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Autore: Fiamma Drakon    09/03/2009    1 recensioni
Il colonnello, Edward e Alphonse si ritrovano su un'isola deserta e devono trovare il modo di fuggire e sopravvivere a madre natura, ma soprattutto ai conflitti fra il colonnello e Acciaio. Riusciranno Ed e Roy a imparare a coesistere?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Roy Mustang
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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5_Finalmente... salvi? Finalmente... salvi?
I giorni si susseguivano ininterrotti, mentre Edward e il colonnello tentavano di creare una sorta di fragile equilibrio che li mantenesse uniti senza creare litigi.
Era stato Alphonse a proporre la cosa, con iniziali contrasti delle due parti in discussione. Poi, dopo parecchie diatribe non poco leggere, avevano optato per seguire il consiglio.
Iniziava ad albeggiare, quando Edward e Mustang si svegliarono, schiena contro schiena.
La notte appena trascorsa era stata una delle tante notti passate su quella maledetta isola senza cibo, senza letti e senza bagni.
Fra tutti e due, non si sapeva chi fosse ridotto peggio.
Edward aveva i capelli sporchi raccolti malamente in una treccia dalla quale uscivano ciuffetti dorati in qua e là, gli occhi cerchiati dalla stanchezza e lo stress. I vestiti non erano quasi più definibili come tali. Ormai erano quasi brandelli di tessuto. La giacca rossa se l’era giocata da un pezzo. Rimaneva il giubbino nero, che era strappato un po’ ovunque, del quale l’unica parte integra al 100% era la cerniera, la canotta, che era ridotta a uno straccetto che s’intravedeva appena da sotto il giubbino. La cintura di pelle era tutta graffiata e l’unico laccio ancora intero era quello al quale era appesa la catenella dell’orologio d’argento che lo qualificava come Alchimista di Stato. I pantaloni erano sfregiati in più punti, dove erano state aperte fessure nel tessuto lungo le cosce, le ginocchia, ormai del tutto scoperte e gli stinchi. Gli stivaletti erano in condizioni pietose: sgraffiati, le suole semi-scollate.
Il colonnello non era certo messo meglio: i capelli mori erano scarruffati come se avesse preso più volte una potente scossa elettrica. Lo sguardo vacuo e gli occhi segnati da due occhiaie paurose la dicevano lunga sulle notti che aveva passato in quel periodo. La tenuta da militare era lacerata dovunque, in particolare sul petto, dove era stata letteralmente divelta, lasciando scoperta la camicia stracciata sottostante, con le maniche arrotolate fino ai gomiti. I pantaloni erano letteralmente a brandelli, gli stivali graffiati e lacerati in alcuni punti.
I due alchimisti si misero seduti e si scoccarono vicendevole occhiate di disprezzo: il loro modo per darsi il buongiorno.
Senza considerarsi minimamente, il colonnello e il biondo si alzarono.
Edward perquisì con lo sguardo la radura, in cerca di qualche particolarità che gli era sfuggita nelle attente analisi che aveva fatto nei giorni precedenti, per ammazzare il tempo. Niente di nuovo. Si stiracchiò, facendo scricchiolare il braccio sinistro.
Alphonse era già sveglio e se ne stava seduto in disparte a giocare con il gattino-puma.
Il colonnello si stiracchiò e si voltò dando le spalle a Edward.
- Io vado a fare una giratina sulla spiaggia... - esclamò, avviandosi verso il limitare della radura.
- Ehi, colonnello! Aspetti! -
- Acciaio, non rompere. Voglio stare da solo -
- No. Vengo anch’io sulla spiaggia. Qui mi annoio... -
- Ba’... fa’ un po’ come ti pare -.
Nel frattempo al Quartier Generale di East City...
Fiamma e Riza, sole nell’ufficio del colonnello Mustang, stavano intrattenendo l’ennesima conversazione riguardo il “corso di coesistenza” che avevano imposto a Edward e Roy. La discussione era molto animata, anche se le due badavano molto a far sì che nessuno al di fuori della stanza le sentisse.
- Non credi che sarebbe il momento di riportarli indietro? - chiese Riza.
- Non penso... Ed è duro quando c’è da arrendersi all’evidenza. Mi sembra impossibile che accetti la collaborazione del colonnello così in fretta -
- Ma ormai sono passate più di due settimane! Non pensi che sarebbe il caso di portarli via prima che impazziscano? -
- No... non penso che impazziranno dopo solo due settimane... io ci ho passato quasi un mese e sono ancora viva e sana di mente... -
- Ma tu non sei il colonnello! Quell’uomo ha bisogno di vivere in città! Alla lunga finirà per andare fuori di testa e dovremmo rinchiuderlo in qualche manicomio... -
- Bella l’idea di Mustang in manicomio... -
- Drakon... -
- Sì lo so... mi scusi... vuole che vada a prenderli? Va bene -
- Davvero? -
- Certo. No problem -.
Così dicendo, Fiamma si alzò ed uscì a grandi passi dalla stanza, lasciando la tenente a bocca aperta.
Intanto sull’isola Edward e Mustang, una volta raggiunta la spiaggia, si erano separati completamente. Si ignoravano del tutto, cosa che non potevano fare così apertamente in presenza di Alphonse.
Mentre il colonnello si concedeva un bel bagno rilassante, Edward se ne stava a torso nudo seduto sulla spiaggia a gambe incrociate, impegnando tutta la sua attenzione sul suo castello di sabbia in fase di costruzione.
Il sole picchiava sulla sabbia, arroventandola in pochi minuti e, cosa ancora peggiore, arrostendo pure l’auto-mail di Edward, che dovette rifugiarsi all’ombra degli alberi per non finire abbrustolito.
- Ahah Acciaio... paura del sole? -
- Non è paura del sole... è paura di finire arrostito come un pezzo di carne da macello sul fuoco! -
- Sì... certo... -
- Grrr... -
- Piuttosto... vedi di non arrugginire su quel castellino di sabbia... -
- La finisce di provocare? Non vorrei essere costretto a picchiarla... -
- Picchiarmi? Tsk! Sei così piccolo che non ci riusciresti neanche con l’ascensore... -
- PICCOLO A ME?! RAZZA DI COLONNELLO PERVERTITO! Lei e i suoi stramaledetti sogni ad occhi aperti su attraenti donne in bikini! -
- NON SONO AFFARACCI TUOI ACCIAIO! -
- OH, INVECE SÌ! PER COLPA SUA IL MIO PSICHIATRA AVRÀ DA LAVORARE PARECCHIO! -
- MIA?! SEI TU CHE TI SEI VESTITO DA DONNA! -
- MA LA COLPA È SUA! -
- MA CHE C’ENTR... -.
L’accesa diatriba che era scattata fra Edward e il colonnello, che ormai non volevano altro che passare direttamente alla violenza, fu interrotta da un rumore proveniente dal mare.
Era un rumore lontano ma incredibilmente familiare, che pose temporaneamente fine alla discussione.
Gli occhi dei due alchimisti si spostarono lungo la piatta distesa di mare che si perdeva in lontananza, finché non notarono qualcosa di bianco che si muoveva sinuosamente su di essa, avvicinandosi sempre più.
L’euforia che li colpì in contemporanea fu tale che s’abbracciarono urlando: - EVVIVA, SIAMO SALVI! -
- Fratellone, colonnello, la finite di urla... -.
Alphonse, arrivato in quel preciso istante, rimase perfettamente immobile, osservando la scena che si trovava dinanzi: Edward e Mustang abbracciati.
Era una sceneggiata, ne era certo. Non era logicamente possibile che da odio puro al 100% passassero all’amore, anche perché ciò era contro natura, ma non poté escluderlo completamente. In fondo, poteva anche essere solo frutto della loro pazzia dopo le settimane che avevano passato relegati in quel posto.
Poi, lo vide.
L’attenzione di Alphonse si spostò sulla cosa bianca che si stava avvicinando a velocità sostenuta, accompagnata da un rumore stranamente familiare, benché non ricordasse dove l’aveva già sentito.
Il gattino-puma gli si sfregò contro la gamba, cercando di attirare la sua attenzione, ma ormai era fuso.
L’attenzione dei tre alchimisti si focalizzò interamente sulla cosa bianca in avvicinamento.
Erano salvi. Finalmente qualcuno stava andando a recuperarli. Avrebbero potuto nuovamente dormire su un letto comodo, avrebbero potuto di nuovo mangiare carne cotta, avrebbero avuto di nuovo un bagno normale.
Quando fu più vicina, finalmente la riconobbero: era un motoscafo.
Un motoscafo dell’esercito.
Rimasero attoniti, ad osservare il motoscafo che si avvicinava sempre più.
Quando fu vicino alla spiaggia, Edward riuscì a scorgere fugacemente qualcosa di rosso. Un abbagliante rosso cremisi.
Fin troppo familiare per non riconoscerlo.
Si sciolse dall’abbraccio con Mustang e si avvicinò all’acqua.
- Fiamma?! - esclamò, fra l’attonito e lo sbalordito.
- Che? Fiamma?! - ripeterono in coro gli altri due.
Benché si sforzasse di negarlo, era chiaro come il sole che quella fosse Fiamma. Era probabilmente l’unica persona al mondo con un colore di capelli così rosso. Così rosso e così intenso.
Quando il motoscafo arrivò sulla spiaggia, Fiamma balzò a terra con un’agilità sorprendente.
Era rimasta la solita di sempre: capelli rossi lunghi e mossi, pallida, con indosso jeans e canotta nera. L’unica particolarità era un paio di spessi occhiali da sole che le coprivano le ardenti iridi degli occhi.
Se li tolse con disinvoltura e li fissò uno a uno, in silenzio poi, con un sospiro, si appoggiò alla fiancata del motoscafo.
- Santo cielo, vi siete ridotti proprio male... e pensare che credevo di farvi passare una vacanza tipo il vostro addestramento... - esclamò.
- CHE COSA?! CI HAI SPEDITO TU QUI?! - urlò Edward fuori di sé.
- Naturale. Credevi di esserci arrivato in volo? - ribatté con noncuranza la ragazza.
- Perché tutto questo? A che scopo? E... perché anche io? - s’intromise il colonnello, attonito.
- Perché non se ne poteva più dei vostri continui battibecchi. Pensavamo che in casi come questo riusciste ad appianare le divergenze... - spiegò Fiamma.
- “Pensavamo”? - domandò Alphonse.
- Io e la tenente... -
- Hawkeye? -
- Ma... tu che dici? -.
Edward e Mustang rimasero a bocca spalancata, consci del fatto di essere le vittime di qualche strana macchinazione cospirata alle loro spalle.
Edward s’avventò verso Fiamma, ma lei lo evitò con un salto e atterrò sul motoscafo.
- Ed... sei stanco... non affaticarti inutilmente... -
- Se ti prendo t’ammazzo! Hai idea di cosa abbiamo passato su questa stramaledettissima isola? -
- No, ma me lo posso immaginare dal modo in cui siete ridotti... comunque, rallegratevi. Vi riporto a East City, ma... -
- MA...? - la incalzarono Edward e Roy.
Lei alzò un dito in modo perentorio, fissandoli dall’alto in basso.
- Ma ad una condizione - rispose.
- COSAAA?! -
- Che condizione? -
- Dovrete smetterla di battibeccare. In modo definitivo -.
Edward e Mustang si scambiarono uno sguardo attonito: era la condizione più difficile da realizzare in assoluto.
I loro stomaci brontolarono all’unisono.
- Be’... allora? - chiese Fiamma.
- Eh... va bene. Ci arrendiamo. Però riportaci a casa... okay? - mormorò Edward.
- Okay! - rispose Fiamma sorridendo.
- Al... lascia andare quel puma... - aggiunse poi la ragazza, voltandosi ed inforcando di nuovo gli occhiali.
- Oooh... va bene... - acconsentì Alphonse, lasciando con rammarico il gattino-puma vicino ad un cespuglio.
Ripartirono e raggiunsero East City nel giro di poche ore.

- Colonnello! - esclamò Riza sollevata, vedendo ricomparire Mustang sull’uscio del suo ufficio.
- Tenente... - mormorò il moro con risentimento.
- Sì...? -
- Ha collaborato con Fiamma per questa specie di vacanza che ci ha imposto? -.
Riza abbassò lo sguardo.
- Sì... ma l’ho fatto nel suo interesse e... - s’interruppe e si guardò attorno - ... dov’è Edward? -
- Alla mensa... - rispose Mustang con una punta d’irritazione nella voce.
- Finalmente un pasto come si deve! - esclamò il biondo, buttandosi sul cibo come un morto di fame.
Fiamma se ne stava silenziosa a fissare la parete alle spalle del ragazzo, senza degnarlo della minima attenzione.
- Ed... ricorda la condizione... -
- Uff... perché mi devi avvelenare il pranzo?! -
- Credevo te ne fossi dimenticato... -
- No... non preoccuparti. Almeno ci proveremo... -.
E così la vita dei due alchimisti riprese come sempre, anche se ci fu un notevole sforzo da parte di entrambi per evitare conflitti che sarebbero potuti costar loro altri giorni di reclusione su quella stramaledetta isola.
E vissero tutti felici e contenti. Più o meno.
   
 
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