Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: riccardoIII    03/01/2016    7 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prima, l’aveva anche odiato. Ma solo qualche volta.

-Pads-
Silenzio.
-Padfoot-
Ancora nulla.
-Sirius-
Una mano sulla spalla, uno scossone. Sirius sbattè le palpebre, distogliendo finalmente lo sguardo dalla pergamena su cui rilucevano le parole scritte da pochi minuti; i suoi occhi incontrarono quelli ardenti e lucidi di James, di quel colore caldo che sapeva di Casa, di Dorea con le crostate bruciate e della cioccolata domenicale di Charlus, di Milly che preparava l’arrosto e degli alberi attorno al campetto da Quidditch.
-Ci sei? Sei con me, Sir?-
-Si. Sono con te, James-
L’altro gli diede una stretta alla spalla più forte, come se si stesse trattenendo dall’abbracciarlo solo per non metterlo in imbarazzo davanti agli altri. Sirius si riscosse definitivamente, in tempo per vedere Peter cercare di ricomporre la sua smorfia terrorizzata e Remus assumerne una ancor più preoccupata di quando aveva messo piede nella stanza. Lily era rimasta seduta, immobile, e continuava a guardarlo con gli occhi duri e freddi, come se si fosse congelata; si rese conto, in quel momento, che quella era la prima volta in cui la ragazza lo vedeva perdere il controllo. Sapeva che i suoi occhi erano diventati gelidi e lontani, che la sua bocca si era serrata tanto da far irrigidire la mascella e mettere in evidenza gli zigomi, che le sopracciglia si erano tese sulla fronte, ampliandola. Sapeva, in poche parole, di essersi appena trasformato in Orion Black, o nel Sirius che sarebbe potuto essere se il suo Smistamento fosse andato diversamente. Non doveva esser stato un bello spettacolo: quell’espressione di distaccato furore aveva spaventato anche lui, anni prima. Forse avrebbe dovuto scusarsi, ma non ne aveva la forza.
-Dovremmo bere qualcosa. Lily, sotto al letto ci dovrebbe essere una bottiglia di Idromele barricato. Ti dispiacerebbe…?-
Lei , pur rimanendo seduta sul letto di James, si contorse in modo da ficcare la testa sotto le coperte; riemerse dopo un solo istante con una bottiglia scura in mano.
-Tieni Idromele barricato del sessantacinque sotto al letto?!-
-Be’, era per un’occasione speciale. Suppongo che questa lo sia abbastanza- disse James, agguantando la bottiglia che Lily gli aveva passato e muovendo la bacchetta per far apparire cinque calici tulipe di cristallo finissimo.
-Il solito esibizionista- sbuffò la Rossa, cercando di reprimere un sorriso.
-Ci vogliono i bicchieri adatti per degustare per bene i liquori! Il calore delle mani su un bicchiere senza stelo riscalda l’Idromele e ne fa perdere l’aroma... E il tulipe è perfetto per sentire tutti gli odori dell’Idromele per via della bocca più larga, vedi?-
Lei, per rispetto di Sirius, aveva tentato di reprimere l’ilarità, ma fu proprio il ragazzo ad esplodere in una risata così piena e sincera che in breve contagiò tutti i presenti, James compreso.
-Porco Salazar, Prongs, ma chi è stato a insegnarti certe cose?!-
James, felice di vedere il suo amico sorridere, gli assestò una leggera spallata, mandandolo disteso sul letto vuoto di Remus e cascandogli sopra.
-Sono cresciuto con un Elfo Domestico, Sirius! Ogni tanto doveva anche fare le faccende di casa, e mentre lucidava argenteria, porcellane e bicchieri mi insegnava a cosa servivano i diversi oggetti per farmi stare buono-
-Oh, che tenerezza il povero piccolo Jamie che impara la differenza tra una cucchiaio da zuppa e uno da uovo!-
-Sirius, non vorrei umiliarti ma hai appena dimostrato di essere allo stesso livello di James. Cosa diavolo è un cucchiaio da uovo?!-
Lily aveva ricominciato a ridere alle parole di Remus, subito seguita da Peter.
-Oh, Sirius caro, lasciamo perdere la plebaglia e disquisiamo sulla differenza tra i liquori da Old Fashioned e quelli da Snifter!-
James si era seduto composto e aveva messo su la sua espressione più seria, osservando l’amico tirarsi su con la sua innata grazia e accavallare le gambe con eleganza, mentre le mani correvano a ricomporre i capelli. Non riuscì nemmeno ad aprire bocca prima che nuove risate nascessero tra le labbra dei loro tre osservatori.
-La prossima volta che si scoleranno il Whisky Incendiario dalla bottiglia, ti prego, ricordami questo momento!- singhiozzò Lily con le lacrime agli occhi, mentre Remus annuiva al suo indirizzo e versava dosi generose del liquore in ciascun bicchiere. Per qualche minuto bevvero tutti in silenzio, lanciandosi occhiate di sottecchi cercando di non far incontrare gli sguardi.
-Dovremmo andare da Silente-
La voce di Sirius ruppe il silenzio come un colpo di cannone; tutti e quattro voltarono il capo verso di lui.
-Se aspettiamo domani non cambierà nulla- rispose Remus, come a volerlo tranquillizzare.
-Abbiamo sempre fatto rapporto subito dopo le riunioni, muoversi di notte è più sicuro. Nessuno può accorgersi che andiamo dal Preside. Questa volta non sarà diverso-
James lo fissò come se volesse leggere i suoi pensieri, ma poi annuì. Si alzò in piedi ed estrasse il Mantello dal baule.
-Meglio che torni nel mio Dormitorio, le ragazze potrebbero insospettirsi- mormorò Lily, levandosi dal letto di James.
-Che scusa usi per le tue prolungate assenze?- le chiese questi, divertito.
-La verità, anche se leggermente distorta. Ho detto che mi stai dando una mano in Trasfigurazione- ammiccò lei, prima di salutare Remus e Peter e uscire dalla stanza, preceduta da James e Sirius già avvolti dal Mantello. La ragazza aprì il ritratto per loro e, senza una parola, oltrepassò la porta delle scale che conducevano ai Dormitori femminili.

Il Preside era sveglio; lesse la pergamena con attenzione e poi osservò i due ragazzi per un breve momento con sguardo attento. Non disse nulla, a parte un ringraziamento e un congedo.

Sirius quella notte non chiuse occhio; aveva giurato, quando se n’era andato di casa dopo aver chiesto a suo fratello di seguirlo, che non gli sarebbe più corso dietro, che non avrebbe più cercato di convincerlo a tornare sui suoi passi. Ma ora che lui stava per entrare al servizio di Voldemort, ora che stava per compiere l’errore più grande di tutta la sua vita, come poteva non agire?
L’aveva evitato, in quasi due anni di scuola, come se avesse la Spruzzolosi; aveva finto di non vederlo, di non conoscerlo, che fosse per lui un estraneo. Non aveva più avuto alcun contatto con lui, nonostante la morsa dolorosa che gli faceva contrarre lo stomaco ogni volta che lo incrociava per caso. Aveva cercato di essere indifferente a tutto ciò che lo riguardava, aveva cercato di comportarsi come lo stesso Regulus, che non si era interessato di lui nemmeno quando aveva rischiato di morire per mano dei suoi compari. Probabilmente se l’avesse trovato lui invece di Piton quel giorno di novembre, morente e solo in mezzo ad una strada, l’avrebbe finito senza esitazioni per cancellare quella macchia disonorevole dal perfetto Arazzo della Famiglia Black.
Ci aveva provato, sul serio, a disprezzarlo; dopo tredici anni della sua vita passati, tra alti e bassi, a tentare di proteggerlo dal mondo, aveva deposto le armi. Come si poteva salvare qualcuno che non desiderava essere salvato?
Eppure…
Eppure ora la sola idea di lasciarlo compiere quel gesto assurdo senza dirgli nulla, senza tentare ancora una volta di convincerlo a lasciarsi aiutare, lo distruggeva. Aveva provato a non sentirsi in colpa, ma non ci riusciva. Continuava a portare il peso della sua mancanza, dei suoi sbagli.
Sapeva, in fondo, che ormai Regulus era perduto. Non aveva mai desiderato un destino diverso da quello che si apprestava a compiere; probabilmente se anche Orion e Walburga non l’avessero spinto a seguire Voldemort lui l’avrebbe fatto comunque, perché era ciò che più bramava. Ricordava i suoi occhi brillare di desiderio e ammirazione nell’ascoltare i discorsi di Lucius e Rodolphus, quando avevano seduto insieme a tutti gli altri parenti attorno a un tavolo, riuniti per il Natale. Regulus non voleva essere salvato, e lui non era più suo fratello; quel ragazzino non avrebbe esitato a ricordarglielo, con la sua voce fredda e compassata.
Ma lui sarebbe riuscito a guardarsi ancora allo specchio, se non avesse agito?
Tuttavia non poteva agire. Sarebbe stata una coincidenza piuttosto strana che tentasse di parlare con Regulus, dopo due anni di nulla, proprio quando lui stava per entrare a pieno titolo tra i Mangiamorte. L’avrebbe fatto insospettire; per quanto le sue scelte potessero essere discutibili, Regulus non era stupido. Avrebbe capito che sospettava, o peggio che sapeva qualcosa. Si sarebbe fatto più cauto, probabilmente. Forse avrebbe addirittura intuito la verità. Non poteva, davvero, non poteva rovinare tutto così; ne andava della sicurezza dei suoi amici, dell’anonimato dell’Ordine.

-Sir-
Ed eccolo. Lui che, pur non sapendo, capiva; lui che avrebbe capito sempre.
-James. Perché non dormi?-
-Perché non dormi tu-
Sirius ghignò e si voltò sul fianco, in modo da guardarlo.
-Hai bisogno che il mio russare ti faccia da ninna nanna?-
Vide un baluginio di denti bianchi nel buio.
-No, ho bisogno del tuo respiro tranquillo per sapere che non ti stai arrovellando su pensieri troppo complicati-
Per qualche istante si limitarono entrambi a scrutare il buio per cercare di mettere a fuoco il profilo dell’altro; James, che senza occhiali non sarebbe stato in grado di vederlo chiaramente nemmeno in pieno giorno, doveva aver fissato lo sguardo sul suo torace, convinto che i suoi occhi fossero ai lati dello sterno.
-Puoi parlargli, se vuoi-
Questa era una cosa così da James che Sirius sorrise nell’ombra.

Da quando aveva scoperto che Sirius veniva torturato in casa sua, James aveva preso a detestare suo fratello. Prima aveva supportato Sirius nei suoi tentativi di farlo ragionare, si era addirittura offerto di prendere in casa anche lui, e infondo Sirius era certo che, se quella notte di quasi due anni prima Charlus avesse portato dentro Villa Potter anche il più piccolo dei Black, James l’avrebbe accettato, si sarebbe sforzato di volergli bene e ci sarebbe anche riuscito. Avrebbe accolto la sua fuga come un’ammenda per il suo aver voluto ignorare ciò che accadeva  sotto il suo naso, un chiedere scusa per tutti i rifiuti che aveva rifilato a Sirius negli anni precedenti.
Ma Regulus non era scappato, e allora l’astio di James nei suoi confronti era cresciuto. Come poteva scegliere dei genitori evidentemente fuori di testa piuttosto che un fratello il quale, altrettanto evidentemente, aveva fatto di tutto per lui, perfino sopportare le Maledizioni? Regulus era un debole, un vile assoggettato solo al desiderio di compiacere chi aveva fatto del male alla persona che James più amava sulla faccia della Terra. E lui sapeva, era certo che i rifiuti di suo fratello avevano ferito Sirius più dell’indifferenza di suo padre, della furia di sua madre, degli insulti di tutta la sua famiglia; Regulus, da sempre, era stato l’unico abitante di Grimmauld Place a cui Sirius tenesse, per cui fosse disposto a lottare. Era, probabilmente, anche l’unico vero rivale di James, l’unico che potesse contendergli il primato nel cuore del suo migliore amico, ma James era troppo buono per curarsene. Se Sirius fosse riuscito a trascinarsi dietro Regulus sarebbe stato felice, e allora James avrebbe potuto perfino accettare di dividerlo con qualcuno, se quel qualcuno lo faceva star bene.
Sirius lo sapeva. Sapeva tutto questo. Aveva letto ogni cosa nello sguardo pieno di rancore che il suo migliore amico rivolgeva alla tavola dei Serpeverde ogni mattina, cercando un paio di occhi grigi così familiari e così diversi.
Certamente, era palese che i sentimenti di James fossero pienamente ricambiati; Regulus non aveva mai nascosto la rabbia che provava per “quel Potter”, aveva addirittura chiesto a Sirius di scegliere se stesso tra i due.
E questa era stata la più grande differenza tra i suoi fratelli: uno aveva cercato di separarlo dall’altro, l’altro gli aveva concesso di lottare per tenersi stretto quel pezzo di famiglia che cercava disperatamente di fuggire dalle sue mani. Aveva creduto che mai più, dopo quello che era accaduto due anni prima, James l’avrebbe spinto a cercare un confronto con Regulus, ma l’aveva stupito ancora. Nonostante l’avessero visto collaborare con gli altri aspiranti Mangiamorte, arrivati alla resa dei conti James era ancora lì a spalleggiarlo perché facesse ciò che riteneva giusto, anche se dentro di sé la rabbia verso quel ragazzo gli stava scavando una voragine.

-Ma io non voglio farlo, James-
E fu solo pronunciando quelle parole che si accorse che erano vere.
Un fruscio lo informò che James aveva spostato le coperte e un attimo dopo se lo ritrovò davanti, stagliato contro l’oscurità della stanza.
-Lo sappiamo entrambi che tu vuoi parlargli, Sirius-
-Non lo farò. Gli ho offerto una possibilità, quando sono fuggito. Non l’ha voluta accettare. Ognuno di noi è libero di scegliere, no?-
L’amico sospirò.
-Non voglio che tu ti senta in colpa per il resto della tua vita per non aver fatto un ultimo tentativo-
-E io non ho intenzione di mettere a repentaglio il nostro compito per ottenere per l’ennesima volta la stessa risposta, James-
Cadde il silenzio, interrotto solo dal russare di Peter.
-Posso parlarci io, se tu non te la senti-
Sirius quasi si mise a ridere.
-Non ascolterebbe mai te. Lui ti odia-
-Diciamo che anch’io non lo stimo troppo, ecco…-
Anche Sirius emerse dal suo baldacchino.
-Non voglio che tu finisca in mezzo a questa storia, Prongs. Ho lottato, ho perso. Imparerò ad accettarlo-
-Vorrei… Vorrei solo che tu fossi felice, Sir-
In un gesto abbastanza inusuale per lui, Sirius allungò un braccio e si tirò James contro il petto.
-Lo sono, James-
Sapevano entrambi che non era vero, Sirius dubitava che sarebbe mai riuscito davvero a essere completamente felice; il suo passato non gliel’avrebbe mai permesso. Ma andava bene così, e Sirius sperò che quella mezza verità bastasse anche a James.

Due giorni dopo gli studenti che avevano compiuto diciassette anni entro gli inizi di maggio furono esonerati dalle lezioni perché potessero svolgere l’esame di Materializzazione; da un paio di mesi a quella parte il sabato mattina un delegato del Ministero aveva tenuto delle lezioni facoltative di Materializzazione e ovviamente i Malandrini le avevano seguite con un certo entusiasmo. Peter, che sarebbe diventato maggiorenne solo quell’estate, fu costretto insieme a pochi altri del loro anno a rimanere al Castello per la lezione di Cura delle Creature Magiche mentre James, Remus, Lily, Sirius e il resto dei loro compagni si dirigevano ad Hogsmeade, luogo in cui avrebbero sostenuto l’esame di abilitazione. Gli anni precedenti si erano svolte al villaggio anche alcune esercitazioni, ma la paura per l’attacco non era ancora scemata e quindi il Ministero aveva deciso di permettere agli studenti di uscire dai confini della scuola solo per la valutazione finale. Erano circa una trentina i ragazzi che, scortati dalla Professoressa McGrannitt, raggiunsero il centro del villaggio magico, trovandovi un pugno di Auror dislocati a distanze prestabilite; Sirius si ritrovò a cercare una chioma corvina, magari raccolta in una coda, ma non vide nulla di simile.
Il docente era un piccolo mago di nome Twycross e l’unico modo in cui Sirius riusciva a definirlo era “evanescente”; pallido, con capelli biondo chiarissimo e occhietti acquosi, non aveva fatto altro che ripetere l’importanza delle “Tre D” per una corretta Materializzazione. Sirius, in tutta sincerità, non ricordava affatto a cosa quelle tre dannate D si riferissero, ma era comunque riuscito a Smaterializzarsi e Materializzarsi correttamente dalla seconda lezione in poi, per cui non si era curato di approfondire più di tanto.
Elsa Abbott fu la prima ad essere esaminata; venne colta dal panico e non solo riapparve a cento metri dalla destinazione prevista, ma si Spaccò. L’istruttore ci mise un secondo a sistemarle le tre dita che aveva perso, ma venne ovviamente bocciata.
Avery portò a casa il compito, apparendo esattamente davanti a Scrivenshaft, traballando leggermente; poi toccò a Sirius che non solo si Materializzò sulla porta dei Tre Manici di Scopa, ma atterrò anche elegantemente facendo un galante inchino a Rosmerta, uscita in strada per godersi il piccolo spettacolino. Nonostante non avesse particolarmente apprezzato la teatralità del ragazzo, l’esaminatore fu costretto a promuoverlo.
Quando fu il turno di Lily, alla ragazza fu chiesto da un gentilissimo Twycross di Materializzarsi appena oltre Zonko; lei, ripetendo tra sé qualcosa che suonava come “Destinazione, Determinazione, Decisione”, si mise in posizione ad un passo dal Professore. Prese un respiro, fece una mezza piroetta e scomparve nel nulla. Nemmeno un secondo dopo Sirius rivide la sua chioma rossa a un centinaio di metri da loro; riusciva a scorgere il suo sorriso anche da quella distanza e Twycross parve decisamente troppo ammirato dalla precisione della ragazza per essere uno che aveva appena bocciato Sarah Caldwell, compagna di Dormitorio di Lily, soltanto per aver lasciato indietro una ciocca di capelli castani. James digrignò i denti quando l’omino strinse la mano alla Rossa, trattenendola nella sua per un minuto di troppo e fissando gli occhi di Lily come se stesse per cascargli la bava dalla bocca.
Remus, senza che nessuno se ne stupisse davvero troppo, fu impeccabile; dopo nemmeno un quarto di giro si volatilizzò e apparve alla fine della strada principale del paese, proprio dove si trovava la biforcazione per raggiungere la Stamberga. Rivolse un sorrisone ai suoi amici e ammiccò al loro indirizzo mentre Twycross si complimentava con lui senza stringergli alcun arto, cosa che fece contrarre i pugni a James.
Prongs si era talmente irritato per i modi decisamente untuosi dell’istruttore nei confronti di Lily che Sirius successivamente si meravigliò per il suo atteggiamento distaccato; quando l’uomo chiamò “Potter” appena dopo aver dato il via libera a Piton, non tenendo conto dei bisbigli di Sirius che alludevano all’unto che Mocciosus si era lasciato dietro, James si diresse verso Twycross con passo baldanzoso e espressione cortese. Annuì alle istruzioni e scomparve con un mezzo giro nel limbo della Smaterializzazione per un quarto di secondo, riprendendo corpo all’ingresso della Testa di Porco. Invece di tornare indietro come avevano fatto tutti gli altri, James si affacciò sulla strada principale e urlò:
-Solo un secondo, Signore, mi scusi ma ho bisogno di una cosa!-
Per un attimo, guardandolo entrare nel pub, Sirius si preoccupò; poteva essersi sentito male, o magari si era Spaccato e aveva perso un bel po’ del suo cervello…
Ma James uscì un minuto dopo con un bicchiere d’acqua ghiacciata nella mano destra, si Smaterializzò di nuovo e comparve accanto a Twycross, porgendogli il bicchiere da cui non era caduta nemmeno una goccia di liquido, che anzi se ne stava nel contenitore placido e calmo, come se nessuno l’avesse mosso da un bel po’.
-Credevo ne avesse bisogno, Signore. Sa, per placare i bollenti spiriti-
L’omino arrossì come un papavero, colto in fallo, ma non poté fare nulla se non accettare il bicchiere e consegnare la licenza a James; la maggior parte degli astanti risero, perfino Lily sghignazzò con le labbra nascoste da una mano, ma i Serpeverde lo guardarono con disprezzo borbottando tra loro e la McGrannitt sembrava combattuta tra il mettere su la sua espressione più severa e quella più compiaciuta. Non era di dominio pubblico, ma Sirius era convinto che la donna nutrisse una piccola predilezione per James: il ragazzo era un portento della Trasfigurazione e grazie a lui Grifondoro aveva messo le mani sulla Coppa del Quidditch ogni anno dacché era entrato in squadra. Non mancava mai di rimproverarlo o punirlo, ma Sirius vedeva benissimo la luce orgogliosa nello sguardo della Capocasa quando si rapportava a James, perfino nei momenti in cui lo beccava a combinarne una delle sue.

Quando Prongs ebbe finito rimasero ancora pochi studenti da esaminare, per fortuna; Sirius aveva continuato a lanciare occhiatine agli Auror che pattugliavano la strada cercando di scorgere una figura familiare, ma di Dorcas non c’era traccia e lui cominciava ad annoiarsi.
Finalmente anche l’ultimo di loro, August Webster di Tassorosso, finì la prova apparendo davanti all’Ufficio Postale e strappando la promozione; sotto insistenti richieste la Professoressa acconsentì a perdere un altro po’ di tempo al villaggio, in modo che gli studenti potessero brindare con una Burrobirra. Una volta preso posto nel pub ad un tavolo che potesse accoglierli tutti, James e Sirius fecero un paio di battute per tirare su di morale Elsa e gli altri componenti dell’esiguo gruppetto che non era risultato idoneo, mentre i Serpeverde si raccolsero attorno ad un tavolo lontano da quello dove tutti gli altri chiacchieravano amabilmente. Sirius flirtò con Rosmerta quando quella portò loro le ordinazioni, occhieggiando non troppo velatamente alla sua scollatura dopo essersi assicurato che la McGrannitt fosse distratta dal chiacchiericcio di Twycross e dalla sua Acquaviola. Dopo un quarto d’ora la Professoressa insistette perché tornassero tutti a scuola per la cena e i tre Malandrini trovarono Peter ad attenderli in Sala grande davanti a un Cornish Pasty di dimensioni notevoli, un po’ mogio. James, riempiendosi il piatto di salsicce e patate al forno, cercò di tirarlo su dicendo che la Materializzazione non era poi una gran cosa, con tutta la compressione e la nausea, e che tanto avrebbe sostenuto l’esame appena avesse compiuto diciassette anni; alla fine del pasto sul volto di Wormtail era tornato il sorriso.

Il giorno dopo si giocò la partita Serpeverde-Corvonero; entrambe le squadre avevano perso con i Grifondoro, ma Serpeverde aveva vinto abbondantemente contro Tassorosso e Corvonero ne era stato sconfitto, per cui il Campionato era ancora aperto. Se i Serpeverde avessero guadagnato abbastanza vantaggio quel giorno e Grifondoro avesse perso la partita contro Tassorosso della settimana successiva, forse i verde-argento avrebbero ancora avuto qualche possibilità di strappargli la Coppa. La partita fu piuttosto violenta, e anche molto lunga; alla fine Regulus riuscì a spuntarla sul Cercatore Corvonero e acchiappò il Boccino, ma la sua picchiata fu talmente rapida e incontrollata che finì per schiantarsi al suolo. Venne portato via su una barella, privo di sensi, e Sirius cercò in ogni modo di camuffare la paura dietro all’espressione neutra che sapeva cucirsi sulla faccia così bene.
Non parlò dell’incidente per tutto il giorno e trattenne l’impulso di andare a trovare Regulus in Infermeria, non sapeva bene se per assicurarsi che fosse tutto intero o per spaccargli la faccia; continuò, tuttavia, ad osservare il cartiglio dell’altro Black sulla Mappa anche dopo essersi messo sotto le coperte. Si appisolò così, con la ben nota pergamena aperta sul petto e le tende del baldacchino chiuse per la prima volta in sei anni, e si ritrovò in piedi davanti a uno specchio grande e rettangolare, in un Dormitorio totalmente vuoto. Il suo riflesso alzò il braccio sinistro e sollevò la manica della veste con il destro, scoprendo la pelle candida dove spiccavano un paio di cicatrici; poi le cicatrici sparirono, fagocitate da un disegno mostruoso che sorgeva dal nulla: un teschio dalla cui bocca usciva un serpente. Disgustato, Sirius spostò lo sguardo dal braccio al suo viso, ma si rese conto di non essere più lui: i capelli erano più corti e pettinati ordinatamente, il corpo più magro e le spalle, impercettibilmente ricurve, più basse e strette; gli occhi erano gli stessi, ma l’espressione era vuota, distante, irraggiungibile. Distolse lo sguardo dallo specchio e lo puntò sul  proprio avambraccio sinistro, ancora scoperto, ma quello era segnato solo dalle vecchie cicatrici fin troppo note: non c’era alcun tatuaggio, nessun disegno nero a deturparlo. Quando prese coscienza di ciò la cornice dello specchio si rivelò essere quella di una porta e lui si rese conto di non guardare se stesso, ma Regulus. Istintivamente cercò di afferrare la sua spalla, ma l’altro si ritrasse e chiuse la porta con un suono attutito.

Dopo aver aperto gli occhi gli ci volle un po’ per calmare i battiti del suo cuore; quando riprese a respirare normalmente scoprì di essere tutto sudato e che le coperte gli si erano aggrovigliate attorno alle gambe. Sentì il bisogno di bere e si alzò, aprendo le tende del baldacchino, per raggiungere la brocca posta sul davanzale della finestra; un fruscio catturò la sua attenzione e riuscì ad afferrare la Mappa appena prima che toccasse il suolo.
Era la terza notte che faceva lo stesso incubo e puntualmente si risvegliava in quelle condizioni; non l’aveva raccontato a nessuno, ovviamente. Erano lontani i tempi in cui si era svegliato in piena notte  gridando il nome di suo fratello in una stanza in cui tutti fingevano di non sentirlo. Dopotutto perfino il suo inconscio aveva imparato a controllarsi, anche se gli pareva che comunque i suoi amici sapessero. Vedeva gli occhi preoccupati di James puntati su di lui ogni mattina, vedeva le occhiate di sottecchi che gli rivolgeva Remus e quelle spaventate di Peter, ma non voleva parlarne. Non ci voleva davvero un genio per capire cosa quel sogno significasse, ma lui aveva fatto una scelta ormai e non aveva intenzione di ritrattare la sua decisone.
Si versò dell’acqua e nel frattempo, visto che era comunque sveglio, decise di controllare che nel Castello tutto fosse apposto, più che altro nel tentativo di far sparire l’immagine del braccio di suo fratello col Marchio Nero di Voldemort impresso a fuoco sopra. I Serpeverde erano nei loro Dormitori e i corridoi dei sotterranei erano sgombri; Silente era nel suo studio, da solo, e Sirius si divertì ad immaginare di che colore fosse la sua camicia da notte quella sera. Stava per posare il bicchiere e tornarsene a letto nel tentativo di riprendere sonno quando scorse un puntino in movimento al terzo piano. Aguzzò la vista per vedere bene alla luce della luna crescente, a tre quarti del suo ciclo, e lesse “James Potter”.
Sirius si girò di scatto verso il letto alla destra del suo, trovandolo occupato; si precipitò a prendere la bacchetta dal comodino e la puntò su quello che avrebbe dovuto essere il corpo del suo migliore amico, mormorando un incantesimo. I capelli neri scomparvero, il corpo si accorciò e si allargò mentre la testa veniva riassorbita da quello che avrebbe dovuto essere il tronco insieme a gambe e braccia; un attimo dopo sotto le coperte del letto di James c’era solo un normalissimo cuscino bianco.
Boccheggiando, Sirius sollevò il lenzuolo per essere sicuro di aver guardato bene ma dentro di sé sapeva che James stava davvero camminando verso le scale che l’avrebbero condotto al secondo piano. Dopotutto, la Mappa non mente mai. Eppure non riusciva a capire: cosa aveva da fare James di tanto importante a quell’ora della notte? Perché si era mosso da solo, senza avvertirlo di nulla? E, soprattutto, cosa aveva da nascondere a loro, a lui, di tanto importante da usare il trucco che avevano escogitato per sfuggire agli eventuali controlli dei Professori durante i Pleniluni?
Capì, in un lampo, che il rumore soffocato di una porta che si chiudeva nel suo sogno aveva un’origine reale: era stato provocato da James quando aveva lasciato il Dormitorio. Riportò lo sguardo sulla pergamena cha ancora stringeva e l’illuminazione di dove il suo amico fosse diretto lo folgorò; senza esitazione si Disilluse e corse fuori dalla stanza, sperando di raggiungerlo in tempo.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: riccardoIII