CAPITOLO 21
Giulia e Sara camminavano per le vie del centro città, commentando i
vestiti delle vetrine.
Erano uscite da appena mezz’ora, ma Sara aveva già quattro sacchetti
nelle mani e aveva affidato all’amica il trasporto di un piccolo sacchettino
blu.
Si sfogava comprando: acquistava tanti bei vestiti, preziosi gioielli e
scarpe costose, li indossava una volta e poi li chiudeva in sacchi neri che si
accumulavano nel suo armadio. Rinchiudeva stoffe pregiate e cuoi ricercati in
grossi sacchetti che poi gettava nella spazzatura.
Questo, Giulia non lo sapeva. Non capiva dove finissero tutti gli oggetti
che l’amica comprava, ma non gliel’aveva mai chiesto.
Sapeva che la bionda non comprava per bisogno, ma per vezzo. Era il
difetto più grande di Sara. Un’abitudine malsana e consumista, che Giulia
detestava mutamente e a cui asseriva a fatica per mantenere un clima sereno
nella loro amicizia.
Ora, comunque, camminavano per le vie del centro; ognuna con i propri
pensieri in mente, entrambe con lo stesso discorso in bocca.
Parlavano tranquillamente di ciò che era successo a scuola da quando Sara
era scappata quando, ad un tratto, la bionda ammutolì e, osservando l’amica,
disse
- Me lo merito, Giuli.
La mora, che ancora sorrideva allegra, mutò la propria espressione in uno
sguardo interrogativo.
- Ti meriti cosa?
Sara arrestò il passo.
- Che Michele si sia arrabbiato con me.
L’altra ragazza sbuffò esasperata dagli eccessivi sensi di colpa
dell’amica.
- E perché mai lo meriteresti?
- L’ho tradito.
Giulia sobbalzò e la sua espressione divenne prima indignata e poi
delusa.
- Perché? Perché hai fatto una cosa del
genere?
- Io…io non me ne sono resa conto. Non capivo quello che mi accadeva
intorno ed ero tanto triste.
- Ma queste non sono motivazioni, diamine! Avevi un ragazzo stupendo e lo
hai tradito perché eri triste?
- Non ti arrabbiare con me Giuli…
- E con chi mi devo arrabbiare?!
- Va bene, sgridami per ogni singola cosa che faccio! Su, tirami uno
schiaffo!
Giulia poggiò il sacchetto che aveva tra le mani e si avvicinò a
Sara.
- Ogni singola cosa, Sara? Un tradimento non è “ogni singola cosa”!
Ricordi quanto sei stata male quando abbiamo telefonato a Michele e hai scoperto
che era a casa di Mariangela? Ricordi quanto hai
pianto?
- Si…me lo ricordo.
Giulia manteneva un tono di voce abbastanza alto, mentre Sara sussurrava
appena.
- Ecco! E allora perché hai voluto infliggere lo stesso dolore alla
persona che amavi?
- Mi hanno obbligata, Giulia…
Quell’affermazione spiazzò la mora.
- In che senso?
- Mi hanno violentata, Giuli…non so come sia successo. Non ricordo bene
quello che è accaduto quella sera.
L’amica non disse una parola e gettò le braccia al collo della
bionda.
- Scusami! Non dovevo arrabbiarmi in questo modo. Avrei dovuto restare
calma e ascoltare tutta la storia. Oddio, Sara! Ma ti rendi
conto?!
Sciolse l’abbraccio e la osservò negli
occhi.
- Cioè, conosci quello che potrebbe accadere dopo una cosa del genere?
- Si…lo so…
- Oh, Sara…
Si abbracciarono di nuovo.
- Andiamo a casa, per favore…
Mentre le due si avviavano per ritornare a casa di Sara, il cellulare di
Giulia vibrò nella sua borsa.
Lo estrasse e lesse l’avviso dell’arrivo di un nuovo
messaggio.
- …Dev’essere Lorenzo…
- Lorenzo? Chi è?
LORENZO:
Capisco, Giulia.
Capisco che nella tua vita ci sia sempre
un problema di troppo.
Capisco, anche, che fra di noi ci sarà sempre un
problema.
Se non sarà tuo, sarà mio.
Abbiamo età troppo diverse e vite opposte.
Forse s’incontreranno, un giorno, e diventeranno
parallele.
Attenderò quel giorno, ma, per ora,
è meglio così.
Non è un addio, ma un arrivederci
a presto, spero!
- Ehi…chi è?!
- Era qualcuno che avrebbe potuto aiutarmi a ricominciare, ma, ora, è
tutto finito. Di nuovo.
La campanella della fine delle lezioni squillò, vibrando con forza
maggiore di qualsiasi altra.
Daniele uscì dalla classe col capo chino verso il
pavimento.
Stava ancora pensando a lei.
A Giulia.
Pensava a lei giorno e notte.
Pensava ai momenti che avevano trascorso
insieme.
E più pensava a quello che avevano fatto insieme, più sentiva di
allontanarsi da lei.
Era esausto.
Sfiancato dal dover rimanere aggrappato ad un passato che lo faceva
soffrire e di non vedere un presente che lo
soddisfacesse.
Stava percorrendo i corridoi della scuola e ripercorse mentalmente le
ultime settimane trascorse all’interno di quelle
mura.
Erano stati giorni difficili, faticosi e dolorosi. Il pensiero di doverne
affrontare un altro l’indomani lo rendeva ancora più stanco ed
insoddisfatto.
L’idea di dover varcare quella soglia con la stessa malinconia pesava sul
suo animo più di qualsiasi altro macigno.
Quella vita, quel prototipo di verità che ogni giorno era costretto a
vivere, gli stava stretto, non conteneva tutte le sensazioni che lui provava.
Avrebbe desiderato crearsi una vita con le sue mani, per poterne essere
soddisfatto o, perlomeno, per sapere a chi reclamare la sua
insoddisfazione.
Era difficile sopravvivere al mondo e alle sue avversità.
Era complicato farlo con qualcuno affianco e risultava quasi impossibile
farlo da soli.
Non aveva nessuno che lo prendesse per mano e che lo guidasse verso una
nuova gioia.
Camminava per le strade di Torino e non era diretto a casa. Non era
diretto in alcun luogo. Stava, semplicemente, camminando, quando una mano amica
gli si posò sulla spalla.
- Ciao!
Daniele si voltò di scatto, preso alla sprovvista da una voce tanto
familiare quanto inaspettata.
- Fede?
- Certo! Chi altro avrebbe voglia di seguirti per tutta Torino, solo per
assicurarsi che tu non faccia pazzie?!
Daniele abbozzò un sorriso divertito.
- Hai ancora voglia di starmi dietro dopo il modo in cui ti ho trattato
oggi?
Federico rifletté sulla domanda che l’amico gli aveva appena
posto.
- Beh…oggi non avevo nulla da fare…
Daniele, preso da un impeto di irrefrenabile allegria, strinse l’amico in
un caloroso abbraccio.
- Ehi…Fede…grazie.
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Eccomi qua. Finalmente, direte voi! Finalmente, lo dico anche io!
Ho avuto il "coraggio" di prendere di nuovo in mano questa storia, che ormai va più lenta di una lumaca ferma, e di scrivere un nuovo capitolo. Anche l'ultimo capitolo, il finale, è già scritto. Non mi soddisfa per niente ed ero abbastanza tendente al pubblicarlo assieme a questo, ma poi ho riveduto la mia idea e ho pensato di pubblicarli uno vicino all'altro, magari a distanza di due o tre giorni.
Dunque, chiudiamo la parte sugli inutili preamboli, e passiamo al mio commentino piccino picciò.
Bene, devo dire che, rileggendo il capitolo, mi sono stupita molto nel vedere il mio entusiamsmo riguardo ad esso calare a picco. Al fondo del capitolo precedente avevo detto che mi aveva soddisfatto molto, mentre, adesso, non riesco a ritrovare quei punti che tanto mi avevano reso orgogliosa di lui.
Ma va beh, fa niente.
A me piace molto il finale, mentre ho trovato abbastanza ripetitiva la parte iniziale del pezzo di Daniele. Ed è proprio questo fattore, la ripetitività, che mi ha spinta a scrivere subito anche l'ultimo capitolo, in modo da terminare, finalmente, questa storia.
Nel corso di essa ho visto un'evoluzione nella mia scrittura, ma non nella trama e visto che l'ispirazione a riguardo è morta definitivamente, ho deciso di darci un taglio.
Ma non importa, rinviamo queste parole all'ultimo capitolo e passiamo ai ringraziamenti.
Come sempre ringrazio coloro che hanno recensito il precedente capitolo (Neverwinter e Vampire Berry): grazie ragazze, ancora non mi avete abbandonato e ve ne sono grata! Fra un po' porrò fine alle vostre agonie e questa storia avrà la sua fine! Spero avrete la pazienza di attendere il mio sprint finale...
Al prossimo capitolo, allora,
vostra
Miss Dark