"Si può?" Regina entrò in una stanza decorata nel maestoso palazzo di Camelot. Emma Swan era seduta sul letto, con uno sguardo pensieroso, quasi assente. Regina si sedette vicino a lei, accennando un sorriso. “Emma. Volevo parlarti.” – Regina stava facendo un grande sforzo, non era facile per lei dire quelle parole. – “Volevo ringraziarti. Per avermi salvata.” Emma abbozzò un sorriso: “Te l’avevo promesso, Regina. Non avrei mai lasciato che il tuo lieto fine ti fosse portato via ancora una volta”. Era sempre lei. Nonostante l’Oscurità fosse dentro di lei, Emma Swan era ancora lì. Regina cercò di pensare ad una risposta, era quasi imbarazzata. Odiava sentirsi in debito con qualcuno, ma era in qualche modo contenta che qualcuno avesse compiuto un gesto così grande per lei. Emma lo capì. “Regina che non trova le parole. Questa sì che è una novità.” Una risata si impossessò di entrambe. Regina capì che con Emma non aveva bisogno di particolari parole, doveva solo essere se stessa. “Davvero, Emma. Grazie.” In quel momento Henry entrò nella stanza: “Mamma! Mamma! Non avete idea! Arthur ha deciso di dare un ballo in nostro onore!”. Emma e Regina si scambiarono un’occhiata di intesa. Era cresciuto, il loro bambino. Il ragazzino si sedette sul letto, in mezzo alle sue mamme, e si riconfermò come l’Henry ottimista e positivo di sempre. “Non preoccuparti mamma. Io e la mamma ti salveremo”. “Ci conto, ragazzino”. E si abbrracciarono. Tutti e tre. Come una vera famiglia.