Consiglio di
ascoltare Halo di Haley James Scott mentre leggete questo capitolo. Vi
assicuro che è perfetta.
My Gravity -
Jared and Kim
Imprinting
È
incredibile come la vita possa cambiarti così da una
settimana all’altra. Quattordici giorni fa ero un semplice
ragazzo, certamente bello, simpatico, popolare ,affascinante e molto
modesto. Poi quella febbre che non se ne va, la nausea, i
brividi, le vertigini, e di colpo mi trovo chiuso in una stanza con Sam
Uley che mi dice “Sei un licantropo. Ti stai trasformando.
Tra poco finirà”. Un attimo dopo
un tumulto di pensieri confusi mi arrivavano da Sam, che mi guardava
tranquillo sotto forma di lupo. Poi capii: anche io ero un lupo. Una
bestiaccia pelosa ed alta come un cavallo. Dopo la confusione,
però, il mio primo pensiero fu: che figata.
Perché devo ammettere che dopotutto non è
così male. Sono il protettore di La Push e sono molto forte
e velocissimo. In più trasformarsi in lupo e correre per la
foresta è la sensazione più … libera
che abbia mai provato.
Jared, farai
tardi a scuola. Mancano pochi minuti alla campanella.
Sbuffo,
infastidito. Sam sa sempre togliere tutto il divertimento.
Ritrasformati,
Jared. Non puoi saltare un altro giorno di scuola, sono già
due settimane di assenza. E comunque sei a meno di dieci metri dalla
strada: rischi che qualcuno ti veda.
Ricevuto
capo. Ci vediamo dopo.
Riesco a
malapena a sentire la sua risposta affermativa prima di sentire il mio
corpo contrarsi verso dentro, ossa,
pelle e organi: tutto viene risucchiato da un vortice immaginario al
centro esatto del mio petto e di colpo sono di nuovo umano. Non
è una bella sensazione sentire il proprio corpo non
risponderti più, ma dopotutto non è nemmeno
spiacevole: semplicemente insolita.
Mi rivesto in fretta con gli abiti che tenevo legati alla gamba
raccogliendo poi lo zainetto che avevo retto tra i denti. Dentro ho
messo una paio di scarpe logicamente nuove, dato che improvvisamente il
mio numero di scarpe è passato da un quarantuno ad un
quarantasei e mezzo. Anche gli abiti sono nuovi: se prima con il mio
metro e settantacinque di altezza ero un ragazzo nella media, ora il
mio metro e novantacinque darà sicuramente
nell’occhio. Ormai è impossibile non notarmi,
anche perché non ho esattamente confidenza con il mio nuovo
corpo: sono troppo grosso e dimentico sempre di occupare molto
più spazio rispetto a quattordici giorni fa.
Esco velocemente dal bosco passando per un sentiero nascosto. Facendo
attenzione a non farmi vedere, mi unisco alla folla di studenti che si
avvia verso l’edificio scolastico ed entro dal cancello
sorridendo tranquillo: oggi è uno dei rari giorni di sole
qui a La Push e tutto brilla, ma forse è solo una mia
impressione data dall’euforia. Subito i miei amici mi si
fanno attorno: Mark, James, Albert, Robert, Allison, Claire
… Ci sono proprio tutti.
“Jared accidenti … Sei più alto o
sbaglio?” mi chiede Allison, guardandomi stranita -come
tutti, d’altronde-.
Sospiro e comincio con le bugie “Non sbagli. Il dottore ha
parlato di crescita improvvisa con febbre. Non sapete che dolori.
Capita però, a questa età...” dico,
sorridendo ammiccante. Impossibile non credermi.
“Wow … Beh, hai preso da qualcuno nella tua
famiglia?” chiede di nuovo lei, sorridendo complice.
È carina Allison: mi piace da quasi un anno.
“Mio nonno paterno. Era alto quasi due metri e cinque
centimetri.” concludo, facendole capire che non ho
più molta voglia di parlarne. Lei sembra capire,
perché si limita a sorridere e prendermi a braccetto mentre
entriamo: dopo le lezioni voglio chiederle un appuntamento. Gli altri
si dileguano ridacchiando e gettandoci occhiate maliziose.
“Beh, ci vediamo durante la pausa Jared. Io adesso ho
spagnolo. Tu?” mi chiede sorridente.
“Inglese.”
“Ah, a proposito: sai quella sfigata della tua compagna di
banco?”
Uhm. Mi pare si chiama Kat: piccola, minuta, viso
appena passabile e soprattutto timidissima. Appena mi vede arrossisce e
abbassa lo sguardo. Non che desideri le sue attenzioni: io non apprezzo
particolarmente le secchione.
“Mmh. Che ha fatto?”
Allison ridacchia, sinceramente divertita “Mi ha chiesto di
te, tre giorni fa. Mi ha chiesto se sapessi perché fossi
assente.”
Probabilmente glielo ha chiesto il professore: non capisco cosa ci sia
da ridere.
“Beh?”
“Dovevi vederla. Era tutta rossa,balbettava tanto che per
dire una parola ci ha messo almeno cinque minuti. Penso abbia una cotta
per te.” aggiunge, ridendo all’idea che una come
lei possa stare con me. Rido anche io.
“È un problema
suo, io ho altri interessi...” dico, guardandola dritta negli
occhi. Lei sorride e mi stampa un bacio sulla guancia, mentre si
allontana verso l’aula di spagnolo. Quanto è bella.
Entro nell’aula di inglese un attimo prima del professore che
chiudendo la porta mi guarda stupito proprio come tutti i presenti
nell’aula. Mentre lui intima il silenzio alla classe vado
verso il mio banco –Kat non c’è,
stranamente: in quanto secchiona è sempre presente- dove
appoggio lo zaino e ritorno verso il professore per giustificare
l’assenza.
Mentre sono chino sulla cattedra, aspettando che professore controlli
la firma sulla mia giustificazione, sento la porta aprirsi di scatto.
Nell’aula era appena entrata, piuttosto goffamente a dirla
tutta, una ragazza piccola e minuta, Kat, credo. Mentre il professore
la rimprovera per il ritardo la osservo con la coda
dell’occhio partendo dal basso: i piedi, stretti in un paio
di stivaletti indiani, sono rivolti verso l’interno, chiaro
segno di imbarazzo. Indossa un vestitino di lana nero che cade dritto
sulle sue forme inesistenti; si tortura le mani nervosamente,
intrecciandole in continuazione. Che sfigata. Ha
delle belle labbra: carnose e rotonde, coronate da un piccolo naso
all’insù, ma la forma del viso rovina tutto,
così pure gli occhi, che sono troppo piccoli. Si morde
nervosamente un labbro e sospira, come se fosse indecisa: poi la vedo
fare un piccolo respiro e stringere le mani a pugno prima di alzare il
volto e fissarmi negli occhi.
Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.Tum.
Il mio cuore
impazzisce. Il mio corpo impazzisce. Io
impazzisco.
È una sensazione strana, simile a quella della mia
trasformazione da lupo ad umano: sento ogni singola cellula del mio
corpo -Ogni.Singola.Cellula-
venir risucchiata verso un singolo punto. Lei. Sono costretto a fare un
passo avanti tanta è la forza del suo richiamo e mentre
dentro di me c’è un turbine di emozioni che mi
serrano lo stomaco lei splende: sono costretto a socchiudere gli occhi
tanta è la luce che emana. La sua luce mi scalda, mi culla,
mi sommerge: è inutile combattere. In un attimo affogo
dentro di lei e so che non ne uscirò mai più.
È come un’inondazione: accade tutto troppo
velocemente, non posso impedirlo. Non che lo voglia, comunque.
In questo momento tutto mi è così chiaro: io sono
nato per lei. Non c’è un altro motivo: non mi
interessa proteggere La Push, la mia famiglia e i miei amici; li
ucciderei tutti se lei me lo chiedesse, perché io devo
proteggere solo lei. Lei che non soffrirà mai, lei che non
piangerà mai. Amarla. Proteggerla. Renderla felice. Queste
sono le mie uniche ragioni di vita da ora, il resto non conta
più nulla.
Mentre il professore la rimprovera abbassa lo sguardo e tutta la classe
ride di lei; li farei tacere se solo riuscissi a muovere un solo
muscolo; invece me ne sto qui con occhi e bocca socchiusi a fissare la
mia vita, che non è altro che quel piccolo corpicino davanti
a me.
Il rimprovero deve essere finito, perché lei si dirige verso
il banco fissando il pavimento, il viso rossissimo e lei mani tremanti.
La seguo subito senza distogliere nemmeno per un istante i miei occhi
da lei. Mi lascio cadere sulla sedia, che cigola sotto il mio peso, e
naturalmente non ci sto, dato che le mie gambe premono dolorosamente
contro il sottobanco, ma non mi interessa: non riesco a non guardarla.
Ci vogliono tutte le mie capacità mentali per ricordarmi
come si fa a parlare.
“Ciao.” riesco a sospirare infine, anche se il
suono che mi esce è più un gemito strozzato.
Lei alza gli occhi, stupita e intimidita.
“Ciao, Jared.” dice sorridendo appena. Dillo
ancora. Dillo ancora. Il mio nome detto da lei è
una sinfonia. La sua voce è musica, la musica più
bella che abbia mai sentito.
“Kat?”
Il sorriso svanisce dalle sue labbra e i suoi occhi si riempiono di
lacrime. Scuote la testa “Mi chiamo Kim” sussurra.
Il dolore che mi invade è talmente forte che sento il mio
stomaco contrarsi all’indietro. Ho sbagliato il suo nome e
l’ho fatta piangere; sono un mostro, il peggiore dei mostri,
ed avevo perfino promesso di non farla mai soffrire. Come ho potuto far
piangere la mia gravità, il mio sole, la mia aria?
“Scusami. Mi dispiace tantissimo. Ti prego, non
piangere.” le chiedo, sofferente, allungando una mano per
toccarla ma ritraendola subito dopo: voglio davvero sfiorarla,
abbracciarla, tranquilizzarla, ma probabilmente la spaventerei ed io
non voglio che sia spaventata da me.
Kim –che
bellissimo nome- alza gli occhi stupita “Non
preoccuparti. So d-di non essere molto appariscente. Non fa
niente.”
Non appariscente lei? Lei che brilla?
In questa scuola sono tutti ciechi: anche io lo ero fino a pochi minuti
fa.
“Sei bellissima, invece.” le dico e sono sincero,
dato che nulla in questo mondo potrebbe mai essere più bello
di lei.
“Non è divertente, Jared.”
“Cosa non è divertente?”
“Questo scherzo. Smettila di prendermi in giro: non ti ho mai
fatto niente, quindi smettila. Hai parlato con Allison,
vero?” ansima, arrossendo ancora di più e
ricominciando a torturarsi le mani.
Il suo nervosismo è il mio, il suo dolore pervade anche me
“Non sto scherzando Kim. Tu sei bellissima.” voglio
che mi creda, voglio che si renda conto di quanto meravigliosa
sia.
“Perché dovresti dirmelo adesso? Siamo compagni di
banco da più di tre mesi...” i suoi occhi non
smettono di essere lucidi. Ti prego basta, basta, basta: mi stai
uccidendo.
“Ho aperto gli occhi, Kim. Ti prego, credimi. Ti
prego.” sussurro, senza riuscire a smettere di fissarla,
incantato dalla sua magnificienza e perfezione, sebbene lei ancora non
mi guardi.
Kim prende coraggio e mi fissa negli occhi, incatenandomi: non posso
distogliere lo sguardo, non ci riesco, e capisco che non
potrò mai più guardare altrove.
Devo avere un’espressione piuttosto stupida perché
lei guardandomi sorride divertita. Sono felice di vederla sorridere.
“Ti credo Jared...” dice, prestando poi attenzione
al professore, al contrario di me, che continuo a guardarla per tutta
la lezione, ringraziando per essere nell’ultimo banco della
fila, invisibile al professore. In questo momento mi è
impossibile prestare attenzione a qualcosa che non sia lei, data la sua
incredibile bellezza: la pelle è liscia e completamente
priva dei segni dell’adolescenza, le labbra
sono carnose ma non troppo e piccole, a cuore, e la forma del
viso è rotonda e gli zigomi alti le danno un aspetto
raffinato. Gli occhi sono marroni e caldi, circondati dalle ciglia
più lunghe che abbia mai visto: se alza lo sguardo le
sfiorano le sopracciglia sottili, se lo abbassa toccano le guance
rosse. Ha una corporatura esile ma morbida, con mani piccole e unghie
tenute corte e prive di smalto. È vestita semplicemente, non
porta un filo di trucco ed i capelli lisci
e neri le scendono liberi sulle spalle senza particolari acconciature.
È perfetta nella sua semplicità.
Osservandola perdo completamente la cognizione del tempo, ed il suono
della campanella che segnale la fine della lezione mi coglie del tutto
impreparato, mentre un nuovo dolore si fa strada in me: dopo la piccola
pausa di cinque minuti tra una lezione e l’altra
dovrò separarmi da lei. Come posso riuscirci? Il solo
pensarci mi fa male.
Kim raccoglie in fretta i suoi libri e la cartella e si alza dalla sua
sedia senza nemmeno guardarmi. In un attimo sono accanto a lei
dall’altra parte del banco: forse mi sono mosso troppo
velocemente, ma nessuno sembra essersene accorto. Kim sobbalza quando
le sono accanto, ma non alza lo sguardo dal pavimento.
“Che lezione hai ora?” chiedo, osservando i libri
che tiene in mano.
“Biologia.”
“Ti accompagno, allora.”
“Non è necessario...”
“Per favore” la
supplico: ho davvero bisogno di passare ancora un po' di tempo con la
Kim, non capisco perché, ma ne ho davvero la
necessità. Pensare di staccarmi da lei è doloroso
quanto una coltellata. Cosa mi sta succedendo?
“… Come vuoi.” acconsente infine,
arrossendo, e causandomi una fiammata di gioia su tutto il corpo.
Tendo la mano verso i libri che tiene in mano
“Posso?”
Kim mi guarda confusa “Cosa?” chiede, guardandomi
finalmente negli occhi e scatenando le mie reazioni corporee esagerate:
calore, brividi e farfalle nello stomaco, tutto solo con uno sguardo.
“Posso portarti i libri?”
“Non mi sembra il caso” risponde arrossendo.
“Perché?” chiedo confuso: non voglio che
si affatichi, mi sembra un gesto gentile.
“Ci stanno già guardando tutti. Se mi porti anche
i libri sarà peggio...” ammette Kim guardandosi
intorno.
“Non mi importa. Posso?” chiedo di nuovo, e non mi
importa davvero. La gente può pensare quello che vuole: io
adesso voglio solo portarle i libri e parlare un altro po' con Kim.
Lei mi guarda e sorride timidamente, scaldandomi il cuore, poi annuendo
mi tende i suoi libri. Li prendo subito sorridendo di rimando e
camminiamo vicini verso l’aula di biologia; mi muovo il
più lentamente possibile, sperando che questo momento duri
per sempre.
“Jared?” sento una vocetta stridula chiamarmi, ma
forse mi sembra stridula in confronto a quella delicata di Kim. Mi
giro, trovandomi davanti Allison che mi guarda preoccupata.
Mi stupisco di quanto ora mi sembri sciatta, banale ed inutile una
ragazza che fino ad un’ora fa mi piaceva da impazzire. I suoi
capelli biondi lunghi e ondulati mi sembrano banalissimi in confronto a
quelli lisci e lucenti di Kim; i suoi occhi azzurri sono freddi se
confrontati ad altri color cioccolato profondi e caldi; le labbra rosse
non reggono con quelle rosate e perfette della ragazza che mi
è accanto. Il corpo formoso non è nulla
paragonato a quello piccolo e delicato di Kim. Allison per me non
esiste più.
“Sì?” chiedo con tono spento, dato
che non vedo l’utilità di parlare con
lei e togliere l'attenzione dalla creatura perfetta che mi è
accanto.
“Cosa ci fai con questa?”
chiede velenosa e cattiva. Sento Kim sussultare e nascondersi dietro di
me: la rabbia che sento è davvero troppa e le mie mani
iniziano a tremare; in queste settimane sono stato bravo a
controllarmi, ma il pensiero di Kim spaventata e ferita è
terribile ed insopportabile.
“Questa ha un nome. Si chiama Kim,
Allison. E non rivolgerti a lei in questo modo.” ringhio,
arrabbiato come non mai. Sento che potrei scoppiare da un momento
all’altro.
“Scusa? E da quando difendi questa
sfigata?” chiede schifata. Ora la uccido, giuro a me stesso,
ma prima che possa fare un passo avanti la mano piccola e debole di Kim
mi afferra la maglietta: di certo non ha la forza per trattenermi, ma
se lei desidera che io mi fermi io mi fermerò. Smetto
all’instante di tremare, voltandomi verso di lei, che ha gli
occhi lucidi.
Mi chino su di lei, sfiorandole il viso con le dita: sussulta,
probabilmente per l’insolito calore della mia pelle, ma non
si ritrae “Tutto a posto Kim?” chiedo preoccupato.
Lei annuisce “Puoi accompagnarmi in classe?” chiede
implorante. Certo Kim, tutto quello che vuoi, non hai bisogno di
chiedermelo così: farò tutto quello
che desideri.
Prendendole la mano mi dirigo verso l’aula con una tale foga,
causata dal bisogno impellente di esaudire ogni sua richiesta, che
investo Allison ed un'altra decina di studenti facendo solo pochi
metri. Non che mi importi, comunque.
In un attimo siamo davanti all’aula di biologia.
“Grazie mille Jared. Sei stato molto gentile...”
sussurra Kim, mentre le ripasso i libri cpn attenzione, sebbene il mio
cuore cominci già a stringersi in una morsa fastidiosa.
“È un piacere. Se lo desideri, sarò qui
anche alla fine di quest’ora.”. Di di
sì, di di sì…
“Se per te non è un disturbo, mi piacerebbe
vederti anche dopo...” dice, arrossendo
all’inverosimile, e decido le guancie così rosse
le stanno d'incanto: le renderò così ogni volta
che potrò.
“Allora ci sarò. Buona lezione, Kim.” le
assicuro, portandomi la mano che ancora stingo alle labbra e baciandole
piano il palmo. È la sensazione più bella che io
abbia mai provato: la sua pelle è liscia, morbida e
profumata.
La sento trattenere il respiro e il suo cuore prende a battere alla
velocità della luce: sono io a scatenarle queste reazioni?
Spero di sì.
“Anche a te Jared.” mormora, sfilando delicatamente
la sua mano dalla mia ed entrando in classe. L’insegnante di
biologia entra subito dopo di lei, chiudendo la porta.
Il mio cuore perde dolorosamente un battito ed io mi sento perduto
mentre la mia vita si trova lontana da me. La preoccupazione che lei
possa ferirsi o che qualcuno la tratti male mi attanaglia stomaco,
cuore e cervello. Inizio a sudare e tremare preoccupato, mentre mi
dirigo verso la mia aula. Che lezione ho ora? Non riesco a ricordare.
Cosa mi è successo? Ora che è lontana riesco a
pensare più lucidamente rispetto a prima, quando la mia
mente era completamente sommersa da lei.
Mi tornano in mente tutti i pensieri di Sam e improvvisamente comprendo
cosa è successo. Provo le stesse sensazioni che Sam
provò quel giorno sulla spiaggia, quando la
incontrò. Come ho fatto a non pensarci prima? Eppure avevo
ragionato molto su quel particolare aspetto dell’essere lupo.
Su quanto volessi che fosse verità: ed ora è
accaduto.
Imprinting.
***
Boh,
non mi convince molto: descrivere l’imprinting senza copiare
la Meyer è difficilissimo, perché la descrizione
che ne fa Jacob è perfetta, credo. Io ho cercato di dire la
stessa cosa con parole diverse, ma sta a voi giudicare se ho reso
l’idea. Spero di sì, perché ho lavorato
molto a questo capitolo.
Ora
ci tengo a ringraziare le mie fantastiche quattro lettrici che anche
per il secondo capitolo hanno trovato il tempo di lasciarmi una
recensione. Grazie davvero a voi, le mie recensitrici adorate. Un
bacio, spero abbiate apprezzato questo capitolo che
è tutto per voi.Vi adoro.
Maka_Envy:
lui è un bestione, lei è dolcissima. La coppia
perfetta! Sono contenta che Jared ti faccia ridere, dato che
è proprio quello che voglio! Grazie di aver recensito anche
il secondo capitolo.
Princess
of vegeta6: la tua recensione mi ha fatto felicissima, davvero.
Ricevere tutti quei complimenti mi lusinga tantissimo. Sono contenta di
aver reso bene Jared, che alla fine è un ragazzo normale con
un “piccolo problema peloso”. Quello che mi preme
di più però è far trasparire la
grandezza ma allo stesso tempo la semplicità del suo amore
per Kim. È un amore grandissimo e assoluto, ma sono pur
sempre due adolescenti (ripeto: senza complessi, a differenza di Edward
e Bella) che vivono il loro amore con semplicità. Quindi
grazie mille per aver detto che ho trasmesso questo, perché
è proprio ciò che voglio. Spero che ti piaccia
anche questo capitolo e grazie ancora.
Jo
Hale: cara, grazie mille per i complimenti! Se mi seguirai fino alla
fine io ne sarò felicissima! È bello avere
lettrici gentili come te. Ed Alex è proprio detestabile,
così come Allison, ma purtroppo tornerà nei
prossimi capitoli, per la gioia di noi tutti.
Virgi_lycanthrope:
mi fa piacere che apprezzi il modo in cui ho reso Jared e la sua
ossessione per Kim. Spero che apprezzerai anche il modo in cui ho
descritto l’imprinting in questo capitolo. Grazie mille per i
complimenti,cara!
Baci,
Giuka