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Autore: albalau    28/12/2015    3 recensioni
E se alcuni personaggi di IE incontrassero la magia? Questa storia è una AU, l'ispirazione l'ho presa dal telefilm Streghe, ma non è proprio tutto uguale...
Ci saranno delle streghe, o meglio stregoni, demoni, angeli e altre creature legate alla magia.
Ma chi vincerà la lotta per la supremazia?
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel/Shuuya, Mark/Mamoru, Nathan/Ichirouta, Shawn/Shirou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

Da alcune ore si stavano avvicendando al fianco di Afuro. Quando il biondo era comparso nella soffitta dopo il loro incantesimo, era svenuto a terra e subito l'avevano soccorso. Non aveva ancora ripreso conoscenza, ma non sembrava aver subito danni. A livello fisico almeno. Per quello mentale avrebbero dovuto attendere. Chissà cosa avevano cercato di fargli.

Shirou entrò nella camera con una bacinella tra le mani, che poggiò sul comodino vicino a Kazemaru.

-Ancora niente?-

L'azzurro scosse la testa e il grigio sospirò. Poi prese il panno che il cugino aveva in mano e lo bagnò nell'acqua fresca. Mentre lo strizzava mille pensieri affollavano la sua mente. Se non si fosse addormentato, probabilmente avrebbe avvertito subito la minaccia che incombeva su Terumi e sarebbe potuto intervenire prima. Prima che gli facessero del male.

“Non è colpa tua. Smettila!” lo rimproverò Atsuya.

“Li abbiamo sottovalutati.” il tono del gemello era carico di sofferenza.

“Non sapete con chi avete a che fare Shirou. È normale.”

Shirou si bloccò di colpo. Il panno era ancora stretto tra le sue mani.

“Che...che intendi?” era scioccato. Aveva avuto la sensazione, più vivida che mai, che suo fratello sapesse...sapesse contro chi o cosa “lottavano” più chiaramente di loro. Come se conoscesse il pericolo molto bene.

“Uff! Non si può nemmeno sbagliare un verbo! Ricordati che ho lasciato questo mondo a sei...sette anni?” aveva ripreso la sua solita aria strafottente.

Fubuki ci pensò un attimo. Probabilmente Atsuya aveva ragione, anzi quasi sicuramente, allora perché... un lamento lo riscosse da quei pensieri.

-Terumi!- esclamò Ichirouta.

Il biondo stava lentamente aprendo gli occhi, ma sembrava alquanto stordito.

-I...Ichi?- domandò con un filo di voce, mentre si portava una mano alla fronte.

-Sì, sono io.- rispose l'altro abbassando la voce e accarezzandogli il capo con dolcezza.

-Ma cosa...come...che ci faccio...- era visibilmente stordito.

-Lascia perdere tutte queste domande per il momento. L'importante è che tu sia qui, con noi.-

Afuro, però, non intendeva dargli ascolto. Si tirò a sedere e vagò con lo sguardo. La prima sensazione che aveva avuto era stata quella giusta. Riconosceva la sua camera, il suo letto, i suoi cugini. Ma rammentava anche altro, che chiaro non era per niente.

-Ero al ristorante. Come mai sono a casa?-

Kazemaru e Fubuki si guardarono per un attimo, comprendendo entrambi che omettendogli la verità non sarebbero giunti da nessuna parte. Anzi, avrebbero solo peggiorato la situazione.

-Hai ragione. Diciamo che...- iniziò titubante Ichirouta, ma Shirou intervenne.

O, meglio, Atsuya.

-Hanno cercato di aggredirti. E non te ne sei nemmeno accorto. Per fortuna che i miei sensi e quelli di Shirou sono più sviluppati, altrimenti ti avremmo perso.-

I due ragazzi si voltarono di scatto verso il ragazzo e rimasero di sasso. Gli occhi di Shirou, i suoi soliti occhi grigi avevano cambiato colore. Ora sfoggiavano un arancione acceso.

-Tu...tu...- balbettò Terumi, ma non concludendo la frase.

-Sì, biondino. Sono Atsuya. Diciamo che ogni tanto, anche se di rado, riesco a prendere il controllo del corpo del mio fratellino. Comunque lui è cosciente, non temete.- spiegò con tranquillità, portandosi una mano sul fianco e agitando l'altra con noncuranza.

-Non...ci...credo...- le uniche parole che uscirono dalla bocca di Kazemaru.

-Assurdo o meno, non potete ignorare e nascondere la verità. Oggi i demoni stavano per catturare Afuro. Tutti voi dovete sempre stare all'erta. Se una cosa simile dovesse accadere di nuovo sarete tutti nei guai. Il potere che possedete è molto ambito, sia dal bene che dal male.-

-E tu che ne sai? In fondo non esisti più. Non fisicamente almeno.-

A Kazemaru faceva un certo effetto parlargli. Per primo perché effettivamente era un fantasma, o apparizione, o qualunque cosa fosse, e per secondo...aveva le sembianze di Shirou!

-Su questo non posso darti torto, ma conosco bene i pericoli che vi circondano.-

-Allora sai anche chi sono questi demoni.- intervenne Terumi, ormai ripresosi dallo shock iniziale.

Atsuya si limitò ad annuire. Eccome se li conosceva.

-Tobitaka è solo il primo. Dovete sapere che avete un limite di tempo per decidere come usare i poteri a voi dati. Bene o male. Si chiama libero arbitrio. Per ventiquattro ore entrambe le fazioni si faranno avanti sia per lusingarvi con promesse o per attirarvi. Ma starà sempre a voi scegliere. Quello che hai subito oggi si chiama illusione. Promettere il potere attraverso un sogno. Stavi per cedere biondino, per fortuna che a mio fratello è stata data la premonizione e, come avrete già intuito, la sua sensibilità e molto sviluppata, come la sua percezione del pericolo.-

-Stando a quello che dici, nemmeno al lavoro sono più al sicuro.- sbuffò Terumi.

Cavolo, proprio adesso che aveva mostrato...

-Questo vuol dire che era tutto un piano fin dall'inizio!-

-No, non proprio. Avete ricevuto i poteri solo ieri. Quello che hai fatto e raggiunto è solo grazie a te stesso, anche se io ho ancora dei dubbi sulla tua bravura, ma Shirou dice che sbaglio...comunque non è questo il punto. Il tuo capo deve aver ricevuto gli ordini dopo che tu hai fermato il tempo e questo vuol dire che c'è qualcuno di molto potente sopra di lui.-

-Senti un po'...- intervenne di colpo Ichioruta.- Dato che sai tutte queste cose, non potevi informarci prima?- era scocciato e si vedeva. Più che altro nervoso.

-Non potevo. È vero che parlo con Shirou, ci scambiamo opinioni, pensieri, idee, ma non sempre è possibile. Per esempio questa è solo la seconda volta che riesco a comunicare direttamente con qualcuno. La prima volta è stata con la nonna, quando gli ha concesso di andarsene. Ma credo sia stato possibile per i poteri che lei stessa possedeva. Per quel riguarda le notizie...avevo ricevuto ordini chiari. Posso parlare solo a fatti accaduti, non prima. Questo non per ostacolarvi, ma per farvi scegliere la vostra strada.- spiegò, ma nella sua voce potevano avvertire una nota di rammarico.

Sì, lui conosceva molte cose, ma il fatto di non poterle rivelare gli pesava.

-Lo fai anche per tuo fratello, vero?- domandò Kazemaru con tono dolce. Aveva compreso, forse più del cugino.

-Non voglio essere di peso, ne di ostacolo. Shirou deve vivere e compiere le sue scelte da solo. Ammetto che spesso ho dovuto intervenire. All'inizio mi ascoltava sempre, faceva quello che gli dicevo, ma poi la sua personalità è uscita fuori. Mi contrastava, mi zittiva, mi isolava. Sapete quanto me che è sempre stato mite, tranquillo, schivo. Doveva reagire da solo e ci è riuscito. Ammetto che è ancora molto legato a me, come dargliene colpa, ma le sue azioni sono SUE, non MIE.-

I due ragazzi si guardarono. Entrambi avevano capito bene le parole del “cugino perduto”.

-Shirou è molto più forte di quello che pensiamo e che pensi, ma questo credo tu lo sappia. Per quel che riguarda oggi, faremmo attenzione e decideremmo con la nostra testa.- lo rassicurò Kazemaru con un sorriso.

-Lo spero, ma fate ugualmente attenzione. Usano metodi molto...diciamo illeciti.- li reguardì il cugino.

-Stai tranquillo...Atsuya.-

Era strano pronunciare il suo nome, ma necessario. Videro sul viso dell'altro un sorriso, diverso dal solito, ma per assurdo, non estraneo. Poi, all'improvviso...

-Era Atsuya, vero?- gli occhi di Shirou erano tornati alla solita sfumatura grigia.

Per un momento i cugini rimasero confusi, ma si ripresero quasi subito.

-Tu hai sentito?- chiesero all'unisono a conferma.

Annuì, sebbene un'espressione di dolore si dipinse sul suo viso. Kazemaru si alzò dal letto e lo strinse in un abbraccio.

-L'ha fatto per te, per noi. E non lo deluderemmo. È una promessa.-

 

 

Tobitaka stava attraversando la galleria scura che gli era stata indicata tempo addietro. Ormai erano circa ottant'anni che non l'attraversava. Giunto a destinazione si limitò a sedersi su una delle sporgenze di roccia che uscivano dal muro, attendendo. Le torce di fuoco vivo rischiaravano l'ambiente piuttosto scarno. Solo un grosso tavolo intagliato nella pietra e alcuni oggetti riempivano la caverna.

-Sei stato imprudente.- una voce ferma e piena giunse alle sue orecchie, ma lui non si scompose.

-Abbiamo poco tempo e se gli altri due non fossero intervenuti, sarebbe stato nostro.- ribatté con calma, passandosi tra i capelli il solito pettine da lui forgiato con ossa antiche tra i capelli.

La figura che aveva parlato per prima si rivelò al suo interlocutore, per niente colpito dalla sua apparizione. Lo guardò mentre si sedeva dietro al grande tavolo.

-Ciò non toglie che hai sbagliato. Sai bene che uno dei tre è dotato di poteri sensoriali ed era logico che avvertisse il pericolo.-

-Un piccolo contrattempo. So già come rimediare.- ribatté il moro, molto sicuro di sé.

-Lo spero Tobitaka. Hai solo un'altra possibilità.-

-Sta tranquillo Gouenji. Afuro Terumi sarà presto nelle mie mani.- rispose l'altro uscendo dall'antro.

Gouenji seguì la sua uscita e, appena il demone scomparve, si lasciò andare sulla poltrona. Chiuse gli occhi, pensando alla situazione. All'inizio, quando il grande Kageyama gli aveva affidato la missione, aveva subito ingaggiato il demone cuoco. Infatti, una volta scoperto che uno dei tre prescelti lavorava per lui, il gioco gli era parso facile. Ma non aveva certo creduto che i cugini potessero avvertire i pericolo e salvarlo. Questo era un problema. E il problema era solo uno in fondo. Eliminare il “sensoriale” e così avrebbero agito liberamente.

-A cosa pensa il mio fratello preferito?- una mano gli accarezzò i capelli e la voce soave di una fanciulla gli penetrò nelle orecchie, facendolo sorridere.

-Sono il tuo unico fratello Yuuka.- ribatté, ma tenendo gli occhi chiusi.

La ragazza ridacchiò appena.

-Lo so Shuuya, ma lo sai che mi diverto a prenderti in giro. Qui è una noia! Tutti sono fin troppo seri, nessuno scherza con me!-

-Siamo demoni, lo sai che l'umorismo non fa parte di noi.-

-Per questo mi divertivo di più quando andavamo a far scorribande nel mondo umano. Non parlo solo di eliminare gli innocenti, ma a divertirci! Perché non possiamo più farlo?-

Non sapeva cosa rispondere. Sua sorella aveva perfettamente ragione, doveva riconoscerlo. Da quando Kageyama aveva preso il comando del mondo sotterraneo, distruggendo il precedente sovrano circa trecento anni prima, il loro modo di vivere era cambiato. Le escursioni verso il mondo superiore erano state limitate, nessun incarco di rilievo era mai apparso e quei pochi venivano dati solo a demoni superiori, come lui stesso. Ma la sorella ricadeva sotto un'altra categoria. Era forte, potente, ma non come il fratello, di conseguenza i suoi svaghi erano quasi ridotti a zero. Portava rispetto al suo “capo”, però ugualmente capiva lo sfogo a lui rivolto e non era il primo e non solo da lei.

-Yuuka gli ordini sono questi e benché io sia un demone superiore non posso oppormi alla Sorgente, lo sai bene. Comunque confido in questo nuovo incarico. Se riuscirò come il nostro sovrano si aspetta, avremmo anche noi dei vantaggi, non temere.- la rassicurò, posandole una mano sul capo scuro.

-Lo spero Shuuya.- mormorò la sorella, socchiudendo gli occhi scuri, come quelli del fratello, e godendosi quella dolce carezza tra i capelli.

Sì, doveva riuscire a tutti i costi.

 

Afuro si era ripreso dalla giornata precedente, infatti era sceso per primo in cucina quella mattina e aveva dato prova della sua abilità culinaria. Quando Ichioruta e Shirou scesero non potevano credere ai loro occhi. Il tavolo della sala da pranza era imbandito con ogni ben di dio! Muffin, crepes, torte, pasticcini! C'era l'imbarazzo della scelta!

Si precipitarono in cucina, dove Terumi stava sfornando dei biscotti.

-Che stai combinando???- chiesero all'unisono.

-Buongiorno!- esclamò entusiasta, agitando la paletta come saluto.

Rimasero interdetti per un paio di secondi.

-Teru-chan, perché???- il riferimento di Kazemaru era chiaro.

Afuro posò la teglia dopo aver messo i biscotti in un piatto e lo guardò. Li guardò.

-Inanzi tutto per ringraziarvi per ieri e poi perché mi andava. Oggi non ho voglia di andare al lavoro e così mi tengo in allenamento.-

“Usandoci come cavie?”

“Al massimo sarò io a lasciarci le penne Atsuya. E, comunque, sa quello che fa.”

-Mi preoccupa solo una cosa.- intervenne Shirou interrompendo il discorso col fratello.- Come faremmo a finire tutto?-

Lanciarono un'occhiata in giro e anche il biondo si accorse che forse aveva un pochino esagerato.

-In effetti...- iniziò sottovoce, ma si riprese subito.- Una divinità quando crea non la si può fermare!-

-Non dirmi che si crede ancora un dio...- sussurrò sempre Shirou a Ichirouta.

L'altro, a malincuore, annuì.

-Mi sa che dobbiamo tenercelo così ormai.-

“Bell'affare!”

-Stai tranquillo Teru. Se sei d'accordo io saprei cosa fare con il cibo in eccesso.- s'illuminò di colpo l'azzurro e gli sguardi dei cugini si puntarono su di lui.

-Beh...ricordate ieri mattina il tizio che è venuto a riprendere il pallone? Allena la squadra di calcio dei bambini del circondario al campo che si trova vicino al fiume. Mi ha invitato a vederli e potrei portare a loro qualcosa per merenda.-

-Ichi...io non mi fiderei dopo quello che è successo ieri.- disse scuro in volto Fubuki.

Anche Terumi era del suo stesso avviso, lo capì solo guardandolo.

-Atsuya è stato chiaro. Possono usare chiunque mezzo per raggirarci, anche dei bambini.-

Il silenzio che scese era pesante. Anche se era stato il fratello a parlare, Shirou era stato cosciente durante tutto il discorso e comprendeva i timori e le paure del fratello. Loro potevano sentire la sua voce, ma lui percepiva i suoi sentimenti e, stranamente, li avvertiva confusi.

-Ma io ho fiducia in quel ragazzo. I suoi occhi...non so come spiegarlo, ma erano sinceri. Sentite, nonostante quello che ci è accaduto, non dobbiamo smettere di credere nella bontà altrui. Non tutti sono cattivi e non tutti cercano di ucciderci. Perché dobbiamo fare in modo che ci tolgano anche questo?- il tono, l'estrema fiducia di Kazemaru li fece rianimare.

-Va bene Ichi-chan.- Afuro gli sorrise, il suo sorriso dolce.

-In fondo se siamo tutti e tre insieme è difficile che facciano qualcosa.- diede anche Shirou il suo contributo.- A che ora dobbiamo portare questa merenda a quei bambini?-

L'azzurro sorrise sinceramente. Avevano fatto uno sforzo, doveva riconoscerlo, e gli era grato per quello.

-Si ritrovano alle cinque.-

-E alle cinque sia!-

 

Shirou era riuscito, non sapeva nemmeno come, a farsi prestare la macchina da Afuro. Sapeva benissimo che ci teneva e il biondo si era raccomandato mille volte prima di dargli le chiavi. Sapeva, inoltre, che se gliel' avesse riportata anche con un solo graffio sarebbe stata la sua fine. Non poteva bloccarlo, gli stregoni e le entità buone erano immuni al suo potere, ma con gli incantesimi che avevano scoperto poteva fargli molto male. Con cautela uscì dal vialetto, controllando non arrivasse nessuno. Kazemaru era già andato avanti per informare l'allenatore dei bambini, di cui ancora ignoravano il nome, che c'era una sorpresa per i piccoli, mentre Terumi rifiniva gli ultimi dolcetti che l'azzurro sarebbe passato a prendere più tardi.

Viaggiava entro i limiti di velocità, facendo attenzione ai segnali stradali e ai semafori. In prossimità di uno di questi, appunto, rallentò notando che il verde era stato sostituito dal giallo. Essendo ad una decina di metri, decise di fermarsi e spinse leggermente il pedale del freno, fino a fermarsi proprio sulla riga bianca. Ma appena la sua auto si fermò, avvertì un urto. Sbiancò.

Con uno scatto scese dall'auto, correndo verso la parte posteriore, notando che il paraurti era ammaccato.

-Mi ammazzerà! Stavolta mi ammazzerà!- si disse passandosi una mano tra i capelli.

“Tranquillo. Al massimo ti avvelenerà.”

“A volte ti odio, lo sai!”

“Sì, ti voglio bene anch'io Shirou.”

Non si avvide della persona che scese dall'auto che lo aveva tamponato.

-Mi perdoni. Non avevo visto il semaforo.-

Shirou si voltò, pronto ad inveire contro l'altro. Ma si bloccò, non appena incrociò gli occhi del suo interlocutore. Un marrone intenso, profondo, avvolgente. Fu questa la prima cosa che notò. Poi vide il viso a cui quegli occhi appartenevano. Lineamenti decisi, ma non aggressivi, un sorriso appena accentuato, ma invitante. Capelli biondi e lisci, legati in un basso codino. Per lui non c'era mai stata visione più bella. Da molto sapeva di essere, come molti dicevano, dell'altra sponda, ma mai nessuno aveva attirato la sua attenzione e mai così violentemente. Sentì le guance diventare calde all'improvviso.

“Non pensarci nemmeno.” lo reguardì Atsuya, ma lui sembrava non sentirlo.

“Shirou! No!” le ultime parole del fratello prima che, come mai in quel momento, lo escluse del tutto.

-Non mi pare che il danno sia grave, per fortuna.- continuò il biondo affiancandolo.

Fubuki si riprese volgendo gli occhi sulla macchina che aveva tamponato la sua.

-No, però mio cugino mi ucciderà...- mormorò.

-Senta, se per lei non ci sono problemi, potremmo risolvere subito la questione. Parlerò con il suo parente e mi assumerò l'intera responsabilità, come effettivamente è. E poi porteremmo la sua auto da un mio amico carrozziere e pagherò ogni spesa.-

-Davvero?- era incredulo.

Da che ricordava, e dalle sue esperienze sopratutto, ogni incidente di quel genere era sempre stato contornato da liti e contrasti.

-Non tutti sono amichevoli e capisco il suo sconcerto.- gli disse con un sorriso che avrebbe potuto sciogliere chiunque per quanto caldo e sincero fosse.

-Mi scusi, non intendevo darle una brutta impressione. Accetto di buon grado la sua offerta, anche se sarà mio cugino a decidere, visto che l'auto è sua.- ribatté e stavolta fu lui a sorridere.

-Allora non mi rimane che sapere...- uno squillo interruppe le sue parole.

Shirou guardò il giovane uomo rispondere al telefono, lo sentì accettare qualcosa per poi chiudere la chiamata.

-Mi scusi, lavoro.- si scusò con il ragazzo davanti a lui.

Il grigio scosse la testa, asserendo, implicitamente, che non c'erano problemi.

-Ora ho un'udienza importante e mi hanno già richiamato all'ordine. Ma le lascio il mio numero e dove può trovarmi. Mi faccia sapere al più presto, mi raccomando.- e gli porse il suo biglietto da visita che il grigio prese tra le mani.

Ma per un breve momento i loro arti si incrociarono ed entrambi avvertirono una lieve scossa. Scaturita da cosa non lo sapevano. Shirou ritirò subito la sua.

-La...la ringrazio. Al massimo domani mattina le farò sapere.- disse guardandolo ancora negli occhi, che senza saperne il motivo, lo attiravano.

-D'accordo. A domani allora...- s'interruppe non conoscendo il nome del ragazzo, che comprese.

-Fubuki. Shirou Fubuki.-

-Molto piacere Fubuki.- gli strinse la mano che il grigio gli aveva dato, in seguito salì nella sua auto e scomparve lasciando il giovane a fissare la strada ormai deserta.

Si riscosse dopo pochi attimi, rammentando che non sapeva, nemmeno lui, il nome del suo interlocutore. Abbassò, di conseguenza, gli occhi sul biglietto da visita che gli aveva lasciato e lesse la professione e il nome.

Avvocato Gouenji Shuuya.

 

 

 

  
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