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Autore: LilyOok_    31/12/2015    4 recensioni
[...]Continuava a fissarmi... I suoi occhi erano come il cielo in tempesta: blu intenso con qualche lampo chiaro, come i fulmini che risplendono nelle notti di temporale.
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Darcy, capitolo uno.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quattro
 
A tarda sera giungemmo in un villaggio che mi era familiare.
Vi ero stato una sola volta con mio zio e Fili, ma ricordavo più o meno dove fosse la locanda nella quale avevamo alloggiato.
Ci portai Darcy e la vecchia donna dietro al bancone ci diede cibo e una stanza con due letti separati.
In quella cittadella vi erano un miscuglio di razze e – eccetto gli altolocati Elfi, che non si abbasserebbero mai a dormire in una locanda – incontrammo svariati Nani e qualche Uomo dall’aspetto burbero e spietato.
Uomini di locanda.
“Non pensavo di avere tutte queste comodità. È la terza volta che spendiamo denaro prezioso per tappare la bocca di chi ci vede e ci ospita.” Disse Darcy, richiudendo la porta alle spalle.
“Seconda.” La corressi, sedendomi sul letto. Non era poi così comodo.
“Seconda, giusto. Beh, in ogni caso dovremmo smetterla o prima di arrivare a Rohan ci ritroveremo le tasche vuote.” Mentre parlava, si tolse gli stivali e la pesante giacca, rimanendo con una maglia di lana.
La vidi muovere leggermente la spalla e notai che andava meglio. Ne fui felice.
Lasciai vagare ancora gli occhi sul suo corpo, usando la massima discrezione: aveva un bel corpo, belle forme, e la sua altezza era di almeno tre pollici in più della mia.
È Umana, cosa ti aspettavi? mi dissi, scuotendo il capo.
Si avvicinò alla finestra mentre scioglieva i capelli, liberandoli dalla coda e lasciandoli ondulati sulla schiena.
“Fissami un altro secondo e ti caverò gli occhi con un tizzone ardente.” Mi disse d’un tratto, guardandomi da oltre la spalla.
Rabbrividii. Se ne era accorta, accidenti.
“S-scusa...” Balbettai “Posso farti una domanda?” Chiesi poi, cercando di sviare il discorso.
“Dipende da cosa vuoi sapere.” Mi disse, continuando a fissare fuori dalla finestra.
“Cosa c’è di tanto importante a Rohan?”
◦◦◦ 
“C’è una persona che conosco che potrebbe aiutarmi ad attenere ciò che cerco.” Risposi, prevedendo già la domanda successiva.
“E cos’è che cerchi?”
Appunto.
Rimasi in silenzio per qualche minuto, poi...
“La libertà, Kili. È questo quello che certo ed è anche il motivo principale per cui ho deciso di lasciare la mia terra.” Dissi, assottigliando lo sguardo mentre due sagome scure si avvicinavano alla locanda.
Kili se ne stava in silenzio, forse a rimuginare su quel che avevo detto.
“Non vuoi sapere nulla di me?” Mi chiese d’un tratto, spiazzandomi.
“C’è qualcosa che vuoi dirmi?” Domandai io, distrattamente; non capivo dove volesse andare a parare, ma in quel momento la mia concentrazione era tutta riversa su quelle due losche figure che, sinceramente, non mi piacevano per niente.
“Tu non fai mai domande. Mi chiedevo se non volessi sapere con chi hai intrapreso questo viaggio.”
“Se non chiedo probabilmente non ho bisogno di farlo.”
“Si, ma...”
“Raccogli le tue cose, in fretta! Sono qui!” Gli dissi, bloccandolo e allontanandomi repentinamente dalla finestra.
 
Scendemmo di corsa e uscimmo dalla porta sul retro.
Il buio ci avrebbe favorito ancora una volta o almeno lo speravo.
“Prendiamo i cavalli e fuggiamo il più in fretta possibile.” Sussurrai a Kili e lui annuì.
Ci avvicinammo alle stalle. Buttai un’occhiata alla finestra che dava sull’interno e vidi gli scagnozzi di Ahkkár entrare e gesticolare con la locandiera che nel frattempo scuoteva il capo.
L’oro compra tutto, anche il silenzio.
“Presto.” Dissi e feci leva sulle gambe per saltare in sella.
Uscimmo dalle stalle e ci dirigemmo lungo la via principale, partendo ad un galoppo sfrenato per lasciarceli alle spalle.
Ero convinta di essere in vantaggio, ma evidentemente avevo fatto male i calcoli.
Ce l’eravamo presa troppo comoda.
Di certo, però, il fatto che non vi era più neve sul nostro cammino era un altro punto a nostro favore: non ci avrebbero rintracciato facilmente, anche se sapevo di cosa erano capaci quegli uomini.
◦◦◦ 
Avevamo cavalcato tutta la notte e alla fine eravamo giunti in prossimità della Contea quando le prime luci dell’alba stavano facendo capolino all’orizzonte.
Eravamo stremati e assonnati, anche se la corsa ci aveva gettato addosso un vento gelido che ci aveva sferzato il viso e gelato il naso.
Ci fermammo ad un ruscello, abbeverandoci di acqua fresca – fredda, gelida – e facendo bere anche i nostri animali, affaticati dalla lunga galoppata.
“Dannazione!” Esclamò Darcy, tirando un calcio ad una pietra che finì in acqua con un tonfo.
“Darcy...”
“Che c’è?!” Sbottò, guardandomi con gli occhi ricolmi di rabbia.
Feci un passo indietro quando notai la sua mano poggiata sull’elsa della spada.
“Niente.” Dissi, grattandomi il collo.
Mi voltai verso l’altra sponda del fiumiciattolo e mi guardai attorno.
Non vi erano posti in cui potersi nascondere quindi dedussi che avremo cavalcato ancora un po’ prima di poterci riposare e, a giudicare dalla determinazione che Darcy sprizzava da ogni poro, supposi che avrebbe voluto oltrepassare la Contea oggi stesso.
 
 
E così accadde.
A tarda sera, quando ormai il buio aveva inghiottito ogni cosa, giungemmo al fiume Brandivino e lì si presentò un bel problema: dovevamo guadarlo, ma era troppo buio per poterlo fare in quel momento e loro troppo stanchi.
“Fermiamoci...” Sospirò lei, scendendo da cavallo.
Scesi dal mio pony e mi occupai di accendere un fuoco mentre Darcy legava gli animali ad un albero.
Quando si sedette accanto al fuoco, tirò fuori dalla borsa della carne fresca e la infilzò con dei bastoni che poi puntellò a terra, mettendo la carne a cuocere sul fuoco.
“Non ricordo avessimo acquistato della carne.” Commentai e lei fece un’alzata di spalle.
“Non l’ho comprata, infatti.”
“Darcy, non l’avrai rubata?!”
Lei mi rivolse uno sguardo torvo: “Ne abbiamo già parlato.” Mi disse, ma io non volevo che quella conversazione venisse troncata a quel modo, perché sapevo bene che era quello che lei voleva.
“Abbiamo delle monete d’oro, possiamo avere tutta la carne che vogliamo, non c’è bisogno di rubarla!” Mi arrabbiai.
Il suo sguardo da arrabbiato divenne rassegnato.
“Senti,” Si massaggiò le tempie, poi prese un bel respiro e continuò “vuoi sapere chi sono? Ti accontento subito: mi chiamo Darcy Arshék, del Clan di Thorn Arshék, mio padre. Sono stata iniziata al combattimento a sette anni, quando mi hanno fatto questa.” Si alzò la maglia e scoprì il ventre: sulla pelle liscia e chiara risaltava una cicatrice da ustione che formava una parola... o almeno credevo; non riuscivo a capire cosa quelle lettere volessero dirmi.
“In Lingua Corrente significa Senza Clan.” Disse, come se mi avesse letto nel pensiero.
Si abbassò la maglia e continuò il suo racconto: “Il mio ruolo nella società della terra da cui provengo era quello di contrabbandiere, okay? Rubare e rivendere la merce di cui mi appropriavo era il mio lavoro! I gioielli che ho venduto a quel Nano al villaggio non erano veramente di mia nonna: li avevo rubati la sera prima di partire, così come ho rubato queste,” E dalla borsa tirò fuori un involto con all’interno delle pelli pregiate che dovevano valere molto “e il nostro cibo e il tuo arco!”
Ci fu un lungo silenzio. Stavo ancora assimilando la notizia che lei era un contrabbandiere quando riprese a parlare: “Sono fuggita perché non volevo finire al fianco di un uomo di nome Ahkkár, il quale stravede per me. Era il mio capo, chiamiamolo così. È colui che dirige gli eserciti e riscuote le tasse e amministra la criminalità. Ho semplicemente deciso di fuggire ma non mi ero resa conto che sulla nave c’erano anche i suoi uomini, quelli che ci stanno inseguendo.”
Fece un’altra pausa.
Era evidente che le costasse un po’ raccontarmi quelle cose e in un momento di lucidità non me le avrebbe mai rivelate.
“Volevo solo la libertà... voglio la libertà, per questo devo raggiungere al più presto Rohan: lì chiederò aiuto ad un mio vecchio amico. Lui mi aiuterà a togliermi Ahkkár dai piedi una volta per tutte, ne sono certa.”
Anche se non sembrava molto convinta nel tono, i suoi occhi lanciavano scintille.
Non sapevo cosa dire. Volevo sapere la verità su di lei, certo, ma ora che tutta quella roba mi era stata gettata addosso così violentemente mi sentivo... strano.
“Spero che la tua curiosità sia soddisfatta, adesso.” Mi disse, poi, volgendo lo sguardo al fuoco.
Esso dipingeva strane ombre sul suo volto che facevano brillare a intervalli irregolari le sue iridi tempestose.
◦◦◦
“Mi dispiace. Scusami.”
Kili mi guardava con occhi carichi di compassione. Lo sapevo anche se non lo stavo fissando direttamente. Potevo sentire i suoi occhi bruciarmi addosso.
“A nessuno è mai dispiaciuto.” Alzai le spalle, e tolsi i legnetti dal fuoco. “La carne si è anche bruciata...” Mormorai, tastandola con un dito.
“Non importa, non fa niente.” Mi disse.
Restammo in silenzio per un po’, un silenzio che gravava sulle nostre – o almeno sulle mie – spalle come un macigno.
Mi ero praticamente messa  nudo con lui.
Sei una sciocca, Darcy. Stai commettendo troppi errori da quando sei insieme a questo a Nano. Che ti succede? Era la voce fastidiosa nella mia testa a parlare.
Ma perché non stai zitta?! Ribattei, rendendomi conto di stare a parlare con un fantasma.
Ecco, ci mancava anche che stessi impazzendo.
“Io sono un principe.” Disse d’un tratto Kili, facendomi voltare verso di lui. “Mio zio è Thorin Scudodiquercia. È stato esiliato molti anni fa dal suo regno, Erebor, da un Drago sputa fiamme del Nord, Smaug il Terribile. Mio fratello è il più grande, tra noi. Un giorno diventerà Re sotto la Montagna, quando ci riprenderemo la nostra casa. Mia madre è la principessa Dìs e tutta la mia famiglia discende dal fondatore della nostra stirpe: Durin il Senzamorte. In pratica sono un principe povero.”
Lo osservai smuovere la legna, in silenzio.
Non avevo voglia di parlare, né di sentire la sua storia.
Ma mi fece comunque piacere il fatto che mi avesse rivelato chi era: era un modo per dirmi che eravamo pari.
Vedendo che non rispondevo, mi prese una mano.
Il mio primo istinto fu quello di ritirarla, ma non lo feci.
Le sue mani tozze, di Nano, erano calde.
Mi strinse la mano e mi guardò negli occhi: “Sul serio, Darcy, mi dispiace per quello che hai dovuto passare fino ad oggi. Ma ora non sei sola. Insomma, voglio dire... ci sono io. Puoi contare su di me.” Mi disse, un po’ impacciato.
Mi fece tenerezza, e gli concessi un breve, brevissimo, sorriso.
“Grazie, Kili. Ti chiedo scusa per essermi arrabbiata. Lo so che quello che faccio – che ho sempre fatto – non è giusto, ma a volte bisogna fare delle scelte. Per sopravvivere si ha bisogno di prendere una strada e a volte è più dura di quel che pensiamo percorrerla. Io non ho avuto una scelta. Ti ho mentito quando ti ho detto che le donne posso scegliere se combattere o ricamare centrini per i tavoli di casa propria. Il padre di Ahkkár mi portò via da mia madre, dopo aver ucciso mio padre. Ecco perché la scritta Senza Clan incisa a fuoco nella mia carne. Mi hanno costretta a diventare quello che sono e quando il padre di Ahkkár morì, due anni fa, suo figlio...” Feci una pausa.
Era così doloroso ricordare, ma dirlo...
“Cosa fece, Darcy?”
“Lui voleva che io diventassi sua moglie, ma mi sono sempre rifiutata. Ho tentato in tutti i modi di sfuggirgli ma un giorno mi incastrò in una via senza uscita e tentò di avermi con la forza. Disse che mi avrebbe derubata di ciò che avevo di più caro cosicché nessuno avrebbe più potuto avermi. Per fortuna avevo Tempesta con me” Accarezzai il fodero della mia fidata amica “e lo colpii di striscio, lasciandogli una cicatrice sulla guancia. Non me lo ha mai perdonato. Ma nonostante tutto non si è mai arreso. Ho sopportato tutto ciò che mi veniva fatto per due anni, fino al mio ventesimo compleanno. Allora sarei dovuta diventare una guerriera dell’esercito a tutti gli effetti, ma lui mi propose ancora una volta di sedere al suo fianco e procreare il suo erede. La notte di quello stesso giorno sono fuggita.”
Non potevo credere di averlo detto.
Ora non avevo più segreti per lui.
Cosa mi aveva spinto così oltre il limite non lo sapevo.
Forse erano stati i suoi occhi, o il calore delle sue mani che ancora stringevano la mia.
Non lo sapevo.
“Darcy...” Mormorò, avvicinandosi di più.
Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi. Le fiamme si riflettevano in quel castano scuro, facendo sembrare le sue iridi due pozze senza fondo, colme di chissà quale forza misteriosa che aveva incatenato le mie e non voleva lasciarle andare.
Il suo volto era sempre più vicino, lo sguardo fisso nel mio e un campanellino d’allarme mi suonò nella testa.
Non ignorarmi, sciocca! Mi diceva la voce nella mia mente, ma io chiusi gli occhi, li strinsi forse.
Quando sentii le sue labbra poggiarsi piano sulle mie, un brivido mi scosse.
Provai una strana morsa allo stomaco e senza rendermene conto avevo schiuso le labbra e lo stavo assecondando.
La sua lingua era calda e accarezzava dolcemente la mia.
Mi piaceva. Era strano, umido, ma mi piaceva.
Troppo!
Aprii gli occhi di scatto e lo allontanai bruscamente, guardandolo sconvolta.
Ma che mi prendeva? Non mi ero mai lasciata andare tanto facilmente con nessuno.
Quello era sbagliato.
“Scusa, Darcy, io...”
“No, scusa tu.” Bloccai sul nascere qualsiasi cosa stesse per dirmi e mi presi la testa fra le mani.
Ma che stavo facendo?!
Che diamine mi saltava in mente?!
Ti avevo avvertito, ti stai rammollendo.
No, non è vero!
Si, invece. La Darcy che ho sempre conosciuto non si sarebbe mai fatta soggiogare in questo modo.
Tu non sai niente di me.
So più cose di quanto tu pensi.
Bugiarda!
Oh, povera piccola ingenua.
La voce nella mia testa emise una risata stridula e io mi tappai le orecchie.
“Darcy?” La voce di Kili mi giunse lontana.
“Darcy?”
Volevo rispondere ma...
“Darcy!” Gridò infine, scuotendomi per le spalle.
Mi riscossi immediatamente; fu come se una bolla intorno a me fosse esplosa, riportandomi all’istante alla realtà.
La spalla ferita mi pizzicò un po’ quando mi scosse e me la massaggiai.
“Stai bene? Sei diventata pallida...” Mi disse Kili e io non lo guardai.
Annuii e basta.
Ero sconvolta; non mi era mai capitata una cosa del genere.
Che stessi davvero impazzendo?
◦◦◦
Non avevo ben capito cosa stava succedendo, ma dopo aver azzardato quel bacio – in parte ricambiato – Darcy era come caduta in trance.
E ora se ne stava a in un angolo del falò, le ginocchia raccolte al petto e la fronte poggiata su di esse.
Era stata una giornata durissima e faticosa, non chiudevamo occhio da molte ore e in più, aveva fatto l’enorme sforzo di rivelarmi tutta la sua storia.
Forse il mio bacio era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, il quale si era riempito di emozioni forti e contrastanti e alla fine l’aveva fatta esplodere.
Forse si vergognava o forse, più semplicemente, si era addormentata, ma ero certo che il silenzio che era sceso tra di noi non si sarebbe dissolto molto presto.
Ero stato uno stupido.
Avevo affrettato le cose e non mi ero nemmeno chiesto quali fossero i suoi sentimenti.
Ero attratto da lei, anche se si poteva dire che l’avevo appena conosciuta e proprio in quel momento.
Ma, con il senno di poi, riflettei sul fatto che non aveva mai dato segno di interessamento nei miei confronti.
Come potevo essere stato così idiota?
Mi ero fatto trasportare dall’emozione del momento ed ecco il bel risultato che avevo ottenuto.
Bravo, Kili, i miei complimenti! Mi dissi, scuotendo il capo.
Ravvivai il fuoco e poi mi sdraiai.
“Buonanotte, Darcy.”
Ovviamente, non ottenni risposta.
◦◦◦
Non ricambiai la buonanotte.
Non avevo voglia di proferire parola in quel momento, men che meno con lui.
Proprio in quel momento stavo cercavo di capire cosa mi dicesse il mio cuore; quando mi aveva baciata avevo sentito lo stomaco ribaltarsi, svuotarsi e agitarsi.
Non mi era mai successo prima.
Non sono attratta da lui mi dissi, spingendo di più la testa sulle ginocchia.
Mi sentii avvampare al solo ricordo delle sue labbra sulle mie, delle nostre lingue che si sfioravano...
Dannazione, Darcy! Non sei venuta qui per prenderti una cotta per un Nano! Mi rimproverai, sospirando rassegnata.
Alzai di poco il capo e guardai di sottecchi la figura addormentata di Kili.
Certo, era un bel ragazzo, ma non potevo permettermi distrazioni.
E poi... se Ahkkár mi avesse presa gli avrebbe fatto del male e io non volevo.
 
Rimuginai a lungo sul da farsi.
Arrivai alla conclusione che non potevo certo ignorarlo per il resto del viaggio, quindi decisi di comportarmi come se non fosse successo nulla.
Quando finalmente mi decisi a dormire, ormai il fuoco si era spento.


































- Angolino autrice - 

SORPRESAAAAAAAAAAA!!!
Con questo capitolo vi auguro un buon anno nuovo e tanta felicità!

Sorpassati i convenevoli, veniamo al dunque.... DUNQUE!

Per prima cosa dovete scusare ancora lo stupido HTML perché questo sito non lo sopporto ma almeno non è cubitale come l'altra volta che era davvero osceno...

Come seconda cosa mi dovete scusare se trovate errori di batittura e vi prego di riferirmeli così che io possa correggerli, poiché l'ho riletto ma tipo un paio di settimane fa...

Come terza cosa vorrei parlarvi un attimo della scritta "Senza Clan": il fatto che sia stata incisa a fuoco non è per farle avere una sofferenza in più, ma più avanti scoprirete che quel fuoco brucerà ancora e per mano di qualcuno di moooooolto malvagio u.u (ma penso abbiate capito chi è!)

E, quarta cosa, il bacio! Allora, sappiamo tutte come è fatto il nostro Don Giovanni, dato che se la fa con le Elfe.... perché non un'umana?
Ma la reazione di Darcy è assai complicata e quella dannata vocina c'entra molto in questo campo.

Io, vi dico la sincera verità, mi trovo perfettamente nei tempi, ma se pensate che io stia correndo, fatemelo sapere.
Più che altro ormai sono in viaggio da un po' di giorni e Kili, lo sappiamo, non è uno che perde tempo, è impulsivo, ecc..

Comunque, lascio a voi i pareri, io sono pronta ad accogliere fiori o pomodori XD



Vi saluto e vi abbraccio!
Ancora auguri dalla vostra Juls :*
   
 
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