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Autore: hungrywords    04/01/2016    2 recensioni
"Ricordati che anche il diavolo prima era un angelo"
Lily Lightfire è una normale ragazza che sta per raggiungere la maggiore età. Vive nella tranquillità di una casa isolata, lontana dalle fastidiose tendenze mondane. La serenità quotidiana viene presto sconvolta: suo fratello compare misteriosamente alla porta dopo 18 anni di assenza e il suo migliore amico decide di svelare i suoi sentimenti nel momento meno opportuno. Inoltre Lily ormai non riesce a dormire a causa degli incubi, sempre più inquietanti, che la intrappolano notte dopo notte.
Quando alla fine scoprirà che dentro di sé c'è qualcosa di più, che il suo passato è pieno di misteri e il suo futuro è pieno di pericoli, si rivolgerà alle persone giuste? Riuscirà, tra sogni e allucinazioni, a distinguere la realtà?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Come conosci il mio vero nome? Nessuno mi chiama Elizabeth- ero piuttosto colpita dalla sua sicurezza. -Prima di parlare ad una ragazza mi informo, non vorrei fare brutte figure- la sua faccia si contrasse in un ghigno privo di emozioni. 
-E tu invece? Mi stupisce il fatto che non ti sia  domandata chi fossi, dopo quel fortunato incontro sull'autobus. Mi eri sembrata piuttosto interessata, in effetti non ti biasimo per questo- Iniziò a parlarmi nonostante la mia faccia infastidita, ero intenta in realtà a tenere a bada il mio imbarazzo. Era piuttosto frequente e inevitabile, infatti, che la mia carnagione passasse da 'latte macchiato' a 'peperone rosso' nel giro di un istante, in situazioni come questa.
Il poco tempo che passai con lui fu piuttosto eccitante, aveva quel modo un po' sfacciato, da cattivo, di parlare che mi affascinava, in più la sua voce profonda mi faceva venire i brividi di piacere. Mi ritrovai a fissarlo senza riuscire a distaccare lo sguardo, quasi sotto l'influenza di un qualche incantesimo.

Mi disincantai quando vidi mio fratello osservarci da lontano, ci fissò per qualche secondo, poi iniziò ad avvicinarsi con passo svelto.
-Lily, sali in macchina.
-Danel..cosa?- lo guardai incredula tirarmi via per il braccio da quello che poteva essere il ragazzo più affascinante della scuola, che tra l'altro non avevo mai visto a lezione.
-Danel
! che diamine stai facendo - era troppo forte per la mia resistenza,  mi ritrovai chiusa in macchina con solo l'impetuoso senso di rabbia a tenermi compagnia. Si stava comportando da fratello maggiore o era solo un ragazzo con problemi mentali? 

Dando calci e pugni al cruscotto guardavo i due ragazzi parlare in modo acceso, quasi si odiassero. Danel lo conosceva? Forse avevo visto giusto sull'alone di oscurità che ricopriva Mal e il comportamento di mio fratello lo confermava.
Fortunatamente, almeno pensai così, vidi Kyle avvicinarsi ai due e iniziai a battere sul vetro per catturare la sua attenzione. Ovviamente non funzionò, Kyle non si accorse dei miei colpi, si interpose tra i due con faccia turbata. Riuscii a leggere le sue labbra, stava probabilmente chiedendo di me.
La tensione nell'aria si percepiva fin da dentro la macchina.

Kyle stava fermo con aria preoccupata, improvvisamente colsi un piccolo cambiamento, quasi impercettibile, nella sua espressione. Guardò in basso, poi fece quel sorrisetto 'menefreghista' che riuscirei a riconoscere anche da metri e metri di distanza; gli era stato detto qualcosa di brutto, era stato ferito e stava cercando di nasconderlo come suo solito. All'improvviso Danel si girò indicando la macchina, poi con un 'click' fece alzare le serrature. Non persi tempo e scesi dall'auto camminando verso di loro. Kyle mi guardò, mi sorrise e si girò per andarsene.

-Kyle! Kyle, che diamine..

-Ti chiamo dopo.- si girò facendo segno di fermarmi. Aveva le lacrime agli occhi e la bocca piegata in un finto sorriso.

-Che diamine gli hai detto! Che diamine hai detto al mio migliore amico!- Mi girai furiosa verso Danel.

-Ehi calma, io non gli ho detto proprio un bel niente.- Si era avvicinato con le braccia aperte come se avesse voluto stringermi. Non fece in tempo perché mi girai verso Mal come una furia.
-Allora? Cosa diamin..
-Ripeti decisamente troppe volte 'diamine'.
-Senti tu! Se non vuoi ritrovarti per terra senza una parte del corpo, sappiamo tutti quale, dimmi cosa hai detto al mio migliore amico.
-Oh, una sciocchezza, niente se ci pensi. Gli ho detto ciò che hai appena affermato tu, che è solo il tuo migliore amico.- si sistemò i capelli portandoli da un lato - Forse aveva bisogno di una rinfrescatina di memoria - prese lo zaino che era posato a terra poi mi fece l'occhiolino, infine si girò verso Danel, che aveva un'espressione a dir poco rabbiosa, e sorridendo gli fece un gesto di saluto. In pochi secondi era già scomparso. -Non chiudermi mai più nell'auto.
-Non parlare mai più a quel ragazzo - mi puntò il dito contro il petto con espressione minacciosa.
-Perché?- mi avvicinai ancora di più a lui spostando il suo dito dal mio petto.
-Perché si - si avvicinò anche lui, lasciando pochi centimetri tra le nostre facce.
-Non puoi dirmi cosa fare e cosa no.- dire che il cuore batteva all'impazzata è dir poco. Stavo ancora una volta provando un sentimento che non avrei dovuto avere nei confronti di mio fratello.
Danel aprì la bocca per parlare, poi la richiuse e si allontanò dal mio corpo.
L'incanto svanì e io provai ancora una volta quel senso di inadeguatezza. Non volevo sentire il bisogno di averlo vicino a me, non lo volevo come fratello, non lo volevo e basta.
Salimmo in macchina e la maggior parte del tragitto da scuola a casa lo passammo in silenzio. 
Quando fummo davanti al cancello di ingresso Danel si girò a guardarmi con le mani posate ancora sul volante.
-Stasera c'è una festa a casa nostra, ho invitato gran parte dei ragazzi della tua scuola per fare conoscenza, visto che i nostri sono fuori. Cerca di vestirti in modo.. - si fermò a guardare la mia felpa rossa, che solitamente indossavo per casa, ma quella mattina avevo scelto di utilizzare a scuola per comodità - mh. Adeguato. Non voglio diventare il fratello di una "stramba".
-Non parteciperò alla tua stupida festa. E ora apri questa maledettissima macchina - stavo per sfondare lo sportello quando Danel sbloccò le chiusure.
-Non credo avrai molta scelta. Vestiti bene.
Scese dall'auto sbattendo lo sportello poi si avviò verso l'entrata e prima di varcare la soglia si sistemò i capelli e si girò per qualche secondo a guardarmi.
Ero rimasta quasi come incollata al sedile, immobilizzata a guardarlo, era un ragazzo diverso da tutti gli altri. Aveva una bellezza non comune ma allo stesso tempo non troppo particolare, era un concetto difficile da spiegare anche a me stessa. Aveva una forza immane eppure non sembrava avere troppi muscoli. 
Era una continua contraddizione, mi faceva uscir pazza. 

 

Per quanto riguarda la pazzia, in quel periodo credevo seriamente di star per uscire di testa. Mi era già capitato più volte di vedere cose che non c'erano, inoltre quel disturbante color rosso sangue a volte ricopriva fontane e persino pozzanghere. "È lo stress!" era ormai questa la frase di routine che caratterizzava i discorsi con la mia famiglia, ma io non mi sentivo stressata, sentivo piuttosto un peso crescere sempre di più dentro di me.
Quel pomeriggio Kyle non mi chiamò, provai a contattarlo io stessa, invano.
Senza alcuna paura, sfidai il freddo di inizio marzo ed uscii di casa dirigendomi a piedi verso quella del mio migliore amico.
Il tragitto che conduceva da lui era stato sempre piuttosto buio; da piccoli, spesso, ci divertivamo a scommettere su chi sarebbe riuscito a rimanere più a lungo da solo in quella strada sinistra. 
Sorrisi pensandoci, poi all'improvviso un rumore nell'ombra mi fece spalancare gli occhi. Ero ferma al centro dell'improbabile luce di un lampione ormai quasi del tutto spento.
Non poteva che essere un'altra delle mie allucinazioni o forse un gatto. Il problema che avevo con queste visioni non era il fatto di riconoscerle, piuttosto del combatterle: come degli incubi lucidi, mi spaventavano più della realtà.
Rimasi immobile per un paio di minuti. Quando decisi di riprendere a camminare, il rumore che avevo sentito si ripresentò più nitido della volta precedente. Era simile ad un battito d'ali. Forse si trattava solo di un uccello, tentai per la terza volta di incamminarmi. Sentii rumori ovunque intorno a me, come se fossi circondata da qualcosa.
Pensai di iniziare a correre sfidando l'oscurità, quando un gracchiare assordante mi fece venire a capo della situazione: corvi, gli stessi volatili che assillavano i miei sogni da tempo.
A peggiorare le cose, la luce che mi permetteva di vedere perlomeno un metro dal mio naso si spense lasciandomi completamente all'oscuro di tutto ciò che non era visibile al risplendere delle stelle.
Fortunatamente, un attimo dopo, i miei occhi si iniziarono ad abituare al buio e riuscii a intravedere la strada che portava a casa del mio migliore amico. Senza indugio, finalmente iniziai a correre con le mani sopra alla testa, per proteggermi dalla mia fantasia.
Quando arrivai a casa di Kyle cominciai a bussare con tutta la forza che avevo nelle braccia, sperando che non fossero i suoi genitori ad aprire.
Mentre stavo aspettando risposta mi girai per guardare dietro di me. 
Uno stormo di corvi mi stava osservando, non riuscivo a convincermi che fosse reale e molto probabilmente avevo ragione. 
Mentre ero immersa nei miei pensieri la porta si aprì, Kyle aveva uno sguardo preoccupato e stanco. Mi fiondai tra le sue braccia piangendo.

-Cosa è successo? - mi strinse con fare protettivo. Mi girai ancora una volta per controllare se ci fossero quei maledetti uccellacci, ma non vidi altro che buio, così mi convinsi che fosse stata soltanto un'altra visione. Mi voltai verso Kyle asciugandomi le lacrime, non sapevo cosa rispondere alla sua domanda, non volevo preoccuparlo parlandogli delle mie allucinazioni. 
-Non mi hai chiamato. Mi hai fatto preoccupare.
Lui mi guardò con un'espressione consolatoria -Avevo delle cose da fare, ma non ti preoccupare, sarei venuto alla festa che tuo fratello ha organizzato.
-Ah quindi sapevi anche tu della festa. Ma perché oggi te la sei presa per quello che ha detto quel ragazzo inquietante? Non vuoi essere il mio migliore amico?
-Non è questo Lily- fece un respiro profondo -io vorrei solamente che tu capissi che..
Il suono del mio telefono bloccò le sue parole, mentre rispondevo alla chiamata dalla sua bocca uscì un rumoroso sospiro.
-Che vuoi Danel? - alzai gli occhi al cielo.
Nel frattempo Kyle stava continuando a fissarmi - Si arrivo. No. Si. Sono da Kyle. Ho detto che non parteciperò alla tua festa- sospirai - Okay.- Chiusi la chiamata con impazienza - scusa, continua pure.
-No lascia perdere, ne parliamo dopo alla festa, vai a cambiarti.- mi chiuse la porta in faccia senza neanche salutare. 
Rassegnata, affrontai il viaggio di ritorno velocemente, mi sentivo ancora osservata. Arrivata a casa decisi di non far caso alle bottiglie di birra posizionate sul tavolo, anche se avrei avuto bisogno di un sorso. Salite le scale rimasi sbalordita alla vista di un bellissimo vestito sopra al letto con affianco un biglietto "Visto che non sai vestirti me ne sono occupato io, spero ti piaccia. D." La simpatia di Danel mi fece scappare un sorriso acido.

Indossai il vestito, era stupendo; bianco senza maniche, con pieghe morbide sulla parte inferiore. 
La gonna terminava con una fantasia nera decorata con schizzi, ci abbinai delle scarpe sportive, dato che non ne avevo di eleganti, nere.
Mentre stavo scendendo le scale notai qualcuno osservarmi.

  
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