Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: mudblood88    26/12/2015    4 recensioni
[SWAN QUEEN]
Raccolta di One Shot legate alle mie due long: I cattivi non hanno mai un lieto fine e Anche la Salvatrice a volte deve essere salvata.
Sono momenti di vita quotidiana di quei sette mesi passati dal momento in cui Regina ed Emma tornano a casa, al momento in cui [SPOILER] nascono i bambini. E perché no, magari racconterò anche alcuni loro momenti da neo-mamme, non siete curiosi di sapere tutto questo? Se è sì, allora continuate a leggere!
P.s.: Non pubblicherò le OS in ordine cronologico e ce ne saranno di ogni genere. Enjoy! :3
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Emma & Regina


... e il primo appuntamento.




 

Henry non ce la faceva più.

Era passata poco più di una settimana dal loro ritorno a Storybrooke, la vera Storybrooke, e lui era convinto che sarebbe riuscito a essere sereno e felice insieme alla sua famiglia.

Non poteva sbagliarsi più di così.

Anche se stavolta, a minacciare la sua serenità, non era un qualche cattivo delle favole o un sortilegio, era qualcosa che Henry era assolutamente sicuro di non riuscire a gestire.

«Ma è impossibile che non ti abbia detto niente!» sbraitò Emma, esasperata. «Insomma, se non parla con te, allora con chi lo fa?»

Henry si massaggiò le tempie. «Dovresti saperlo ormai che la mamma non è una che esprime apertamente i propri sentimenti».

Emma sbuffò. «Lo so, ma avrà pur detto se... non lo so, ha intenzione di chiedermi di uscire? O si aspetta che lo faccia io?»

Henry prese un sorso di cioccolata, e il liquido caldo che scendeva nel suo stomaco servì a calmarlo un po'.

Erano seduti da Granny e aspettavano che Regina li raggiungesse.

Da quando erano tornati, i giorni erano passati velocemente e tutti e tre avevano mille cose da fare. Regina aveva ripreso il suo ruolo di Sindaco, ed Emma quello di Sceriffo insieme a David. Henry aveva ricominciato ad andare a scuola e la loro vita era ripresa normalmente, con l'unica differenza che Emma e Regina adesso stavano insieme e avevano deciso di crescere insieme i bambini.

Henry credeva davvero che sarebbe stato un bel lieto fine, ma entrambe le sue mamme sembravano comportarsi come due ragazzine alla prima cotta.

E lui non sapeva come gestire una tale situazione.

«Chiediglielo e basta, mamma» disse, seccato.

Emma alzò gli occhi al cielo. «Non posso chiederglielo e basta, Henry!»

Emma scagliò un pugno sul tavolo, urtando la sua tazza di cioccolata che si rovesciò.

«Maledizione!» sbraitò, alzandosi.

Regina arrivò in quel momento.

«Emma, stai bene?» le chiese.

«Ciao, Regina» disse Emma, guardandola, e in seguito guardando il pasticcio che aveva fatto sul tavolo. «Siediti, vado a prendere un paio di salviette per pulire. Cosa ti ordino?»

Regina la guardò accigliata. «Un thè, grazie».

Emma annuì e si avviò al bancone.

«Che cos'aveva tua madre?» domandò Regina ad Henry, sedendosi.

Il ragazzo alzò le spalle, prendendo un altro sorso della sua cioccolata.

Regina lanciò un'occhiata al bancone, dove Emma teneva in mano due salviette e aspettava l'ordinazione.

Poi si rivolse a Henry. «Henry, ascolta, vorrei chiederti una cosa».

«Dimmi» la incitò il ragazzo, guardandola.

Regina sospirò. «Secondo te, Emma... insomma, a lei... le farebbe piacere... non lo so, ti parla mai di me?»

«Oh, non di nuovo!» sbottò Henry, incapace di trattenersi. Posò la tazza sul tavolo molto energicamente, sotto lo sguardo severo di Regina. Quando notò come la madre lo stava guardando, arrossì appena.

«Ma si può sapere cosa avete tutti, oggi?» chiese Regina, aggrottando la fronte.

«Niente, mamma» rispose pronto Henry. «E' solo che la mamma mi ha fatto la stessa domanda prima che tu arrivassi».

Regina si illuminò. «Davvero?» chiese, sorridendo. «E tu cosa le hai detto?»

Henry sbuffò. «Le ho detto che dovrebbe chiederti di uscire».

«E lei?»

Regina lanciò un altro sguardo dietro di sè, in direzione di Emma, e Henry non riuscì a trattenersi dallo sbuffare di nuovo.

«Allora?» incalzò Regina.

Henry alzò gli occhi al cielo. «Mamma...»

«Di cosa parlate?» s'intromise Emma, porgendo a Regina il suo thé. Poi si mise a pulire sul tavolo con le salviette che le aveva dato Granny.

«Parliamo del fatto che siete peggio di due bambine» disse il ragazzo, esasperato.

Emma si immobilizzò di colpo, Regina lo guardò severa.

«Henry, non parlarci così» lo rimproverò.

«No, io invece vi parlo proprio così!» il ragazzo si alzò, era ancora più alto di qualche settimana prima. «Dovete smetterla di tormentarmi con questa storia! Se volete uscire insieme, uscite!»

Henry fece una pausa, mentre Emma e Regina si guardarono scambiandosi un'occhiata, per poi abbassare lo sguardo.

Poi Henry si rivolse a Emma. «Mamma, da quando siamo tornati praticamente vivi con noi. Mangi con noi a pranzo, mangi con noi a cena... e non crediate che non abbia notato che te ne vai di prima mattina dopo che hai passato la notte da noi».

«Henry!» gridarono Emma e Regina in coro, arrossendo notevolmente.

«No, niente Henry» rispose il ragazzo, puntando loro un dito contro. «Uscite e basta, penso che ormai sia solo una formalità!»

Nè Regina nè Emma replicarono. Dopo qualche minuto di silenzio, Henry, soddisfatto, si avviò alla porta.

«Dove vai, ragazzino?» chiese Emma, guardandolo esterrefatta.

«Vado a fare i compiti» disse, salutandole con la mano.

Così Emma e Regina restarono sole, la bionda finì di pulire il tavolo e, dopo aver gettato le salviette, si mise a sedere di fronte a Regina.

«Quindi...» iniziò la bruna. «Hai tormentato Henry per sapere se volevo uscire con te?» e un sorriso compiaciuto si materializzò sul suo volto.

Emma rise. «A quanto pare anche tu» e allungò timidamente una mano sul tavolo, cercando quella di Regina.

Quando le loro mani si incontrarono, si sorrisero.

Passò un lungo momento di silenzio, dove Regina bevve un po' del suo thé, mentre Emma giocherellava col suo bicchiere rimasto vuoto.

In quel momento, entrambe stavano pensando la stessa cosa. Entrambe cercavano il coraggio di fare all'altra quella domanda che da tante settimane avrebbero voluto fare.

Regina si sentì terribilmente debole. Lei era una sovrana, una regina, aveva governato un popolo -anche se in modo discutibile- aveva conquistato interi regni, aveva sconfitto nemici, streghe, maghi potenti. Eppure non riusciva a fare una cosa così semplice come chiedere ad Emma Swan di uscire con lei.

Emma, invece, trovò quella situazione assolutamente ridicola. Si era ritrovata in diverse situazioni assurde, complicate, ma quella le batteva di gran lunga tutte. Henry aveva ragione; avevano deciso di crescere i bambini insieme, erano una famiglia, ormai era chiaro che stessero insieme. Uscire per un appuntamento era solo una formalità.

Ma entrambe sapevano cosa significasse quell'appuntamento. Era un assaggio di tranquillità, di serenità. Era come se entrambe ammettessero che, per una volta nella loro vita, erano felici. Gli ultimi giorni dopo il loro ritorno erano stati frenetici, con la scoperta che avrebbero avuto due bambini e non uno, e annunciare a David e Mary Margaret la loro decisione, e nonostante avessero comunque passato dei bei momenti insieme, non erano riuscite a fermarsi un secondo e assaporare totalmente la loro nuova relazione. E forse, si dissero, era giunto il momento di farlo.

Fu Regina a spezzare il silenzio. «Emma, vorresti...»

La bionda alzò lo sguardo. «Sì» disse decisa, interrompendola.

Regina sorrise. «Stasera...»

«Sì» ripeté Emma, annuendo furiosamente con la testa.

Regina sorrise di nuovo. «Lasciami finire».

Ma Emma proseguì, iperterrita. «Ti passo a prendere alle otto?»

A quel punto il sorriso di Regina si trasformò in una vera e propria risata.

Emma intuì subito i pensieri dell'altra, così aggiunse: «Dobbiamo fare le cose come si deve».

«Va bene, allora» replicò Regina. «Alle otto».

Emma annuì, contenta. «Non vedo l'ora».

 

**

 

«Sei bellissima, mamma».

Henry, a gambe incrociate sul letto della camera di Regina, la guardava con occhi spalancati.

La donna indossava un lungo vestito rosso a maniche lunghe, aderente, e con una generosa scollatura a V, e sopra si era messa una giacca bianca bordata dello stesso colore del vestito. I capelli erano sciolti sulle spalle, dopo tanta indecisione aveva deciso di indossare il suo ciondolo con l'albero, perché la rappresentava, perché era semplice. Perché con Emma sapeva che poteva essere sé stessa. Le scarpe col tacco le davano un tocco di eleganza in più, che non guastava mai.

«Sicuro?» domandò, girandosi davanti allo specchio per guardarsi meglio. «Forse il vestito è eccessivo. Non ho idea di dove voglia portarmi Emma. E forse dovrei legarmi i capelli, sembro...»

«Stai benissimo».

Henry si era alzato, e Regina poteva vederlo avvicinarsi dallo specchio. Era più alto di lei. Gli sorrise.

«Grazie» disse la donna.

«Ho detto solo la verità» replicò lui.

Regina sorrise di nuovo. «Intendevo grazie per la pazienza che hai portato in questi ultimi giorni».

Henry non rispose. Si limitò ad abbracciarla, e Regina si strinse a lui con il cuore martellante nel petto.

«Stasera comunque dormo dai nonni».

Quando sciolsero l'abbraccio, Henry fece l'occhiolino a sua madre, che subito arrossì. Non volle indagare sui motivi per cui Henry aveva preso questa decisione, ma si ripeté mentalmente che ormai il ragazzo era cresciuto a tal punto da rendersi conto di certe cose, ancora prima forse di quanto se ne accorgessero loro.

 

**

 

«Dove diavolo è finito?» gridò Emma, mettendo a soqquadro l'intera stanza.

Mary Margaret entrò in quel momento.

«Emma, cosa stai...»

Si guardò intorno. La stanza di Emma era il caos. L'armadio era completamente spalancato, vestiti sparpagliati sul letto, sul pavimento, ovunque.

«Non trovo il vestito che volevo mettermi! Eppure ero convinta di averlo qui».

«Di che vestito si tratta, tesoro?» chiese la donna.

Emma continuò a rovistare nei cassetti, senza voltarsi. «E' un vestito rosa, aderente, senza maniche, leggermente scollato. Volevo mettermi quello, devo mettermi quello!»

Biancaneve fece qualche passo nella camera, stando attenta a non pestare niente. «Come mai è così importante? Hai tanti altri vestiti».

Solo in quel momento, Emma si voltò.

«E' solo che...» esitò. «No, niente. Lascia perdere».

Emma ricominciò a rovistare nell'armadio, finché sua madre non la raggiunse appoggiandole una mano sulla spalla. Si fermò.

«A me puoi dirlo, Emma» insistette Biancaneve. «Perché quel vestito è così importante?»

Emma si rialzò, voltandosi verso sua madre, incrociando le braccia al petto.

«Avevo quel vestito la sera che Henry mi ha trovata, a Boston» spiegò.

Biancaneve le rivolse uno sguardo comprensivo.

«Se non mi fossi cambiata, avrei avuto quel vestito la prima volta che ho visto Regina, quindi...»

Emma si interruppe, arrossendo per l'imbarazzo.

Mary Margaret sorrise. «Ti aiuto a cercarlo» disse soltanto.

Lo trovarono in fondo all'armadio, e quando Mary Margaret lo sollevò per mostrarlo ad Emma, quest'ultima glielo strappò di mano felice, iniziando a saltellare per la stanza con un entusiasmo contagioso.

Venti minuti dopo Emma era pronta, nel suo vestito rosa che, David e Mary Margaret notarono, le stava veramente bene. Era strano vederla così, ma al tempo stesso Emma sembrava fosse molto a suo agio. I capelli sciolti sulle spalle, gli stivali e il copri spalle nero le davano un tocco casual, nonostante il suo abbigliamento fosse molto semplice.

Biancaneve cercò di trattenersi dal piangere, ma era davvero commossa nel vedere Emma così felice. Emma notò gli occhi lucidi di sua madre e le sorrise.

«Mamma...»

«Stai davvero benissimo, tesoro» balbettò, girandosi per non farsi vedere mentre piangeva.

Emma e David si guardarono con un sorriso comprensivo.

«Ha ragione, sei bellissima» disse suo padre, abbracciando Emma e dandole un bacio sulla fronte.

«Grazie» rispose lei. «Bè, non aspettatemi alzati».

Biancaneve si voltò e David inarcò un sopracciglio.

«Perché, abiti ancora qui con noi?»

Emma fece loro una linguaccia, mentre usciva dalla porta.

 

**

 

«Wow».

Quella fu l'unica parola che Emma riuscì a dire quando vide Regina andarle incontro, lungo il vialetto del 108 di Mifflin Street.

La stava aspettando accanto al maggiolino, ed era sicura che non sarebbe riuscita a toglierle gli occhi di dosso, almeno fin quando Regina non le fu di fronte e posò le labbra sulle sue.

«Anche tu stai bene» disse la bruna, ridendo. «Anzi, sei davvero bellissima».

Emma sorrise. «Wow» ripeté.

Regina, a quel punto, la prese per le spalle e la spinse in macchina, per poi prendere posto accanto a lei, nel sedile del passeggero.

Emma non aveva ancora messo in moto quando Regina si voltò verso di lei, sorridendo. «Allora, dove mi porti?»

Regina non si stupì affatto quando l'unica parola che uscì dalla bocca di Emma fu di nuovo un sonoro: «Wow».

 

**

 

«Emma, sei sicura che siamo nel posto giusto?»

Emma aveva parcheggiato il maggiolino ai limiti del bosco di Storybrooke, ed era scesa per aprire la portiera alla bruna che si guardò intorno, spiazzata.

«Sì, sono sicura» replicò, compiaciuta.

«Ma qui non c'è niente» rispose Regina, diretta. «Non ci sono ristoranti o posti adatti per un appuntamento... normale».

Emma ridacchiò. Prese Regina per mano e si avviò tra gli alberi, camminando lentamente.

«Avresti dovuto saperlo che a metterti con me le cose non sarebbero state normali».

Regina sospirò. «Se avessi saputo che saremmo venute nel bosco, non avrei messo i tacchi».

Continuò a seguire Emma finché non si fermò di botto e si voltò a guardarla.

«Adesso, chiudi gli occhi».

Regina sbuffò. «Emma...»

«Chiudi» le ordinò la bionda, più convinta.

Regina, con un sospiro, obbedì.

«Ora attenta a non inciampare e seguimi».

Emma guidò Regina per pochi metri ancora e si fermò al centro di una piccola radura.

«Bene, ora... puoi aprire gli occhi».

Regina li aprì e spalancò la bocca dalla sorpresa.

«Emma, ma questo è...»

«Sì!» disse Emma, battendo le mani allegramente.

Davanti a loro, Emma aveva preparato un pic nic per entrambe, con tanto di tavolo, due sedie e due candele sopra al tavolino.

Regina si voltò verso la bionda che non riusciva a nascondere il suo sorriso soddisfatto.

«E' bellissimo, il pic nic, le candele...»

«Lo so, adesso c'è ancora un po' di luce, ma tra un po' verrà buio, quindi-»

Regina la baciò. Emma restò qualche secondo immobile mentre Regina le passò le braccia intorno al collo, poi quando si risvegliò dalla trance, avvolse la bruna lungo i fianchi.

Quando terminarono il bacio, restarono fronte contro fronte. Sorrisero.

«E' tutto meraviglioso» sussurrò Regina.

«Lo sei tu» replicò Emma, sorridendo.

Regina sentì qualcosa muoversi nel suo petto, qualcosa che rischiò di farle esplodere il cuore da quanto stava battendo velocemente.

 

**

«Emma, te lo devo chiedere» disse Regina, mentre Emma trafficava con dei piatti che era andata a prendere nel maggiolino. «Hai cucinato tu?»

«Devo ammetterlo... la cuoca non sono io».

Regina tirò un sospiro di sollievo. «Devo ammetterlo... sono piuttosto felice di saperlo».

«Ehi!» brontolò Emma, con un finto broncio sul viso.

Le servì una generosa porzione di arrosto nel piatto iniseme a delle patate al forno, il tutto preparato da Mary Margaret alla velocità della luce. Emma era piuttosto soddisfatta di aver organizzato quell'appuntamento così speciale in così poco tempo, ma doveva ammettere che se avesse dovuto curare anche la parte culinaria avrebbe optato per un ristorante.

Ma era il loro primo appuntamento. E doveva essere speciale.

Quando iniziarono a mangiare cominciò a farsi buio, ed Emma, per completare la sua soddisfazione, con uno schiocco di dita accese le candele.

«Chissà se prima o poi migliorerò in cucina come sono migliorata con l'uso della magia» scherzò Emma.

Regina rise. «Ci vorrebbe un miracolo, Miss Swan».

«Bè, l'avevi detto anche per la magia» replicò, prontamente, Emma. «Ma ho avuto un'ottima insegnante».

La bruna cercò di nascondere un sorrisetto orgoglioso. «Diciamo che forse potrei insegnarti anche a cucinare. Comunque, farò i complimenti a tua madre per l'arrosto. E' delizioso».

«Si, lo è» disse Emma, cercando di mantenere un certo rigore. Se fosse stato per lei, avrebbe già divorato completamente la sua porzione di arrosto, ma cercava di trattenersi.

Regina lo sapeva bene. Conosceva Emma meglio di chiunque altro, e soltanto quella sera si rese conto che Emma Swan era ancora in grado di stupirla. Organizzando quell'appuntamento bizzarro ma estremamente romantico, mettendosi un vestito che mai credeva le avrebbe visto addosso. Scegliendo lei, nonostante tutte le difficoltà che avrebbero incontrato.

In quel momento, avrebbe voluto dirle molte cose; che apprezzava quello che aveva fatto, che era felice della sua presenza, che le era grata perché aveva scelto di starle vicino e di crescere i bambini con lei. Che la amava. Ma, inaspettatamente, l'unica cosa che uscì fu: «Henry stasera dorme dai tuoi».

Emma stava versando un po' d'acqua nei bicchieri -il vino non l'aveva portato, siccome Regina non poteva bere- e si immobilizzò con la bottiglia a mezz'aria.

«Ah, si?» disse soltanto.

Regina si rese conto immediatamente di come poteva suonare quella sua frase, e avvampò.

«No, non intendevo dire che-»

Emma rise.

«Emma, hai frainteso, non volevo dire...»

«Regina Mills, ci stai provando con me, per caso?»

Emma posò di nuovo la bottiglia sul tavolo, dopo aver riempito i bicchieri. Regina non fece altro che afferrare conpulsivamente il suo bicchiere e bere un lungo sorso d'acqua.

«Hai frainteso le mie parole» disse subito dopo, decisa.

«Peccato, non è che l'idea mi dispiacesse» disse Emma, ridacchiando.

A quel punto, anche Regina si rilassò.

«Scusa, è solo che...» la mora sospirò. «Questo appuntamento è... bellissimo, ma non so esattamente cosa dire. So così tante cose di te, ormai, che non saprei cosa chiederti per conoscerti meglio».

«Io una cosa da chiederti ce l'avrei» replicò Emma, posando i gomiti sul tavolo e sporgendosi un po' verso Regina.

La bruna posò il bicchiere. «Dimmi».

«Qual è il tuo colore preferito?»

Regina la guardò, accigliata. «Sei seria?»

La bionda annuì. «Certo che lo sono. Regina, è vero, sappiamo tantissime cose l'una dell'altra, ma mi rendo conto di non sapere cose banali come questa. Qual è il tuo colore preferito?»

«Suppongo... il rosso» disse Regina, scrollando le spalle. «E il tuo invece?»

«Il giallo, credo» rispose Emma, senza esitare.

«Chissà perché non avevo dubbi» scherzò Regina, alludendo al maggiolino.

«Nemmeno io ne avevo» rispose Emma, lanciando un'occhiata al vestito della bruna.

Entrambe scoppiarono a ridere.

 

**

 

«E' stata una serata bellissima» disse Regina, mentre Emma l'accompagnava alla porta. «Hai avuto davvero un'idea dolcissima, ed era tutto buonissimo».

«Sai che per quello ringrazieremo mia madre» scherzò Emma. «Ma ci conto per quei corsi di cucina».

Davanti alla porta, Regina si voltò verso Emma. «Ci penserò su. Tanto avremo del tempo per la cucina, no?»

«Sì» rispose Emma, con un sorriso. «Avremo tanto tempo per la cucina, almeno finché non arriveranno i bambini».

Regina abbassò lo sguardo. Prese la mano di Emma, attirandola un po' più vicino a sé. «Ti ho mai ringraziato per quello che fai per me?»

Emma rise. «Sì, più o meno tutti i giorni».

Anche Regina ridacchiò. «E' che sono davvero molto felice che tu... ci sia. Che tu abbia scelto me e i bambini, e che-»

Emma le posò un dito sulle labbra, per zittirla.

«Avremo tanto tempo insieme, Regina» la rassicurò Emma, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Prima di quella sera non sapeva quale fosse il suo colore preferito, ma sapeva per certo che Regina Mills era stata abbandonata troppe volte. E sapeva che aveva bisogno di rassicurazioni, e lei era lì per dargliele. Lei era lì per amarla e farla sentire al sicuro.

Le sfiorò le labbra con le proprie, spostandole una mano dietro al nuca. La avvicinò a sé e il bacio diventò subito più profondo, le loro lingue si scontrarono l'una con l'altra, fameliche.

Quando si separarono, restarono qualche secondo a guardarsi negli occhi, sotto la luce del portico.

«Allora, Henry dorme dai tuoi» ripeté Regina, stavolta con più consapevolezza e nascondendo una vaga allusione dietro quella frase.

E stavolta fu Emma ad arrossire.

«Se vuoi entrare, mi farebbe piacere che tu restassi qui stanotte» proseguì la mora.

Emma sorrise. Non era la prima volta che dormivano insieme, negli ultimi giorni era capitato spesso che Emma rimanesse al 108 di Mifflin Street. Ma quella sera era diverso, ed entrambe lo sapevano. Era come se avessero ufficiliazzato la loro unione, ed era come se fosse la prima volta che dormissero insieme. Forse, sarebbe sempre stata la prima volta.

«Mi farebbe piacere restare, stanotte» rispose Emma.

E anche tutte le notti successive, pensarono entrambe, entrando in casa. 



________________________________________________________________________________________

Eccomi qua con la seconda OS della nuova raccolta, legata alle due long! Come vi avevo detto non seguo un ordine cronologico, anche se casualmente qui siamo a dopo la prima ecografia, quindi dopo la scorsa OS. Ma non è detto che sarà sempre così. u.u
Spero comunque che vi sia piaciuta anche questa e spero di poter pubblicarne presto altre. E tranquilli, prima che lo chiediate, arriverà anche li seguito di questo appuntamento. XD Un abbraccio a tutti :3

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: mudblood88