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Autore: FrancescaPotter    28/12/2015    5 recensioni
RosexScorpius
Dal secondo capitolo:
"Infatti, gli adulti di casa Weasley-Potter -e anche di casa Malfoy, suppongo- non erano a conoscenza delle nostre ultime divergenze, per loro eravamo ancora i quattordicenni spensierati che passavano tutte le loro giornate ad Hogwarts insieme. Pensavano fossimo ancora migliori amici. Non erano a conoscenza della sofferenza, della solitudine e disperazione che, almeno io, avevo provato nell'ultimo anno e mezzo. Ho sempre dato a lui la colpa delle mie disgrazie, ma in realtà sono stata io. Io, è tutta colpa mia."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo Ventuno Parte Due

 
Per la mia cuginetta Chiara che, incredibilmente, segue questa storia.

 

Scorpius ed io avevamo raggiunto gli altri in salotto e ci trovavamo seduti davanti al fuoco assieme ai fratelli Potter.
James non smetteva di lanciarmi occhiate eloquenti, come se volesse che dicessi qualcosa. Ciò che mi limitavo a fare era rifilargli sguardi velenosi.
«Dunque, Scorpius.» Iniziò James con un sorrisetto strafottente stampato sulle labbra. «Mi ha detto Rose che voi due siete molto intimi.»
Mio padre, seduto dall'altra parte del salotto insieme a zio Harry e a zia Ginny, alzò la testa di scatto. C'era confusione in casa: Roxanne e Fred stavano spiegando a Lily e ai fratelli Scamandro come far scoppiare una caccabomba senza farsi beccare da Gazza, sul tappeto Victoire e Teddy stavano parlando con mia madre, e tutti gli altri erano sparsi un po' sulle poltroncine muffite del salotto e un po' in cucina ad aiutare nonna Molly con gli ultimi preparativi.
Eppure, nonostante il brusio, mio padre aveva sentito. Assurdo.
Mi lanciò un'occhiata infuocata, per poi spostare lo sguardo su Scorpius che, grazie al cielo, non lo aveva notato.
Scossi fermamente la testa.
E' James, mimai con le labbra nella direzione di papà. Cosa poteva aspettarsi da lui? Era ovvio che stesse scherzando. A parte per il piccolo dettaglio che in realtà stesse dicendo la verità.
Mio padre parve leggermente rassicurato e tornò alla sua conversazione con lo zio, lanciandomi occhiate sospettose di tanto in tanto.
Fiut.
Al mio fianco, Albus era sul punto rotolarsi per terra da quanto stava ridendo.
Calma, Rose. Non puoi far fuori entrambi i figli maschi del salvatore del mondo magico.
Scorpius, al contrario di me, non si era scomposto di una virgola. Per l'ennesima volta invidiai il suo autocontrollo. Osservava James con aria tranquilla e un sorriso pacato sulle labbra. I suoi capelli biondo chiaro riflettevano la luce del fuoco che ardeva nel camino assumendo una colorazione quasi rossiccia, e i suoi occhi verde parevano brillare. Era da quando eravamo scesi a cena che uno strano luccichio gli illuminava il viso, e lo adoravo. Sembrava davvero felice.
«Ah, ti ha detto così?» Chiese, voltando il capo verso di me.
«Certo che no!» Sbottai imbarazzata. «James, piantala con queste illazioni senza fondamento.»
«Illazioni!» James era oltraggiato. «Così mi offendi, Rosie Posie. Le mie osservazioni si basano sui fatti.»
«Fatti?» Chiesi io alzando un sopracciglio. «E quali fatti? Sei appena tornato dall'Irlanda, genio.»
«Okay, più che fatti veri e propri, diciamo che mi baso su ciò che mi viene detto.» Disse lui pratico. «Ho molti informatori a Hogwarts.»
«Vuoi dire spie.» Precisò Al.
James sventolò una mano per aria. «Chiamateli come vi pare, sta di fatto che mi hanno riferito cose. Cose su voi due piccioncini, e anche cose su di te, Alby Bello.»
Il sorriso di Al si trasformò repentinamente in una linea serissima.
«Che cosa sai?» Il suo tono di voce era così testo che avrebbe potuto tagliare la carta velina. «James Sirius Potter, dimmi quello che ti hanno detto.»
Personalmente, se fossi stata nei panni del più grande dei Potter me la sarei data a gambe, o avrei avuto almeno l'accortezza di chiudere la bocca. Ma io non ero James e James era… be', era James. Perciò continuò ad inveire con i suoi modi che potevano essere divertenti se non ce l'aveva con te, ma al contempo potevano risultare assolutamente fastidiosi se eri tu l'obiettivo delle sue battute.
«Guarda come ti infiammi.» Disse. «Allora hai davvero qualcosa da nascondere.»
Scorpius posò una mano sulla spalla di Al e questo parve rilassarsi impercettibilmente, anche se le sue mani erano ancora strette a pugno. Notai con orrore che le aveva strette così forte che le nocche erano sbiancate.
«Va tutto bene.» Sussurrò impercettibilmente Scorpius. «Non permettergli di vedere.»
Aveva parlato così piano che nessuno riuscì a sentirlo, tranne Albus e me che eravamo seduti sul tappeto di fianco a lui.
«Scusami se voglio sapere cosa dice la gente sul mio conto.» Disse acidamente Al. «E sentiamo, chi fa parte del tuo gruppo di pettegole?»
«Non lo saprai mai, mio caro Alby Bello.» Rispose James. «Ma non cambiamo discorso. Non abbiamo finito di parlare della nostra Rosie. Su di lei sì che ho informazioni.»
Fantastico, non vedevo l'ora.
«Non hai niente.» Dissi monotona, cercando di seguire il consiglio di Scopius, detto anche mastro di indifferenza.
«Niente, uh.» James ghignò. «Niente non è esattamente ciò che mi è stato detto. Al contrario, ho sentito che siete stati avvistati molte sere ad andare in giro per i corridoi del castello quando non eravate di turno per la ronda.»
Si riferiva alle ripetizioni che Scorpius mi stava dando. Solo poche persone fidate ne erano al corrente e non mi andava che la notizia si diffondesse. Soprattutto non mi andava che lo venisse a sapere James.
«Non so di che cosa tu stia parlando.» Dissi, e mi diedi mentalmente una pacca sulla spalla per la freddezza.
«No? E tu invece cos'hai da dire?» Chiese rivolto a Scorpius. «Sembri un po' troppo silenzioso.»
Scorpius parve preso alla sprovvista. Si grattò la testa e fece spallucce. «Certo che io e Rose passiamo molto tempo insieme a Hogwarts. Oltre alle ronde e alle riunioni del Lumaclub, stiamo lavorando a un progetto per la professoressa McGranitt. Ecco perché siamo stati visti fuori dal nostro dormitorio quando non avevamo la ronda. Le sere libere le passiamo a studiare trasfigurazione.»
Progetto uguale a ripetizioni. Potevo amarlo più di così? Era riuscito a trovare una scusa assolutamente plausibile come se niente fosse, senza neppure alterare di troppo la verità.
«Di che progetto si tratta?» Continuò James senza demordere. «Sicuro che si tratti di trasfigurazione e non di anatomia?»
«JAMES!» Urlai io sul punto di prenderlo a schiaffi.
«Andiamo Rose!» Fece questo spazientito. «Non c'è niente di male nell'avere un fidanzato.»
«Chi ha un fidanzato?» Si intromise Hugo.
A quanto pare l'udito eccezionale era prerogativa degli uomini Weasley.
«Nessuno.» Lo misi a tacere io nello stesso momento in cui James rispondeva:«Tua sorella.»
«Uh.» Hugo raddrizzò la schiena. «E chi è?»
«Nessuno.» Replicai di nuovo io, ma nessuno pareva ascoltarmi.
«Scorpius.» Disse James. «Sto cercando di farglielo ammettere, ma non demorde la ragazza. Ti va di aiutarmi?»
Che il suolo si apra e chi mi inghiottisca. Ora.
Hugo parve inorridito. «Non voglio avere niente a che fare con la vita amorosa di Rose, che schifo.»
Amavo mio fratello, l'ho mai detto?
James parve oltraggiato. «Hugo! E' tua sorella. Tu in quanto fratello hai il dovere di proteggerla dagli stronzi che potrebbero farla soffrire.»
«Mi stai dando dello stronzo?v Domandò Scorpius leggermente confuso.
«Be', non esattam…» iniziò James, poi si bloccò di botto. «E' per caso una confessione questa?»
«Rose e Scorpius stanno insieme?» Disse Lily a voce troppo alta. «Da quando? Com'è che io non lo sapevo?»
«E' ciò che sto cercando di scoprire, sorella.»
«Lily, shhht. Abbassa la voce.» Feci io, sul punto di sotterrarmi.
Mia cugina ci raggiunse e si sedette sul tappeto con noi, come se fossimo tutti a un gran pigiama party.
«Allora?» Iniziò, spostando lo sguardo da me al Biondaccio entusiasta. «Dove, come, quando è perché? Non vedevamo l'ora! Teddy! Teddy! Vieni qui a sentire!»
Scorpius ridacchiò. A quanto pare si stava divertendo, l'infame. Massì, tanto non era suo padre a portata di orecchie.
A proposito di padri a portata di orecchie… Ron Weasley si era alzato dal divano e ora si trovava in piedi davanti a noi, proprio dietro a Lily.
«Voglio partecipare anche io a questa conversazione.» Disse con le orecchie rosse. «Sembra interessante.»
«Ronald, lasciali stare.» Lo richiamò bonariamente mia mamma e io pregai che le desse retta.
«Credo che starò qui per un po' invece.» Rispose lui.
Poi, con mio grande orrore, si sedette a gambe incrociate di fianco a Scorpius.
Merda.
«Papà, vai via.» Borbottai coprendomi il viso con le mani.
«E' pronto!» Urlò nonna Molly dalla cucina.
Tirai un sospiro di sollievo. Forse Merlino non mi odiava poi così tanto.
«Salvati dalla nonna.» Mugugnò mio papà.
Mi alzai e feci per seguire gli altri a tavola, ma Scorpius mi trattenne per la manica del maglione.
«Come mai ti preoccupi tanto?» Mi sussurrò all'orecchio.
Sentire il suo respiro sfiorarmi il collo mi diede i brividi.
«A cosa ti riferisci?» Domandai, tenendo lo sguardo fisso davanti a me e sperando che nella confusione nessuno prestasse attenzione a noi.
«Ti comporti come se non volessi che i tuoi parenti sappiano di noi.» Spiegò lui.
«Be', è così.»
Scorpius sembrava ferito. Mi lasciò andare il braccio. «Perché?»
«Non mi sento pronta.» Dissi. «Se lo venissero a sapere non ci lascerebbero più in pace. Possiamo parlarne dopo? Ti prego.»
Scorpius acconsentì, anche se non del tutto convinto.
Prendemmo posto a tavola.
«Scorpius caro, indovina un po'?» Esordì nonna Molly reggendo tra le mani una teglia che emanava un odore disgustoso. «Ho fatto lo sformato di cavolo!»
Ottimo. Scorpius era seduto tra Albus e me, perciò come minimo avrei avuto quella poltiglia sotto gli occhi -e il naso- per tutta la cena.
Albus sembrava del mio stesso avviso mentre sbatteva ripetutamente la testa contro il tavolo, invece gli occhi di Scorpius si illuminarono.
«Fantastico!» Esclamò. «La ringrazio, signora Weasley. Il suo è lo sformato di cavolo migliore dell'Intera Inghilterra.»
«Meno male che è il migliore.» Disse zio George. «Pensa se fosse stato il peggiore che schifo!»
Scoppiammo tutti a ridere.
La nonna alzò gli occhi al cielo e gli diede una pacca sulla spalla.
«Dunque, Scorpius.» Iniziò zio Percy con fare pomposo. «Come procedono i tuoi progetti futuri? E' vero che stai studiando con la Professoressa McGranitt per diventare animagus?»
Mi estraniai da quella conversazione e iniziai a fissare il bicchiere davanti a me. Non mi andava di stare a sentire di come Scorpius avesse le idee chiare circa il suo futuro, mentre io brancolavo ancora nel buio.
Lily, al mio fianco, stava guardando con occhi sognanti Lysander, seduto di fronte a lei.
«Ehi.» Le sussurrai piano all'orecchio. «Come va con Lysander?»
«Non va.» Replicò lei con un sospiro. «Se non si muove, giuro che sarò io a fare la prima mossa.»
Invidiavo molto la sicurezza di mia cugina, io non ne sarei mai stata in grado.
«Fai bene.» Le dissi. «Magari così apre gli occhi.»
Lei alzò le spalle. «Lo spero.»
«Non hai paura del rifiuto?» Le domandai piano.
«Certo.» Mi sorrise lei. «Ma mi fa più paura il rimpianto, non ti pare?»
E fu così che mia cugina quindicenne mi diede una lezione di vita. Aveva maledettamente ragione. Vivere di parole non dette e scelte non prese ti porta alla distruzione.
«E tu e Malfoy?»
Ecco, lo sapevo.
Stupida, Rose!
Non avrei dovuto chiederle di Lysander, in questo modo era logico che lei mi avrebbe automaticamente chiesto di Scorpius.
«Io e Malfoy niente.» Le risposi senza guardarla. Afferrai il bicchiere e bevvi una lunga sorsata di succo di zucca per non doverla guardare negli occhi. «Proprio un bel niente.»
«Però siete tornati amici, no?» Continuò lei con una scintilla di divertimento negli occhi color nocciola. «A Hogwarts vi vedo spesso insieme ultimamente.»
«Mmm, più o meno.» Borbottai. «Aspetta, tu saresti per caso una delle spie di James?»
Lily mi guardò storto. «Una delle cosa?»
Battei piano il pugno sul tavolo. «Dannazione, e allora chi diavolo è?»
«Rose, stai bene?» Chiese Lily poggiandomi una mano sulla spalla con fare preoccupato.
«James sa tutto quello che succede nel castello e afferma di avere delle fonti dalle quali attinge le notizie.» Spiegai a bassa voce per non farmi sentire dal diretto interessato.
«Probabilmente non sarà nessuno e avrà tirato a indovinare.» Scoppiò a ridere lei, gettandosi i lunghi capelli rossi dietro la spalla. «Tipico di James. E' una grandissima pettegola, e penso gli manchi davvero la vita a Hogwarts.»
«Qualcuno mi ha nominato?» Chiese questi nella nostra direzione con un sorriso smagliante.
«Sì.» Disse Lily. «Stavamo sparlando proprio di te»
«Mi raccomando.» Fece lui sventolando nella mia direzione una forchetta sulla quale aveva inforcato una patata arrosto. «Dite solo cose belle.»
«Certo.» Risposi io in tono angelico. «Stavamo constatando il tuo essere un'inguaribile pettegola.»
James mi fece una boccaccia e tornò a concentrarsi sul suo arrosto. Me ne servii un po' anche io e iniziai a mangiare.
«Come va con lo sformato?» Chiesi a Scorpius arricciando il naso.
«Delizioso.» Rispose lui, felice come un bambino davanti a un piatto pieno di caramelle. «Ora è davvero Natale.»
Probabilmente se non fossi stata circondata da una ventina di parenti ficcanaso gli avrei stampato un bacio sulla guancia per dimostrargli quanto fossi felice che lui fosse lì e che si stesse divertendo, ma mi trattenni. Mi limitai a guardarlo e a sorridergli.
Quando distolsi lo sguardo da lui, incrociai quello di mio padre. Scosse leggermente la testa con aria rassegnata e io arrossii. Tentai di assumere un'espressione che dicesse be' che vuoi?, ma non so quanto mi riuscii bene.
I gemelli Scamander e Lily avevano iniziato a parlare dei gorgosprizzi e zio Percy si stava spazientendo.
«Ma insomma! Non esistono queste sciocchezze.» Sbottò indignato. «Lily, ti facevo più intelligente di così!»
Lily alzò gli occhi al cielo. Nemmeno lei ci credeva, ma manteneva le apparenze per far colpo su Lysander, e lo zio stava rovinando tutto quello che lei aveva tentato di costruire in quei mesi, facendole fare una brutta figura, per giunta. Ma lui era fatto così, razionale e pratico fino al midollo, non poteva capire che tutto ciò che Lily desiderava era passare del tempo con il ragazzo per il quale aveva una cotta.
«Signor Weasley, con tutto il rispetto.» Iniziò Lysander allegro, come se un mago con più del doppio dei suoi anni non lo avesse appena contraddetto. «Ma se non ne ha mai visto uno, come può dire che non esistono?»
«Ha ragione, Perc.» Fece zio George con un ghigno. «Devi dar loro almeno il beneficio del dubbio.»
Lo zio Percy parve indignato. «Proprio perché non ci sono testimonianze visive posso affermare con certezza che i gorgosprizzi non esistono.»
«E' qui che si sbaglia, signore.» Intervenne Lorcan con voce pacata e sporgendosi sul tavolo come se fosse stato sul punto di confidare un terribile segreto. «Nonno Xenophillius li ha visti! E ha assistito anche agli effetti che questi hanno sul cervello umano: se ti entrano nelle orecchie sei destinato alla pazzia.»
«So io chi è il pazzo qui.» Borbottò zio Percy guadagnandosi un'occhiataccia dalla povera Lily.
«Tu?» Chiese angelicamente zio George facendo ridere tutti.
«Oh, ma piantala, sei proprio un ragazzino!» Gli sputò contro l'altro.
Zio George si toccò il petto fingendosi commosso. «E' il complimento migliore che potessi farmi.»
Zio Percy si imbronciò e tornò a mangiare il suo arrosto, mugugnando che i ragazzi del giorno d'oggi sono tutti dei perdigiorno che non faranno mai strada nella vita.
«Parliamo di cose serie.» Iniziò Albus rivolgendosi sia a me che a Scorpius. «Cosa facciamo durante queste vacanze?»
«Film babbani.» Rispondemmo all'unisono io e Scorp, per poi scambiarci un'occhiata complice.
Infatti, ogni volta che questo si fermava dai Potter per le vacanze, ci rintanavamo in camera di Albus per vedere qualche film babbano. Spesso capitava che mi addormentassi sul letto di mio cugino e che quindi non tornassi a casa per la notte, suscitando la rabbia di mio padre, ma me la levavo di dosso con un scrollata di spalle.
«Sì, la sera.» Disse Albus. «E di giorno?»
«Ci inventeremo qualcosa.» Disse Scorpius.
«Potremmo giocare a Quidditch qui alla Tana qualche volta.» Azzardò Al, lanciando un'occhiata in mia direzione.
Io sventolai una mano per aria. «Come vi pare, basta che non mi coinvolgete. Io me ne starò in casa con una cioccolata calda e un libro.» Guardai nella direzione di Scorpius e lui sogghigno. «Davanti al fuoco…- Continuai, avvicinandomi a lui. «Veramente preferisci stare fuori al gelo con Al piuttosto che con me, un libro e un camino ardente?»
Sbattei gli occhi come un cucciolo bastonato, sforzandomi di non scoppiargli a ridere in faccia.
«Non ci credo!» Sbottò Albus incrociando le braccia al petto. «Non farti corrompere, Scorpius.»
Questi ci pensò un attimo, poi assunse una finta aria altezzosa.
«Be'.» Disse, pulendosi gli angoli della bocca con un tovagliolo. «Tu non vuoi dire a nessuno che stiamo insieme quindi dubito che potremmo fare alcunché davanti al fuoco, no?»
Albus scoppiò a ridere e io alzai gli occhi al cielo fingendomi irritata, anche se sentii una punta di rossore colorarmi le guance.
«Mi stai forse ricattando, Malfoy?»
«Forse.» Fece lui con un sorrisetto maligno.
«Bravo.» Albus gli diede una pacca sulla spalla. «Rimani fedele al tuo migliore amico.»
«Tecnicamente,» iniziai, ma Albus mi fermò alzando una mano. «Shht, non voglio sentire obiezioni. Il suo migliore migliore migliore amico sono io!»
«E chi lo dice, tu?» Chiesi divertita.
«Lo dice il codice degli amici.» Rispose lui con sufficienza. «Tu hai già il titolo di fidanzata, non puoi essere anche la  migliore amica.» Si bloccò e gli si disegnò un ghigno sulle labbra che avrei voluto cancellare a suon di fatture. «Ah no, quel titolo ancora non lo hai ufficialmente, dato che non lo vuoi dire a nessuno.»
Lo guardai male e feci per rispondergli a tono, quando Scorpius tossicchiò.
«Ehm, sono proprio qui.» Fece notare. «Seduto in mezzo a voi.»
«Giusto!» Esclamò Al, come se se ne fosse accorto in quel momento. «Così puoi dirle che il tuo migliore amico sono io.»
«Certo, Albus.» Disse Scorpius.
Io mi finsi oltre mondo offesa e gli diedi un pizzicotto sul fianco facendolo saltare in aria. Scorpius soffriva il solletico.
«Se non vuoi che inizi a farti il solletico.» Lo minacciai tirandogli un altro pizzicotto. «Dovrai rimangiarti tutto.»
«Va bene, va bene.» Disse lui prendendomi le mani per farmi stare ferma.
I suoi occhi si puntarono nei miei e mi sorrise, un sorriso che mi era mancato durante tutto quel tempo che eravamo stati lontani. Quel sorriso che sognavo la notte e che era contemporaneamente il mio sogno più bello e il mio incubo più temuto.
«Mi rimangio tutto.» Sussurrò piano, incrociando le dita alle mie.
«Siete così palesi.» Commentò Albus disgustato. «Che mi domando come sia possibile che zio Ron non abbia ancora affatturato Scorpius.» Distolsi velocemente lo sguardo e sciolsi le dita da quelle di Malfoy. Lui, invece, sembrava tranquillo e diede una leggera spallata all'amico. Perché ero l'unica che si preoccupava? Forse... Forse avrei solo dovuto dirlo. Mio padre avrebbe capito. Lo cercai con lo sguardo e lo beccai mentre guardava Scorpius con fare truce. Okay, ripensandoci, dire la verità non sembrava più un'opzione tanto allettante. Inoltre, se mi avesse fatto soffrire di nuovo, come lo avrei spiegato? A quel punto sì che papà lo avrebbe ucciso, e io, mi duole ammetterlo, non mi fidavo ancora ciecamente di Scorpius. Mi ero fidata un tempo. Anni fa credevo che non avrebbe mai fatto alcunché che potesse ferirmi, ma mi ero sbagliata. Mi aveva distrutta con l'arma più letale che si possa usare per frantumare i sentimenti di una persona: l'indifferenza. Improvvisamente mi rattristai e allontanai il piatto di arrosto, cupa come non lo ero stata da tempo. Mi era passata la fame.
 
Entrai in casa e mi beai del calore del salotto con un sospiro. Fuori l'aria era gelida e la neve continuava a cadere copiosa senza aver intenzione di smettere. Dietro di me Scorpius rabbrividì nel suo mantello nero e mio fratello Hugo starnutì.
«Ew.» Feci una smorfia io. «Metti la mano davanti alla bocca, pulce.»
«Oh, tesoro.» Mia madre gli posò una mano sulla fronte con fare preoccupato. «Temo ti stia venendo la febbre. Ora ti preparo una pozione per l'influenza, fila a letto.»
Eravamo tornati presto quella Vigilia, tantoché la mezzanotte non era ancora scoccata, perché l'indomani papà e zio Harry avrebbero avuto entrambi il turno di pattuglia la mattina presto, perciò ci fermammo dalla nonna solamente per la cena e per scambiare gli auguri con il resto della famiglia.
«Scorpius, Rose, volete una bevanda calda allo zenzero?» Chiese la mamma sparendo in cucina. «Ronald? Vuoi qualcosa?»
Papà sbucò dalla porta di casa e starnutì anche lui come aveva fatto Hugo. La mamma mise la faccia fuori dalla porta della cucina e sospirò. «Una pozione per l'influenza anche per te. Ragazzi.» Disse poi rivolta a me e a Malfoy. «Attenti a non farvi contagiare, almeno voi. Non voglio avere un ospedale in casa per tutte le vacanze»
«Non posso ammalarmi.» Mugugnò papà soffiandosi il naso. «C'è un sacco di lavoro da sbrigare al ministero.»
«Non preoccuparti, Ron.» Lo rincuorò la mamma posandogli una mano sulla spalla. «Starai benone.»
«Mamma, tu vai a preparare la pozione per papà e Hugo.» Proposi mentre appendevo il mio mantello e quello di Scorpius all'appendiabiti. «Io e Scorpius ce la caveremo.»
«La stanza degli ospiti è quella di fianco a quella di Rose e di fronte a quella di Hugo.» Spiegò lei con fare pratico a Scorpius, come se io non lo sapessi. «E' già tutto pronto, dato che non la usa mai nessuno. Fai come se fossi a casa tua caro.»
«La ringrazio infinitamente per la vostra ospitalità, signora Weasley.» Rispose lui educatamente con un leggero sorriso che fece fare una capovolta al mio stomaco anche se non era rivolto direttamente a me.
Mio padre borbottò qualcosa circa il fascino Malfoy e seguì la mamma nel suo studio, dove teneva tutti gli ingredienti per preparare le pozioni.
«Tè di Natale alla Rose?» La mia era una domanda retorica, sapevo che Scorpius odiava lo zenzero mentre adorava il tè che preparavo io.
«Mi conosci.» Mi sorrise lui mentre prendeva posto al tavolo della cucina. «Se a casa dovessi proporre di versare del succo di arancia nel tè mi caccerebbero.» Si bloccò e ci pensò un attimo. «Il che non sarebbe neppure così male.»
Misi l'acqua sul fuoco e presi due tazze con il tè, il succo di arancia e la cannella, e poi mi sedetti di fianco a lui.
«Non ti mancherebbe nemmeno un po'?» Chiesi. «Casa tua, intendo.»
So che le situazioni erano diverse, e che io probabilmente non potevo capire, ma non avrei mai avuto il coraggio di lasciare per sempre la mia famiglia. L'idea di andarmene di casa in generale mi faceva paura. Vivere per conto proprio era una sfida che non ero sicura di riuscire a intraprendere ancora.
«No.» Scorpius sembrava tranquillo. «Non vedo l'ora dell'anno prossimo, così non dovrò tornare più. E poi, la tua famiglia non sempre corrisponde al sangue. Lo hai detto anche tu, no?»
Arrossii violentemente al riferimento a quanto successo qualche giorno prima a King's Cross con suo padre, quando avevo -incoscientemente- affrontato Draco Malfoy. Con tutto quello che era successo, me ne ero quasi dimenticata.
«Oddio.» Esclamai portandomi le mani alla bocca e spalancando gli occhi. «Che cavolo ho fatto? Mi dispiace, Scorpius. Ho aumentato i problemi con tuo padre? Mi dispiace così tanto.»
Il solo pensiero che Draco Malfoy si fosse arrabbiato ulteriormente con lui a causa mia mi distruggeva. Volevo che risolvessero le loro questioni in sospeso, non volevo aggravare la situazione.
Scorpius alzò lo sguardo su di me, e i suoi occhi erano cristallini come vetro verde chiaro, ma non erano freddi. Al contrario, pareva quasi commosso.
Mi prese la mano e se la portò alle labbra. «Rose, sei troppo buona.» Mi posò un leggero bacio sul palmo e una scarica di brividi mi corse lungo tutto il braccio e la schiena, come se qualcuno avesse appena aperto la finestra. «Stranamente mio padre non ha menzionato più di tanto la questione. Si è comportato come se non fosse successo niente.»
Sentirglielo dire mi rincuorò un po', ma mi sentivo comunque in colpa, e Scorpius lo capì. Ovvio. Facevo prima ad andare direttamente in giro con un cartello con scritto quello che provavo a caratteri cubitali, a quel punto.
«Ehi.» Scosse la mano che stringeva ancora tra le sue per richiamare la mia attenzione. «Smetti di sentirti in colpa. Ho apprezzato davvero tanto quello che hai fatto per me a King's Cross, e credo di doverti delle scuse.»
Cosa?
Gli misi la mano libera sulla fronte. «Sicuro di non avere anche tu l'influenza?»
«No.» Sorrise lui, sistemandomi una ciocca di capelli che era sfuggita dalla mia coda dietro l'orecchio. «Ho solo capito che avevi ragione tu: sarei dovuto venire qui sin dall'inizio. Dovrei darti retta più spesso, sei la voce della mia coscienza.» Ci pensò qualche istante e poi aggiunse subito. «Ma non dirlo ad Albus. Sai com'è lui.»
Sì, lo sapevo.
La teiera iniziò a fischiare. Mi destai dal sonno ipnotico nel quale ero piombata mentre osservavo il Biondaccio -sì, lo chiamo ancora Biondaccio- e sventolai la bacchetta.
Due tazze fumanti si posarono con grazia davanti a noi. Ne presi una e la sollevai verso di lui, sentendomi stranamente in pace con me stessa.
Chissà, magari non doveva andare sempre tutto per il verso sbagliato.
Tzé. Illusa, Rose. Sei una povera illusa.
Già, ma io allora ancora non lo sapevo.

Circa una mezz'ora più tardi, andammo a letto.
«Hai bisogno di qualcosa?» Chiesi, davanti alla porta della stanza degli ospiti. «No, Rose. Me lo hai già chiesto cinque volte. Sono a posto.»
Sospirai. «D'accordo. Allora buona notte.»
Scorpius mi guardò, come indeciso sul da farsi. Poi sembrò mandare tutto al diavolo e si chinò su di me. Per un istante pensai volesse baciarmi, poi però spostò le labbra sulla mia guancia. «Buona notte anche a te, Rosie.»
Si richiuse la porta alle spalle e io rimasi per qualche secondo a fissare il legno marrone di questa, finché non sentii tossicchiare alle mie spalle.
Merda.
«Non è come sembra.» Esclamai, ancor prima di voltarmi. «Sto andando a dormire. Giuro.»
Mio padre mi fissava a braccia incrociate e con sguardo imbronciato. «Farò finta di non aver visto niente perché è Natale e questo raffreddore mi distrugge.»
Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo e sfoggiai l'espressione più angelica del mio arsenale. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. «Ti senti ancora tanto male?»
Lui mi diede qualche colpetto sulla schiena e poi mi posò un bacio sulla fronte. «Non preoccuparti, Rosie. Sai che la pozione della mamma fa miracoli.»
«Grazie per aver permesso a Scorpius di stare da noi questa notte.» Borbottai contro il suo petto, tentando di celare il rossore delle mie guance con i capelli.
«Non avrei potuto fare altrimenti.» Rispose lui con un leggero sorriso, allontanandosi per guardarmi in viso. «Mi ricorda una persona alla tua età.»
Non capivo il senso di quell'affermazione, ma avevo bisogno di rimarcare il fatto che Scorpius non somigliava a Draco Malfoy. «E' completamente diverso da suo padre! Dovresti saperlo, ormai.»
«Lo so, infatti.» Mio padre si diresse verso la sua camera e mi parlò dandomi le spalle. «Buona notte, Rose. E mi raccomando, resta in camera tua. Non costringermi a chiudere la porta a chiave.»
Oltremodo imbarazzata, mi limitai ad annuire vaga.
«Se non ti ricorda Draco Malfoy, allora chi ti ricorda?» Domandai testarda, non capendo il filo del suo discorso.
Mio padre si voltò, una mano già sulla maniglia della porta della sua camera da letto. «Zio Harry. Mi ricorda zio Harry, il mio migliore amico.»

 
Entrai in camera e mi sbrigai a struccarmi e a prepararmi per andare a dormire. Ero molto stanca a causa di tutto quello che era successo quella sera, ma si trattava di una stanchezza più mentale che fisica. Mi sentivo vuota, ma allo stesso tempo sul punto di esplodere.
Mi infilai il pigiama, composto da un paio di pantaloncini corti e da una canottiera viola con sopra la stampa di un gufo, e mi buttai a letto. Accesi la lampada che si trovava sul mio comodino e presi un libro da leggere, nella speranza di tenere occupati i pensieri che mi frullavano nella testa come agitati da un frullatore. Se mi concentravo, riuscivo a sentire il ronzio degli ingranaggi del mio cervello che si stava surriscaldando.
Troppe domande mi affollavano la mente, prima di tutte: che cavolo era successo due anni prima, quando improvvisamente Scorpius aveva deciso di bandirmi dalla sua vita? Che cosa potevo aver mai fatto?
Pensa, Rose. Mi dissi. Che cos'hai sbagliato?
Niente.
Ecco qual era la risposta: non avevo fatto proprio un bel niente.
E allora perché...?
Rinunciai alla lettura, gettai il libro in fondo al letto e mi misi a fare mente locale di tutto ciò che lui si era lasciato scappare sulla questione.
Si era detto, ancora a Ottobre, disposto a metterci una pietra sopra, anche se pensava di meritare delle scuse. Era quindi convinto che io gli avessi fatto qualcosa. Ma cosa?
Dopo una mezz'ora buona, giunsi alla conclusione che eravamo entrambi due grossi idioti, me per prima. Bastava chiederglielo, mettendolo con le spalle al muro. Questa volta non poteva negarmi una risposta.
Presi un respiro profondo e mi ripromisi che l'indomani mattina la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata chiedergli -anzi, pretendere- una spiegazione. Dopotutto, credevo di meritarla.
Lanciai uno sguardo all'orologio appeso al muro di fronte a me e notai che era mezzanotte, ovvero era Natale.
«Auguri, Rose.» Sussurrai piano tra me e me.
Di lì a poco un mucchio di regali sarebbe spuntato ai piedi del letto, ma quell'anno mi importava poco. Lo spirito natalizio mi aveva abbandonata, lasciandomi addosso un fastidioso velo di cinismo difficile da allontanare, perciò l'ultimo dei miei pensieri erano i regali.
Sentii un rumore alla porta, come se qualcuno stesse bussando. Si trattò di un paio di colpi leggeri, sferrati con delicatezza, come se non si volesse che questi fossero percepiti.
Mi alzai di scatto con il cuore in gola e aprii piano la porta per evitare che cigolasse e svegliasse i miei genitori.
«Scorpius?» Esclamai a voce un po' troppo alta.
«Shht.» Fece lui con una punta di panico nella voce. «Ti ho per caso svegliato?»
«No, no, stavo leggendo.»
Balla. Rose, non si dicono le balle a Natale.
Scorpius lanciò un'occhiata dietro di me. «Cosa leggevi?» Chiese, mentre cercava con gli occhi l'ipotetico libro che ipoteticamente stavo leggendo.
«Orgoglio e pregiudizio.» Risposi senza pensare, e lui ridacchiò.
«Di nuovo?» Mi sorrise con complicità. «Sarà la quinta volta!»
«La settima.» Dissi con un'alzata di spalle.
Volevo chiedergli che cosa ci facesse sulla soglia della mia camera, ma non volevo che se ne andasse.
Ci guardammo per qualche istante, poi si passò una mano tra i capelli. «Oh sì, giusto. Sono qui per farti gli auguri.»
«Oh.» Non me lo aspettavo. «Grazie. Auguri anche a te.» Gli presi la mano e feci per tirarlo in camera, ma lui si ritrasse. «No no, Rose. Non sono qui per questo.» Disse, agitato e con la voce bassissima, guardandosi attorno come se si stesse nascondendo da un branco di lupi affamati. «Volevo davvero essere il primo ad augurarti Buon Natale.»
Lo guardai storto. Aveva i capelli leggermente scompigliati, segno che aveva provato a dormire e non ci era riuscito, e i suoi occhi, nell'oscurità, parevano fondi di bottiglia. Se ne stava lì, davanti alla mia porta con indosso una maglietta nera a maniche corte e un paio di pantaloni verde scuro, e per me era comunque bellissimo.
Mi diedi un'occhiata dalla testa ai piedi e mi venne da morire. Non solo ero in pigiama, senza un filo di trucco e con i capelli che sparavano da tutte le parti, ma stavo mostrando anche un sacco di pelle.
Scorpius mi studiò dalla testa ai piedi e io sentivo i punti dove si posavano i suoi occhi ardere come tizzoni ardenti. Quando si rese conto che mi stava fissando, distolse velocemente lo sguardo e arrossì leggermente. Le sue guance si tinsero di una delicata sfumatura di rosso che, sulla sua carnagione pallida, spiccava ancora di più. Scorpius Malfoy che arrossiva? Impossibile. Dovevo avere le allucinazioni.
«Be', credo si meglio che vada.» Borbottò, imbarazzato come mai lo avevo visto. «Ancora Buon Natale.- Fece un passo in avanti per darmi un bacio sulla fronte e io capii. Quello scemo aveva paura che mio padre lo beccasse in camera mia e lo castrasse. Allora non era poi così tanto tranquillo come ostentava, eh.
Lo presi per la maglietta e lo trascinai in camera, chiudendo la porta alle sue spalle.
«Non essere ridicolo!» Sbottai alzando gli occhi al cielo, ma in realtà ero molto divertita. Vedere Scorpius impacciato e a disagio era un'esperienza più unica che rara. «Puoi stare qui per un po'.» Presi la bacchetta e la puntai contro la porta. «Muffliato.»
«Rose, davvero, non credo…»
Mi avvicinai a lui e gli misi le mani sul petto. «Scorpius Malfoy che ha paura, chi lo avrebbe mai detto?»
Scorpius deglutì e mi guardò serissimo. «Be', diciamo che tengo alla mai pelle e se tuo padre mi becca qui, mi uccide.»
Mi venne da ridere, anche se aveva ragione: se mio padre ci avesse beccato in camera mia da soli a quell'ora, anche solo mentre giocavamo a carte completamente vestiti, avrebbe ucciso Scorpius e messo in un convento per suore di clausura me.
Ripensandoci non c'era niente da ridere.
«Non ci sentirà. Ho usato un muffliato per insonorizzare la stanza, puoi parlare anche ad alta voce.» Tentai tranquillizzarlo -e di tranquillizzare me stessa.
Gli passai le mani attorno al collo e mi alzai in punta di piedi. «Ora lascia che ti dia la buonanotte come si deve.»
Scorpius mi allacciò le braccia attorno alla vita e mi attirò a sé, annullando la distanza tra i nostri corpi e facendo scontrare le nostre labbra con forza.
Lo presi per la mano e lo condussi verso il letto, non più padrona del mio cervello. Scorpius mi seguì, seppur titubante, e quando si sdraiò sopra di me si sorresse sui gomiti per non gravare sul mio corpo. I nostri baci erano ora più lenti, profondi e mancavano della foga iniziale. Scorpius mi passò una mano lungo tutto il braccio nudo, fino alla spalla, per poi posarla sulla mia guancia.
«E' ufficiale.» Borbottò, stampandomi un bacio sul collo che mi fece il solletico. «Se tuo padre mi becca qui, mi uccide.»
Io ridacchiai e gli scostai dagli occhi un paio di ciuffi biondi che gli erano ricaduti sulla fronte. «Rilassati, non gli permetterò di ucciderti.»
Lo baciai di nuovo, ma mi resi conto che io per prima non riuscivo a rilassarmi, e la colpa non era di mio padre. Sentivo che qualcosa non andava, come se mancasse un pezzo al puzzle che mi ero decisa a ricostruire.
Mi ero ripromessa che l'indomani mattina gli avrei chiesto spiegazioni e tecnicamente in quel momento era già mattina, però non volevo smettere di baciarlo. Eppure, sentivo di non poter essere completamente me stessa, c'era ancora qualcosa di irrisolto tra di noi, e non avremmo potuto costruire una relazione stabile finché non ci fossimo detti tutto.
«Scorpius.» Sussurrai sulle sue labbra. «Scorpius. C'è una cosa che ancora non capisco.»
«Che cosa?»
«Perché hai smesso di parlarmi due anni fa?» Chiesi, cercando di mantenere ferma la voce. Il suo respiro irregolare che mi sfiorava sul viso era una grande fonte di distrazione, ma tentai di rimanere concentrata. «Non ti ho fatto niente. Ci ho pensato e ripensato, eppure non riesco a trovare un singolo motivo che possa spiegare razionalmente il tuo comportamento.»
Scorpius si allontanò leggermente, sollevandosi sui gomiti e mi guardò confuso. «E tu ne vuoi parlare adesso?»
«Sì.» Risposi convinta. Non riuscivo a lasciarmi andare. Mancava qualcosa, e quel qualcosa era la verità: in quella situazione di bugie e parole non dette non riuscivo a fidarmi completamente di lui. Dovevo sapere e dovevo saperlo in quel preciso istante.
«E' storia passata.» Disse Scorpius. «Davvero, non c'è problema se ti sei fatta prendere la mano e lo hai raccontato a un paio di persone.»
Mi bloccai. «Di che cosa stai parlando?»
«Certo, mi hai causato un po' di problemi.» Continuò lui leggermente irritato. «La gente mi fermava per i corridoi e si metteva a piangere, i Grifondoro mi hanno tormentato per un bel po' e ancora oggi mi rinfacciano la cosa, però ci ho fatto l'abitudine. Ormai è acqua passata.»
Lo allontanai da me e mi sedetti a gambe incrociate sul letto, inclinando il capo di lato.
Era serio o mi stava prendendo in giro?
«Ma cosa stai dicendo?» Domandai il più delicatamente possibile per evitare di mettermi a ridere. «So che i Grifondoro ti danno del piagnone da anni ormai, ma io che cosa posso c'entrare in tutto questo?»
Non era mica colpa mia se alcuni dei miei compagni di casa erano stupidi e si divertivano così.
«Cosa c'entri tu?» Mi chiese, sedendosi di fronte a me e guardandomi più confuso di prima. «Tu gliel'hai detto.»
«Detto cosa?» Seriamente, mi sentivo una deficiente. Doveva essere tutto un grosso scherzo.
Scorpius prese un bel respiro e spiattellò ogni cosa. Con il senno di poi, avrei quasi preferito non sapere. «Okay, è inutile che continui a fingere di non ricordare nulla, Rose. Ti ho detto che è acqua passata, me ne sono fatto una ragione e ho voltato pagina, non capisco perché continui a tirare in ballo la questione.-
«Scusami?» Alzai un sopracciglio, pronta a lanciargli una fattura, o direttamente un pugno, se solo fosse andato avanti a parlarmi così.
«So tutto. So che hai detto in giro della lettera. Così come hai detto in giro che ti ho baciato. E so anche che mi hai dato del patetico, so tutto quello che hai detto di me.» Mi guardò con sguardo colmo di delusione. «Avresti dovuto vederlo. Mi ha detto che mi ama. Patetico, è stato davvero patetico. Ovviamente non ho risposto, perché se lo avessi fatto, gli sarei scoppiata a ridere in  faccia
Pronunciò quelle parole come se fossero state le battute di un copione che aveva imparato a memoria. Battute di un copione che però non avevo scritto io.
Mi bruciavano gli occhi per il nervoso. Strinsi le mani a pugno per evitare di tremare.
«Scorpius.» Dissi, la voce rotta, non so se per la rabbia o se per la disperazione. «Non ho mai, mai, fatto o detto nulla di simile! Chi ti avrebbe riferito tutto questo? No, aspetta, so già la risposta. E' stata Giorgina!» Mi ritrovai a urlare, ormai non più in grado di trattenermi. I tasselli del puzzle stavano andando pian piano al loro posto. «Non posso credere che tu le abbia creduto. Come hai potuto? Eri il mio migliore amico e… e tu mi hai distrutto. Per Giorgina.»
«Non venire a farmi il discorso del migliore amico.» Rispose lui freddo. «Me lo sono già fatto io, più e più volte. Pensavo che non avresti mai potuto farlo, credevo che non saresti mai arrivata a tanto.»
«E allora perché le hai creduto?» Gli sibilai addosso. «Perché non sei venuto a parlare con me? Ti avrei spiegato come stavano le cose.»
Scorpius abbassò lo sguardo e quando parlò la sua voce era poco più alta di un sussurro.
«E' vero, Giorgina mi ha detto che stavi diffondendo voci su di me, ma io non le ho creduto.» Disse. «Pensi davvero che avrei potuto crederle senza prima sentire la tua versione dei fatti? Pensi davvero che avrei potuto rinunciare alla tua presenza costante nella mia vita sulla base di voci di corridoio?»
«E allora cos'è successo?» Domandai ridimensionando leggermente la voce. La voglia di prenderlo a schiaffi mi era improvvisamente passata. «Perché non sei venuto da me a chiedere spiegazioni?»
«Perché non ne avevo bisogno.» Disse. «Io ti ho vista.»

NOTE DELL'AUTRICE
Hello… it's me!
Ehm, salve!
No, non sono morta, non temete! Sono solamente stata sommersa dallo studio e dalle simulazioni per la maturità. Ero così piena di pensieri che non riuscivo più a scrivere, ed è stato terribile. Non mi sembra vero di aver finalmente concluso questo capitolo -che è palloso da morire, ma era necessario, credo- e di aver pubblicato. Il prossimo sarà più interessante e arriverà prima del 6 Gennaio perché è già mezzo scritto, promesso!
Se siete ancora lì, a leggere questa storia, vi ringrazio infinitamente. Davvero, grazie mille. <3

Francesca
P.S. molti sono rimasti sorpresi dal fatto che Albus sia gay e vorrei spendere qualche parola a riguardo: davvero, mi spiace se non condividete questa scelta, ma io l'ho sempre immaginato così. E credo che il mio Albus, quello di cui io ho scritto, non possa essere altrimenti. Come dice Rose qualche capitolo indietro, Albus ama Jerome, e va bene così. Mi dispiace se non ce lo vedete, ma Al è lo stesso Al dei primi capitoli! Il suo carattere non è cambiato: è sempre stato appassionato di moda ed è sempre stato esuberante, ma allo stesso tempo insicuro. Perciò non temete, è Albus, lo stesso Albus che -forse- avete iniziato ad amare nei primi capitoli, con la differenza che ora anche lui è innamorato. Il fatto che la persona che ama sia un ragazzo non influisce sul suo carattere o sul suo personaggio. :3 <3 Ripeto, mi dispiace tanto se non ce lo vedete gay, ma spero che continuiate ad amarlo comunque, semplicemente perché è sempre lui, sempre il nostro Al. <3

  
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