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Autore: sofismi    26/12/2015    1 recensioni
La linea sottile che c'è tra realtà e immaginazione è facile da oltrepassare, i problemi sorgono quando non si riesce più a tornare indietro. Ed é proprio qui che Oliver e Madeleine lottano: due caratteri forti, due pensieri contrastanti, smussati dall'amore reciproco e dalla voglia di tornare a vivere.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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2.
Domani sarà il solstizio d’inverno, ma io non riesco ancora a capacitarmi di come possa essere già dicembre. Sembra che il tempo scorra per tutti, tranne che per me. A volte sto seduta per ore, a fissare il vuoto, senza nemmeno rendermene conto. Poi in qualche modo mi sveglio, e ritorno alla mia vita di sempre: faccio i mestieri, leggo, cucino, oppure dormo. L’unica parte della giornata che sento il bisogno di vivere pienamente, è quando Oliver torna a casa. Quando c’è lui cerco un contatto con la realtà, perché voglio ricordami ogni singolo minuto con lui, non posso permettermi di perdere nemmeno un secondo. Mi aiuta a riempire la mente di bei ricordi, e di belle sensazioni. Vorrei sapere se anche lui fa così, se scappa dalla sua prigione per assaporare ogni momento con me. Magari mi sto dando troppa importanza, però sarebbe bello se fosse vero, se fossi io la sua salvezza.
Mentre penso, la tisana al finocchio che sto centellinando si raffredda per l’ennesima volta.
˗ Non la bevi? ˗ mi chiede Oli, seduto davanti a me, dall’altro lato del tavolo.
Osservo la tazza, poi sposto il mio sguardo su di lui: è così bello. Lo fisso spesso, ma mai così intensamente; mi sembra che oggi abbia qualcosa di diverso, eppure non riesco a capire cosa. Forse sono gli occhi: il suo viso sembra turbato, ma buono, come sempre. Perché lui è così, ha un animo buono e gentile, con quello sguardo dolce che mi scioglie il cuore. Tuttavia ho una brutta sensazione che mi opprime il petto.
˗ Non ne ho più voglia. ˗ rispondo, distogliendo finalmente lo sguardo. Mi rendo conto da sola quanto possa sembrare strano quando una persona ti fissa così insistentemente.
Lavo la tazza, la asciugo e la metto via. Per tutto il tempo sento il suo sguardo pesarmi addosso, è tutto sempre più strano, tanto che comincio a preoccuparmi. Mi chiedo se ho fatto, o detto, qualcosa di sbagliato. E più ci penso, più vado in ansia. Nonostante abbia già finito di lavare i piatti sto lì, appoggiata al lavandino, preferisco dargli ancora le spalle. Un po’ perché non sono pronta ad un eventuale brutta notizia, e un po’ perché non voglio che veda quanta ansia mi è venuta.
˗ Madeleine, ˗ lo sapevo, è successo qualcosa, ˗ posso chiederti una cosa? ˗ mi giro verso di lui, con cautela. Il suo sguardo vaga nel vuoto, sembra perso.
˗ Dimmi. ˗ cerco di avere la voce il più ferma possibile, ma è abbastanza difficile. Di solito è lui che mi infonde sicurezza, stavolta invece non è così. Mi fa quasi paura, perché guardandolo rivedo me stessa. Non vorrei mai vederlo soffrire come soffro io, so quanto sia doloroso e lui non se lo merita.
˗ Ti senti mai in un mondo a parte? ˗ il suo viso è ancora molto turbato, ma adesso è anche triste. Questa domanda non me l’aspettavo proprio, mi ritrovo un po’ spiazzata.
˗ Perché, tu si? ˗ mi vergogno un po’ ad ammettere che in realtà mi sento così per buona parte della giornata.
˗ Non lo so, ˗  sospira, ˗ mi sembra di essere inadeguato, in ogni situazione. ˗
˗ Tu, inadeguato? ˗ sono un po’ stranita da quest’affermazione, ˗ ma, Oliver, tu sei così intelligente, sei così estroverso, e sveglio. Hai tante buone qualità, perché dici di sentirti inadeguato? ˗
˗ Perché è vero, sono una maschera. Sono falso. ˗ comincia ad alzare la voce, e lo conosco abbastanza bene da capire che è arrivato al suo limite di sopportazione.
Lo abbraccio, istintivamente. Stringo la sua testa al mio petto, lui invece prende la mia maglietta, sento qualche lacrima calda bagnarmi la pelle. Mi sento in colpa, per non essermi accorta prima del suo dolore., ma anche perché non so come aiutarlo. Non so cosa fare con me stessa, come pretendo di poter salvare gli altri? Penso di essere persa tanto quanto lui, e mi viene da pensare che si merita di meglio. Ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino, ma quel qualcuno non posso essere io: stando con lui posso solo danneggiarlo.
˗ Vieni, ­ ˗ lo faccio alzare, ˗ andiamo a letto. ˗
Ci trasciniamo in camera da letto e ci infiliamo subito sotto le coperte, ma dormire non è nei nostri piani. Facciamo l’amore, piano piano. Nonostante le mie mani gelate, si lascia toccare: il petto, le spalle, la schiena. Lui è così caldo, invece io sono così fredda, e mi scalda stringendomi. Il suo tocco è deciso, ma delicato, mi sento amata. Ansimiamo, io sono felice. Lo abbraccio, voglio sentirlo mio; poi inizio a tremare, e lui sorride. Sorrido anche io, l’ansia che mi bruciava nel petto scompare, ma le lacrime bruciano negli occhi. Ci stiamo amando così tanto, pensare che finirà tutto mi spezza il cuore. Sarò sola.
˗ Madeleine… ˗ ansima piano, ˗ stai bene? ˗ annuisco.
˗ Continua. ˗
Aspetto che si addormenti, poi sguscio fuori dal letto e mi chiudo in bagno. Il pavimento è molto freddo, ma non mi importa, mi siedo per terra lo stesso. Sono in balia della tempesta: restare, e rischiare di farlo soffrire; oppure andarsene, e permettere a qualcun’altra di occuparsi di lui? Vorrei poter scegliere la prima opzione, senza sentirmi egoista. Trovo molto difficile affezionarmi a qualcuno, ma appena lo faccio dono il cuore, e l’anima. Ed è sbagliato. Se dovessi andarmene, non mi rimarrebbe più niente, solo un corpo vuoto e una mente distrutta. Il suo amore è l’unica cosa che mi tiene insieme, ma allo stesso tempo mi fa sentire così banale. Dovrei essere un individuo distinto, invece ho basato la mia intera esistenza su una bugia. Una bugia bellissima, che amo più della mia stessa vita. Sono stanca morta, ma la mia mente non vuole spegnersi. Tutti questi pensieri mi tormentano, e intanto si fa mattina; me ne accorgo perché sento Oliver svegliarsi. Decido che è il momento di  alzarsi. Mi lavo la faccia,  esco dal bagno, e vado a preparare la colazione.
˗ Non hai dormito nel letto, stanotte. ˗ dice lui, entrando in cucina. Lo guardo, senza espressione, non ho bisogno di dire niente.
˗ Non hai proprio dormito. ˗ dice dopo avermi guardata negli occhi. Si abbandona sulla sedia, e lascia la testa cadere all’indietro. Sembra scocciato, io continuo a non dire niente, come al solito d’altronde. I due enormi solchi sotto gli occhi raccontano ciò che io non racconterò mai ad alta voce.
˗ Madeleine, non va bene così, ˗ dice guardandomi, il suo tono è più dolce, ˗ vai a riposarti un po’. Dopo parliamo un pochino. ˗ dopo aver fatto colazione, va a lavorare. E io rimango a casa da sola, come sempre. Ho voglia di leggere, prendo il mio libro, ma appena lo apro mi addormento, lì, sul divano. Dormo parecchie ore, è un sonno disturbato: faccio diversi incubi. Sogno di essere sola in un enorme vuoto, e delle mani mi toccano, ma non riesco a urlare per chiedere aiuto. Mi sveglio sudata, c’è lui vicino a me.
˗ Avresti bisogno di una pausa, si vede che sei stressata. ˗ mi dice, guardarmi con i suoi occhi dolci, ma senza sorridere.
˗ No, ˗ comincio, ˗ ascoltami, ti prego. So che cosa volevi dire ieri. , e io non posso darti ciò di cui tu hai bisogno. ˗ vorrei trattenere le lacrime, ma non riesco. Inizio a singhiozzare.
˗ Madeleine, ma che dici. Sei la mia salvezza, sei ciò che ho di più bello. ˗ mi guarda preoccupato, ma io non ce la faccio a sostenere il suo sguardo. Appoggio la testa sulle sue gambe, e piango, ininterrottamente.
˗ Calma, sono qui. Sono qui, Madeleine. ˗ la sua voce è così rilassante, il suo amore così rassicurante.
˗ Sono innamorata di te, Oliver. Proprio per questo voglio il meglio per te. ˗
Mi sfogo per qualche minuto, sembra un’agonia, ma poi torno a sorridere. Mi sento stupida, per aver pensato di dovermi separare da lui: è la mia persona, non una mia metà ma quella che mi fa capire che sono tutta intera; quella persona che appena la vedi capisci che sarà tua per sempre, e viceversa. Questo vuol dire essere “la persona” di qualcuno, io so che lui è la mia. I momenti bui ci sono sempre, ma con lui tutto è più facile. Lui è forte, combatte sempre per ciò che ama, e non si arrende mai. Ha lottato per me, adesso devo aiutarlo a lottare per se stesso.
˗ Oli, mi descrivi il tuo mondo? ˗ chiedo, appena mi calmo. Lui però non risponde subito, sembra assorto nei suoi pensieri.
- Non lo so, ˗ sospira, ˗ non mi va di parlarne. ˗ Il suo atteggiamento è cambiato di nuovo, mi ferisce quando parla così.
˗ Se hai bisogno, sono in camera. ˗ mi alzo e me ne vado, non voglio che la situazione diventi troppo pesante.
A livello emotivo sono un casino: basta un tono di voce un po’ meno dolce, e comincio a stare male. Mi faccio milioni di domande e vado in paranoia, per questo mi rifugio nel mio mondo. Immagino di fare una passeggiata, su un sentiero di terra e ciottoli, le gambe non si stancano mai, tanto che potrei camminare all’infinito. Mi guado intorno: intravedo la luna, ma non le stelle. Il cielo è coperto da un leggero strato di nuvole, che rende il paesaggio un po’ più inquietante del solito. Non era mai successo che non riuscissi a vedere la volta stellata, però non è il cielo l’unica cosa che non vedo: anche gli alberi intorno sono spariti, come se non fossero mai esistiti. Continuo a camminare: cammino, cammino, ma poi mi fermo. Mi rendo conto che quello che faccio non ha senso, sono impazzita, non c’è altra spiegazione. E sono tanto stanca.
Resto ferma, come se avessi messo tutto in pausa. Poi, improvvisamente, la terra intorno a me inizia a sgretolarsi. Faccio un giro su me stessa per guardare tutto ciò che mi circonda cadere a pezzi. Infine, anche la terra sotto i miei piedi si distrugge, e io precipito. La caduta sembra durare da ore, ma poi finalmente tocco terra, con un tonfo sordo. Quando apro gli occhi vedo il soffitto della camera da letto, ma c’è qualcosa che non torna, mi sembra troppo lontano. Poi capisco: in qualche modo sono finita dal letto al pavimento, e più mi sforzo di ricordare cosa sia successo, più mi sembra impossibile. Sono troppo distante dal letto, non posso essere andata così lontana con una semplice caduta. E poi ero sotto le coperte, il che rende il tutto ancora più confuso, perché il letto è perfettamente in ordine.
Sono ancora sdraiata per terra, che guardo il letto. Sono confusa, mi raggomitolo su me stessa, poi inizio a gridare.

Angolo autrice:
Buongiorno a tutti e buone feste (in ritardo, ma fa niente)
Ho deciso di postare subito il secondo capitolo perchè passerò qualche settimana all'estero e mi sarà impossibile aggiornare. Questo è un periodo un po' così, scrivo tanto e penso poco; spero comunque che il secondo capitolo sia all'altezza del primo. Fatemi sapere che ne pensate, sono molto molto curiosa.
Un bacino a tutti, Ann-marie.



 
  
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