Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mue    04/01/2016    3 recensioni
Drusilla, sesto anno, Corvonero, odia due cose: il proprio nome e David Steeval, il tracotante, biondo e terribile migliore amico di James Potter. E ama due cose: il Quidditch e Tristan Vidal, il capitano della sua squadra.
Allora perché decide di mettersi con il suo migliore amico, scommette di far innamorare di sé il saccente Steeval e stringe un improbabile legame con il bizzarro Lorcan Scamandro?
Un'antica leggenda, vecchie storie di Folletti ribelli a Hogsmeade e un ballo a Hogwarts per una ricorrenza potrebbero ingarbugliare ancora di più questa situazione o darle finalmente la chiave della porta per il paradiso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


XVIII.
«Sei cieca.»

 

Drilla rientrò nel dormitorio con tutti i muscoli del corpo indolenziti, quasi trascinandosi su per la scala a chiocciola. Raggiunse il divano davanti al caminetto e ci si lasciò cadere esausta.
Emily era lì, con un libro sulle ginocchia. “Drilla! Com’è andata con Van Duyne?” chiese subito chiudendolo di scatto all'entrata dell'amica.
Drilla sbuffò. “Quel tipo è un fanatico. Sembra che per lui esista solo la danza.”
“Beh, devi capirlo” intervenne Eva Leigh entrando indolenzita ma felice. “E’ la sua vita. In fondo i suoi genitori sono morti quando era poco più che un neonato e il ballo lo ha salvato da una vita misera.”
Emily corrugò le sopracciglia. “Non aveva altri parenti?”
“Oh, no. E’ stato cresciuto in un orfanotrofio non si sa dove e poi preso a dodici anni in un'importante accademia di Danza Magica ad Amsterdam. È venuto a Londra solo tre anni fa.”
“Tuttavia nessuno sa che Van Duyne nasconde un segreto” disse una voce sognante alle loro spalle.
Le ragazze si voltarono spaventate. “Lorcan!”
“Che vuoi dire?” domandò Emily incuriosita.
“Beh, è noto solo nelle alte sfere che Van Duyne è in realtà uno degli ultimi Changeling in vita e gli hanno offerto un posto nel teatro Flamel di Londra solo come riparazione all’epurazione razziale perpetrata nei confronti del loro genere tempo fa.”
“Questa è la più grande stupidaggine che abbia mai sentito” disse Drilla sbuffando.
“I Changeling? Ne ho letto qualcosa una volta su un libro…” mormorò Emily soprappensiero. “Non sono una sottospecie dei Folletti?”
“No, non proprio” spiegò Drilla scettica. “Erano i bambini scambiati. Sai, le creature magiche hanno sempre avuto figli con qualche problema di costituzione o cose del genere, allora li scambiavano con i figli dei Maghi o dei Babbani, impossessandosi dei loro.”
“E come facevano i Maghi a riprenderseli?” domandò Emily colpita.
“Non lo facevano. Le creature magiche appena nate sono molto versatili e crescono più o meno con l’aspetto della razza con cui vivono, quindi sembravano in tutto e per tutto uguali ai figli originali. Però poi, al tempo, quando superavano l’adolescenza e si sviluppavano emergeva sempre qualche aspetto della loro vera natura che svelava l’inganno.”
Emily era orripilata. “Ma è terribile! E… e poi cosa succedeva?”
“Il più delle volte venivano allontanati dalla famiglia” interloquì Lorcan. “Ma non entravano mai del tutto in società perché erano temuti. Più volte venne ordinata un’epurazione di queste creature nel corso della storia.”
“Ma non è giusto! Loro erano appena nati! Come potevano sapere…” balbettò Emily.
“Oh, è proprio per questo che la cosa è stata messa a tacere” disse allegro Lorcan.
“Ma come può un genitore accettare di cambiare un altro figlio con il proprio?” insisté Emily ancora incredula.
Lorcan si strinse nelle spalle. “La concezione di bene e male delle creature magiche sono diverse dalle nostre.”
“E gli esseri umani rubati? Loro dove sono? Nessuno ne sa niente?”
“No, perché i Folletti sono bravi a mascherarli e sembrano membri della loro razza. E il più delle volte crescono senza sapere che in realtà in origine erano uomini.”
“Sì, beh, alcuni però saltavano fuori e tornavano a vivere con i Maghi e le Streghe normali, ma ormai erano così abituati a seguire le leggi naturali dei Folletti che si comportavano in modo bizzarro e venivano emarginati anche loro” spiegò Drilla annoiata. “E’ per questo che fu varata la legge internazionale che condannava ad una permanenza forzata ad Azkaban tutti coloro che avessero osato scambiare figli di razze diverse.”
Emily la guardò stupita. “E tu come sai tutte queste cose? Io sui libri non le ho mai lette.”
“Mia madre è laureata in Magisprudenza” rispose Drilla con una smorfia.
“E sui libri non è scritto niente perché è una delle pagine nere della storia dei Maghi” aggiunse Lorcan saggiamente.
“Scemenze! Non c’è stata nessuna epurazione; i Changeling si sono estinti da soli poco dopo la legge, dato che non sono più avvenuti scambi” ribatté Eva Leigh. “E comunque Van Duyne non c’entra niente.”
“E invece c’entra. In tanti dicono che mangi più di qualsiasi essere umano” affermò Lorcan. “Dicono che a casa sua faccia arrivare enormi scorte di cibo e anche di altre cose che spariscono nel nulla in pochi giorni, se non in ore.”
Eva s’imbronciò. “Sono tutte stupidaggini!”
“Niente affatto. Mia madre…”
“Tua madre è una che crede che esistano robe come i Ricciocorni Schiattosi e…”
“I Ricciocorni Schiattosi esistono” sostenne Lorcan con alterigia.
“No che non esistono!”
I due presero a discutere così animatamente da far venire il mal di testa a Drilla, che si alzò e si rifugiò in camera. Emily la seguì, per nulla intenzionata a partecipare a una discussione sui Ricciocorni Schiattosi.
“Hai una faccia strana, Drilla” le disse mentre si sedevano entrambe su un letto –Drilla, più che altro, ci si lasciò cadere pesantemente- “E’ successo qualcosa?”
Drilla meditò un istante, poi decise che poteva confidarsi con Emily. “Beh, c’era Rose Weasley…”
“Non dirmi che ce l’hai ancora con lei anche adesso che non ti piace più Vidal!”
“No, non è quello. Abbiamo parlato e…” si zittì un attimo e decise di non raccontare in giro i fatti della ragazza, così passò subito alla cosa che la preoccupava. “Beh, a quanto pare Lily Potter ce l’ha con me.”
Emily rimase zitta e Drilla trovò quel silenzio strano. Si voltò a guardare l’amica. “Tu sai qualcosa?”
“Certo che lo so. E’ gelosa, no?”
Drilla scattò in piedi. “Lo sapevi?! Sapevi che le piace Stuart?!”
Emily la guardò stupita. “Certo. Credo lo sappia tutta la scuola. Perché, tu non te n’eri accorta?”
Drilla la guardò inorridita. Tutta la scuola?
“Ma… da quanto tempo dura questa cosa?”
Emily aggrottò la fronte, pensierosa. “Da secoli, penso. Anche se gli si era dichiarata solo poco prima che tu e Stuart vi metteste insieme per finta.”
“Cosa?!”
“Sì. Credo proprio il giorno prima.”
Drilla boccheggiò. Non era possibile. Non poteva essere…
“Ma… ma Stuart non mi ha mai detto…”
Non riuscì a continuare. Era senza parole. Una ragazza si era dichiarata a Stuart e lui il giorno dopo… loro il giorno dopo… In un lampo le ricomparve il giorno in cui avevano sconfitto i Grifondoro, e di quando aveva visto, ancora euforica per la partita, Rose e Tristan insieme. E a quanto ci era rimasta male.
Poteva capire benissimo perché Lily Potter la odiasse così tanto. Troppo bene.



“Tu sapevi.”
Stuart alzò gli occhi, preso alla sprovvista. Era seduto a un tavolo dei Tre Manici di Scopa con una Burrobirra in mano, e la stava aspettando dopo che Drilla gli aveva quasi ordinato di vedersi lì con lei, dato che non riusciva a trovare mai un attimo di tempo in cui fossero soli durante la settimana.
“Di che stai parlando?” domandò lui perplesso, mentre Drilla si sedeva pesantemente con aria minacciosa.
“Di Lily Potter” scandì Drilla.
Stuart ci mise un lungo secondo per afferrare ciò che lei gli stava dicendo. La sua espressione si solidificò in una maschera di noncuranza.
“Sì, certo. Non dirmi che te ne sei accorta solo ora?”
Drilla lo guardò con gli occhi spalancati. “Stuart Dunneth, non fare l’attore con me. Sapevi benissimo anche che io non sapevo, e speravi che continuassi a non sapere!”
Stuart sogghignò. “Stai cercando di scioglierti la lingua?”
Drilla si sedette. “Senti, se non mi dici tutta la verità ti prendo a botte. E sai benissimo che lo farei!”
Stuart la scrutò, poi sospirò, mise giù la sua Burrobirra e si prese la testa tra le mani. “Ecco perché non volevo lo sapessi.”
“Ma…”
“Tu, Drilla, hai il vizio di ficcarti negli affari altrui quando non devi.”
“Lily Potter non è solo un affare tuo, dato che dopo che ci siamo messi insieme per finta ha iniziato a odiarmi selvaggiamente.”
Stuart si accigliò. “Se è gelosa senza motivo non è un problema mio.”
Drilla gli afferrò un braccio, irritata. “Stuart, se le piaci è ovvio che sia gelosa. Come hai potuto essere così crudele da metterti con me il giorno dopo averla rifiutata?”
“Con chi mi metto non è di certo affar suo”, fu la risposta gelida.
Drilla si morse il labbro e si decise a sputare la cosa che più l’aveva tormentata dopo aver saputo di Lily e Stuart. “Non ricordi quanto soffrivo appena Rose e Tristan si erano messi insieme?” gli domandò in tono sommesso.
In quel momento non poté non chiedersi se, al tempo, Rose Weasley sapeva qualcosa del sentimento di Drilla per Tristan e se avesse sentito lo stesso peso del senso di colpa che sentiva lei gravarle addosso. In fondo lei non amava Stuart: stava insieme a lui per puro scopo egoistico, proprio come aveva fatto Rose. Drilla si sentiva disgustata per essersi scoperta così uguale alla sua acerrima rivale.
Stuart la guardo con espressione seccata. “Drilla, hai ammesso tu stessa che da secoli non ti piace più Tristan.”
“Ma non è la stessa cosa!”
“Appunto. Quindi non fare paragoni.”
“Ma io a quel tempo ho davvero sofferto! Non ricordi?”
Stuart assunse un tono paziente. “Drilla, tu a quel tempo credevi di soffrire, ma in realtà era solo una convinzione che ti eri messa in testa.”
Drilla batté un pugno sul tavolo. “Ma era una convinzione che faceva male!” replicò lei. Perché Stuart si ostinava a non capire?
Il ragazzo scosse la testa. “Su, non ti agitare così” disse con voce più gentile. “Bevi qualcosa e…”
Drilla scostò con un gesto secco la bottiglia che le stava porgendo. “Stuart” disse, inspirando profondamente. “Io e te dobbiamo lasciarci.”
Stuart appoggiò lentamente la bottiglia sul tavolo. “Davvero? E perché?” domandò in tono indifferente. Un tono che infastidì terribilmente Drilla.
Drilla aprì la bocca per rispondere, ma lui la interruppe prima che potesse anche solo pronunciare una sillaba.
“Te lo dico io” esordì spazientito. “Tu continui a paragonare me a Tristan e te stessa a Rose Weasley. E pensi solo a quanto hai sofferto allora. E al fatto che alla fine Rose Weasley non amava per nulla Tristan così come tu non ami me. E impersonifichi te stessa nella terza incomoda, Lily Potter.” Fece una pausa, massaggiandosi la fronte, poi alzò gli occhi su di lei e Drilla fu colpita dalla sua espressione rabbiosa. “Ma, tu, Drilla” riprese Stuart sillabando lentamente le parole, “hai mai” batté un pugno sul tavolo, “mai” le afferrò un braccio in una morsa rude, “mai pensato a come diamine dovesse sentirsi Tristan?”
Drilla lo guardò, sbalordita. Aprì la bocca, ma aveva la gola secca, così dovette schiarirsi la voce per parlare. “Tu… sei innamorato di me?”
“No, non è questo” sbottò lui, irritato. “Il punto è che tu ragioni solo basandoti su te stessa. Dimmi, se Tristan non ti avesse amata ma si fosse messo con te anziché con Rose Weasley, ne saresti stata contenta?”
Drilla ci pensò su, deglutendo, poi ammise: “Forse… all’inizio sì, ma poi no. Mi sarei sentita…” Esitò.
“Triste? Depressa?” la incoraggiò Stuart. “E forse avresti sofferto di più di quando lui si è messo con Rose, vero?”
“Non posso saperlo! Non è successo!” esclamò Drilla cercando di liberarsi dalla stretta di Stuart.
“Ma è la verità, lo devi ammettere.”
“Sì, ma c’è anche un’altra cosa…” mormorò Drilla. “Tristan… non si è mai fermato a pensare a me nemmeno una volta. Non si è mai chiesto se potesse anche solo provare ad amarmi. Non ci ha mai nemmeno provato. E tu? Ci hai provato? Come sai che non t’innamoreresti di lei?”
Stuart strinse le labbra. “E’ questo che sono per te i sentimenti, Drilla? Sono cose che possono cambiare così facilmente?”
Drilla lo guardò senza capire.
“Tu hai fatto in fretta a dimenticarti Tristan. E hai fatto altrettanto in fretta a innamorarti di qualcun altro. Anzi, praticamente lo hai fatto in contemporanea. Ma io non sono come te.”
La guardò con un’espressione che Drilla non gli aveva mai visto. Fredda, gelida.
“Ma… che dici? Io non sono innamorata di nessuno ora…”
“Tu sei senza paura” la interruppe lui senza ascoltarla. “Sei forte, sei sicura, sei tu. Nonostante tutti i tuoi difetti, ti sai far voler bene oppure odiare, ma non lasci che nessuno ti rimanga indifferente; sei un tale uragano che neanche ti accorgi di che scompiglio puoi creare con il tuo passaggio. Non corri il rischio di trovarti una porta chiusa perché se ti succede la sfondi. Io non sono così, capisci?”
Drilla scosse la testa, confusa. “Ma che stai dicendo?”
“Ho sempre paura che se lascio un posto che mi ha accolto poi troverò tutte le altre porte sbarrate; e, dopo, non posso più nemmeno tornare indietro. Mi è successo già quando stavo per morire: mi ero visto escludere dalla mia famiglia, e pensavo di aver trovato una soluzione con la strega; poi ho scoperto che era solo un miraggio, un vicolo cieco. E che non potevo più tornare sui miei passi.”
“Ma innamorarsi non vuol dire andare incontro a un vicolo cieco…” tentò Drilla flebilmente.
“Non lo so, Drilla: non ci ho mai provato e non voglio. Io sto benissimo così come sono.”
Drilla lo guardò e per la prima volta vide oltre le apparenze del ragazzo secchione, pallido e a tratti attraente che era il suo amico. Si rese conto che in quei due anni era rimasto sempre a fianco di lei ed Emily. O di Albus, Jamie e David. Ma era sempre circondato da uno scudo, qualcosa che non faceva avvicinare nessun altro.
“Sei ancora... ancora isolato” si rese conto Drilla d'un tratto. “È come se ti sentissi ancora la maledizione addosso e non ti fai avvicinare da nessuno. Ma non lei non c'è più, Stuart! Non c'è più!”
Stuart fece un sorriso mesto. “Dicono che le maledizioni delle creature elfiche lascino sempre una traccia sulle loro vittime, anche quando si spezzano. Sono passato sotto quell’ombra e mi porterò il suo segno tutta la vita.”
“Ma non è vero! Non c'è niente che non va: devi solo... lasciarti andare.”
Stuart s’incupì. “Io farò quello che voglio.”
Drilla scosse la testa. “Tu devi imparare a rischiare…”
“IO NON VOGLIO RISCHIARE!”
Tutte le teste del locale si voltarono a guardare. Il chiacchiericcio si spense di colpo, e un silenzio gelido percorse tutta la grande sala cosparsa di tavoli affollati.
Drilla aveva un labbro che tremava, ma si costrinse ad alzarsi in piedi e trattenersi. “Tu devi andare avanti” mormorò. “Quindi…” fece una pausa, poi alzò la voce, in modo che tutti sentissero. “E’ per questo che oggi ci lasciamo.”
Sul viso di Stuart si rincorsero mille espressioni. Sbigottimento. Spavento. Tradimento. Delusione. Rabbia. Tanta rabbia.
Drilla non aggiunse altro. Raccolse la borsa e se ne andò tra i mormorii degli altri studenti.
Percorse la strada da Hogsmeade al castello in silenzio, sconvolta. Si era accorta già dentro il locale che stava piangendo, ma non capiva perché. Forse per Stuart. O per Lily Potter, che le ricordava tanto lei stessa. O perché era sempre stata così stupida da non accorgersi né di uno né dell’altra.
Attraversò il portone d’ingresso, inciampò nella gradinata e s’incamminò stancamente verso il dormitorio, vagando per i corridoi deserti.
“Ehi.”
Drilla si voltò di scatto.
David la fissava da un angolo del corridoio. “Che è successo?”
Ci mancava solo lui.
Lei non rispose, e continuò a camminare per la sua strada. Se c’era una cosa che non era in grado di affrontare in quel momento era uno scontro con Steeval.
“Aspetta!”
Drilla si voltò e vide che l’aveva seguita.
“Cosa vuoi?”
David si mise le mani in tasca, a disagio. “Sapere cos’è successo.”
Lei alzò le spalle. “Niente che riguardi te.”
Fece per voltargli di nuovo le spalle.
“Stuart?” azzardò David.
Drilla si bloccò di colpo e le parole dette da David tempo prima gli riaffiorarono alla mente. Sei cieca, Cook.
“Sì” ammise abbassando gli occhi.
David ebbe un moto di stizza. “Sei un’idiota! Se mi avessi ascoltato…”
Comunque” lo interruppe Drilla stringendo i pugni e gli occhi per trattenere le lacrime che si ostinavano a emergere, “non sono affari tuoi.”
“No, ma ciò non toglie che tu sia un’idiota! Te l’avevo detto che a Stuart non gliene fregava niente di te! Ma tu, scema, hai continuato a stare con lui!”
Drilla si accigliò. “Senti un po’! Ma come fai a essere così sicuro che a Stuart non gliene importo nulla di me?”
“Me l’ha detto lui!” ribatté con sadica sicurezza David.
Drilla lo guardò basita. “Cosa?”
David si rabbuiò. “Dopo quella storia del filtro d’amore mi ha detto che non dovevo più preoccuparmi di voi due perché tanto stava insieme a te solo perché si annoiava e voleva tenere lontano Lily Potter.”
Drilla sbiancò. Cosa gli ha detto?
“Ma tu non mi hai ascoltato! Sei la più grande…”
“…idiota del mondo, sì, ho capito.” Fece una pausa, mentre una ridda di sentimenti contrastanti si facevano strada in lei. Sorpresa, rabbia, perplessità…
Rimase in silenzio per un po’, mentre David la fissava in attesa.
Poi ricordò il banchetto di Natale, e quelle stranezze, e un dubbio si fece strada nella sua mente. “Perché… perché hai cercato di avvertirmi? E perché hai cominciato a ignorarmi?”
David avvampò. “Io non…”
Drilla lo scrutò negli occhi, accigliata. “Ti faccio pena, Steeval?”
Lui si accigliò. “Io non sono malevolo come te, Cook. Le persone le rispetto.”
“IO NON VOGLIO IL TUO RISPETTO!” esplose Drilla. “Non me ne faccio niente! E nemmeno della tua pietà! Pensi che mi faccia sentire meglio?!”
David boccheggiò. “Io…”
Drilla si sfregò con furia gli occhi, cercando di asciugarsi le lacrime prima che strabordassero. Non ne poteva più di tutto quello. Non ne poteva più di scoprire che niente era come credeva. Prima Tristan, poi Rose Weasley, e ora Stuart e Lily Potter…
Qualcosa è come sembra?
“Tu mi odi, vero Steeval?” mormorò, gli occhi che bruciavano mentre cercava di nascondere i goccioloni che emergevano testardamente. Ora lo stava implorando. “Mi odi, vero?” Lo vide indugiare mentre la fissava sbalordito. Aveva bisogno di saperlo. Aveva bisogno di un sentimento sicuro a cui aggrapparsi. Anche se era odio. “Ti prego…”
David si accigliò. “Certo che ti odio!” sbottò. “Sei una cornacchia odiosa che non vede tre centimetri al di là del suo naso, testarda, petulante…”
Non riuscì a terminare.
Drilla si sentì investita da una tale sensazione di gratitudine che, senza pensare, gli saltò addosso e lo abbracciò. Era come abbracciare un’ancora di salvezza annaspando nella confusione.
Sentì David irrigidirsi di colpo. “Ti ho appena detto che ti odio!” protestò il ragazzo, cercando di spingerla via.
Drilla non lasciò la presa. “Grazie.”
Per un attimo rimasero così, entrambi immobili. Poi sentì le braccia di David circondarla in una stretta che le fece scricchiolare le ossa. Sorpresa, alzò il viso e trovò labbra che cercavano le sue, aggressive.
Ma che…?
Aveva dimenticato che Steeval sapesse baciare così bene.
Fu come essere percorsa da una scarica elettrica mentre la bocca di lui premeva sulla sua, calda, decisa. Forse avrebbe dovuto spingerlo via e sconvolgersi; e invece lo seguì mentre lui arretrava appoggiando la schiena contro il muro, trascinandola con sé in una morsa, come se la volesse più vicina. Ancora più vicina.
Drilla non si accorse nemmeno di aver smesso di respirare finché David non si staccò di pochi millimetri, ansimando.
Anche Drilla si sentiva il respiro affannato. “Hai… hai detto che mi odi…” osservò debolmente.
“Sì che ti odio!” ribadì lui. “Maledetto il giorno in cui mi sono imbattuto in te, dannazione!”
La parte razionale del cervello di Drilla gridava che non si dovrebbero baciare i propri nemici. L’altra, invece, la spingeva ancora verso David, verso la sua bocca, le sue labbra.
David sollevò una mano e gliela appoggiò su un lato del viso, calda come se fosse febbricitante. Aveva l'espressione corrucciata, la bocca dischiusa: si fissarono ancora qualche secondo e poi, con grande gioia dell’irrazionalità di Drilla, lui riavvicinò la bocca alla sua e la baciò ancora. La parte razionale di Drilla fu dimenticata all’istante, sepolta dalle braccia di David che la schiacciavano contro di lui.
“David Steeval.”
Drilla trasalì e David la spinse via di colpo.
In piedi nel corriodoio c’era Kallias Van Duyne. Li guardava con un disagio evidente, corrucciato.
“Sei David Steeval?”
Il ragazzo cercò di ricomporsi e lo guardò con disprezzo. “Sì. E tu chi diamine sei?”
Drilla gli sferrò una gomitata. “Salve, signor Van Duyne.”
Van Duyne la squadrò con scarso interesse. “Ah, sei la ragazza che non apprezza il ballo.”
“Io…” iniziò, ma lui la ignorò.
“Una persona ti deve parlare, Steeval.”
David si accigliò. “Chi è che vorrebbe parlarmi? E perché sei venuto proprio tu a dirmelo?”
Van Duyne serrò le labbra al suo tono impertinente. “Tua madre, Steeval: è qui per il Banchetto dell’Armistizio. E io sono venuto a cercarti insieme al professor Quebec, ma evidentemente ti ho trovato prima di lui…”
David sbiancò. “Mia madre?”
Van Duyne annuì con indifferenza. “Vogliamo andare da lei?”
David guardò Drilla, le sfiorò con una mano la manica, poi si scostò e si allontanò raggiungendo Van Duyne. Quest’ultimo gli fece un segno verso il corridoio e, prima di voltarsi a guidarlo, lanciò un’occhiata strana a Drilla. Un‘occhiata che non le piacque nemmeno un po’.
Non andare via da me!, avrebbe voluto gridare a David. Ma non lo fece. Non sapeva ancora quanto se ne sarebbe pentita. Quanto quelle poche parole avrebbero potuto fare la differenza per quello che sarebbe accaduto presto.






Note:

Finalmente! Lo so che tanti aspettavano questo capitolo da un secolo, lo so, e spero di non avervi delusi. Che dire? Drilla non aveva capito niente a differenza della maggior parte di voi; a volte mi sento quasi cattiva a maltrattarla così, ma poi penso che le ho fatto baciare David e quindi dovrebbe essermi grata, giusto?
In questo capitolo c'è un cenno alla storia precedente, Ob Morsum, quando Stuart e Drilla parlano della strega e della maledizione; non credo che chi non l'ha letta abbia avuto particolari problemi di comprensione, o almeno spero.
Cosa ne dite? Fatemi sapere!
Colgo anche l'occasione per dirvi che ho pubblicato il primo capitolo anche di una storia originale di vecchia data che sto correggendo e se potesse interessarvi sarei contenta di proporvela: è una commedia romantica/comica e si chiama Martini&Cioccolato (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3348756&i=1).
Che altro dire? Spero abbiate passato un bel capodanno. Buoni ultimi giorni di vacanza a tutti! A presto!
 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mue