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Autore: Joy2000    02/01/2016    1 recensioni
A volte il destino è proprio strano...decide di far incontrare una ragazzina di strada con un rapper che viene dalla strada. E se nascesse qualcosa tra questi due? Magari un'amicizia che va oltre le apparenze e i pregiudizi? Non vi resta che dare uno sguardo: non ve ne pentirete!
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ci staccammo lentamente. Ci guardammo per qualche secondo con uno sguardo da innamorati.
«Ci vediamo domani!» gli feci io congedandolo con dolcezza. Mi diede un altro bacio sulla guancia e se ne andò. Chiusi la porta, poggiandomici sopra con le spalle. Assorta com'ero tra i miei pensieri zuccherosi, non mi accorso che Eminem, che aveva in parte assistito alla scena del bacio, mi guardava con uno sguardo malupino, ammiccando di tanto in tanto l'occhio destro, come a dirmi 'Eh, vi siete messi insieme!' Arrossii, anche se in reltà non aveva aperto bocca.
«Siamo solo amici...amici stretti!» mi giustificai io, cominciando a sparecchiare la cucina.
«Io non ho fiatato...» disse Marshall, alzando le mani in segno di innocenza. Ma con quello sguardo malizioso si intuiva tutto. «Ash, guarda che è un bravo ragazzo, è bello che vi siate messi insieme!» mi disse poi, seriamente. E in quel momento non fui al settimo cielo, ma al diciassetesimo cielo!! Ero contenta che Drake piacesse a Marshall, così lo avrei potuto invitare a casa più volte!
«Grazie di averlo invitato qui e di avermi coperto alla sua domanda...ti devo un
favore..» gli feci mielosa avvicinandomi a lui per abbracciarlo. Lo strinsi forte forte forte e lui ricambiò sussurandomi «Grazie a te per avermi fatto sentire meglio oggi!»
«Ma io non ho fatto niente. Sei tu che sei guarito...»
«Non è vero, e lo sai. E poi quando una persona ti fa un complimento devi rispondere semplicemente grazie!»
«Okok...grazie!»
Andammo a dormire dopo poco. Io ero adrenalinica, eccitatissima e non riuscivo a dormire. Avevo in testa Drake. Lui, il suo sorriso, il suo sguardo, il nostro appasionato bacio. Quel momento in particolare fu quello migliore della serata. Finalmente lui aveva trovato il coraggio di dichiararsi e io avevo capito di amarlo. Sin dal primo momento in cui lo vidi mi incuriosì la sua persona. C'era affinità tra noi due, nonostante il fatto che all'inizio, lui odiava Eminem. È vero, ci conoscevamo da poco, ma c'era qualcosa che ci faceva attrarre, come due calamite: la nostra differenza di carattere. Io ero tosta, ottusa, ma a volte anche scherzosa e dolce, e lui invece rilassato, astuto, con un animo gentile. Insomma eravamo diversi. Ma è ormai risaputo che le differenze arricchiscono una coppia. Sì perchè noi ormai eravamo questo: una coppia di ragazzi che si amavano. Ed io ero davvero emozionata all'idea di stare insieme ad un ragazzo sincero come Drake! Provai a chiudere gli occhi, ma il sonno non mi veniva a trovare. Ero stanca di pensare e mi venne in mente che io avevo ancora una canna da fumare. La voglia, in verità, era contenuta. Non desideravo ardentemente fumare, e sinceramente ne fui un po' stranita. Probabilmente non avevo così tanta voglia perchè non ero arrabbiata o nervosa. Tuttavia avevo bisogno di qualcosa che mi facesse prendere sonno, che mi facesse tranquillizzare, e cosa meglio dell'erba avrebbe potuto farmi questo effetto? Perciò accesi la luce del comodino e presi, in silenzio, la bustina con la marjuana il tabacco e la cartina. Preparai la canna, l'accesi, e mi affacciai alla finestra della mia stanza per fumarmela. La prima tirata fu meglio di quanto mi ricordassi. Si sentiva il sapore forte e penetrante del tabacco addolcito e accompagnato dall'erba. Era da parecchio che non toccavo droga, almeno da una trentina di ore, il che significava che stavo facendo progressi. Ma fumare quella canna dopo così tanto tempo fu un premio, una ricompensa più che adeguata. La finii in men che non si dica, ritrovandomi più calma e tranquilla, pronta per dormire. Ma proprio quando stavo per coricarmi nel mio lettino, sentii dei rumori provenienti dal piano di sotto. Insospettita dal pensiero che fosse un ladro, mi affacciai al piano di sotto, scendendo silenziosamente e cautamente le scale. Sentivo dei passi, provenienti dalla cucina. Andai verso la stanza e per fortuna notai che non era un ladro.
«Marhsall, sono le due e un quarto, non dovresti essere a letto?» feci con la voce impastata, a causa dello sballo provocatomi dalla canna.
«Anche tu dovresti dormire a quest'ora...ma cos'è questo odore?» fece annusando l'aria...e menomale che avevo fumato fuori dalla finestra....
«Non cambiare discorso. Come mai sei già in piedi?» domandai aggirando la sua domanda.
«Ho dormito un paio d'ore e mi è passato il sonno» mi rispose. Waow, erano già trascorse due ore da quando eravamo andati a coricarci!
«Come fai ad esserti riposato in sole due ore?» domandai scettica
«Non lo so.» rispose semplicemente, prendendo delle patatine dallo scaffale e andandosi a piazzare sul divano davanti alla tv, nel salotto. Lo seguii, mettendomi vicina a lui...c'era qualcosa che non andava...Marshall era diverso...
«Comunque non mi hai ancora risposto. Cos'è questo odore?» domandò insistente accendendo la tv.
«Ho fumato la mia canna giornaliera...» risposi dicendo la verità. Tanto non avevo fatto niente di male, quella canna mi spettava in fondo.
«Ah ok...» tutto qui? Ah Ok? Prima mi fa un caziatone sul fatto di non fumare droga perchè avrei potuto morire e ora mi diceva semplicemente Ok?
«Marshall, cos'hai che non va?» gli chiesi diretta, mentre lui noncurante zippava tra i canali.
«Niente, va tutto bene» rispose. Stava mentendo e lo si capiva benissimo dal suo tono di voce, troppo calmo e rilassato, e dai suoi occhi, preoccupati e forse persino un po' arrabbiati. Mentre continuava a cambiare canale, fu attirato da quello della musica, il canale MTV music. Stavano dando una canzone cantata dal suo amico Proof, Anywhere. Ci fu un momento di silenzio, in cui nessuno dei due proferì parola. Io perchè sapevo che non dovevo parlare in quell'istante, Marshall perchè probabilmente stava pensando al suo amico. La canzone terminò. Ciò che accadde un secondo dopo fu davvero impressionante. Marshall incazzatissimo lanciò il telecomando contro la tv, come se fosse una palla da baseball, urlando e imprecando con aggressività. Lo schermo del televisore si frantumò, facendo cadere a terra tanti pezzetti di vetro. E io, invece, osservavo la situazione con dispiacere e anche dolore, perchè non volevo vedere Marshall soffrire. Il rapper si sedette di nuovo sul divano, espirando ed inspirando rumorosamente, per cercare di calmarsi, con le mani incrociate, il busto sporto in avanti e con la testa bassa. Gli misi una mano sulla schiena, accarezzandogliela dolcemente, per dargli sicurezza. Inizialmente non sapevo se chiedergli qualcosa o meno, per paura di una sua reazione, ma poi decisi di fare quello che più mi sentivo. Infondo era un mio amico, ed era mio dovere chiedergli cosa fosse successo.
«Hei...mi stai facendo preoccupare. Cosa è successo?» gli mormorai con un filo di voce, titubante, ma ostinata a voler capire l'accaduto. Marshall alzò la testa e mi guardò negli occhi. I suoi erano lucidi, e mortificati. I miei pieni di compassione e voglia di aiutarlo.
«Ho sognato che Proof moriva. I dottori tentavano di rianimarlo con il defibrillatore elettrico, ma lui non si svegliava. Il suo corpo saltava ad ogni scarica, ma dopo ogni scossa rimaneva immobile e privo di vita» mi raccontò con la voce tremante. Mi alzai subito dal divano e lo abbracciai con quanto più calore avessi. E mentre lo stringevo le sentii piangere. Stava cercando di trattenersi, perchè troppo orgoglioso per cedere davanti a me. Ma alla fine non ce la fece più. E mi strinse, forte, come un bambino stringe il suo orsacchiotto quando ha paura del buio.
«Sta' tranquillo, era solo un sogno. Proof si riprenderà, vedrai..» cercai di rassicurarlo, io. Ci staccammo. Marshall strinse i denti, cercando di trattenere le lacrime che erano sul punto di scendere.
«Vado...un attimo in bagno..» mormorò schiarendosi la voce. Annuii. Marshall salì lento le scale, raggiungendo il bagno e chiudendo la porta. Lo seguii silenziosamente, piazzandomi dietro la porta poggiandomi con l'orecchio su di essa, per tentare di sentire che cosa stesse facendo il rapper. Sentii dei rumori dell'acqua che scorreva, perciò ipotizzai che si stesse lavando la faccia, o qualcosa di simile. Poi il rumore smise. Aveva chiuso il rubinetto. Sentii , succesivaente, dei rumori strani...simili a quando shekero la scatoletta dei tick tack. Ne fui sopresa. All'inizio rimasi confusa..poi ragionai in fretta e capii che quelli non erano tick tack, ma la sua droga. Intervenni subito, aprendo la porta all'improvviso e cogliendo Marshall con le mani nel sacco. Il rapper aveva nella mano destra un tubetto di Valium e nella sinistra mezza dozzina di pilloline.
«Non farlo. Ricordi l'accordo?» gli dissi avvicinandomi a lui. Marshall mi guardò stupito, e anche arrabbiato, perchè gli stavo impedendo di collassare.
«Ash, ti prego, vattene, ne ho bisogno.» mi disse severamente, facendolo risuonare come un ordine che mi diede un gran fastidio.
«Senti. Ricordi il patto? Prova ad ingoiare anche una sola di quelle pillole e preparo le mie valige. Non sto scherzando.» lo minacciai con serietà
«Ma fa un po' come cazzo vuoi....» mi rispose menefreghista, ingoiando tutte le pillole che aveva nella mano e facendo il medesimo gesto per altre due o tre volte. Ne fui davvero mortificata. Dopo tutto ciò che avevamo passato, dopo tutto ciò che ci eravmo detti, lui preferiva la droga a me. Senza proferire parola, andai nella mia stanza, svuotai l'armadio e misi tutta la mia roba nel mio zaino. Presi tutto frettolosamente e senza salutare uscii dalla porta di casa Mathers, sbattendo rumorosamente la porta. Il rapper non aveva neanche provato a fermarmi, e ciò mi fece rimanere male. L'amicizia che avevamo costruito era una grandissima fregatura! E io avevo il cuore spezzato. Non potevo crederci! Mi veniva da piangere, ma trattenni le lacrime: non era stata colpa mia, stavolta
 
Mi allontanai a passo svelto dalla casa del mio ex idolo. Erano le tre e mezza del mattino e io non sapevo dove andare. Chiamai Drake.
"Ehi, possiamo vederci?"
"Ash...sono le tre e mezza" rispose con la voce assonnata
"Scusami, ma è successo un casino..." gli dissi con la voce tremante che ahimè non riuscii a mutare
"Ash va tutto bene? "
"No, per niente" risposi incazzata, mentre cominciavo a lacrimare perchè ero stufa di tenere tutto dentro. Ed ero arrabbiata di non poter cambiare la situazione!
"Dove sei? Ti raggiungo..."
"Da Luigi..."risposi
"Rimani lì, due minuti e sono da te. Non muoverti> Agganciai, dando libero sfogo a tutte le mie lacrime che premevano di uscire. Non era possibile. Più continuavo a pensare alla situazione, più non riuscivo a crederci. Io volevo solo salvarlo, farlo guarire, che diritto aveva di trattarmi così? Volevo solo il suo bene. Che colpa avevo se volevo evitargli la sua morte? Drake arrivò dopo cinque minuti. Mi vide con la faccia arrossata e con le lacrime che continuavano a bagnarmi il viso e non ci pensò due volte ad abbracciarmi. Ma nel suo abbraccio non mi fece sentire meglio, purtroppo.
«Piccola, che è successo?» mi chiese, accarezzandomi la testa con amore. Ma io ero sconvolta e non riuscivo a parlare, e per di più continuavo a piangere a dirotto!
 
Drake mi portò a casa sua, un monolocale a due isolati da Luigi. Pur essendo piccolo come appartamento, aveva un bagno, una stanza da letto e persino una cucina. Le pareti erano arricchite da dei disegni, presumibilmente i suoi, che rendevano l'aria più accogliente.
«Ehm...scusa il disordine...vuoi qualcosa da bere?» mi domandò mentre io spaesata continuavo a guardarmi intorno.
«No, grazie...sto apposto così» risposi. Drake mi fece accomodare sul suo letto, lui di fronte a me.
«Ora mi racconti cosa ti è successo?» mi domandò preoccupato stringendomi la mano
«Me ne sono andata da casa di Marshall.» risposi con un tono di voce più neutrale possibile
«Cosa? E perchè?» mi chiese stupito
«Perchè ha fatto lo stronzo...»
«Sempre così...voi ragazze dite sempre che noi ragazzi siamo stronzi, è come se aveste pronta sempre la stessa parola per noi!» cercò di sdrammatizzare, ma questa non era la situazione adatta.
«Avevamo fatto un accordo. Dovevamo entrambi stare lontani dalla droga. Solo che lui nell'ultimo periodo stava abusando di Valium e Vicodin. Gli avevo detto che se me avesse preso ancora me ne sarei andata e lui se n'è altamente fregato. Ed ora eccomi qui.» dissi tutto d'un fiato, questa volta però con la rabbia addosso e non con le lacrime.
«Oh, scusa...non lo sapevo. Però adesso calmati.» cercò di tranquillizzarmi lui, con scarsi risultati.
«Come faccio a calmarmi?» esclamai scattando in piedi «Mi ha dimostrato che le medicine valgono più della nostra amicizia!»
«Ma che te ne frega!? Ormai è andata, se ti arrabbi non cambierai la situazione!» mi spiegò logicamente lui. «Dai, adesso basta parlare di Eminem...» mi disse alzandosi e venendomi vicino. «Parliamo di noi...» fece scoccandomi più baci a distanza di un secondo. In fondo eravamo una bella coppia. Drake riusciva a capirmi, a tirarmi su di morale. Era il ragazzo giusto per me!
 
Trascorremmo la mattinata a farci coccole e a parlare di come sarebbe stata la nostra perfetta storia d'amore. Nel pomeriggio inoltrato, intorno alle sette, Jake chiamò il mio ragazzo, dicendogli di chiamarmi e di dirmi che anche oggi ci sarebbe stata una consegna.
«Dal tono del capo, oggi c'è da lavorare duro...» ipotizzò Drake
«Meglio così. A che ora ci dobbiamo incontrare?» gli chiesi
«Mezzanotte, davanti al solito pub»
«Perfetto.. Amore, posso andare a farmi una doccia?» gli chiesi, avendo voglia di rinfrescarmi
«Sicuro, però non tardare: mi mancheresti troppo...» rispose lui zuccheroso. Una doccia era quello che mi serviva. Mi avrebbe aiutato a calmarmi e magari anche a dimenticarmi di Eminem.
DRAKE POV---Amavo davvero tanto Ashley, era la mia anima gemella. Mi capiva perfettamente, anche quando non parlavo. Sin dal primo momento in cui ci conoscemmo capii che c'era qualcosa tra di noi che andava ben oltre la nostra amicizia! Mentre rifacevo il letto, mi squillò il cellulare. Il numero era sconosciuto e risposi con aria un po' stranita
"Pronto?"
"Ciao Drake, ho bisogno di una consegna oggi. Ci vediamo a l'una puntuale davanti al supermercato "Superfood" a 8 mile. Ho bisono di un mix tra Valium, Vicodin. Parlane con il tuo capo, saprà cosa fare. Voglio 135 grammi non uno di più non uno di meno." quella voce, quella parlantina veloce...aveva un non so che di familiare...
"Scusi ma posso sapere con chi sto parlando?" gli chiesi spiazzato dall'ordine
"Non mi hai riconosciuto? Sono Marshall. Ti ripeto di essere puntuale. E non far sapere niente ad Ashley!"
chiesi, stupito
mi minacciò lui, agganciando senza neanche salutare. Ero sconvolto, il rapper aveva utilizzato un tono di voce chiaro, severo e minaccioso che mi fece accattonare la pelle. Chiamai subito Jake, in modo da informarlo dell'altra consegna e in modo da fargli preparare la roba per il rapper. Feci tutto di fretta, e in silenzio per non fare sentire niente ad Ashley. Avevo intenzione di non dirglielo, non tanto per le minacce di Eminem, quanto per il fatto che stava soffrendo, e non volevo peggiorare la situazione.---
 
Uscii dalla doccia più rilassata e più calma di prima. Ero stata un bel po', sinceramente, il tempo di smaltire la rabbia e il nervosismo che stavo trattenendo in me. Tornai da Drake, che se ne stava sul letto, ad osservare il suo cellulare con uno sguardo perso e poco attento.
«Hei, tesoro, tutto bene?» gli chiesi, un po' preoccupata. Drake parve incantato, e non mi rispose subitissimo.
«Ehm? Sì, sì...perchè?»
«No niente, mi sembravi sovrappensiero, c'è qualcosa che non va?»
«No, amore, tutto okay, tranquilla» mi rispose per rassicurarmi. Eppure nei sui occhi c'era qualcosa che non andava, qualcosa che non quadrava, qualcosa che probabilmente voleva nascondermi.
Finalmente arrivò l'orario da me tanto atteso. Io e Drake ci recammo al solito pub, dove ci incontrammo con Jake e Louis. Contrariamente a ciò che io e Drake avevamo pensato, Jake mi assegnò una sola consegna, al vecchietto simpatico dell'altra volta, Phil. Solo che questa volta avrei dovuto svolgere la consegna da sola, sia senza il mio ragazzo, sia senza Louis, a causa di un motivo a me sconosciuto. Iniziai ad incamminarmi a passo svelto: avevo solo un'oretta e sinceramente non sapevo se ce l' avrei fatta. Durante il tragitto non facevo che pensare ad Eminem, a come si fosse comportato con me. Era stato meschino e bugiardo, e mi aveva fregato alla grande. Mi ero fidata di lui, convinta del fatto che fosse una persona per bene, affidabile. Ma ancora una volta mi sbagliavo. Però, nonostante mi avesse fatto soffrire, mi mancava, ero stata bene con lui, mi aveva capito realmente per quella che ero, e lo aveva fatto con una semplicità indescrivibile. Non era una di quelle persone che esprimevano pregiudizi infondati basandosi semplicemente su una cosidetta 'occhiata', era un tipo che leggeva la vera persona che eri nei tuoi occhi. E questo era un dono, una capacità posseduta da pochi. Arrivai a casa di Phil prima di quanto mi aspettassi. Era un piacere tornare da quel ricco nonnino che l'altra volta mi fece una così bella impressione. Suonai il campanello e mi aprì, questa volta con una vestaglia rosso fuoco e un calice di vino rigorosamente rosso in mano.
«Ma prego, signorina Ashley, si accomodi!» mi accolse il cliente
«Buonasera Phil. Ho qui la sua consegna...» lo informai, agitando il pacco come al solito giallo che conteneva droga.
«Sì, in verità sei in anticipo, Jake mi aveva detto che saresti venuta intorno a l'una, ma fa niente, va bene comunque. Posso offrirti qualcosa o vai di fretta?» mi chiese con fare da gentlemen anni '30.
«Non vado di fretta, sono in anticipo sulla mia tabella di marcia...» precisai
«Benissimo, allora mi concedi il piacere di farti assaggiare un dolce di mia invenzione?» mi domandò sempre con quel suo fare elegante
«Ma certo, con piacere» Phil andò in una stanza, tornando dopo qualche minuto, con un piatto in vetro trasparente, con delle gocce esterne, che davano l'illusione che fosse bagnato. Dentro questo piatto vi era un triangolino marrone, di torta al cioccolato. Aveva la glassa rosso fuoco, poi uno strato sempre rosso di pandispagna posto tra due strati scuri al cioccolato. Il tutto era abbellito da della glassa bianca, credo al cioccolato al latte, spruzzata artisticamente sulla glassa. Phil mi porse il piatto, facendomi accomodare su una sedia comodissima che mi faceva sentire importante, visto il colore rosso e il tessuto di velluto. Il cuoco si sedette di fronte a me, osservandomi, in attesa che io assaggiassi la sua opera. Con la forchettina tagliai un pezzettino, lo portai alla bocca e assaporai. Cavolo, il gusto era sublime. La glassa rossa era alla fragola, da me amata, e lo strato rosso sapeva di whiskey...una vera delizia, per non parlare poi della leggerezza e del gusto vellutato degli strati al cioccolato. Ero in estasi, e senza neanche una minima dose!
«Phil! Ma è buonissima!» dissi ingoiando il boccone e prendendone subito un altro. Il vecchietto sorrise soddisfatto e orgoglioso del suo capolavoro.
«Sono felice che ti piaccia...»
«Puoi dirlo forte, ma dove hai imparato?»
«Tutto è iniziato grazie alla mia cara ma defunta moglie. Prima che morisse era lei che preparava sempre i pasti più buoni in assoluto. Mi viziava e mi amava, così come io amavo lei. Eravamo una bella coppia, e il nostro amore era destinato a durare per sempre se non fosse stato per un tumore maligno che lei faceva crescere dentro di sè. Io non ne sapevo niente perchè lei mi tenne all'oscuro di tutto all'inizio. Poi quando i segni del tumore iniziavano a manifestarsi me ne parlò. Iniziarono così i cicli interminabili di chemio e le sedute mediche settimanali. Fu un periodo davvero duro, e sebbene io cercassi di starle vicino, lei mi respingeva, mi teneva distante da lei. Una sera mi ricordo che ci fu una discussione, un litigio davvero serio, sulla decisione di continuare la chemio nella speranza che il tumore regredisse, o se interromperla definitivamente. Io naturalmente volevo il bene per lei, desideravo che guarisse, ma lei voleva farla finita. Io non la capivo, e per non peggiorare la situazione decisi di uscire per schiarirmi le idee. Ricordo che fuori faceva davvero freddo, era pieno inverno. Al mio ritorno, appena misi piede in casa, fui travolto da una strana e macabra sensazione di silenzio. Andai di sopra per cambiarmi e vidi mia moglie distesa sul letto, con un pacchetto di medicine vuoto che pendeva dalla sua mano. Si uccise il 17 gennaio del '97. Fu dura attraversare il lutto, soprattutto perchè io mi sentivo e mi sento tutt'ora colpevole. E poi sento ancora della rabbia in me! Non ebbi neanche l'occasione di dirle un'ultima volta 'Ti amo'. Ci lasciammo con un litigio! Qualche anno fa, mettendo ordine nei cassetti, trovai una lettera di mia moglie. C'era scritto che avrei dovuto andare avanti nonostante tutto e cominciare una nuova vita. Concludeva con un 'Ti amo'...» Phil era commosso. Il suo racconto si stava dimostrando davvero romantico... «Fui felicissimo di leggere le sue parole! E come se questo non potesse bastare, dietro il foglio c'era scritta la ricetta del tiramisù. Da quel giorno iniziai a dedicarmi alla cucina, e pian piano ho imparato a creare dei capolavori come quello che hai appena finito» concluse il nonnetto con il sorriso sulle labbra.
«Waow, è una storia bellissima! Ma se lei non ti avesse scritto quella lettera tu e lei sareste rimasti a lite?» domandai, pensando a ciò che era accaduto con Eminem.
«Sì, e credimi, non c'è cosa peggiore di non chiarirsi con una persona, soprattutto quando c'è di mezzo l'orgoglio. Porta solo a pentimenti...» mi spiegò sapientemente.
«Immagino...beh Phil, si è fatto tardi. È stato davvero un piacere trascorrere del tempo con lei! Adesso devo proprio andare...»
«Sì, capisco. Anche per me è stato un piacere. Qualche volta se ti va, passa a trovarmi, a noi vecchietti piace avere la compagnia dei giovani!» mi raccomandò ridendo simpaticamente. Uscii dal nobile appartamento, dirigendomi verso il pub. Grazie al discorso di Phil avevo capito: avrei dovuto fare pace con Marshall. Non potevo lasciarlo da solo, e al diavolo il nostro patto, lui aveva bisogno di me. Dovevo aiutarlo!
 
Buondì! Allora notizia importante: rileggendo tutti i capitoli ho trovato in quasi tutti una parte tra virgolette che mancava. Ho corretto a tutte, per fortuna. Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate! ;) Buon 2016!
  
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