi diventare il capo di quella azienda, vero? –
Il bimbo lo guardò sgranando gli occhioni verdi. Aveva colto nel segno.
- Io... io vorrei tanto diventare un veterinario! – disse tutto d’un fiato, con fare convinto. - Mi piacciono gli animali... tanto tanto! Solo che alla nonna non va bene...(2) –
- Subaru-chan, solo tu puoi decidere quello che vuoi dalla tua vita. –
Tu, o l’altro me stesso di questo mondo..., aggiunse per sé.
Il piccolo lo guardò sorpreso.
Non si sarebbe mai aspettato una risposta simile da un adulto.
Loro non pensavano così strano.
Avevano sempre quell’aria di superiorità, parlavano di responsabilità, di riunioni... ma al lui non interessava.
Quindi quel signore era veramente diverso dagli altri, non era solo una sua impressione.
Abbassò lo sguardo, pensieroso. Tante idee affollavano la sua testa, tante altre parole, altre domande da porre all’uomo.
Ma rimase in silenzio.
Preferì lasciarsi andare al tepore del corpo che gli stava accanto.
Lasciarsi avvolgere da quel grande braccio.
Inspirò profondamente.
L’uomo sapeva di fiori di ciliegio.
Rimase entrambi in silenzio.
Subaru-chan, ad occhi chiusi, e Seishiro che invece lo osservava tranquillo.
Era così bello.
Una creatura così perfetta, pura e immacolata.
Amena.
La sola presenza del bambino riscaldava il suo cuore.
Quasi non credeva fosse veramente lì, contro il suo fianco, che respirava pacato.
Così dolce.
Finalmente era tranquillo, in pace.
- Niiiiiii-chan!!!! –
Hokuto saltò al collo del fratello, facendolo trasalire per lo spavento.
Ecco come rovinare un momento tranquillo.
Stupidi gemelli rompi scatole...
- Che fine avevi fatto, nii-chan? – chiese la marmocchia fintamente corrucciata – ti ho cercato ovunque! –
Subaru, colto alla sprovvista, non riuscì a mettere insieme un discorso sensato per qualche istante. Finalmente riuscì a dire qualcosa:
- Nee-chan! Stavo... stavo parlando col signore... ehm.. prima a nascondino non arrivavi... sono andato con lui...! –
- Zietto! Ma dovevi avvisarmi se lo trovavi! – disse Hokuto, avvinghiata al fratello e rivolta all’uomo che li guardava con espressione indecifrabile.
- Scusami, ho rubato il tuo fratellino per un po’ di tempo. –
La bimba lo guardò poco convinta. Poi squadrò il fratello, scrutandolo da cima a fondo.
Non era affatto convinta.
- Mmh, nii-chan dobbiamo tornare a casa, se la nonna ci scopre si arrabbierà! –
- O-ok... – rispose il bimbo scollandosi di dosso la sorellina.
Si alzò e insieme a lui Seishiro fece lo stesso.
- Ti rivedrò? – pigolò mesto il cuccioletto, guardando l’uomo con occhioni lucidi.
Erano stati insieme per pochissimo tempo, ma sentiva che il signore era una persona speciale.
Il più grande si chinò davanti al rampollo, così da poterlo guardare meglio nei pozzi smeraldo.
- Certo, Subaru-chan. Non rincontrerai proprio me... ma un uomo che mi assomiglierà molto.- disse con un sorriso, scompigliando con una mano i capelli di Subaru.
Questi annuì poco convinto.
Non pensava che avrebbe mai rincontrato qualcuno come lui.
E gli dispiaceva.
L’uomo sorrise dolce a quel visetto triste e scostando le ciocche scure baciò la fronte del più piccolo, delicatamente. Quasi timoroso di poterlo rompere.
E qualcosa gli diceva che se fosse rimasto lo avrebbe rotto davvero.
Lo fissò ancora una volta, quasi perdendosi in quelle giade.
Gli carezzò una guancia.
Era diventata rossa.
Si era avvampata al suo tocco.
Sorrise ancora una volta, prima di rialzarsi.
Si voltò, senza dire nulla, e cominciò a camminare, lasciandosi alle spalle i due fratelli.
Doveva andare, doveva partire per un altro mondo.
Doveva andare dal suo Subaru.
Il bimbetto apparteneva ad un altro Seishiro.
- Seishiro-san... – provò a chiamarlo il pargolo.
Ma l’uomo non si fermò, e svanì, tra i petali di ciliegio.
Kamui non sapeva più cosa fare, era nel panico più totale.
Chiuso, senza vie di scampo: dietro il muro, davanti a sé il cacciatore che lo guardava famelico.
- No-non sono sporco! – riuscì a balbettare.
- Sì che lo sei, vieni qui che ti pulisco io. – rispose malizioso l’umano.
- Tu sei pazzo! – sbraitò il vampiro con voce più acuta del solito.
Come diavolo aveva fatto a cacciarsi in una situazione simile?
Non lo sapeva nemmeno lui.
O meglio, lo sapeva, solamente non riusciva a spiegarselo.
In men che non si dica, dopo che aveva assaggiato un po’ di gelato alla stracciatella –e non lo avrebbe fatto mai più- si era ritrovato Fuuma addosso.
“Ti sei sporcato una guancia” aveva detto, subito prima di leccargli quella guancia.
Kamui era virato dal suo colorito normale, una pelle nivea, ad un rosso bordò all’istante. E si era paralizzato, incapace di qualsiasi tipo di movimento.
Il cervello completamente andato, come un computer che si spenge per la mancanza di elettricità, per un blackout improvviso.
“Puf”, e tutto era diventato nero.
Forse per secondi, minuti... oppure per ore. Non sapeva dirlo.
In quel lasso di tempo si erano solamente fissati.
Due occhi d’oro colato, e due d’ametista.
Dopo il cervello si era come riattivato, realizzando la situazione.
Era quindi scappato via, strisciando contro il muro, come un granchio, fino alla sua camera.
Una scena decisamente comica.
L’altro, ridendo, continuava a dirgli che era sporco, e lo inseguiva.
Allora Kamui si era stropicciato tutte le guance, tentando, nel panico totale, di pulire eventuali tracce di gelato.
Ma niente da fare.
L’umano continuava ad avvicinarsi, sempre più malizioso, uno sbrilluccichio poco rassicurante negli occhi.
Inoltre, come se non bastasse, Kamui, mentre tentava di fuggire, si era messo spalle al muro, in un angolo.
Era totalmente in trappola.
Cavoli!
E l’uomo si faceva sempre più vicino, pericolosamente vicino.
- Daaai, non fare quella faccia terrorizzata - ridacchiò – Ti pulisco solo! Non ti mangio mica. –
Il vampiro lo guardò con occhi sgranati, non credendo ad una singola parola.
Non sapeva perché, ma non riusciva a reagire.
Non riusciva a tirare fuori i suoi artigli... non riusciva nemmeno ad arrabbiarsi!
Non voleva combattere l’uomo... ma non voleva nemmeno farsi leccare il viso.
O forse sì?
Al solo pensiero divenne scarlatto.
Fuuma non si lasciò sfuggire quell’occasione.
Con un ultimo movimento veloce, intrappolò il vampiro, impedendogli ogni via di fuga.
Le mani poggiate al muro, ai lati del volto del più piccolo.
Il peso del copro portato in avanti, i volto a pochi centimetri da quello del vampiro, i respiri che si fondevano caldi.
Lo guardò un attimo.
Poi gli leccò il naso.
- Ora sei pulito! – rise di gusto, fissando gli occhi d’ametista del vampiro, ora sgranati per lo stupore e l’imbarazzo.
Ma-maledetto...!
Persino la vocina nella sua testa balbettava.
Beh, come avrebbe fatto a rimanere lucido?!
Gli aveva leccato il naso!
E ora lo sovrastava, con tutto il suo corpo... non accennava a togliersi.
Ma... ora era pulito... vero?
Il suo povero cervello non avrebbe sopportato che l’umano lo pulisse nuovamente.
Se quindi non era sporco.. perché non si allontanava?
Perché non la smetteva di guardarlo con quegli occhi?
Così belli.
Perché era così... vicino?
Riusciva persino a sentire il suo cuore che batteva veloce.
Oh no, pensò nel panico. Non è il suo... è il mio!
Il volto dell’umano avanzò ancora, dimezzando la distanza che lo separava dall’altro.
I nasi quasi si toccavano.
Si sentì il cuore in gola.
Poi una voce bassa li... interruppe?
- Vedo che ti stai dando da fare, Fuuma-chan. –
- Ahhh, nii-san! Arrivi sempre al momento meno opportuno. – imbronciato Fuuma si voltò quel tanto che gli bastava per osservare il fratello alle sue spalle. – Comunque certo che mi do da fare. Non voglio mica fare la tua fine.-
- Cosa vorresti insinuare? – lo fulminò Seishiro gelido.
- Nulla! –
Kamui era rimasto totalmente imbambolato.
Il cuore impazzito.
Gli occhi sgranati.
Doveva ancora comprendere la situazione.
Era arrivato Seishiro.
L’uomo che odiava, che voleva uccidere.
Questa era la sua unica certezza.
Perché non era riuscito ad avvertire la sua presenza?
Era forse troppo occupato?
- Ciao, Kamui. -
Quella voce.
Quello sguardo agghiacciante.
Improvvisamente, si risvegliò.
Bruscamente scostò Fuuma, e perse il controllo.
- Seishiro...! – ringhiò quasi contro l’uomo, che rimase impassibile.
Stava per scattare in avanti, i suoi artigli ormai affilati, gli occhi lucenti, quando uno sguardo lo bloccò, quasi schiaffeggiandolo.
Due occhi dorati.
Severi.
Si sentì perso.
La discussione avuta con Fuuma riaffiorò alla sua mente, come anche la paura di essere disprezzato.
Di essere odiato.
Gli artigli si ritirarono, lo sguardo tornò violaceo.
Ma divenne anche lucido.
- Impressionante, Fuuma. Ora lo addestri anche? -
In tutta risposta l’uomo ricevette uno sguardo truce.
- Non volevi parlare di Subaru? -
- Certo. -
- Andiamo in cucina, così possiamo sederci e parlare con calma. – rispose e si diresse in cucina, seguito da Seishiro, che si voltò un’ultima volta a guardare Kamui, rimasto immobile.
Non osò alzare lo sguardo.
Aspettò di udire lo shoji scorrere delicato sulle sue guida, prima di aver il coraggio di poggiarsi al muro, e di scivolare a terra.
Ora era solo.
Gli costò molto trattenere le lacrime.
Era cambiato.
Oh sì, era proprio cambiato.
Non riusciva più a rimanere impassibile. I suoi sentimenti sembravano stufi di rimanere nascosti e repressi, e ora uscivano fuori, senza che lui potesse fare nulla per fermarli.
Era tutta colpa di quell’uomo.
Gli aveva preso il cuore, e non sapeva come riprenderselo.
Era possibile riprenderselo, vero?
Infondo, era il suo.
Dio, come sono stupido.
Si odiava. E odiava Fuuma.
Era colpa sua, solamente colpa sua se non era riuscito a rispettare il suo principio.
Proteggere Subaru e vivere solamente per lui.
Ora, cosa avrebbe fatto...?


Nel frattempo, i due cacciatori erano seduti in cucina, uno di fronte all’altro. Tra di loro il gelato alla stracciatella, ormai quasi sciolto.
Il più giovane, riacquistato il suo normale comportamento, guardava incuriosito Seishiro che appariva assorto nei suoi pensieri, talmente immerso in essi da far spuntare un sorriso malizioso su quelle labbra.
- Come mai quel sorrisetto, nii-san? –
L’uomo sembrò pensarci un attimo.
- Ho incontrato Subaru in un altro mondo. –
Fuuma rimase momentaneamente colpito.
- Ohh e cosa gli hai fatto? – domandò birichino, sapendo di rischiare La vita.
- Nulla, – rispose freddo l’altro - era ancora un bambino. –
- Saresti stato capace di.... mhh... portartelo via ugualmente, diciamo così. –
Il più grande lo folgorò con lo sguardo.
Stava davvero rischiando la pelle.
- Quel Subaru spetta ad un altro me stesso. –
- Adesso sei persino altruista! –
Il maggiore preferì non ribattere.
Avrebbero finito per uccidersi se avessero continuato.
- Cosa sta succedendo qui? Dov’è Subaru? – a lui interessava solo quello.
- Beh, per farla breve. – cominciò Fuuma, finalmente serio – Il tuo caro vampiro è stato rapito da quella banda di esaltati poco fuori città. Credo vogliano berne il sangue al plenilunio, cioè domani. –
- Quando ci muoviamo? – chiese Seishiro gelido, nascondendo abile le sue sensazioni.
- Probabilmente domani mattina. Dovremmo muoverci a piedi... e sicuramente impiegheremo metà giornata. Una volta sul luogo dovremmo valutare la situazione, gli uomini potrebbero essere molti e ben addestrati... –
Si interruppe.
Due occhi d’ametista lo fissavano intensi.
- A che ora? – domandò Kamui, avvicinandosi al tavolo dove sedevano i due cacciatori.
Era strano.
- L’ideale sarebbe partire la mattina presto, all’alba. –
- Bene. – disse piano.
Mi stanno aiutando, lo fanno per Subaru.
Ci aveva riflettuto a lungo.
Quei due umani stavano rischiando la vita per lui, e per il fratello.
Nonostante non fossero amici.
Nonostante non avessero alcun legame.
Li aiutavano.
Ci stanno aiutando.
- Grazie... –
Infine riuscì a dirlo.
Con voce bassa e tremante, ma lo disse.
Quella parola, che significava molto.








(1): Fratello minore, Fuuma.
(2): Beh, citazione di Tokyo Babylon! XD Subaru desiderava tanto diventare un veterinario (o comunque un lavoro che abbia a che fare con gli animali... quindi xD) in Tokyo Babylon... e ho voluto citarlo *w*
Però, questo Subaru non è affatto quello di X o quello di Tokyo Babylon! La storia si svolge infatti dopo la morte di Seishiro in X, quindi quel Subaru è il Subaru di un mondo non narrato dalle CLAMP. Come dicono loro stesse, esistono tanti mondi, in cui le stesse persone condividono l'anima. Ecco quindi che, condividendo l'anima, i vari personaggi si somigliano, come anche i loro destini sono legati.



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Perdonatemi per la sclerata finale... ma, come per l'inizio, è il risultato di un mio sogno XDD e mi sentivo in dovere di inserirlo *w*
[lo so... faccio osgni assurdi u_ù]
Comunque, nel prossimo capitolo, attenzione attenzione, questa volta sarà Kamui ad agire nei confronti di Fuuma.
Infondo è un vampirello, no? *w*
   
 
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