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Autore: Duchannes    04/01/2016    1 recensioni
"Perché con Harry non si era mai sentito solo, nemmeno una singola volta; perché Harry era sempre un passo dietro di lui a coprirgli le spalle con il suo corpo possente, a fasciarlo con le sue braccia per tenerlo stretto quando tutto sembrava voler precipitare.
Louis non riusciva più a ricordare il motivo per cui lasciarsi era sembrato ad entrambi necessario, perché qualsiasi esso fosse, sembrava non avere più importanza di fronte a quel bisogno incessante di: Harry."
In cui HarryandLouis non stanno insieme, però si amano.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: La os è ispirata a due canzoni, una più dell'altra.
La prima è: "La paura non esiste - Tiziano Ferro."
L'altra è: "I miss you - Adele." 
Se vi piace soffrire, ascoltatele leggendo. 

 

La paura non esiste
 
 
“E ovunque andrò, ovunque andrò, quella paura tornerà domani”
 
Aveva bevuto quella notte, forse troppo, l’alcool aveva sempre un brutto effetto su di lui, riusciva a portare a galla tutte le sue paure, che improvvisamente lo investivano come un fiume in piena.
Quella notte la sensazione sgradevole era stata più insistente delle altre, aveva cercato di distrarsi, di non pensarci, ma la paura era sempre lì a riportarlo giù.

Louis era tante cose, un’artista; una persona caritatevole; un folle istintivo; un amico affidabile; un figlio premuroso; un fratello sempre presente; ed era forte quando si trattava di aiutare gli altri, ma quando era di se stesso che si parlava, Louis era solo maledettamente fragile.
Temeva la solitudine, quella bastarda che veniva sempre a cercarlo nei momenti peggiori, lo assediava, lo riduceva in quello stato di vulnerabilità che lo condannava.

Per questo quella sera era sgusciato via dalla musica, dalle risate, dalla gente troppo ubriaca, dai suoi amici; e si era seduto nell’angolino della sua camera, al buio, con solo la luce della luna a filtrare nella stanza, da solo con se stesso, per affrontare quell’orribile sensazione che ormai l’aveva attanagliato.
Quando questo succedeva, Louis non poteva fare a meno di pensare ad Harry, l’unico punto fisso di tutta la sua esistenza.

Perché con Harry non si era mai sentito solo, nemmeno una singola volta; perché Harry era sempre un passo dietro di lui a coprirgli le spalle con il suo corpo possente, a fasciarlo con le sue braccia per tenerlo stretto quando tutto sembrava voler precipitare.

Louis non riusciva più a ricordare il motivo per cui lasciarsi era sembrato ad entrambi necessario, perché qualsiasi esso fosse, sembrava non avere più importanza di fronte a quel bisogno incessante di: Harry.
 
Era successo milioni di altre volte, si erano lasciati, ma non avevano fatto altro che scontrarsi continuamente, come se non potessero fare a meno di ritrovarsi, di stringersi l’uno all’altro.
 
Come quella volta in cui Louis dopo un’intervista aveva aperto la porta del bagno di un camerino a caso, per il bisogno incessante, e ci aveva trovato Harry, con i lacrimoni che pendevano dai suoi immensi occhi verdi e i pugni stretti.
Louis l’aveva guardato per un solo secondo, e aveva subito letto in quelle pozze verdi il bisogno che aveva di lui. Così si era precipitato tra le sue braccia e l’aveva stretto a sé. Harry aveva pianto con la testa sul suo petto, aggrappandosi alla sua maglietta, com’era abituato a fare.
-A volte sento il vuoto che mi divora- aveva singhiozzato, e Louis gli aveva stretto la mano, perché quando erano insieme nessun vuoto era abbastanza da inghiottirli.
 
Oppure quella volta in cui Louis aveva sentito Zayn dopo un mese di assenza, e l’aveva visto cambiato, in quegli occhi non aveva più letto la complicità che li legava indissolubilmente. E quella sensazione di perdita aveva spento i suoi, sempre così luminosi e raggianti.

Harry seduto nell’hall della sala registrazione, di fronte a lui, aveva capito che Louis fosse tormentato da qualcosa sin dal primo minuto in cui aveva posato gli occhi su di lui, perché conosceva a memoria ogni singola reazione del castano, per lui era una poesia di cui sapeva perfettamente tutta la metrica.

Così semplicemente si era seduto di fianco a lui e aveva giocherellato con le sue dita; poi aveva appoggiato il capo sulla sua spalla, e Louis aveva sentito la sensazione inebriante del suo alito caldo infrangersi contro la sua pelle. Gli era mancato da morire il loro modo di sentirsi vicini.

Louis l’aveva baciato quella volta, sotto lo sguardo sorpreso di Liam, semplicemente aveva fatto collidere le loro labbra e aveva cercato la sua lingua. Harry non aveva esitato neanche un secondo, perché non gli importava quanti passi fossero quelli a separarli, loro erano sempre un passo più vicini.

Sentirsi era l’unica cosa di cui  a volte, o quasi sempre, avevano bisogno.
 
“La paura non esiste
perché chi odia sai può fingere,

solo per vederti piangere
ma io ti amerò”

 
Harry, però, sembrava essere anche il problema di tutta quella paura, quella fragilità e Louis non se ne era reso conto, almeno non finché sua madre non gli aveva aperto gli occhi quella volta; quando Louis era crollato di fronte a lei, piangendo disperato. Sua madre lo aveva fissato con i suoi grossi occhi azzurri e –Louis, tu non hai paura della solitudine, perché sai che ci sono persone che non se ne andranno mai. Tu hai paura di stare solo senza Harry- gli aveva detto, in una frase che gli aveva fatto mancare il respiro e che aveva rimesso in discussione tutto quello a cui credeva.

Poi Louis aveva cercato di convincersi che non fosse così, che non fosse per la mancanza di Harry; l’aveva allontanato, aveva cercato di odiarlo fino ad odiare se stesso, riuscendo solo ad amarlo più forte. Ma poi quel pensiero insistente aveva avuto riscontro più volte, come quella stessa sera.

Perché forse Louis sapeva cos’era ad aver riversato su di lui quel terrore, forse era l’essere uscito con Danielle, che trovava adorabile, bella e intelligente; il fatto che per un solo minuto avesse sentito di poter andare avanti. E allora quella sensazione l’aveva travolto, come se la sua anima si rifiutasse di scacciare via Harry, come se andando avanti potesse rimanere da solo (senza di lui.)
E Louis quella notte ci aveva creduto alle parole della madre, aveva ascoltato i suoi sentimenti e aveva capito.

 
Come quando ovunque andrai e ovunque non c’è luce”
 
Harry era tutto quello intorno a cui ruotava la sua vita. Era il sole e lui era condannato a girare in tondo. Non avrebbe potuto stargli lontano, però stare insieme non era più una possibilità. Perché la terra non può avvicinarsi troppo al sole senza il rischio di diventare polvere; tutto ciò a cui Louis si riduceva sotto gli occhi ardenti di Harry. Succube di un amore che lo consumava, ma lo faceva risplendere come nient’altro al mondo.

Forse era stato tutto quel pensare ad Harry a spingerlo a scrivergli, aveva semplicemente digitato una faccina triste, sapendo che avrebbe capito, perché non c’era molto da spiegare quando si trattava di loro.

E proprio come aveva immaginato erano bastati solo dieci minuti, poi il suo nome era comparso sul display e Louis aveva percepito la solita sensazione che attanagliava il suo stomaco, all’idea di ricevere l’attenzione del riccio. Di averlo per sé.

Aveva accettato la videochiamata all’istante e la sua figura era subito comparsa sullo schermo.

Era più abbronzato dell’ultima volta che l’aveva visto, il colorito risaltava grazie alla camicia beige che indossava, a fare contrasto. Aveva i capelli legati in un bun perfetto, e Louis poteva persino immaginare le sue abili dita attorcigliare i suoi morbidi capelli, per tutte le volte in cui si era perso a guardarlo con attenzione. I suoi occhi erano chiari, splendenti, lucenti e Louis, per un solo attimo si era pentito di averlo chiamato, di averlo cercato per mostrargli le sue debolezze e riportarlo a fondo con lui.

Harry aveva visto Louis rannicchiato in quell’angolino, al buio, e anche se non riusciva a vedere tutto, poteva immaginarlo con le ginocchia strette al petto, i piedi liberi dai calzini che lo opprimevano. I suoi capelli erano sparati in tutte le direzioni, probabilmente a causa di tutte le volte in cui li aveva torturati nervoso. I suoi occhi erano terribilmente spenti e Harry odiava vederlo ridotto in quello stato.

Erano stati in silenzio per un po’, a guardarsi, poi Harry aveva deciso di parlare perché aveva bisogno di sentire la sua voce, di sentire che potesse stare bene.

-Lou, non sei solo- aveva detto, sapendo che quello era il problema di Louis, che fosse sempre lo stesso da quando avevano smesso di stare insieme, come se Louis non potesse fare a meno di cadere negli abissi profondi della sua anima.
 
Come quando tu mi guardi e non rispondo”
 
La voce di Harry era calda, carezzevole, ma Louis la odiava, odiava sentirla attraverso uno stupido telefono, odiava non poter sentire il fiato di Harry accarezzargli la pelle mentre lo rassicurava. Avrebbe voluto dire tutto quello, parlare di quanto gli mancasse, di quanto quel colorito gli stesse bene, di quanto avesse voglia di piangere nel sentirsi così fuori posto. Ma era stato in silenzio, perché sarebbe stato tutto un grosso sbaglio, immenso.

“Come quando, come sempre sempre aspetti”
 
Harry aveva aspettato, paziente, sapendo che Louis era perso nella sua aura negativa e che i pensieri in quel momento lo assediavano fino a sfinirlo, fino a consumarlo. L’aveva guardato dritto negli occhi, sapendo che non sarebbe sfuggito via e poi Louis aveva finalmente parlato, terrorizzato però dalle conseguenze delle sue parole.

-Io non ho paura di stare da solo- aveva detto, sotto lo sguardo curioso di Harry che aveva inevitabilmente chiesto spiegazioni con quegli occhi verdi, senza il bisogno di aprire bocca.

E allora Louis l’aveva semplicemente detto, strappando via il cerotto senza alcuna accortezza –Io ho paura di stare da solo senza di te- aveva sussurrato, con sguardo vacuo, le mani tremanti e la voglia di piangere cucita addosso.

Gli occhi di Harry si erano spalancati, sorpresi di quell’affermazione e anche dalla terribile paura che riusciva a leggere in quegli occhi sempre così magnetici per lui.
 
“Come quando guardi solo i tuoi difetti”
 
Poi il riccio aveva sospirato affranto, terribilmente dispiaciuto al pensiero di stargli facendo di nuovo del male, di ferirlo tutte le volte, come se anche solo la sua esistenza fosse una pugnalata per Louis, come se fosse la sua unica condanna, l’unico peccato a spegnere quegli occhi tremendamente belli.

-Mi dispiace di riuscire a farti ancora del male- aveva detto, rammaricato, sconvolgendo del tutto Louis che non si sarebbe aspettato parole del genere. Harry riusciva ad incolparsi ogni volta che stava male, e Louis ogni volta ne era completamente esterrefatto. Quegli occhi verdi lo percepivano perfetto, incapace di peccare.

-No, Harry, è solo che…mi manchi- aveva semplicemente detto, sospirando via quella verità, in una spiegazione più chiara.
Harry aveva sospirato a quella frase, sentendo quella mancanza travolgerlo inevitabilmente, perché più cercava di allontanarlo, più rischiava di ritrovarselo vicino, come se fossero un elastico, destinati a tornare al noi che li aveva cominciati e poi finiti.

Così Harry non era stato codardo quella notte, aveva deciso di non trattenersi, di lasciarsi andare e –Al conto alla rovescia ho pensato a quella volta in cui mi hai baciato al quarto secondo perché “Dio, Harry, non potevo più resistere”- aveva detto con un piccolo sorriso, citando quell’uscita esilarante, tipica di Louis, e il castano aveva sgranato gli occhi all’idea che Harry stesse pensando a lui, proprio mentre stava per brindare ad un nuovo inizio. Harry aveva ripensato a loro.

Aveva sorriso allora, un po’ meno spento e –Dovresti smetterla di farmi bere- aveva allora detto, sotto lo sguardo acceso di Harry che in quei momenti sentiva come se non si fossero mai allontanati e –Niente più alcool per te Lou, poi mi finisci col musino triste- aveva detto, e Louis aveva sorriso, incantato.

Harry era in grado di spazzare via tutto, di travolgerlo, di sconvolgerlo.

Harry era il veleno e l’antidoto, e Louis non era sicuro di riuscire mai a star lontano da quel pericolo.
 


Avevano parlato a lungo quella notte, di tante e tante cose, avevano ricordato aneddoti, sorriso spesso.

Harry gli aveva raccontato di come il giorno primo un cameriere di un caffè avesse scambiato Lux per sua figlia e avesse fatto di tutto per conquistare la bambina per poter provarci con lui, ridacchiando. Louis aveva piegato la bocca in una smorfia, e poi si era morso un labbro cercando di trattenere il moto di gelosia che lo prendeva tutte le volte. Poi era calato il silenzio, uno consapevole di tutti quei sentimenti non espressi. Harry dopo averlo fissato a lungo, si era costretto a fare quella domanda.

-Danielle? Com’è?- aveva chiesto, torturando le sue lunghe dita, lontano dall’obiettivo, in modo che Louis non potesse vederlo. Il castano l’aveva semplicemente fissato in silenzio –Vuoi davvero parlare di lei?- aveva chiesto, in una domanda scomoda a cui Harry era stato costretto ad essere sincero. Così aveva scosso la testa e Louis aveva sospirato, libero, come se il solo pensiero di Harry infastidito, potesse farlo sentire bene.

A volte si erano semplicemente guardati, come a gridarsi tutto quello che avrebbero davvero voluto dire.

Spesso vorresti un paio di ali”
 
Quando era arrivata l’ora di staccare, Harry l’aveva fissato con quegli occhi grandi e –Quando metti giù mi prometti che non comincerai a ripensarci?- aveva chiesto, preoccupato alla sola idea di doverlo lasciare da solo con la sua paura. Da solo senza di lui.
 
Louis aveva sospirato piano, fissandolo attentamente e –Ci proverò- era tutto ciò che Harry era riuscito ad ottenere.
 
 
*
 
Harry era stato tormentato per tutto il resto della giornata al solo pensiero di Louis ridotto in quello stato e non era proprio riuscito a far finta di niente. Non era riuscito a stare lì, a guardare Louis rinchiudersi nella sua disperazione. Perché sì, si erano lasciati, ma mai una singola volta erano riusciti a stare davvero l’uno lontano dall’altro. Ci avevano provato, più volte, ma era come se la vita scherzasse con i loro sentimenti, come se ad un certo punto avesse deciso che dovessero separarsi, senza mai smettere di rincorrersi. Harry sapeva che tutti quei momenti in cui cedevano e tornavano ad essere quello che erano sempre stati, erano un enorme sbaglio, una debolezza che li avrebbe sempre riportati a fondo. Ma come si poteva andare avanti? Come poteva riuscire a lasciarsi alle spalle Louis Tomlinson? Harry gli apparteneva in tutti i modi in cui una persona potesse appartenere ad un’altra. E lo amava, così tanto che a volte riusciva a spaventarsi da solo.

E non sarebbe cambiato mai, perché un amore così potente non poteva essere lavato via.

Sapeva di essere condannato a quel circolo vizioso e come un tossico della peggior specie, abbracciava quel peccato, consapevole e felice di quell’attimo di respiro che poteva ricavarne.
Così seduto su quell’aereo pronto a rivedere quegli occhi azzurri, aveva pensato di star sbagliando tutto, ma che non avrebbe voluto essere in nessun altro posto.
 
Era arrivato a Londra circa 12 ore dopo, intorpidito per il lungo volo, e per la posizione scomoda in cui aveva dormito tutto il tempo, i voli non erano mai rilassanti per lui, non riusciva a bearsi di quella sensazione liberatoria che tutti provavano volando, forse perché era un sognatore solo per metà e la sua parte realista influenzava le sue sensazioni più di quel che credeva.
Aveva messo piede a casa e per un attimo aveva respirato.
 
Louis quella mattina era ancora immerso in un sonno profondo, a causa del troppo alcool ingerito la notte precedente e del tempo che aveva passato a fissare il soffitto dopo aver parlato con Harry, troppo preso dai ricordi che l’avevano investito. Quelli in cui lui e il riccio passavano i giorni chiusi in camera a fare l’amore, ascoltare musica e mangiare cibo spazzatura. Quando Harry non riusciva a staccarsi dal suo corpo e lo sfiniva, volta dopo volta. O quando parlavano per ore ed ore, senza mai smettere, quando lo faceva ridere di cuore, con il suo sarcasmo pungente che Harry amava con tutto se stesso. Louis stentava ancora a credere che fosse acqua passata. Che loro lo fossero.
E si era addormentato ricordando l’abbraccio in cui si stringevano tutte le notti, quando dormivano insieme e Harry diventava così piccolo tra le sue braccia possenti.
 
Era stato svegliato dal trillo del suo cellulare, un trillo insistente che lo aveva fatto grugnire e rispondere senza neanche guardare il mittente –Cazzo, stavo dormendo- aveva esordito, senza minimamente preoccuparsi.

Poi la sua risata cristallina aveva invaso il suo orecchio, la sua testa, il suo corpo e tutto era sembrato luminoso, per un attimo.

-Mi apri la porta? Magari poi puoi anche tornare a dormire- aveva detto Harry divertito e Louis aveva boccheggiato sorpreso, e aveva alzato gli occhi al cielo sarcastico, come se fosse possibile ritornare a dormire avendo Harry lì.

Il castano era corso in bagno per guardarsi allo specchio, e aveva trovato di fronte a sé il riflesso di un disastro completo. I suoi capelli erano totalmente in disordine, sparati in tutte le direzioni; le sue occhiaie erano molto pronunciate e i pantaloni della tuta con cui aveva dormito erano stropicciati. Aveva sbuffato, cercando di mettere in ordine almeno i suoi capelli, senza alcun risultato e poi si era arreso, spazzolando i suoi denti per cancellare via l’alito mattutino e il sapore amarognolo dell’alcool.

Quando aveva fronteggiato la porta, aveva tirato un sospiro prima di aprire e rivederlo.

Quando l’aveva visto, aveva pensato che nessun arco di tempo sarebbe mai stato abbastanza per prepararlo ad Harry.

Indossava un paio di skinny jeans chiari, la sua camicia nera con la scritta “Styles” sul taschino, i suoi capelli erano lasciati morbidi sulle sue spalle e Louis era stato tentato di allungare una mano per poterli toccare, ma aveva poi represso quel desiderio.
Si era fatto da parte per lasciarlo entrare, tutto in completo silenzio e quando si era richiuso la porta alle spalle, l’aveva sentita tutta quell’agitazione che sembrava coinvolgere anche Harry, come se potesse tremare all’idea di ritrovarsi da solo con Louis, come se potesse avere paura di tutta quella vicinanza.

Harry aveva sorriso appena per tutto quell’imbarazzo, anche per il suo alla vision di quegli occhi così vulnerabili e –L’alcool ti ha paralizzato la lingua?- aveva chiesto divertito e Louis aveva realizzato in quell’esatto momento che non ci sarebbe stato modo di parlare, non quella volta, non con tutta quella voglia di appartenersi a corroderli. Non con tutta quella paura dell’ignoto a divorarli.

Così semplicemente si era avvicinato a passi lenti ad Harry, senza smettere di guardare quegli occhi magnetici e ad un passo della sua bocca –Grazie- gli aveva sussurrato, prima di abbracciarlo.

Il riccio aveva respirato fermo in quella posizione, come se potesse assorbire lui tutto quel tormento solo stringendogli le braccia intorno al busto. Louis aveva trovato la serenità tra quelle braccia che lo accoglievano così bene e che lo sentivano. Poi Harry l’aveva trascinato sul letto, ancora chiuso in quell’abbraccio, Louis si era stretto al suo corpo, nell’incastro a cui erano abituati. E finalmente aveva respirato.

Il suo profumo l’aveva invaso e Louis aveva sentito l’ossigeno tornare a circolare nel suo corpo, come se non fosse mai stato abbastanza fino ad allora, almeno non finché Harry non fosse di nuovo lì con lui.

Il riccio aveva accarezzato la sua schiena nuda con i polpastrelli e Louis aveva represso un brivido, tirandosi indietro per poter guardare quegli occhi immensi.

Erano stati vicini così, fermi l’uno di fronte all’altro, a contemplarsi, come se non si conoscessero abbastanza, come se potessero gridarsi tutto quello che provavano, con quegli occhi.
 
E ti amerò più in la di ogni domani,
più di ogni altro di ciò che pensavi.
Non mi importa ora di fingere,
il mio sguardo lo sai leggere”

 
Harry aveva accarezzato con le sue dita la sua bocca rosa e sottile, che Louis torturava con i suoi denti quando era nervoso. Aveva sfiorato quella labbra come a ridisegnarle e poi aveva sorriso lasciando comparire quelle fossette per cui Louis moriva dentro ogni volta e aveva ricambiato, incantato.

Aveva cercato la sua mano spingendosi contro il suo corpo, aveva incastrato le loro dita e entrambi, in quell’esatto istante avevano pensato che stare lì stretti l’uno al corpo dell’altro era tutto quello che volevano fare.

Next to you.

Si erano addormentati così, respirando l’odore dell’altro, stringendo la presa, aggrappandosi come se qualcuno potesse strapparli via.

 
Separarli era stato possibile più volte, ma spegnerli mai.
 
 
*
 
Era stato Harry a svegliarsi per ultimo, e aveva percepito subito l’assenza di Louis tra le sue braccia. Si era guardato intorno e l’aveva visto seduto sul davanzale della finestra, con una sigaretta stretta tra le dita.
-Sei sgusciato via- l’aveva accusato, troppo vulnerabile per quello che avevano appena condiviso.
-Scusa- aveva sussurrato Louis, aspirando dalla sua sigaretta, prima di spegnerla definitivamente.
-Puoi venire qui?- gli aveva poi chiesto il castano, in una richiesta disperata, bisognosa.

Harry gli si era avvicinato stringendolo di nuovo contro di sé, in una morsa decisa. Louis aveva sospirato e si era aggrappato a quel corpo anche con le gambe.
Poi era stato stesso Harry a scostarsi appena e spingersi verso le labbra di Louis con ancora gli occhi chiusi; Louis aveva trattenuto il respiro per  un secondo, completamente sorpreso, o forse no.
E si era lasciato andare a quella bocca carnosa, quelle labbra peccaminose che amava con tutto se stesso, e si era lasciato stringere da quelle mani che non lo toccavano in quel modo da troppo.

Harry si era staccato in cerca di aria da quel bacio troppo carico e –Mi mancava baciarti, mi mancava così tanto- aveva sussurrato con tono spezzato. E Louis si era spinto di nuovo contro di lui, troppo preso da quelle labbra, da quella mancanza, dalla voglia che aveva di riaverlo. Aveva morso il suo labbro inferiore prima di lambirlo con la lingua e poi immergerla nella sua bocca calda alla ricerca della sua. Le sue mani erano finite nei capelli di Harry, così morbidi sotto le sue dita.

Poi quel dolore era stato accantonato, per un attimo e c’era stato spazio solo per il bisogno.

Harry aveva sospirato nella sua bocca, prima di tastare con le sue dita lunghe gli addominali scoperti di Louis, sfiorando la linea al di sopra dei suoi pantaloni, sapendo che era uno dei punti deboli del castano. Louis rabbrividì a quel contatto e –Se vuoi fermarti devi dirlo adesso- aveva soffiato via, con gli occhi chiusi ancora del tutto immerso in quel bacio.

Il riccio l’aveva fissato invece, scrutando le sue labbra rosse per i baci, il suo viso stravolto da quel contatto e aveva pensato che era bellissimo e che non avrebbe mai voluto fermarsi.

“I want every single piece of you
I want your heaven and your ocean’s too!
Treat me soft but touch me cruel
I want to teach you things you never knew
.”
 

Così lentamente aveva afferrato i suoi polsi per spingerlo indietro e Louis aveva spalancato gli occhi azzurri, completamente accesi di passione puntandoli dritti nei suoi. Harry aveva continuato a spingerlo verso il letto del tutto attaccato al suo corpo; l’aveva lasciato cadere di schiena sul materasso e poi aveva tirato su le sue braccia, per intrecciare le sue mani sulla sua testa, tenendole ferme con la sua presa forte. Gli aveva allargato le gambe per potersi inginocchiare tra esse e poi aveva raggiunto ancora la sua bocca, incapace di liberarsene.
Louis aveva inarcato la schiena al contatto di quel corpo perfetto premuto sul suo e Harry aveva preso a baciare i suoi zigomi affilati e poi la sua mascella tagliente, mordicchiando. Era risalito fino al suo orecchio e –Voltati- aveva soffiato, con calma disarmante.
 

 
“Let me fall into your gravity
And kiss me back to life to see
Your body standing over me.”


 
Il castano si era lasciato andare in un gemito solo a quel comando e si era mosso sotto di lui fino a dargli la completa visione della sua schiena. Harry si era leccato le labbra e poi tutto era scattato come una molla, e non c’era più stato spazio per la calma.

C’era stato Harry che aveva tirato via tutti i suoi indumenti mettendo in mostra il suo sedere perfetto e sodo a sua completa disposizione; le sue mani che avevano tastato le sue natiche a lungo, prima di aprirle e mostrare le porte del suo paradiso; e poi la sua lingua, precisa, veloce, asfissiante.
Aveva valicato la sua entrata con ferocia, come se non aspettasse altro che assaggiarlo e l’aveva penetrato a lungo, con stoccate decise, mentre Louis gemeva e frizionava il suo sesso duro contro il materasso sotto di sé. Si era spinto verso quella bocca peccaminosa e quella lingua calda che continuava a muoversi dentro di lui in movimenti circolari. Harry aveva lasciato andare un lungo gemito e poi aveva stretto le sue cosce per tenerlo fermo contro il suo volto. Aveva leccato la sua entrata con determinazione, prima di liberare una sua gamba dalla presa e lasciar scivolare dentro di lui due dita. Louis aveva inarcato la schiena, completamente sorpreso da quell’intrusione piacevole e –Merda- aveva sussurrato, mentre Harry continuava il suo attento lavoro, dentro e fuori, per poi piegarle e toccare punti di Louis che lo facevano impazzire.

Era stato lento all’inizio, in un movimento asfissiante, poi le aveva lasciate sepolte dentro di lui e –Alzati- aveva sussurrato mordicchiando la carne tenera delle sue fossette di venere, per poi fare un passo indietro e lasciargli lo spazio di tirarsi in piedi. Louis l’aveva fatto, ancora ansimante, soprattutto per le lunghe dita di Harry ancora sepolte dentro di lui che avevano colpito la sua prostata facendolo tremare, quando aveva messo i piedi a terra.
 

 
No one has me like you do
In your heart I bring my soul”
 

Harry aveva afferrato una sua gamba per portarla dall’altra parte del suo braccio e poter continuare a tenere le dita dentro di lui, inginocchiato di fronte alla sua erezione.

Poi l’aveva inglobato completamente togliendogli il respiro e aveva preso a muovere le dita velocemente. Louis si era aggrappato alle sue spalle per paura di cadere in ginocchio per lo stordimento di tutto quel piacere che sembrava investirlo. La sua bocca era stretta, calda, le sue labbra erano perfette intorno alla sua erezione e lui sentiva il calore crescere ad ogni spinta di Harry nel suo corpo e ad ogni sua spinta in quella bocca che era insieme l’inferno e il suo paradiso.

Non era riuscito ad avvertirlo, perché l’orgasmo aveva preso di sorpresa anche lui ed era stato Harry a tenerlo bloccato contro di sé, mentre si riversava nella sua gola e sentiva il corpo venire investito da quel potente orgasmo. Harry aveva ingoiato facendo ancora pressione intorno alla sua erezione ormai spenta e poi era sgusciato via.

Louis era caduto in ginocchio di fronte a lui e l’aveva fissato con i suoi occhi vitrei e carichi di piacere, quello che l’aveva investito per tutto il tempo da quanto Harry era lì. Harry che riusciva a procurargli piacere anche solo guardandolo.

Poi aveva notato una traccia di sperma su quella bocca rossa e si era spinto frettolosamente contro di lui per poterlo baciare e lavare via il suo peccato.

Harry l’aveva stretto contro di sé strusciandosi contro il suo bacino nudo, alla ricerca di un po’ di sollievo. Louis aveva tirato giù i suoi jeans chiari e i suoi boxer, il necessario per potersi sedere su di lui.
L’aveva guardato dritto negli occhi e –Il sesso è l’ultima cosa che questo significa per me- aveva detto, prima di allineare l’erezione del più piccolo alla sua entrata e calarsi su di essa, come non faceva da troppo tempo.

 
“I miss you when the lights go out
It illuminates all of my doubts.”
 

E poi c’erano state le mani possessive di Harry a graffiare la sua schiena, la sua bocca a macchiarlo, il suo sesso a dilaniarlo; gemiti strozzati, urla mal trattenute, le pareti di Louis a stringersi sulla sua erezione.

 
“I love the way your body moves
Towards me from across the room.”


 
C’erano state fronti allineate, occhi immersi negli altri, l’orgasmo travolgente che avevano subito senza smettere di guardarsi, come se volessero fondersi e restare così per sempre.

Avevano ansimato sulla bocca dell’altro dopo, con il respiro pesante e i corpi ancora uniti in quella morsa confortante, mentre si stringevano in quell’abbraccio eterno.

Harry aveva baciato le spalle di Louis con calma e –Possiamo restare qui per sempre?- aveva chiesto con gli occhi tumultuosi, vulnerabili, non pensando di essere più in grado di allontanarsi da Louis dopo averlo avuto ancora e ancora.

Louis aveva chiuso gli occhi a quella domanda e aveva accarezzato le sue guance morbide, pensando che era bellissimo, che nessuno avrebbe mai potuto catturare con gli occhi Harry in quel modo, come solo lui ci riusciva.
E poi aveva annuito aprendo le labbra in un piccolo sorriso –Possiamo- aveva asserito, in una bugia.

 
Perché entrambi sapevano, che non avrebbero mai potuto.
 
Ci sono cose che non sai nascondere.
Ci sono cose tue che non so piangere.
Magari io sapessi perdere.
Senza mai dovermi arrendere.
Ma l' errore non esiste


E la paura non esiste.
 
 
 

Angolo autrice: Hello! from the other side 
Lo so, è un po' triste, ma era proprio così che l'avevo immaginata. E' un po' come credo che sia il rapporto dei larry al momento, cioè non credo che stiano più insieme, ma credo che comunque continuino a scontrarsi inevitabilmente.
Questo lo pensa la parte più razionale di me, quella emo si rifiuta di credere alla rottura.
Ascoltavo quella canzone di Tiziano (amore ruhfgiuerhui) a palla e baaaaaam flash della os! Così è venuta fuori di getto.
Per me era assolutamente illogica, e neanche mi piace fino in fondo, però Mils mi ha convinto (as always) e pensa che valga la pena pubblicarla. Ha fatto pure il banner (mi hai fatto soffrire, però occhio per occhio dente per dente, lo so) complimentatevi con lei! E' troppo bello! E lei è la mia partner in crime, posso mai dirle di no?!?!? (Thanks, you know)
La canzone di Adele l'ho ascoltata scrivendo la scena finale, ma solo dopo mi sono resa conto che il testo era perfetto per la scena e quindi eccolo lì.
Sono due canzoni che amo alla follia, e mi fanno provare cose che rthgeurfieurhfuige
Penso di non dover dire nient'altro, spero vi sia piaciuto e apprezzerei davvero davvero tanto sapere cosa ne pensate, su twitter, per una recensione, everywhere; anche perché sono un po' bloccata sulla scrittura e mi aiuterebbe un sacco cc
Grazie a chiunque sia arrivata fino a qui, odiatemi ma l'angst è bello, vi voglio bene lol 
All the love!
 
Twitter: @lunatjque 
   
 
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