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Autore: Elisir86    14/03/2005    2 recensioni
E tutto si blocca quando scatti una fotografia.Il tempo. Il sorriso di una bella ragazza. Il ghigno di un bullo. L’amicizia di tre persone. L’amore di altre. La tristezza di aver perso qualcuno. Il respiro. Tutto si ferma. E questo anche per loro. Per dei maghi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Stella

 

Jack Nellson sedeva tranquillamente sulla sua nuova scrivania. Come un bambino si divertiva a fare le punte alle numerose matite che Percy Weasley aveva utilizzato prima di lui.

Doveva solo al rossino il suo nuovo lavoro. Era stato lui ha dare il suo nome per prendere il posto come segretario personale di Caramell.

Certo non si aspettava di trovarsi una figura alta e magra, con corti capelli rossi proprio come Percy davanti alla sua porta. “Si?” Jack sorrise vedendo il giovane entrare insicuro, gli piaceva sembrare un importante personaggio del ministero.

“Sono Ronald Weasley. Lei è Nellson, vero?” Il biondo spalancò gli occhi. Un altro Weasley. Infondo doveva immaginarselo, probabilmente era arrivato lì per fargli cambiare idea e ridare il posto al fratello...Se ne potevano scordare! Gli piaceva lavorare lì, fin troppo...

“Cosa vuoi?” le labbra di Ron si aprirono e poi si richiusero. Come se non trovasse giusto parlare, o se meditasse su qualche frase.

Jack aspettò. La fronte aggrottata e una morsa nervosa gli attanagliava lo stomaco, come se da lì a qualche secondo fosse caduto il mondo.

E così fu.

“Chi sono io?”

Nellson sospirò. Si portò due dita sulla fronte come a cercare di capire cosa volesse quel ragazzino. “Non capisco...” ma non terminò la frase. Ronald aveva depositato davanti a lui una scatolina di legno. Il segno di Voldemort vi era inciso e lui sapeva a chi apparteneva.

“J. Kate...” sospirò.

Il rosso annuì.

“Chi sono io?”

E allora Jack capì cosa volesse dire quella domanda.

S’alzò di scatto.

Chiuse la porta a chiave e appoggiandosi su di essa sospirò preoccupato.

“Tu...Hai mai aperto quella scatola?” Ron annuì.

L’aveva aperta e come.

La sera precedente, quando le stelle erano perfettamente visibili, voleva sapere perché le stelle non erano inutili.

“Perché sei venuto da me?” “Percy ti ha nominato prima di morire...”

Nellson scosse la testa.

Ecco perché Weasley gli aveva lasciato il suo posto di lavoro.

Era stato uno sciocco, guardare una di loro...Era logico che la maledizione dei monaci lo portasse alla morte...

Sospirò per l’ennesima volta.

“Tu sei uno di loro, vero? Un monaco non è vero?” Jack sorrise, “Lo ero.”

“E ora?”

“No.”

Ronald respirò a fondo.

“Spiegami, cosa sono.”

Il biondo prese in mano una matita e iniziò a guardarla con interesse.

“Il prescelto...” mormorò tirandosi indietro la frangetta. “Non puoi evitare di esserlo. Lo sei e basta.”

“Il prescelto per cosa?”

Jack alzò lo sguardo sul ragazzino, di sicuro ancora minorenne. Gli fece il gesto di sedersi e Ron lo fece.

“Lo sai cos’è la Stella?” il rosso scosse la testa. “È un frammento della mano di Dio. Qualcosa che può assomigliare alla sua immensa forza e bontà. I monaci La conservarono con cura finché non scoppiò la  guerra di Voldemort. Maghi spietati iniziarono a uccidere qualsiasi essere vivente, tutto ciò che Dio aveva creato con amore venne spazzato via. Il monaco più potente, colui che era incaricato di sorvegliare la Stella venne ucciso in battaglia, mentre puniva i servi di Satana. E la Stella scomparve. Per anni la cercarono e solo trent’otto anni fa la ritrovarono. Il Signore aveva prescelto Fudia, la figlia della mangiamorte che aveva assassinato il monaco, come sua serva. E Unaedus scoprì la Stella in quella scatoletta, era perfetta e abbagliante. Era qualcosa d’insolito e non Voleva allontanarsi da quella cantina, così fu deciso che Essa sarebbe rimasta lì e che quel luogo sarebbe diventato sacro. E così fu.”

Weasley lo guardò sospirando.

Non capiva cosa centrasse tutto quello con lui...Con la storia che lui era un prescelto.

“Si narra che la Stella abbia una gemella: la Rose. Entrambe hanno trovato rifugio in posti sicuri. La Stella nelle mani dei monaci e la Rose in una stirpe di maghi.”

Jack si fermò per osservare fuori dalla finestra.

“La Stella ha sempre avuto un prescelto. E appena esso moriva ne trovava un altro. Kate era una prescelta nonostante amasse il male...Nonostante non credesse in Dio. Morta lei fu scelto James Potter e successivamente te. Ovviamente non è un segreto. Almeno per i monaci...”

Ronald si grattò il capo.

“Allora perché sei rimasto sorpreso di vedermi qui?”

Jack alzò gli occhi azzurri su di lui.

“Perché io non conosco i loro segreti. Appena possibile sono scappato da quel posto. Io non sono un monaco.”

“Nemmeno io.”

Nellson sospirò.

“Lo sei.”

“Morirò anch’io. E forse molto presto. La Stella avrà già trovato un altro prescelto.”

“Può essere.”

Ronald s’alzò e ripresa la scatola tra le pallide mani si avviò verso la porta. Poi colto da una folgorazione si girò verso Jack Nellson.

“Tu sei Jason Jackson...Infondo loro ti cercano ancora, vero ?”

Il biondo ritornò a giocare con la matita di prima. Ron uscì.

***

Bill incrociò contrariato le braccia al petto. Ginevra era uscita dalla sua stanza solo con l’arrivo del suo “fidanzato” e poi da dove saltava fuori quel Dean?

Era decisamente troppo rozzo e grosso per la sua sorellina. E suo padre che ne era stato felice. E sua madre che lo aveva stretto al petto quasi a volerlo soffocare.

Lui era l’unico che vedeva che Ginny era ancora troppo giovane per avere un “fidanzato”?

Charlie rise divertito alla faccia irritata di suo fratello maggiore.

“Non rompere!”

“Sei buffo...”

E scoppiò in un’altra risata.

“E vattene!”

Lanciò un cuscino al ragazzo che afferrò senza problemi.

Charlie uscì facendogli una linguaccia ed evitando lo scontro con uno stivale pesante di suo fratello.

Bill si girò verso la finestra.

Ginevra stava passeggiando nel giardino mano nella mano con Dean. Si era cambiata ed indossava dei larghi pantaloni di ginnastica e un maglione decisamente maschile. Aveva gli occhi rossi dal pianto, ma Thomas non le staccava gli occhi di dosso, come se davanti a lui ci fosse stata la perdona più bella del mondo.

Stavano ridendo di qualche gnomo e Bill dovette ammettere che era la prima volta che la vedeva così allegra.

Solo che avrebbe voluto starle lui accanto.

Aiutarla.

E farla sorridere.

Come aveva fatto quando lei era piccola.

Quando i problemi di ragazzina non la avevano ancora raggiunta e quando Harry Potter non era entrato nelle loro vite.

Sospirò.

“Ti voglio bene Bill!”

Da quanto non glielo diceva?

Ormai da più di quattro anni.

Le due figure dei ragazzi scomparvero dietro un albero e Bill corrugò contrariato e sospettoso, la fronte.

Charlie entrò di nuovo nella camera.

“Che vuoi?”

“Solo ridarti la cucinata di prima!” e detto questo Bill si ritrovò con il cuscino sulla testa.

“Razza di cretino! Non si colpisce alle spalle!” e con una risatina perfida afferrò il cuscino dell’altro letto, “Carica!!!

E iniziarono a inseguirsi per tutta la stanza, ridendo e colpendosi come dei pazzi.

Piume d’oca schizzavano fuori dalle rosse fodere.

Poi Bill mollò il morbido oggetto “Ora ti prendo!” e si lanciò contro il fratello facendolo ruzzolare sul pavimento legnoso iniziando a fargli il solletico.

La porta si aprì.

George gli guardò allibito.

Suo fratello maggiore aveva i capelli completamente spettinati e sciolti sulle spalle, mentre stava a sopra a Charlie in una posizione alquanto equivoca.

Non si erano accorti di lui.

E George preferì chiudere la porta.

“Bill, ti rendi conto che nostro fratello ci ha preso per due gay?”

Il maggiore rise divertito scendendo dal ventre del fratello.

“Beh...Ronald?”

“Ronald è diverso...Guarda le stelle...Non ci sente e dubito che abbia notato tutto il casino che tu hai creato...”

Bill alzò un sopraciglio fino, “Io?” e un’altra cucinata colpì Charlie.

  
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