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Autore: UnGattoNelCappello    01/01/2016    2 recensioni
TRADUZIONE (completa)
Crescere sotto la rigida mano di Walburga Black non era niente di meno di una tortura per il giovane Sirius. Finché un giorno, trovò una piccola, dimenticata porta, nascosta in un ripostiglio. Fu attraverso quella porta che Sirius scoprì un intero nuovo mondo, e un'intera nuova vita.
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Wolfstar; da bambini a giovani adulti, la relazione di due ragazzi che hanno trovato rifugio da un mondo che non li vuole, creandone uno loro stessi. Trovando rifugio l'uno nell'altro. (non-magic au)
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Attenzione: non ho scritto io questa storia, la sto solo traducendo con il permesso di Amuly, l'autrice. Potete trovare la storia originale qui:  The Door Through the World
 



 

 

Capitolo 32


 

Lo stomaco di Remus si contrasse mentre lui si sedeva alla loro panchina, lasciando come sempre il posto alla sua sinistra libero, per Sirius. Sembrava che l'autunno stesse venendo presto quell'anno, con una leggera frescura nella brezza che non era tipica dell'inizio dell'anno scolastico. Remus sospirò e toccò con il palmo della mano il lato della panchina di Sirius. Ovvio che l'autunno sarebbe venuto prima quell'anno; tutto quanto sembrava arrivare troppo presto, e passare troppo in fretta durante quell'estate.

“Sto partendo per l'università,” disse Remus ad alta voce. Se chiudeva gli occhi e faceva un respiro profondo, riusciva ad immaginare senza problemi che Sirius fosse seduto accanto a lui. Ma Remus non voleva farlo. Non voleva far finta che Sirius fosse lì quando non c'era. Quando non l'avrebbe mai più rivisto. “Mi manchi,” sussurrò, e la voce gli si spezzò. Le lacrime iniziarono in quel momento, lacrime che Remus pensava di aver già completamente versato in questo ultimo paio d'anni, mentre aspettava che Sirius tornasse da lui. Si premette le mani sul viso, strofinandole sulle palpebre chiuse come se potesse spingere le lacrime indietro. Il risultato fu solo un patetico suono bagnato, e Remus singhiozzò una risata, per poi piangere ancora più forte. “Ti amo,” gemette nell'aria vuota. “Ti amo, e mi manchi, e vorrei che stessi andando all'università con te. Vorrei che vivessimo in un appartamento insieme e andassimo alla stessa scuola, proprio come abbiamo sempre programmato. Dio, Sirius,” Remus prese un respiro profondo, lasciando cadere le sue mani per alzare lo sguardo al cielo, le lacrime che ancora gli cadevano dagli occhi. “Vorrei averti salvato. Vorrei averti tirato fuori da quel posto. Vorrei che la mia porta avesse funzionato per te.”

Remus sedette lì per un lungo momento, fissando le nuvole che passavano sopra di lui. Era luminoso qui fuori, e prima di quanto venisse normalmente Remus, considerando che passava sempre la notte qui aspettando per Sirius. Ma quella notte non avrebbe potuto passarla qui, visto che la sua famiglia voleva fare una cena d'addio e sua madre si aspettava che quella sera sarebbe stato nel suo letto.

“Sai,” disse Remus mestamente, ”Ho mentito. Riguardo al non masturbarmi. Beh, non la prima volta che me l'hai chiesto. Ma l'ho fatto, quando eravamo più grandi. E mi immaginavo sempre te.” Anni prima, la faccia di Remus sarebbe andata a fuoco per quella confessione. Adesso, avrebbe dato qualsiasi cosa per riavere il vero Sirius con sé in modo da dirglielo di persona. Remus abbassò la voce, posando gli avambracci sulle cosce e lasciando le mani dondolare tra le sue gambe, confidando un segreto al fantasma di una memoria che non era lì. “All'inizio non mi immaginavo niente di più che baciarti con la lingua. Ma era abbastanza. Crescendo, mi sono fatto un'idea più precisa di quello che avremmo potuto fare insieme, e beh. Mi immaginavo quello.” Con la voce ruvida, Remus chiuse gli occhi. “Adesso darei qualsiasi cosa per vederti di nuovo. Non per toccarti, o parlarti: solo camminare lungo una strada di Londra e vederti, sapere che sei in salute e felice e ancora là fuori, da qualche parte, a fare del mondo un posto più luminoso e geniale solo esistendo.

“Qualche volta pensavo che non eri reale. Qualche volta pensavo di averti inventato io, perché ero così solo. Durante la mia intera infanzia prima di te era come se fossi perso in una folla, da solo in mezzo a centinaia, migliaia di persone. Il complesso di abitazioni accanto al quale sono cresciuto era enorme, pieno di ragazzi che correvano in giro giocando tra di loro. Non erano per me, ovviamente. E i bambini a scuola mi prendevano in giro solo perché ero troppo intelligente, o troppo silenzioso, o troppo strano. Anche quando ero a casa, c'erano sempre persone che entravano e uscivano dal negozio. Completamente diverso da casa tua, non è vero?”

Remus rise, immaginandosi l'espressione del tutto perplessa di Sirius. Aveva capito presto che Sirius aveva soldi, un mucchio di soldi, e che la sua vita domestica era piena di feste tremende e di espressioni sprezzanti. Sirius era perso in una folla proprio come Remus, certo, ma era una folla completamente diversa. Era una folla di freddo e pallide imitazioni di affetto. La folla di Remus era rumore e calore, ragazzi spaventosi che lo buttavano a terra o nelle fontane, avventori del negozio che entravano a tutte le ore, e un piccolo ragazzino a cui piacevano i libri che cercava solo di trovare un angolino tranquillo in cui nascondersi.

“Ma tu eri perfetto per me. Tu eri rumoroso e spavaldo e avventuroso, senza farmi sentire come se mi stessi inghiottendo. Riuscivo a fare le cose meglio con te, potevo darti ordini a volte, e tu facevi sempre quello che ti chiedevo. E tu eri bravo a trasportarmi, solo un po', a farmi fare delle cose più avventurose di quanto avrei potuto fare da solo. Non credo che sarei riuscito a diventare amico di Lily senza di te.”

Riusciva quasi ad immaginarsi l'espressione irritata sul volto di Sirius al nominare di Lily. Non gli piaceva mai quando Remus la menzionava, e segretamente quel fatto gli era sempre piaciuto. Avrebbe potuto essere gelosia, possessività, che faceva in modo che a Sirius non piacesse una ragazza che andava in giro con il suo Remus, e quel pensiero mandava sempre un brivido di felicità lungo la sua schiena.

“So che non ti piace sentire di lei,” continuò Remus. “Ma è una ragazza a posto. Inoltre: l'ho capito da quando avevo undici anni di essere completamente, assolutamente gay. La povera Lily non ha mai avuto una possibilità.” Rise, ripensando a quando aveva finalmente fatto “coming out” con Lily. Lei aveva semplicemente alzato gli occhi al cielo e continuato a strappare la sua gonna, nel tentativo di trasformarla in un paio di pantaloncini. “Ma non mi dire, Sherlock,” gli aveva finalmente detto in risposta. “E io ho i capelli rossi. Che rivelazione. Adesso aiutami con questa orrida cosa, voglio salire su quella scala antincendio.”

Tirando fuori dalla tasca un coltellino, Remus si girò sulla panchina, piegando le gambe sotto di lui mentre iniziava a incidere. Mentre lavorava, continuò a parlare con Sirius – la nota che stava scrivendo l'aveva scritta e rivista e memorizzata centinaia di volte nel corso delle ultime sei settimane. Avrebbe potuta inciderla mentre dormiva. “Vado a Cambridge,” disse. “Viene anche Lily. Non riesco a credere che siano entrate due persone dello stesso quartiere, ma siamo tutti e due bravi studenti. Non ero sicuro...” Fece una pausa, incidendo con il coltello una “s” ancora e ancora, sempre più a fondo nel cemento, pensando.

“So che è stupido,” sussurrò. “Ma è solo che... voglio vederti di nuovo, Sirius. Spero che tu sia lì. Ma chi lo sa? Forse sei scappato di casa e ti sei unito a un circo itinerante o qualcosa. Forse non andrai neanche all'università. Non lo so.”

Lavorando senza fermarsi, Remus riuscì a finire l'incisione proprio quando la prima stella apparve nel cielo. Remus non la guardò, strofinando invece il cemento, soffiando via la polvere. Dopo un'ultima revisione, Remus lanciò il coltello nella loro scatola dei costumi, strappò l'ultima lettera che aveva attaccato sul sotto della panchina, e iniziò ad andarsene via camminando. Pianse lungo tutto il tragitto verso la sua porta, il corpo che tremava per la gravità di quello da cui si stava allontanando. Forse stava tremando per qualcos'altro, Remus non lo sapeva. Forse aveva fatto qualcosa, forse l'incisione... forse, come gli amanti originali... ma no. Remus aveva già ottenuto così tanto dalla magia di quel posto. Non poteva chiedere di più. Mentre chiudeva la porta per l'ultima volta, non si guardò indietro – non ci riusciva. Perché finiva lì. Quello era un addio, per sempre.

Qui sedettero i ragazzi più brillanti che si siano mai conosciuti. Questo Mondo li ha portati insieme, e gli ha dato un'infanzia che non avrebbero mai potuto avere da soli. Hanno avuto otto anni insieme, crescendo loro stessi e l'uno nell'altro. Si amavano, e questo Mondo glielo ha permesso, da soli, insieme.

Remus John Lupin



 





N/T:
Spero che siate fieri di me, sono riuscita ad aggiornare il giorno giusto ;)
Da lunedì si torna al POV di Sirius!

Buon Anno!



 

  
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