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Autore: _GiorgiaMalfoy_99    26/12/2015    0 recensioni
Ciao a tutti!
Questa fanfiction è una raccolta di OS su Draco e che spiega come mai sia arrivato a fare quello che ha fatto.
"[...] Rabbrividisci perché sai cosa significa tutto questo. Dopo averti marchiato ti darà una missione, impossibile da compiere per un ragazzo di sedici anni, e quando avrai fallito ucciderà tutta la tua famiglia. Ma non puoi rifiutarti perché l'unica cosa che cambierebbe sarebbe che morireste prima e a te serve tempo per studiare un piano e sfuggire a tutto questo. [...]"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Malfoy, Il trio protagonista, Voldemort
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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“I’m Malfoy, Draco Malfoy.”

 

Capitolo Settimo: 1997 – Distruzione


Come ti senti adesso? Non sei più lo stesso adesso e no, non sai affatto come ti senti perché c’è solo una parola per esprimerlo e non riesci a pensarla.
Sei vuoto, passivo, morto.
La guerra imperversa fuori da Malfoy Manor e ormai non c’è nulla che Voldemort non abbia preso, a parte quella topaia dei Weasley, ovviamente. Ma, tutto sommato, quanto preferiresti quella topaia a casa tua?
Vero? Solo che non puoi ammetterlo a te stesso. Non puoi ammettere a te stesso di esserti sempre sbagliato e che forse non desideri altro che i colori caldi dei Grifondoro e quel calore che portano con sé ovunque vanno. Pensi a come sarebbe la tua vita e avessi sviluppato un pensiero tuo e se avessi deciso di cambiare parte, o meglio di metterti dalla parte giusta, e fa male sentire come tutto quello avrebbe potuto essere tuo, se avessi avuto l’umiltà di ammettere a te stesso che infine siamo tutti uguali. Adesso, finché guardi la schiera di Mangiamorte capeggiati dal Signore Oscuro con sguardo amareggiato, capisci che niente di tutto quello che è successo ha senso. Quel pazzo è ad un passo dal sottomettere definitivamente il mondo magico e tu sarai sempre ricordato per esser stato quel vile che l’ha appoggiato.
“Potter è morto”, ti ripeti come un mantra; non puoi credere che la tua ultima speranza, e l’ultima speranza di tutti i ragazzi che ti stanno intorno, sia svanita come fumo.
Poi Lui ti chiama e ti senti gelare dentro; il freddo che ha portato quando è risorto ricade su di te come un manto.
Ti invita a raggiungerlo e cerchi di pesare razionalmente la tua decisione; ma non puoi fare finta di niente e rimanere dall’altra parte, anche se è quella giusta. C’è ancora Narcissa di là e hai già deciso che la proteggerai, indipendentemente da quello che deve succedere.
Così, in un attimo, vedi scorrere davanti a te i ricordi di quella notte in cui l’hai promesso, in cui hai promesso che non l’avresti abbandonata mai.

È una notte nera e cupa, hai già ben definito come saranno gli ultimi giorni di vita del mondo magico prima che Voldemort ne abbia ragione completamente e per questo, disteso sul tuo letto a baldacchino, nella tua stanza – l’unico posto dove ti senti ancora al sicuro – sotto le medesime coperte di cotone egiziano in cui dormi da diciassette anni, non riesci a chiudere occhio. Ti alzi e ti vesti, lentamente, meccanicamente e tutto ti ricorda molto il giorno in cui facesti entrare i Mangiamorte ad Hogwarts, quando Silente – l’unico che ti aveva mai offerto aiuto – morì. Scendi ed esci nell’ampio parco del Manor: le cure che tua madre gli dedica ancora, l’hanno mantenuto come una volta. Ti chiedi perché, con tutte le cose di cui si deve preoccupare in questo periodo, pensi anche al giardino che presto non sarà più suo, ma poi, camminando sul prato perfettamente tenuto, la risposta ti sembra ovvia. È il suo modo per andare avanti, per isolarsi dalla tragedia che vi sta travolgendo.
Hai una meta ben precisa: l’angolo più remoto del giardino, dove si trova la tua pianta preferita, una pianta che tu stesso hai aiutato tua madre a piantare. Si tratta di un roseto, il roseto che produce le rose più rinomate della società purosangue, almeno. Quando arrivi lì, circondato da salici piangenti, siepi di bosso e altri alberi che sembrano proteggerti con la loro ombra, con il gorgogliare dell’elegante rigagnolo d’acqua limpida che fa il giro di tutto il parco, stai in piedi davanti al muro di cinta della proprietà. A mascherarlo vi è l’enorme roseto rampicante, con le corolle rosa che rilucono nel buio.
Dalla tasca interna della giacca, estrai il pugnale di platino con l’elsa lavorata in ferro battuto, incastonato di ametiste. Ti avvicini al cespo centrale del roseto e ti inginocchi, con il ginocchio sinistro a terra.
“Io, Draco Lucius Malfoy, giuro sulla mia anima di proteggere mia madre, l’unica che ancora mi lega a questa vita, sopra qualsiasi altra cosa, in ogni momento della sua vita, finché le sue ceneri non torneranno alla terra, e che io sia dannato per l’eternità se questo non avverrà.”
Pronunci il giuramento scandendo ogni parola, affinché ti si imprima nella mente a monito del tuo compito, poi avvicini la lama di metallo prezioso al palmo della mano sinistra, stringi i denti e incidi la pelle diafana, lasciando che il sangue, rosso e caldo, la invada. Stringi il pugno e lasci cadere qualche goccia vicino alle radici della pianta. Infine ti rialzi e volgi lo sguardo in alto: i petali delle rose si stanno tingendo di rosso, il rosso scuro e corposo del sangue con cui hai giurato.


Le scelte determinano chi siamo, ma in questa non puoi essere te stesso. In fondo quasi mai sei stato te stesso. Sei un’anima distrutta. Così ti muovi: attraversi quello che era il cortile della tua amata scuola e ti fermi davanti a Lui, che si complimenta con te e ti abbraccia. Senti lo schifo invaderti e un conato di vomito salire al livello della gola. Poi ti lascia andare e tu raggiungi Narcissa senza indugio. Lei ti prende la mano e la stringe: sai che era in pena per te.
Osservi il mondo dall’altro schieramento e finalmente ne sei sicuro: distruzione è tutto ciò che vedi, tutto ciò che c’è intorno a te, tutto ciò che la follia ha portato.

Distruzione, nelle vite di tutti quelli che conosci, quelli con cui hai trascorso sette anni della tua vita, senza vederli davvero.

Distruzione, un baratro nero e freddo, che sprofonda all’infinito e dal quale non c’è uscita.

Distruzione, dalla quale tu forse avresti potuto salvare tutte quelle persone intorno a te, ma ormai è troppo tardi.

Distruzione, distruzione, distruzione …
  
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