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Autore: Amphitrite    04/01/2016    3 recensioni
“Ho portato un curriculum allo Smithsonian.”
“Cercano donne delle pulizie?”
[...]
“No, stronzo. Guide per la nuova ala.”

Fanfiction post The Winter Soldier, ispirata alla scena dopo i titoli di coda :D
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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5.
 
 
Non è che Steve Rogers abbia precisamente sottoscritto un abbonamento allo Smithsonian; ovvio che no, quale razza di egocentrico l’avrebbe fatto?
Ma andarci lo rilassa, questo sì.
Lo riporta a quando tutto era più cupo e allo stesso tempo incredibilmente più semplice. Quando lui era quello piccolo e Bucky quello che lo sarebbe andato a prendere per la collottola dall’ennesima rissa in cui si sarebbe cacciato alla prima occasione. Quando erano due ragazzini di Brooklyn, e il mondo era grande quanto un quartiere e tutto iniziava e finiva in quei confini.
Quando era felice.
Cammina per i corridoi con il cappellino da baseball calato fino a coprirgli gli occhi celesti, in silenzio mentre sente il magone crescere a ogni passo verso la sala dedicata agli Howling Commandos. I ricordi si fanno più frenetici, l’angoscia di tutto quello che avrebbe dovuto contro la realtà di quanto non era riuscito a fare.
È allora che nota una guida turistica che lo fissa con la mandibola molle. È una ragazza minuta, dai lineamenti dolci e con l’aria smarrita di una bambina che si è appena persa nel bosco. Gli occhi, resi ancora più grandi dalla sorpresa e di un bel castano scuro, spiccano sull’incarnato pallido punteggiato di lentiggini. I capelli sono raccolti in uno chignon che è a un passo dal crollo strutturale e che comunque ha visto momenti di maggior gloria, ma Steve più che dalla forma è colpito dal colore: la sfumatura di rame, così simile a quello che potrebbe malignamente essere descritto come arancione carota, è evidentemente naturale. La tentazione sarebbe quella di chiederle di fare un passo in avanti, per vedere quali sfumature assumono sotto la luce del sole, ma a giudicare da come lo sta guardando teme che potrebbe avere reazioni quantomeno inconsulte. Si porta l’indice della mano destra alla bocca e, con un sorriso piccolo e colpevole, si tamburella un paio di volte sulle labbra chiuse. Silenzio, sembra supplicarla con lo sguardo.
Charlotte annuisce e continua comunque a fissarlo per cinque minuti abbondanti. Alla fine Steve inizia a sentirsi un po’ troppo come ai vecchi tempi, quando faceva la scimmia ammaestrata circondato da majorette, dà in un colpetto di tosse e fa per accelerare il passo verso un’altra ala del museo; Charlotte sobbalza visibilmente, scuote la testa e trotterella via.
 
***
 
“Credo di aver visto passare Capitan America.”
Ashley non si disturba nemmeno a distogliere lo sguardo dallo specchio, continua a truccarsi come se niente fosse. “Sì, a volte capita.”
“Non dico gli ologrammi. Dico quello vero.”
“Sì.” Ripete la ragazza, la linea di eye-liner appena tracciata dritta come la lama di un coltello. “A volte capita.”
“Ashley, ho visto Steve Rogers passeggiare per un museo dedicato a lui!”
Charlotte è visibilmente sull’orlo di una crisi isterica.
“Gli hai chiesto una foto insieme?”
Era Capitan America!
“…Non te ne fare una malattia, sarà per la prossima volta. Ogni tanto torna.”
Charlotte esala un rantolo e scivola a sedere per terra, accanto alla gamba di Ashley. “Ha un culo strepitoso.”
Vero?” Chioccia la collega, contenta che finalmente Lottie le parli di cose degne di nota.
 
***
 
“Lottie!”
Roberto richiama velocemente l’attenzione di Margherita per indicarle Charlotte che attraversa la strada, chiaramente diretta verso di loro. “Carlotta!” Trilla felice la donna.
Charlotte sorride da orecchio a orecchio, ancora emozionatissima per l’incontro della mattina, e quasi inciampa addosso a Kevin Secondo. “Oddio!” Trilla, scartando di lato e mancandogli una mano col tacco della scarpa di pochi millimetri. O forse no, si trova a pensare: la mano dello sconosciuto sembra così lontana che era impossibile fosse a un soffio dalla sua scarpa. Deve esserselo immaginato.
Così come di sicuro si sta immaginando quel respiro spezzato, nemmeno gli avesse puntato un coltello alla gola. “Scusa.” Si trova a mormorare dopo essere arretrata di un passetto. Lo sconosciuto le pianta addosso quegli occhi celesti che negli ultimi giorni iniziavano a sembrarle più umani, quasi meno freddi, e di nuovo vede le pupille ridotte alle crune di due aghi. “Scusami.” Ripete, mortificata più che mai.
Il Soldato ringhia e scalcia per liberarsi, per sfuggire al controllo di Bucky e fare quello che sa fare meglio, e Bucky non ha racimolato abbastanza forze per opporglisi troppo a lungo. Tanto che quando si rende conto, in un angolo remoto della propria mente, che sta sentendo gli ingranaggi del braccio scivolare e mettersi in moto, Charlotte si è già allontanata da lui. Il sospiro di sollievo che gli sfugge a quel punto è innegabile.
La ragazza parla, parla, parla.
E lui la osserva da sotto in su, e il riverbero del sole sui suoi capelli rossi gli ricorda qualcosa. C’è un pensiero sfuggente che lo tortura ogni volta che li va a trovare, una consapevolezza troppo fugace per poter semplicemente allungare una mano e coglierla, e allo stesso tempo troppo evidente per essere banalmente ignorata.
E poi quelle mani.
Charlotte gesticola velocemente, al ritmo delle proprie parole, e quando ride si copre la bocca con le dita e lo smalto color argento gli si imprime nelle retine a ogni movimento e gli lascia il cervello più vuoto di prima.
Eppure quel pensiero, quel pensiero opprimente non lo lascia andare del tutto.
“Capitan America! Giuro, era lui!”
 
(“Non mi batterò con te. Sei mio amico.”
“Sei la mia missione.”)
 
Bucky aspetta in silenzio che Charlotte annunci di dover tornare a lavoro e saluti Bob e Marge; finge di dormire quando gli passa accanto e quando ormai la ragazza è a un centinaio di metri di distanza si alza. Si cala il cappello che Marge gli ha procurato a coprirsi gli occhi e inizia a seguirla per le strade di Washington.
 
***
 
“Il soggetto è in movimento. Sierra e Tango lo stanno seguendo.”
“Bene.”
“Golf e Victor monitorano il perimetro.”
“Contattami quando avrai aggiornamenti.”
 
***
 
All’ingresso non lo guardano nemmeno, troppo concentrati sull’ennesimo nugolo di turisti scalmanati che sta facendo baccano accalcandosi in fila per entrare alla svelta. Bucky tiene il capo chino e scivola come un’ombra lungo i muri, e quando varca la soglia dell’ala dedicata a Capitan America rimane del tutto annientato dal quantitativo di informazioni che lo aggrediscono. Le guide gli sfrecciano accanto senza degnarlo di uno sguardo, i bambini urlano e in alcuni punti sovrastano qualsiasi altra voce, e Bucky sente sempre vacillare sempre di più il proprio equilibrio. Il Soldato ruggisce per imporsi su di lui, per cancellare i pensieri che stanno formulandosi in maniera sempre più chiara nella sua mente e che, piano piano, iniziano a intervallarsi ai ricordi.
(“Sei la mia missione!”
“E allora portala a termine. Perché io resterò con te fino alla fine.”)
Scuote la testa come per scacciare una mosca, e i ricordi iniziano a sovrapporsi.
(“Io starò con te fino alla fine, amico mio.”)
Stringe i pugni nelle tasche, e può sentire la stoffa lacerarsi sotto il pugno di ferro.
(“Il tuo nome è James Buchanan Barnes.”)
Il pannello davanti a cui si ferma gli restituisce un’immagine che – realizza in quel momento – non ricorda, e che eppure conosce.
 
 
“…E arriviamo finalmente agli Howling Commandos.” Spiega con voce impostata la guida, conducendo al suo seguito un drappello di adolescenti che di tante cose hanno voglia, tranne che di vedere sette manichini con indosso vestiti intrisi di polvere e sangue vecchi di settant’anni. Charlotte cammina all’indietro, ormai a proprio agio per quei saloni che conosce a memoria, e si rende conto solo quando è troppo tardi che non tutti i visitatori si sono spostati al suo passaggio come fanno sempre.
Quando va a sbattere contro Bucky, quindi, sobbalza e si gira di scatto con una risatina nervosa. “Mi scusi!” Si affretta a esclamare con un sorriso leggero. Lo guarda, e finalmente lo vede. “Oh, ma io ti conosco.”
È un sussurro, eppure lui lo sente più forte di una fucilata. Gli riecheggia nelle orecchie, assordandolo e ottenebrandogli qualsiasi forma di buon senso e razionalità potrebbe essere riuscito a raggranellare nel poco tempo che ha avuto a disposizione per capire, per ricordare. La guarda con gli occhi sgranati, le pupille ridotte a due spilli. “No.”
“Sì che ti conosco!” Insiste, il volume ora più alto di un semplice soffio, indicandolo con l’indice della mano sinistra.
L’uomo abbassa lo sguardo sulla sua mano e per un momento tutto ciò che vede è che qualcuno gli sta puntando qualcosa contro, e il suo mondo torna a essere una nebulosa di impulsi e istinti brutali, ed è come scivolare nel sonno. Sente il Soldato che abbatte ogni sua difesa e prende il comando come al solito, e come al solito afferra la mano che regge la pistola – che dovrebbe reggere un’arma – e torce il polso, e quando fa per girare il braccio della ragazza – del suo nemico – e sbatterla al muro sente un crock e un gemito a malapena percepibile.
 
È allora, che James Buchanan Barnes rompe una mano a una guida turistica dello Smithsonian.
 
Quando ti rompi un osso, questo Charlotte l’ha sempre saputo, non è come quando se lo rompono i protagonisti dei film, o direttamente Capitan America. Non ci sono reazioni violente, cazzotti in risposta o calci rotanti a girare. C’è un fischio acuto che le trapassa i timpani mentre tutto si fa grigio e – sopra al sibilo, sopra ai campanellini che le suonano a festa nelle orecchie – lo schiocco delle ossa che le rimbomba nel cervello. L’ultima cosa che nota è che il grandioso figlio di puttana che le ha appena rotto la mano si sta facendo sempre più alto, visto che lei sta accasciandosi sulla moquette appiccicosa di gelato e sporcizia generica portata dentro dai migliaia di visitatori che ogni giorno infestano il museo, e sta svenendo dal dolore.
 
 
Note dell’autrice:
Eeeee abbiamo il primo incontro ufficiale tra Lottie e il Soldato!
Cosa accadrà? Lottie lo ucciderà per averle rotto una delle sue preziosissime mani? Bucky riuscirà a scappare in tempo? Steve riuscirà una volta tanto ad andare allo Smithsonian senza dover contare sulla complicità di gente a caso?
E in tema di prime cose, abbiamo anche la prima descrizione di Charlotte! Fatemi sapere cosa ne pensate :D
 
Giuro, questo cliffhanger non durerà tanto!
   
 
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