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Autore: Giuka    09/03/2009    10 recensioni
Raccolta su Jared e Kim, la mia coppia preferita nella saga di Twilight. Nono capitolo: Il sentimento che ci univa era già oltre a tutti i problemi adolescenziali. Era uno scalino superiore, un tale livello di coinvolgimento e adorazione che nemmeno la morte avrebbe potuto spezzare. Ora sapevo che saremmo potuti stare lontani anche anni: il nostro amore eravamo noi stessi. Perderlo avrebbe voluto dire perdere la nostra identità.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jared Cameron, Kim
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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Consiglio di ascoltare Halo di Haley James Scott mentre leggete questo capitolo. Vi assicuro che è perfetta.

 

My Gravity - Jared and Kim

 

Imprinting

 

 

È incredibile come la vita possa cambiarti così da una settimana all’altra. Quattordici giorni fa ero un semplice ragazzo, certamente bello, simpatico, popolare ,affascinante e molto modesto. Poi quella febbre che non se ne va, la nausea, i brividi, le vertigini, e di colpo mi trovo chiuso in una stanza con Sam Uley che mi dice “Sei un licantropo. Ti stai trasformando. Tra poco finirà”. Un attimo dopo un tumulto di pensieri confusi mi arrivavano da Sam, che mi guardava tranquillo sotto forma di lupo. Poi capii: anche io ero un lupo. Una bestiaccia pelosa ed alta come un cavallo. Dopo la confusione, però, il mio primo pensiero fu: che figata.
Perché devo ammettere che dopotutto non è così male. Sono il protettore di La Push e sono molto forte e velocissimo. In più trasformarsi in lupo e correre per la foresta è la sensazione più … libera che abbia mai provato.

Jared, farai tardi a scuola. Mancano pochi minuti alla campanella.

Sbuffo, infastidito. Sam sa sempre togliere tutto il divertimento.

Ritrasformati, Jared. Non puoi saltare un altro giorno di scuola, sono già due settimane di assenza. E comunque sei a meno di dieci metri dalla strada: rischi che qualcuno ti veda.

Ricevuto capo. Ci vediamo dopo.

Riesco a malapena a sentire la sua risposta affermativa prima di sentire il mio corpo contrarsi verso dentro, ossa, pelle e organi: tutto viene risucchiato da un vortice immaginario al centro esatto del mio petto e di colpo sono di nuovo umano. Non è una bella sensazione sentire il proprio corpo non risponderti più, ma dopotutto non è nemmeno spiacevole: semplicemente insolita.
Mi rivesto in fretta con gli abiti che tenevo legati alla gamba raccogliendo poi lo zainetto che avevo retto tra i denti. Dentro ho messo una paio di scarpe logicamente nuove, dato che improvvisamente il mio numero di scarpe è passato da un quarantuno ad un quarantasei e mezzo. Anche gli abiti sono nuovi: se prima con il mio metro e settantacinque di altezza ero un ragazzo nella media, ora il mio metro e novantacinque darà sicuramente nell’occhio. Ormai è impossibile non notarmi, anche perché non ho esattamente confidenza con il mio nuovo corpo: sono troppo grosso e dimentico sempre di occupare molto più spazio rispetto a quattordici giorni fa.
Esco velocemente dal bosco passando per un sentiero nascosto. Facendo attenzione a non farmi vedere, mi unisco alla folla di studenti che si avvia verso l’edificio scolastico ed entro dal cancello sorridendo tranquillo: oggi è uno dei rari giorni di sole qui a La Push e tutto brilla, ma forse è solo una mia impressione data dall’euforia. Subito i miei amici mi si fanno attorno: Mark, James, Albert, Robert, Allison, Claire … Ci sono proprio tutti.
“Jared accidenti … Sei più alto o sbaglio?” mi chiede Allison, guardandomi stranita -come tutti, d’altronde-.
Sospiro e comincio con le bugie “Non sbagli. Il dottore ha parlato di crescita improvvisa con febbre. Non sapete che dolori. Capita però, a questa età...” dico, sorridendo ammiccante. Impossibile non credermi.
“Wow … Beh, hai preso da qualcuno nella tua famiglia?” chiede di nuovo lei, sorridendo complice. È carina Allison: mi piace da quasi un anno.
“Mio nonno paterno. Era alto quasi due metri e cinque centimetri.” concludo, facendole capire che non ho più molta voglia di parlarne. Lei sembra capire, perché si limita a sorridere e prendermi a braccetto mentre entriamo: dopo le lezioni voglio chiederle un appuntamento. Gli altri si dileguano ridacchiando e gettandoci occhiate maliziose.
“Beh, ci vediamo durante la pausa Jared. Io adesso ho spagnolo. Tu?” mi chiede sorridente.
“Inglese.”
“Ah, a proposito: sai quella sfigata della tua compagna di banco?”
Uhm. Mi pare si chiama Kat: piccola, minuta, viso appena passabile e soprattutto timidissima. Appena mi vede arrossisce e abbassa lo sguardo. Non che desideri le sue attenzioni: io non apprezzo particolarmente le secchione.
“Mmh. Che ha fatto?”
Allison ridacchia, sinceramente divertita “Mi ha chiesto di te, tre giorni fa. Mi ha chiesto se sapessi perché fossi assente.”
Probabilmente glielo ha chiesto il professore: non capisco cosa ci sia da ridere.
“Beh?”
“Dovevi vederla. Era tutta rossa,balbettava tanto che per dire una parola ci ha messo almeno cinque minuti. Penso abbia una cotta per te.” aggiunge, ridendo all’idea che una come lei possa stare con me. Rido anche io.
“È  un problema suo, io ho altri interessi...” dico, guardandola dritta negli occhi. Lei sorride e mi stampa un bacio sulla guancia, mentre si allontana verso l’aula di spagnolo. Quanto è bella.
Entro nell’aula di inglese un attimo prima del professore che chiudendo la porta mi guarda stupito proprio come tutti i presenti nell’aula. Mentre lui intima il silenzio alla classe vado verso il mio banco –Kat non c’è, stranamente: in quanto secchiona è sempre presente- dove appoggio lo zaino e ritorno verso il professore per giustificare l’assenza.
Mentre sono chino sulla cattedra, aspettando che professore controlli la firma sulla mia giustificazione, sento la porta aprirsi di scatto.
Nell’aula era appena entrata, piuttosto goffamente a dirla tutta, una ragazza piccola e minuta, Kat, credo. Mentre il professore la rimprovera per il ritardo la osservo con la coda dell’occhio partendo dal basso: i piedi, stretti in un paio di stivaletti indiani, sono rivolti verso l’interno, chiaro segno di imbarazzo. Indossa un vestitino di lana nero che cade dritto sulle sue forme inesistenti; si tortura le mani nervosamente, intrecciandole in continuazione. Che sfigata. Ha delle belle labbra: carnose e rotonde, coronate da un piccolo naso all’insù, ma la forma del viso rovina tutto, così pure gli occhi, che sono troppo piccoli. Si morde nervosamente un labbro e sospira, come se fosse indecisa: poi la vedo fare un piccolo respiro e stringere le mani a pugno prima di alzare il volto e fissarmi negli occhi.

 

 

Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.

 

 

Il mio cuore impazzisce. Il mio corpo impazzisce. Io impazzisco.
È una sensazione strana, simile a quella della mia trasformazione da lupo ad umano: sento ogni singola cellula del mio corpo -Ogni.Singola.Cellula- venir risucchiata verso un singolo punto. Lei. Sono costretto a fare un passo avanti tanta è la forza del suo richiamo e mentre dentro di me c’è un turbine di emozioni che mi serrano lo stomaco lei splende: sono costretto a socchiudere gli occhi tanta è la luce che emana. La sua luce mi scalda, mi culla, mi sommerge: è inutile combattere. In un attimo affogo dentro di lei e so che non ne uscirò mai più. È come un’inondazione: accade tutto troppo velocemente, non posso impedirlo. Non che lo voglia, comunque.
In questo momento tutto mi è così chiaro: io sono nato per lei. Non c’è un altro motivo: non mi interessa proteggere La Push, la mia famiglia e i miei amici; li ucciderei tutti se lei me lo chiedesse, perché io devo proteggere solo lei. Lei che non soffrirà mai, lei che non piangerà mai. Amarla. Proteggerla. Renderla felice. Queste sono le mie uniche ragioni di vita da ora, il resto non conta più nulla.
Mentre il professore la rimprovera abbassa lo sguardo e tutta la classe ride di lei; li farei tacere se solo riuscissi a muovere un solo muscolo; invece me ne sto qui con occhi e bocca socchiusi a fissare la mia vita, che non è altro che quel piccolo corpicino davanti a me.
Il rimprovero deve essere finito, perché lei si dirige verso il banco fissando il pavimento, il viso rossissimo e lei mani tremanti. La seguo subito senza distogliere nemmeno per un istante i miei occhi da lei. Mi lascio cadere sulla sedia, che cigola sotto il mio peso, e naturalmente non ci sto, dato che le mie gambe premono dolorosamente contro il sottobanco, ma non mi interessa: non riesco a non guardarla. Ci vogliono tutte le mie capacità mentali per ricordarmi come si fa a parlare.
“Ciao.” riesco a sospirare infine, anche se il suono che mi esce è più un gemito strozzato.
Lei alza gli occhi, stupita e intimidita.
“Ciao, Jared.” dice sorridendo appena. Dillo ancora. Dillo ancora. Il mio nome detto da lei è una sinfonia. La sua voce è musica, la musica più bella che abbia mai sentito.
“Kat?”
Il sorriso svanisce dalle sue labbra e i suoi occhi si riempiono di lacrime. Scuote la testa “Mi chiamo Kim” sussurra.
Il dolore che mi invade è talmente forte che sento il mio stomaco contrarsi all’indietro. Ho sbagliato il suo nome e l’ho fatta piangere; sono un mostro, il peggiore dei mostri, ed avevo perfino promesso di non farla mai soffrire. Come ho potuto far piangere la mia gravità, il mio sole, la mia aria?
“Scusami. Mi dispiace tantissimo. Ti prego, non piangere.” le chiedo, sofferente, allungando una mano per toccarla ma ritraendola subito dopo: voglio davvero sfiorarla, abbracciarla, tranquilizzarla, ma probabilmente la spaventerei ed io non voglio che sia spaventata da me.
Kim –che bellissimo nome- alza gli occhi stupita “Non preoccuparti. So d-di non essere molto appariscente. Non fa niente.”
Non appariscente lei? Lei che brilla?
In questa scuola sono tutti ciechi: anche io lo ero fino a pochi minuti fa.
“Sei bellissima, invece.” le dico e sono sincero, dato che nulla in questo mondo potrebbe mai essere più bello di lei.
“Non è divertente, Jared.”
“Cosa non è divertente?”
“Questo scherzo. Smettila di prendermi in giro: non ti ho mai fatto niente, quindi smettila. Hai parlato con Allison, vero?” ansima, arrossendo ancora di più e ricominciando a torturarsi le mani.
Il suo nervosismo è il mio, il suo dolore pervade anche me “Non sto scherzando Kim. Tu sei bellissima.” voglio che mi creda, voglio che si renda conto di quanto meravigliosa sia. 
“Perché dovresti dirmelo adesso? Siamo compagni di banco da più di tre mesi...” i suoi occhi non smettono di essere lucidi. Ti prego basta, basta, basta: mi stai uccidendo.
“Ho aperto gli occhi, Kim. Ti prego, credimi. Ti prego.” sussurro, senza riuscire a smettere di fissarla, incantato dalla sua magnificienza e perfezione, sebbene lei ancora non mi guardi.
Kim prende coraggio e mi fissa negli occhi, incatenandomi: non posso distogliere lo sguardo, non ci riesco, e capisco che non potrò mai più guardare altrove.
Devo avere un’espressione piuttosto stupida perché lei guardandomi sorride divertita. Sono felice di vederla sorridere.
“Ti credo Jared...” dice, prestando poi attenzione al professore, al contrario di me, che continuo a guardarla per tutta la lezione, ringraziando per essere nell’ultimo banco della fila, invisibile al professore. In questo momento mi è impossibile prestare attenzione a qualcosa che non sia lei, data la sua incredibile bellezza: la pelle è liscia e completamente priva dei segni dell’adolescenza, le labbra sono carnose ma non troppo e piccole, a cuore, e la forma del viso è rotonda e gli zigomi alti le danno un aspetto raffinato. Gli occhi sono marroni e caldi, circondati dalle ciglia più lunghe che abbia mai visto: se alza lo sguardo le sfiorano le sopracciglia sottili, se lo abbassa toccano le guance rosse. Ha una corporatura esile ma morbida, con mani piccole e unghie tenute corte e prive di smalto. È vestita semplicemente, non porta un filo di trucco ed i capelli  lisci e neri le scendono liberi sulle spalle senza particolari acconciature. È perfetta nella sua semplicità.
Osservandola perdo completamente la cognizione del tempo, ed il suono della campanella che segnale la fine della lezione mi coglie del tutto impreparato, mentre un nuovo dolore si fa strada in me: dopo la piccola pausa di cinque minuti tra una lezione e l’altra dovrò separarmi da lei. Come posso riuscirci? Il solo pensarci mi fa male.
Kim raccoglie in fretta i suoi libri e la cartella e si alza dalla sua sedia senza nemmeno guardarmi. In un attimo sono accanto a lei dall’altra parte del banco: forse mi sono mosso troppo velocemente, ma nessuno sembra essersene accorto. Kim sobbalza quando le sono accanto, ma non alza lo sguardo dal pavimento.
“Che lezione hai ora?” chiedo, osservando i libri che tiene in mano.
“Biologia.”
“Ti accompagno, allora.”
“Non è necessario...”
“Per favore”  la supplico: ho davvero bisogno di passare ancora un po' di tempo con la Kim, non capisco perché, ma ne ho davvero la necessità. Pensare di staccarmi da lei è doloroso quanto una coltellata. Cosa mi sta succedendo?
“… Come vuoi.” acconsente infine, arrossendo, e causandomi una fiammata di gioia su tutto il corpo.
Tendo la mano verso i libri che tiene in mano “Posso?”
Kim mi guarda confusa “Cosa?” chiede, guardandomi finalmente negli occhi e scatenando le mie reazioni corporee esagerate: calore, brividi e farfalle nello stomaco, tutto solo con uno sguardo.
“Posso portarti i libri?”
“Non mi sembra il caso” risponde arrossendo.
“Perché?” chiedo confuso: non voglio che si affatichi, mi sembra un gesto gentile.
“Ci stanno già guardando tutti. Se mi porti anche i libri sarà peggio...” ammette Kim guardandosi intorno.
“Non mi importa. Posso?” chiedo di nuovo, e non mi importa davvero. La gente può pensare quello che vuole: io adesso voglio solo portarle i libri e parlare un altro po' con Kim.
Lei mi guarda e sorride timidamente, scaldandomi il cuore, poi annuendo mi tende i suoi libri. Li prendo subito sorridendo di rimando e camminiamo vicini verso l’aula di biologia; mi muovo il più lentamente possibile, sperando che questo momento duri per sempre.
“Jared?” sento una vocetta stridula chiamarmi, ma forse mi sembra stridula in confronto a quella delicata di Kim. Mi giro, trovandomi davanti Allison che mi guarda preoccupata.
Mi stupisco di quanto ora mi sembri sciatta, banale ed inutile una ragazza che fino ad un’ora fa mi piaceva da impazzire. I suoi capelli biondi lunghi e ondulati mi sembrano banalissimi in confronto a quelli lisci e lucenti di Kim; i suoi occhi azzurri sono freddi se confrontati ad altri color cioccolato profondi e caldi; le labbra rosse non reggono con quelle rosate e perfette della ragazza che mi è accanto. Il corpo formoso non è nulla paragonato a quello piccolo e delicato di Kim. Allison per me non esiste più.
“Sì?” chiedo con tono spento, dato che  non vedo l’utilità di parlare con lei e togliere l'attenzione dalla creatura perfetta che mi è accanto.
“Cosa ci fai con questa?” chiede velenosa e cattiva. Sento Kim sussultare e nascondersi dietro di me: la rabbia che sento è davvero troppa e le mie mani iniziano a tremare; in queste settimane sono stato bravo a controllarmi, ma il pensiero di Kim spaventata e ferita è terribile ed insopportabile.
Questa ha un nome. Si chiama Kim, Allison. E non rivolgerti a lei in questo modo.” ringhio, arrabbiato come non mai. Sento che potrei scoppiare da un momento all’altro.
Scusa? E da quando difendi questa sfigata?” chiede schifata. Ora la uccido, giuro a me stesso, ma prima che possa fare un passo avanti la mano piccola e debole di Kim mi afferra la maglietta: di certo non ha la forza per trattenermi, ma se lei desidera che io mi fermi io mi fermerò. Smetto all’instante di tremare, voltandomi verso di lei, che ha gli occhi lucidi.
Mi chino su di lei, sfiorandole il viso con le dita: sussulta, probabilmente per l’insolito calore della mia pelle, ma non si ritrae “Tutto a posto Kim?” chiedo preoccupato.
Lei annuisce “Puoi accompagnarmi in classe?” chiede implorante. Certo Kim, tutto quello che vuoi, non hai bisogno di chiedermelo così: farò tutto quello che desideri.
Prendendole la mano mi dirigo verso l’aula con una tale foga, causata dal bisogno impellente di esaudire ogni sua richiesta, che investo Allison ed un'altra decina di studenti facendo solo pochi metri. Non che mi importi, comunque. 
In un attimo siamo davanti all’aula di biologia.
“Grazie mille Jared. Sei stato molto gentile...” sussurra Kim, mentre le ripasso i libri cpn attenzione, sebbene il mio cuore cominci già a stringersi in una morsa fastidiosa.
“È un piacere. Se lo desideri, sarò qui anche alla fine di quest’ora.”. Di di sì, di di sì…
“Se per te non è un disturbo, mi piacerebbe vederti anche dopo...” dice, arrossendo all’inverosimile, e decido le guancie così rosse le stanno d'incanto: le renderò così ogni volta che potrò.
“Allora ci sarò. Buona lezione, Kim.” le assicuro, portandomi la mano che ancora stingo alle labbra e baciandole piano il palmo. È la sensazione più bella che io abbia mai provato: la sua pelle è liscia, morbida e profumata.
La sento trattenere il respiro e il suo cuore prende a battere alla velocità della luce: sono io a scatenarle queste reazioni? Spero di sì.
“Anche a te Jared.” mormora, sfilando delicatamente la sua mano dalla mia ed entrando in classe. L’insegnante di biologia entra subito dopo di lei, chiudendo la porta.
Il mio cuore perde dolorosamente un battito ed io mi sento perduto mentre la mia vita si trova lontana da me. La preoccupazione che lei possa ferirsi o che qualcuno la tratti male mi attanaglia stomaco, cuore e cervello. Inizio a sudare e tremare preoccupato, mentre mi dirigo verso la mia aula. Che lezione ho ora? Non riesco a ricordare. Cosa mi è successo? Ora che è lontana riesco a pensare più lucidamente rispetto a prima, quando la mia mente era completamente sommersa da lei.
Mi tornano in mente tutti i pensieri di Sam e improvvisamente comprendo cosa è successo. Provo le stesse sensazioni che Sam provò quel giorno sulla spiaggia, quando la incontrò. Come ho fatto a non pensarci prima? Eppure avevo ragionato molto su quel particolare aspetto dell’essere lupo. Su quanto volessi che fosse verità: ed ora è accaduto.

 

Imprinting.

 

 

 

***

 

 

 

 

Boh, non mi convince molto: descrivere l’imprinting senza copiare la Meyer è difficilissimo, perché la descrizione che ne fa Jacob è perfetta, credo. Io ho cercato di dire la stessa cosa con parole diverse, ma sta a voi giudicare se ho reso l’idea. Spero di sì, perché ho lavorato molto a questo capitolo.

Ora ci tengo a ringraziare le mie fantastiche quattro lettrici che anche per il secondo capitolo hanno trovato il tempo di lasciarmi una recensione. Grazie davvero a voi, le mie recensitrici adorate. Un  bacio, spero abbiate apprezzato questo capitolo che è tutto per voi.Vi adoro.

Maka_Envy: lui è un bestione, lei è dolcissima. La coppia perfetta! Sono contenta che Jared ti faccia ridere, dato che è proprio quello che voglio! Grazie di aver recensito anche il secondo capitolo.

Princess of vegeta6: la tua recensione mi ha fatto felicissima, davvero. Ricevere tutti quei complimenti mi lusinga tantissimo. Sono contenta di aver reso bene Jared, che alla fine è un ragazzo normale con un “piccolo problema peloso”. Quello che mi preme di più però è far trasparire la grandezza ma allo stesso tempo la semplicità del suo amore per Kim. È un amore grandissimo e assoluto, ma sono pur sempre due adolescenti (ripeto: senza complessi, a differenza di Edward e Bella) che vivono il loro amore con semplicità. Quindi grazie mille per aver detto che ho trasmesso questo, perché è proprio ciò che voglio. Spero che ti piaccia anche questo capitolo e grazie ancora.

Jo Hale: cara, grazie mille per i complimenti! Se mi seguirai fino alla fine io ne sarò felicissima! È bello avere lettrici gentili come te. Ed Alex è proprio detestabile, così come Allison, ma purtroppo tornerà nei prossimi capitoli, per la gioia di noi tutti.

Virgi_lycanthrope: mi fa piacere che apprezzi il modo in cui ho reso Jared e la sua ossessione per Kim. Spero che apprezzerai anche il modo in cui ho descritto l’imprinting in questo capitolo. Grazie mille per i complimenti,cara!

 

 

Baci,

Giuka

  
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