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Autore: Tia Weasley    27/12/2015    2 recensioni
Esattamente, mai! Non vi dovete neanche azzardare a pensarlo. Se mai vi capiterà di incontrarne una, vi do un consiglio: svignatevela. All'apparenza potrebbe sembrare una normalissima ragazza, viziata dalla famiglia agiata, ma la verità è un'altra. Come stimolo vi basti sapere che, chi invece si è lasciato trasportare dalle dicerie, ha sofferto una bella doccia fredda un pò troppo tardi, ormai era fatta. Ti ritroveresti perseguitato dal rimorso, dalla rabbia, dalla vergogna, dalla paura e, ovviamente, dall'unica persona con una tale memoria da ricordarsi di continuare la sua dolce tortura: Penelope Nott. Purtroppo anche la ragazza aveva commesso l'errore di sottovalutare qualcuno, qualcuno che non si lasciava ingannare dal suo aspetto ammaliante, che non permetteva di farsi scalfire dalle sue minacce, che non si lasciava suggestionare dal reciproco disprezzo, qualcuno che porta il cognome Weasley.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George e Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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 5 Giugno 1994

 

Quel giorno era perfetto: stranamente soleggiato e poco umido, non c'erano lezioni di alcun tipo e la scuola stava per finire. Purtroppo quest'ultimo particolare comportava l'essere giugno. Quindi si può arrivare alla conclusione che il 99% degli studenti di Hogwarts stesse rintanato in biblioteca o nella propria Sala Comune, sepolto da libri e pergamene a studiare per gli esami e a recuperare tutto ciò che non aveva svolto durante l'anno; per non parlare di chi quel mese avrebbe avuto i M.A.G.O. oppure i G.U.F.O.

 

Ebbene, questo non era il caso di Penelope. Ne era piena fino ai capelli di ripassi e studi, voleva una pausa. Come non approfittare dell'occasione? Così, sicura che nessuno avrebbe fatto caso a lei, aveva inforcato gli occhiali e abbandonato la divisa scolastica dirigendosi al Lago con un libriciattolo sotto mano. Arrivata sino alla sponda si guardò un po' in giro e salì su una grande quercia. A quel punto si mise a leggere in serenità.

 

Non so ben dire quando si stufò di osservare la carta, poiché senza accorgersene il suo sguardo si spostò sul paesaggio. Non si sarebbe mai stancata di quella vista. In mezzo alla boscaglia con la visuale del Lago Nero sotto i suoi occhi, era uno spettacolo magnifico. Ormai la considerava una casa.

 

Chi sa cosa avrebbe fatto dopo la scuola... Mancavano poco più di due anni e poi avrebbe dovuto lasciare quel posto. E così la Serpeverde si fece travolgere di nuovo dall'ansia degli esami. Se non sarebbe riuscita ad avere come minimo un Oltre Ogni Previsione in alcune materie avrebbe corso il rischio di non frequentarle più l'anno successivo, e se proprio quella materia si sarebbe rivelata necessaria al lavoro che avrebbe intrapreso? Non poteva pensarci. Scacciò via questi pensieri con un movimento della mano. Quel giorno non avrebbe toccato libro, era una giornata di riposo. Si sentiva bene lì.

 

Si sistemò meglio sopra i robusti rami, sporcando la salopette che aveva addosso. Non che la cosa le importasse, quell'indumento aveva vissuto giorni migliori, non era neanche sua. Per quello che sapeva sarebbe potuta appartenere a chiunque. Penelope l'aveva trovata nella soffitta del Maniero in cui viveva. Lady Nonna appena l'ebbe vista tra le mani della nipote non aveva perso l'occasione per miagolare il suo disdegno. Le spiegò che Celine l'aveva presa in prestito da una sua amica quando era giovane ed era finita per diventare sua. "Non esiste indumento più sdegnoso!" Con questo suo commento Penny aveva cominciato ad indossarla. In qualche modo tramite la salopette sdrucita e ancora grande sentiva sua madre vicina.

 

La ragazza sbuffò, non sarebbe riuscita a stare ferma lì con tutto lo studio che le pesava. Si tolse gli occhiali, appuntandoli ad una tasca e cominciò a ripassare le formule che ricordava di Incantesimi e Trasfigurazione, agitando le acque del lago e facendo un po' più del rumore consono di quel luogo. Naturalmente ciò attirò l'attenzione di qualcuno che si aggirava nelle vicinanze del bosco. Inizialmente si trattò soltanto di qualche mormorio che Penelope non udì.

 

-E' inutile, non ce ne sono! Fa troppo caldo oggi, si saranno nascoste dal sole.- Si trattò di una voce lontana, quasi un sussurro.

 

-E' per questo che stiamo cercando nel bosco Lee.- Un'altra voce più vicina fece la sua apparizione.

 

-Ehi, avete sentito?- Una terza voce fece capolino riferendosi al tipico rumore di legna spezzata. Una voce che la Nott udì distintamente.

 

-Cosa Fred?

 

"Per Merlino!" Penelope fece un piccolo calcolo. Si, tutto combaciava. Chi potevano essere gli unici che non studiavano alla vigilia di un esame per cercare chi sa quale animale nella Foresta? La risposta a quella domanda era fin troppo stupida da porsela. La sorpresa però, le fece dimenticare dell'incantesimo che stava sottoponendo ad un vecchio tronco marcio, che cadde inevitabilmente a terra non più sotto l'azione della magia.

 

Le voci sobbalzarono. -Avete visto? E' appena caduto un ramo in acqua!

 

-Sarà qualche animale...- Rispose la prima voce notando la spuma e il lago leggermente agitato vicino alla riva.

 

-Non penso che così vicini al castello ci siano animali tanto grossi da far cadere pezzi di legno così grandi.

 

-Wow, un genio.- Sussurrò sarcastica la ragazza.

 

-Questo... l'ho sentito.- Affermò la seconda voce, seguita dal rumore di passi sul sottobosco.

 

"Oh Salazar! Perché non mi sto mai zitta!? Pensa Nennet, pensa!" Questa volta Penelope fece ben attenzione a non pronunciare quelle parole. Arricciò il naso e... lampo di genio! Provò a cambiare forma ma lo scarso esercizio e il quasi nullo utilizzo di quella sua abilità le fece soltanto cambiar colore in blu alla punta del naso, un colore che si stava pian piano propagando al resto del corpo. "Va bene, di cambiare forma non se ne parla." Con sforzo riportò la sua pelle al colore originale, non avrebbe mai pensato che questa orribile malattia le sarebbe servita.

 

-Ehi, c'è qualcuno su quell'albero!- Affermò la voce che sembrava appartenere a Lee, un paio di metri sotto di lei.

 

Penelope raggelò, se qualcuno l'avesse vista in quelle condizioni, in quel posto, in quel giorno... sicuramente la voce si sarebbe sparsa. Già lo immaginava sulla bocca di tutti: "Penelope Nott è stata vista sopra un albero vestita da contadina a gettare tronchi in acqua invece che studiare per gli esami", sicuramente non una bella pubblicità. Per non parlare di chi l'avrebbe vista in quelle condizioni. Avrebbero fatto di tutto per metterla ancora più in ridicolo.

 

Tentò un ultimo tentativo, ormai non c'era altro da fare. Suppose che riuscendo a far cambiare colore al proprio corpo in blu, forse sarebbe riuscita anche con qualche altro e, sperando che Salazar fosse dalla sua parte, non l'avrebbero riconosciuta. Penelope chiuse gli occhi in attesa delle risate che però non arrivarono.

 

-Ah... non sei un grosso animale parlante. 

 

-Ehilà? Come mai sei lassù? 

 

La ragazza aprì gli occhi sorpresa. Spostando lo sguardo sotto di lei dove, poco più in là, si trovavano proprio gli Weasley e quel loro cane da riporto Jordan.

 

Poiché Penelope non si azzardava a spiccicare parola Lee riaprì il discorso. -Non mi pare di averti mai visto a scuola... in che anno sei?

 

Dopo qualche secondo di silenzio, Penelope prese parola. -Sono all'ultimo anno.- Rispose cambiando un po' il timbro di voce. Si osservò le mani che mostravano un bellissimo color cioccolata. Si sentì molto orgogliosa di se stessa.

 

-Non mi pare lo stesso di averti mai incontrata.- Replicò dubbioso Fred.

 

Penelope era sull'orlo della disperazione. -Mi piace non essere al centro dell'attenzione, sono di Tassorosso, non mi si nota facilmente.- Ammise come se l'appartenenza alla casata spiegasse tutto. 

 

Lee annuì mentre George sembrava trattenere un sorrisino. -Non sarai un po' troppo piccola per andare al settimo anno?- Quella voce odiosa non si sarebbe mai fermata.

 

Penelope sbuffò. -Per tua informazione sono nell'età giusta per fare i M.A.G.O.- Disse in tono aspro. -E con gli esami imminenti non mi servono anche dei Grifondoro con le loro stupide insinuazioni!- Sbottò. Poi si rese conto di ciò che aveva detto. -Cioè... no, non sono troppo piccola.- Si corresse in tono affabile. Che stupida era stata, Penny si malediceva da sola. Dove era andata a finire tutta la sua astuzia?

 

-Sei sicura di appartenere a Tassorosso?- Domandò infatti Lee. Quella ragazza lo affascinava, aveva dei bellissimi occhi nocciola e il suo sguardo lo distraeva.

 

-Ma si Lee, la incontriamo sempre dopo Difesa Contro le Arti Oscure.- Si intromise George, lanciando uno sguardo alla ragazza sull'albero. -Sei Gracie Watson giusto?

 

-Oh, si si. Watson, giusto.- Blaterò Penelope.

 

Il rosso sorrise derisorio.-Sei il prodigio di Cura delle Creature Magiche, se non sbaglio. Hagrid ci ha fatto il tuo nome.

 

Penelope lo osservò di sottecchi, George non poteva averla riconosciuta. Sarà stata la voce a tradirla? No, non è possibile, gli altri due la stavano guardando imbambolati, sicuramente non lo sguardo che le rivolgevano di solito. -Si...- Rispose diffidente.

 

-Allora non è che potresti dirci se ci sono delle lumache cornute la sopra? Ne avremmo bisogno.- "Ecco cosa aveva in mente. Lurido Grifondoro, lo sai perfettamente che ci sono delle lumache qui."

 

George pensava di averla in pugno. Inizialmente ci era quasi cascato: carnagione ed occhi scuri, capelli castani, viso dolce. Era indubbiamente una bella ragazza, con tratti fin troppo simili ad un'altra per non porsi qualche domanda. Ma la reazione che aveva avuto alle parole insistenti di suo fratello gli avevano tolto ogni dubbio. In tutta la scuola c'era una sola persona che si innervosiva così facilmente in loro presenza ed era abbastanza sicuro di avercela davanti.

 

Fred e Lee erano troppo distratti da lei per capirlo. George rise tra se, il solo pensiero della reazione che avrebbero avuto i suoi amici se gli avesse detto di star sbavando dietro alla Nott con un diverso colore di capelli lo faceva sbellicare.

 

-Si ce ne sono un paio, le volete?- Chiese Gracie.

 

-Ci faresti un favore. Ne stiamo cercando da ore!- Disse Lee indicandole il barattolo tra le mani di Fred quasi vuoto.

 

George attendeva il momento. Conoscendo la ragazza avrebbe scommesso che tenendosi ben distante gli avrebbe sporto le lumache con un incantesimo di levitazione. Ma sapeva anche benissimo che se lo avesse fatto avrebbe mandato a monte la farsa che stava interpretando. In quel momento il Weasley credette di aver superato in ingegno Penelope.

 

La Serpeverde, al contrario, tirò un sospiro di sollievo. Quanto poteva essere ottuso, se era salita su un albero con muschio e ragnatele prendere un paio di lumache non era niente di che. Così, senza farsi alcun problema e con una disinvoltura tale solo di un appassionato di Cura delle Creature Magiche, si allungò prese le lumache con le mani e le lasciò cadere dall'albero, finendo proprio nel capiente barattolo che Fred aveva tra le mani.

 

-E anche ottima tiratrice!- Lee si guardò in torno spaesato. -Scusate, ho pensato ad alta voce.- 

 

George e Fred risero. Quest'ultimo in particolare dell' imbranataggine dell'amico, essere discreto non era nella sua natura. Alzò lo sguardo e notò Gracie sorridere divertita. "Chissà come mai non l'ho notata prima." Glielo concedeva, a Lee. Non era male. Lo capiva. Era un uomo e aveva gli occhi. Non le era indifferente. Se non avesse avuto Angelina per la testa un pensierino ce lo avrebbe fatto.

 

-Va bene, grazie per l'aiuto Gracie.- Fred la salutò di fretta.

 

-George? Vieni?- Lo richiamò Lee. -Abbiamo abbastanza lumache, possiamo finire la pozione.

 

-Vi raggiungo dopo. Ne cerco qualche altra, magari Gracie mi può aiutare.

 

Lee socchiuse gli occhi. -Non metteteci troppo.

 

George rise. -Facciamo subito, vi raggiungo tra poco.- Purtroppo Lee non parve rassicurato da quelle parole. -Amico, non ci sto provando.

 

Penelope dovette trattenere un ringhio. Era questa la colpa del suo soprannome? "Cuore di Ghiaccio"? Che fosse pure, non avrebbe cambiato idea. Gli uomini sarebbero stati sempre gli stessi, gli basta il bell'aspetto e sono contenti. Che una ragazza sia intelligente o simpatica non gli sarebbe mai importato, al contrario se ha belle forme e un volto armonioso ecco che si accalcano. La Serpeverde non aveva memoria di un singolo complimento riferito alla sua propensione o al suo intelletto, si tratta soltanto di bella bocca, begli occhi, belle gambe... complimenti del genere sulle prime sono anche graditi, purtroppo pian piano ci si stufa di piacere alle persone per il proprio aspetto e non per ciò che si pensa. Tutto ciò l'avrebbe fatta vomitare.

 

-Allora... Nott.- Proruppe George appena suo fratello e Lee fossero stati abbastanza distanti.

 

Penelope alzò di scatto lo sguardo al suono del suo nome, per poi osservarlo confusa. -Chi? ... la Serpeverde? Non la conosco, almeno non di persona. So di lei per pettegolezzi. Non penso la troverai nel bosco.

 

-Bel tentativo, non ci casco.

 

La ragazza attinse a tutta la sua bravura nel recitare imparata negli anni. -Ti assicuro, non la conosco. Devi credermi. Non mi è mai andata a genio, ancora di più ora che ha rotto con James. Sai, è un mio compagno di Casa e mi è dispiaciuto davvero tanto vederlo stare così male. Ha proprio fatto uscire il peggio di se stessa. Per quel che so su di lei ora probabilmente è da qualche parte nel castello a fare chi sa cosa con il primo che capita...- Gracie scosse la testa contrariata. Per Penelope imbastire un discorso del genere contro se stessa non fu affatto complicato, aveva tante voci di corridoio da cui prendere spunto, come quello su James Lloyd: un ragazzo di Tassorosso che aveva come unica colpa l'aver intuito il brutto periodo che Penelope stava passando per le restrizioni della famiglia e averle proposto di parlarne con lui; dopo un primo periodo di riluttanza, in cui Penelope aveva risposto acidamente ad ogni tentativo di dialogo, la ragazza aveva ceduto di fronte alla costanza con cui quella proposta di amicizia sincera le era stata offerta e la cosa l'aveva confortata oltre ogni limite. Purtroppo i divieti del padre si erano rifatti vivi nel momento in cui il Sr Nott, venuto a conoscenza di ciò che si diceva ad Hogwarts, aveva imposto a Penelope di tagliare i ponti con "quel nato babbano".

 

-Hai davvero un'alta concezione di te.- George pareva sorpreso, ma non dava segno di voler demordere.

 

-Di me? No, sto parlando di quella Nott che dici tu. Ora, ti dispiacerebbe andartene? Dovrei studiare.- Senza farsi notare trasfigurò la copertina del suo libro in uno di Storia della Magia. Infilò gli occhiali e iniziò a leggere, ma pian piano il suo sguardo si posò su George ancora sotto di lei.

 

-Porti ancora gli occhiali? Wow, non l'avrei mai detto.- Commentò il ragazzo.

 

-Senti, gli occhiali li ho sempre portati. E smettila di sostenere che io sia la Nott, cosa te lo fa pensare?

 

George alzò un sopracciglio. -Davvero? Beh... per cominciare hai lo stesso comportamento impertinente.

 

-Possono averlo in molti...

 

-Oh, ma la vuoi piantare?! Ti stai rendendo ridicola.- Ammise il Grifondoro.

 

-Ridicola io?! Ma fammi il piacere.- Penelope chiuse di colpo il libro.

 

-Non ti sai proprio atteggiare da Tassorosso "Gracie", hai il veleno nel cuore.


 

Penny scese dall'albero. -E tu la sfrontatezza di un cretino.

 

-Sai, forse Fred ha ragione. Per quanto tu voglia apparire più grande, non li dimostri affatto diciotto anni, altezza a parte.- George si riferì al fatto di superarla solo di un paio di centimetri. -Ma non solo di viso e atteggiamenti, hai proprio il carattere di una bambina.

 

La ragazza alzò gli occhi a cielo .-Senti un po' chi parla...

 

-Che ne dici di tornare al tuo aspetto normale?

 

La Serpeverde lo osservò con superiorità per pochi secondi, per poi rispondere non riuscendo a nascondere un pizzico di paura: -Non ci riesco.- George scoppiò a ridere. -Non è divertente!

 

-Invece non sai quanto!- Il ragazzo si dovette reggere ad un albero per non cadere a terra dalle risate. Penelope lo guardò in tralice. Per poi realizzare una cosa: quale vincolo la tratteneva a rimanere li con lui? Nessuno, esattamente. Si allontanò con passo lento.

 

George se ne accorse. -Sai...?- Le corse dietro. -Ci dovresti proprio lavorare su questa "malattia" o rischi di rimanere in certe sembianze... per sempre!- Disse con tono falsamente grave, solo per metterle un altro po' di panico. -Ah, e ti si riconosce.- Aggiunse.

 

Penelope era ferma, si reggeva ad un albero ed aveva gli occhi chiusi. Stava cercando in tutti i modi di tornare al suo aspetto originale. -Questo non è vero, i tuoi amichetti non mi hanno riconosciuta. Anche se praticamente non ho fatto niente di eccezionale con il mio aspetto.

 

-Bè, io ti ho riconosciuta. Scommetto che ci riuscirei anche con un cambiamento fatto decentemente.- George la osservò con superiorità, prima di notare che la ragazza stava respirando molto più velocemente del normale. -Non sforzarti troppo.

 

-Non mi sto sforzando troppo! Per le mutande di Merlino e Morgana! Semplicemente non avevo mai provato a cambiare totalmente aspetto e... e non so come farlo al contrario!- Dal tono di voce sembrava terrorizzata. -Dannazione, e io che l'ho anche fatto di fretta!

 

Il Weasley percepì tensione in quelle parole e si sentì improvvisamente a disagio. Non si era mai trovato in una situazione del genere con Penelope. E' vero, probabilmente qualche tempo prima l'avrebbe derisa, ma adesso... vederla in queste condizioni, nel bel mezzo di un attacco di panico lo mise con le spalle al muro. -Senti, se non lo vai a dire in giro ti posso dare una mano.

 

-Non ti ho chiesto aiuto!- Urlò quella. -Ce la posso fare da sola!- Penelope rimase immobile qualche secondo. "Avanti! Non è così complicato, capelli più scuri...pelle più chiara... ce la puoi fare per Salazar! Devi solo cambiare tonalità!" Non vedendo alcun risultato tirò un calcio per terra sopraffatta dalla rabbia. Notò George, fermo lì dove lo aveva lasciato. -Cosa vuoi ancora?! Qualche altra scena da raccontare? Vattene per favore.- Supplicò disperata.

 

-Potresti dimenticare per un attimo di odiarmi? Il tempo di aiutarti e poi torniamo a comportarci come prima, va bene?- Propose il rosso.

 

Penelope soppesò la proposta. Non avrebbe voluto farsi aiutare indipendentemente da chi si fosse offerto, ma cominciava ad averne bisogno. Altro poco tempo con quel problema sapendo che la soluzione fosse fuori dalla sua portata e sarebbe impazzita. -D'accordo.- Annuì la ragazza. -Come pensi di fare mio prode soccorritore?

 

-Ah ah ah, non penso che tu sia nella posizione di usare il sarcasmo.- Disse George, avvicinandosi cautamente alla ragazza. La prese per le spalle e la orientò verso il bosco. -Innanzi tutto calmati. Pensa di avere il tuo normale aspetto...- Il ragazzo trattenne una risata e Penelope gli calpestò il piede.

 

-Ehi! E' sleale!

 

-Smettila di trovare la situazione divertente.- Lo minacciò la ragazza.

 

-Si, si, va bene...- Si sforzò per trattenere un'ultima risata. -Sei venuta al Lago per rilassarti, con la tua divisa da contadina e ora ti stai godendo la pace con un tuo momentaneo amico.- George la fece sedere. -Non guardarti le mani.- La riprese.

 

Penelope fece un respiro profondo. Doveva ammetterlo, stava funzionando. -Va bene, sono calma.

 

-Ottimo. Ora fai esattamente la stessa cosa che mi hai mostrato qualche mese fa. Cambia colore ai tuoi occhi. Solo agli occhi, voglio rivedere come fai.

 

"Come se non ci avessi già pensato." Considerò la ragazza. 

 

George la spronò. -Avanti, provaci.Penelope puntò lo sguardo sul ragazzo. Provò a far mutare colore alle sue iridi ma non ottenendo nessun risultato fu percorsa da un altro tremito di paura. George la strinse più forte. -Va bene, di nuovo. Senza fretta.- La ragazza si concentrò e fece sfumare di colore i suoi occhi per poi soffermarsi sul grigio. Dal sorriso del ragazzo, la Nott suppose di esserci riuscita.

 

-Adesso, con i capelli. Ti ho appena spaventata, che fai?- Questo era facile e in un batter d'occhio la ragazza aveva di nuovo i capelli color pece.

 

George trovava questa capacità di Penelope sorprendente, assurdo che qualcuno pensasse diversamente. Certo, osservarla con questa strana accoppiata era strano. Ma quei bellissimi diamanti che aveva al posto degli occhi parevano brillare ancora di più in risalto con la carnagione color cioccolata. Colorito che scomparve subito senza che lui avesse detto niente, schiarendosi lentamente lasciando spazio al rosa chiaro.

 

La ragazza si osservò le mani e si rimise in piedi con un salto. -Grazie a Merlino. Stavo impazzendo...- Penelope porse la mano a George e lo aiutò a rialzarsi. -Beh... suppongo dovrei ringraziare anche te.- Disse con le guance leggermente arrossate. -Nemici come prima?

 

-Nemici come prima.- George sorrise, spolverandosi i pantaloni e allontanandosi, come se non si fossero mai incontrati.

 

-Weasley?- Lo richiamò Penelope.

 

Quello si girò. -Che c'è?
 

-Prima ho sentito che scommetteresti sul riuscire a riconoscermi, o sbaglio?

 

-Non sbagli.- Ghignò il rosso.

 

-Ottimo, perché accetto la scommessa. La mia unica pretesa è del tempo per esercitarmi.

 

George rise. -Unica pretesa? Non ti do più di una settimana. Fino all'ultimo giorno di scuola.

 

Penelope lo guardò indecisa. In quella settimana ci sarebbero stati gli esami e trovare tempo anche per esercitarsi pareva impossibile. -... E va bene.- Concesse. -L'ultimo giorno farò in modo di presentarmi sotto mentite spoglie e se non riesci a riconoscermi la scommessa la vinco io. In tal caso, è giunto il momento di smetterla con tutte le scenate tra i corridoi. Non voglio più una parola da parte tua e di tuo fratello.

 

Una pretesa del genere lo spiazzò, fu un duro colpo per George. -E io, se vincessi la scommessa, cosa molto probabile tra l'altro...

 

-Vedremo Weasley.

 

-In tal caso, voglio un bacio. Da parte tua ovviamente.- La ragazza fece una smorfia, ma se lei aveva giocato duro poteva farlo anche il rosso. -Attenta, perchè non sarà ne sulla fronte ne sulla guancia.- Così George si allontanò con l'eco del suo sghignazzare diminuire pian piano e non fu più richiamato indietro.

  
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