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Autore: psychart    01/01/2016    1 recensioni
"[..] Perciò, posò una mano sulla guancia del riccio e la accarezzò dolcemente. Ma Harry, con gli occhi bassi, non alzò mai la testa per guardarlo. Stava lì, immobile, con la mente altrove.
Louis si allontanò, prese la giacca e andò via.
Da Zayn."
Se si unisce il blu e il giallo, si ottiene il verde. Se invece si vuole l'arancione, basta mischiare il giallo e il rosso. Il mondo dell'arte sarebbe semplice se si fermasse a questo. Ma si sa che l'arte non è solo una scelta di colori. I colori, nell'arte della vita, non si fanno scegliere. Decidono loro come unirsi. E, in alcuni casi, creano combinazioni perfettamente armoniche. Per citarne uno, si può pensare a New York, ad un negozio di materiale artistico ed ad un particolare verde smeraldo che decide di unirsi ad un azzurro fiordaliso. Poniamo che, al tutto, si aggiunga un caldo marrone, precisamente un rame perlato, e diamo inizio alle danze.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo XII

-Gioco di nomi-
 
Harry ormai era sotto la doccia da più di mezz'ora quando Louis, sbuffando, si alzò dal letto su cui stava sdraiato da altrettanti minuti. Iniziò a girare per quella grande camera, facendo scorrere i suoi occhi su ogni oggetto rinchiuso tra quelle mura e cercando di non pensare alle parole di Zayn.
La luce di mezzogiorno illuminava la stanza e Louis cominciava a sentire i primi morsi della fame. Prese un libro, annoiato, e iniziò a sfogliarlo senza guardare realmente le pagine. Nel riporlo a posto, però, su quella grande scrivania, un piccolo diario in pelle nera attirò la sua attenzione. Sembrava personale, Louis sentì che non avrebbe dovuto vederlo. Ignorando la sua coscienza, lo aprì alla prima pagina.
Il suo respiro si bloccò. Era completamente bianca. Nessuna macchia, nessun disegno, niente -eccetto un nome nero al centro della pagina, scritto con una precisione maniacale. "Niall James Horan". Sotto, a caratteri più piccoli, un numero di telefono. Quando smise di udire lo scorrere dell’acqua, si affrettò a copiare quel numero sul suo cellulare. Il cuore gli sarebbe potuto uscire dal petto da un momento all'altro.
Un secondo dopo aver posato il diario al suo posto, Harry uscì dal bagno con solo un asciugamano in vita e un sorriso malizioso sulle labbra, che subito si spense appena incrociò i suoi occhi.
-Cosa è successo?-
Louis rimase qualche secondo a guardarlo. Ingoiò più volte la propria saliva, per poi uscirsene con un -Mi ero scordato di avere un impegno con mia madre, oggi. Scusami Harry, devo andare.- incerto. Harry annuì, nonostante non avesse creduto ad una sola parola. E, dopo avergli dato un dolce bacio sulle labbra, il ragazzo dagli occhi azzurri chiuse la porta alle sue spalle con quel "Louis, quell'Harry è pazzo!" che gli rimbombava nella mente.
 
Louis tamburellava nervosamente le dita sul tavolo del Think Coffee, aspettando l'arrivo del biondo che evidentemente si chiamava Niall e non Neil. Non aveva pensato affatto a quell'incontro. Aveva semplicemente chiamato, senza riflettere sulle conseguenze. Davvero voleva sentire cosa aveva da dire quel Niall? Davvero voleva modificare l'immagine che aveva del suo Harry? Perché di quello ne era certo: qualunque cosa avesse detto il biondo, avrebbe cambiato per sempre il suo modo di vedere il riccio, in bene o in male. Non ebbe tempo di pensare ad altro, perché, proprio in quel momento, Niall oltrepassò la porta del locale e, dopo averlo visto, si avvicinò a lui con un sorriso.
-Louis!-
Il ragazzo dagli occhi azzurri fiordaliso sorrise, nonostante la paura gli stesse attanagliando lo stomaco.
-Hai trovato il mio numero a casa di Harry, vero?- chiese il biondo.
Louis annuì, incapace di parlare. Niall scoppiò a ridere.
-Evidentemente da sobrio non parli poi così tanto.-
Annuì una seconda volta, sentendosi uno stupido. Si lasciò scappare una lieve risata e, scuotendo la testa, si passò una mano sugli occhi. Ma che diavolo stava facendo?
-Niall, immagino tu abbia capito perché ti ho chiesto di incontrarci. Quella sera, in discoteca, mi hai detto delle cose che io non ritengo possibili e adesso sono estremamente confuso.-
Il biondo annuì e si fece improvvisamente serio.
-Io voglio facilitarti il compito, Louis. Ormai ci sei dentro, e l'unica cosa che posso fare è aiutarti a capire la verità prima che sia troppo tardi.-
Louis si accigliò.
-Che intendi dire?-
Niall, sospirando, iniziò a raccontare.
-Ho conosciuto Harry in Irlanda, verso la fine di febbraio del 2012. Ne sono rimasto folgorato da subito. Tutto di lui mi affascinava. Era un piccolo ragazzo di diciotto anni, assurdamente bello e impossibilmente complicato. Non faceva mai trasparire niente di se stesso. Voleva solo conoscermi. Era assetato di informazioni. Voleva controllarmi, vivermi. Ero così stupido, Louis. Così felice che un ragazzo come lui fosse interessato a me da non rendermi conto di niente. Da non rendermi conto di quanto fosse pazzo.-
Louis scosse la testa, inorridito. Come osava parlare in quel modo del suo Harry? Evidentemente non avevano conosciuto la stessa persona.
-Forse hai sbagliato Harry, Niall.-
Il biondo scosse la testa, triste. Perché non riusciva a capire?
-Louis, Harry non è capace di amare. Fammi spiegare tutto e capirai. Non illud-
-Adesso basta. Il mio Harry non è così. Lui tiene davvero a me, me lo ha detto!-
Niall lo guardò.
-Ne dubito, ma se quello che dici fosse vero, e spero per te che non lo sia, qualcosa nel suo piano è andato storto.-
Louis non volle sentire altro. Prese le sue cose e uscì in fretta, senza neanche salutarlo. Il biondo lo lasciò andare, deluso e consapevole di non essere riuscito ad aiutarlo.
 
❄ ❄ ❄

Zayn sentiva il delizioso odore di bacon fritto espandersi per il suo piccolo appartamento. Si erano svegliati tardi, lui e Liam, e, nonostante fossero le tre di pomeriggio, una colazione avrebbe proprio fatto al caso loro. Liam si era messo ai fornelli, mentre Zayn finiva la sua tesina per l'università alla scrivania, davanti alla modesta finestra che dava sulla grande mela. Si fermò un attimo per rileggere il suo lavoro e, dopo aver constatato che poteva andare bene, si lasciò andare sulla sedia, sospirando. La sua vita non era mai stata tanto incasinata ma, nonostante tutto, cercava di godersi quei piccoli momenti. Era una bella giornata, Liam era a qualche metro da lui che, canticchiando, apparecchiava una tavola per due e lui si sentiva stranamente rilassato. Si sciolse completamente quando sentì le forti mani di Liam stringergli le spalle e posargli un dolce bacio sulla nuca.
-La colazione è pronta. O forse dovrei dire “pranzo”?-
Zayn si alzò dalla sedia ridendo e si avviò lentamente verso la cucina. Era raggiante. Niente avrebbe potuto rovinare il suo buon umore insensato. Si avvicinò al frigo, cercando qualcosa da bere.
-Hai comprato anche il succo di frutta? Ma che diavolo, neanche lo bevo, Liam!- Scosse la testa sorridendo.
Quel ragazzo era incredibile. Prese il succo e, dopo averne versato un po' nel suo bicchiere, si mise seduto al tavolo.
-Da quand'è che disegni cose del genere? E' bellissimo, Zayn!- Chiese Liam dall'altra stanza, venendo verso di lui.
-Di che cosa stai parlando?- Rispose il moro distrattamente, troppo concentrato sul suo bacon.
Liam fece capolino dalla porta, tenendo in mano un foglio svolazzante.
-Di questo. E' meraviglioso.-
Zayn alzò la testa. Il buon umore gli scivolò addosso come l'acqua sulle rocce. Il suo sorriso insensato aveva lasciato spazio a un'espressione glaciale.
-Dove lo hai trovato quello?-
Liam, vedendo il volto di Zayn, abbassò il foglio, quasi a volerlo nascondere. Si sentì improvvisamente a disagio. Con voce incerta, fece uscire un flebile -Sulla tua scrivania.- Il moro si sentì morire. Come aveva osato toccare il suo disegno? Si alzò velocemente, prendendolo con violenza dalle mani dell'altro, pur facendo la massima attenzione per non rovinare neanche un millimetro di quel foglio. Iniziò a camminare avanti e indietro, cercando di riprendere aria. Perché era così arrabbiato? Liam aveva avuto le migliori intenzioni, aveva perfino pensato che quel disegno fosse suo. Lo sentì dire -Mi dispiace tanto, non avrei dovuto toccarlo.- dall'altra parte della stanza. Si fermò, chiudendo gli occhi. Stava esagerando. Il suo disegno era ancora lì; quel pezzetto di Harry era ancora lì. Riaprì gli occhi, guardando Liam che, mortificato e confuso, lo osservava dalla porta della cucina. Quello sguardo, per la prima volta in tutta la sua vita, lo infastidì. Abbassò gli occhi su quegli smeraldi lucenti e si sentì tornare l'aria a poco a poco. Cosa diavolo gli stava succedendo? Sospirò lentamente, aveva bisogno di una passeggiata.
-Scusami Liam. Non hai fatto niente, non ti preoccupare. Ma ho bisogno di un po' d'aria.-
Liam annuì, preoccupato, e guardò Zayn uscire dalla porta con le sigarette in una mano e quel misterioso disegno nell'altra.
 
Il moro passeggiava lentamente per le strade di New York.
Louis, Liam, Harry.
Louis, Liam, Harry: non riusciva a pensare ad altro. Mai era stato tanto indeciso e confuso su qualcosa o qualcuno.
Il vento freddo era quasi doloroso a contatto con la pelle; gli occhi lacrimavano e a malapena riusciva a sentire le dita delle proprie mani, ma andava bene. Qualsiasi cosa pur di distrarsi dalla sua sofferenza interna. Dopo aver lasciato cadere l'ennesima sigaretta finita, mise le mani in tasca cercando di riscaldarle un minimo e provando a non spiegazzare il disegno di Harry.
Passando per una strada che non aveva mai percorso si guardò intorno e, vendendolo, quasi non ci credette. Louis passeggiava tranquillo e felice, nonostante il vento freddo facesse soffrire anche lui. Dopo pochi passi, Zayn lo vide fermarsi davanti a un portone nero, guardare in alto verso una finestra e, con un sorriso ancora più grande, entrare.
Aspettò qualche minuto e corse verso quella porta, curioso di sapere che diavolo ci facesse lì Louis. Fece scorrere gli occhi sulla lista di nomi scritti vicino ai citofoni, senza però riconoscerne alcuno.  Poi sbuffò, vedendo un punto della lista in bianco. Provò ad aprire il portone, ma era chiuso: evidentemente si poteva aprire solo dall'interno. Si allontanò sconfitto.
Ma, al momento di girare l'angolo e tornare a casa al caldo, si bloccò. Con un sorriso appena accennato, pensò a chi potesse far sorridere così il suo Louis e improvvisamente si sentì fremere dall'eccitazione.
Si appoggiò vicino alla porta in attesa di Louis, pur non avendo la minima idea del perché. Rimase lì per minuti, in compagnia delle sue sigarette che lo riscaldavano un po' e del freddo tagliente che non gli dava tregua. Dopo quelle che parvero ore, sentì il portone aprirsi e aspettò che Louis lo notasse. Ma ciò non accadde: Louis partì spedito sulla strada di ritorno cercando di ripararsi dal vento con il colletto del cappotto e senza degnarlo del minimo sguardo.
Zayn, pronto a tornare a casa, venne attirato dal sinistro scricchiolio del pesante portone che si accingeva a chiudersi. In un attimo infilò un piede per bloccarlo. Si guardò intorno, notando Louis svoltare l'angolo e, ancora confuso per l'accaduto, decise di entrare. Quando sentì il portone sbattere dietro di lui, trasalì.
Ma che diavolo ci faceva lì dentro? Diede una veloce occhiata intorno a sé: era un normalissimo palazzo newyorkese che ospitava una persona tutto fuorché normale. Salì le scale e, arrivato al primo piano, fece scorrere gli occhi su le tre porte che si trovò di fronte: nessuna riportava il nome della persona che stava cercando. Continuò a salire fino ad arrivare al terzo piano. Frustrato, guardò l'ultima porta, notando il cartellino bianco senza nome sul legno.
Si sentiva un ragazzino insicuro, non sapeva neanche il perché si trovasse lì, con le nocche a pochi centimetri dal pannello che lo divideva dal ragazzo che fino a pochi giorni prima avrebbe definito “pazzo maniaco”. Come l’avrebbe presa? Harry sarebbe stato felice di rivederlo, a distanza di due giorni dal loro incontro? Forse sarebbe stato solo un inutile fastidio, forse sarebbe dovuto tornare a casa e lasciare che quell’infatuazione passasse.
“Platone disse che la meraviglia è origine di curiosità e sapienza, Malik. E una meraviglia come te genera senza dubbio curiosità. Non provare piacere nel rivederti è assolutamente impossibile.” Ricordando le parole di Harry, cambiò idea e bussò alla porta.
Aspettandosi un Harry sorridente, felice di aver trascorso del tempo insieme a Louis e magari contento di vedere Zayn sulla soglia di casa sua, il moro si pentì di aver bussato, notando lo sguardo contrariato che quegli occhi verdi gli regalarono.
-Che ci fai qui?-
Il tono che Harry utilizzò nel pronunciare quella frase risultò più brusco di quanto volesse, ma Zayn non poteva semplicemente presentarsi lì, come se nulla fosse. Era sbagliato, era fuori dallo schema.
-Uh, momento sbagliato eh?-
Zayn aveva tentato di alleggerire l’atmosfera, ma l’espressione fredda dell’altro gli fece capire che sì, il suo tentativo era fallito. Cercò di assumere un tono più serio e continuò a parlare.
-Scusami, evidentemente ti ho disturbato.-
-“Evidentemente ti ho disturbato..” -ripeté Harry, in un sussurro. -..non hai solo disturbato me, ma tutta l’opera..” quest’ultima parte, fortunatamente, Zayn non la udì.
-Perché sei venuto?-
-Volevo solo vederti-
Il moro sorrise, pensando alle due parole che aveva appena pronunciato.  “Volevo solo vederti”, complimenti per la coerenza Malik, complimenti.
-Non puoi fare così, non puoi.-
La risposta di Harry lo ferì, per qualche motivo. Inizialmente pensò di chiedergli il perché di tanta freddezza e, soprattutto, il perché non volesse vederlo. Ma la parte orgogliosa di Zayn, quella che non avrebbe mai permesso a qualcun altro di averla vinta, si mostrò prepotentemente.
-Io faccio quello che voglio.-
Harry lesse uno sguardo di sfida nel rame perlato degli occhi che aveva di fronte, ma stranamente non sentì il bisogno di prendere un foglio e un pastello in mano per rappresentarlo. Non in quel momento. Come aveva osato? Non poteva interrompere un’opera durante la sua realizzazione!
Scosse la testa.
-Non è così che funziona, Zayn.-





Angolo Autrici ❄
"It's been 84 years.." 
Sì, non è un sogno, non è un illusione, è il dodicesimo capitolo di Emerald Crystals!
Ci scusiamo immensamente per l'enorme ritardo, ma ci stiamo avvicinando -più o meno- alla conclusione e a mala pena sappiamo come sistemare tutte le idee malate che abbiamo in mente. Sì, sappiamo anche che questo capitolo non è particolarmente lungo né particolarmente ricco. Arriverà il momento in cui capitoli come questo vi mancheranno, sappiatelo, perciò assaporate queste ultime briciole di normalità.
Come al solito ringraziamo tutti coloro che hanno deciso di leggere questa storia e/o che hanno recensito, inserendola fra le seguite, preferite o ricordate! 

-Sofia e Paula



Attenzione: Con questo scritto (non a scopo di lucro) non intendiamo fare rappresentazione veritiera dei personaggi, nè offenderli in alcun modo.  
(Emerald Crystals si trova anche su Wattpadd)


 
   
 
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