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Autore: Beatrix Bonnie    27/12/2015    1 recensioni
-Seguito de L'orologio d'oro-
I tempi spensierati sono finiti: con il ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato, Mairead, Edmund e Laughlin, insieme ai loro amici del FIE, dovranno affrontare il crescente clima di razzismo dell'Irlanda magica, tra ansie per gli esami finali, nuovi caos a scuola e un Presidente della Magia che conquista sempre più potere. Per Edmund non sarà un'impresa facile, soprattutto visto che il ragazzo sarà anche impegnato nella ricerca di un leggendario manufatto magico di grande potenza, che potrà salvarlo dalla maledizione impostagli da Sigmund McFarren. Ma dove lo porterà la sua ricerca? E questo oggetto esiste davvero o sono solo farneticazioni di un vecchio?
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 23
La D.I.M.I.S.S.I.O.






Septimius tamburellò le dita sul bracciolo della sedia. Non gli era mai piaciuto dover aspettare, figuriamoci essere convocati dal Governo della Magia al completo per poi essere piantato fuori per una mezz'ora buona. Che cosa avevano di così fondamentale da dirgli, poi, da costringerlo a raggiungerli a Dubh Cliathan? A lui, oltretutto?
Certo, la notte scorsa aveva contribuito all'arresto di tre membri dell'EIF, ma aveva già passato l'intera giornata di ieri a rispondere alle domande degli Auror e ripetere fino alla nausea l'accaduto. Probabilmente anche il Governo voleva sentire la sua versione del racconto. Però, farlo addirittura scomodare dal Trinity per raggiungerli al palazzo di Dubh Cliathan gli sembrava un tantino eccessivo. Oltretutto, la O'Connel aveva assunto la carica di Preside ad interim, per cui avrebbero dovuto far riferimento a lei per qualsiasi pratica burocratica.
Invece gli toccava stare lì ad aspettare in quel corridoio afoso. Stava per andarsene scocciato, quando la porta alla sua destra si aprì e una voce lo invitò ad accomodarsi. Septimius fece una smorfia, ma eseguì l'ordine. Si ritrovò in una stanza non molto ampia né particolarmente luminosa, con una gradinata in legno su tre pareti, sulla quale erano accomodati i Capi del Dipartimento. Al centro, un tavolino dall'aria piuttosto triste, con due sedie. Il Presidente della Repubblica in persona scese dal suo scanno sulla gradinata e si accomodò al tavolo, facendo segno a Septimius di prendere posto di fronte a lui.
Septimius eseguì riluttante, avendo la bruttissima sensazione di essere sotto processo. Che cosa volevano da lui?
McPride posizionò sul tavolo una scatola di cartone, sollevò il coperchio e mostrò il suo contenuto a Septimius. «Le vede queste? Centinaia e centinaia di lettere.»
Septimius lo guardò in attesa, come per chiedere che cosa avesse a che fare con lui quella storia.
«Vuole sapere cosa dicono?» continuò McPride. Ne prese una a caso dal mucchio e lesse: «Un professore così straordinario e dedito alla difesa dei suoi studenti dovrebbe essere premiato.» La lasciò cadere e ne afferrò un'altra. «Chiedo con insistenza che venga assegnata al professor Saiminiu la carica di Preside, l'unico a quanto pare in grado di difendere la scuola» lesse ancora. «Oh, anche questa è interessante» aggiunse poi, fingendosi divertito. «Il Governo è sterco di troll: non sa riconoscere gli assassini nemmeno quando se li trova davanti! Voglio Saiminiu come Preside per mio figlio, perché pare l'unico con un po' di senno!»
Septimius era stordito. Si immaginava di essere nuovamente interrogato su quello che era successo l'altra notte, non certo di essere acclamato dalla popolazione magica come nuovo Preside. Non era abituato a tutto quell'apprezzamento. Tanto meno si sarebbe aspettato di far la parte dell'eroe.
McPride sorrideva, ma Septimius si accorse che il suo sorriso era terribilmente falso, eppure insieme terribilmente affascinante. «Inneggiano il suo nome come se fosse il loro campione di Quidditch preferito» commentò con un velo di sarcasmo. «Addirittura abbiamo ricevuto quindici strillettere.»
Ancora Septimius non disse nulla. In fondo, non sapeva bene se fosse richiesto il suo parere. Di certo il Governo non si sarebbe lasciato condizionare da quelle pressanti sollecitazioni, o sì?
McPride lo squadrò per qualche secondo, come se sperasse di poter carpire la sua più profonda essenza solo con quell'occhiata. E probabilmente ci riuscì, perché Septimius aveva una figura magra e un po' incurvata, ma non abbassò lo sguardo e i suoi occhi scuri lasciavano intravedere una scintilla di fierezza impossibile da spegnere.
«Sarebbe certo interessante nominarla Preside, non trova?» mormorò infine McPride, probabilmente costretto a cedere a tutte quelle pressioni per non rischiare di inimicarsi l'intera popolazione magica d'Irlanda. Certo, dimostrare di appoggiare la candidatura di quello che si era rivelato essere l'eroe della scuola avrebbe permesso al Governo di godere di un po' di luce riflessa. E magari avrebbe anche aiutato i più a dimenticare che la Cumhacht ce la avevano messa lì proprio loro.
Però una cosa andava fatta, prima di ratificare la nomina.
«Vede, professor Saiminiu, non l'ho convocata qui solo per leggerle queste lettere» confessò McPride e ora il suo sorriso accattivante era scomparso, per lasciar posto ad un'espressione seria. E pur assumendo un atteggiamento di velata minaccia, quell'uomo riusciva ad essere ugualmente affascinante, come una luce che intrappola una falena. La piccola bestiolina sa che quella luce è pericolosa, eppure non può fare a meno di avvicinarsi a lei. «Volevo anche assicurarmi di sapere a chi va la sua fedeltà, professore» dichiarò tremendamente serio.
«La mia fedeltà?» gli fece eco Septimius fingendosi sorpreso. Quella risposta andava ponderata, si rese conto, perché potevano dipendere molte cose da quello che avrebbe detto. Ma non poteva mentire e gli venne spontaneo replicare: «Al Trinity College e ai suoi studenti.»
Da qualche parte, tra i Capi dei Dipartimenti alle spalle di McPride, partì un applauso, solitario ma accorato; poi si aggiunse un altro, poi un altro ancora e infine quasi tutti battevano le mani.
McPride non smise un secondo di scrutare Septimius e di soppesare le sue parole. Dopo qualche attimo, alzò il braccio per frenare l'entusiasmo dei suoi collaboratori e in poco tempo l'applauso si spense. Le labbra del Presidente si arricciarono in un breve sorriso, ma i suoi occhi rimasero freddi e indagatori. «Professor Saiminiu» mormorò lentamente. «Il Governo della Magia all'unanimità la nomina Preside del Trinity college. Ne faccia buon uso.»
Ciò che seguì fu per Septimius come un sogno.
Arrivato a scuola, la professoressa O'Connel lo invitò in presidenza per chiedergli cosa gli avesse detto McPride. Septimius si sentì un po' a disagio nel raccontare quanto era successo, soprattutto considerato che si trovavano in quello che, teoricamente, sarebbe dovuto diventare il suo ufficio. Invece la O'Connel lo affogò di complimenti, si alzò immediatamente dalla poltrona e gli intimò di prendere possesso della scrivania. «Finalmente un degno successore del professor Captatio» esclamò soddisfatta.
«Be', io... occuperò il suo posto finché non sarà prosciolto da ogni accusa e potrà tornare a fare il Preside» borbottò Septimius a disagio.
«Ovvio.» La O'Connel annuì convinta. «Ma nel frattempo è un bene che il Governo abbia scelto te. Nessuno potrebbe svolgere meglio questo compito.»
Septimius si fissò le mani. Non sapeva dire se fosse davvero la persona più adatta a ricoprire quell'incarico, ma almeno poteva salvare gli studenti e la stessa scuola dalle disastrose interferenze del Governo. Se McPride sperava davvero di averlo dalla sua parte, bene, quello sarebbe stato uno dei suoi sbagli più grossi.
Quella sera, a cena, fu costretto a fare il suo ingresso. Gli studenti lo guardarono perplessi: mano a mano che incedeva verso il tavolo dei professori, calava il silenzio in Sala Mor, gli sguardi attoniti e i sussurri a mezza voce. Prese posto sullo scanno del Preside e deglutì nel vedere tutti quegli occhi che lo fissavano. «Buonaser...» cominciò a dire, ma non riuscì nemmeno a terminare il saluto che dal tavolo dei Raloi qualcuno scoppiò in un applauso. Era Mairead, che si era alzata in piedi e batteva le mani fragorosamente. Poi altri la imitarono e in poco tempo tutta la Sala Mor fu invasa dagli applausi. Septimius si sentì il volto in fiamme. Certo era facile venir accolti con tanto calore dopo il periodo di terrore della Cumhacht, ma non avrebbe mai immaginato che i suoi studenti potessero mostrargli tanto affetto. Non era sicuramente uno dei professori più amati della scuola.
«Grazie» mormorò quando finalmente l'applauso si fu spento. «Sono commosso dalla vostra accoglienza.» Accennò un sorriso e prese a stropicciarsi le mani. «Il Governo mi ha nominato Preside del Trinity, almeno finché il professor Captatio non sarà prosciolto da ogni accusa. Vi assicuro che fintanto che sarò Preside la mia prima e unica premura sarà quella di proteggere il Trinity e soprattutto voi, che del Trinity siete l'anima, affinché questa scuola diventi un tempio del sapere, dove possiate crescere non soltanto in sapienza ma anche in virtù.» Fece una pausa, soppesando con lo sguardo i ragazzi in sala. «Per questo motivo il mio primo provvedimento è quello di ricompensare quegli insospettabili eroi che l'altra sera hanno salvato la scuola: duecento punti a testa alla signorina O'Callaghan e ai signori Consolatus e Alabacor.»
Al tavolo blu dei Llapac scoppiò il tumulto: i ragazzi si alzarono in piedi, batterono le mani, osannarono i loro eroi. Mai nella storia era successo che la loro casa guadagnasse così tanti punti; per di più quando ormai mancava circa un mese alla fine della scuola: avrebbero sicuramente vinto l'Arpa Celtica quell'anno!
Septimius sorrise del visibile imbarazzo di Moira e Henry, mentre Dedalus riceveva pacche sulle spalle e si inchinava divertito ai suoi ammiratori. Batté le mani anche lui e quando Moira puntò i suoi occhi sgranati verso di lui, Septimius accennò un inchino col capo.
Quando finalmente il festoso trambusto cessò, Septimius sollevò il calice per indire un brindisi. «Al Trinity!» esclamò.
«Al Trinity!» fecero eco tutti gli studenti e i professori.
Septimius bevve un sorso di vino, poi sorrise. «Buona cena a tutti.»

«Fatemi vedere!»
«Spostati un po' più in là!»
«Chi ha già visto si levi, non dovete piangere su quel maledetto elenco!»
«Tu hai di che piangere, Maleficium!»
Laughlin sgomitò fino a raggiungere il posto davanti al tabellone sul quale era esposto l'ordine secondo cui sarebbero stati interrogati all'esame orale. «Merda!» esclamò costernato. «Hanno estratto la lettera N.»
«Che sfiga!» si lasciò sfuggire Iulius, notando di essere il penultimo.
«Oh, no!» piagnucolò invece Moira, portandosi le mani alla bocca. «Sarò la prima!»
Laughlin scosse la testa. «Non sai quanto vorrei essere al tuo posto» commentò sconsolato.
«E io al tuo» pigolò invece Moira.
Edmund si avvicinò al tabellone ormai sgombro e indicò il suo nome, McPride Edmund, ultimo della lista. «Ci sarà un finale col botto, promesso.»
Edmund aveva messo anima e corpo nella preparazione della sua Disputatio; certo, anche gli esami scritti erano importanti, ma lo sapevano tutti che il voto sarebbe stato deciso al termine della discussione orale ed era quella ad avere il peso maggiore. Gli scritti si erano svolti nelle ultime due settimane di giugno: ogni studente aveva dovuto affrontare gli scritti di tutte le materie avanzate che aveva seguito in quell'ultimo anno. Il che significava che Edmund aveva dovuto sostenere otto esami: i più complicati erano stati Artimanzia e Epigrafia di Antiche Rune, che avevano richiesto calcoli e traduzioni di notevole complessità. Anche Saiminiu era stato particolarmente sadico nella scelta della versione di latino, con tanto di esercizi di applicazione delle regole latine alla fraseologia degli incantesimi, ma Edmund non aveva mai avuto grossi problemi in quella materia e se la cavò facilmente.
Laughlin aveva passato due giorni a lamentarsi della difficoltà del compito di Incantesimi, lanciando improperi irripetibili contro la O'Connel. Mairead, invece, aveva assunto la modalità pessimismo cosmico, sostenendo che tutti gli scritti erano andati malissimo. Anche se nessuno batteva l'umore nero di Henry, che continuava a ripetere che sarebbe stato bocciato.
Arrivò il famigerato giorno in cui sarebbero cominciate le interrogazioni orali: la commissione esaminatrice, presieduta dal Preside, era composta dai dodici professori del Trinity e da tre eminenti personalità dell'Irlanda magica, una delle quali scelta dal Dipartimento dell'Istruzione. Quell'anno erano stati selezionati il dottor Rodoplhus Cox, noto pozionista che era stato rapito dall'EIF quattro anni prima e liberato proprio da Edmund, Mairead e Laughlin; Anthony Straiser, decrepito ex Presidente della Repubblica, ancora incredibilmente vispo per la sua età; e infine Molly O'Tunder, giovane promettente ricercatrice al M.I.M., il Massachusetts Institute of Magic.
Moira era un fascio di nervi quando entrò per prima in pasto alla commissione. Ne uscì circa un'oretta dopo, sentendosi leggera e perfino più entusiasta di quando i Llapac avevano vinto l'Arpa Celtica grazie ai punti guadagnati da lei, Henry e Dedalus. Tutti le furono subito addosso per chiederle com'era andata, che domande le erano state fatte e se i commissari erano stati cattivi. Moira rispose pazientemente a tutti, almeno finché non fu richiamata dentro perché le venisse annunciato il voto. Con lei entrarono i ragazzi del FIE, i suoi genitori e sua sorella, che erano venuti apposta per festeggiare con lei, visto che gli esami erano pubblici. Moira fu dimissa con il voto Probatus e ne fu molto contenta. «Sopra ogni mia aspettativa!» esclamò felice, mentre veniva abbracciata da tutti i suoi amici.
Poi fu la volta di Henry, che riuscì a strappare la sufficienza con il suo Mediocris. «Ero terrorizzato all'idea che mi bocciassero» confessò ai suoi amici. «Mi sono impappinato e ho sbagliato tutte le risposte. Ma credo che il professor Saiminiu abbia interceduto per me per farmi promuovere.»
«L'importante è che sei fuori!» lo incoraggiò Dedalus con un gran sorriso.
«Tranquillo, nessuno è fuori come te» commentò Laughlin, con una spallata amichevole a Dedalus.
Quando fu il turno di Mairead, lei supplicò il padre di non entrare alla Disputatio, convinta che avrebbe combinato qualche guaio, ma Reammon non ne volle sapere. Allora Faonteroy, che era tornato a scuola apposta per assistere all'esame della cugina – infatti gli orali si svolgevano a luglio, quando gli altri studenti erano già tornati a casa – promise che avrebbe tenuto sotto controllo lui Reammon. Per fortuna Faonteroy fu di parola e l'esame andò liscio come l'olio, a parte qualche incantesimo che Mairead non riuscì a produrre correttamente. Comunque ottenne il voto Singularis e ne fu molto soddisfatta.
Dedalus, invece, riuscì a strappare un Probatus nonostante il pasticcio con gli Incantesimi rallegranti, perché i professori parvero apprezzare molto la sua ricerca su qualche misteriosa creatura magica del Sud America.
Quando toccò a Laughlin, invece, si raggiunse il record di parenti venuti ad assistere all'esame: oltre ai suoi genitori e a Bearach, vennero anche i nonni Abharrach e Helvia, e Eileen con i suoi genitori Wollace e Sarah. Laughlin rese tutti molto orgogliosi guadagnandosi la sua bella S di Singualris, sebbene avesse avuto qualche difficoltà nel compito scritto di Incantesimi. Ma, a quanto si vociferò in seguito, il dottor Cox insistette per dargli un voto alto, memore di quando lui e gli altri lo avevano salvato dalla prigionia, benché fossero solo al secondo anno.
Infine giunse il turno di Edmund, l'ultimo dell'ultimo giorno. Edmund era abbastanza sicuro che nessuno sarebbe venuto ad assistere ai suoi esami, però gli avrebbe fatto piacere se i genitori di Laughlin, che erano venuti nel pomeriggio per il figlio, avessero deciso di entrare. Tuttavia fu costretto a ricredersi quando vide comparire in ingresso l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere: Adolphus McPride. Avanzata tra gli studenti e qualche genitore con l'aria di un vincitore al suo trionfo, suscitando mormorii, esclamazioni sommesse e strane occhiate.
«Cosa ci fai qui?» lo accolse Edmund, gelido.
McPride gli riservò il suo miglior sorriso da squalo. «Sono venuto ad assistere all'esame del mio figliolo.»
«È una scusa per ficcare il naso a scuola?» domandò senza mezzi termini Edmund. L'ultima cosa che voleva in quel momento era avere tra i piedi McPride.
L'uomo fece una smorfia. «La tua mancanza di fede nei miei confronti è dolorosa.»
«La fede si deve solo a Dio, signor Presidente» mormorò una voce cupa alle loro spalle. Il professor Saiminiu li scrutava con aria torva; si soffermò un secondo di più su McPride, poi aggiunse: «Sono costretto a chiederle di non assistere alla Disputatio di Edmund, Presidente.»
Lui non riuscì a mascherare una certa sorpresa: in pochi osavano opporgli un rifiuto così netto. «E per quale motivo, di grazia? Gli esami sono pubblici.»
Saiminiu gli rivolse un sorriso tirato. «Il Preside, o chi ne fa le veci, è autorizzato a impedire l'accesso alla discussione della Disputatio qualora ritenesse che questo possa disturbare lo svolgimento della stessa» recitò senza battere ciglio.
Anche McPride sorrise, per quanto forse avrebbe voluto staccargli la testa a morsi. «E ritiene che io potrei essere motivo di disturbo?» indagò con un velo di sarcasmo.
Saiminiu non si fece intimorire. «Ritengo che potrebbe influenzare il giudizio, sì. Non vorrà certo che Edmund sia favorito dalla sua presenza?»
McPride si morse il labbro. «Certo che no.» E probabilmente aveva lo stesso sorriso di un leone che sta per sbranare la sua preda.
Saiminiu, fingendo di non essersi accorto di nulla, mise una braccio intorno alle spalle di Edmund e lo condusse via. «Vieni, inizia il tuo esame.»
«Grazie» sussurrò il ragazzo, quando furono sufficientemente lontani dalle orecchie di McPride.
Il professore tolse il braccio dalle sue spalle e accennò un sorriso complice. «Me ne devi una» commentò. «E presto anche due.»
Edmund non ebbe tempo di rimuginare sul significato di quelle parole, perché ormai era giunto il suo turno: prese un profondo respiro ed entrò in Sala Mor. Al lungo tavolo dei professori erano seduti i membri della commissione; davanti era stato posizionato un banchetto con una sedia per il candidato e, alle sue spalle, delle seggiole per chi voleva assistere. Edmund vide di sfuggita che erano sgattaiolati dentro la sala i suoi amici, i signori Maleficium, padre Rafael e un mago baffuto che non sapeva chi fosse. Ma non ebbe tempo di preoccuparsi, perché il preside Saiminiu si alzò in piedi e gli ordinò di accomodarsi.
«Il candidato si presenta di fronte a questa commissione con una ricerca dal titolo “Studio sulla trasfigurazione di esseri viventi”» lesse dal suo elaborato. «Prego, presentaci il tuo lavoro.»
Edmund prese un profondo respiro, cercando di ricordarsi il discorso che aveva preparato. «Ho scelto di inserire un capitolo introduttivo sull'origine della magia e sulle varie ipotesi in proposito, propendendo nettamente per quella che prevede una provenienza comune della magia, presso un gruppo di uomini primitivi che poi avrebbero sparso il loro sangue magico nel mondo» cominciò a spiegare. Aveva aggiunto solo di recente quel capitolo, dopo il viaggio nel Gaianum. Ovviamente non aveva potuto rivelare il segreto della Fons, ma era rimasto stupito di quante fossero le ipotesi sull'origine della magia e di come alcune fossero davvero vicine alla verità.
«Il secondo capitolo affronta la Trasfigurazione dal punto di vista della Filosofia della Magia» continuò a spiegare. «Essa sfrutta la Forza di Mutamento, una delle più potenti, perché ogni realtà è soggetta al divenire, ma insieme tra le più inafferrabili. Se consideriamo inoltre che ogni sostanza è un sinolo, un'unione, di materia e forma, vediamo come la Trasfigurazione a volte modifica solo la materia, a volte entrambe.»
«Perché non ci fai qualche dimostrazione?» intervenne la dottoressa O'Tunder, la ricercatrice del M.I.M.
Edmund annuì. Si alzò e andò a prendere un topolino bianco dalle gabbiette che erano state predisposte per permettere agli studenti di esercitare gli incantesimi richiesti. «Se prendiamo un essere vivente e lo trasformiamo in un oggetto, cambiano sia materia sia forma» spiegò Edmund, trasfigurando il topolino in un calice di vetro. «E il processo contrario lo fa tornare alla sostanza di prima.» Il calice si trasformò nuovamente in un topino bianco, che Edmund ripose al suo posto. Poi tirò fuori di tasca una graffetta. «Anche quando un oggetto diviene un essere vivente, cambiano entrambe. Possiamo dunque creare con la magia degli esseri viventi, dalle forme più semplici...» e dicendo questo trasfigurò la graffetta in un altro topolino. «A quelle più complesse.» Lasciò sgusciare via l'animaletto e guardò verso la finestra aperta per il caldo di luglio. In quel momento un canto melodioso riempì la Sala Mor: maestosa come non mai, fece il suo ingresso Carmen, la fenice che Edmund aveva trasfigurato durante il Torneo Trecolonie. I tre commissari esterni rimasero estasiati, con la bocca aperta. Carmen andò a posarsi sulla spalla di Edmund, che le accarezzò la testa con delicatezza.
«Fino a che punto, io mi chiedo, possiamo spingerci?» mormorò, senza distogliere gli occhi dalla fenice. «Qual è il nostro limite, se da banalissimi oggetti possiamo creare tali meraviglie?» Edmund tornò a guardare la commissione. «Non esiste alcun limite. Ipoteticamente parlando, saremmo in grado perfino di creare esseri umani» commentò con un filo di amarezza nella voce. Chi meglio di lui poteva saperlo?
«Tuttavia – aggiunse, – se anche l'uomo, e tanto più il mago, ha la facoltà di fare delle cose, non è detto che sia giusto farle, come ci ricorda Adalbert Incant nella Prima Legge della Magia.» Sorrise, immaginando che padre Rafael, alle sue spalle, avesse apprezzato la citazione.
«Il discorso diventa più complesso se prendiamo in considerazione gli esseri umani» continuò Edmund. «Se un uomo viene trasfigurato in un oggetto, cambiano sia la materia sia la forma, ma il processo è irreversibile. Mi perdonerete se non offro dimostrazioni.» Si concesse una battuta che strappò un sorriso a qualche membro della commissione. «Se invece un uomo viene trasfigurato in un altro essere vivente, nuovamente cambiano materia e forma, ma il processo è reversibile, ovviamente ad opera di un altro mago. Infine, nella trasformazione di un Animagus, cambia solo la materia, tant'è che il mago stesso può riacquistare il suo aspetto umano, perché anche da animale persiste la sua forma di essere umano.»
Edmund si risedette al suo posto e attese il verdetto.
«Trovo che sia un lavoro molto interessante» commentò la dottoressa O'Tunder.
«Se mi posso permettere» intervenne Cumhacht. «Ho seguito Burke per la stesura della ricerca e credo che sia davvero ben fatta. Con un buon senso critico, approfondite letture e con la giusta dose di passione.»
Edmund tirò un sospiro di sollievo: il professore non si era mai sprecato in lodi durante l'anno e, per quanto sapesse di aver lavorato bene, non era certo che anche Cumhacht la pensasse allo stesso modo.
Anche tutti gli altri professori si mostrarono soddisfatti; gli dissero inoltre che le prove scritte erano andate molto bene e gli chiesero di eseguire qualche incantesimo, anche complesso, che tuttavia Edmund portò a termine senza alcuna difficoltà. Alla fine, non gli chiesero nemmeno di accomodarsi fuori: semplicemente si scambiarono qualche sguardo d'intesa e poi Saiminiu si alzò in piedi e lo invitò a fare lo stesso.
«Edmund Burke... – sospirò – McPride, in qualità di Preside del Trinity College per Giovani Maghi e Streghe, ti dichiaro dimissus con il voto Mirandum Est
Alle sue spalle scoppiarono gli applausi dei suoi amici. Edmund, con un sorriso enorme, stinse le mani a tutti i membri della commissione e li ringraziò. Addirittura, la dottoressa O'Tunder gli consigliò di prendere in considerazione l'iscrizione al M.I.M. Mairead gli gettò le braccia al collo, Laughlin lo riempì di pacche sulle spalle, Dedalus lo stritolò in un abbraccio.
«Ben fatto, Edmund» gli sussurrò all'orecchio padre Rafael, mentre Eoin Maleficium gli stringeva la mano.
L'euforia era alle stelle, quando uscirono dalla Sala Mor, perché con lui gli esami erano finalmente finiti e tutti gli studenti del Sesto anno potevano tornare a casa per godersi l'estate.
«Herr Burke» lo richiamò in quel momento il mago con i baffi che aveva assistito al suo esame. «Zono il prfovessor Wünderbarde, della Kaiserliche Akademie der Zauberei. Mi ha infitato il prfovessor Saiminiu» si presentò stringendogli la mano. «Sarei molto lieto di aferla alla nostra presticiosa scuola, herr Burke.»
«Ehm, grazie» mormorò Edmund, senza sapere bene cosa dire.
«Al K.A.Z. hanno borse di studio per studenti meritevoli» gli sussurrò Saiminiu alle spalle, con una strizzata d'occhio. «Mi sono permesso di invitare il professor Wünderbarde nella speranza che una di quelle borse di studio sia tua.»
Edmund gli rivolse un sorriso di gratitudine. «Grazie davvero» mormorò quasi commosso.
Saiminiu fece un cenno col capo e si allontanò.
«Professor Saiminiu» lo richiamò Edmund. «Possiamo festeggiare, vero?»
Il Preside soppesò un secondo la risposta. «Nulla di troppo rumoroso, Edmund» ammise infine.
Il ragazzo gli fece l'occhiolino, cosa che era francamente più spaventosa di qualsiasi ammissione di colpevolezza. «Non si preoccupi. Sarò delicato come un petalo di fiore.» Sventolò la bacchetta in aria, senza una parola, e delle cose bianche cominciarono a piovere dal soffitto. Vorticavano leggere come piume, profumate e graziose come...
«Gigli!» esclamò Ailionora, quando un fiore le cadde sulla spalla. «È una pioggia di gigli!»
Scoppiò un applauso, Mairead e Moira si abbracciarono, mentre i fiori ricoprivano ogni cosa come un manto di neve. Edmund raccolse un giglio che gli era caduto ai piedi e, senza una parola, lo mise tra le mani a McPride. Si scrutarono in silenzio per qualche secondo, poi Edmund gli voltò le spalle e andò a festeggiare con i suoi amici.
Qualsiasi cosa sarebbe successa là fuori, loro non avrebbero ceduto.










Ebbene, eccoci giunti all'ultimo capitolo!
I nostri ragazzi sono cresciuti, ormai! Hanno finito il Trinity... mi fa un po' strano pensare che questa parte della loro vita sia finita. Spero che leggere dei loro esami vi abbia fatto tornare in mente la vostra maturità, o la laurea! =)
Spero anche che non sia risultata noiosa la parte in cui Ed espone il suo lavoro. Purtroppo non potevo dare risalto a tutti i ragazzi e ho scelto di descrivere l'esame di Edmund perché penso sia il più interessante.
Ah, i voti sono questi: Mirandum est = 10 (molto raro), Singularis = 8-9, Probatus = 7, Mediocris = 6, Egens = 5, Quadrupes = 4.

Ah, era anche ora che arrivasse un vero Preside! McPride sperava che Saiminiu fosse più malleabile, ma ha fatto male i suoi conti. Septimius è un vero zuccone quando si mette in testa una cosa! E lui non lo sa ancora, ma ha davvero tutte le carte per diventare un ottimo preside!
Giusto per conferma, QUI l'immagine del capitolo, ovvero Sep in tutto il suo splendore di preside.

Ci si rivede mercoledì 20 gennaio con l'epilogo!
A presto!
Beatrix B.

   
 
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