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Autore: Najara    30/12/2015    6 recensioni
Shira è la ventiduesima principessa del regno di Saharin, davanti a sé ha una tranquilla vita di corte, ma un mancato rifiuto la porterà verso un futuro completamente diverso, fatto di avventure, dolore, amore e… draghi!
Storia scritta per il contest: "L'inizio e la fine di ogni cosa" di ManuFury.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E’… è un drago!”

 

Una settimana e Shira si ritrovò in viaggio. Salutare la sua famiglia era stato difficile, ma a tormentarla era l’abbandonare la sua vita. Essere una principessa era monotono, ma anche rassicurante. Ora tutte le sue certezze erano andate in fumo, e per cosa?

Le era stato tributato un grande privilegio, i cavalieri di draghi erano onorati e rispettati in tutte le terre e suo padre, passato l’iniziale stupore, si era dimostrato molto fiero di lei. Shira però aveva l’impressione che il suo mondo fosse crollato. Come poteva lei diventare il cavaliere di un drago? Non aveva mai visto uno di quei possenti animali, di essi sapeva molto poco, in genere solo dicerie e leggende. A complicare la situazione c’era Aki. La sacerdotessa era chiaramente furibonda e aveva eluso tutte le sue domande, per poi partire senza una parola.

Ora, osservando le mura della città sparire dietro i carri con i suoi bagagli, Shira si chiese per l’ennesima volta perché non aveva saputo dire di no a suo fratello.

Lei e Kimi lasciarono la carovana nel primo pomeriggio. Shira portava con sé una sacca con pochi cambi e il necessario per l’igiene personale assieme ad un piccolo tesoro in pietre preziose, dono del padre. Il resto delle sue cose l’avrebbe raggiunta alla Città dei Draghi, percorrendo la via terrestre.

“Siamo quasi arrivate.” Le spiegò Kimi mentre si inoltrava in un boschetto di acacie. La donna aveva indossato un completo bizzarro: calzoni, giubba e stivali. Il tutto fatto di un materiale simile al cuoio, resistente, flessibile e caldo. Shira ne aveva uno uguale, i suoi sarti avevano lavorato l’intera settimana a loro disposizione per tagliarlo e cucirlo.

“Ci siamo.” Nella voce di Kimi vi era un calore che Shira non aveva mai percepito. Con lo sguardo spaziò all’interno della radura in cui erano giunte. Vi era un fuoco e una tenda, sovrastati da una grossa pietra dal colore stranissimo: un delicato azzurro. Kimi corse in avanti e la ‘roccia’ si mosse. Shira sgranò gli occhi mentre la sua mente dava un senso alla possente figura.

“E’… è un drago!” Il lungo collo della bestia si abbassò mentre il cavaliere vi gettava le braccia attorno in un abbraccio.

“Magnifico, è evidente che hai un grande intuito.” La voce sprezzante di Aki la scosse dalla sua ammirazione e Shira si voltò a guardarla. Indossava un abito bianco che scendeva lungo i fianchi aprendosi e mostrando dei pantaloni grigio scuro. I capelli erano legati in una treccia, era bellissima se non fosse stato per quello sguardo d’odio.

“E’ la prima volta che vedo un drago.” Cercò di giustificarsi.

“Non ne dubito.” Il tono canzonatorio la ferì, ma non le rispose, incapace, ancora una volta, di trovare le parole giuste.

Shira, vieni avanti.” La principessa obbedì avvicinandosi a Kimi e al drago.

“Questa è la principessa Shira del regno di Saharin.” La presentò. “E questa è Ai, il mio drago.” Shira chinò il capo in segno di saluto, colpita dai brillanti e dolci occhi verdi del drago. Alle sue spalle Aki rise, facendola arrossire e vergognare di quel gesto fatto ad una bestia, bella e possente certo, ma pur sempre solo un animale.

“Ora che le presentazioni sono fatte è meglio partire, abbiamo molti giorni di viaggio davanti a noi.”

Shira sapeva che avrebbe volato su un drago, ma ora l’idea cominciò a spaventarla.

Ai era lunga almeno venti metri, le ali distese dovevano essere il doppio e aveva zampe grandi quanto il torso di un uomo. Il suo colore azzurro sfumava nel bianco delle zampe e si infittiva diventando blu nei cinque artigli delle ali e lungo le venature delle stesse. Era bellissima, ma anche terrificante.

Cercò di non guardarla mentre faceva del suo meglio per aiutare a disfare il campo, seguita dal disprezzo di Aki che non perdeva occasione per criticare il suo operato o la sua ignoranza sugli argomenti più disparati, come il disfare una tenda, sistemare l’imbragatura di Ai o l’equilibrare il peso del carico sul drago.

Quando fu il momento di partire, Ai abbassò uno degli unghioni con cui terminavano le ali tendendolo a Kimi. La donna lo afferrò con una sola mano e il drago la sollevò fino a portarla tra il suo collo e la schiena. Il cavaliere si sedette e si agganciò all’imbragatura. Aki non attese oltre e, rapida, salì lungo l’intelaiatura formata dalle strisce di cuoio fino a sistemarsi sulla schiena dell’animale. Shira rimase a terra, guardando all’insù incapace di fare altro. Ai non sembrava intenzionata a tendergli l’unghione e di sicuro non poteva salire come aveva fatto Aki, non aveva né la sua agilità né la sua forza. Fortunatamente il drago le venne in aiuto in un altro modo. Si abbassò sulle zampe fino a coricarsi e poi Kimi le tese la mano. Aiutandosi con le strisce di cuoio e afferrando infine la mano di Kimi riuscì a trovarsi al posto giusto, cioè dietro le spalle del cavaliere. La donna la legò all’imbracatura e poi annuì.

“Bene.” Mormorò e guardò sorridendo verso il cielo. Fu sufficiente. Il drago aprì le ali e fu come essere schiacciati a terra da una forza sovraumana. Shira poteva sentire i muscoli muoversi sotto di lei. Una, due e poi tre colpi d’ala e la radura fu solo più un puntino in una macchia giallastra, ma il drago non si fermò, i colpi d’ala si susseguirono fino a quando non furono tra le nuvole. Infine Ai spalancò le possenti appendici e planarono nel cielo.

Shira aveva il cuore che batteva veloce.

Era qualcosa di così possente e meraviglioso da dover essere comparato al timore reverenziale che si provava davanti ad un dio.

Il frastuono dovuto al battito delle ali ora era sparito, solo il sibilo del vento indicava che si stavano muovendo e poi c’era il freddo. Un freddo pungente contrastato solo dal calore proveniente dal drago, un animale a sangue caldo, malgrado le leggende che dicevano il contrario. Gli occhi di Shira erano incantati ad osservare le ali di Ai che vibravano appena, fendendo le nuvole e l’aria.

 

Volarono a quel modo per una settimana. Il paesaggio sotto di loro cambiò diventando verde e ricco di fiumi e laghi, poi davanti a loro si innalzarono delle alti montagne incappucciate dalla neve. Attraversarle costò loro fatica, sorvolarle era impossibile per un essere umano e percorrere le valli significava uno sforzo doppio per il drago che doveva sbattere le ali con una frequenza molto maggiore a causa delle bizzarre correnti d’aria. La notte, mentre il drago riposava, lei e Aki dormivano in una piccola tenda mentre Kimi era avvolta tra le ali di Ai.

Nel vederla dormire così Shira aveva sentito una fitta di solitudine, come se a lei quel contatto fosse negato.

Aki continuava ad essere sarcastica e le sue battute si facevano sempre più pungenti, infastidita dall’assenza di reazioni di Shira. Kimi invece era più disponibile e aveva iniziato a spiegarle alcune cose sulla vita alla Città dei Draghi e sui draghi stessi. Da una battuta rabbiosa di Aki aveva poi intuito che la scelta del cavaliere normalmente veniva fatta in tenera età, attorno ai sette anni. Infine aveva compreso che un sacerdote maschio sceglieva un cavaliere femmina e viceversa. Loro, dunque, formavano una coppia anomala in molti modi. Shira però continuava a non comprendere la rovente rabbia che la giovane sacerdotessa provava nei suoi confronti.

Quando uscirono dalle montagne si ritrovarono a volare per un’altra settimana sulle pianure dei Lords, abitate da litigiosi signori feudali che eleggevano un re ogni sette anni e di cui furono ospiti di grande riguardo. Sulla costa, ancora lontana, vi erano le Libere Città, cinque centri che vivevano grazie al commercio sul mare.

Quando Shira vide il mare per la prima volta ne fu stupefatta, ancor più della vista della neve e delle montagne. Era così vasto da sembrare infinito e il blu delle sue acque era ricoperto dalle pagliuzze d’oro del sole.

“Non mi piace il mare.” Commentò subito Aki e Kimi annuì lasciando perplessa la principessa.

“Perché?” Chiese allora.

“I draghi non sanno nuotare, volare su di esso è portarli alla morte.” Fu la secca risposta della sacerdotessa e Shira non osò controbattere.

Sorvolarono la costa per un giorno poi volarono sopra una foresta verdissima e intricata ed infine giunsero alla loro destinazione: la Città dei Draghi. Posizionata su un’ampia conca formatasi su di un’altura godeva della vista sulla foresta ed appariva irraggiungibile da terra.

Kimi e Aki sorrisero, finalmente erano tornate a casa.

 

  
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