Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
Segui la storia  |       
Autore: SenzaPH    31/12/2015    1 recensioni
La storia segue gli avvenimenti della terza stagione (attenzione agli spoiler).
Sara, Manuel ed Elia sono tre giovani studenti italiani in fuga.
Sanno che qualcuno li sta cercando, li vuole catturare e magari anche uccidere.
La loro fuga parte proprio dalla capitale romana quando un apparente normale giorno universitario si trasformerà in una epopea che li porterà al cospetto dello S.H.I.E.L.D
Il "come" e il "perchè" sono ancora un mistero...
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sara

 
Entrata nella mia stanza chiusi la porta dietro di me ed espirai silenziosamente. Ogni volta che chiudevo gli occhi mi si profilavano davanti le tremende immagini di quei giorni. Andai verso il letto e mi distesi osservando il soffitto bianco: come potevo essere finita in una situazione del genere? E con quale coraggio mi sono trascinata dietro pure Manuel ed Elia? Era stata tutta colpa mia eppure quei due non ebbero nessuna esitazione a seguirmi e a difendermi – o tentare di difendermi.
 
La causa di quel trambusto ero io, o meglio, quello che da pochi mesi riuscivo a fare. Successe tutto a seguito di una vacanza in barca fatta parecchi mesi prima durante l’estate, assieme a degli amici di vecchia data. Non mi spiego ancora le dinamiche – il come o il perché – ma subito dopo quella gita capii che qualcosa stava cambiando, in me. In quel periodo mi sentivo diversa non so ben spiegare come, avevo una perenne sensazione di disturbo. Come quando si ha un principio di influenza, ti senti le ossa a pezzi, lo stomaco sotto sopra e qualche linea di febbre. Non riuscivo a capire bene cosa mi accadesse fin quando il mio “malessere” si palesò, letteralmente.
 
Mi trovavo a casa di Elia, giusto qualche settimana dopo il nostro primo incontro, lui stava cercando dei vecchi album fotografici incassati – modello Tetris – in uno sportellino in alto. Si aiutò con una sedia cigolante e quando con forza sfilò dall’insieme l’album che gli interessava, si sbilanciò rischiando di cadere per terra mentre in alto, si generava un effetto “valanga” a causa del quale tutti gli album iniziarono a cadere.
 
Ricordo di aver alzato le mani cercando di afferrare quanti più album possibili per evitare che gli cadessero in testa uno dopo l’altro. Sentii solo un tonfo – non ero decisamente riuscita a frenare la caduta di Elia – e poi il silenzio. Quando aprii gli occhi non riuscivo a credere a ciò che stavo osservando: pochi centimetri al di là delle mie dita, si apriva una barriera azzurrina.
Sembrava come un sottile vetro su cui si erano adagiati i libri ma la cosa più sconvolgente fu il realizzare che quella specie di “barriera” era “uscita” dalle mie mani. L’avevo creata io – non so ben spiegare come-, per qualche secondo osservai sconvolta quella “cosa” cercando di capire come fosse possibile, se fossi stata veramente io, sforzandomi di trovare una spiegazione razionale – invano-.

Quando Elia - anche lui sconvolto ancor più di me- mi chiamò come se volesse delle spiegazioni, la barriera si dissolse facendo cadere gli album per terra o sulla testa del mio amico.
I giorni successivi furono improntati alla ricerca – qualunque cosa potesse spiegare l’evento vissuto- ma non ottenni nessun risultato. Sempre più spesso avvenivano fenomeni strani, la barriera compariva e scompariva senza un’apparente logica fin quando Elia non notò che tale fenomeno si manifestava nel momento in cui avvertivo un pericolo. Quando mi spaventavo, ero nervosa o – ancor più spesso – quando lui o Manuel si trovavano in un qualche pericolo.
 
Era una specie di reazione automatica, qualcosa che scattava quando mi sentivo minacciata o quando qualcosa minacciava le persone a cui tenevo di più anche  se non mi era ancora ben chiaro come riuscissi ad “attivare” tale protezione. Non feci mai parola con nessuno di quel che mi stava succedendo cercando di evitare che tali episodi accadessero in pubblico. Non sempre fu semplice specialmente quando si usciva in gruppo o quando andavo in caffetteria – una macchina che sfrecciava troppo vicino a qualcuno, o il pericolo che una tazzina cadesse dal vassoio -, quando cioè la minaccia del “pericolo” era più forte ed io più sensibile.
 
A volte la barriera scattava senza controllo anche per una stupidaggine ed il fatto che io mi sentissi sotto pressione non aiutava. La mia fortuna erano loro: Manuel ed Elia, sempre pronti a sviare l’attenzione degli altri, a distrarli o a inventare storie assurde su fenomeni magnetici e diffrazione… Assoluti geni.
 
Sorrisi ricordando come quei due fossero stati sempre al mio fianco, in qualunque situazione, avevo la certezza che se fossi “affondata” senza possibilità di salvezza loro mi avrebbero seguita. E in un certo senso fu così, se si trovavano in quell’aereo chissà dove nel mondo era solo a causa mia e di quello che sapevo fare. Chiusi gli occhi ricordando gli eventi accaduti in facoltà: Elia e Manuel svenuti ai miei piedi con l’unica colpa di aver cercato di difendermi in tutti i modi
“ Se ci seguirai non li ucciderò “ disse uno degli uomini in nero puntando la pistola alla testa di Elia
“ E per dimostrare che non scherzo, ucciderò l’altro “ continuò spostando la canna della pistola alla testa di Manuel mentre, osservandomi sadicamente, non si fece nessun scrupolo a premere il grilletto. Ricordo solo che urlai chiudendo gli occhi e quando li riaprii vidi la barriera azzurrina che ricopriva completamente sia me che i miei amici come una cupola. Pochi secondi dopo il suono di un piccolo oggetto metallico che cadeva al suolo: il proiettile era totalmente deformato come se si fosse schiantato contro qualcosa di estremamente solido.
 
Rabbrividii al ricordo di quegli eventi riaprendo gli occhi di scatto, il battito accelerato, la fronte madida di sudore come dopo un brutto incubo. In quel momento la porta si aprì e, silenziosamente, entrò Elia.
<< Hey… >> mi disse timidamente avvicinandosi. Mi alzai andando verso il piccolo tavolo della stanza e sedendomi << Mi dispiace, è tutta colpa mia… Io vi ho trascinato in questa storia e… E… >> sentivo un grosso groppo alla gola e gli occhi in fiamme ma subito Elia mi abbracciò, forte, quasi a togliermi il respiro.
Era lì – con me-, ancora una volta al mio fianco come un angelo custode. Era sempre pronto a sostenermi, appoggiarmi –nel bene o nel male-, c’era durante le mie crisi isteriche post o pre esame, c’era durante le mie crisi di panico quando non riuscivo a controllare lo “scudo azzurro” – che lui aveva allegramente definito: “lo starnuto del puffo” e non chiedetemi perché- o quando, in preda ai singhiozzi, mi straziavo per la perdita di mio fratello maggiore.
 
Lui c’era stato fin da subito, fin dal primo momento che c’eravamo conosciuti, eravamo una coppia. Con lui mi sentivo al sicuro, protetta, mi sentivo parte di qualcosa, il mondo sarebbe potuto bruciare ma se lui mi avesse tenuto la mano non avrei avuto paura. Lo strinsi più forte a me cercando quanto più contatto possibile e man mano che i secondi passavano io tornavo in me, riacquistavo il controllo della situazione, ritornavo nel mio “qui e ora” . Per mesi mi interrogai su cosa fosse Elia per me, ma quasi immediatamente lo associai ad un calmante, era come bere una camomilla.
<< Adesso va meglio? >> mi chiese in un sussurro sciogliendo lentamente il suo abbraccio per poi baciarmi la fronte. Espirai rumorosamente, come se avessi voluto urlare, poi annuii più calma. Mi si venne a sedere accanto stringendomi forte una mano e sorridendomi serenamente come se mi avesse voluto dire “ ci sono io, andrà tutto bene “, pochi minuti dopo stavamo scherzando e ridendo –come al solito lui sapeva calmarmi, era la mia camomilla.
 
Elia e Manuel, Manuel ed Elia, sempre al mio fianco, sempre pronti a gettarsi nel fuoco per me. Lo avevano dimostrato, ora più che mai; entrambi così diversi ed entrambi uguali ma sotto un solo aspetto: difendevano i loro legami.
Entrambi mi volevano bene, così diversi eppure così simili. Erano entrambi molto alti –decisamente più di me-, giusto pochi centimetri di differenza l’uno dall’altro. Manuel moro, con profondi occhi neri come l’ossidiana, un viso squadrato coperto da una leggera barbetta e con grossi occhiali rosso fuoco davanti agli occhi. Elia, profondi occhi azzurri dove annegare e folti capelli neri raccolti in un piccolo codino. Manuel aveva delle spalle leggermente più larghe – retaggio di qualche anno in cui aveva praticato pallanuoto, una sorpresa anche per me- rispetto ad Elia che invece era più esile. In compenso Elia aveva un fisico bene asciutto, atletico e vagamente scolpito a causa degli anni passati a praticare il kung fu.
 
Elia impulsivo, azzardato, guerrafondaio, esuberante come un fuoco d’artificio, simpatico e allegro; Manuel sostenuto, riflessivo, accorto, un gran osservatore anche dei dettagli più insignificanti, un gran ascoltatore, diceva la cosa giusta nel momento giusto, timido. Sorrideva di rado ed ogni volta pareva vergognarsi nel farlo. Entrambi altruisti e pronti a dare tutto, Elia non perdonava facilmente Manuel capiva, accettava e rispettava. Non portava rancore.
Avevano un carattere completamente opposto eppure entrambi parevano incondizionatamente legati a me da un filo invisibile e sebbene con Elia avessi le idee chiare –era la mia “camomilla”, la mia metà persa anni prima durante un brutto incidente. Era mio fratello-, Manuel mi confondeva. Da un periodo non capivo che mi succedesse quando gli stavo accanto: stomaco sotto sopra, battito accelerato, gola secca. Poi rabbia, fastidio, come se lo odiassi. Questi sentimenti contrastanti mi mandavano in loop il cervello. Con Elia non mi era mai successo e questo mi preoccupava non poco: che mi piacesse Manuel?
 
Quando anche Manuel entrò in camera mi sentii meglio, come se avesse portato una ventata d’aria fresca, adesso eravamo di nuovo insieme e nessuno avrebbe potuto separarci.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D. / Vai alla pagina dell'autore: SenzaPH