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Autore: DanieldervUniverse    27/12/2015    4 recensioni
La Dissidia è finita, i cicli conclusi, i tiranni sconfitti e i guerrieri tornati nei propri mondi.
Anche Guerriero, che s'avanza fiducioso nel nuovo mondo in cui è giunto alla fine di tutto, fino al palazzo della grande città di Cornelia...
(Risistemati i primi undici capitoli e i momenti OOC, aggiunta scaletta capitoli 34-35).
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti, Warrior of Light / Guerriero della Luce
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dissidia - Kingdom of Light Fantasy'
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A\N: E via con la terza (ed ultima, per fortuna) parte.

DII\N: Non c'era altro modo, semplificare la narrazione sarebbe stato molto più difficile.

A\N: E l'effetto non altrettanto stupefacente.


L'energia della Spirale si strinse attorno al mio corpo, proteggendomi ancora ma concedendomi sufficiente spazio di manovra e più visibilità.

Scoprii le gambe in modo da lasciare i piedi nudi e feci un paio di saltelli, prima di scattare a tutta velocità verso il mio nemico, più veloce della luce, con una semplice spinta delle gambe. -KUROKAMI PHANTOM!

Lei venne travolta, spezzettandosi, gli occhi e la bocca chiusi in un muto grido di dolore prima di dissolversi inevitabilmente, privati della loro essenza.

Mi arrestai a mezz'aria e mi volsi, calando un colpo con la spada, generando un immenso flusso di energia azzurra che travolse i resti dell'avversaria.

-GETSUGA TENSHOU!

Nonostante l'attacco spazzò via quasi tutto ciò che restava dell'arena, diversi cloni di quel mostro apparvero attorno a me, riformandosi dalle infinitesimali porzioni allontanate dallo spostamento d'aria, sfuggendo all'annientamento.

Senza mutare espressione li vidi venirmi incontro, mentre altri dietro si preparavano ad annientare il tutto con altri incantesimi.

Evocai un paio di Cloni Ombra, con cui ingaggiai i cloni nemici che ci assaltarono.

Il primo lo incenerii con un pugno di fiamme, mentre un altro fece per annientarmi con una pioggia di spine, che s'infransero sul mio mantello, prima che il sottoscritto potesse far roteare la spada attorno a se, falciandone diversi: a metà, alle gambe, alla testa, a mezzo busto, alcuni perfino simmetricamente.

Quindi, senza ulteriore indugio, allargai il vortice verde della Spirale, riducendoli in polvere.

Le altre copie di quella creatura scagliarono una serie di malefici e attacchi magici, alcuni anche mentali, e per rispondergli usai un'abilità segreta dei maghi più potenti, ovviamente dopo averne richiamato gli schemi.

-SOLOMON WISDOM!

Una volta richiamato il procedimento fu quasi tutto istintivo: il mondo cambiò, o meglio la mia vista divenne più precisa, permettendomi di vedere ogni forma, ogni costruzione, ogni immagine del mondo materiale, in modo schematico.

“Dhoruf Sabaha”.

Forte di questa capacità devia tranquillamente gli attacchi fisici alla mia persona, facendo collidere le forze.

Invece, mentre sentivo il nemico pressare le pareti inviolabili della mia mente, puntai il dito indice della mano destra verso la mia fronte e dissi -GENMA KEN!

L'attacco illusorio mi scosse un poco, risvegliando i miei incubi, ma riuscì a scacciare l'intrusione nemica.

Scossi il capo, annullando l'effetto del colpo poco dopo, riprendendo lucidità appena in tempo: i cloni sopravvissuti avevano approfittato dello scontro delle loro energie per creare un attacco congiunto proprio sopra di me, e tentarono di travolgermi.

Il marchio nero sul mio petto risplendette, e venni circondata da una leggera Aurea dorata. -METEOR!

Scattai, attirando dietro di me l'energia nemica, ancora più veloce di quanto mi fossi mosso fin ora, compiendo un intricato percorso di disturbo, finché non mi trovai precisamente sopra il cerchio di cloni concentrati per mantenere l'incantesimo, mentre quelli non coinvolti erano impegnati a farsi annientare dai miei cloni.

-FULL COUNTER!

Feci compiere un altro arco alla mia spada, ampio e improvviso, respingendo il flusso di energia indietro, con un intensità cinque volte superiore.

I miei cloni scomparvero prima che l'attacco potesse travolgerli, lasciando invece i nemici a dissolversi.

Ma appena compiuta la sua opera distruttiva l'energia si dissolse, senza più nessuno a mantenerla, lasciando un improvviso silenzio.

La cavità nel corpo della creazione era cresciuta a dismisura, forse avevamo svuotato interamente quella forma gigante, ma poi dovetti ricredermi.

Per quanto non avessi un sonar incorporato nella mia armatura e non avessi più luce per vedere con gli occhi, avrei dovuto scorgere i confini della distruzione, che si stavano lentamente riformando.

E dalle pareti si liberarono decine di mostri, cloni, tentacoli rapaci.

Convergevano lentamente su di me, e tra non molto sarebbe stata di nuovo battaglia.

Scossi il capo, pensando ad un ragazzino che usava una tecnica d'attacco simile, e mi dissi che in fondo i suoi modi di fare impulsivi tornavano utili.

Il nemico passò all'attacco, un orda di male e dolore, con nessun altro scopo se non prodigarsi furiosamente ad annientarmi.

Il mio volto venne attraversato da un sorriso sincero, mentre ringraziavo brevemente Harmònia per permettermi di sfogare la mia voglia di sangue, spedendo decine di pezzi di carne ad affrontarmi.

Con un ultimo sospirò feci scivolare il mio animo nello stato Zen, la pace interiore, solo per un istante, focalizzandomi sull'equilibrio, lasciando ogni desiderio o rancore fuori da quel circolo.

E infine, libero da ogni emozione, esplosi.

Rabbia, ira, furia, follia persino, quanto di più nascosto e celato mantenessi nel profondo del mio animo si liberò come un mare in tempesta, e persi coscienza del tempo.

Ora c'ero solo io, e tanti bersagli rossi: il mio pugno fece esplodere crani, le mie mani li maciullarono con la forza delle dita, le gambe sbriciolarono i petti.

Certo, non era come sentirsi dentro una vera battaglia, dove il caldo sangue del nemico ucciso ti pioveva addosso, inarrestabile, o dove le ossa si spezzavano con uno schiocco secco sotto i tuoi colpi, o quando le viscere del nemico vengono scosse dalle tue percosse; oh no, queste erano solo bambole, insensibili e malleabili.

Ma la consistenza era perfetta, le scaglie dure come l'acciaio e la pelle morbida come fosse vera, sufficiente per farmi assaporare l'istante in cui quei corpi venivano smembrati, o aperti in due da una ginocchiata alla schiena, o decapitati a mani nude.

Anche la mia spada godeva, tranciando qualsiasi cosa le si parasse davanti, in una danza di morte che definì quella giornata come godibile e rilassante.

L'adrenalina e la gioia folle mi pervadeva, alimentata dai pugni nemici che s'infrangevano contro il mio corpo, venendone annientati.

Ricordo fieramente di aver afferrato un clone per la punta della testa e quella dei piedi e di aver tirato, finché non si separò in due metà.

Non c'erano gemiti di morte, ne grida di dolore, tutto era silenzioso e impercepibile, tranne il mio godimento selvaggio e la mia risata malefica.

Alla fine i nemici si dissolsero, lasciando il campo di battaglia immobile e silenzioso, con le piccole schegge di materia inermi che si spostavano lente nell'aria, e la tensione che si allentava.

Inspirai profondamente una volta conclusa la mattanza, ritornando in equilibrio.

Ormai Harmònia doveva essersi stufata, comprendendo che vincermi con la fatica era impossibile perfino per lei, quindi comportarsi come una bestia non era più una priorità.

Sono controverso vero?

Un secondo prima combatto con fredda precisione, quello dopo mi perdo preda della mia furia indomabile, e quello dopo ancora rifletto sulla mia strategia.

Ma fu solo per un momento, perché Harmònia emerse nuovamente dal nulla, furiosa ed esplosiva, minacciando vendetta.

-Sono stanca di affrontare un simile demone! Ti finirò con le mie mani, e poi porterò equilibrio negli universi! Preparati a morire, umano!- gridò sprezzante, colpendomi alla fronte con un suo pugno, che ebbe come unico effetto quello di farmi piegare le sopracciglia in un cipiglio ancora più minaccioso.

La fiamma del Hyper Mode arse con ardore maggiore: come posso perdere se combatto come se stessi per morire?

Lei si fece indietro, sconvolta, senza emettere un suono, ansimando violentemente: non ragionava più, la rabbia e la paura erano sfociate nella follia, e non riusciva più a riprendere il controllo.

L'energia verde si avvolse attorno alla mia spada, tramutandosi in una trivella gigante -Dopo di te.

La trivella crebbe di dimensioni in modo repentino diventando diverse volte più grande di me, e con essa protesa in avanti mi lanciai all'attacco.

-GIGA! DRILL! BREAAAKKKKKKKKK!!!!!

La dea mi venne incontro, ruggendo di rabbia, e un'abbagliante luce bianca si espanse nell'ambiente, accecante, mentre collidevamo.

Rimanemmo così, immobili, annullandoci a vicenda, finché non mi aprii la strada, la mia volontà che si mostrava in tutta la sua determinazione, annientando il mio nemico

La trivella lasciò di nuovo posto alla spada, con cui menai un paio di bruschi fendenti prima di rinfoderarla -CON CHI CREDI DI AVERE A CHE FARE?- mormorai, freddo, avvertendo le energie riconcentrarsi di nuovo, riformando quella creatura.

Tornò all'attacco, provando a ferirmi al volto, ricevendo in risposta un braccio tranciato dalla mia lama e un calcio ad una velocità superiore alla luce che per poco non la decapitò.

Quindi continuai ad infierire, trafiggendola e colpendo senza pietà, martoriando quel corpo maledetto con tutta la mia rabbia.

Si, senza pietà, senza rimorso, lasciarla affondare nella sua paura,e nutrirla.

Perché la paura è il nemico assoluto delle cose: le immobilizza, le blocca, le rende piccole e miserabili, piega le loro volontà, annienta i loro cuori.

Schiacciai con rabbia i suoi assalti, bevvi con gioia il sangue che versò; la mia mano le attraverso il petto avidamente, spingendosi sempre più a fondo.

Quello era il momento di mostrare il mio lato oscuro, per trovare pace nel suo dolore e nella sua sofferenza.

Quello era il momento in cui l'avrei spezzata, come l'uragano schiaccia l'uomo e le sue fragili speranze di dominare la Natura.

Tra le mie braccia la possente dea era diventata una piccola e fragile, piangente e disperata, mentre io mi ergevo come un mostro sopra di lei, temibile e nero.

Nessuna pietà.

Nessuna pausa.

Doveva cedere, doveva crollare, doveva scoprire la vera paura, doveva essere preda di essa, doveva nascondersi, doveva sparire inghiottita dai suoi oscuri incubi, e allora si sarebbe ricordata il mio volto assassino e i miei occhi ardenti, la mia spada sporca del suo sangue calare impietosa sulle sue membra, il mio pugno fracassarle il corpo.

Si rigenerava ogni volta, continuando a gridare, e ad ogni colpo mi portavo via un pezzo di lei.

Niente magia, niente trucchi: forza bruta, abilità, incontinenza e potenza fisica.

Le sue ossa si spezzavano, in modi indicibili e oscuri, i miei pugni fracassavano i suoi organi e le sue membra cedevano impotenti alla mie.

Le sfondai il cranio a forza di pugni svariate volte, osservandola in quei brevi attimi in cui i suoi occhi si riempivano di terrore.

Le staccai un braccio e lo usai per trapassarle il petto.

Una. Due. Tre volte.

Le azzannai il collo, strappandole il capo dalle spalle.

E continuò, ancora e ancora, senza più speranze, a spingersi contro di me.

Non era più una dea, ma una donna disperata, che cerca di raggiungere il suo scopo, quando ormai non ha niente da perdere.

E infine, quando vidi le lacrime di disperazione rigarle il volto, le sfondai il petto con un braccio, afferrandole il cuore ed estraendolo a forza dal suo corpo, schiacciandolo di fronte ai suoi occhi.

Solo allora fu fatta, solo allora cadde ai miei piedi, sfinita e quasi morta, solo allora la mia rabbia lasciò posto alla silenziosa contemplazione, lasciandomi fare un passo indietro.

Nella foga della battaglia avevo ignorato qualsiasi cosa che non fosse la mia nemica, e adesso non restava più niente del piccolo palco che aveva precedentemente allestito: solo io e lei.

Era semi cosciente, ansimava debolmente e fissava il vuoto con occhi vitrei.

Era diventata un tutt'uno con la paura e la sofferenza, di fronte a me era caduta.

Come sempre.

Chiusi gli occhi un secondo per rimproverarmi la mia furia ingiustificata, per poi concentrarmi sulle energie all'esterno, scrutando i combattenti dei vari mondi.

La situazione in mia assenza non era eccessivamente migliorata, anzi aveva preso una brutta piega.

Fortunatamente ancora qualcuno era in grado di ribaltare le sorti.

Sospirai rassicurato dal fatto che Laguna era probabilmente riuscito a calmare gli animi, convincendo nemici giurati a collaborare per scongiurare la fine del mondo.

“È ironico. Non avrei mai creduto che un imbranato di quella portata fosse in grado di un tale atto di carisma” pensai, rinfoderando la mia spada e assopendo le forze che mi avevano condotto alla vittoria “Ora spero che dall'altra parte siano altrettanto diligenti, o potrebbe tramutarsi in un bagno di sangue. Con White Knight disperso il peggio potrebbe essere inevitabile. Uff” mi massaggiai il capo, allontanandomi dalla nemica sconfitta, tornando nel buio “Balthiar, siamo nelle tue mani... e del tuo genio a convincere il gentil sesso a cooperare”.


A\N: Finalmente la battaglia di Guardiano si è conclusa, dopo avervi trascinato nel suo mondo per ben tre capitoli.

DII\N: Spero che il siparietto vi abbia fatto piacere e ci vediamo domani con le peripezie dei nostri eroi. E ora i soliti appunti: in questo capitolo ci sono riferimenti a

  1. Tengen Toppa Gurren Lagann (La Spirale, Giga Drill Break)

  2. Medaka Box (Kurokami Phantom)

  3. Bleach (Getsuga Tenshou)

  4. Naruto (Cloni Ombra)

  5. Magi (Solomon Wisdom, Dhoruf Sabaha)

  6. Saint Seiya\Cavalieri dello Zodiaco (Genma Ken)

  7. Fairy Tail (Meteor)

  8. Nanatsu no Taizai (Full Counter)

  9. Katekyo! Hitman Reborn (Hyper Mode)

A\N: Alla prossima. Ciao.

 
  
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