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Autore: M i n d    09/03/2009    5 recensioni
Hermione Granger è figlia di un uomo molto ricco e importante. Ha tutto quello che desidera, tutti i ragazzi che vuole, molte amiche...la sua vita è semplicemente perfetta. Finché un giorno, non arriva qualcuno che le fa aprire gli occhi...
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cedric Diggory, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Hermione
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Sincerità

 

 

Il giorno dopo, Harry, arrivò a scuola con un gran mal di testa, David si era svegliato nel cuore della notte, balzando sul suo letto e ripetendo di non riuscire più a prendere sonno. Lui l’aveva ignorato e, il piccolo demonio, aveva pensato bene di andare a svegliare i genitori. A quel punto, il ragazzo, aveva creduto di essere salvo ma, a suo fratello non bastava rompere le scatole ai genitori, non era contento se non tirava in mezzo anche lui.
Così, un’ora più tardi, James, Lily ed Harry, al piano inferiore, avevano provato di tutto per farlo dormire, riuscendo nel loro intento, solo alle cinque del mattino. Perciò, il ragazzo, aveva dormito, si e no, un’ora.

 

Entrò in aula rapidamente, la sua compagna di lavoro e le sue amiche erano già arrivate. Se ne stavano riunite attorno al banco della Weasley, a sghignazzare senza sosta. Le ignorò e si sedette.

 

Aveva sentito dei passi, il rumore di una sedia che veniva spostata e di una cerniera che si apriva. Si trattava di lui, senza dubbio. Non si era voltata, né aveva detto nulla, aveva riso imitando le sue amiche, ignorando il motivo di cotanta ilarità. Per un momento, l’istinto le aveva suggerito di voltarsi e salutarlo ma si era resa conto che sarebbe stata una sciocchezza compiere un simile gesto in presenza delle sue best friends.

A differenza delle sue previsioni, il pomeriggio precedente, non si era poi rivelato così esageratamente noioso. Doveva ammettere che, quel ragazzo, era davvero bravo a sbrigarsela con quel genere di lavori. Aveva ideato in mezz’ora un progetto e, successivamente, l’aveva rivisto con lei ed avevano apportato delle modifiche. Se avesse dovuto farlo da sola, sapeva che ci avrebbe impiegato ore e, il fatto che lui ci fosse riuscito in poco tempo, era ammirevole.

 

Voltò leggermente il capo verso sinistra e il suo sguardo si posò su di lui: le dava le spalle, chino sul libro di storia. Non si era reso conto di essere osservato. Hermione, si chiese più volte, come facesse a concentrarsi così perfettamente, ignorando tutto ciò che gli stava attorno.

 
«Herm, mi stai ascoltando?».

In una frazione di secondo, lo vide girarsi di scatto e i suoi occhi verdi si piantarono in quelli di lei, che si affrettò a distogliere lo sguardo. Incontrò quello di Ginny e delle sue amiche, che la fissavano tra il preoccupato e il curioso.

 
«
Ti senti bene, Hermione?» domandò, cauta, Luna.

«Sì, sto benissimo. Perché?»

«Ecco, sembri un po’…distratta…» spiegò Lavanda.

«Distratta? Io? Ma che state blaterando?» rise, nervosa.

 

Le tre ragazze si guardarono fra loro, poco convinte. Proprio in quel momento, entrò la professoressa. Tutti si affrettarono a raggiungere i propri banchi. Hermione si sedette, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.

 

«Ciao» sussurrò Harry.

«Ciao» rispose, con tutta la freddezza che riuscì a racimolare.

La lezione era cominciata, non si dissero altro.

 

A circa cinque minuti dal suono della campanella, la professoressa, interruppe il discorso matematico per parlare loro di qualcosa di importante:

 

«Come tutti voi ben sapete, la prossima settimana, la vostra classe andrà, con gli studenti della 4°C, in visita alla fattoria di Sam Buloski. Portare gli studenti del quarto anno alla fattoria di Buloski è una tradizione di questa scuola, in quanto favorisce la socializzazione, il senso di responsabilità di ognuno di voi e, inoltre, vi permette di trascorrere un paio di giorni all’aria aperta, evitando di farvi friggere i cervelli davanti a tv e videogames».

Ragazzi e ragazze si fissarono, chi stupito, chi orripilato, chi interessato.

«Soggiornerete da Sam un paio di notti e, durante il giorno, lo aiuterete nella gestione della fattoria. Evitate i vestiti troppo leggeri, dormirete in un capannone e il riscaldamento non esiste. Ricordate i sacchi a pelo se non volete dormire sul pavimento. Infine…» a quel punto fece una pausa squadrando Hermione e le sue amiche prima di riprendere:«…vi sconsiglio i vestiti firmati, vi occuperete principalmente del bestiame e, sapete quanto gliene può fregare a una mucca chi sia l’idiota che a firmato la roba che indossate se, mentre lavorate, decide di svuotarsi l’intestino su una vostra scarpa…» sorrise.

 

Alcuni dei commenti che giunsero agli orecchi di Harry, alla termine del discorso della professoressa, furono questi:«In una fattoria!?»

«A lavorare nei campi!?»

«Accudire bestiame!?»

«Un paio di notti!?»


«
Silenzio, per favore!» la classe si ammutolì. «Sono desolata, ragazzi, che non sia di vostro gradimento. Purtroppo, è una tappa obbligatoria. Spero, ugualmente che vi divertirete! Ora, vi consegnerò il permesso, che dovrà essere firmato da almeno un genitore o un tutore, sul secondo foglio che vi darò, è elencato ciò che dovrete portare con voi. Mi raccomando, fatene buon uso! Non riducetelo ad una pallina di carta, come ho visto fare, varie volte, da qualcuno!” lanciò un’occhiata a tre ragazzi, seduti negli ultimi banchi della fila destra, che sorrisero con aria innocente.

A quell’ora, seguirono quella di inglese e quella di biologia. Infine, giunse il tanto sospirato intervallo.

Harry ficcò il permesso ed il secondo foglio nello zaino.

Si alzò. Proprio in quel momento, fece il suo ingresso una ragazza bionda. Lui non se ne accorse e, mentre risistemava la sedia, lei gli si avvicinò e gli mise le mani davanti agli occhi.

«Chi è?» chiese, tentando di restare al gioco. In realtà, si sentiva come se fosse tornato all’asilo.

«Indovina!». Lo sapeva benissimo, di chi si trattava.

«Laila?»

«Esatto!»

Non gli lasciò tempo di dire una parola che sentì le labbra di lei sulle proprie. Era imbarazzato. Nell’aula erano rimasti alcuni studenti. Li sentiva ridacchiare e bisbigliare.

«Non sei felice? Andremo in gita insieme!»

Ci mise qualche secondo a registrare le sue parole. Certo! Laila faceva parte della 4°C!

«Sì, molto!» le rivolse un sorriso radioso, il più falso tra tutti quelli che avesse mai fatto.

Non aveva alcuna intenzione di andare alla fattoria, fino a poche ore prima, nemmeno sapeva fosse in programma una cosa del genere. Non ricordava l’ultima volta che era stato in vacanza, probabilmente, prima che nascessero i gemelli. Inoltre, non lo entusiasmava affatto il pensiero di passare un paio di giorni con coetanei che lo consideravano una nullità. Eccetto Laila ma, si parlava di una su quaranta studenti. Infine, non poteva permettersi di lasciare i suoi fratelli per più di un giorno, visti i disastri che combinavano in poche ore.

«Anch’io non vedo l’ora!» lui sorrise, di nuovo.

«Laila, hai visto tuo fratello?» cambiò rapidamente discorso.

«No. Perché?» domandò, sbattendo gli occhi, incuriosita.

«Devo parlargli.» tagliò corto.

«Forse è nell’atrio…» con un’alzata di spalle, avvicinò nuovamente il viso al suo.

«Vado a cercarlo.» la baciò rapidamente sulle labbra:«A dopo!» e sparì oltre la porta.

 

 
***

 

 
Percorse un paio di corridoi prima di trovarlo. Attorniato da alcuni compagni di classe, chiacchierava con loro. Lo vide. Poco dopo, si congedò dagli altri e procedette, a passo, spedito nella sua direzione.

 

«Allora? Com’è andata con la Granger?»

Harry rimase sorpreso. Cedric, solitamente, prima di tutto, salutava, poi, passava alle domande. Gli sembrò persino di notare una nota di impazienza nella sua voce ma, probabilmente, era solo molto curioso ed incapace di nasconderlo.

«Non è stato poi così tragico, alla fine.» desiderava che la discussione finisse lì. Voleva chiedere a Cedric se, durante il suo quarto anno, anche alla sua classe, avessero proposto una gita alla fattoria di Sam.

«In che senso?»

«Nel senso che…beh, non è andata così male.»

«Perché? Che avete fatto? Di che avete parlato?». Harry cominciava a stancarsi di quell’interrogatorio.

«Abbiamo ideato un progetto di lavoro. Non abbiamo parlato granché, l’unica cosa che so, è che non mangia spesso dolci. Sono riuscito a farle assaggiare un pezzetto di torta, ma l’ho dovuta forzare.» sintetizzò.

«Tu…cosa!?» proprio non riusciva a comprendere il motivo di tanta perplessità.

«Cedric, che succede? Ho soltanto detto che sono riuscito a farle mangiare un pezzo di torta, mica che l’ho baciata!». Lui si irrigidì. Harry iniziava davvero a non capirci più niente.

«Avresti voluto?» sussurrò. Lui non credeva alla sue orecchie.

«Come ti viene in mente?! Certo che no!» rise. Era assurdo.

«Scusa…» mormorò l’amico, con il capo chino.

«Non fa niente. Sei un po’ strano oggi, sai?»

«Sì…sarà il tempo…»

«Probabile. Ultimamente, cambia spesso.» terminò Harry.

 

Attraversarono l’atrio, diretti ai distributori di merendine e bevande. Cedric comprò un pacchetto di patatine, Harry una bottiglietta d’acqua. Mentre svitava il tappo della bottiglietta, prese a parlare:«Sai Ced, la nostra professoressa di matematica ha detto che, la settimana prossima, ci sarà una gita di un paio di giorni alla fattoria di Sam Buloski…» tentò. Cedric pareva mentalmente assente.

Parlò, fissando il vuoto:«Sì, anche a noi è toccato andarci, al quarto anno.»

«Com’è la fattoria?» domandò.

«Non è il massimo ma neppure così terribile. Pensi di andarci?» finalmente, tornò a guardarlo negli occhi.

«No. Non credo di potere, né di volere.»

«Secondo me, i tuoi genitori vorrebbero che partecipassi.»

«Non so, forse, sono io che non ci voglio andare.»

«A me, sembra di sì…»

«Come lo sai?»

«Altrimenti, non me ne avresti parlato, ti pare?» sorrise.

 

 

***

 


Tornando a casa, affiancato dai quattro fratelli, Harry, rifletteva. Forse, Cedric, non aveva poi tutti i torti. Forse, desiderava davvero partecipare alla gita. Si sentiva diviso a metà. Il suo cuore diceva di sì, desideroso di avventure. Il cervello, invece, diceva che, trascorrere un paio di giorni con una marea di studenti che lo fissavano con disprezzo ad ogni minimo fruscio e, per giunta, con Laila avvinghiata di continuo a lui, che lo baciava in pubblico, facendolo sentire in imbarazzo, non sarebbe stato uno spasso.

«Terra chiama Harry!!» la cantilenante voce di Jessica lo riscosse dai propri pensieri.

Si accorse che otto paia di occhietti erano puntati su di lui.

«A che pensavi?» domandò la sorella, fissandolo, torva.

«A niente.» rispose, sbrigativo.

«A Laila?»

Stavano attraversando un vicolo deserto, all’interno di un villaggio. Avrebbero raggiunto entro breve la loro casa.

«Non ti riguarda».

«Sì! Pensavi a lei!» sorrise.

«Sei fuori strada».

Lei sbuffò.

«Uffa! Perché non me lo vuoi dire!?»

«Perché sei mia sorella, Jes. Non la mia analista! Perciò, non sono tenuto a raccontarti un bel niente, se non mi va!» esclamò, esasperato.

«Tra fratelli ci si dice tutto!»

«Dove sta scritto!?»

Sbuffò una seconda volta. Sconfitta. Harry sorrise.

Nessuno disse più una parola finché non entrarono in casa.

David e Sarah corsero in salotto. Jessica e Josh li raggiunsero poco dopo, con due maxi buste di pop-corn.

Harry richiuse la porta a doppia mandata e li raggiunse in salotto: vide Jessica, seduta sul divano, tenere in mano la busta dei pop-corn mentre Sarah e David facevano a gara per scoprire chi, saltellando, sarebbe riuscito a portarglieli via per primo, Josh, se ne stava tranquillamente seduto accanto alla sorella e, ogni tanto, immergeva la mano nel sacchetto. Alla televisione trasmettevano cartoni animati.

«Jes!» mormorò Harry, in tono di avvertimento, dopo aver assistito a quella scenetta.

Lei lo ignorò.

«Jes, se non la pianti, si faranno male!» l’avvertì nuovamente.

Lei fece spallucce e prese l’ennesima manciata di pop-corn.

I gemelli continuavano a cercare di afferrare il sacchetto che, la sorella maggiore, poneva, ad ogni singolo salto, fuori portata. A quel punto, Harry afferrò il sacchetto, strappandoglielo di mano e, all’esclamazione sbalordita di lei, lo porse ai fratellini.

«Perché me l’hai portato via!?»

«Perché sai benissimo che, in questa casa, vige la regola della condivisione. Non hai più tre anni!»

Lei alzò gli occhi al cielo.

«Io vado a studiare. Se vi serve qualcosa, chiamate. D’accordo?»

«Sì!» risposero, in coro.

«Bene. Fra mezz’ora, Josh e Jessica, da bravi e diligenti fratelli…»Josh lo squadrò come fosse pazzo, Jessica emise un suono a metà fra uno sbuffo e una risata:«…mi imiteranno».

«E noi? Cosa facciamo?» domandò David.

«Voi siete liberi di giocare. Vietato uscire di casa, vietato colorarvi fra voi, vietato lanciarvi oggetti e sputare.» ricordò. Loro annuirono.

«Bene. A dopo!»

 

 ***

 

 

Si udivano risate oltre l’ingresso di villa Granger.

«Noo! Davvero!?».

La porta venne aperta.

«Te lo giuro. Una cosa spaventosa!» esclamò la bruna con tono scandalizzato e divertito allo stesso tempo.

«Beh, non mi stupisce poi tanto, se pensate di chi stiamo parlando…» intervenne la rossa.

«Hai ragione! Neville Paciock è un bamboccione sfigato! Non so dove abbia trovato il coraggio di provare a baciarti!» continuò Lavanda, disgustata.

Altre risate.

«Sicuramente è stato il peggior bacio di tutta la mia vita!»

 

Avevano raggiunto la sua camera. Ginny si era attaccata al pc, collegandosi al programma di chat. Luna e Lavanda si erano sedute sul letto ed avevano iniziato una conversazione sui cosmetici e sulle creme per il corpo, alla quale, la rossa si inseriva di tanto in tanto per esprimere il proprio punto di vista.

Hermione era rimasta sulla porta. Aveva provato lo strano impulso di controllare il cellulare. L’aveva assecondato. Si sentiva molto stupida, sapeva che non l’avrebbe cercata, dal momento che era stata lei stessa a dirgli che lo avrebbe informato sulla data del prossimo incontro.

Scosse la testa. Che le succedeva? Si stava comportando come una scema.

 

«Herm? Mi stai ascoltando!?»

Alzò lo sguardo. Vide le sue amiche fissarla, stupite.

«Cosa?!»

«Stavamo parlando del concerto di domani sera…ci sarai, vero?» domandò Ginny.

«Certo che sì!»

«Luna, il programma!» ordinò la rossa.

La ragazza prese un fogliettino.

«Mercoledì: concerto, ore 21.00. Giovedì: si esce. Venerdì: cinema. Sabato: discoteca + pigiama party da Ginny. Domenica: giornata da Ginny».

«Mi sembra perfetto!» esclamò Lavanda, elettrizzata.

«Dobbiamo divertirci il più possibile! Se penso che la prossima settimana ci toccano due giorni in mezzo allo sterco e agli insetti…» rabbrividì così come le altre due.

Hermione no. Notarono che era immersa nei suoi pensieri.

«Herm, che c’è? Non ti piace il programma?» chiese Luna.

«No, no. Il programma va benissimo.»

«Allora, a cosa stavi pensando?» insistette Lavanda.

«Niente di che. Avevo detto a Harry che gli avrei fatto sapere quando ci saremmo ritrovati per quel progetto ma, con tutti questi impegni, non so quando potrò…»

«Harry?» la canzonò Ginny, con tono trasognante. Le altre due si fissavano, premendosi una mano sulla bocca per nascondere i sorrisini.

«E’ così che lo chiami ora?»

«E’ il suo nome…»

«Certo, certo…» sorrise l’altra.

Hermione assunse un’espressione allarmata e scandalizzata allo stesso tempo:«Tra me e lui non c’è N-I-E-N-T-E!!»

La rossa smise di sorridere:«Okay, okay, calmati! Stavo solo scherzando!».

Lei fece un respiro profondo:«Scusa, è che…non mi piace quando insinuate sciocchezze.»

«Scusa tu, non avrei dovuto…».

Il minuto successivo trascorse in un imbarazzante silenzio.

«Ehm ehm» Luna si schiarì la voce poi, aggiunse, titubante:«Allora…il piano è confermato?».

Hermione capì che si stava rivolgendo prevalentemente a lei:«Sì. Assolutamente.» assicurò, pensando che avrebbe telefonato ad Harry più tardi.

Luna prese una penna dal portapenne peloso, posto sulla scrivania dell’amica, con cui tracciò una V subito dopo

l’elenco.

***

 

 

Quando il suo cellulare squillò, Harry stava tentando la traduzione di un complesso racconto in latino.

Lo prese dal comodino, dimenticando di leggere, come sempre, il numero sul display.

«Pronto?»

«Harry? Sono Hermione.»

«Hermione!? Ciao! Che sorpresa! Non mi aspettavo che telefonassi solo un giorno dopo…»

«Sì...ti chiedo scusa in anticipo per lo scarso preavviso ma, nei prossimi giorni sono impegnata e non ci possiamo vedere. Volevo chiederti se per te andava bene ritrovarci stasera, così, possiamo concludere direttamente il lavoro.»

«Stasera?» lanciò un’occhiata alla pila di compiti che aveva ancora da completare, riposta sul letto, accanto a lui.

«Sì, se non è un problema, ovviamente.»

«Avrei molto da studiare, a dire la verità…»

«Ah, ehm…»

Il cellulare di Harry emise un debole:«Bip».

«Scusa un attimo, Hermione, ho un’altra chiamata…»

«Non c’è problema.»

La mise in attesa.

«Pronto?»

«Amore!!»

«Laila!»

«Ciao, tesoro! Come stai?»

«Bene, grazie, tu?»

«Non c’è male. Che fai stasera? Ti va di uscire?»

«Ecco, veramente…ho ancora un sacco di compiti da fare…stavo per dare buca anche alla mia compagna di studio…»

«Dovevate vedervi, stasera!? Perché non me l’hai detto?!»

«Mi ha chiamato pochi minuti fa…chiedendomi se potevamo incontrarci stasera perché ha degli impegni…»

«Chissà quali impegni avrà…» sussurrò, sprezzante:«Comunque…» aggiunse, dopo una breve pausa:«…secondo me, dovresti andare. Se lei gli altri giorni non può…e, poi, prima finite meglio è, no?»

«Sì, però…»

«Mi è venuta un’idea! Vengo con te!»

«Cosa!?» si sollevò di scatto, sorpreso.

«Sì! Così potrò vederti e, allo stesso tempo, voi potrete lavorare al progetto! E’ geniale!» esclamò, eccitata.

«Laila, io…non so se…»

«Oh, avanti Harry! Chiediglielo!»

Sospirò:«D’accordo. Aspetta in linea.»

«Hermione? Sei lì?»

«Sì, ci sono.»

«Ascolta, è ancora valida la proposta di stasera?»

«Sì, certo.»

«Bene. Volevo chiederti se potrebbe venire anche la mia ragazza…»

«Oh…»

«Prometto che non darà fastidio…»

«Naturalmente. Sì.»

«Grazie mille! A che ora ci vediamo?»

«Fra un’ora, va bene?»

«Benissimo. A dopo. Ciao!» riattaccò.

«Allora? Quando vieni a prendermi?»

«Fra mezz’ora. Fatti trovare in strada. Ciao!»

«Okay! Ciao!».

Gettò il cellulare sul letto e, chiudendo il libro di matematica con uno scatto, si infilò le scarpe e scese al piano inferiore.

 

 
***

 

 
I suoi fratelli si trovavano dove li aveva lasciati poco prima.

Seduti sul divano, con gli occhi incollati alla tv, nemmeno si accorsero del suo ingresso.

 
«Jessica» chiamò.

La sorella continuò imperterrita a divorare pop-corn.

«Jessica!». Niente.

«JES!!» urlò. Tutti sobbalzarono.

«Che vuoi!?» sbottò lei, seccata.

«Fra mezz’ora devo uscire, non so a che ora torno. Devo passare a prendere Laila. Abbiamo un po’ di strada da fare, quindi, adesso, vado a gonfiare le ruote della bici. Puoi occuparti tu dei tuoi fratelli o devo chiamare la Signora Figg?»

«No, no, ci penso io. Scusa, che vuol dire che non sai a che ora torni?»

«Progetto scolastico. Siamo solo a metà, potrebbe volerci del tempo…»

«Con chi lavori?»

«Con la Granger»

«Hermione Granger!?» esclamò, a bocca aperta.

«No, Clementina Granger!» la guardò e scosse la testa:«Certo che sì!».

Sua sorella era piegata in due dalle risate.

«Tu lavori con la Granger?»

«Che c’è di tanto divertente?» domandò, fissandola storto.

«Niente, niente…» cercò di contenersi.

«Allora? Siamo d’accordo?»

«Sì. Che faccio per cena?»

«Ci sono spaghetti, alcune scatolette di tonno, insalata…se non sbaglio c’è anche qualche avanzo di pollo, puoi farlo scaldare e potete mangiare quello…»

«E se facessi gli spaghetti al tonno?»

«Come ti pare, basta che non mandi a fuoco la casa!» disse, infilandosi il giubbotto.

«Okay!»

«Rientro tra un po’ per recuperare zaino e cellulare…non combinate guai!».

Dopo averli squadrati uno per uno, uscì.

 

***

 

Laila l’aveva aspettato, come concordato, fuori dal cancello di casa. Si era sistemata sul portapacchi della sua bicicletta e avevano proceduto così per una buona mezz’ora.

Erano nei pressi della villa.

Quando Harry la scorse, per la seconda volta, rimase esterrefatto dalla tanta grandezza e maestosità, tali da renderla persino un po’ inquietante, illuminata dalle luci dei lampadari.

«Mamma mia!» esclamò Laila, dietro di lui:«E’ ancora più enorme di quanto ricordassi!».

Harry non aveva la minima idea di dove potesse sistemare la bicicletta e si diede dell’idiota per non aver pensato prima che la cancellata era troppo alta per poterci legare la bici.

«Che faccio…? Suono?» domandò la sua ragazza, esitante. Lui annuì, non smettendo di pensare a dove sistemare la bici, mentre lei premeva sul pulsante argentato.

«Sì?» le rispose con voce acuta, quella che Harry, realizzò fosse una domestica.

«Ehm…» Laila era paralizzata. Evidentemente non si aspettava una cameriera dal momento che, a casa sua, non ce n’erano. Lui si fece avanti.

«Siamo Harry Potter e Laila Diggory, la signorina Granger ci sta aspettando per ultimare un progetto scolastico.»

«Attenda».

Attesero meno di un minuto e il cancello si aprì. Varcata la soglia una cameriera prese i loro giubbotti.

«I signori Granger, al momento, stanno cenando. Vi scorto in sala da pranzo, seguitemi».

Harry, si chiese se fosse una buona idea disturbarli durante la cena ma ormai, non poteva più tirarsi indietro.

La sala da pranzo era magnifica: muri e soffitti parevano vere e proprie opere d’arte, un pesante lampadario che, a vederlo, dava l’idea d’essere composto da diamanti, penzolava sul tavolo. Quest’ultimo era ricoperto da un’elegante tovaglia bianca con tovaglioli coordinati.

I Granger non erano soli, con loro c’erano altre due persone: un uomo baffuto, sulla cinquantina, snello, capelli biondo cenere e occhi azzurri ed una donna, probabilmente la moglie, anch’ella sulla cinquantina, snella, capelli corvini e  pungenti occhi verdi. Non appena la videro, i padroni di casa, rivolsero un gran sorriso a Laila, ignorando Harry. Il padre di Hermione si ripulì elegantemente le labbra, servendosi del candido tovagliolo di pizzo.

«Questo giovane è amico tuo, Hermione?» domandò.

«Lavoriamo insieme al progetto di storia…» spiegò la ragazza, lanciando ad Harry un’ occhiata, nella quale gli parve di cogliere un certo nervosismo misto a preoccupazione.

«Qual è il tuo nome, figliolo?»

«Oh, ehm…mi chiamo Harry, signore…Harry Potter».

L’uomo posò il tovagliolo e lo fissò intensamente:«Potter? Sei figlio di James Potter?».

«Sì.» rispose Harry, incuriosito dall’accenno di sorpresa nel tono di voce di lui:«Lei conosce mio padre?»

«Lavora nel fast-food di fronte al mio ufficio, mi reco a mangiare lì tutti i giorni a pranzo. Mi sorprende che non ne fossi a conoscenza…»

«Che io non fossi a conoscenza di cosa, signore?»

«Del fatto che tuo padre lavora per il presidente della più grossa catena finanziaria del paese, è ovvio!» 

«Beh…» non sapeva che dire:«…lui non…non me ne ha mai parlato ma, francamente, credo non sia così fondamentale per me sapere per chi lavora…». Il padre di Hermione lo incenerì con lo sguardo, sua madre e gli ospiti fissavano i rispettivi piatti, muti come pesci. Hermione strinse gli occhi e chinò il capo a sua volta, pronta al peggio mentre, gli occhi di Laila andavano dall’uomo a Harry, come se stesse valutando se fosse il caso di intervenire.

«Io sono convinto che non sia così.» ribatté il signor Granger, con tono glaciale:«Bisognerebbe conoscere chi sta al di sopra dei propri genitori cosicché, in caso di incontro, la prole sappia portare rispetto a chi deve essere portato».

«A me è stato insegnato che il rispetto è di chi lo merita».

Prima che il signor Granger potesse rispondere, Hermione scattò in piedi:«Basta!» esclamò.

Sua madre alzò lo sguardo:«Hermione…» sussurrò, sorpresa.

Lei non vi badò:«Io ed Harry abbiamo un lavoro da terminare e voi avete ospiti perciò, noi ce ne andiamo. Buon proseguimento!». Detto questo, marciò dritta verso la porta, sotto gli sguardi stupiti dei presenti.

I genitori si scusarono con i propri ospiti per il comportamento della figlia mentre Harry e Laila si guardarono e, come di comune accordo, la seguirono.

 

                                             

***

 

 
Hermione si sedette sul letto e attese che i due ragazzi la raggiungessero.

Senza una parola, Harry si accomodò di fronte a lei aprendo il proprio zaino ed estraendone il materiale. Quando Hermione si voltò per vedere dove si fosse sistemata Laila, la vide in piedi sulla porta.

«Ti puoi sedere, se vuoi. Non mordo.» disse.

«No, grazie.» rispose, secca.

«Andiamo, Laila! Non puoi stare lì, in piedi, per ore!» esclamò Harry.

Lei sospirò:«Va bene. Dove mi siedo?»

«Dove vuoi».

Scelse la sedia della scrivania di Hermione poi, dopo esservi seduta sopra, tirò fuori dalla borsa un lucidalabbra e iniziò a passarselo sulle labbra ripetutamente.

«Iniziamo?» propose Harry a Hermione.

«D’accordo…».

 
Terminarono dopo più di due ore e mezza.

«Bene! Mi sembra sia perfetto!» sentenziò Harry, soddisfatto.

«Sì! E’ uscito molto bene! Non ci resta che studiare il tutto ed esporlo…» aggiunse Hermione, sorridente.

Harry guardò l’orologio, segnava le 23:04.

«Accidenti! Com’è tardi!». Laila si era addormentata sulla sedia, il volto rivolto al soffitto.

«Sarà il caso che la svegli e che l’accompagni a casa…» disse, guardandola.

Si alzò, iniziò a riporre la sua roba, mentre lo faceva, notò che il tetto della ragazza pareva un campo di battaglia: pezzi di carta, fogli stracciati, matite, penne, tubetti di colla, forbici…c’era di tutto.

Hermione parve aver intuito, dal suo sguardo e dalla sua esitazione, i suoi pensieri:«Tranquillo, faccio io. Voi andate.»

«Grazie…» dopo aver terminato con lo zaino, Harry si diresse verso la sua ragazza:«Laila…» sussurrò:«Laila, svegliati…» insistette. Lei mosse la testa di lato e aprì lentamente gli occhi:«Mh…? Che c’è?» biascicò.

«Ti sei addormentata. E’ molto tardi, dobbiamo andare.»

La ragazza si sollevò, ancora un po’ stranita e con i capelli leggermente scompigliati. Sistemò la borsetta mentre Harry recuperava zaino e giubbotto.

Si diressero alla porta della stanza di Hermione che li accompagnò, Harry la ringraziò mentre Laila non disse nulla, si limitò a lanciarle un’acida occhiata prima di uscire.

 

 
***

 

 
Stavano camminando fianco a fianco in un vicolo, Harry teneva la bicicletta accanto a sé e la conduceva avanti. Non c’era vento, ma faceva piuttosto freddo, così, avevano convenuto fosse meglio camminare. Si erano detti solo qualche parola, Harry non sapeva se fosse per la stanchezza o per altro. Già al loro arrivo alla villa, Laila gli era parsa estremamente irritata ma aveva preferito non fare domande, non aveva voglia di discutere né di sentirsi di nuovo chiedere se lui le volesse ancora bene.

Il suo stomaco brontolò.

«Hai fame?» le chiese.

Lei cercò i suoi occhi come se volesse verificare di non aver sognato la sua voce,  quando lì trovò, annuì.

«Anch’io…» si grattò la nuca, nervoso:«Ci sarà qualcosa di aperto a quest’ora?».

«C’è un fast food non molto lontano che tiene aperto fino a mezzanotte e mezza…» si ricordò Laila.

«Va bene. Da che parte?»

«Mi pare di ricordare che fosse di là…» gli indicò la strada e, sempre fianco a fianco, si incamminarono.

 

 
***

 

 
«Grazie, arrivederci!» disse Harry all’inserviente dopo aver pagato ed aver preso i panini e le patatine.

Si rivolse a Laila:«Vuoi mangiare qui o preferisci mangiare fuori?».

«Fuori» rispose.

«Va bene».

 
Decisero di mangiare proseguendo alla volta di casa, considerata l’ora.

Lei masticava lentamente, come se non volesse farsi sentire, anzi, come se non desiderasse altro che sparire e basta. Lui non capiva.

«Laila…»

«Le patatine sono buone.» Harry capì che tentava di evitare il discorso.

«Sì. Ascolta…»

Lei si guardò attorno, rabbrividì:«Fa piuttosto freddo stasera!».

Harry stava perdendo la pazienza:«Laila, vuoi smetterla di dire cavolate e ascoltarmi!?» esclamò.

Lei lo fissò, poi abbassò lo sguardo:«Scusa…» sussurrò.

Ci fu un altro minuto di silenzio.

«Mi dici che ti succede?» domandò, calmo.

Lei lo fissò come se fosse pazzo:«A me? Niente!».

Avevano svoltato nel vicolo in cui si trovava casa Diggory.

«Non mentire. So che hai qualcosa…»

«Cosa te lo fa pensare?»

«Il tuo atteggiamento a casa dei Granger, la tua insistenza a voler venire con me, e il fatto che hai detto si e no tre parole durante il ritorno!».

Avevano raggiunto il cancello.

«Non ho niente, Harry, sto bene. Grazie e buonanotte». Aprì il cancello e fece per entrare ma Harry la tirò leggermente per un braccio. Lei si voltò di nuovo e, solo a quel punto, il ragazzo notò che aveva gli occhi lucidi.

«Laila, per favore, parliamone…» era quasi una supplica:«Il nostro rapporto non può funzionare se non mi dici cosa non va, come faccio a capire dove sbaglio se non mi parli?». La ragazza aveva gli occhi piantati a terra.

«Laila…» insistette.

Lei sospirò e si voltò a guardarlo:«Non so se voglio più continuare questa storia. Ecco, l’ho detto.»

Harry non credeva alle sue orecchie:«Non capisco…ieri hai detto di amarmi…perché, oggi, mi parli così? Qual è il problema?» domandò, confuso.

«Il problema non sono io, Harry, sei tu!»

«Io?»

«Sì, tu!»

«Cos’ho fatto!?»

«Cos’hai fatto?! Mm…» finse di pensarci sopra:«Vediamo, da dove cominciare? Forse, dal fatto che dopo qualche settimana dall’inizio della nostra storia hai cambiato totalmente atteggiamento! O forse, dal fatto che, per te, uscire con me sembra più un lavoro che un piacere, ultimamente! Oppure, dal fatto che non volevi che venissi con te dalla Granger!? Scegli tu!» urlò.

Silenzio.

«Hai ragione, sono stato un po’ distratto. Mi dispiace.» sussurrò infine Harry.»

Lei fece un sorriso amaro:«Un po’» scosse la testa, delusa.

«Questo non significa che non ti voglia bene!» aggiunse.

«Sì…ma mi ami?»

Lui, esitò:«Non lo so…insomma, sei la prima ragazza con cui sto…stiamo insieme da qualche mese…“amore” è una parola importante…».

Lei abbassò nuovamente gli occhi.

«Va bene. Ho capito. Lascia perdere».

Superò il cancello e se lo richiuse alle spalle. Mentre percorreva il vialetto, Harry la richiamò, facendola voltare.

«Questo che significa?» domandò.

«Non lo so, dimmelo tu.»

«Perché hai insistito tanto per venire?» domandò, dopo un po’.

«Eri così cambiato che ho pensato che magari fra te e la Granger potesse essere nato qualcosa…» spiegò.

«Che ti viene in mente? Non c’è niente fra noi! E’ solo una compagna di studi!»

Lei non aggiunse altro.

«Vieni alla gita?» chiese, ancora.

Annuì. Poi si voltò e proseguì.

«Laila!»

Tornò a fissarlo.

«Dammi tempo, va bene?»

Lo fissò:«Sei ancora il mio ragazzo?»

«Solo se tu vuoi…» rispose.

Lei sorrise e annuì. Lui ricambiò.

«Ci vediamo domani!» le disse.

Lei alzò una mano in segno di saluto.

Harry recuperò la bici e si rimise in cammino.

Pochi minuti dopo, gli arrivò un messaggio da Laila:«Grazie di tutto!» diceva.

Lui sorrise e si rimise il cellulare in tasca.

 

 
 
***

 

 
Arrivato a casa, entrò lentamente, deciso a fare meno rumore possibile. Aveva quasi raggiunto la scala, quando una voce di donna lo chiamò dalla cucina. Lui si avvicinò: sua madre e suo padre, entrambi con indosso le vestaglie, erano seduti al tavolo e sorseggiavano the da un paio di tazze fumanti.

«Dov’eri finito?» domandò sua madre.

«A casa dei Granger. Io e la figlia del signor Granger dovevamo terminare un lavoro per la scuola e abbiamo fatto tardi…»

«Mi domando perché…» aggiunse, sarcastico, suo padre.

«James!» lo rimproverò Lily.

«Papà, io ce l’ho già una ragazza!» si difese Harry.

«Calmatevi! Stavo scherzando!».

La moglie lo guardò storto poi, si rivolse al figlio:«Non fa niente, Harry. La prossima volta però, avvertici, per favore.»

«D’accordo, scusate».

Fece per andare di sopra:«Aspetta, figliolo, dobbiamo ancora dirti qualcosa…» disse James.

Lui si risedette.

«Abbiamo saputo che c’é in programma una gita, la prossima settimana…»

«Sì, alla fattoria di Sam Buloski…» precisò.

«Ah! Il caro, vecchio Samuel! Era mio compagno di studi al liceo…» attaccò suo padre.

«Non è questo il punto…» intervenne, con fermezza, la moglie. Lui tacque.

«Ti piacerebbe partecipare, tesoro?» domandò, con dolcezza, la donna.

«Beh, non so…come farete con i soldi? E con i bambini?»

«Non preoccuparti di questo, Harry!» rispose suo padre:«Abbiamo qualcosa da parte! E, per quanto riguarda i bambini…è ora che anche Jessica si prenda le sue responsabilità!» sua madre concordò con un cenno del capo.

«Tuo padre ed io, riteniamo che sia importante che tu faccia questa esperienza, dal momento che, in passato, hai sempre dovuto rinunciare a causa delle cospicue somme di denaro richieste per la partecipazione…»

«Allora, se non avete nulla in contrario, io andrei.».

I suoi genitori sorrisero:«Così ci piaci, figliuolo!» suo padre gli batté una mano su una spalla e sua madre lo abbracciò:«Adesso, però, fila a letto che è tardi!» sussurrò mentre lo stringeva.

«D’accordo! Buonanotte!» e schizzò al piano superiore.

James si avvicinò alla moglie e le cinse la vita con un braccio:«Ho l’impressione che si divertirà…» disse.

«Sì, anch’io…».

Diedero un’ultima occhiata alle tazze sul tavolo, si fissarono:«Andiamo a letto?» propose James, inorridito al pensiero di mettersi a lavare tazze dopo una giornata massacrante.

«Assolutamente sì!» convenne la moglie, pensando la stessa cosa.

Quando anche l’ultima luce fu spenta, la casa tornò silenziosa, avvolta da quell’aura di tranquillità notturna che, alcune ore dopo, sarebbe stata interrotta dal risveglio delle pesti.

 

 



Note dell’autrice

 

E’ passato quasi un anno dall’ultimo aggiornamento, vi chiedo scusa!

Finalmente sono riuscita ad aggiornare! Beh…non sarà un gran capitolo ma…che ne pensate?

Sperando che qualcuno si ricordi ancora di questa fanfiction, io vi saluto e…ci vediamo l’anno prossimo!

Scherzavo! Scherzavo! :D

Okay, scherzi a parte, aspetto con ansia le vostre recensioni, i vostri suggerimenti…tutto insomma! Come sempre!

 

Un bacione!

E infinite grazie a chi ha aspettato questo capitolo, per la pazienza!!

A chi ha recensito e anche a chi ha solamente letto: siete fantastici!!

 

 

 Risposte alle recensioni

 

 

 Bilu_emo: Troppo gentile! Grazie! Nuovo capitolo postato (anche se c’ho messo un po’…).

granger90:  Felice che ti sia piaciuto!  Spero che ti piaccia anche questo! Ciao! ^^

dolcepuffa: Eh sì, Harry ha una vita davvero pesante! Capitolo aggiornato! Spero ti piaccia! :)

PikkolaGrandefan: Forse, questo non è stato proprio un ravvicinamento, però…che te ne pare? Al prossimo capitolo! Ciao! ^^

Thaleron: Già, i gemelli sono proprio pestiferi! Per ora, ho scritto solo di Ginny, non so se deciderò di farla rimanere figlia unica o meno…si vedrà! Grazie mille! Spero che ti sia piaciuto anche questo cap.! Ciao!^^

crilli: Eh…chi lo sa! ^^ Grazie mille della recensione! Al prossimo capitolo! Ciao! :)

 

 

 

Bene! Aggiornamento completato!

Allora, al prossimo aggiornamento (che, mi auguro, avvenga presto!)!

Ciao, ciao!!

Un megaabbraccio!!!!

 

 

LadyGiuly93 

 

 

  
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